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In Inghilterra la ‘fabbrica’ del clima: sole o pioggia per testare efficienza energetica

Il termometro segna -16°C e una bufera di neve cade su due case di nuova costruzione. Queste condizioni, estreme per il nord dell’Inghilterra, sono artificiali, ricreate in un laboratorio che testa l’efficienza energetica degli edifici. Dalla sala di controllo di questo enorme hangar nero dall’aspetto futuristico in un campus universitario fuori Manchester, gli scienziati possono variare la temperatura da -20 a +40°C, generare neve, pioggia, vento o radiazioni solare. Questa ricerca consentirà agli accademici, ma anche alle aziende private del settore, che potranno affittare il laboratorio, di progettare le case del futuro, con prestazioni energetiche aumentate.

L’obiettivo, “è riuscire a riprodurre le condizioni meteorologiche di circa il 95% delle aree popolate del pianeta”, spiega il professor Will Swan, direttore dei laboratori Energy House dell’Università di Salford. L’imponente laboratorio, inaugurato a metà gennaio e composto da due locali separati, potrà testare tipologie abitative provenienti da tutto il mondo per “capire come renderle carbon neutral ed efficienti dal punto di vista energetico“.

Le prime due case da testare sono tipicamente britanniche, costruite da aziende con una presenza nel Regno Unito. Rimarranno in piedi da sei mesi a qualche anno e, una volta completati i test, saranno demolite. “Testiamo tutto. Porte, finestre, isolamento, materiali, persino sistemi di riscaldamento e condizionamento“, elenca Will Swan. I volontari andranno anche a vivere lì, in modo che lo studio sia il più vicino possibile alle condizioni reali. Se nella camera climatica le temperature sono gelide, all’interno di una delle case, costruite in collaborazione dal promotore immobiliare britannico Barratt e dal gruppo francese di materiali Saint-Gobain, c’è un tempore omogeneo. I mattoni sono decorativi e nascondono un telaio in pannelli di legno e isolamento.
Qui vengono testati diversi sistemi di riscaldamento. L’ingresso ha uno specchio riscaldato. Nel soggiorno, i battiscopa ospitano un circuito di acqua calda e una modanatura sul soffitto emette infrarossi, proprio come un pannello fissato alla parete. Secondo i costruttori, le prestazioni di questa casa permetterebbero di dividere per quattro la bolletta energetica rispetto ad un’equivalente abitazione tradizionale.

La vera novità è che qui la ricerca non dipende più dai capricci del cielo: “Possiamo testare le condizioni meteorologiche di un anno in una settimana“, sostiene Tom Cox, direttore tecnico e sviluppo di Saint-Gobain nel Regno Unito. “La velocità” di ottenere risultati ma anche “la capacità di isolare una specifica variabile meteorologica sono assolutamente determinanti”, assicura.

Pompa di calore, batterie, pannelli fotovoltaici sul tetto: la casa è rivestita di apparecchiature e un centinaio di sensori misurano con precisione temperatura e consumi energetici. Nella sala di controllo, gli scienziati hanno anche telecamere termiche. E la casa si controlla da smartphone, prosegue Cox: l’azienda sta testando “un sistema di gestione per gli edifici residenziali” integrato in un’unica interfaccia e che “può essere automatizzato a piacimento dell’occupante”.

L’obiettivo è anche quello di capire come fare a meno delle caldaie a gas, la modalità di riscaldamento più diffusa nel Paese. La costruzione del laboratorio Energy House 2.0, la più grande struttura civile di questo tipo al mondo, secondo l’Università di Salford, ha richiesto poco più di due anni. È costato circa 16 milioni di sterline (18,2 milioni di euro). Il progetto è stato finanziato in particolare dal Fondo europeo di sviluppo regionale: nonostante la Brexit, questi programmi dell’Ue continueranno a funzionare nel Regno Unito fino alla loro chiusura.

