INFOGRAFICA INTERATTIVA Ue, crescita economica e tutela dell’ambiente vanno di pari passo

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati Eurostat diffusi oggi, si può vedere come crescita economica e inquinamento non debbano necessariamente essere legati. Nei tre trimestri del 2023 presi in considerazione, come si vede, il Pil dei Paesi Ue è rimasto stabile, mentre le emissioni di CO2 in atmosfera dovute ai vari settori economici sono costantemente scese.

Vajont, Papa: “Casa comune si sgretola per deliri onnipotenza uomo”

Poco più di 60 anni fa, il 9 ottobre 1963, 260 milioni di metri cubi di roccia franarono dal Monte Toc nell’invaso della diga costruito a ridosso del torrente Vajont. Un’onda alta 70 metri oltrepassò la diga a 100 chilometri orari, spazzando via la località di Longarone e facendo in una sola notte 1.910 morti.

Vittime non di un errore di progettazione, ma dell'”avidità dell’uomo“, riflette Papa Francesco, ricevendo in udienza una rappresentanza della popolazione colpita da una delle tragedie più note della storia d’Italia. “Voi portate a Roma un pesantissimo carico di memoria e di sofferenza“, afferma, sottolineando come a quell’ondata di “annientamento e distruzione” la popolazione abbia risposto con il coraggio della memoria e della ricostruzione.

Pensando al disastro del Vajont, Bergoglio si confessa colpito da un aspetto: a causare la tragedia non furono sbagli di realizzazione della diga, ma il fatto stesso di voler costruire un bacino artificiale nel luogo sbagliato. Tutto per aver, denuncia, “anteposto la logica del guadagno alla cura dell’uomo e dell’ambiente in cui vive; così che, se la vostra ondata di speranza è mossa dalla fraternità, quell’ondata che portò disperazione era provocata dall’avidità. E l’avidità distrugge, mentre la fraternità costruisce“. La cura del creato, ripete il Pontefice, non è un fattore semplicemente ecologico, ma una “questione antropologica”: ha a che fare, spiega, “con la vita dell’uomo, così come il Creatore l’ha pensata e disposta, e riguarda il futuro di tutti, della società globale in cui siamo immersi”. Ancora oggi, la casa comune si sgretola e il motivo è sempre lo stesso: “L’avidità di profitto, un delirio di guadagno e di possesso che sembra far sentire l’uomo onnipotente”.

Ma è un grande inganno, avverte il Papa: “Perché siamo creature e la nostra natura ci chiede di muoverci nel mondo con rispetto e con cura, senza annullare, anzi custodendo il senso del limite, che non rappresenta una diminuzione, ma è possibilità di pienezza“.

Meloni non parla di ambiente nella conferenza di fine anno: tema citato 212 volte in 135 discorsi

Nelle 42 domande fatte giovedì alla presidente del consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno, sono stati diversi i temi assenti. Scuola, sanità, ma anche Sud, fisco e, fra tutti, ambiente.

In tre ore di conferenza sono state citate, una volta sola, “energia pulita”, “sostenibilità ambientale” e “transizione verde. Migranti e immigrazione, al contrario, 25 volte in totale.

Questo dato stride soprattutto se si considera che Mattarella, nel discorso di fine anno, ha parlato chiaramente di “una crisi ambientale sempre più minacciosa. Il peso dato al tema dai principali rappresentanti dello stato è diverso, e non solo in questo singolo episodio.

Se confrontati, infatti, gli interventi pubblici fatti da gennaio 2023 a oggi dalla premier e dal presidente della Rebubblica evidenziano una differenza decisa riguardo alle tematiche ambientali.

Prendendo in analisi i 99 discorsi raccolti nel sito del Quirinale, il capo sello stato cita direttamente termini come “ambiente”, “transizione energetica” e “sostenibilità” 495 volte. “Cambiamento climatico” è stato quello che è apparso di più, con un totale di 119 citazioni.

Gli interventi pubblici di Meloni (che si trovano invece sul sito del governo) sono in totale 135, ma contengono solamente 212 citazioni a termini e tematiche ambientali. Trentasei discorsi in più, quindi, ma meno della metà delle occorrenze.

Se per ogni discorso di Mattarella ci sono 4,8 parole o piccole frasi legate all’ambiente, quelli di Meloni si fermano a 1,6.

