Ucraina, Usa: C’è l’accordo con Kiev e Mosca per il cessate il fuoco nel Mar Nero

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Russia e Ucraina hanno accettato il cessate il fuoco nel Mar Nero e Washington si dice pronta ad aiutare Mosca a esportare i suoi prodotti agricoli e i suoi fertilizzanti sui mercati mondiali. I due Paesi hanno accettato di “garantire la sicurezza della navigazione, eliminare l’uso della forza e impedire l’uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero”, spiega la Casa Bianca in due comunicati separati, che riportano i confronti avuti negli ultimi giorni con ucraini e russi in Arabia Saudita.

Kiev si impegna ad “attuare” le dichiarazioni di Washington, “buone misure” secondo il presidente Volodymyr Zelensky. I due Paesi concordano sulla possibilità di coinvolgere Paesi “terzi” nella supervisione di una tregua. Per quanto riguarda l’Ucraina, gli Stati Uniti si impegnano a “sostenere gli sforzi per lo scambio di prigionieri, la liberazione di civili e il ritorno dei bambini ucraini sfollati con la forza”.

La Russia invece può contare sul sostegno della Casa Bianca per “ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti, ridurre i costi di assicurazione marittima e migliorare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per queste transazioni”. Mosca aveva posto come condizione per questo accordo sul Mar Nero un allentamento delle restrizioni sulle sue esportazioni agricole.

Durante i colloqui, gli Stati Uniti hanno “ripetuto che il presidente Donald Trump vuole assolutamente porre fine alle uccisioni da entrambe le parti”. Washington “continuerà a organizzare negoziati tra le due parti per trovare una soluzione pacifica”, si legge in un paragrafo identico in entrambi i comunicati. L’amministrazione americana esprime anche la sua “riconoscenza” al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

Il ministro della Difesa ucraino, Rostem Umerov, domanda di organizzare “ulteriori consultazioni tecniche” per regolare i “dettagli” degli accordi annunciati dalla Casa Bianca. E avverte che “qualsiasi movimento” di navi da guerra russe nel Mar Nero al largo dell’Ucraina costituirà una “violazione” dell’accordo di cessazione delle ostilità. Un accordo sul grano nel Mar Nero aveva permesso all’Ucraina, dal luglio 2022 al luglio 2023, di esportare il suo grano, vitale per l’alimentazione mondiale, nonostante la presenza della flotta russa nella zona. La Russia, a sua volta grande esportatore di grano e fertilizzanti, si è poi ritirata unilateralmente, accusando gli occidentali di non rispettare gli impegni presi per allentare le sanzioni sulle esportazioni russe. Oggi il Cremlino ha fatto sapere che “analizzerà” l’esito di queste discussioni, se i “contatti” con gli americani continueranno, anche se non è stata fissata alcuna “data concreta” per un nuovo incontro, ha aggiunto il portavoce Dmitri Peskov. Secondo l’agenzia statale Ria Novosti, la delegazione russa ha lasciato l’Arabia Saudita.

Kiev intanto accusa la Russia di prendere tempo per sfruttare il suo vantaggio sul fronte. Uno dei negoziatori russi, Grigori Karassine, considera il dialogo con gli americani “intenso, non facile, ma molto utile”. Durante queste discussioni, in cui Karassine ha rappresentato la Russia insieme a Sergei Besseda, un dirigente dei servizi segreti russi, “sono stati affrontati molti problemi”, riferisce. “Siamo lontani dall’aver risolto tutto ma mi sembra che una conversazione del genere sia molto opportuna”, afferma Karassine. Questa mattina a Riyad si è tenuto un nuovo incontro tra le delegazioni ucraina e americana. Questi colloqui, da domenica, non hanno portato a una tregua, nemmeno parziale, o a un consenso su una tregua su alcuni attacchi aerei. Trump era riuscito a ottenere un accordo di Kiev per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni. Ma Vladimir Putin ha elencato numerose richieste e ha precisato di voler limitare una tregua ai soli attacchi alle infrastrutture energetiche. Il presidente americano si è mostrato indulgente nei confronti della Russia, anche se nelle ultime settimane ha accennato alla possibilità di nuove sanzioni. Putin però avanza sul campo nonostante le pesanti perdite e non sembra avere fretta di concludere un accordo, soprattutto perché le forze ucraine controllano ancora il territorio nella regione russa di Kursk. Nonostante i dialoghi, i combattimenti continuano. Ieri, un attacco russo ha causato 101 feriti, tra cui 23 bambini, a Sumy, nel nord-est dell’Ucraina e l’esercito russo ha annunciato di aver conquistato due località, nel sud e nell’est.

