Usa, primo sì a riforma fiscale di Trump: tagliati sgravi al solare, titoli ko a Wall Street

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, a maggioranza repubblicana, ha approvato con un solo voto di scarto (215 sì contro 214 no) la vasta proposta di legge del presidente Donald Trump su tasse e spesa pubblica, un pacchetto ambizioso che ora passa al Senato, dove è atteso un esame più approfondito e probabili modifiche.

Trump, intervenuto sulla sua piattaforma Truth Social, ha celebrato il voto ringraziando la leadership della Camera e invitando il Senato ad agire rapidamente per inviargli il testo da firmare, definendo la legge come “storica“.

Il pacchetto legislativo, lungo oltre 1.100 pagine, punta a estendere in modo permanente i tagli fiscali del 2017, ridurre la tassazione su mance e straordinari, aumentare la spesa per difesa e sicurezza delle frontiere e tagliare significativamente fondi destinati a programmi come Medicaid e buoni pasto. Inoltre, prevede l’eliminazione di diversi crediti d’imposta per l’energia pulita, tra cui quello per i veicoli elettrici introdotto dall’amministrazione Biden.

Le modifiche inserite nel testo finale includono l’introduzione anticipata di requisiti lavorativi per l’accesso a Medicaid, la fine di numerosi incentivi fiscali per le rinnovabili entro il 2028, la rimozione della tassa sui silenziatori per armi da fuoco, un tetto formale di 40.000 dollari sulla detrazione delle imposte statali e locali, e un fondo da 12 miliardi di dollari per il rimborso agli stati per le spese legate alla sicurezza dei confini. La legge include anche un aumento del tetto del debito federale di 4.000 miliardi di dollari. E questo ha mandato in fibrillazione i rendimenti dei titoli del Tesoro, col decennale che ha visto gli interessi salire sopra la soglia critica del 4,5%.

I critici della legge sostengono che la riforma aumenterebbe il debito pubblico federale di oltre 2.500 miliardi di dollari nel prossimo decennio, aggravando le disuguaglianze. Secondo il Congressional Budget Office, i tagli previsti al Medicaid potrebbero lasciare senza copertura sanitaria circa 7,6 milioni di americani entro il 2034.Se il Congresso non cambia rotta, questa legge sconvolgerà un boom economico in questo Paese che ha portato a una storica rinascita manifatturiera americana, bollette elettriche più basse, centinaia di migliaia di posti di lavoro ben retribuiti e decine di miliardi di dollari di investimenti principalmente negli Stati che hanno votato per il presidente Trump”, ha commentato Abigail Ross Hopper, presidente e Ceo della Solar Energy Industries Association (Seia). “Questa legislazione inattuabile ignora deliberatamente che l’implementazione dell’energia solare e dell’accumulo è l’unico modo in cui la rete elettrica statunitense può soddisfare la domanda dei consumatori, delle imprese e dell’innovazione americani. Se questa legge diventasse legge, l’America cederebbe di fatto la corsa all’intelligenza artificiale alla Cina e le comunità di tutto il paese andrebbero incontro a blackout”, ha aggiunto. “Ma non è tutto: le bollette elettriche degli americani saliranno alle stelle. Centinaia di fabbriche chiuderanno. Centinaia di miliardi di dollari di investimenti locali svaniranno. Centinaia di migliaia di persone perderanno il lavoro. Le famiglie perderanno la libertà di controllare i costi dell’energia. E la nostra rete elettrica sarà destabilizzata”, ha concluso la leader della lobby solare americana.

A Wall Street è stato dunque un bagno di sangue per le azioni del settore solare. Sunrun è crollato di oltre il 35%, poiché la legge elimina i crediti d’imposta per gli installatori come Sunrun che noleggiano le attrezzature ai clienti. Per gli analisti di Jefferies, citati da Cnbc, lo scenario è “peggiore di quanto temuto” per l’energia pulita, in quanto rappresenta un duro colpo per l’Inflation Reduction Act. Circa il 70% del settore dell’energia solare sui tetti ricorre ormai a contratti di leasing, rendendo la bolletta disastrosa per aziende come Sunrun, ha detto ai clienti l’analista del Guggenheim, Joseph Osha. Anche Enphase e SolarEdge sono crollati rispettivamente del 16% e del 24%, poiché le vendite dei loro inverter dovrebbero subire un colpo a causa della minore domanda di pannelli solari sui tetti. Il disegno di legge elimina anche i crediti per investimenti e produzione di energia elettrica per gli impianti di energia pulita la cui costruzione inizia 60 giorni dopo l’entrata in vigore della legge o che entrano in servizio dopo il 31 dicembre 2028. Forti vendite pure su Array (oltre -13%) e Nextracker (sopra il -6%) che producono dispositivi che consentono ai pannelli solari di tracciare la posizione del sole. Si salva, o quasi, invece First Solar – il più grande produttore di pannelli solari negli Stati Uniti – che cede il 3%. Questo perché il disegno di legge ha lasciato il credito d’imposta per la produzione pressoché intatto