Clima, Twitter ripristina account vietati e sui social aumentano le fake news

Le notizie false sui cambiamenti climatici sono proliferate online nel 2022, a partire da Twitter dove, con l’acquisizione da parte di Elon Musk, sono stati ripristinati molti account vietati. “Ciò che ci ha davvero sorpreso quest’anno è stata la rinascita del linguaggio che ricorda gli anni ’80: frasi come ‘climate hoax’ e ‘climate scam’, che negano il fenomeno del cambiamento climatico“, ha affermato Jennie King, che lavora presso l’Institute for Strategic Dialogue (ISD), un think tank londinese.

Secondo i ricercatori, tra le false affermazioni più diffuse, quella secondo cui la CO2 non ha un ruolo nel cambiamento climatico o quella che vorrebbe che il riscaldamento globale non sia causato dall’attività umana, come ha illustrato la Climate Action Against Disinformation (CAAD), una coalizione di associazioni.

Un’analisi dei post su Twitter, condotta da due scienziati informatici della City University di Londra, ha contato 1,1 milioni di tweet o retweet utilizzando termini scettici sul clima nel 2022. Si tratta del doppio rispetto al 2021, secondo i ricercatori Max Falkenberg e Andrea Baronchelli, che hanno notato che la disinformazione sui cambiamenti climatici ha raggiunto il picco a dicembre, un mese dopo il vertice COP27 e l’acquisizione di Twitter da parte di Musk. Il gruppo americano Center For Countering Digital Hate (CCDH) ha puntato il dito proprio contro Musk, che ha ripristinato molti account Twitter bannati e aperto la possibilità di pagare per un account certificato. “La decisione di Elon Musk di aprire la sua piattaforma all’odio e alla disinformazione ha causato un’esplosione di disinformazione sul clima sulla piattaforma“, ha affermato Callum Hood, capo della ricerca presso il CCHR. Il miliardario americano aveva però allertato nell’agosto 2022 sui pericoli del riscaldamento globale, che aveva descritto come un “grande rischio“.

L’uso dell’hashtag #ClimateScam (truffa climatica) è esploso su Twitter dal luglio 2022, secondo le analisi dei ricercatori. Per settimane è stato addirittura il termine di ricerca più suggerito sul sito agli internauti che digitavano la parola ‘clima’. Un quarto di tutti i tweet scettici sul clima proviene da soli 10 account, tra cui il leader del partito populista di destra canadese Maxime Bernier e Paul Joseph Watson, editore del sito di teoria della cospirazione InfoWars.

Anche altri social network sono coinvolti nella ricerca. Su TikTok, le visualizzazioni di video che utilizzano hashtag associati alla negazione del cambiamento climatico sono aumentate di 4,9 milioni, secondo Advance Democracy (ADI). La ricerca di video spesso restituiva pubblicità di prodotti scettici sul clima.

Al contrario, su Facebook, ADI ha rilevato che il numero di tali post è diminuito rispetto al 2021. Nel suo rapporto, il CAAD specifica che i contenuti scettici sul clima sono regolarmente associati ad altre informazioni false, su brogli elettorali, vaccinazioni, pandemia di Covid, migrazioni… “Stiamo senza dubbio assistendo a un’espansione delle teorie del complotto. Il clima è il nuovo argomento di divisione nel dibattito delle idee“, sottolinea Jennie King, dell’ISD.

BEI

La Bei rilancia il green italiano: 5,52 miliardi nel 2022, aumento del 32%

Verde, bianca e rossa. Ma soprattutto verde. L’Italia preme sull’acceleratore del ‘green’, grazie al contributo europeo che arriva dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti, che nel 2022 aumenta del 32% i finanziamenti per investimenti in sostenibilità rispetto all’anno precedente. Un totale di 5,52 miliardi di euro garantiti a governo e sistema Paese solo per l’attuazione dell’agenda eco-compatibile dell’Unione europea. In altri termini, il 55% degli oltre 10 miliardi di euro complessivamente erogati per lo Stivale, è stato indirizzato per l’azione climatica.