Difesa e Ucraina: Al Consiglio europeo straordinario anche Zelensky

Difesa europea – alla luce di ReArm europe, il Piano di riarmo lanciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – e sostegno all’Ucraina. I Ventisette leader dell’Unione europea, tra capi di Stato e di governo, si riuniscono a Bruxelles in un Consiglio europeo straordinario per affrontare quello che il presidente Antonio Costa ha definito “un momento cruciale” sia per Kiev, invasa tre anni fa dalla Russia, e per sicurezza del Vecchio continente così come conosciuta per decenni.

La riunione, a cui parteciperà anche il presidente Volodymyr Zelenskyy, inizierà alle 12.30 con gli scambi di opinioni con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “Per quanto riguarda la difesa europea, il mio obiettivo è dare seguito al nostro incontro informale del 3 febbraio nell’ottica di prendere le prime decisioni a breve termine, affinché l’Europa diventi più sovrana, più capace e meglio attrezzata per affrontare le sfide immediate e future alla sua sicurezza”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, nella sua lettera di invito ai leader. In questo contesto, von der Leyen ha presentato ieri il suo piano per il riarmo dell’Europa incentrato su cinque elementi: sospensione delle regole nazionali del Patto di stabilità per le spese in difesa, debito comune Ue fino a un massimo di 150 miliardi di euro, fondi di coesione, sostegno della Banca europea degli Investimenti e capitali privati.

Per quanto riguarda l’Ucraina, il presidente Costa mette nero su bianco nella sua lettera che “si riscontra un nuovo slancio che dovrebbe portare a una pace globale, giusta e duratura“. Ed “è quindi importante che procediamo a uno scambio in merito alle modalità con cui sostenere ulteriormente l’Ucraina e ai principi che dovrebbero essere rispettati da qui in avanti”. In questo contesto, l’Ue e i suoi Stati membri sono pronti “ad assumersi maggiore responsabilità” per la sicurezza dell’Europa. “Dovremmo pertanto essere preparati a un possibile contributo europeo alle garanzie di sicurezza che saranno necessarie per assicurare una pace duratura in Ucraina”, ha aggiunto Costa.

Da un lato, come spiega una fonte Ue, “è fondamentale mantenere l’unità non solo europea ma del campo occidentale” ed “è illusorio” pensare di “poter trovare soluzioni senza la partecipazione degli Stati Uniti” o che gli “Stati membri siano in grado di stare sul terreno da soli”. Inoltre, quasi tutti sembrano concordi sul principio di un cessate il fuoco incardinato in un processo che porti a una pace. Ma, dall’altro lato, sulle garanzie di sicurezza e sul rafforzamento delle forze armate che Kiev chiede, ci sono i veti dei primi ministri ungherese Viktor Orban e slovacco Robert Fico. “Se non si arriva a conclusioni, non sappiamo cosa succede perché non abbiamo mai parlato di piani B”, ha aggiunto la fonte Ue. Ma il presidente “Costa è ottimista di potercela fare”, ha evidenziato.

Dall’inizio dell’aggressione militare della Russia, l’Ue e i Ventisette hanno fornito quasi 135 miliardi di euro a sostegno del Paese aggredito e della sua popolazione, compresi 48,7 miliardi di euro per le forze armate ucraine. L’Ue ha inoltre adottato sanzioni nei confronti della Russia: le ultime sanzioni, del 24 febbraio 2025, colpiscono settori dell’economia come quello bancario, la flotta ombra del presidente Vladimir Putin e i beni e le tecnologie nei settori industriale ed energetico.

Mattarella vede Zelensky: “Pieno sostegno Italia”. Da presidente ucraino invito a Kyev

Volodymyr Zelensky torna a Roma e rafforza il legame con il nostro Paese. Il presidente ucraino giovedì sera ha incontrato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, questa mattina invece è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo ha accolto con parole di profonda amicizia: “Confermo la determinazione dell’Italia a mantenere pieno, inalterato e costante sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Federazione Russa”.