Energia, nel 2023 capacità solare europea a 260 GW. Ue: “E’ la fonte più accessibile per famiglie”

L’energia solare è la fonte energetica in più rapida crescita nell’Ue: nel 2023 la capacità di generazione ha raggiunto, secondo SolarPower Europe, una stima di 259,99 GW. A dirlo è la Direzione generale per l’Energia della Commissione europea in un approfondimento. “Il costo dell’energia solare è diminuito dell’82% tra il 2010 e il 2020, rendendola la fonte di elettricità più competitiva in molte parti dell’Ue”, ha scritto la Dg. Inoltre, “la sua distribuzione accelerata contribuisce a ridurre la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili importati” ed “è l’energia rinnovabile più accessibile per le famiglie e contribuisce a proteggere i consumatori dai prezzi volatili dell’energia”.

Nel maggio 2022, la Commissione europea, come parte del piano RepowerEu, ha adottato una strategia dell’Ue per l’energia solare, che identifica le barriere e le sfide rimanenti nel settore e delinea iniziative per superarle e accelerarne la realizzazioni: l’obiettivo dell’Ue è arrivare a fornire oltre 320 GW di energia solare fotovoltaica entro il 2025 e quasi 600 GW entro il 2030. Insieme al piano, la Commissione ha anche presentato una serie di iniziative sui processi di autorizzazione per i progetti di energia rinnovabile. ‘L’iniziativa europea sui tetti solari’, che contiene una proposta per introdurre gradualmente un obbligo di predisposizione solare per i nuovi edifici e, per gli edifici pubblici esistenti, un’installazione graduale, dal 2027, “laddove sia tecnicamente, economicamente e funzionalmente fattibile”.

Il ‘Partenariato di competenze su larga scala dell’Ue’, con l’obiettivo di colmare il divario di competenze nell’Ue e promuovere lo sviluppo di una forza lavoro qualificata nel settore delle energie rinnovabili. ‘L’Alleanza dell’industria solare fotovoltaica dell’Ue’, che è “un forum per le parti interessate del settore”. Infine, il 15 aprile 2024, i ministri dell’Energia di 23 Paesi dell’Ue, i rappresentanti dell’industria e la commissaria Ue Kadri Simson hanno firmato una Carta solare europea che stabilisce una serie di azioni volontarie da intraprendere per sostenere il settore fotovoltaico dell’Ue.

“Anno dopo anno, il fotovoltaico rappresenta una quota maggiore del mix energetico dell’Ue. Nel 2021, la produzione di elettricità fotovoltaica dell’Ue ha rappresentato il 5,5% della produzione lorda di elettricità dell’Ue. Nei prossimi decenni si prevede una crescita continua del settore dell’energia solare, guidata sia da installazioni su larga scala che da un aumento dell’autoconsumo basato su installazioni fotovoltaiche sui tetti”, ha sottolineato la Dg Energia. E l’energia solare “crea anche posti di lavoro direttamente: la forza lavoro del settore fotovoltaico è cresciuta del 39% a 648.100 entro la fine del 2022, rispetto ai 466 mila lavoratori del 2021”, cosa che anticipa “le precedenti previsioni di raggiungere oltre 1 milione di lavoratori nel settore solare entro il 2030 per raggiungere potenzialmente tale cifra già nel 2025, secondo l’EU Solar Jobs Report 2023 di SolarPower Europe”. Proprio in questo contesto, come parte del Net-Zero Industry Act dell’Ue, a giugno 2024 è stata lanciata l’Accademia solare europea con lo scopo di sviluppare contenuti e programmi di apprendimento insieme all’industria, per garantire competenze e forza lavoro sufficienti nella catena del valore. L’obiettivo è formare 100 mila lavoratori in 3 anni.