Mattarella preferisce riferirsi direttamente al problema (i termini più utilizzati sono “cambiamento climatico”, appunto, “ambiente”, con 72 occorrenze e “sostenibilità”, con 59), mentre la premier sceglie per lo più di occuparsi di “transizione verde” (30 occorrenze) e “transizione energetica” (15).

Mattarella: “Giovani disorientati da mondo debole nel contrastare crisi ambientale sempre più minacciosa”

Guerre, ascolto, pace, lavoro, diritti, unità. Sono alcune delle parole chiave utilizzate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio consegnato agli italiani nell’ultimo giorno dell’anno, il nono tra il primo mandato e l’inizio del secondo. Dallo studio della sala della Vetrata, al Quirinale, con alle spalle l’albero di Natale e le bandiere italiana, europea e della Repubblica, il capo dello Stato guarda al 2024 ricordando che “non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo”.

Perché “sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità”. Ma allo stesso tempo il presidente sottolinea: “Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. La violenza. Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate”.

Il pensiero corre alle “devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla”. E alla “orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità. La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”.

Il monito di Mattarella è chiaro: “La guerra, ogni guerra, genera odio. E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti”.

Il presidente della Repubblica lancia un messaggio semplice, ma potente. “È indispensabile – dice – fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace”. Mattarella aggiunge: “Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”. Ma “sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace”. E “per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi”.

Il capo dello Stato si rivolge, poi, come spesso accade, direttamente ai giovani, con i quali costruisce fin dal suo primo mandato un filo diretto. “L’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità. Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete”.

Mattarella mette in luce che “rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento – continua – che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”. Ma “in una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo”.

Un passaggio importante del suo discorso, il presidente della Repubblica lo dedica all’importanza di “ascoltare”, a cui attribuisce anche il significato di “saper leggere la direzione e la rapidità dei mutamenti che stiamo vivendo. Mutamenti che possono recare effetti positivi sulle nostre vite. La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali”.

Mattarella afferma: “Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile”. Per il capo dello Stato “viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto” per “definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”. Perché “la democrazia è fatta di esercizio di libertà” che “quanti esercitano pubbliche funzioni, a tutti i livelli, sono chiamati a garantire” e che sia “indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento”.

Mattarella, infine, ricorda, a tutti, che “la forza della Repubblica è la sua unità”, ma “non come risultato di un potere che si impone”. L’unità della Repubblica “è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace”. Valori che ha incontrato “nella composta pietà della gente di Cutro”, nella “operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano Romagna mia” o “negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà”.

Il presidente della Repubblica, prima di augurare buon anno alle italiane e agli italiani, lascia un ultimo messaggio: “Uniti siamo forti”.

 

 

Photo credit: sito Presidenza della Repubblica

Pnrr, inviata a Bruxelles la richiesta di pagamento della V rata: 10,6 miliardi. Meloni esulta

L’Italia ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della quinta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Entro il 31 dicembre, come avevano promesso sia la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sia il ministro che ha in mano il dossier, Raffaele Fitto. Una ‘doppietta‘, quella messa a segno dal governo, che ha incassato il 28 dicembre il bonifico di 16,5 miliardi della quarta rata, dopo la verifica, da parte di Bruxelles, del raggiungimento dei 28 obiettivi e traguardi previsti.

La richiesta di pagamento di oggi della quinta rata, che segue il versamento avvenuto ieri della quarta rata e l’entrata in vigore del nuovo Piano, chiude un anno di grande impegno e di risultati straordinari del governo nell’attuazione del Pnrr”, commenta la premier, Meloni. Che assicura: “Siamo molto soddisfatti e determinati a proseguire il lavoro anche nei prossimi mesi”.

Esulta anche Fitto: “La richiesta di pagamento della quinta rata segna un ulteriore importante successo del presidente del Consiglio Meloni e del governo nell’attuazione del Piano”. Il nostro Paese è il primo Stato membro dell’Ue a presentare formalmente la richiesta. “Come già avvenuto per la quarta, anche per la richiesta della quinta l’Italia si conferma in anticipo sui tempi rispetto a tutti gli altri Stati membri – aggiunge il ministro per gli Affari europei -. Un risultato straordinario che è frutto di un grande lavoro di squadra e di un dialogo costante e positivo con la Commissione europea”.