Il capo dello Stato spiega che questa scelta è frutto della “amicizia che lega i nostri Paesi, per il rispetto delle regole della convivenza internazionale contro la pretesa di imporre con le armi la volontà a un altro Stato” e “per la sicurezza dell’Europa”. Zelensky ascolta e ricambia, innanzitutto ringraziando “per l’appoggio del governo italiano e per i pacchetti di sostegno all’Ucraina, sia al nostro esercito, alla nostra capacità di resistenza, sia a livello umanitario al nostro popolo”. Il presidente ucraino consegna a Mattarella anche un invito speciale a visitare Kyev, ricordando che sono ormai trascorsi 25 anni dall’ultima volta di un presidente della Repubblica italiana.

C’è anche un altro tema al centro dei colloqui intrattenuti da Zelensky a Roma, città dove il 10 e 11 luglio prossimi si svolgerà la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. “Sono molto contento che questa conferenza si tenga in Italia”, dice infatti al Quirinale, spiegando che “sul restauro del patrimonio culturale vogliamo davvero il sostegno dei vostri tecnici, che hanno molta esperienza”.

Ma non è solo la cultura che interessa. In un’intervista esclusiva a Rainews, infatti, sottolinea di avere avuto “un ottimo incontro con Giorgia Meloni ieri, abbiamo un rapporto particolare, ne sono contento”. E ripete i ringraziamenti per gli aiuti umanitari: “Sono fondamentali, soprattutto ora che ci sono attacchi al nostro sistema energetico, siamo infinitamente grati all’Italia”. Grazie alle infrastrutture inviate dal nostro Paese in questi anni, infatti, ci sono quelle utili a garantire energia elettrica per reggere al freddo degli inverni ucraini.

Inoltre, Zelensky mette in luce l’importanza di “scongelare i beni degli oligarchi russi per ricostruire l’Ucraina: è una cosa estremamente positiva. Sono molto grato a Meloni per quello che è stato fatto”. Della premier, poi, intercettato dal ‘Messaggero’ dice apertamente “mi fido di lei”.

Il presidente ucraino, al termine degli incontri, fa un resoconto ampio anche sui suoi canali social, sempre alimentati con tante informazioni quasi in tempo reale. “Ho ringraziato il presidente Mattarella per l’incrollabile sostegno dell’Italia, per la sua posizione chiara e di principio su una pace giusta e duratura e per l’importanza di una stretta collaborazione con i partner internazionali per raggiungere questo obiettivo”, scrive su Telegram. Aggiungendo di apprezzare “la visione positiva” del nostro Paese “sull’integrazione dell’Ucraina nella Ue e nella Nato come elemento chiave del sistema di sicurezza paneuropeo. Ho sottolineato – continua – che l’integrazione del mio Paese nelle strutture di sicurezza esistenti non è solo la soluzione più efficace, ma anche la più conveniente per tutti i partner”.

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto si moltiplicano gli sforzi per arrivare a un accordo che metta fine alle armi. In attesa ovviamente che il neo presidente Usa, Donald Trump, entri in carica il 20 gennaio prossimo. In queste ore si fa largo l’ipotesi di un incontro tra il tycoon e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin: da Mosca arrivano aperture, ma la strada verso un negoziato risolutore è ancora lunga da percorrere.

G7, Meloni rilancia Piano Mattei, ma salta trasferta. Zelensky la attende a Cernobbio

Giorgia Meloni partecipa al G7 dei Parlamenti solo virtualmente. In queste ore turbolente per il governo, ha preferito restare a Roma. Del resto, subodorava che sarebbe stata una giornata convulsa. Non a caso, con il G7 della Cultura alle porte (19-21 settembre a Pompei), il ministro Gennaro Sangiuliano presenta le dimissioni dopo una settimana di agonia con i fari puntati sull’affaire Boccia. “Mi scuso per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente“, dice la premier in apertura di intervento, senza aggiungere altro.

Se la sua agenda non subirà ulteriori modifiche, la sua presenza è prevista domattina a Cernobbio, per il Forum di Ambrosetti. Ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato sui social la partecipazione per incontri con rappresentanti delle imprese italiane e con la presidente del Consiglio. In collegamento con Verona, Meloni ribadisce il suo appoggio incondizionato all’Ucraina, “nazione aggredita” che “difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti“.

