Cina avvia indagine antisussidi su latte e formaggi provenienti dall’Ue

La Cina ha annunciato l’avvio di un’indagine su presunti sussidi concessi dall’Unione Europea ad alcuni prodotti lattiero-caseari, in mezzo alle tensioni con Bruxelles per le sovrattasse sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. “Il Ministero del Commercio ha deciso di aprire un’indagine antidumping su alcuni prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione Europea con effetto dal 21 agosto 2024”, ha dichiarato in una nota. L’indagine riguarda prodotti come il formaggio fresco, il latte cagliato e alcuni tipi di creme. La procedura riguarda una serie di sussidi concessi nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Ue.

Martedì l’Unione Europea ha confermato l’intenzione di imporre una sovrattassa di cinque anni sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, comprese quelle prodotte da Tesla, che ha una fabbrica a Shanghai. Bruxelles ritiene che i prezzi dei veicoli cinesi siano artificialmente bassi a causa di sussidi statali che distorcono il mercato e danneggiano la competitività dei produttori europei.
Queste sovrattasse, che possono raggiungere il 36%, sostituiranno le tasse provvisorie imposte all’inizio di luglio sui veicoli elettrici importati dalla Cina. Pechino critica questa decisione e negli ultimi mesi ha minacciato più volte ritorsioni.

L’indagine sui prodotti lattiero-caseari deve concludersi entro un anno, ma può essere prorogata di sei mesi, secondo il comunicato stampa del ministero. A gennaio Pechino aveva già annunciato che stava indagando su una presunta violazione della concorrenza riguardante gli alcolici, come il cognac, importati dall’Ue e in particolare dalla Francia, che aveva dato origine all’indagine di Bruxelles.
A giugno, inoltre, ha avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione Europea, principalmente prodotti in Spagna, Francia, Paesi Bassi e Danimarca.

La cinese Byd apre fabbrica in Turchia per non pagare dazi Ue su auto elettriche

Fatta la legge, trovato il modo per aggirarla. La scorsa settimana la Ue ha deciso dazi provvisori sui veicoli elettrici importati dalla Cina, colpendo Byd con un’ulteriore tassa del 17,4% in aggiunta all’attuale aliquota del 10%. E Byd decide di aprire uno stabilimento in Turchia, dal valore di un miliardo di dollari, per dribblare i dazi stessi. Sono infatti arrivate ulteriori conferme, dopo lo scoop di Bloomberg di venerdì, sul fatto che il primo produttore mondiale di veicoli elettrici installerà la sua fabbrica nella provincia di Manisa, vicino alla città costiera occidentale di Izmir. L’annuncio ufficiale è atteso a ore e a farlo sarà direttamente il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.

Per gli osservatori, l’installazione di una fabbrica Byd in Turchia consentirebbe alla casa automobilistica di accedere al mercato europeo eludendo le tasse sui veicoli elettrici cinesi. D’altro canto, l’unione doganale conclusa dalla Turchia con l’UE alla fine del 1995 ha aperto il mercato europeo alle automobili “made in Turkey“, facilitando l’esportazione del 70% della produzione locale verso l’Europa occidentale. Inoltre, la Turchia ha deciso a giugno di esentare gli investimenti cinesi nel suo territorio e di non tassare le importazioni di automobili di origine cinese, al fine di incoraggiare gli investimenti.

Secondo il consulente indipendente Levent Taylan, contattato da France Presse, lo Stato turco avrebbe gentilmente fornito a Byd un terreno inizialmente assegnato al produttore tedesco Volkswagen, che aveva progettato un vasto stabilimento prima di rinunciarvi. Con Byd “sarà un investimento per il mercato turco ma soprattutto per quello europeo, eludendo le tariffe doganali imposte sui veicoli di origine cinese”, ritiene Taylan, secondo il quale Byd arriverebbe in Turchia con “un potenziale di vendita” di circa 20-25.000 veicoli/anno sul mercato locale e di circa 50-75.000 per l’esportazione nell’Ue.

Una fabbrica con una capacità installata compresa tra 100 e 125.000 veicoli all’anno sarebbe un investimento ragionevole“, giudica questo buon conoscitore del mercato automobilistico turco sentito da Afp. Per fare un confronto, la fabbrica recentemente aperta in Thailandia da Byd ha una capacità produttiva di 150mila veicoli all’anno.