rinnovabili

Cina pigliatutto: la sua capacità rinnovabile è doppia rispetto a tutto il resto del mondo

La Cina sta consolidando la sua posizione di leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili, costruendo attualmente il doppio della capacità eolica e solare rispetto al resto del mondo. Il gigante asiatico, con la sua enorme popolazione (1,4 miliardi di persone) e il suo status di Paese manifatturiero, è il maggior emettitore mondiale di gas serra, che secondo gli scienziati stanno accelerando il cambiamento climatico. La Cina si è impegnata a stabilizzare o ridurre le proprie emissioni entro il 2030 e a diventare carbon neutral entro il 2060.

Per questo sta sviluppando fortemente la sua capacità rinnovabile: attualmente sta costruendo altri 180 gigawatt (GW) di energia solare e 159 GW di energia eolica, secondo uno studio dell’organizzazione americana Global Energy Monitor (GEM).

Secondo il rapporto, questi 339 GW “rappresentano il 64% dell’energia solare ed eolica” che è “attualmente in costruzione” sul pianeta, quasi il doppio del resto del mondo messo insieme. La Cina è seguita da Stati Uniti (40 GW), Brasile (13 GW), Regno Unito (10 GW) e Spagna (9 GW), secondo GEM, un’organizzazione che elenca i progetti di energia fossile e rinnovabile in tutto il mondo.

I 339 GW rappresentano un terzo della nuova capacità totale di energia eolica e solare annunciata dalle autorità nazionali e per la quale è stata effettivamente avviata la costruzione, “superando di gran lunga” la media globale (7%), osserva lo studio. “Il sorprendente contrasto tra queste due percentuali illustra la natura molto proattiva della Cina per quanto riguarda i suoi impegni nella costruzione di progetti di energia rinnovabile”, sottolinea la ricerca.

Tuttavia, per soddisfare la crescente domanda di elettricità, la Cina fa ancora molto affidamento sulle centrali elettriche a carbone, un combustibile fossile altamente inquinante. Inoltre, ha difficoltà a trasportare parte dell’energia rinnovabile prodotta nelle regioni remote verso i centri economici densamente popolati dell’est. Tuttavia, secondo GEM, quest’anno la capacità combinata di energia eolica e solare in Cina dovrebbe superare quella del carbone. Secondo lo studio, questa rapida espansione delle energie rinnovabili fa sperare che le emissioni cinesi raggiungano il picco prima del previsto.

In un rapporto diverso pubblicato giovedì, il Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (Crea), un istituto di ricerca con sede in Finlandia, afferma inoltre che la Cina non ha rilasciato alcun nuovo permesso per progetti di acciaierie a carbone nella prima metà del 2024.

Secondo lo studio, che parla di un possibile “punto di svolta”, questo è il primo semestre in cui non sono state rilasciate autorizzazioni dal settembre 2020, quando la Cina ha annunciato i suoi impegni sulle emissioni per il 2030 e il 2060. “Con la domanda di acciaio in Cina che sta raggiungendo il picco”, c’è “un potenziale significativo per eliminare gradualmente la produzione a base di carbone, che rappresenta un’opportunità significativa per ridurre le emissioni nei prossimi 10 anni“, afferma il Crea.

fotovoltaico

Investimenti in energia ‘green’ doppiano i fossili: boom sul solare

Gli investimenti globali nell’energia pulita raggiungeranno quasi il doppio dell’importo destinato ai combustibili fossili nel 2024, grazie al miglioramento delle catene di approvvigionamento e alla riduzione dei costi per le tecnologie pulite. Su tutti, gli investimenti sul solare potrebbero superare quelli destinati a tutte le altre fonti ‘green’ di produzione di elettricità. E’ quanto prevede l’ultima edizione del rapporto annuale World Energy Investment della Aie, l’Agenzia internazionale per l’energia. Si prevede infatti che, nonostante l’aumento dei tassi di interesse, che frenano nuovi progetti, gli investimenti energetici totali a livello mondiale supereranno per la prima volta i 3.000 miliardi di dollari nel 2024, con circa 2.000 miliardi di dollari destinati a tecnologie pulite, tra cui energie rinnovabili, veicoli elettrici, energia nucleare, reti, stoccaggio, combustibili a basse emissioni, miglioramenti dell’efficienza e pompe di calore. Il resto, poco più di mille miliardi di dollari, sarà destinato al carbone, al gas e al petrolio. Nel 2023, gli investimenti combinati in energia rinnovabile e reti hanno superato per la prima volta l’importo speso in combustibili fossili.

