Access2Markets e Single Entry Point: 2/10 a Bruxelles seminario Ice per le imprese italiane

Si svolgerà mercoledì 2 ottobre il secondo appuntamento di ‘ICE Ascolta l’Europa’, il ciclo di seminari introdotto a dicembre 2022 su temi comunitari di particolare rilevanza come le opportunità di finanziamento nelle aree del Mediterraneo e in America Latina, la nuova politica Ue nei Paesi terzi e le opportunità per le aziende italiane fornite dal programma Global Gateway, la strategia comunitaria per il tessile sostenibile e circolare.

L’evento del 2 ottobre, intitolato ‘Access2Markets e Single Entry Point: quali opportunità per le imprese italiane?’ è organizzato da ICE-Agenzia in collaborazione con la Direzione Generale del Commercio della Commissione europea e si terrà in modalità ibrida presso la sede dell’ICE Bruxelles (Place de la Liberté 12) dalle 9.30 alle 12.00 (10.00-11.30 per i partecipanti online). Introdurrà e modererà i lavori Tindaro Paganini, direttore dell’Ufficio ICE di Bruxelles. Successivamente interverranno Simona Pinto e Petya Popova, funzionarie presso la Direzione Generale del Commercio della Commissione europea.

I relatori dell’Ue presenteranno la piattaforma web Access2Markets, che risponde all’esigenza degli operatori di comprendere i termini degli accordi commerciali, e Il Punto di Ingresso Unico (Single Entry Point – SEP). Queste iniziative sono volte ad agevolare sia imprese con esperienza di scambi a livello internazionale sia aziende in cerca di opportunità nei mercati esteri. Access2Markets è un servizio online interattivo e gratuito per ottenere informazioni su molteplici aree chiave del commercio internazionale come norme di origine, accordi commerciali con Paesi terzi, indicazioni sui dazi antidumping, procedure doganali e di importazione, formalità, requisiti, principali barriere commerciali, condizioni per investire o partecipare a gare d’appalto pubbliche.

Il Punto di Ingresso Unico (Single Entry Point – SEP) della Dg Trade della Commissione europea è invece lo snodo per tutte le imprese dell’Ue che si trovano ad affrontare problemi di accesso al mercato in Paesi terzi o che riscontrano il mancato rispetto degli impegni in materia di sostenibilità (CSS/SPG). In questi casi le parti interessate possono presentare moduli di reclamo al SEP tramite Access2Markets. Il SEP garantisce un processo interno semplificato per affrontare le questioni sollevate, compreso il coordinamento delle azioni con altri servizi della Commissione e Delegazioni dell’Ue.

Pnrr, Corte dei Conti Ue: Governi a rilento, obiettivi entro 2026 a rischio

Il governo Meloni non è messo male. Al contrario, il percorso che conduce all’attuazione del piano per la ripresa (Pnrr) appare uno dei più brillanti: per risorse erogate dal meccanismo per la ripresa post-pandemico è il terzo Stato membro dell’Ue, con il 46% di quanto spetta già messo a disposizione delle autorità competenti.

Anche sul lavoro svolto, l’Italia è sul podio di quanti hanno completato in modo completo e soddisfacente gli impegni assunti. Il tasso tricolore è del 34%, un terzo del percorso di riforme. Eppure tutto questo potrebbe non bastare. Palazzo Chigi, al pari degli altri governi europei, deve agire con senso di urgenza e senza ritardi, perché in Italia come altrove si fa fatica a utilizzare le risorse del Recovery Fund messe a disposizione per finanziare i piani nazionali per la ripresa. A Roma come nella altre capitali si procede “a rilento”, avverte la Corte dei conti Ue, il che implica che gli Stati membri “potrebbero non essere in grado di attingere ai fondi o assorbirli per tempo”, e quindi “non completare” le misure e le riforme previste entro il 2026, scadenza fissata per l’utilizzo di tutte le risorse europee. La speciale relazione dei revisori di Lussemburgo accende un vero e proprio campanello d’allarme. In sintesi “rimangono a rischio il completamento delle misure e, quindi, il conseguimento degli obiettivi del dispositivo stesso”.

Sul Recovery Fund e il primo strumento di debito comune si rischia dunque il fallimento, dunque. A meno di concedere più tempo agli Stati, come già chiesto dall’Italia e peraltro già suggerito dalla Banca centrale europea nelle scorse settimane. Precisazione d’obbligo: la situazione di difficoltà riguarda tutti, non si tratta di una realtà solo italiana. Anzi, fin qui il Paese sta facendo bene: alla fine del 2023 sono state presentate tutte le richieste di pagamento previste. Ma è la fase operativa che un po’ ovunque preoccupa la Corte dei Conti dell’Ue. “I prefinanziamenti hanno facilitato inizialmente l’erogazione dei fondi, ma l’assorbimento de Recovery Fund sta subendo ritardi e non è necessariamente detto che i fondi abbiano raggiunto i destinatari finali“.