La nuova tranche di risorse europee vale 10,6 miliardi di euro ed è legata a 52 obiettivi, che riguardano investimenti in diversi settori chiave. A partire dall’agricoltura, per aumentare l’efficienza dei sistemi di irrigazione e implementare la produzione di energia verde. Ma anche nel comparto idrico, con nuove opere per il potenziamento delle condotte, dei sistemi di depurazione e per la riduzione delle perdite di rete. E ancora l’ambiente, con la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento di quelli esistenti per la valorizzazione dei rifiuti. Per il trasporto pubblico locale è previsto il rafforzamento del parco autobus a emissioni zero e di metropolitane, tram e bus rapid transit.

Per quanto riguarda le infrastrutture, la quinta rata del Pnrr prevede l’elettrificazione della linea ferroviaria del Mezzogiorno e l’alta velocità lungo la tratta Salerno-Reggio Calabria. Ma ci sono target anche nella cultura, con l’efficientamento energetico di cinema, teatri e musei; nella scuola, con la realizzazione di nuovi plessi ad alta efficienza energetica, del patrimonio immobiliare pubblico, con la costruzione di nuovi edifici dell’amministrazione della giustizia e l’ammodernamento di quelli esistenti. Nella sanità, con l’implementazione di moderni sistemi di cura legati alla telemedicina. Nella Pubblica Amministrazione, con interventi per la transizione al digitale. E per le università, con l’assegnazione di borse di studio e il finanziamento di progetti di ricerca.

Sulle riforme, poi, Palazzo Chigi sottolinea che “sono stati raggiunti importanti obiettivi, come la piena operatività del sistema nazionale di e-procurement per l’acquisizione di beni, servizi e informazioni in via telematica, la riorganizzazione del sistema scolastico, l’entrata in vigore delle misure legate alla concorrenza e al quadro legislativo degli appalti pubblici”. Prima del nuovo versamento (finora l’Italia ha ottenuto un totale di 101,9 miliardi, diviso in quattro rate), si aprirà ora l’iter di valutazione e verifica, da parte delle istituzioni europee, dell’effettivo raggiungimento degli obiettivi e delle milestones previste. “Sappiamo che la fase di assessment sarà come sempre molto rigorosa – conclude Fitto -. Ma da parte nostra siamo fiduciosi“.

incendi

L’annus horribilis degli incendi boschivi: 250 morti e 400 milioni di ettari in fumo

Quasi 400 milioni di ettari andati in fumo, oltre 250 persone uccise, 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 rilasciate nell’ambiente. È questo il bilancio disastroso degli incendi boschivi del 2023, trainati non solo da Canada e Hawaii, ma anche dal continente europeo e dalla sua impennata di roghi rispetto alla media degli anni precedenti.

Nel corso dell’anno agli sgoccioli, il continente americano ha conosciuto una stagione di incendi da record, con quasi 80 milioni di ettari bruciati (al 23 dicembre) – una superficie pari a una volta e mezza quella della Spagna – e 10 milioni in più rispetto alla media annuale 2012-2022 alla stessa data, secondo quanto reso noto dal Global Wildfire Information System (Gwis). A trascinare il bilancio negativo è stato il Canada, con 18 milioni di ettari in fumo – un terzo delle dimensioni della Francia continentale – a causa delle condizioni più secche e calde causate dal cambiamento climatico. Si sommano poi gli incendi di agosto alle isole Hawaii, che hanno praticamente raso al suolo la città turistica di Lahaina (a Maui), causando la morte di 97 persone.

Sul continente europeo è stata superata la media 2006-2022 del numero cumulativo di incendi boschivi nei Paesi Ue del 55% (al 9 dicembre), come registrato dal servizio di gestione delle emergenze (Ems) del programma satellitare Ue Copernicus. I dati più recenti riferiscono di un +79% in Italia e di un +204% in Francia (al 16 dicembre). Oltre alle aree solitamente esposte – come il bacino del Mediterraneo – sono state devastate altre regioni prima più protette, come Tenerife, e questo ha aumentato il numero di persone a rischio e le popolazioni più vulnerabili. È così che l’Emergency Events Database (Em-Dat) dell’Università Cattolica di Lovanio ha classificato il 2023 come “l’anno più letale del 21° secolo”.