Il rapporto annuale della Bei, contenente il resoconto dell’attività svolta nell’anno da poco passato, contiene tutta una serie di esempi di spesa virtuosa. Sul fronte dei trasporti la Bei ha fornito un prestito da 100 milioni di euro per consentire a Poste Italiane di sostituire la sua flotta tradizionale di veicoli a combustibili fossili con con veicoli a zero emissioni. Si stima che si potranno avere in circolazione fino a 4.150 veicoli elettrici per la consegna della posta nelle città e nelle periferie circostanti. Capitolo efficienza energetica: l’Italia si è aggiudicata un finanziamento da 150 milioni (forniti a Italgas) per migliorare le performance di 4.500 abitazioni, più un altro da 500 milioni (al ministero dell’Economia) per sostenere la ricostruzione di edifici danneggiati o demoliti dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, “con l’obiettivo di migliorare significativamente l’efficienza energetica e la sicurezza sismica dei nuovi immobili”.

Non finisce qui. Sempre il 2022 ha visto la firma della prima tranche da 500 milioni di euro dei 1,9 miliardi approvati dalla Bei per la costruzione del Tyrrhenian Link di Terna, progetto di collegamento sottomarino Sicilia-Sardegna-Italia peninsulare attraverso un doppio cavo lungo 970km e con 100MW di potenza, “contribuendo a migliorare la capacità di scambio elettrico, favorire lo sviluppo di rinnovabili e l’affidabilità della rete”. Non un caso. “Per contrastare la crisi energetica in atto, nel 2022 il Gruppo Bei ha aumentato significativamente i finanziamenti a favore della transizione ecologica in Italia”, spiega Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, presentando i risultati annuali. Questi investimenti “contribuiscono a produrre energia rinnovabile, garantire la sicurezza energetica, promuovere la mobilità sostenibile, e a decarbonizzare le nostre aziende”.

Il contributo per il green in Italia si inserisce in un’azione a più ampio raggio. Nel 2022 la Banca europea per gli investimenti (Bei) sostenuto la sicurezza energetica nell’Ue con finanziamenti complessivi per 17,06 miliardi di euro. Nello specifico, 6,71 miliardi di euro sono stati destinati a interventi di efficienza energetica, di cui 5,35 miliardi dedicati all’edilizia. L’istituto di credito di Lussemburgo ha inoltre finanziato progetti per sviluppo di energie rinnovabili per un totale di 5,53 miliardi di euro. Più in dettaglio, circa 1,46 miliardi di euro sono stati destinati nel settore dell’eolico (offshore e su terra), e poco più di 2,4 miliardi di euro per il solare fotovoltaico. Tutte decisioni che rispondono a uno stesso fine: l’azzeramento delle emissioni clima-alteranti. La Bei “non intende sostenere più progetti per i combustibili fossili e dedicherà il 50% dei propri investimenti in sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici entro il 2025”. Vero è che, numeri alla mano, i finanziamenti per la green economy e la sostenibilità “sono aumentati in modo significativo, raggiungendo i 36,5 miliardi di euro, pari al 58% del totale” erogato. “Complessivamente il gruppo sta rispettando le previsioni di raggiungere i 1000 miliardi di euro in finanziamenti verdi per la fine del decennio, avendo già sostenuto investimenti per 222 miliardi di euro negli ultimi due anni”.

Ma alle sfide già atto, quelle dei cambiamenti climatici, se ne pongono di nuove. Una su tutte: l’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden. “Nel momento in cui gli Stati Uniti varano il più vasto programma di sussidi verdi della storia, è imperativo che l’Ue continui il suo percorso per la sicurezza del pianeta e la competitività della nostra economia”, il monito di Werner Hoyer, presidente del gruppo Bei. Assicura che “la nostra banca farà la propria parte per finanziare l’innovazione domestica che porta alla neutralità” climatica e di emissioni, ed esorta i capi di Stato e di governo a non restare a guardare. Al contrario, “i leader dell’Ue devono produrre una risposta forte all’Inflation Reduction Act”. Ad ogni modo, “noi faremo parte di quello che sarà deciso. Occorre mobilitare il settore privato, e noi in questo possiamo giocare un ruolo importante”.