Diversi i motivi alla base dei ritardi, cause che differiscono da uno Stato membro all’altro. Tra i più frequenti però circostanze esterne quali inflazione o carenze di approvvigionamento, la sottovalutazione del tempo necessario per attuare le misure, e le sfide connesse alla capacità amministrativa degli Stati membri. Una sfida, quest’ultima, vera soprattutto per l’Italia. La Corte dei Conti, nella relazione di oltre 60 pagine, rileva come nel marzo 2023 l’istituzione superiore di controllo italiana ha rilevato “difficoltà relative all’elevato avvicendamento del personale assunto” e ha sottolineato anche che le procedure per l’attuazione del Pnrr “erano complesse e molte autorità non disponevano ancora dell’organico necessario“.

C’è però un dato generale che non sfugge ai revisori di Lussemburgo e che mette gli stessi in apprensione, ed è la tabella di marcia. Un’analisi dei singoli Stati membri rivela che 16 Stati membri prevedevano di completare i traguardi e gli obiettivi relativi ad almeno il 30 per cento dei propri investimenti solo nel 2026, con valori che andavano dal 30 per cento nel caso della Spagna al 62 per cento nel caso dell’Italia e al 70 per cento in quello della Polonia.

Emerge dunque una difficoltà generale nel fare le riforme nei tempi che pure l’Ue si è data, e la necessità dei correttivi del caso per evitare che il Recovery Fund fallisca. “Lanciamo un segnale d’allarme“, riconosce Ivana Maletić, il membro della Corte responsabile della relazione, “perché a metà percorso i paesi Ue avevano attinto a meno di un terzo dei finanziamenti previsti ed erano avanzati per meno del 30 per cento verso i traguardi e gli obiettivi prefissati”. Da qui l’invito alla Commissione aiutare gli Stati a far sì che l’assorbimento delle risorse del Recovery Fund sia tempestivo ed effettivo, al fine di “evitare strozzature nell’esecuzione delle misure verso la fine del ciclo di vita del dispositivo e ridurre il rischio di spese inefficienti e irregolari“, come già emerso in Italia, con le frodi da 600 milioni di euro registrate dalla Procura europea, che ad aprile ha disposto l’arresto di 22 persone.

Agricoltura, primo via libera del Consiglio dell’Ue alle proposte di modifica della Pac

Nel pieno della terza protesta degli agricoltori a Bruxelles in meno di due mesi, le istituzioni Ue procedono spedite ad accontentare le richieste del comparto agroalimentare europeo, a partire dalla modifica della tanto contestata Politica Agricola Comune (Pac). Mentre i trattori fuori dal palazzo del Consiglio Ue sono tornati a invadere le strade e scontrarsi con le forze dell’ordine, è arrivato il primo via libera alle norme modificate per la semplificazione e la riduzione degli oneri della Pac, che “aumenteranno i redditi dei nostri agricoltori”.

A confermare che “stiamo avanzando verso la semplificazione amministrativa, abbiamo misure che possono portare più flessibilità alla Pac” è stato il vicepremier del Belgio responsabile per l’Agricoltura e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, David Clarinval. Il via libera alle proposte presentate dalla Commissione Ue lo scorso 15 marzo è arrivato dai 27 rappresentanti degli Stati membri al Comitato speciale Agricoltura per “affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici” e per “assicurare competitività all’agricoltura europea, sovranità alimentare e una giusta remunerazione agli agricoltori”. A questo punto la palla passa alla commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) del Parlamento Ue – che ricorrerà alla procedura d’urgenza – mentre la posizione degli eurodeputati dovrebbe arrivare all’ultima sessione plenaria in agenda (22-25 aprile). Il Regolamento sarà poi formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue: “Se tutto va come previsto, entrerà in vigore entro la fine della primavera”, sono le previsioni della presidenza di turno belga.

La revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – anche se gli Stati membri dovranno istituire un eco-schema per sostenere il mantenimento dello stato non produttivo o per la creazione di nuovi elementi paesaggistici (come siepi o alberi). Sono previste esenzioni specifiche dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo), in particolare sulla rotazione delle colture (standard 7) potrà essere aggiunta la diversificazione delle colture per consentire agli agricoltori colpiti da siccità o precipitazioni eccessive di rispettare la condizione. Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, per alleviare l’onere amministrativo legato ai controlli del 65% dei beneficiari della Pac (ma solo solo il 10% della superficie agricola totale). Inoltre aumenterà il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno.

Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis con un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare. In secondo luogo con un rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione dovrà condurre una valutazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata nel 2025.

Il miracolo dell’industria manifatturiera italiana

Molti di noi pensano che l’industria e la sua capacità competitiva non siano state, negli ultimi anni, al centro dell’agenda europea.

L’attenzione è stata rivolta in maniera retorica e astratta alle due transizioni, quella energetica e quella digitale. Molta ideologia (soprattutto sul lato della riduzione delle emissioni di CO2) e poca pratica, ipertrofia regolatoria, indicazioni di obiettivi spesso irraggiungibili. Finalmente ci si è accorti che per ottenere i target fissati per la transizione energetica occorre un’enorme quantità di denaro che nessuno sa dove prendere. Finalmente ci si è accorti che l’industria europea ha un grave gap di competitività rispetto a quelle delle altre importanti aree economiche mondiali e Von der Leyen ha chiamato Draghi per affrontare il problema.

L’Europa è dinanzi al suo declino, demografico, economico, di innovazione e competitivo, in una situazione geopolitica estremamente difficile in cui ingenti risorse in futuro dovranno essere spese per la sicurezza e sottratte ad altri scopi.

La sfida è epocale e vedremo se gli europei sapranno fronteggiarla o se la traiettoria regressiva sarà ineluttabile.

Bisogna in questo contesto convincere l’Europa che l’industria e le imprese sono il principale strumento a disposizione per vincere questa deriva declinante perché sono il principale attore della crescita economica, dell’innovazione, dell’inclusione sociale e sono le uniche che possono trasformare gli slogan della decarbonizzazione in fatti concreti.

L’esempio dell’industria manifatturiera italiana è sotto gli occhi di tutti. La sua eccellenza e la sua performance sono il più grande contributo che l’Italia può dare ad un’Europa più forte e più competitiva.

La manifattura italiana nel 2023, già anno di rallentamento economico rispetto a quelli precedenti, ha fatto segnare risultati da record: 1.200 miliardi di euro di fatturato e 600 di export, la metà esatta del fatturato. Secondo le prime stime del Wto saremmo nel 2023 addirittura a 677 miliardi di esportazioni: una dimensione straordinaria, frutto di vantaggio competitivo puro, perché le svalutazioni della lira che aiutavano di tanto le nostre esportazioni non esistono più. Abbiamo superato per export la Corea del Sud e ci avviciniamo al Giappone e siamo ormai il quinto Paese esportatore del mondo.

Questa performance è il frutto di uno straordinario sistema industriale che non ha eguali al mondo e che in molti, dall’estero, ci ammirano e studiano. La specificità di questo sistema consiste nella sua estrema diversificazione, nell’articolazione dimensionale in cui, in filiere integrate, convivono piccole, medie e grandi aziende, in un capitalismo familiare esteso e leale nei confronti delle aziende, in un inestricabile intreccio tra imprese e territorio che fa di molti distretti industriali creature collettive volte alla ricerca, all’innovazione e allo sviluppo.

Farmaceutico, moda, meccanica, legno arredo, food e packaging sono i settori trainanti di questa performance. Nel 2022 il nostro export farmaceutico ha superato i 50 miliardi di dollari ed è quello cresciuto di più tra i grandi paesi produttori del mondo (+39%). Sempre nel 2022 il comparto moda ha esportato per 70 miliardi di euro, quello del legno-arredo per 20 miliardi di euro, quello dell’alimentare e del food per 60 miliardi di euro. Nel 2023 tutti questi settori sono ulteriormente cresciuti.

Numeri, si diceva, frutto di vantaggio competitivo puro e della creatività e dell’intensità produttiva delle nostre imprese; ma anche del grande successo del Piano Industria 4.0, grazie al quale le fabbriche italiane hanno investito massicciamente in macchinari, in  nuove tecnologie, nell’innovazione di processo e di prodotto. Ciò che colpisce è che l’innovazione non si è limitata al perimetro delle fabbriche ma si è allargata a clienti e fornitori, attraverso piattaforme digitali e logistiche sempre più efficienti. Tale efficienza nelle supply chain ha consentito al nostro sistema industriale di reagire meglio di altri alla pandemia, dimostrando che l’eccellenza del sistema industriale è anche un ingrediente fondamentale della sicurezza nazionale.

L’industria manifatturiera italiana è un gigante economico, l’asset più importante che l’Italia può mettere sul tavolo del confronto internazionale, ma non ha il peso “politico” che meriterebbe nella determinazione delle scelte a livello europeo e nazionale.

Il compito di Confindustria dovrebbe essere quello di dare voce, narrazione e visione coordinata a questa realtà. Il tema è comprendere che la partita è soprattutto, ma non solo, europea.