E non perde l’occasione per rivendicare che, sotto la presidenza italiana, il vertice del G7 ha “segnato un cambio in basso e di prospettiva“. Pensa alle sinergie strategiche instaurate tra il piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment G7 e ai nuovi strumenti finanziari creati con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del continente africano. Lo sguardo, quindi, è sempre puntato al di là del Mediterraneo.

Questo respiro sinergico è in qualche modo lo stesso con cui l’Italia parteciperà al G20 di novembre a Rio, quando l’Italia “assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti“, scandisce. La premier punterà quindi su un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, senza trascurare gli sforzi necessari per, spiega, “affrontare il nesso clima e energia in un modo più pragmatico, meno ideologico, socialmente più giusto“, e le azioni urgenti per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Alla ministeriale di Verona, Meloni tocca anche un altro punto che le sta particolarmente a cuore, l’intelligenza artificiale generativa. Una delle sfide del futuro, sulla quale ha invitato a riflettere Papa Francesco durante il G7 di Borgo Egnazia. “Il Santo Padre ci ha ricordato che ogni strumento tecnologico creato dall’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere un’ispirazione etica che sia, cioè, ordinata al bene di ogni essere umano“, afferma. La domanda che la politica deve porsi, sottolinea Meloni è: “che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?“. Le strade sono due, utilizzarla per concorrere al bene comune o per “aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali“. Alla politica spetta rispondere alla domanda non, ribadisce, “agli algoritmi o alle macchine”.

Ucraina, Zelensky: Chiazza petrolio da 150 tonnellate verso il Mar Nero

Il più grande ecocidio mai commesso sul territorio ucraino. Così Volodomyr Zelensky definisce la distruzione della diga di Kakhovka avvenuta, ne è certo, “per mano dei russi”.

Il bacino idrico distrutto è uno dei più grandi del Paese. Contiene 18 miliardi di metri cubi d’acqua e tutte le strutture della centrale idroelettrica e della sua diga si trovavano, sottolinea il presidente ucraino, “nel territorio occupato”. La diga forniva acqua potabile a un’ampia parte dell’Ucraina – città e villaggi con centinaia di migliaia di persone. Forniva acqua agli agricoltori per la produzione agricola nel sud e nel centro dell’Ucraina.

La sua distruzione è, ribadisce Zelensky, “un colpo inferto dall’uomo all’ambiente, dopo il quale la natura dovrà riprendersi per decenni”. L’evacuazione delle persone dall’area allagata è in corso: quasi ottanta insediamenti sono a rischio. “Si è formata una chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate che è stata portata dalla corrente verso il Mar Nero. Non possiamo ancora prevedere quanta parte delle sostanze chimiche, dei fertilizzanti e dei prodotti petroliferi stoccati nelle aree alluvionate finirà nei fiumi e nel mare”, è l’allarme del presidente.

Per il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, questo è un momento che “cambia il conflitto”: “Non c’era mai stata un’aggressione così grave nei confronti di una infrastruttura, c’è una involuzione in negativo, vedremo quali saranno le conseguenze, peggiorano anche le condizioni di vita per i civili, questo è davvero inaccettabile”, tuona. “Rischiamo un peggioramento della situazione, per gli abitanti ucraini e per una escalation del conflitto. Avevamo previsto una zona franca intorno a Zaporizhzhia per evitare disastri del genere, ma – sottolinea il vicepremier -mi pare che non ci sia una volontà in questa direzione da parte dei russi”.

Meloni a Kiev: “Lavoriamo per conferenza ricostruzione ad aprile”

Una dichiarazione congiunta sulla pace, sull’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea, sulla ricostruzione, per la quale Roma lavora a una conferenza che si terrà ad aprile. Giorgia Meloni torna da Kiev, Bucha, Irpin dopo aver toccato con mano il dolore, la devastazione, ma anche la voglia di rivalsa di un Paese che, giura, l’Italia e l’intera Europa non abbandoneranno.

Saremo con voi fino alla fine”, promette visitando i luoghi dei crimini di guerra a Bucha, al procuratore generale Andriy Kostin. Paragona lo spirito ucraino al risorgimento italiano, prima, al boom del dopoguerra poi: “Sono certa che nei prossimi anni potremo parlare di un miracolo ucraino“, è l’auspicio.