Va poi considerata la questione ambientale. Più incendi si registrano, meno tempo ha la vegetazione per ricrescere e più le foreste potrebbero perdere la loro capacità di assorbire anidride carbonica, fino al 10%. In aggiunta, quando gli alberi bruciano, rilasciano improvvisamente nell’atmosfera tutta la CO2 che hanno immagazzinato: circa l’80% del carbonio generato dagli incendi boschivi viene riassorbito dalla vegetazione che ricresce nella stagione successiva, mentre il restante 20% contribuisce all’accumulo di CO2 nell’atmosfera, alimentando il riscaldamento globale in una sorta di circolo vizioso. Dall’inizio del 2023 gli incendi hanno rilasciato circa 6,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, anche se questo dato va contestualizzato rispetto ai 36,8 miliardi di tonnellate per l’uso di combustibili fossili e cemento.

Ue, al via Consiglio Ambiente: focus su imballaggi e target clima 2040

Al via a Bruxelles il Consiglio Ue Ambiente in cui i ministri europei cercheranno di raggiungere un accordo politico sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, criticata dall’Italia principalmente per gli obiettivi di riuso. La presidenza spagnola alla guida dell’Ue ha presentato venerdì ai 27 ambasciatori dell’Ue un testo di compromesso, che tiene conto anche di un documento informale (non paper) presentato la scorsa settimana da Italia e Finlandia per introdurre maggiore flessibilità e deroghe nel regolamento, proposto dalla Commissione europea a fine novembre 2022 nel quadro del più ampio pacchetto sull’economia circolare.

Quanto agli obiettivi di riuso, previsti dall’articolo 26 del regolamento, il testo di compromesso, a quanto apprende GEA, abbassa gli obiettivi di riutilizzo e prevede una deroga per vini e cartoni. Esenti dagli obblighi gli imballaggi per il trasporto. Quanto al divieto di utilizzare determinati formati di imballaggio, il testo di compromesso prevede il divieto di uso di plastica monouso per frutta e verdura fresca, ma escluderebbe la frutta e la verdura biologica, se si può dimostrare che l’imballaggio è necessario per evitare di rovinare la frutta e la verdura. Rispetto alla proposta della Commissione, dal divieto saranno esentate anche le mini confezioni monouso di prodotti da bagno (shampoo, gel doccia, lozione per il corpo) per uso individuale nel settore ricettivo.

Per arrivare a un compromesso sul testo è necessario raggiungere la maggioranza qualificata in seno al Consiglio, che si ottiene quando vota a favore il 55% degli Stati membri (15 paesi su 27) che rappresentano il 65% della popolazione totale dell’Ue. L’Eurocamera ha adottato la sua posizione lo scorso 22 novembre a Strasburgo, annacquando a sua volta la proposta della Commissione su spinta degli eurodeputati italiani. I ministri terranno anche un primo scambio di idee sull’obiettivo climatico al 2040, durante un pranzo di lavoro informale.

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Rapporto Eco Media: clima e alluvioni fra i temi ambientali più presenti sui media

Un milione di articoli in un anno su ambiente e sviluppo sostenibile da parte dei media italiani. E’ il numero che emerge dal Rapporto Eco Media 2023, presentato durante il 10° Forum ‘L’informazione ambientale in Italia, verso il Green New Deal’, promosso da Pentapolis Institute ETS ed Eco in Città, con il sostegno del Parlamento Europeo – Rappresentanza in Italia, insieme all’Ordine nazionale dei Giornalisti e alla Fieg – Federazione italiana editori giornali, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e con l’Adesione del Presidente della Repubblica. Tra le tematiche analizzate, emerge la predominanza del cluster ‘crisi’ che indica – in maniera più ampia – i temi del cambiamento climatico e della crisi ambientale. Raggiunge un picco di citazioni – per quanto concerne il 2022 – a novembre, mentre si segnala maggio 2023 come il più alto picco dell’anno (oltre 150.000 citazioni). A seguire, troviamo tra le tematiche più trattate energia, economia, biodiversità, risorse, istituzioni e società. Il tema trasporti è invece quello che riscuote in assoluto minor successo mediatico, non soltanto considerando tutti i palinsesti, ma anche all’interno dei palinsesti singoli. Dal report emerge inoltre che è meno presente il tema delle energie rinnovabili e, quando si tratta di energia, i media si concentrino prevalentemente su quelle che possono essere definite ‘risorse’ – come idrogeno e gas – o sulle infrastrutture come, per esempio, i rigassificatori.

