Ucraina, Macron: “Sostegno militare da 26 Paesi, anche Italia”. Meloni: “Non invieremo truppe”

Ventisei Paesi si impegnano a sostenere militarmente l’Ucraina, “via terra, mare o aria“, dopo un cessate il fuoco con la Russia. Ma ognuno con modalità proprie: “Il loro contributo andrà dalla rigenerazione dell’esercito ucraino, al dispiegamento di truppe o la messa a disposizione di basi”, spiega Emmanuel Macron dopo il vertice dei volenterosi di Parigi.

L’inquilino dell’Eliseo non entra nei dettagli per non dare vantaggi a Mosca, ma precisa che Italia, Polonia e Germania sono tra i 26. “L’Italia è indisponibile a inviare soldati in Ucraina“, si affretta a precisare Giorgia Meloni in una nota, confermando però l’apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con “iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini”. La premier, collegata con Parigi in videoconferenza, rilancia la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, come “elemento qualificante” della componente politica delle garanzie di sicurezza. Per Meloni una pace giusta e duratura può essere solo raggiunta con un approccio che unisca il continuo sostegno all’Ucraina, il perseguimento di una cessazione e il “mantenimento della pressione collettiva sulla Russia“. Anche attraverso le sanzioni, e “solide e credibili garanzie di sicurezza”, da definire in “uno spirito di condivisione tra le due sponde dell’Atlantico“, mette in chiaro.

Il nodo resta infatti il contributo degli Stati Uniti alle garanzie. Che ci sarà, assicura Macron, ma verrà definito nei prossimi giorni. Del sostegno o “backstop” americano si è parlato nella videoconferenza con Trump dopo il vertice, alla quale ha partecipato in parte anche il suo inviato speciale Steve Witkoff, presente all’Eliseo. La speranza degli europei è che Washington contribuisca in “modo sostanziale”, riferisce il portavoce del cancelliere tedesco Friedrich Merz. Di certo, Trump spinge l’Europa a interrompere l’acquisto di petrolio russo, che a suo dire aiuterebbe Mosca a proseguire la guerra. E’ “molto scontento che l’Europa acquisti petrolio russo”, ribadisce in conferenza stampa il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, dopo il collegamento del Tycoon con il vertice, citando in particolare Slovacchia e Ungheria

. In base ai piani dei volenterosi, di cui Macron rifiuta di specificare i contributi paese per paese, il giorno in cui il conflitto cesserà “saranno messe in atto le garanzie di sicurezza”, fa sapere il presidente, sia attraverso un “cessate il fuoco”, un “armistizio” o un “trattato di pace”. Intanto, se Mosca non accetterà la pace, l’Europa adotterà nuove sanzioni “in collaborazione con gli Stati Uniti” e misure punitive contro i paesi che “sostengono” l’economia russa o aiutano la Russia ad “aggirare le sanzioni”. La Cina è nel mirino.

Gli europei chiedono sanzioni americane da mesi, finora senza successo. Trump, dicendosi “molto deluso” da Putin, aveva avvertito nei giorni scorsi che “succederà qualcosa” se Mosca non risponderà alle sue aspettative di pace. La Russia ribadisce che non accetterà alcun “intervento straniero di qualsiasi tipo”, con la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova che definisce le protezioni richieste da Kiev “garanzie di pericolo per il continente europeo”. “Non spetta a loro decidere”, replica Mark Rutte a nome della Nato. Quella di oggi è stata una “riunione cruciale“, rimarca la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sull’importanza del dossier non ha dubbi: “Sappiamo tutti che la posta in gioco è il futuro e la sicurezza dell’intero continente”.

Ucraina, addestratori Ue sul campo dopo cessate fuoco. VdL: “Dobbiamo essere pronti”

L’Unione europea è pronta ad addestrare l’esercito ucraino a Kiev, dopo un cessate il fuoco o un accordo di pace che ponga fine ai combattimenti con le forze russe. Dopo il consiglio informale con i ministri degli Esteri e della Difesa di Copenaghen, Kaja Kallas non ci gira intorno: “Finora abbiamo addestrato più di 80.000 soldati e dobbiamo essere pronti a fare di più”, spiega. Il che, potrebbe includere l’invio di istruttori dell’Ue in Ucraina, ma solo dopo il ritiro delle truppe.

L’Alta rappresentante Ue si dice soddisfatta dell’ “ampio sostegno” dei 27 paesi membri a questa estensione dell’attuale mandato della missione militare dell’Ue in Ucraina. Tutti i paesi dell’Unione europea sono favorevoli, a eccezione dell’Ungheria. Gli europei lavorano sulle garanzie di sicurezza da fornire all’Ucraina dopo un’eventuale cessazione dei combattimenti e Bruxelles prevede di contribuire, in particolare rafforzando la sua missione di addestramento dei militari ucraini. Gli Stati Uniti, a lungo titubanti, hanno promesso in agosto di contribuire, ma senza inviare truppe americane sul suolo ucraino, sottolineando anche la necessità che gli europei garantiscano l’essenziale di queste garanzie di sicurezza per Kiev.

E mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede all’Ue più velocità per il programma di acquisto delle armi americane, Kallas suggerisce che il Fondo europeo per la pace possa “fornire finanziamenti a sostegno di questo impegno”. “Può rimborsare agli Stati membri le armi acquistate per l’Ucraina, anche a sostegno delle iniziative Purl della Nato”. Pertanto, il continuo blocco dello European Peace Facility, insiste, “non è giustificato”: “Risolvere rapidamente la questione è importante per il lavoro tra l’Europa e gli Stati Uniti a sostegno dell’Ucraina, e le questioni bilaterali non devono ostacolare gli aiuti”, scandisce Kallas. “Gli aiuti all’Ucraina salvano vite umane. Dobbiamo continuare a intensificare i nostri sforzi”, precisa.

Intanto, da Riga, Ursula von der Leyen ricorda che se nel nuovo bilancio europeo appena proposto si parla di una spesa quintuplicata per la difesa, è perché è “giunto il momento di essere pronti”. In conferenza stampa insieme alla prima ministra Evika Silina, la presidente della Commissione europea sostiene che l’Europa è sulla “strada giusta”, ma il lavoro da fare è ancora lungo. Al Consiglio europeo di ottobre si farà ancora il punto sulla tabella di marcia al 2030. Su Putin, von der Leyen non fa sconti: “E’ un predatore”, attacca: “I suoi rappresentanti hanno preso di mira le nostre società per anni con attacchi ibridi e attacchi informatici, l’uso dei migranti come arma è un altro esempio”.

A Tolone, dopo un consiglio dei ministri franco-tedesco, Parigi e Berlino fanno sapere che continueranno a esercitare “pressioni” perché vengano imposte nuove sanzioni alla Russia. “Siamo pronti a farlo, ma anche da parte degli Stati Uniti d’America per costringere la Russia a tornare al tavolo delle trattative”, spiega Emmanuel Macron in conferenza stampa con Friedrich Merz. Il 18 agosto, Putin si era impegnato con Trump a incontrare Zelensky. Se questo incontro bilaterale non si terrà entro lunedì, ”credo che ancora una volta significherà che il presidente Putin si sarà preso gioco di Trump“ e ”questo non può restare senza risposta”, afferma Macron. Merz confessa di non farsi illusioni: “È possibile che questa guerra duri ancora molti mesi“, deplora. I due leader parleranno separatamente con il presidente americano ”questo fine settimana”. La prossima settimana terranno anche una nuova riunione della coalizione dei volontari con i loro omologhi di 30 paesi pronti a fornire garanzie di sicurezza a Kiev per evitare una ripresa del conflitto una volta che questo sarà terminato. Nel frattempo, in una dichiarazione congiunta, annunciano l’intenzione di fornire all’Ucraina ulteriori sistemi di difesa antiaerea, “alla luce dei massicci attacchi russi” sul Paese nelle ultime settimane. Il presidente francese si difende inoltre dall’accusa di essere “grossolano e volgare” mossa da Mosca per aver definito Putin un ‘orco’. Nega qualsiasi insulto ma giustifica gli epiteti assegnati a “un uomo che ha deciso di intraprendere una deriva autoritaria, autocratica e di condurre un imperialismo revisionista dei confini internazionali”.

Da domenica il presidente russo sarà in Cina, dove incontrerà anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a margine del vertice dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai. “La Turchia svolge un ruolo importante nel processo di risoluzione” del conflitto, spiega il consigliere diplomatico russo, Yuri Ushakov. La Turchia ha ospitato tre sessioni di colloqui tra Russia e Ucraina quest’anno, che però non hanno portato a progressi reali verso la pace.

Ucraina, Zelensky chiede garanzie prima dell’incontro con Putin. Trump fa un passo indietro

Prima di incontrare Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky attende le linee guida delle garanzie di sicurezza da parte dell’Occidente per Kiev. Ma Mosca respinge totalmente qualunque ipotesi di garanzia basata sull’isolamento della Russia e ribadisce che non accetterà la presenza di truppe Nato in Ucraina. Intanto, Donald Trump fa un passo indietro nei negoziati e, secondo quanto riporta il Guardian, intenderebbe lasciare a Zelensky e Putin l’organizzazione dell’incontro, senza svolgere direttamente un ruolo. Trump avrebbe detto ai suoi consiglieri nei giorni scorsi che ospiterà un trilaterale solo dopo che questi si saranno incontrati.

“Dopo il vertice tra Russia e Stati Uniti in Alaska, dove sono stati compiuti progressi significativi nel definire i contorni e i parametri concreti di una soluzione, i paesi europei hanno seguito l’esempio di Zelensky a Washington e lì hanno cercato di promuovere la loro agenda, che mira a costruire garanzie di sicurezza sulla logica dell’isolamento della Russia, dell’unione del mondo occidentale con l’Ucraina al fine di continuare la politica aggressiva e di confronto, di contenimento della Federazione Russa, con l’obiettivo, ovviamente, di infliggerci una sconfitta strategica, cosa che, naturalmente, questo non può suscitare in noi alcun sentimento se non quello di totale rifiuto”, lamenta il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Secondo l’aviazione ucraina, Mosca ha utilizzato 574 droni e 40 missili nelle ultime ore. Attacchi che hanno causato due morti, uno a Kherson e un altro a Lviv, nella parte occidentale del Paese, solitamente meno colpita dai bombardamenti. Zelensky vuole comprendere “l’architettura delle garanzie di sicurezza entro sette-dieci giorni”. Una volta fatto questo, dichiara, “dovremmo avere un incontro bilaterale tra una o due settimane”. A seconda dei risultati, il presidente americano potrebbe poi partecipare a un incontro trilaterale con i due leader, secondo Zelensky.