Tutti i settori manifatturieri italiani soffrono di politiche europee che sembrano dettate da un’ossessione mercatista volta a favorire i Paesi importatori e senza industria, concentrata solo sui diritti dei consumatori e non su quelli delle industrie e dei produttori, dimenticando che senza imprese e senza produttori anche i consumatori spariscono e vengono travolti dalla miseria.

Innumerevoli sono gli esempi che si possono fare su norme e regolamenti europei che ostacolano lo sviluppo e la crescita dell’industria manifatturiera: dai tempi estremamente più lunghi in Europa rispetto agli USA per le procedure antidumping, ai tempi al contrario più brevi in Europa rispetto agli USA sui brevetti farmaceutici (patent) con la conseguente più difficile finanziabilità della ricerca e sviluppo; dall’eccesso di normative ambientaliste sull’uso di materiali che danneggiano il comparto tessile e dell’abbigliamento e il legno arredo all’ossessione salutista e di imposizione su ciò che si può mangiare e bere e su cosa no, che paradossalmente mette nell’angolo vino e olio italiani ma consente cibi molto meno genuini; dalle norme, fortunatamente mitigate da una battaglia campale italiana, che  rischiano di distruggere la nostra industria del riciclo e del packaging, per finire con l’indifferenza  totale rispetto ai difficilissimi processi di transizione degli Hard to Abate.

C’è una comunanza di questioni di fondo che vanno affrontate in maniera coordinata, c’è la necessità di mettere a fattor comune informazioni e dati, di irrobustire la capacità di fronteggiare a Bruxelles il percorso legislativo, accompagnandolo con intensità e competenza fin dalla sua formazione; quando la norma è in bozza è già tardi, i giochi sono fatti.

C’è una necessità assoluta di dare una leadership manifatturiera all’industria italiana.

C’è in generale bisogno di cambiare la narrazione. Le imprese sono la soluzione del problema, non il problema. L’industria deve tornare al centro dell’agenda della Commissione Europea e delle politiche del Governo italiano perché senza industria l’Europa è finita, non solo economicamente, ma anche nelle sue istituzioni democratiche e sociali.

Oliver Röpke: “L’acqua è un problema urgente. Serve Blue Deal separato con fondo ad hoc”

L’acqua è una risorsa vitale, ma limitata e sempre più minacciata. Tanto che “non può più essere uno degli elementi del Green Deal”, ma deve avere una dignità a sé. Ne è fermamente convinto Oliver Röpke, presidente del Comitato economico e sociale europeo, intervistato da GEA a margine della Civil Society Week, in corso a Bruxelles.

Insediato da 10 mesi, Röpke promette di dare una sferzata al comitato, dal “potenziale enorme”, perché il momento non è semplice e serve la voce di tutti. Sono “shaky times”, ripete. L’impatto evidente dei cambiamenti climatici, dalla siccità alle alluvioni, non è l’unico a minacciare l’acqua. L’inquinamento dilaga, i consumi dell’industria diventano sempre più intensivi e le infrastrutture sempre più datate provocano uno spreco senza senso. Per questo, il cambiamento di scala deve essere a livello europeo. Perché , sottolinea Röpke, è “inaccettabile che nell’Ue ci siano persone che non hanno ancora accesso all’acqua e ai servizi igienici”.

Per proteggere le risorse d’acqua dolce e marine, l’Ue ha istituito dei quadri giuridici, ma molti degli obiettivi fissati non sono stati raggiunti. Guardando a un approccio globale, il Cese ha adottato una serie di pareri che affrontano la crisi idrica nelle diverse dimensioni, invitando le istituzioni europee a considerare l’acqua come una priorità strategica nel periodo di programmazione 2028-2034 e oltre, integrata in tutte le politiche dell’Ue.

Cosa cambierà con il Blue Deal?

“Ci sarà una politica completa e coerente, basata su principi guida e azioni concrete. Si tratta di anticipare le esigenze e di preservare e gestire adeguatamente le nostre risorse idriche comuni a breve, medio e lungo termine. L’Europa può trasformare le sfide legate all’acqua in nuove opportunità per lo sviluppo tecnologico, il progresso sociale, la creazione di nuovi posti di lavoro, le competenze e la crescita delle imprese, nel rispetto dell’ambiente. È tempo di unire le forze e trovare soluzioni comuni alla crisi sistemica dell’acqua. La nostra azione collettiva, sostenuta da una strategia idrica forte e ambiziosa a livello europeo, è l’unica garanzia per un futuro sostenibile”.

Gli investimenti necessari a realizzare tutte le infrastrutture saranno enormi, ha idea di un ammontare dei costi?