Nel dettaglio, si prevede che gli investimenti “nella tecnologia solare fotovoltaica supereranno i 500 miliardi di dollari nel 2024, superando tutte le altre fonti di produzione (elettrica) messe insieme”. Secondo l’Aie, il costo dei pannelli fotovoltaici è diminuito del 30% negli ultimi due anni.

Gli investimenti nell’energia pulita stanno stabilendo nuovi record, anche in condizioni economiche difficili, evidenziando le dinamiche della nuova economia energetica globale”, ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Aie che, tuttavia, rileva “notevoli squilibri negli investimenti”. Escludendo il colosso cinese, i 300 miliardi di dollari previsti nel 2024 nelle economie emergenti e in via di sviluppo sono ben al di sotto di “quanto è necessario per soddisfare la crescente domanda di energia in molti di questi paesi”. “Dobbiamo fare di più affinché gli investimenti vadano dove sono più necessari”, sostiene Birol.

La Cina è destinata a rappresentare la quota maggiore di investimenti in energia pulita nel 2024, raggiungendo una stima di 675 miliardi di dollari. Ciò è il risultato di una forte domanda interna in tre settori in particolare: solare, batterie al litio e veicoli elettrici. Seguono l’Europa e gli Stati Uniti, con investimenti nell’energia pulita rispettivamente di 370 miliardi e 315 miliardi di dollari. Queste tre principali economie da sole rappresentano più di due terzi degli investimenti globali nell’energia pulita, sottolineando le disparità nei flussi di capitali internazionali nel settore energetico. Oltre alle sfide economiche, le reti e lo stoccaggio dell’elettricità hanno rappresentato un vincolo significativo per le transizioni verso l’energia pulita, segnala il rapporto. Ma la spesa per le reti è in aumento ed è destinata a raggiungere i 400 miliardi di dollari nel 2024, dopo essere rimasta bloccata a circa 300 miliardi di dollari all’anno tra il 2015 e il 2021. L’aumento è in gran parte dovuto a nuove iniziative politiche e finanziamenti in Europa, Stati Uniti, Cina e alcuni paesi dell’America Latina.

Gli stati e le aziende stanno accelerando gli investimenti nelle energie pulite per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dai combustibili fossili, che riscaldano il pianeta. Secondo l’Aie, gli investimenti dovrebbero essere raddoppiati per triplicare la capacità delle energie rinnovabili entro il 2030.

Dal carbone alle rinnovabili: il magnate indiano Adani rende green la sua fortuna

Nel bel mezzo del deserto, al confine con il Pakistan, Gautam Adani sta costruendo il più grande parco di energie rinnovabili del mondo. Un investimento nel futuro per l’uomo più ricco dell’Asia, che ha costruito la sua fortuna principalmente sul carbone. Sotto un sole cocente, migliaia di operai ‘coltivano’ file di pannelli solari, preparano il terreno per le future turbine eoliche e srotolano cavi infiniti per alimentare il tutto. A Khavda, il Parco delle Energie Rinnovabili coprirà ben 726 km2, quasi la dimensione di New York. Quando sarà completato nel 2027, dovrebbe generare 30 gigawatt di energia solare ed eolica: 17 GW da parte di Adani, il resto da altre aziende. Abbastanza per dare energia a 18 milioni di persone. Il parco dovrebbe produrre addirittura un terzo in più della Diga delle Tre Gole in Cina, il più grande sito energetico del mondo. Secondo Gautam Adani, che nel 2022 è diventato per breve tempo il secondo uomo più ricco del mondo con una fortuna di 154 miliardi di dollari, l’impianto sarà “visibile anche dallo spazio“.

I critici del magnate affermano che la sua ascesa è stata in gran parte favorita dal primo ministro Narendra Modi. Un anno fa, il suo gruppo è stato accusato di “spudorata manipolazione” delle proprie azioni e di “frode contabile per diversi decenni” dalla società di investimento statunitense Hindenburg Research. Il valore dell’impero è crollato di oltre 150 miliardi di dollari, ma il gruppo ne ha recuperato la maggior parte e, da allora, l’imprenditore 61enne ha speso ingenti somme in progetti di transizione energetica. L’India è il terzo maggior emettitore di CO2 e il governo Modi si è ripetutamente espresso contro la graduale eliminazione del carbone.