Nelle ultime settimane si sono intensificati i contatti diplomatici per trovare una via d’uscita all’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022, ma le incognite rimangono numerose, vista la posizione opposta di Mosca e Kiev, in particolare sulla questione dei territori ucraini occupati e sulle garanzie di sicurezza che Kiev sta negoziando con i suoi alleati. Il presidente ucraino ha menzionato la Svizzera, l’Austria o la Turchia come possibili sedi per l’incontro con il suo omologo russo. Ha invece escluso l’Ungheria, rimasta vicina al Cremlino, preferendo un’Europa neutrale. Anche trovare un accordo sulle garanzie di sicurezza si preannuncia complesso. Negli ultimi mesi, europei e americani hanno evocato diverse possibilità, che vanno da garanzie simili al famoso “articolo 5” della Nato allo schieramento di un contingente militare in Ucraina o ancora al sostegno in materia di formazione, aerea o navale. Spina dorsale della NATO, l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico è un meccanismo di difesa collettiva che stabilisce che qualsiasi attacco contro uno dei paesi membri dell’alleanza è considerato un attacco contro tutti. Mosca, che considera l’espansione della NATO ai suoi confini come una delle “cause profonde” che hanno portato al conflitto, respinge categoricamente la maggior parte di queste ipotesi e vuole che le sue richieste siano prese in considerazione.

Lavrov ha avvertito giovedì che qualsiasi dispiegamento di un contingente militare europeo in Ucraina sarebbe “inaccettabile” per Mosca, affermando che l’Ucraina non vuole una “soluzione giusta e duratura” della guerra. Il presidente ucraino accusa anche Mosca di ammassare truppe nella parte occupata della regione di Zaporijia, nel sud dell’Ucraina, in vista di una potenziale offensiva. Secondo Zelensky, Mosca sta trasferendo in quella zona le sue forze dalla regione russa di Kursk, una piccola parte della quale era stata occupata dalle forze ucraine fino alla primavera scorsa e dove Kiev afferma di continuare i suoi attacchi. L’Ucraina tenta di aumentare la produzione di armi, un modo per ridurre la sua dipendenza dagli aiuti degli alleati. Intanto Kiev ha testato con successo il ‘Flamingo’ , un nuovo missile con una gittata di 3.000 chilometri. “Si tratta attualmente del nostro missile più potente”, rivendica Zelensky, evocando una possibile produzione di massa entro la fine dell’anno o all’inizio del 2026.

Zelensky: “Incontro con Putin solo dopo garanzie sulla sicurezza”. Record di droni e missili russi

Il bilaterale con il presidente russo, Vladimir Putin, potrà avvenire soltanto “dopo un accordo sulle garanzie di sicurezza per Kiev”. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parlando con un gruppo di giornalisti. “Vogliamo raggiungere un’intesa sull’architettura delle garanzie di sicurezza entro sette-dieci giorni. E sulla base di tale intesa, intendiamo organizzare un incontro trilaterale” che includa il presidente americano Donald Trump, ha precisato il leader ucraino. Esclusa l’ipotesi di Mosca, il faccia a faccia, dovrebbe avvenire “in Austria, Svizzera o Turchia”. “Riteniamo giusto – ha detto Zelensky– che l’incontro si svolga in un paese europeo neutrale”. Tenere questa riunione a Budapest “non sarebbe facile” vista la vicinanza tra l’Ungheria e la Russia. Anche se, “non c’è ancora alcun segnale da Mosca che dimostri che hanno davvero intenzione di avviare negoziati significativi e porre fine a questa guerra. È necessaria pressione. Sanzioni forti, tariffe forti”.

Il leader ucraino ha precisato che “la Cina non può essere garante della sicurezza” di Kiev, “in primo luogo” perché “non ci ha aiutato a porre fine a questa guerra sin dall’inizio. In secondo luogo, ha aiutato la Russia aprendo il mercato dei droni”. “Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l’Ucraina”, ha aggiunto.

Negli ultimi giorni si sono intensificati i contatti diplomatici per trovare una via d’uscita all’invasione russa iniziata nel febbraio 2022, il peggior conflitto armato in Europa dalla seconda guerra mondiale. Ma l’intensità delle ostilità non accenna a diminuire e entrambe le parti sembrano prepararsi a un proseguimento dei combattimenti. Le incognite rimangono numerose, date le posizioni opposte di Mosca e Kiev, in particolare sulla questione dei territori ucraini occupati e sulle garanzie di sicurezza che Kiev sta negoziando con i suoi alleati. Trovare un accordo si preannuncia complesso.

Negli ultimi mesi, europei e americani hanno evocato diverse possibilità, che vanno da garanzie simili al famoso articolo 5 della Nato allo schieramento di un contingente militare in Ucraina o ancora al sostegno in materia di formazione, aerea o navale. L’Ucraina ritiene che, anche se si trovasse una soluzione a questa guerra, la Russia tenterebbe comunque di invaderla, da qui l’importanza di tali garanzie. Mosca, che considera l’espansione della Nato ai suoi confini come una delle “cause profonde” che hanno portato al conflitto, respinge categoricamente la maggior parte di queste ipotesi e vuole che le sue richieste siano prese in considerazione.