Parla accanto al presidente Volodymyr Zelensky, allontana lo spettro di divisioni interne alla maggioranza di governo per le posizioni filoputiniane espresse da Silvio Berlusconi. “Nessuno gli ha mai bombardato la casa“, fa notare Zelensky.

Rimane agli atti che c’è un aggredito e un aggressore, rimane agli atti che per paradosso è l’aggredito che cerca un negoziato di pace“, precisa Meloni e fino al negoziato assicura all’Ucraina ogni genere di supporto. Supporto politico, militare, per difendere le infrastrutture strategiche contro il “gioco sadico” di portare allo stremo la popolazione civile, supporto umanitario e finanziario. Il gruppo di lavoro ‘emergenza elettrica Ucraina‘, voluto fortemente proprio da lei, ha già inviato materiale per diversi milioni di euro. Un tentativo di sostenere il Paese in sofferenza elettrica dopo i bombardamenti. Partono per l’Ucraina trasformatori e gruppi di diversa taglia, cavi e accessori per cercare di ripristinare una fornitura di energia stabile a circa 3 milioni di persone.

La conferenza sulla ricostruzione di aprile continuerà e amplierà molto il lavoro: “C’è un know how che le imprese italiane possono offrire, lo metteremo a disposizione perché nella ricostruzione l’Italia vuole giocare un ruolo da protagonista“, afferma la premier. Si partirà dalle esigenze principali, con un “cambio di passo” sul lavoro fatto finora: “Io non concentrerei la ricostruzione sul futuro – spiega -. Un segnale molto importante è lavorare subito. L’Italia credo possa fare la differenza“. Pensa al settore dei trasporti, dell’energia, dell’agroalimentare. Ma c’è un sogno, che è anche un messaggio di speranza. Sia Roma sia Odessa sono candidate per l’Expo 2030: “Sarebbe straordinario che l’Expo tornasse in Europa, ma possiamo lavorare insieme per questa scadenza, è un segnale importante di come crediamo che le cose andranno bene domani“.

 

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Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino Zelensky al G20: “Estendere a tempo indeterminato l’accordo sul grano”

L’accordo sul grano esteso a tempo indeterminato e per altri due porti ucraini, oltre a Odessa. E’ l’appello di Volodymyr Zelensky, in videocollegamento con il G20. Lui, però, si rivolge al ‘G19’, escludendo la Russia dai grandi della Terra, riuniti a Bali, in Indonesia. Il presidente ucraino al vertice detta anche le sue proposte di soluzione alla guerra. Un decalogo, che va dalle garanzie di sicurezza nucleare, alimentare ed energetica al rilascio di tutti i prigionieri, passando per il ritiro delle truppe russe. “Pretese” che Mosca, nelle parole del ministro degli Esteri Sergey Lavrov, considera “irrealistiche e inadeguate“: “Tutti i problemi nella risoluzione della questione ucraina li crea Kiev, che rifiuta categoricamente qualsiasi negoziato“, denuncia nel suo intervento, in rappresentanza della Russia.

Il più grande raduno di leader mondiali dall’inizio della pandemia si apre infatti senza Vladimir Putin. Di ritorno da Kherson, città dell’Ucraina meridionale appena riconquistata dall’esercito, Zelensky è tra i primi a intervenire, davanti alla platea del primo panel, su sicurezza energetica e alimentare. Il suo piano per portare la pace e “salvare migliaia di vite” è “non fidarsi della Russia”, né tollerare “alcuna scusa per il ricatto nucleare” di fronte alle “folli minacce” di Mosca. Quindi, propone di estendere sine die l’accordo che consente le esportazioni di grano ucraino. Il negoziato, stipulato a luglio sotto l’egida della Turchia, che ha permesso la consegna di oltre 10 milioni di tonnellate di grano, scade venerdì e Mosca ha lasciato dubbi sulle sue intenzioni, sollevando timori per nuove carestie.

L’invasione dell’Ucraina non è all’ordine del giorno ufficiale del G20, ma domina l’incontro, perché preoccupa e acuisce le divisioni tra l’Occidente che sostiene Kiev e altri Paesi, guidati dalla Cina, che si rifiutano di condannare Mosca. L’accordo è al centro anche del bilaterale tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il turco Recep Tayyip Erdogan: “Biden – spiega la Casa Bianca – ha espresso il suo apprezzamento a Erdogan per gli sforzi compiuti per rinnovare l’Iniziativa per il grano del Mar Nero, che entrambi hanno concordato essere stata fondamentale per migliorare la sicurezza alimentare globale in mezzo alla guerra della Russia e che l’Iniziativa deve continuare“.