Innes FitzGerald

Atleta inglese 16enne rinuncia ai Mondiali in Australia: “Troppa Co2 per il viaggio in aereo”

Cara British Athletics, avere l’opportunità di gareggiare per la Gran Bretagna in Australia è un privilegio. Tuttavia, è con grande rammarico che devo rifiutare questa opportunità”. Si apre così una breve lettera, pubblicata da Athletics Weekly, con cui Innes FitzGerald, giovane promessa inglese della corsa di resistenza, comunica alla federazione atletica del suo Paese di non voler prendere parte ai campionati mondiali di corsa campestre che si svolgeranno in Australia. Il motivo? La “profonda preoccupazione” che l’impatto di un volo così lungo avrebbe sull’ambiente.

Avevo solo nove anni – scrive FitzGerald – quando è stato firmato l’accordo sul clima alla Cop21 di Parigi. Ora, a distanza di otto anni, le emissioni globali sono aumentate costantemente, avviandoci verso una catastrofe climatica. Sir David King, ex consulente scientifico capo del governo, ha dichiarato: ‘Quello che faremo, credo, nei prossimi tre o quattro anni determinerà il futuro dell’umanità’. La scienza è chiara. Una svolta è possibile solo grazie a un cambiamento trasformativo derivante da un’azione collettiva e personale”. Ecco perché “non mi sentirei mai a mio agio a volare sapendo che le persone potrebbero perdere i loro mezzi di sostentamento, le loro case e i loro cari. Il minimo che possa fare è esprimere la mia solidarietà a coloro che soffrono in prima linea a causa del collasso climatico. Arrivare a una decisione non è stato facile, ma non è paragonabile al dolore che proverei nel prendere il volo”.

Una decisione forte da parte della 16enne, che però non è nuova a questo genere di iniziativa. Aveva fatto notizia, infatti, la sua decisione di arrivare dalla sua casa di Exeter, nel Devon, fino a Torino per una gara pochi giorni fa utilizzando solo treno, bus e bicicletta, proprio per la sue riluttanza a prendere aerei. Per il viaggio, insieme alla sua famiglia, ha preso un pullman notturno per Lille prima di prendere un treno per Torino via Parigi. E per percorrere il tragitto fra le stazioni, circa 20 minuti, hanno utilizzato tutti solo biciclette pieghevoli. La mia famiglia è attenta all’ambiente quanto me“, ha detto l’atleta a Athletics Weekly. “Viviamo in una casa ‘passiva’ in una piccola azienda che coltiva frutta e verdura. Quindi mio padre era felice che non volassimo. L’aviazione è l’attività più energivora che possiamo svolgere e fa esplodere l’impronta di carbonio di una persona. Non voglio tutto questo sulla mia coscienza”.

Photo credits: Instagram @innes_fitzgerald

caldo record

Clima, studio: Città sempre più calde, in media +1,38°

Secondo un’analisi pubblicata da Callendar, nel 2022 le città di diversi Paesi europei hanno registrato temperature simili alle medie di città che si trovano oltre 400 chilometri più a sud. Callendar ha analizzato le temperature delle città dell’Europa occidentale (Francia, Spagna, Portogallo e Italia) dello scorso anno e le ha confrontate con le temperature normali del periodo 1991-2020. Il risultato è che queste città hanno registrato temperature medie di 1,38°C più calde del normale, simili a quelle che si registrano normalmente in luoghi situati 425 chilometri più a Sud. I dati, che possono essere visualizzati su una mappa, mostrano che in Francia, Lille (Nord) ha registrato temperature equivalenti a quelle normalmente registrate a Pau (Sud-Ovest), Cherbourg (Nord-Ovest) a quelle di Gijón (Spagna), Perpignan (Sud) a quelle della regione di Atene e Strasburgo (Est) a quelle di San Marino.

Ciò che questi confronti mostrano è la portata dell’anomalia che abbiamo avuto nel 2022 e anche il lavoro titanico che sarà necessario per adattare le città al cambiamento climatico“, sottolinea Thibault Laconde, amministratore delegato di Callendar, una società con sede nella regione di Parigi specializzata nella valutazione dei rischi climatici.