Nonostante gli incontri diplomatici, il conflitto non mostra segni di rallentamento. Nella notte tra mercoledì e giovedì, la Russia ha lanciato il suo più grande attacco con droni e missili delle ultime settimane, causando un morto e una quindicina di feriti, secondo le autorità locali. Mosca ha utilizzato 574 droni e 40 missili, ha affermato l’aviazione ucraina. Zelensky ha accusato Mosca di ammassare truppe nella parte occupata della regione di Zaporijjia, nel sud dell’Ucraina, in vista di una potenziale offensiva. Secondo il leader ucraino, Mosca sta trasferendo in questa zona le sue forze dalla regione russa di Kursk, una piccola parte della quale era stata occupata dalle forze ucraine fino alla primavera scorsa e dove Kiev afferma di continuare i suoi attacchi.

Da parte sua, l’Ucraina sta cercando di aumentare la produzione di armi, un modo per ridurre la sua dipendenza dagli aiuti degli alleati.  Zelensky ha affermato che il suo Paese ha testato con successo un nuovo missile con una gittata di 3.000 chilometri chiamato Flamingo. “Si tratta attualmente del nostro missile più potente”, ha dichiarato, evocando una possibile produzione di massa entro la fine dell’anno o all’inizio del 2026.

 

 

Putin propone Mosca per vertice con Zelensky, “no” di Kiev. Ue e Usa lavorano a garanzie di sicurezza

L’incontro tra il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, e quello russo, Vladimir Putin, si terrà. Questa al momento è l’unica certezza. Quando e dove avverrà il faccia a faccia non è chiaro, ma lo sono, invece, le aspettative che aleggiano dall’una all’altra parte dell’Oceano Atlantico. Da un lato c’è il presidente Usa, Donald Trump, che all’indomani del vertice di Washington spinge affinché Mosca e Kiev si incontrino “senza di me, da soli” e poi “se tutto funziona e va bene” via libera al trilaterale così “chiuderò la questione”. Anche se, avverte, “spero che Putin si comporti bene”, perché “se non lo fa, la situazione sarà difficile”.

Dall’altro lato c’è l’Europa che nel corso del Consiglio europeo convocato in videoconferenza ribadisce la propria unità e mostra di non voler indietreggiare sulle “pressioni” nei confronti di Putin. “Ciò che importa è che riusciamo a mantenere la pressione attraverso le sanzioni sulla Russia, nel caso in cui non si conformi a questa la decisione”, dice il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, al termine dell’incontro. La responsabile della Difesa europea, Kaja Kallas, conferma che il 19esimo pacchetto di sanzioni sarà pronto “entro settembre”.

Nel mezzo ci sono decine di punti interrogativi, dalla spartizione dei territori ucraini, alle garanzie di sicurezza. Passando anche per la possibile sede del bilaterale tra Putin e Zelensky. Il presidente francese, Emmanuel Macron lancia l’idea di Ginevra. “Più che un’ipotesi, è addirittura la volontà collettiva”, dice alla tv francese, sottolineando la necessità che avvenga in un paese “neutrale”. A stretto giro arriva il via libera della Svizzera che annuncia di voler offrire “l’immunità” a Putin, nonostante la sua incriminazione davanti alla Corte penale internazionale, a condizione che venga “per una conferenza di pace”, assicura il ministro degli Esteri Ignazio Cassis. Favorevole a questa ipotesi anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Ma verso metà pomeriggio di lunedì Afp rivela che nel corso della telefonata tra Trump e il presidente russo – avvenuta lunedì, dopo il vertice con i Volenterosi – Putin avrebbe proposto Mosca come sede dei colloqui, incassando immediatamente il “no” di Zelensky. Anche gli stessi membri della coalizione avrebbero definito come “non opportuna” l’idea dello zar. La Commissione europea non entra nel merito della scelta della sede perché “non spetta a noi decidere” dove avverrà l’incontro, chiarisce la portavoce, Anna Podestà, ma “alle parti” coinvolte. Spunta anche l’ipotesi Budapest: secondo diverse fonti, i servizi segreti Usa starebbero lavorando per portare il vertice nella capitale ungherese.

Si lavora, intanto, Europa e Usa insieme “per rafforzare ulteriormente i piani volti a fornire solide garanzie di sicurezza e preparare il dispiegamento di una forza di rassicurazione qualora le ostilità dovessero cessare”, come spiega il primo ministro britannico, Keir Starmer, al termine della riunione virtuale della Coalizione dei Volenterosi con oltre 30 leader internazionali. Un processo, ricorda Zelensky, “a tutti i livelli” per operare “sui dettagli, sull’architettura delle garanzie, con tutti i membri della coalizione, in modo molto concreto, con gli Stati Uniti, e questo è uno dei risultati più importanti di Washington”. Lato Bruxelles, la Commissione ricorda che “non abbiamo un calendario preciso al riguardo”, ma “gli scambi continueranno a livello tecnico e a livello di leader”. Trump esclude l’invio di truppe Usa in territorio ucraino, ma allo stesso tempo non esclude che le garanzie di sicurezza possano essere fornite via aerea.