Ospitando l’evento, il presidente indonesiano Joko Widodo chiede nel suo discorso di apertura la “fine della guerra“: “Non dobbiamo dividere il mondo in campi diversi. Non dobbiamo permettere che il mondo cada in una nuova guerra fredda”. L’Indonesia, che ospita il vertice, aveva messo in guardia dall’aspettarsi il tradizionale comunicato congiunto, ogni virgola del quale viene intensamente negoziata per evitare di turbare qualcuno. Ma lunedì sera è stato raggiunto un accordo tra i negoziatori su un testo comune. Secondo una fonte occidentale, il documento descriverà l’invasione dell’Ucraina come una “guerra“, usando quindi un termine respinto da Mosca che parla di “operazione speciale” per “denazificare” l’Ucraina. Ma darà anche a ciascun Paese un certo margine di manovra nella sua posizione.

Gli occhi sono puntati sulla Cina. Xi Jinping si è avvicinato a Putin alla vigilia della guerra, formando un fronte comune contro quelli che descrivono come “disegni egemonici occidentali”. Pechino si è rifiutata di condannare l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio e respinge le sanzioni occidentali. Nell’incontro con il leader cinese, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto a Xi Jinping di interferire con Putin per convincerlo a tornare al “tavolo dei negoziati“. Lunedì Biden, nel suo primo incontro faccia a faccia con il leader cinese dalla sua elezione, aveva ottenuto l’accordo sul rifiuto di qualsiasi uso di armi nucleari in Ucraina. L’Occidente vorrebbe che il G20 dichiarasse esplicitamente la sua opposizione a questo rischio di escalation.

Ucraina, telefonata Draghi-Zelensky: Sbloccare porti insieme

L’Italia prova a fare da ‘ponte’ tra Russia e Ucraina per arrivare almeno a una tregua che scongiuri una crisi alimentare dalle “proporzioni gigantesche. Soprattutto per i Paesi più poveri del mondo, Africa in testa. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo aver aperto un canale di mediazione con Vladimir Putin, ha completato il giro di orientamento in un colloquio telefonico con Volodymyr Zelensky. L’obiettivo è sbloccare la partenza delle navi cariche di tonnellate di grano e materie prime ferme nei porti dell’Ucraina a causa del conflitto scatenato da Mosca. Secondo quanto riferisce Palazzo Chigi, il presidente ucraino ha espresso apprezzamento per l’impegno da parte del governo del nostro Paese, concordando con il presidente del Consiglio di proseguire il confronto sulle possibili soluzioni.

Via Twitter anche Zelensky conferma di aver discusso con Draghi sulle possibili soluzioni per “prevenire la crisi alimentare“. Aggiungendo un dettaglio, che assume un’importanza cruciale, a livello geopolitico: “Dobbiamo sbloccare i porti ucraini insieme“. Inoltre, il leader del governo di Kiev sottolinea un’altra criticità al premier italiano, assolutamente non secondaria: “Ho sollevato il problema dell’approvvigionamento di carburante“. Dunque, per far salpare le navi è indispensabile che si verifichino almeno 4 condizioni: che la Russia apra corridoi per la navigazione, le acque vengano sminate, Mosca garantisca il cessate il fuoco durante le operazioni dei dragamine, che arrivi il rifornimento necessario per le imbarcazioni. Ecco perché questi primissimi passi diplomatici aprono un piccolo spiraglio di luce, ma il quadro generale non consente ancora di separare in una soluzione a stretto giro.