Il parco per le energie rinnovabili di Khavda è il fulcro di Adani Green Energy Limited, di cui la francese TotalEnergies ha acquisito una quota del 19,7% per 2,5 miliardi di dollari nel 2021. Il porto commerciale di Mundra, il più grande dell’India e gestito da un altro ramo dell’impero Adani, produce componenti chiave per la sua futura offensiva nel settore delle energie rinnovabili, tra cui eliche di turbine eoliche lunghe 80 metri. “Stiamo creando uno dei più grandi e integrati ecosistemi di energia rinnovabile al mondo per il solare e l’eolico“, ha scritto Gautam Adani su X, dove si descrive come un “orgoglioso indiano“. L’ambizione di Nuova Delhi è di creare 500 gigawatt di capacità di energia rinnovabile entro il 2030 per soddisfare metà del suo fabbisogno. Adani, che respinge le accuse di Hindenburg, ha dichiarato che investirà circa 100 miliardi di dollari in questa transizione energetica. Tuttavia, l’India sta anche pianificando di aumentare la sua capacità di produzione di energia a carbone e non intende essere neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio fino al 2070.

Secondo Ashok Malik della società di consulenza Asia Group, il Gruppo Adani è “seduto su asset molto solidi” e “riflette le ambizioni, le speranze e la strategia dell’India“. “È perfettamente sensato che una società che è coinvolta solo nel settore energetico indiano inizi a guardare alle energie pulite e rinnovabili come una via d’uscita dal carbone, anche se il carbone non sparirà del tutto“, ha dichiarato l’esperto all’AFP. Al Khavda Park, gli operai indossano elmetti e giubbotti di segnalazione e lavorano con il volto coperto per proteggersi dal sole cocente e dalla sabbia pungente. Un manager non autorizzato a parlare con i media ha comunque dichiarato che le condizioni erano “difficili“. Il sito dista circa 75 km dal villaggio più vicino e sei km dal confine militarizzato con il Pakistan. Un altro dirigente ha detto che le sottounità dell’impianto saranno in grado di funzionare autonomamente “nel caso in cui la sala di controllo centrale diventi inoperante“.

Progetti di questo tipo hanno spesso un costo ambientale elevato, ma l’ambientalista Mahendra Bhanani fa notare che il parco energetico è situato lontano dagli insediamenti umani e da siti rinomati per la loro biodiversità. “L’energia solare è meglio di molte industrie chimiche inquinanti“, afferma, chiedendo uno studio.

Raddoppiata l’installazione impianti solari in Italia: ingresso nella top 3 europea

Nel 2023 l’energia solare nell’Unione Europea ha registrato un altro record, raggiungendo 55,9 GW installati, una crescita del 40% rispetto all’anno precedente e addirittura un raddoppio del mercato in soli due anni. Un risultato che vede per il terzo anno consecutivo il settore del Vecchio Continente superare il picco precedente, mantenendo un costante trend di crescita annuale di almeno il 40%. I numeri escono dall’ultimo European Market Outlook di SolarPower Europe, l’associazione che rappresenta gli operatori fotovoltaici.

A livello di singoli Paesi, la Germania riemerge come il principale mercato solare, installando 14,1 GW e superando il record italiano stabilito nel lontano 2012. A seguire, la Spagna con 8,2 GW e, in una sorprendente ascesa, l’Italia entra nella top 3 con l’installazione di 4,8 GW. La Polonia (4,6 GW) e i Paesi Bassi (4,1 GW) chiudono la top 5, mentre la Francia esse dalle migliori cinque proprio a causa dell’eccezionale performance italiana. Nel dettaglio, ben 20 Stati membri dell’UE hanno sperimentato il loro miglior anno solare nel 2023 e 25 hanno installato più energia solare rispetto all’anno precedente. Salgono a 14 i Paesi che hanno superato la soglia di 1 GW di installazioni annuali, contrapponendosi ai 10 del 2022, spiega il report.