A mostrare un interesse maggiore è il web (67% delle citazioni totali), seguito dalla stampa (20%). Il palinsesto televisivo con il 9% delle trasmissioni, prevale su quello radiofonico (4%). La parola che compare più di frequente è ‘alluvioni’. Il dato non stupisce, considerando che il 2023, soprattutto nei primi 6 mesi, le ha viste purtroppo protagoniste dei fatti di cronaca, in particolare a maggio per quanto accaduto in Emilia-Romagna. La fonte stampa più prolifica è Avvenire. Per il web, troviamo come quotidiani principali ilrestodelcarlino.it, repubblica.it, lastampa.it e lanazione.it. Seguono all’interno della classifica delle 20 fonti top, LiberoQuotidiano.it, ilsecoloxix.it, Affari Italiani e ilgazzettino.it. Per la tv, dedicano un maggior numero di trasmissioni al cluster ‘crisi’, RaiNews, Sky Tg24, Rai3, Tgcom24, La7 e Telenorba. Per le radio Radio24, Radio1, Giornale Radio, Radio Radicale e Radio Popolare.

Il monitoraggio, redatto da Volocom, con il supporto scientifico di Green Factor, si è svolto dal 1° ottobre 2022 al 30 settembre 2023 sui palinsesti stampa, web, tv e radio; i dati sono stati estrapolati da un flusso alimentato da oltre 4 milioni di notizie al giorno e composto da oltre 200mila fonti complessive. Si è utilizzato il solo palinsesto di fonti italiane, nello specifico: stampa: 440; web: 12.088; radio: 121; tv: 121.

Il percorso italiano sul doppio binario del Green New Deal e dell’Agenda 2030 è ancora un po’ in ritardo, nonostante segnali incoraggianti. Sono necessarie strategie condivise, politiche integrate, azioni concrete e un’informazione all’altezza del compito – afferma il direttore Massimiliano Pontillo, presidente di Pentapolis Group –. È importante sottolineare un crescente impegno della società civile, delle imprese e da qualche tempo del mondo della finanza; la nostra società, anche grazie al recente dinamismo dei giovani, ha ormai preso coscienza dei problemi che abbiamo di fronte e domanda interventi urgenti, che operino una giusta transizione ecologica: in questo scenario, i media hanno un ruolo molto importante, decisivo, di formazione e accelerazione nel centrare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile“.

Cop28, Pichetto chiede uno sforzo per risultati ambiziosi. Le opposizioni attaccano

L’Italia chiede alla Cop28soluzioni costruttive che non siano ostaggio di posizioni estreme e ideologiche”. Mentre i negoziati sul documento finale è ancora work in progress, il nostro Paese, assieme ai partner europei e internazionali, spinge “perché prevalga un approccio concreto e pragmatico che consenta di giungere a una soluzione condivisa sull’obiettivo della decarbonizzazione, che tenga conto a livello globale delle esigenze legate alla sicurezza energetica e alla sostenibilità economica e sociale“, trapela da fonti del Mase.

A capo della delegazione italiana ci sono il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, con il suo vice ministro, Vannia Gava. “Si può e si deve fare di più. Stiamo lavorando con i partner europei per migliorare la proposta della Presidenza emiratina”, dice il responsabile del dicastero di via Cristoforo Colombo al termine della riunione di coordinamento dei ministri dell’Unione europea. Sottolineando, però, che rispetto alla bozza circolata a Dubai “serve uno sforzo ulteriore per un testo più ambizioso”.