Oltretutto, Mosca continua a rimbalzare le accuse sui mancati approvvigionamenti. Putin, riferisce il Cremlino in una nota, “sottolinea che i tentativi di incolpare la Russia per le difficoltà nel fornire prodotti agricoli ai mercati mondiali sono infondati“. Anzi, in una telefonata con il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, invita gli ucraini a “sminare i porti il ​​prima possibile per far passare le navi bloccate“. Sottolineando che le sue forze armate “aprono due corridoi marittimi umanitari ogni giorno dalle 8 alle 19, ora di Mosca“. Proprio nella capitale russa potrebbe andare in visita il segretario della Lega, Matteo Salvini, che applaude l’iniziativa di Draghi. Fonti del Carroccio spiegano che è “una possibilità”, anche se non c’è nulla di programmato e definitivo. Del resto, è lo stesso ex ministro dell’Interno a dirlo pubblicamente: “Per pace, vita e lavoro vale tutto“. Non sul viaggio in Russia, ma almeno sul premier è d’accordo anche l’altro Matteo, Renzi: “Ha fatto bene a cercare l’accordo di Putin e Zelensky sul grano ucraino. Vediamo se riusciremo a sbloccare almeno le navi pronte alla partenza“, scrive nella Enews il leader di Iv. Perché, avverte, “la crisi alimentare in arrivo è devastante, ogni sforzo diplomatico per ridurne gli effetti è saggio e lungimirante. Bravo Draghi“.

La situazione impone comunque prudenza. Come dimostrano i tweet del presidente ucraino dopo il colloquio con il capo del governo italiano: “Ci aspettiamo ulteriore supporto per la difesa dai nostri partner“. Il premier, fa sapere Palazzo Chigi, ha assicurato il sostegno del governo italiano in coordinamento con il resto dell’Unione europea. La strada verso il dialogo e la pace, dunque, è ancora lunga.

Draghi sente Putin: “Ho chiesto lo sblocco del grano ucraino. Spiragli per la pace? Nessuno”

Il presidente del Consiglio Mario Draghi prova a fare da ‘ponte’ fra Putin e Zelensky. Un ruolo difficile, che potrebbe portare a un nulla di fatto. Ma la gravità della crisi umanitaria lo spinge comunque a fare un tentativo. In primis, per sbloccare il grano che si trova nei depositi in Ucraina. Perché “la crisi alimentare che sta avvicinandosi, in alcuni Paesi dell’Africa è purtroppo già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili”. Draghi aspetta fine giornata per fare il punto della situazione, dopo avere sentito telefonicamente Putin nel pomeriggio, durante una conferenza stampa densa di argomenti: dagli esiti del Consiglio dei ministri sull’andamento del Pnrr, passando per l’incontro con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, fino, appunto, al colloquio con il presidente della Federazione russa.

E se per il presidente del Consiglio il tentativo di fare da intermediario era doveroso, proprio per la “gravità della crisi umanitaria che può toccare i più poveri”, è lui per primo a sapere di non avere “alcuna certezza che vada a buon fine”. Per ora, però, c’è un cauto ottimismo, visto che da Putin “c’è stata effettivamente una disponibilità a procedere” nella verifica della possibilità di un accordo tra Mosca e Kiev per lo sblocco dei porti ucraini in cui sono bloccate le navi con i carichi di grano pronti a partire verso il resto del mondo. Anche se il presidente russo non ha mancato di sottolineare che “la crisi alimentare è colpa delle sanzioni, perché la Russia non può esportare il grano”. Il prossimo passo sarà una telefonata di Draghi al presidente ucraino Zelensky, per vedere se c’è un’analoga disponibilità a procedere con il dialogo su questo tema.

Secondo Draghi, in ogni caso, la prima iniziativa esplorabile “è vedere se si può costruire una possibile collaborazione tra Russia e Ucraina sullo sblocco dei porti sul Mar Nero, dove sono depositati questi molti milioni di quintali di grano”. Insufficiente, per Putin, perché i fabbisogni sono molti di più. Ma per l’inquilino di Palazzo Chigi sarebbe già qualcosa: “Ho risposto di sbloccare almeno questo, altrimenti il rischio è che marcisca tutto questo deposito di grano. Per Putin sono bloccati perché minati dagli ucraini per impedire alle navi russe di attaccarli. La collaborazione deve essere quella, da un lato di sminare i porti, dall’altra garantire che non vengano attacchi durante lo sminamento. Non abbiamo parlato a lungo delle garanzie, perché non è ancora detto che le cose vadano avanti”.

La telefonata è stata anche l’occasione di parlare delle forniture di gas. Su questo fronte, Putin ha confermato la determinazione da parte di Mosca “a garantire l’approvvigionamento ininterrotto di gas naturale all’Italia, ai prezzi concordati nei contratti”. Se, quindi, su grano e sicurezza energetica sembrano aprirsi dei piccoli sprazzi di positività, sul fronte della pace l’impressione di Draghi è tranchant: “Ho visto spiragli? No, nessuno”.