L’analisi di SolarPower Europe sottolinea che l’Italia è stata uno dei protagonisti di questa crescita, con un aumento significativo da 2,5 GW nel 2022 a notevoli 4,9 GW nel 2023. Questo exploit, quasi il doppio delle installazioni dell’anno precedente. Non tutto però è filato liscio. Il segmento residenziale, tradizionalmente un motore trainante del mercato grazie agli incentivi Superbonus, ha subito una flessione. Le installazioni residenziali sono scese da un picco di 200 MW a marzo a 153 MW a ottobre, anche se mantengono una significativa quota di circa il 40% nella crescita complessiva. E’ il settore C&I (commercio e industria) ad aver assunto un ruolo preponderante, contribuendo con circa il 43% della capacità installata nel 2023. Una tendenza che suggerisce una trasformazione nella dinamica di crescita del mercato solare italiano. E guardando al futuro, le prospettive prevedono un ulteriore aumento della capacità solare, passando da 29,5 GW nel 2023 a 56,7 GW nel 2027, con un tasso medio di crescita annua dell’18% nettamente superiore alla media europea.

Infatti “secondo il nostro scenario medio – sottolinea l’European Market Outlook di SolarPower Europe – il solare continuerà la sua traiettoria ascendente nel 2024, raggiungendo i 62 GW ma con un aumento annuo dell’11%. Questo tasso di crescita moderato è influenzato da una diminuzione della domanda residenziale, che era aumentata nei due anni precedenti a causa della crisi energetica. Allo stesso tempo, si prevede che i miglioramenti legislativi richiederanno 1 o 2 anni o più prima che gli impatti sugli sviluppi di impianti di pubblica utilità possano diventare evidenti. La nostra ricerca – prosegue il report – mostra che l’energia solare su tetto dominerà il mercato, anche se evolverà gradualmente nei prossimi 4 anni”.

C’è poi un ultimo aspetto non incoraggiante per l’Europa, sottolineato dall’associazione europea del fotovoltaico. Mentre la produzione di celle solari e moduli ha registrato un incremento significativo nel 2023, con un aumento del 59% rispetto al 2022, si evidenzia che meno del 2% della domanda europea di energia solare potrebbe essere soddisfatto dalla produzione europea di solare fotovoltaico. Questo solleva interrogativi sulle dinamiche della produzione e sulla dipendenza dal mercato globale per soddisfare la crescente domanda di energia solare nell’Unione Europea.

Energia, svolta green: nel 2023 gli investimenti in solare superano quelli del petrolio

Gli investimenti nelle tecnologie per l’energia pulita stanno superando significativamente la spesa per i combustibili fossili poiché i problemi di accessibilità e sicurezza innescati dalla crisi energetica globale rafforzano lo slancio verso opzioni più sostenibili. E’ quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), secondo il quale nel 2023 gli investimenti globali nell’ambito dell’energia green saranno pari a 1,7 miliardi di dollari, con il solare destinato a eclissare il petrolio per la prima volta nella storia. Complessivamente quest’anno gli investimenti energetici – in rinnovabili e non – saranno pari a circa 2,8 miliardi.

Gli investimenti nelle energie green riguarderanno rinnovabili, veicoli elettrici, nucleare, reti, stoccaggio, combustibili a basse emissioni, miglioramenti dell’efficienza e pompe di calore. Il resto, poco più di un miliardo miliardi di dollari, andrà a carbone, gas e petrolio. Secondo i dati dell’Aie, le risorse annuali dedicati all’energia pulita aumenteranno del 24% tra il 2021 e il 2023, trainati da fonti rinnovabili e veicoli elettrici, rispetto a un aumento del 15% degli investimenti in combustibili fossili nello stesso periodo. Ma oltre il 90% di questo aumento proviene dalle economie avanzate e dalla Cina, presentando, scrive l’Agenzia nel rapporto, “un serio rischio di nuove linee di demarcazione nell’energia globale se le transizioni energetiche pulite non si svilupperanno altrove”.

“L’energia pulita si sta muovendo velocemente, più velocemente di quanto molte persone credano. Ciò è evidente nelle tendenze degli investimenti, in cui le tecnologie pulite si stanno allontanando dai combustibili fossili”, spiega il direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol. “Per ogni dollaro investito in combustibili fossili, circa 1,7 dollari ora vanno in energia pulita. Cinque anni fa – dice – questo rapporto era uno a uno. Un esempio lampante è l’investimento nel solare, che è destinato a superare per la prima volta la quantità di investimenti destinati alla produzione di petrolio“.