La mossa a tenaglia cinese sull’Europa segue la visita del presidente Xi Jinping aveva fatto in Europa, visitando la Francia ma soprattutto Serbia e Ungheria. L’8 maggio a Belgrado, insieme al presidente serbo Aleksandar Vucic, il leader cinese firmò 29 accordi volti a rafforzare la cooperazione legale, normativa ed economica. Inoltre, un significativo accordo di libero scambio, che è iniziato l’1° luglio, consentirà l’esportazione senza dazi del 95% dei prodotti serbi verso la Cina nei prossimi cinque-dieci anni. Il giorno dopo, a Budapest, è stata invece annunciata la firma di almeno 16 accordi con il governo ungherese guidato da Viktor Orban – ora in missione a Pechino -, nei settori delle infrastrutture ferroviarie e stradali, dell’energia nucleare e ovviamente dell’automobile. Infatti proprio Byd aveva annunciato a fine 2023 che costruirà la sua prima fabbrica automobilistica in Europa a Szeged in Ungheria. La nuova struttura del colosso cinese si concentrerà sulla produzione di veicoli elettrici e ibridi plug-in destinati al mercato europeo, promettendo di generare migliaia di posti di lavoro. Il governo ungherese supporterà l’impianto con sussidi, sebbene l’importo preciso sarà annunciato solo dopo l’approvazione della Commissione europea.

Negli ultimi cinque anni l’Ungheria ha attratto circa 20 miliardi di euro di investimenti legati ai veicoli elettrici, compreso un impianto di batterie da 7,3 miliardi di euro costruito da Contemporary Amperex Technology (Catl) a Debrecen. Byd, tra l’altro, già produce autobus elettrici con successo nella città ungherese di Komarom. E per il nuovo impianto a Szeged, Orban ha destinato finanziamenti significativi per migliorare le infrastrutture intorno al parco industriale. L’apertura nella città a sud del Paese consentirà al colosso di Shenzhen di evitare tariffe di importazione. In attesa della realizzazione della fabbrica, ecco allora l’investimento in Turchia, che vanta un know-how riconosciuto nel settore automobilistico con una rete di oltre 500mila subappaltatori avendo attirato dagli anni ’70 numerosi produttori come Fiat, Renault, Ford e Toyota.

Contromossa della Cina dopo dazi su auto elettriche: “Inchiesta anti dumping su importazione di carne suina europea”

La Cina ha annunciato lunedì di aver avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina e prodotti derivati dall’Unione Europea. Il ministero del Commercio “ha avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale e prodotti derivati dall’Unione Europea”, ha dichiarato in un comunicato.

L’annuncio arriva nel contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. La scorsa settimana l’Ue ha dichiarato che avrebbe imposto ulteriori dazi doganali sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi a partire dal mese prossimo, a seguito di un’indagine antisovvenzioni avviata nel settembre 2023. I veicoli prodotti nelle fabbriche cinesi sono stati finora tassati nell’Ue con un’aliquota del 10%. Bruxelles prevede di aggiungere dazi compensativi del 17,4% per il produttore cinese BYD, del 20% per Geely e del 38,1% per SAIC, al termine di quasi nove mesi di indagine.

Pechino ha immediatamente denunciato il “comportamento puramente protezionistico” degli europei, avvertendo che avrebbe preso “tutte le misure per difendere fermamente i suoi diritti legittimi”. A gennaio aveva già aperto un’indagine antidumping sui brandy europei, compreso il cognac francese. Avviata in seguito a un reclamo dei professionisti cinesi del settore alcolico, questa procedura è vista dagli osservatori anche come una misura di ritorsione nei confronti dell’indagine europea sui sussidi alle auto elettriche prodotte in Cina, ampiamente sostenuta dalla Francia.

Contestualmente, il Paese asiatico ha reagito con forza alla dichiarazione finale del G7, definendola “piena di arroganza, pregiudizi e bugie”. I leader riuniti a Borgo Egnazia hanno espresso la loro “preoccupazione per le politiche e le pratiche non di mercato” che stanno portando a “conseguenze globali, distorsioni del mercato e dannose sovraccapacità in un numero crescente di settori”. Il G7 ha inoltre esortato Pechino ad “astenersi da misure di controllo delle esportazioni, in particolare sui minerali critici, che potrebbero generare interruzioni significative nella catena di approvvigionamento globale”, dal momento che il Paese impone restrizioni alle esportazioni di minerali cruciali per settori come i veicoli elettrici e le telecomunicazioni.