L’obiettivo italiano è, infatti, quello di far prevalere un approccio concreto e pragmatico che consenta di giungere a una soluzione condivisa sull’obiettivo della decarbonizzazione, che tenga conto a livello globale delle esigenze legate alla sicurezza energetica e alla sostenibilità economica e sociale. Mentre negli Emirati Arabi si continua a lavorare su un compromesso, non mancano le reazioni nel dibattito politico italiano. Soprattutto dopo le notizie circolate sul documento finale, che non menziona l’uscita dalle fonti fossili. “E’ la vittoria dei petrolieri che, con oltre 2500 lobbisti, hanno invaso la conferenza sul clima, ma principalmente è la vittoria di Putin, che pur non avendo partecipato alla Cop28, il 6 dicembre si è recato ad Abu Dhabi e Riad per concordare con i sauditi il fallimento della conferenza“, commenta Angelo Bonelli (Europa Verde). Che poi accusa: “In questo contesto è imbarazzante la posizione dell’Italia: a parole si dice allineata con la Ue, ma nella pratica ha dimostrato di sostenere le posizioni dei paesi produttori di petrolio”. Dal M5S è il vicepresidente della Camera, Sergio Costa, ad augurarsi che il nostro Paese “non si discosti dall’ambizione europea, e non remi contro. Non possono esserci compromessi – ribadisce l’ex ministro dell’Ambiente – quando è in gioco il futuro dell’umanità. Il Pianeta senza i Sapiens sopravvive, ma il genere umano senza il Pianeta no“. Negativa anche la reazione delle associazioni, come il Wwf: “La nuova bozza di testo è deludente e molto meno ambiziosa di quelle precedenti, se passasse com’è sarebbe un disastro, un fallimento per i Governi chiamati ad affrontare, finalmente, la causa della crisi climatica, i combustibili fossili“, dice la Responsabile Clima ed Energia, Mariagrazia Midulla. Che avvisa: “Nessuno pensi di tornare a casa con un testo del genere, bisogna fare gli straordinari. Anche per la presidenza sarebbe uno smacco, visto che cercava risultati ambiziosi“.

Europarlamento

Cop28, Creecy (Sudafrica): “Circostanze nazionali chiave per accordo sui fossili”

Alla COP28, qualsiasi impegno per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili dovrà riconoscere “le differenze nelle circostanze nazionali“, spiega all’AFP la ministra sudafricana dell’Ambiente Barbara Creecy, nominata dalla presidenza degli Emirati Arabi Uniti per svolgere un importante ruolo di intermediario nei negoziati.

In che modo il Sudafrica è interessato dalla crisi climatica?

“Il continente africano si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto alla media globale. Nel nostro Paese il clima è già più caldo di 2,2 gradi in media e stiamo vivendo fenomeni meteorologici estremi come inondazioni, siccità, incendi, tempeste e innalzamento del livello del mare. Siamo determinati a dare il miglior contributo possibile alla riduzione delle emissioni di gas serra, tenendo conto delle circostanze nazionali. Ma chiediamo anche alla comunità internazionale, e in particolare ai Paesi sviluppati, di aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi di riduzione delle emissioni e a costruire la nostra resilienza ai cambiamenti climatici”.

Quali sono le sfide che il Sudafrica deve affrontare per il successo della sua transizione energetica?

“Il Sudafrica sta attualmente affrontando l’insicurezza energetica e la carenza di energia. Dipendiamo per il 90% dalla produzione di energia elettrica a carbone e, a causa delle scarse prestazioni di queste centrali, è molto difficile rispettare il calendario per il loro smantellamento. Ciononostante, rimaniamo impegnati nella transizione energetica, ma sarà molto importante garantire che ci siano più megawatt di energia sulla rete prima di poter chiudere le centrali. È un equilibrio complesso da raggiungere, per assicurarci di raggiungere gli obiettivi climatici mantenendo la sicurezza energetica”.

Il mondo dovrebbe accettare di eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili alla COP28?

“Il problema che affrontiamo come Paesi in via di sviluppo è quello delle circostanze nazionali: abbiamo una responsabilità comune, ma abbiamo circostanze nazionali diverse e capacità diverse. I Paesi in via di sviluppo non devono scegliere tra la costruzione della loro resilienza climatica e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dobbiamo fare entrambe le cose. E abbiamo bisogno di aiuto per farlo. Ma non ci sono finanziamenti nuovi, prevedibili e su larga scala. Quindi continuiamo a spingere affinché gli impegni di finanziamento pubblico per il clima siano rispettati”.

Lei e il suo omologo danese siete stati incaricati di facilitare i negoziati tra i ministri di quasi 200 Paesi. Quale sarà il vostro ruolo?

“Da venerdì dovremo consultare i diversi Paesi e i diversi gruppi negoziali sul loro approccio alla valutazione globale dell’Accordo di Parigi (che costituisce la bozza di accordo per la COP28, ndr). Tutti concordano sulla necessità di guardare sia indietro che avanti. Dobbiamo tenere conto della migliore scienza disponibile e dell’equità. Come in ogni COP, il diavolo si nasconde nei dettagli. Dovremo sederci insieme e ascoltare molto attentamente, per identificare la forma finale di un accordo che sia estremamente ambizioso ma che promuova anche la massima equità per i Paesi in via di sviluppo”.