Le città sono costruite in base al loro clima storico e quando le temperature sono così anomale, non si può trasformare Perpignan in qualcosa di simile ad Atene da un giorno all’altro“, osserva. “Tutta l’architettura, l’urbanistica, le infrastrutture, persino le abitudini degli abitanti devono essere cambiate“.

Secondo l’ultimo rapporto annuale del programma europeo sui cambiamenti climatici Copernicus (C3S), pubblicato a gennaio, gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati nel mondo, superando di oltre un grado le temperature preindustriali. In Europa, il continente dove il riscaldamento osservato è più rapido, il 2022 è stato il “secondo anno più caldo”, ma i mesi estivi hanno stabilito un nuovo record per l’intero continente.

Idris Elba a Davos per l’Africa e contro il cambiamento climatico

La prima volta che Idris Elba ha partecipato a un incontro del World Economic Forum di Davos è stato nel 2014, come DJ a un party con la star dell’R&B Mary J. Blige. “Nel mio pubblico c’erano persone molto interessanti, ma non era niente in confronto a oggi“, racconta a Afp l’attore britannico. Questa volta, però, Elba è tornato a Davos con la moglie, la modella Sabrina Dhowre Elba, con una missione ben diversa, che l’attore definisce “una grande responsabilità“: convincere gli imprenditori occidentali che si possono fare affari con i piccoli agricoltori locali in Africa.

Le persone stanno ascoltando, i governi si stanno impegnando, ma non abbastanza. Per questo siamo qui a bussare alle porte e a dire a quante più persone possibile che dobbiamo impegnarci due, tre, quattro, cinque volte di più, perché ce n’è bisogno“, spiega Sabrina Dhowre Elba. “Il cambiamento climatico è alle porte dell’Africa. Sta già accadendo. Le persone devono adattarsi per sopravvivere“, insiste. Gli Elba sono Ambasciatori di buona volontà delle Nazioni Unite dal 2020 e collaborano con il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) in azioni legate alla sicurezza alimentare e al cambiamento climatico.

Credo che la prossima sfida sia quella di coinvolgere il settore privato“, afferma Idris Elba. Il presidente della Ifad, Alvaro Lario, che accompagna la coppia nella località sciistica svizzera, insiste sull’importanza di coinvolgere le imprese occidentali “non solo come sostegno o aiuto“, ma con veri e propri investimenti. “In realtà, ci sono opportunità di fare affari” nell’agricoltura, nella silvicoltura e nella pesca, che secondo lui è il secondo settore più promettente dopo la tecnologia. “Questo è il tipo di conversazione che vogliamo avere”.

L’impegno delle due celebrità a è valso loro un Crystal Award da parte del World Economic Forum, e intendono proseguire attraverso la propria fondazione (Elba Hope Foundation) creata alla fine dello scorso anno e finalizzata a sostenere iniziative legate alle stesse tematiche, ma anche rivolte alle donne e ai giovani. Lontano dai personaggi spesso spietati che ha interpretato nelle serie ‘The Wire’ o ‘Luther’, o nel film ‘Beasts of no Nation’, Idris Elba dice di essere motivato dalla “ingiustizia di avere metà del mondo che mangia e metà del mondo che non mangia. La metà del mondo che sta facendo danni enormi al nostro pianeta e l’altra metà che (…) sta morendo di fame e soffre di più per questi danni“. “Quando penso alla dialettica sul clima, e quando penso alle discussioni sul continente africano, mi sembra che ci stiamo dimenticando delle persone reali“, osserva anche la moglie. Ma i piccoli agricoltori hanno un ruolo cruciale “quando parliamo di sicurezza alimentare e anche di clima“. Perché le soluzioni basate sulla natura di cui tutti parlano, sono le persone stesse che le attuano: i conservatori del nostro pianeta.