Gli investimenti in energia pulita sono stati stimolati da una serie di fattori negli ultimi anni, tra cui periodi di forte crescita economica e prezzi volatili dei combustibili fossili che hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza energetica, in particolare dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Anche il rafforzamento del sostegno politico attraverso azioni importanti come l’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti e le iniziative in Europa, Giappone, Cina e altrove hanno svolto un ruolo importante. Le maggiori carenze negli investimenti in energia pulita si registrano nelle economie emergenti e in via di sviluppo. Ci sono alcuni punti positivi, rileva Aie, come gli investimenti dinamici nel solare in India e nelle rinnovabili in Brasile e parti del Medio Oriente. Tuttavia, gli investimenti in molti paesi sono frenati da fattori quali tassi di interesse più elevati, quadri politici e schemi di mercato poco chiari, infrastrutture di rete deboli, servizi pubblici in difficoltà finanziarie e un costo elevato del capitale. “Molto di più – si legge nel rapporto – deve essere fatto dalla comunità internazionale, in particolare per guidare gli investimenti nelle economie a basso reddito, dove il settore privato è stato riluttante ad avventurarsi”.

Fonroche Lighting

Nasce in Francia il più grande sistema di illuminazione pubblica a energia solare d’Europa

Nascerà nella zona di Agen, capoluogo del dipartimento del Lot e Garonna della regione della Nuova Aquitania, nel sud-ovest della Francia, il più grande sistema europeo di illuminazione pubblica a energia solare. Seimila lampioni fotovoltaici saranno installati entro il 2026, grazie a un accordo tra l’azienda Fonroche Lighting e l’Unione dei gruppi di acquisti pubblici (Ugap). Il polo urbano di Agen, che conta circa 19mila punti luce, investirà 11 milioni di euro per sostituire 7mila lampioni obsoleti con 6mila a energia solare. “Agen è il primo polo urbano a passare così massicciamente al fotovoltaico“, spiega Jean Dionis du Séjour, presidente della comunità che riunisce più di 100.000 abitanti in 44 comuni. “L’investimento è pesante, ma la redditività è rapida. Speriamo di risparmiare tra i 600.000 ei 750.000 euro all’anno“, aggiunge.

Il fornitore dei nuovi lampioni, Fonroche Lighting, ha sede a Roquefort, nella periferia interna di Agen. Leader mondiale nell’illuminazione stradale solare, l’azienda impiega circa 200 persone in tutto il mondo, di cui 130 a livello locale. Ha un fatturato stimato in 100 milioni di euro per il 2023, contro i 60 milioni del 2022. Di recente, si è aggiudicata contratti con il Senegal per dotare il Paese di decine di migliaia di lampioni fotovoltaici autonomi, che già illuminano alcune strade in Kuwait, una zona residenziale in Quebec e piste da sci in Svizzera.

Per l’amministratore delegato di Fonroche Lighting, Laurent Lubrano, l’energia solare è una soluzione per il futuro per le comunità che spendono “dal 40 al 60%” della loro bolletta elettrica per l’illuminazione pubblica, in un contesto di prezzi alle stelle. “Per le amministrazioni locali – dice – oggi la scelta è: ‘O spendo molti soldi, oppure spengo o riduco l’illuminazione pubblica’. Ma c’è una terza soluzione: investire nell’energia solare, che è gratis“.

Un lampione solare costa dal 20 al 30% in più rispetto a un lampione alimentato dall’energia elettrica “ma non ci sono costi aggiuntivi, nessun addebito energetico, nessun cavo, nessuna rete. Il ritorno sull’investimento è immediato, non c’è manutenzione per 10 anni“, spiega Lubrano.

Photo credits: pagina Facebook Fonroche Eclairage

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Coltivare energia solare si può: lo fa la città sudafricana Orania

In questo remoto angolo del Sudafrica, un’enclave al 100% bianca fondata alla fine dell’apartheid, non potendo coltivare grano a causa del terreno paludoso si è convertita a coltivare energia solare per sfuggire alle incessanti interruzioni di corrente che affliggono il Paese. I 2.500 abitanti di Orania, nel mezzo del deserto del Karoo a più di 600 km a sud-ovest di Johannesburg, puntano all’autosufficienza a tutti i livelli per isolarsi da un Paese che ai loro occhi è diventato decadente.