“Non parliamo di cifre, perché vogliamo iniziare dalle regole e dalla governance. Abbiamo bisogno di dati dai singoli Paesi, dati coordinati dall’Unione europea. E poi abbiamo bisogno di una strategia, di piani d’azione per gli investimenti per le infrastrutture. Ci sono già dei fondi che, ad esempio, arrivano dalla politica di coesione, ma vogliamo rendere tutto questo più coerente, con un Blue Transition Fund, come punto di accesso unico per gli investimenti sull’acqua e combinare investimenti pubblici con finanziamenti innovativi”.

In che modo i temi ambientali influenzeranno le elezioni di giugno, considerando che si fatica a trovare un punto di equilibrio tra sostenibilità ambientale e sociale?

“Si fatica davvero. Osserviamo una regressione, una nuova ostilità delle politiche per la transizione ambientale, anche purtroppo a livello della società civile. Questo è preoccupante perché non possiamo permettere che ci siano passi indietro sulla transizione ecologica. Dobbiamo assicurarci di raggiungere i target. Ma è anche vero che il Social Deal non è pienamente preso in considerazione. Non siamo sorpresi che ci sia una resistenza crescente”.

Aumento dei prezzi dell’energia, difficoltà nelle catene di approvvigionamento, cambiamenti climatici. Il mondo dell’agricoltura insorge e forse non è l’unico…

“Decisamente no. Gli agricoltori fanno più rumore, ma non sono gli unici a soffrire questi tempi difficili. La transizione ecologica è difficile anche per l’industria, gli investimenti nell’industria europea diminuiscono. E non dimentichiamo i cittadini, le persone comuni, i lavoratori, le famiglie che stanno soffrendo l’aumento del costo della vita. Abbiamo bisogno di investimenti o rischiamo che le transizioni ecologica e digitale falliscano”.

Ha annunciato un coinvolgimento maggiore dei giovani nel Cese, la loro voce rafforzerà anche la battaglia per l’ambiente?

“Sì, è sempre incoraggiante avere il punto di vista dei giovani. L’abbiamo visto in tante tavole rotonde sulla sostenibilità, ma anche ad alti livelli come la Cop28. I giovani sono i più preoccupati, perché sono coloro che nelle prossime decadi convivranno con le conseguenze peggiori del cambiamento climatico. La nostra idea è quella di creare corpo speciale all’interno del comitato, un gruppo di giovani, che proporremo come corpo permanente”.

agricoltura

A Bruxelles l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’

Si tiene oggi a Bruxelles, presso la Sala Félicien Cattier, Fondazione Universitaria, l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di GEA, Eunews e Fondazione art. 49. L’incontro si concentrerà sulla nuova Politica Agricola Comune e sugli investimenti del prossimo Mff sull’agricoltura e la sua sostenibilità; sulla prospettiva dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue; sul ruolo dell’industria agroalimentare nella tutela della salute e sulla promozione di stili di vita sani. Sarà possibile seguire il convegno in diretta streaming qui.

L’appuntamento è alle 9.30, con l’opening del direttore di Eunews Lorenzo Robustelli. A seguire, il primo panel si occuperà di ‘Pac e nuovo Mff: le risorse per l’agricoltura e la sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica’ e vedrà gli intervento di Paolo De Castro, eurodeputato, Comm. AGRI e INTA; Leonardo Pofferi, vice presidente Cogeca; Ettore Prandini, presidente di Coldiretti; Cristiano Fini, presidente di Cia; Cristina Tinelli, direttrice Relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura e Presidente del gruppo Sviluppo rurale di Copa-Cogeca; Carmen Naranjo Sanchez, Commissione Ue, Direttrice Risorse DG AGRI. Modererà il direttore di GEA, Vittorio Oreggia.

Il secondo panel, dal titolo ‘Il contributo della filiera agroalimentare a un sano stile di vita europeo’, vedrà gli interventi di Peter Schmidt, Cese, presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente; Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e Presidente di Eat Europe; Franco Ferroni, coordinatore della Coalizione #CambiamoAgricoltura. Modererà il direttore di Eunews, Lorenzo Robustelli.

Le conclusioni saranno affidate, intorno alle 12.15, al commissario europeo per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski

Agricoltura, la furia dei trattori devasta Bruxelles: la polizia risponde con i lacrimogeni

Alta tensione nel quartiere europeo a Bruxelles dove circa mille trattori hanno invaso da questa mattina, a partire dalle nove, decine di strade per manifestare ancora contro le politiche comunitarie, mentre al Consiglio Ue si riunivano i ministri europei dell’agricoltura. Sul tavolo del vertice le ultime misure di breve e medio termine che la Commissione europea ha proposto la scorsa settimana per ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori.