Ursula von der Leyen

Von der Leyen annuncia a Davos il ‘NetZero Industry Act’: Piano per l’industria a zero emissioni

Per realizzare la transizione “senza creare nuove nuove dipendenze, abbiamo un piano industriale per il Green Deal, un piano per rendere l’Europa la patria della tecnologia pulita e l’innovazione industriale sulla strada del net-zero che coprirà quattro punti chiave: il contesto normativo, il finanziamento, le competenze e il commercio”. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sceglie il palco della 53esima edizione del World Economic Forum di Davos per annunciare il Piano industriale green dell’Ue, precisando che per creare un ambiente normativo adeguato per i settori cruciali per raggiungere le zero netto (come eolico, pompe di calore, solare, idrogeno pulito) Bruxelles presenterà un nuovo ‘NetZero Industry Act’ (una Legge per l’industria a zero emissioni) che – a detta di von der Leyen – identificherà obiettivi chiari per la tecnologia pulita europea entro il 2030. L’obiettivo sarà “concentrare gli investimenti su aspetti strategici e progetti lungo tutta la filiera”, in particolare “come semplificare e accelerare le autorizzazioni per nuovi siti di produzione clean tech“.

In parallelo, l’Ue penserà a “come velocizzare l’elaborazione di importanti progetti di comune interesse europeo nel settore delle tecnologie pulite, più facile da finanziare e di più facile accesso per le piccole imprese e per tutti gli Stati membri”. A quanto riferito da von der Leyen, il futuro ‘Net-ZeroIndustry Act’ andrà di pari passo con il ‘Critical Raw Materials Act’, la legge dell’Ue sulle materie prime critiche la Commissione dovrebbe presentare quest’anno. “Per le terre rare che sono vitali per le tecnologie chiave per la produzione – come la produzione di energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie – l’Europa oggi è dipendente per il 98% da un paese: la Cina”, ricorda von der Leyen. Quindi, “dobbiamo migliorare la raffinazione, lavorazione e riciclaggio delle materie prime qui in Europa”.

Per la presidente della Commissione Europea, Davos è anche l’occasione per sottolineare le preoccupazioni di Bruxelles per il piano contro l’inflazione Usa, l’Inflation Reduction Act (Ira), che prevede sussidi verdi per 369 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Biden in agosto. Perché “la tecnologia pulita è ora il settore di investimento in più rapida crescita in Europa”, ed è un bene che “altre grandi economie lo stiano intensificando”. Però, c’è un però. Perché da parte Ue restano “alcuni elementi del progetto dell’Ira che hanno sollevato un certo numero di preoccupazioni e per questo abbiamo lavorato con gli Stati Uniti per trovare soluzioni, ad esempio in modo che anche le aziende dell’Ue e le auto elettriche prodotte nell’Ue possano beneficiare” degli incentivi dell’Ira. Il nostro obiettivo – aggiunge von der Leyen – dovrebbe essere quello di “evitare interruzioni nel commercio e negli investimenti transatlantici”. Concorrenza e commercio sono “la chiave per accelerare la tecnologia pulita e la neutralità climatica”.

Il ciclone Thor incombe sull’Italia, temperature in picchiata

L’Europa si appresta a vivere una settimana tipicamente invernale. Aria polare si sta riversando su molti Stati e nel contempo il ciclone Thor dal Mare del Nord sta per fare il suo ingresso in Italia. non La giornata peggiore sarà proprio oggi. “Venti di tempesta da Libeccio – spiega Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it – sferzeranno con violenza le coste tirreniche, liguri e occidentali sarde provocando forti mareggiate e potenziali gravi danni alle strutture balneari”. Ma non sarà solo il vento il problema. Piogge battenti e sotto forma anche di nubifragio o temporale si abbatteranno su Toscana, Lazio, Sardegna e soprattutto sulla Campania. Il rischio idrogeologico sarà molto elevato tant’è che la protezione civile ha già diramato numerose allerte arancioni.