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L’Ue conferma l’aumento dei dazi alle auto elettriche cinesi. Urso: “Restituire competitività al nostro sistema produttivo”

In mattinata l’anticipazione del Financial Times, secondo il quale la Commissione Europea aveva intenzione di applicare “provvisoriamente” dazi aggiuntivi fino al 25% sui veicoli elettrici cinesi importati a partire dal prossimo mese. Poi la conferma, ma con qualche sostanziale modifica, è arrivata proprio dalla Commissione, con le conclusioni provvisorie nell’ambito dell’indagine in corso sui sussidi cinesi alla produzione di veicoli a batteria elettrica. L’esecutivo Ue ha spiegato di aver concluso che la catena di valore dei veicoli elettrici a batteria (Bev) in Cina beneficia di sovvenzioni sleali che minacciano di arrecare un pregiudizio economico ai produttori di Bev dell’Ue. L’inchiesta ha anche esaminato le probabili conseguenze e l’impatto delle misure sugli importatori, gli utilizzatori e i consumatori di Bev nell’Ue e, sulla base dei risultati dell’inchiesta, “la Commissione ha stabilito in via provvisoria che è nell’interesse dell’Ue porre rimedio agli effetti delle pratiche commerciali sleali riscontrate, istituendo dazi compensativi provvisori sulle importazioni di Bev dalla Cina“.

I dazi individuali che la Commissione intende applicare ai tre produttori cinesi del campione saranno: BYD: 17,4%; Geely: 20%; e SAIC: 38,1%. Agli altri produttori cinesi di BEV che hanno collaborato all’inchiesta ma non sono stati inseriti nel campione sarà applicato il seguente dazio medio ponderato: 21%. Tutti gli altri produttori cinesi di Bev che non hanno collaborato all’inchiesta saranno soggetti al seguente dazio residuo: 38,1%. La Commissione europea ha comunicato alle parti interessate il livello dei dazi compensativi provvisori che intende imporre sulle importazioni di Bev dalla Cina e ha contattato le autorità cinesi per discutere di questi risultati e di possibili modi per risolvere la questione.

Secondo il vice presidente della Commissione per la Promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas, la “catena del valore dei veicoli a batterie elettriche in Cina beneficia di sussidi iniqui che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori dell’Ue di veicoli a batteria elettrica”. Lo scopo, precisa il vicepresidente Valdis Dombrovskis, “non è chiudere il mercato europeo ai veicoli elettrici cinesi, ma garantire che la concorrenza sia leale“.

Festeggia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Come fanno gli Stati Uniti, per rispondere alla sfida competitiva cinesi” servono “investimenti comuni sul sistema produttivo” anche in Europa. “Gli Usa hanno investito 3mila miliardi di dollari in due anni, noi dobbiamo fare altrettanto per restituire competitività al nostro sistema produttivo – aggiunge -. E con misure commerciali che tutelino il mercato europeo dalla concorrenza sleale. Quindi, saluto con soddisfazione l’annuncio che la Commissione Ue ha dato oggi, guarda caso dopo il voto europeo, sui dazi all’ingresso di auto elettriche cinesi in Europa, per tutelare la produzione europea“, consapevoli “che anche l’Italia ha la possibilità di riaffermare la propria industria automobilistica come uno dei settori trainanti dello sviluppo industriale, a cui non vogliamo assolutamente rinunciare“.

Contraria, ovviamente, la Cina, che definisce la decisione come “dannosa” per gli interessi europei, un “protezionismo” e una “scusa” per imporre sovrattasse. Scioccata la Camera di Commercio cinese presso l’Ue, che esprime “grave delusione e profonda insoddisfazione per questa misura commerciale protezionistica da parte della Commissione europea“. In particolare, la Camera di Commercio ritiene che la misura del dazio fino al 38,1% “pregiudicherà gravemente i diritti e gli interessi legittimi dei produttori di Bev e della relativa catena di fornitura in Cina” ed “esprime seria preoccupazione e timore che l’effetto di ricaduta presenterà sfide alle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Ue, nonché alle relazioni bilaterali“.

Studia la misura Stellantis, che “in quanto azienda globale, Stellantis crede nella concorrenza libera e leale in un ambiente commerciale mondiale e non sostiene misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo”. “In questo contesto – prosegue un portavoce -, Stellantis farà leva sui suoi vantaggi competitivi unici. In primo luogo, la sua joint venture 51/49 con Leapmotor, che detiene i diritti di produzione di Leapmotor al di fuori della Cina e che potrebbe beneficiare dell’impronta diversificata di Stellantis in Europa. In secondo luogo, la Citroën ë-C3 prodotta in Europa, il cui prezzo parte da 20.000 euro per un veicolo elettrico puro, in grado di competere con i prodotti cinesi. Stellantis è agile nell’adattarsi e nel trarre vantaggio da qualsiasi scenario e l’annuncio di oggi delle tariffe non scoraggerà la nostra strategia complessiva nei confronti di Leapmotor in Europa, poiché abbiamo tenuto conto di questo potenziale sviluppo“.