Nel corso della mattinata la polizia, in tenuta antisommossa, ha isolato le strade del quartiere europeo con barricate di filo spinato, facendo ricorso al getto d’acqua di idranti e gas lacrimogeni contro i manifestanti che lanciavano a loro volta uova, bottiglie di vetro e petardi contro il ‘muro’ di agenti. Nelle strade del quartiere europeo, tra Rue de la Loi e Chaussée d’etterbeek, i manifestanti hanno appiccato fuochi, alimentati da pneumatici, copertoni e cumuli di paglia a cui è stato dato fuoco. Chaussée d’Etterbeek, a poche decine di metri da dove erano riuniti i ministri, i dimostranti hanno cercato in più occasioni di sfondare la barricate minacciando ripetutamente di superare le barriere con i trattori.

 

 

Sotto le pressioni delle proteste, la presidenza belga alla guida dell’Ue e la Commissione europea hanno deciso di incontrare nel primo pomeriggio i rappresentanti dei giovani agricoltori del Belgio per ascoltare le loro preoccupazioni. Solo dopo la fine del Consiglio, intorno alle 16, la situazione ha iniziato a normalizzarsi, le stazioni metro più vicine alle istituzioni europee (Schuman e Maelbeek) sono state riaperte e anche il traffico in superficie è tornato alla normalità.

Mentre le proteste si stavano concentrando di fronte alle sedi del Consiglio e della Commissione, davanti al Parlamento europeo si è tenuto il presidio di Coldiretti. Da parte della Commissione europea “c’è stata un’apertura in termini di proposte“, “ma abbiamo la necessità di avere la certezza dei tempi rispetto all’attuazione degli stessi regolamenti modificati, in termini di semplificazione, di risorse economiche stanziate e nel senso di andare oltre quello che è il limite degli aiuti di Stato che fino a oggi abbiamo avuto, per poter intervenire nei confronti anche di tutte quelle filiere produttive che oggi hanno forti criticità”, ha riconosciuto il presidente, Ettore Prandini parlando anche della necessità di una revisione immediata della Pac. “E’ una politica agricola comune piena di cavilli e di burocrazia, piena di vincoli per le imprese agricole che in tanti casi, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese, non riescono ad avere attuazione rispetto a quello che è un utilizzo delle risorse per come storicamente era stata pensata nella politica agricola comune”.

Dello stesso avviso il ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ha ricordato come l’Italia abbia chiesto una revisione della Pac “che sia rapida. Noi chiediamo di sviluppare una produzione come elemento centrale, garantire il reddito delle imprese agricole perché senza reddito anche la passione non è sufficiente a continuare a svolgere questa attività e senza agricoltura non c’è possibilità di tenere insieme un patrimonio culturale di ricchezza che questo mondo rappresenta e che per l’Italia è vitale”. Per il ministro italiano l’attuale Pac, entrata in vigore a gennaio 2023 dopo due anni di periodo transitorio, “è stata scritta male, noi chiediamo delle modifiche sostanziali dove il reddito dell’agricoltore come manutentore del territorio sia tenuto in considerazione più di posizioni ideologiche”. Lollobrigida ha concluso sottolineando che “noi italiani abbiamo il dovere di sentirci corresponsabili delle scelte” dell’Ue “ma di influenzarle, non siamo una nazione di secondo piano ma una delle nazioni più importanti dell’agroalimentare”.

Proteste agricoltori a Bruxelles: mille trattori al davanti Parlamento Ue, blocchi e roghi

Sono iniziate giovedì mattina all’alba le proteste di agricoltori e associazioni di categoria fuori dal Parlamento europeo, mentre a Bruxelles si riuniscono oggi i capi di stato e governo in un Vertice europeo straordinario dedicato a sbloccare l’impasse sulla revisione del bilancio. Circa mille i trattori parcheggiati simbolicamente nel quartiere europeo di Bruxelles, per protestare contro politiche comunitarie troppo stringenti e l’aumento del prezzo del carburante.  Le autorità belghe finora hanno disposto quattro fermi amministrativi, secondo il sindaco della capitale belga, Philippe Close, che parlando ai microfoni di Rtl ha spiegato che gli agricoltori giunti in città “sono più del previsto: avevamo stimato 800 trattori, mentre sono 1300 con oltre duemila persone“. “Siamo riusciti a concentrare i trattori nel distretto Ue e allo stesso tempo si è potuto tenere il vertice“, ha evidenziato. Presente anche Coldiretti, che spiega a GEA di voler chiedere all’Ue “regole più congrue che ci permettano di lavorare in una maniera più stabile con costi minori e soprattutto essere più competitivi a livello produttivo”. Sottolinea ancora che Bruxelles sta “continuando a togliere sussidi di cui l’agricoltura necessita per la sussistenza, dal gasolio agricolo” all’obbligo “del 4% di terreno agricolo lasciato a riposo” previsto dalla Pac. “Non è un sistema che permette agli agricoltori di sostentare la propria azienda e la propria famiglia e quindi si allontana dalla terra”, spiega.