Pioverà diffusamente anche al Nord, specie su Lombardia, Liguria di levante e Nordest. Arriviamo quindi alla neve; nella giornata di martedì sarà diffusa al Nord fino a quote collinari e localmente potrebbe fare la sua comparsa anche in pianura, magari mista a pioggia in Lombardia ed Emilia. Altra neve scenderà sugli Appennini a partire dai 1000 metri di quota. E non è finita qui.
Nei giorni successivi il ciclone invernale Thor si muoverà dal Mar Ligure verso il Centro Italia per poi finire la sua corsa al Sud nel corso del weekend. Questo transito sul Paese farà abbassare sensibilmente le temperature che torneranno, dopo mesi e mesi di anormalità, sotto la media del periodo. Così il maltempo si concentrerà ancora sulle regioni tirreniche (mercoledì) e in Sardegna con altre piogge diffuse e nevicate però a partire dai 700 metri. Giovedì sarà ancora molto instabile con una comparsa nevosa possibile anche sulle pianure di Veneto, Lombardia ed Emilia, fino in collina in Toscana, Sardegna, Umbria.

Infine, da venerdì il ciclone Thor raggiungerà il Sud richiamando così venti gelidi dai quadranti nord-orientali. Se al Nord e sui versanti occidentali la pressione tornerà ad aumentare con il ritorno del sole, ma un clima ancora più freddo, sui settori adriatici centro-meridionali e al Sud il tempo sarà ancora molto instabile con la neve che potrebbe raggiungere addirittura le coste adriatiche.

Clima, triste record europeo: estate del 2022 la più calda di sempre

Il 2022 è stato l’anno dei record – in negativo – per il clima: il quinto anno più caldo di sempre e il secondo più caldo in Europa (in quest’ultimo caso, dopo il 2020). È quanto emerge dal rapporto ‘Global Climate Highlights 2022’ di Copernicus, il sistema di monitoraggio climatico europeo, in base al quale si evidenzia che negli scorsi 12 mesi si sono registrati “estremi climatici, con molti record di temperature elevate e concentrazioni di gas serra in aumento nell’atmosfera”. Ma all’Europa spettano anche altri privati: l’estate del Vecchio Continente è stata, infatti, la più calda di sempre. 

+1,2 °C RISPETTO AL PERIODO PREINDUSTRIALE. Dal rapporto, inoltre, si evince che gli anni 2015-2022 sono stati gli otto più caldi di sempre: sono infatti stati superati diversi record di temperatura elevata sia in Europa sia nel resto del mondo, mentre altri eventi estremi come siccità e inondazioni hanno colpito vaste regioni. La temperatura media annuale dello scorso anno è stata di 0,3°C superiore al periodo di riferimento 1991-2020, che equivale a circa 1,2°C in più rispetto al periodo 1850-1900. Questo fa del 2022 l’ottavo anno consecutivo di temperature superiori di oltre 1°C al livello preindustriale. Inoltre, ogni mese estivo boreale del 2022 è stato almeno il terzo più caldo a livello globale. Per il 2022, le temperature hanno superato di oltre 2°C la media del periodo di riferimento 1991-2020 in alcune parti della Siberia centro-settentrionale e lungo la Penisola Antartica. Le regioni che hanno registrato l’anno più caldo in assoluto includono gran parte dell’Europa occidentale, il Medio Oriente, l’Asia centrale e la Cina, la Corea del Sud, la Nuova Zelanda, l’Africa nord-occidentale e il Corno d’Africa.

I RECORD EUROPEI. L’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa, con un netto margine rispetto a quella del 2021. L’autunno dello scorso anno, invece, è stato il terzo più caldo mai registrato, battuto solo da quelli del 2020 e del 2006. Le temperature invernali del 2022, inoltre, sono state di circa 1°C superiori alla media, collocando quello dello scorso anno tra i dieci inverni più caldi.  Al contrario, le temperature primaverili dell’Europa nel suo complesso sono state appena inferiori alla media del periodo di riferimento 1991-2020. In termini di medie mensili, nove mesi sono stati superiori alla media, mentre tre – marzo, aprile e settembre – sono stati inferiori. Il continente ha registrato il secondo giugno più caldo mai registrato, con circa 1,6°C sopra la media, e il suo ottobre più caldo, con temperature di quasi 2°C sopra la media. in tutti i Paesi – a eccezione dell’Islanda – le temperature annuali sono state superiori alla media 1991-2020 e diversi Paesi dell’Europa occidentale e meridionale hanno registrato le temperature annuali più alte almeno dal 1950. “Il 2022 – spiega Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service – è stato un altro anno di estremi climatici in Europa e nel mondo. Questi eventi evidenziano che stiamo già sperimentando le conseguenze devastanti del riscaldamento climatico”. Per questo, dice, “per evitare le conseguenze peggiori, la società dovrà ridurre urgentemente le emissioni di anidride carbonica e adattarsi rapidamente ai cambiamenti climatici”.