Questi discendenti di ugonotti olandesi e francesi, arrivati sulla punta dell’Africa nel XVII secolo, hanno lanciato un ambizioso progetto solare che dovrebbe consentire loro di produrre più del necessario. I lavori di questo progetto, stimati in oltre 600.000 euro, sono iniziati nel giugno 2021. Oggi l’impianto produce 841 KW all’ora. Quasi sufficiente per rifornire la città e le fattorie circostanti. La città afrikaner punta alla completa autonomia entro tre anni, mentre il Paese è sprofondato in una grave crisi energetica da quasi quindici anni, a causa dell’invecchiamento delle centrali a carbone, degli scioperi e della corruzione all’interno di Eskom, l’azienda pubblica che produce il 90% dell’elettricità sudafricana.

orania

(Photo by MARCO LONGARI / AFP)

È stata la semplice idea dell’autosufficienza a spingerci a farlo“, ha dichiarato François Joubert, ideatore del progetto. “Qui non si può contare su nessuno per i servizi di base“, dice l’ingegnere 69enne. “Siamo lontani da Johannesburg e da Città del Capo, quindi dobbiamo prendere in mano la situazione. E a noi sta bene così”.

Il sito di 8.000 ettari sul fiume Orange dove Orania è stata fondata nel 1991, dopo l’abolizione delle leggi razziali, è stato acquistato dal genero di Hendrik Verwoerd, l’ex primo ministro considerato l’architetto dell’apartheid, e da alcune famiglie afrikaner. “L’operazione solare rappresenta per noi una svolta epocale. Porta stabilità energetica alla città“, afferma il sindaco Gawie Snyman. “Il nostro sogno sarebbe addirittura quello di esportare energia elettrica”.

Lunedì il Presidente Cyril Ramaphosa ha annunciato un pacchetto di misure urgenti, invitando il settore privato, privati e imprese, a investire nell’energia solare “su ogni tetto per alimentare la rete nazionale. Il prossimo passo nella produzione solare di Orania sarà l’installazione di batterie di accumulo tra qualche anno. Ciò consentirà alla città di affrancarsi finalmente dalla rete elettrica nazionale.

(Photo credits: STEPHANE DE SAKUTIN / AFP)

nucleare

Gli italiani dicono ‘no’ a gas fossile e nucleare ‘verdi’

Gas fossile e energia nucleare sono ‘verdi’? Per la maggioranza dei cittadini italiani no. Un nuovo sondaggio del Wwf mostra che solo il 29% della popolazione pensa che l’Unione Europea dovrebbe classificare l’energia nucleare come sostenibile dal punto di vista ambientale. Per quanto riguarda il gas fossile, solo il 35% ritiene che l’Ue dovrebbe assegnare a questa fonte energetica un’etichetta verde. Plebiscitario invece il sì all’energia solare (92%) e a quella eolica (88%). In particolare, in Italia, solo il 26% degli intervistati ritiene che l’energia nucleare dovrebbe essere classificata come energia ambientalmente sostenibile, mentre il 96% dei cittadini è d’accordo che l’etichetta verde sia assegnata all’energia solare e il 91% pensa altrettanto per l’eolico. Solo il 38% degli intervistati pensa che l’Unione Europea dovrebbe ritenere il gas fossile una fonte sostenibile.

Non c’è assolutamente alcun consenso pubblico per il piano della Commissione di considerare come ’sostenibili’ il gas fossile e gli impianti nucleari. Ciò che i cittadini considerano ‘verdi’ sono l’energia solare ed eolica, non i combustibili sporchi e obsoleti”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, lanciando un appello agli eurodeputati, ovvero quello di ascoltare il loro elettorato e di bloccare questa proposta. L’Ue sta per approvare, infatti, l’elenco di fonti di energia ‘verdi’ come parte della sua nuova guida agli investimenti, la Tassonomia Ue. Di conseguenza, c’è il forte rischio che miliardi di euro siano dirottati dall’eolico, dal solare e da altre tecnologie verdi verso il gas fossile e l’energia nucleare, di fatto rallentando ancora la transizione e con essa la sicurezza e l’indipendenza energetica. Se gli eurodeputati non respingeranno l’Atto sulla tassonomia verde, questa diventerà legge dell’Ue.