Proprio mercoledì la Commissione europea ha concesso la proroga di un anno alla deroga sugli obblighi del 4% dei terreni a riposo. “Le derogano per dodici mesi e poi si ricomincia tutto da capo. Vogliamo una politica solida che punti al futuro per noi ma anche per i consumatori perché comprate la nostra roba al supermercato”, ha aggiunto. “Avete visto le proteste degli agricoltori. Dobbiamo discuterne in seno al Consiglio europeo. Le preoccupazioni espresse dagli agricoltori sono in parte legittime“, ha dichiarato il primo ministro belga, Alexander De Croo, al suo arrivo al vertice straordinario a Bruxelles. “La transizione climatica è una delle principali priorità per le nostre società, dobbiamo garantire che gli agricoltori siano nostri partner in questo – ha aggiunto – Hanno già fatto molti sforzi. Dobbiamo assicurarci che ricevano un prezzo equo per i prodotti di qualità che producono. E che il peso amministrativo che grava su di loro resta sopportabile. Sono molto soddisfatto degli annunci fatti ieri dalla Commissione. Penso che ci vorrà più di un anno“.

Per Coldiretti, dal divieto delle insalate in busta e dei cestini di pomodoro all’arrivo nel piatto degli insetti, dal nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy al via libera alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, dal permesso alla vendita del prosek croato e agli altri falsi fino alla possibilità di importare grano dal Canada dove si coltiva con l’uso di glifosato secondo modalità vietate in Italia.

Intanto la Commissione europea sta lavorando con la presidenza belga a una proposta per ridurre gli oneri amministrativi per gli agricoltori, come ha annunciato la presidente Ursula von der Leyen in conferenza stampa al termine del Vertice europeo, precisando che la proposta arriverà prima del Consiglio agricoltura di febbraio. Da parte sua, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche lei a Bruxelles per il vertice, punta il dito contro i governi precedenti, visto che è “la leader politica di un partito che ha votato contro molte parti dell’agenda di sostenibilità”: “Avevamo avvertito di non trascurare la sostenibilità sociale. Quando dicevamo che non si poteva scambiare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità sociale ed economica, oggi lo vediamo riconosciuto“. E attacca: “Penso sia stato sbagliato molto” a livello Ue su agenda verde e agricoltura. “Serve un approccio diverso, non ideologico, ma il cambio di direzione può arrivare dopo elezioni” europee di inizio giugno.

Industria, aiuti di Stato e Ia. Le priorità Ue ad ‘How Can We Govern Europe?’

Dalla politica industriale agli aiuti di Stato, dall’intelligenza artificiale agli investimenti comuni. A pochi mesi dalle elezioni europee del giugno 2024, le priorità Ue in vista della prossima legislatura alle porte hanno aperto la decima edizione dell’evento ‘How Can We Govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di GEA ed Eunews a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio.

L’Europa deve essere cosciente che deve avere un’industria competitiva nel mondo, se partiamo da questo presupposto dobbiamo creare le condizioni per cui la transizione verde e digitale siano un successo”, è l’esortazione del direttore degli Affari europei di Confindustria, Matteo Borsani. Non solo “analisi di impatto serie” sul piano della legislazione comunitaria, ma soprattutto “mantenere un certo level playing field, il Mercato interno vive delle stesse condizioni di alleati e competitor”. E qui si entra nello spinoso tema degli aiuti di Stato. “Non possiamo affidarci solo agli aiuti di Stato per mantenere la competitività”, ha spiegato Borsani, a cui ha fatto eco l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini: “Il problema è quando vengono fornite risorse e si vincolano le modalità in cui quelle stesse risorse devono essere spese, l’aiuto non deve diventare il modo in cui si limita la possibilità di decisione interna”. E sul tema della competitività anche il collega di Fratelli d’Italia Raffaele Stancanelli ha messo in chiaro che durante la prossima legislatura bisognerà fare attenzione a “non scardinare la politica industriale europea per favorire Paesi come la Cina“.