Sul fronte russo, il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov mostra una certa apertura: Mosca, dice, non rifiuta alcun tipo di confronto sulla risoluzione ucraina, né bilaterale né trilaterale, ma serve fare “passo dopo passo, gradualmente, partendo dal livello degli esperti e poi attraversando tutte le fasi necessarie per preparare i vertici. Questo è il tipo di approccio serio che sosterremo sempre”, dice alla tv russa. In ogni caso – è il punto fermo – qualsiasi futuro accordo di pace in Ucraina dovrà tenere conto degli “interessi di sicurezza” della Russia. Meno diplomatico Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, che affida a un post in inglese pubblicato su X il suo pensiero: “La coalizione bellicista anti-russa dei volenterosi non è riuscita a battere” Donald Trump “sul suo terreno. L’Europa lo ha ringraziato e lo ha adulato. La domanda è: quale melodia suonerà il pagliaccio di Kiev riguardo alle garanzie e ai territori una volta tornato a casa, dopo aver indossato nuovamente la sua uniforme militare verde?”.

Ucraina, vertice Putin-Zelensky in vista dopo l’incontro degli europei con Trump

Donald Trump “avvierà i preparativi” per un incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin al termine di un “ottimo” colloquio con il presidente ucraino e diversi leader europei.

Il presidente russo ha acconsentito a questo futuro incontro, che dovrebbe avvenire nelle prossime due settimane, durante una conversazione telefonica con il suo omologo americano, ha reso noto il cancelliere tedesco Friedrich Merz. “Siamo pronti per un incontro bilaterale con Putin e dopo di ciò ci aspettiamo un incontro trilaterale“ con la partecipazione di Donald Trump, ha dichiarato alla stampa il capo di Stato ucraino. Le eventuali concessioni territoriali richieste dalla Russia all’Ucraina sono ”una questione che lasceremo tra me e Putin”, ha aggiunto. “È stata discussa l’idea che sarebbe necessario studiare la possibilità di portare a un livello più alto la rappresentanza dell’Ucraina e della Russia“, ha reso noto il consigliere diplomatico del presidente russo Yuri Ushakov, citato dall’agenzia Tass.

Donald Trump ha precisato sul suo social network Truth Social che l’incontro, in un luogo ancora da definire, sarà seguito da un incontro a tre con lui stesso, volto a porre fine a tre anni e mezzo di conflitto, scatenato dall’invasione russa. Lunedì, il presidente americano e i suoi ospiti hanno “discusso delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, garanzie che sarebbero fornite da vari paesi europei, in coordinamento con gli Stati Uniti d’America”, secondo il presidente americano. “Le garanzie di sicurezza saranno probabilmente decise dai nostri partner e ci saranno sempre più dettagli, perché tutto sarà messo nero su bianco e ufficializzato entro una settimana o dieci giorni“, ha detto da parte sua Zelensky. Mosca rifiuta qualsiasi garanzia di sicurezza che passi attraverso la NATO e il suo meccanismo di difesa collettiva, il famoso articolo 5.

Penso che abbiamo avuto un’ottima conversazione con il presidente Trump, è stata davvero la migliore”, ha confessato il capo di Stato ucraino nel primo pomeriggio. Ha poi aggiunto che Kiev ha offerto di acquistare armi americane per 90 miliardi di dollari, mentre il Financial Times parla di un budget di 100 miliardi finanziato dagli europei. Prima di una riunione allargata con i leader europei, i due uomini hanno avuto un colloquio bilaterale nello Studio Ovale, dove hanno risposto ad alcune domande dei giornalisti in tono cordiale, in netto contrasto con l’umiliazione pubblica subita da Volodymyr Zelensky nello stesso luogo alla fine di febbraio. “Grazie per l’invito e grazie mille per i vostri sforzi, i vostri sforzi personali per porre fine alle uccisioni e fermare questa guerra”, ha detto il presidente ucraino, che era stato accusato di ingratitudine l’ultima volta. Volodymyr Zelensky e gli europei hanno fatto di tutto per mettere Donald Trump nelle migliori condizioni dopo il suo incontro poco conclusivo di venerdì con Vladimir Putin, durante il quale il presidente russo non ha fatto alcuna concessione pubblica sull’Ucraina.

Il presidente ucraino indossava una giacca e una camicia nere che gli sono valse i complimenti di Donald Trump, attento ai segni di rispetto protocollare. Volodymyr Zelensky era stato criticato dai sostenitori di Donald Trump a febbraio per il suo abbigliamento di ispirazione militare, giudicato troppo informale. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha da parte sua affermato che l’Ucraina non dovrebbe essere costretta a fare concessioni territoriali nell’ambito di un eventuale accordo di pace. “La richiesta russa che Kiev rinunci alle parti libere del Donbass corrisponde, per dirla francamente, a una proposta che gli Stati Uniti rinuncino alla Florida”, ha affermato. Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto di “aumentare le sanzioni” contro la Russia se i futuri colloqui fallissero, precisando che la questione senza dubbio più difficile, quella di eventuali concessioni territoriali, non era stata affrontata lunedì. Donald Trump ha ribadito che, a suo avviso, non è necessario un cessate il fuoco prima di un accordo di pace definitivo, mentre continua il conflitto più sanguinoso in Europa dalla seconda guerra mondiale, con attacchi di droni e missili balistici russi.