AUMENTANO I GAS SERRA. Il rapporto, inoltre, evidenzia che i gas serra atmosferici, nel corso del 2022, hanno continuato ad aumentare. L’analisi preliminare dei dati satellitari mostra che le concentrazioni di anidride carbonica sono aumentate di circa 2,1 ppm, mentre il metano è aumentato di circa 12 ppb.  Il risultato è una media annuale per il 2022 di circa 417 ppm per l’anidride carbonica e 1894 ppb per il metano. Per entrambi i gas si tratta delle concentrazioni più elevate registrate dai satelliti e, includendo altri record, dei livelli più alti da oltre 2 milioni di anni per l’anidride carbonica e da oltre 800.000 anni per il metano. “I gas a effetto serra, tra cui l’anidride carbonica e il metano – spiega Vincent-Henri Peuch, direttore del Servizio di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus – sono i principali responsabili del cambiamento climatico e dalle nostre attività di monitoraggio possiamo constatare che le concentrazioni atmosferiche continuano ad aumentare senza segni di rallentamento”.

 

PAPA FRANCESCO

Clima, Papa Francesco: La cura della nostra casa comune richiede maggiore solidarietà

Clima, guerra, energia e alimentazione. Sono queste le priorità che Papa Francesco ha voluto sottolineare durante l’udienza al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Perché, secondo il Pontefice, uno degli ambiti in cui è “particolarmente urgente una maggiore solidarietà” è “la cura della nostra casa comune. Abbiamo costantemente davanti a noi gli effetti dei cambiamenti climatici e le gravi conseguenze che essi hanno sulla vita di intere popolazioni, sia per le devastazioni che talvolta producono, come accaduto in Pakistan nelle aree colpite dalle inondazioni, dove i focolai di malattie trasmesse dall’acqua stagnante continuano ad aumentare; sia in vaste aree dell’Oceano Pacifico, dove il riscaldamento globale provoca danni innumerevoli alla pesca, fondamento della vita quotidiana di intere popolazioni; sia in Somalia e nell’intero Corno d’Africa, dove la siccità sta causando una grave carestia; sia negli ultimi giorni negli Stati Uniti, dove le improvvise e intense gelate hanno provocato diversi morti”. E proprio in questa direzione nell’estate passata “la Santa Sede ha deciso di accedere alla Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, intendendo dare il proprio sostegno morale agli sforzi di tutti gli Stati per cooperare, in conformità con le loro responsabilità e rispettive capacità, a una risposta efficace e adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico. Si spera che i passi compiuti alla COP27, con l’adozione dello Sharm el-Sheikh Implementation Plan, anche se limitati, possano accrescere la presa di coscienza di tutta l’umanità verso una questione urgente che non può più essere elusa. Obiettivi incoraggianti sono stati, invece, concordati durante la recente Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (COP15), svoltasi a Montreal il mese scorso”.

Per Papa Francesco, appunto, “tanto bene si può fare insieme”, non solo sul contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche nella riduzione della povertà, nell’aiuto ai migranti, per favorire il disarmo nucleare e nell’offrire aiuto umanitario. Perché “oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti. L’esempio più vicino e recente è proprio la guerra in Ucraina, con il suo strascico di morte e distruzione; con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo”. “Non dimentichiamo poi – ha aggiunto – che la guerra colpisce particolarmente le persone più fragili – i bambini, gli anziani, i disabili – e lacera indelebilmente le famiglie. Non posso che rinnovare quest’oggi il mio appello a far cessare immediatamente questo conflitto insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente”.