Il futuro dell’Unione passerà però anche dalle decisioni del presente. Come dimostra il lavoro dei co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue condotto in parallelo all’evento. “Vediamo se il trilogo con il Consiglio sarà davvero quello decisivo, non è detto, ma siamo positivi e c’è moderato ottimismo”, ha spiegato in videoconferenza poco prima dell’avvio del negoziato inter-istituzionale il capo-delegazione del Partito Democratico e co-relatore per il Parlamento Europeo sull’Atto Ue sull’intelligenza artificiale, Brando Benifei. “Sulle questioni fondamentali il Regolamento è già stato concordato, ha un approccio con la base del rischio come principio di classificazione degli usi dell’Ia”, ma ci sono ancora “divergenze significative con il Consiglio su alcune questioni“. Il riferimento è agli “obblighi di verifica di sicurezza dei modelli più potenti”, come ChatGpt, per cui “le imprese devono essere sicure di non dover avere responsabilità su questioni di cui ora non possono essere pienamente coscienti”. A questo si aggiunge il tema delle “salvaguardie sugli usi di controllo e sorveglianza”, come telecamere a riconoscimento biometrico, polizia predittiva, riconoscimento emotivo ed eccezioni per uso di polizia: “Dobbiamo trovare un punto di incontro con Consiglio”, ha spiegato Benifei.

Inevitabile una riflessione a proposito delle priorità Ue sul fronte del supporto dell’Unione nei confronti dei Ventisette, e viceversa. Nel suo intervento il presidente emerito del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Luca Jahier, ha voluto richiamarsi all’esperienza di questi ultimi anni: “Con il Next Generation Eu abbiamo avuto la prova che procedere per punizioni e sanzioni produce meno risultati che procedere a premi e incentivi” e ora che “siamo a metà percorso” è dimostrato come “anche i Paesi più riottosi hanno implementato in modo sostanziale le riforme strutturali”. Di fronte a una “richiesta sempre più crescente all’Ue per supportare iniziative sulla transizione energetica, in politica etera o per l’allargamento” – come ha sottolineato con forza la direttrice di ricerca del Ceps (Center for European Policy Studies), Cinzia Alcidi – proprio Jahier ha fatto notare che “ha funzionato il meccanismo di legare gli investimenti strategici alle riforme“.

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A Bruxelles l’evento ‘HGE’: al centro sicurezza alimentare e transizione energetica

‘Nuove e vecchie sfide per l’Ue che si rinnova. Quali prospettive dopo il voto del 6-9 giugno?’: è il tema al centro dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di Eunews, GEA e Fondazione art. 49, che si terrà oggi pomeriggio a Bruxelles, presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Belgio. Protagonisti di primo piano della scena europea e nazionale si confronteranno sulle prove che la legislatura europea sarà chiamata ad affrontare dal 2024, dopo le elezioni del 6-9 giugno per il Parlamento e l’entrata in carica della nuova Commissione. Il dibattito si concentrerà sul nuovo Patto di Stabilità e di Crescita e sui temi della sicurezza alimentare ed energetica, nel quadro degli obiettivi della transizione ecologica, interrogandosi su come realizzarli sfruttandone tutte le potenzialità e limitandone le ricadute negative.

Tre i panel dell’evento che si aprirà alle 14.00 con un intervento del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il primo, alle 15, si occuperà delle priorità economiche, politiche e del ruolo internazionale dell’Unione nella nuova legislatura alle porte. Tra i relatori gli eurodeputati Brando Benifei, Laura Ferrara, Massimiliano Salini e Raffaele Stancanelli. Presenti anche il rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, Vincenzo Celeste, il presidente emerito del Cese Luca Jahier, il direttore Affari europei di Confindustria Matteo Borsani e la direttrice di ricerca Ceps Cinzia Alcidi. Segue, alle 16.30, la tavola rotonda dal titolo ‘Sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale: il nuovo quadro normativo Ue per garantire cibo di qualità nel rispetto della natura’. Intervengono gli eurodeputati Camilla Laureti e Herbert Dorfmann, il direttore generale DG Agri Mihail Dumitru, il policy coordinator Copa Cogeca Patrick Pagani e l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia. Il terzo panel sarà dedicato a ‘Sicurezza energetica: ridotta la dipendenza dalla Russia, l’Ue è in grado di puntare all’autonomia con fonti rinnovabili?’. Gli invitati sono le eurodeputate Patrizia Toia e Tiziana Beghin, il rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’Ue Stefano Verracchia, il direttore generale aggiunto DG Ener Matthew Baldwin, il presidente del Gruppo Iniziativa Italiana Alberto Mazzola e l’head of European Government Affairs Eni Luca Giansanti. Le conclusioni saranno affidate al direttore scientifico Asvis Enrico Giovannini.

Durante l’evento verrà inoltre presentata una nuova iniziativa editoriale europea. All’evento parteciperanno il sottosegretario con delega all’Editoria Alberto Barachini, il ceo di Withub Andrea Poli, il direttore di Public Policy Leopoldo Papi, il direttore di Agence Europe Lorenzo Riccardi, la direttrice Business development Italy di Afp Sabrina Rossi Montegrandi e il direttore di Total Eu Alessio Pisanò.