Prima dell’inizio dei colloqui con gli europei, il presidente americano ha detto al suo omologo francese Emmanuel Macron, in uno scambio apparentemente captato a sua insaputa da un microfono, parlando di Vladimir Putin: “Penso che voglia concludere un accordo per me. Capisci? Per quanto folle possa sembrare”. Il segretario generale della NATO Mark Rutte, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il primo ministro britannico Keir Starmer, la prima ministra italiana Giorgia Meloni, il presidente finlandese Alexander Stubb, Friedrich Merz ed Emmanuel Macron hanno fatto fronte comune intorno a Volodymyr Zelensky lunedì alla Casa Bianca, in una dimostrazione di solidarietà diplomatica senza precedenti.

Faccia a faccia Trump-Zelensky. Il presidente Usa: “Trilaterale se tutto andrà bene. Chiamerò Putin”

Conciliare due posizioni, attualmente, molto distanti, per arrivare a una pace “giusta e duratura” in Ucraina. E’ questo il focus della giornata concitata a Washington, dove il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, è stato ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Usa, Donald Trump, ‘scortato’ dalla coalizione dei volenterosi europei. Poco prima del faccia a faccia tra i due – il secondo nello Studio Ovale dopo quello disastroso dello scorso 28 febbraio – si è svolto il pre vertice tra lo stesso presidente ucraino e i leader europei, tra cui la premier Giorgia Meloni, durante il quale sono state “coordinate le nostre posizioni”, come annunciato dallo stesso Zelensky.

L’incontro tra i due leader era molto atteso, anche alla luce di quanto accaduto la volta scorsa, quando il presidente ucraino era stato pubblicamente umiliato dal repubblicano, a cominciare dalle critiche sull’abbigliamento scelto per il colloquio. A Trump non era proprio piaciuta la divisa militare indossata dal suo omologo, tanto che per questo secondo vertice la Casa Bianca – come riportano alcuni media Usa – avrebbe chiesto alla delegazione ucraina di optare per un completo. Richiesta non del tutto soddisfatta: Zelensky è arrivato alla Casa Bianca con giacca e camicia nera, ma senza cravatta. Un cambio di stile che è stato comunque pubblicamente apprezzato da Trump.

Alla Casa Bianca è andato in scena un confronto non proprio tra pari – era palpabile il timore di Zelensky di uscirne di nuovo sconfitto – ma sicuramente cordiale e a tratti scherzoso. Il presidente ucraino ha ringraziato più volte il repubblicano, memore delle critiche ricevute la volta scorsa per non aver espresso con maggiore entusiasmo gratitudine agli Stati Uniti. “Grazie per l’invito e grazie mille per i vostri sforzi, anche personali per porre fine alle uccisioni e fermare questa guerra”, ha detto nello Studio Ovale, dove erano presenti anche il vicepresidente Usa, JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, e gli inviati speciali Steve Witkoff e Keith Kellogg .

Trump ha ribadito di non volere “un cessate il fuoco”, ma “una pace duratura” lavorando “con tutti”. “Se tutto andrà bene oggi, ci sarà un incontro trilaterale, ci sarà la possibilità di porre fine a questa guerra”, ha spiegato. E lo stesso Zelensky, che da tempo chiede a Putin un faccia a faccia, si è detto “pronto” a incontrarlo insieme a Trump.

Questioni di stile a parte, sul tavolo restano alcuni nodi cruciali. Il presidente ucraino ha ribadito che la Russia non deve essere “ricompensata” per aver invaso il suo Paese nel febbraio 2022 e ha chiesto di assicurare una pace “solida e duratura” attraverso garanzie di sicurezza. “So esattamente cosa sto facendo”, aveva scritto nel pomeriggio Trump su Truth Social. Il miliardario repubblicano, molto vago su ciò che si aspetta da Mosca, ha detto invece pubblicamente ciò che vuole da Kiev: rinunciare alla Crimea occupata dalla Russia dal 2014 e all’adesione alla Nato. Al suo ritorno dall’Alaska, Trump aveva evocato la possibilità di una clausola di sicurezza collettiva ispirata all’articolo 5 dell’Alleanza, ma al di fuori del quadro della Nato, considerata da Mosca una minaccia esistenziale.

Senza entrare nei dettagli, Trump ha comunque assicurato che gli Stati Uniti “saranno coinvolti” nella futura sicurezza dell’Ucraina, tema cruciale per Kiev e per gli europei. “Daremo loro un’ottima protezione”, ha promesso, annunciando poi che al termine degli incontri avrebbe chiamato Putin per riferirgli gli esiti dei colloqui.

Zelensky e leader Ue attesi a Washington per incontrare Trump

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e alcuni leader europei, tra cui Giorgia Meloni, sono attesi oggi a Washington per sostenere la posizione di Kiev, invitata dal presidente americano ad accettare concessioni dopo il vertice Trump-Putin che non è riuscito a fermare i combattimenti in Ucraina.

Ieri, alla vigilia della partenza per gli Stati Uniti, Meloni ha partecipato nel pomeriggio a una nuova video-conferenza della Coalizione dei Volenterosi, che ha permesso un coordinamento in vista dell’incontro. Nel corso della discussione, comunica Palazzo Chigi, è stata ribadita l’importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per porre fine al conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina, che dovrà essere coinvolta in ogni decisione relativa al suo futuro. La discussione ha inoltre confermato la necessità di mantenere la pressione collettiva sulla Russia e di solide e credibili garanzie di sicurezza.

L’incontro alla Casa Bianca sarà il primo in questo formato dall’inizio dell’invasione russa, nel febbraio 2022. Dovrebbe consentire di affrontare, in particolare, possibili concessioni territoriali e la fornitura di garanzie di sicurezza, per porre fine al conflitto più sanguinoso in Europa dalla seconda guerra mondiale. Secondo quanto riferisce la Casa Bianca, Trump avrà un bilaterale con Zelensky alle 13.15 ora locale (le 19.15 in Italia) e poi “saluterà” i leader europei alle 14.15 (le 20:15 italiane). L’incontro è previsto per le 15, (le 21 in Italia).

Per Trump, Zelensky potrebbe porre fine alla guerra con la Russia “quasi immediatamente”. Il presidente Usa esclude che Kiev possa riprendere il controllo della Crimea annessa da Mosca nel 2014 ed entrare nella Nato. “Il presidente ucraino Zelensky può porre fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente se lo desidera, oppure può continuare a combattere. Ricordate come è iniziata. Non si tratta di recuperare la Crimea ceduta da Obama (12 anni fa, senza che fosse sparato un solo colpo) e non si tratta di far entrare l’Ucraina nella Nato”, scrive Trump sul suo social network Truth.

La Cina ha dichiarato di sperare in un accordo “accettabile per tutte le parti sull’Ucraina. “Ci auguriamo che tutte le parti e tutti gli attori partecipino ai colloqui di pace in modo tempestivo e raggiungano un accordo di pace equo, duraturo, vincolante e accettabile per tutte le parti il prima possibile”, spiega in conferenza stampa Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese.

Trump-Putin, 3 ore di colloquio ma non c’è il cessate il fuoco in Ucraina. Lunedì Zelensky vola in Usa

Tre ore di colloquio in un angolo sperduto del mondo (Anchorage, la capitale dell’Alaska) tra Donald Trump e Vladimir Putin hanno portato a “grandi progressi” ma non al cessate il fuoco in Ucraina. Il presidente americano e quello russo, in buona sostanza, hanno imbastito un dialogo per arrivare a un accordo di pace e a una convergenza su altri temi economici (terre rare, energia, commercio), ma siamo appena all’inizio di un percorso. Il prossimo appuntamento (“Ci vedremo a Mosca”, ha rilanciato Putin alla fine della conferenza stampa), sarà allargato anche a Volodimir Zelensky, a cui il tycoon ha rivolto un messaggio chiaro in una intervista all’emittente Fox: conviene accordarsi perché la Russia è più grande.

CESSATE IL FUOCO Fosse stato un successo, Trump l’avrebbe sbandierato ai quattro venti, smanioso com’è di accaparrarsi il Nobel per la pace. Si è dovuto accontentate del “fosse stato lui il presidente non ci sarebbe stata la guerra”, sentenziato dal capo del Cremlino: pochino. Ma era chiaro che il vertice di Anchorage non avrebbe portato a risultati definitivi nonostante molti sperassero nel cessate il fuoco come base di partenza per poter iniziare una vera trattativa. Invece non è successo nulla e chissà quali riflessioni ha maturato nel suo intimo Trump che, prima di sedersi al tavolo con Putin, aveva dichiarato sull’Air Force One che “non sarebbe stato contento se il cessate il fuoco non sarebbe arrivato oggi”. Eppure, nella conferenza stampa congiunta, i due leader si sono mostrati soddisfatti e propositivi per il futuro, senza però svelare niente di cosa si sono detti.

LE PAROLE DI PUTIN Dietro un pannello con la scritta ‘Pursuing peace’, inseguiamo la pace, Trump e Putin hanno parlato per 12 minuti, facendo saltare il protocollo che prevedeva anche una colazione di lavoro. Putin si è esposto per primo e ha fatto i complimenti a Trump, definendo “costruttivi” i negoziati, anche se sull’Ucraina non ha compiuto una marcia indietro: “La situazione ha a che fare con la nostra sicurezza nazionale, per arrivare a una soluzione bisogna eliminare le radici primarie di quel conflitto”, ha spiegato. E le ‘radici’ sono evitare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, limitarne le capacità militari, fare in modo che a Kiev ci sia un governo favorevole a Mosca. Sorridente e soddisfatto, Putin ha poi lasciato la parola a Trump, consapevole che le immagini del suo arrivo ad Anchorage e il calore dell’accoglienza che gli sono state riservate gli restituiscono l’immagine di un leader non isolato dal resto del mondo ma assolutamente protagonista. Putin su cui, va ricordato, pende una mandato di cattura della Corte di giustizia internazionale, non riconosciuta dagli Usa. Il capo del Cremlino ha comunque inviato un messaggio chiaro all’Europa nell’augurarsi che le “capitali europee e Kiev non creeranno ostacoli, non cercheranno di danneggiare i progressi emergenti attraverso provocazioni o intrighi dietro le quinte”.

LE PAROLE DI TRUMP Trump è stato molto più asciutto del presidente russo. Tre minuti di intervento e nessuna risposta alle domande lanciate dai giornalisti presenti in sala con la premessa di un vertice che è stato “molto produttivo. Su molti punti ci siano trovati d’accordo, la maggior parte, ma su un paio di grossi punti non ci siano ancora ma abbiamo fatto progressi e ci lavoreremo”. Il tycoon ha annunciato che “parlerà con gli alleati europei e con Zelensky” di quanto emerso dall’incontro con Putin ma senza svelare nulla e senza chiarire in che ambito sono stati fatti progressi. Un atteggiamento mantenuto anche sucessivamente, in una intervista a Fox: “Una grande cosa su cui non c’è stato accordo… Preferisco non dirlo. Credo che qualcuno lo rivelerà ma io non voglio farlo. Voglio vedere se possiamo risolverlo”, la frase che mette in dubbio la buona riuscita del vertice che altrimenti avrebbe portato al cessate il fuoco. Poi, sempre nell’intervista Fox, ha consegnato un messaggio a Zelensky: “Fai un accordo. La Russia è una potenza molto grande, l’Ucraina no”.

ZELENSKY A WASHINTGON Ora la palla passa nella mani dell’Unione europea e soprattutto di Zelensky che lunedì sarà a Washington, protagonista di un incontro con Trump al quale sono stati invitati anche i capi di governo europei. Nelle prossime ore si capirà quale piega può prendere il vertice di Anchorage: la sensazione è di una pace possibile a costo di rinunce dolorose, come il Donetsk

Il Papa ai media: “Disarmiamo parole per disarmare Terra”. Zelensky lo invita a Kiev

Cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi“. Leone XIV incontra – prima grande udienza dalla sua elezione – la stampa internazionale e cita Sant’Agostino per ricordare che il momento è difficile sia da percorrere che da raccontare: “E’ una sfida, che ci chiede di non cedere alla mediocrità”, esorta.

Come nel primo saluto dalla loggia delle Benedizioni, Robert Prevost torna sulla piaga delle aree di crisi. Lancia un appello per la liberazione dei giornalisti incarcerati nel mondo “perché hanno raccontato la verità”. A tutti gli operatori della comunicazione il Papa americano domanda di “uscire dalla torre di Babele, dalla confusione di linguaggi spesso ideologici o faziosi”: “Disarmiamo le parole e disarmeremo la Terra”, scandisce. Fa cenno alla sfida dell’intelligenza artificiale, che ha un “potenziale immenso, ma richiede responsabilità e discernimento per produrre il bene per l’umanità”.

Chiamando a “proteggere il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”, il Papa ringrazia chi difende con coraggio, a rischio anche della propria vita, il diritto dei popoli a essere informati. Perché “solo i popoli informati possono fare scelte libere”, osserva.

Su uno dei principali teatri di guerra del momento, Leone XIV viene invitato proprio in mattinata, dopo una telefonata con il presidente ucraino, Volodomyr Zelensky. “Ho parlato con Papa Leone XIV”, fa sapere Zelensky su Telegram, sottolineando che si tratta di una prima conversazione “molto cordiale e davvero concreta“. Una visita apostolica in Ucraina, secondo il presidente, “darebbe una speranza concreta a tutti i fedeli, a tutto il nostro popolo”. Resteranno in contatto e pianificheranno un incontro a breve, sostiene. La Santa Sede, intanto, conferma la conversazione avvenuta, ma non divulga nessun contenuto. “Abbiamo parlato delle migliaia di bambini ucraini deportati dalla Russia. L’Ucraina conta sull’aiuto del Vaticano per riportarli a casa, dalle loro famiglie“, fa sapere Zelensky, che informa il Papa dell’accordo raggiunto per un cessate il fuoco “completo e incondizionato per almeno 30 giorni”, e ribadisce la sua disponibilità a proseguire i negoziati in qualsiasi formato, compresi i colloqui diretti: “L’Ucraina vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Attendiamo passi concreti da parte della Russia“.

Mentre congela tutte le nomine in curia per riflettere sulla sua squadra, Prevost ha un’agenda fitta di appuntamenti: venerdì 16 maggio incontrerà il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Un’occasione in cui i papi passano in rassegna i mali del mondo, elencano urgenze e priorità, disaminano i nodi da sciogliere. Domenica 18 maggio sarà la volta della messa per l’inizio del Pontificato, alle 10, cerimonia alla quale si attendono capi di Stato e di governo stranieri. Durante la celebrazione riceverà i simboli del potere papale, il pallio e l’anello del pescatore. Martedì 20 maggio il Papa prenderà invece possesso della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura e il giorno dopo, mercoledì 21 maggio alle 9 terrà la prima udienza generale. Sabato 24 maggio, Prevost riceverà la Curia Romana e i dipendenti dello Stato Città del Vaticano. Domenica 25 maggio, dopo il Regina Caeli delle 12, nel pomeriggio, prenderà possesso delle Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, dove riposa Francesco.

Tra le decisioni che si attendono, ci sono quelle della residenza scelta (se tornerà negli appartamenti pontifici) e la destinazione del primo viaggio apostolico. Francesco aveva previsto di visitare Nicea, in Turchia, alla fine di maggio per il 1700° anniversario del Concilio. “Lo stiamo preparando”, annuncia, rispondendo a un giornalista dopo l’udienza di oggi. Molti altri appuntamenti si aggiungeranno in questi giorni, non necessariamente annunciati. Sabato, Leone è già stato protagonista di due ‘fuoriprogramma’: a sorpresa è andato in visita al Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano, fermandosi, al ritorno dalla cittadina laziale, a Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera sulla tomba di papa Francesco.