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Auto, chip, celle solari: raffica di dazi Usa anti-Cina. Biden: “Difendere lavoratori”

Io credo che l’Unione Europea dovrà muoversi necessariamente su una politica industriale astrattiva, che investa sulle imprese come stanno facendo gli Stati Uniti. L’Europa dovrà investire sulla produzione e la prossima Commissione dovrà basarsi sulle risorse comuni, un po’ come fatto sul modello del Pnrr. Gli Usa hanno annunciato dazi pari al 100% sulle auto elettriche cinesi. E’ inevitabile che l’Europa dovrà tutelare la produzione nazionale di fronte a fenomeni di concorrenza sleale“. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo a ‘Il giorno della verità’, ha commentato la raffica di dazi comunicati dalla Casa Bianca nei confronti di prodotti cinesi. Sui veicoli elettrici passano dal 25% al ​​100%, sulle batterie dei veicoli elettrici dal 7,5% al ​​25%, sulle celle solari dal 25% al ​​50%, mentre sull’acciaio e alluminio salgono da 0-7,5 per cento a 25%.

Come dice il presidente Biden – si legge in un comunicato della Casa Bianca – i lavoratori e le imprese americane possono battere chiunque, purché vi sia una concorrenza leale. Ma per troppo tempo il governo cinese ha utilizzato pratiche sleali e non di mercato. I trasferimenti forzati di tecnologia e il furto di proprietà intellettuale da parte della Cina hanno contribuito al suo controllo del 70, 80 e persino del 90% della produzione globale per gli input critici necessari per le nostre tecnologie, infrastrutture, energia e assistenza sanitaria, creando rischi inaccettabili per le catene di approvvigionamento americane e sicurezza economica. Inoltreprosegue la nota dell’amministrazione Bidenqueste stesse politiche e pratiche non di mercato contribuiscono alla crescente sovraccapacità della Cina e all’impennata delle esportazioni che minacciano di danneggiare in modo significativo i lavoratori, le imprese e le comunità americane“.

L’aliquota tariffaria sui semiconduttori aumenterà invece dal 25% al ​​50% entro il 2025. “Le politiche cinesi nel settore dei semiconduttori hanno portato a una crescita della quota di mercato e a una rapida espansione della capacità che rischia di escludere gli investimenti da parte delle aziende orientate al mercato. Nei prossimi tre-cinque anni, si prevede che la Cina rappresenterà quasi la metà di tutta la nuova capacità messa in rete per produrre alcuni wafer semiconduttori legacy. Durante la pandemia, le interruzioni della catena di approvvigionamento, compresi i chip legacy, hanno portato a picchi di prezzo in un’ampia varietà di prodotti, tra cui automobili, elettrodomestici e dispositivi medici, sottolineando i rischi di un’eccessiva dipendenza da alcuni mercati“, sottolinea il governo Usa. “Attraverso il CHIPS and Science Act, il presidente Biden sta investendo quasi 53 miliardi di dollari nella capacità produttiva americana di semiconduttori, nella ricerca, nell’innovazione e nella forza lavoro. Ciò contribuirà a contrastare decenni di disinvestimenti e delocalizzazione che hanno ridotto la capacità degli Stati Uniti di produrre semiconduttori a livello nazionale”.

Le misure anti-Cina non finiscono qui. L’aliquota tariffaria sulla grafite naturale e sui magneti permanenti aumenterà dallo zero al 25% nel 2026. Quella sulle gru da nave a terra crescerà dallo 0% al 25% nel 2024. Infine le aliquote tariffarie su siringhe e aghi saliranno dallo 0% al 50% nel 2024. Per alcuni dispositivi di protezione individuale (DPI), compresi alcuni respiratori e maschere facciali, le aliquote tariffarie balzeranno infine dallo 0–7,5% al ​​25% in 2024, mentre i dazi sui guanti medici e chirurgici in gomma aumenteranno dal 7,5% al ​​25% nel 2026.

La replica cinese non si è fatta attendere su 18 miliardi di dollari di importazioni di veicoli elettrici cinesi e una serie di altri prodotti. Pechino “si oppone fermamente” alle nuove tariffe, ha affermato in una nota il ministero del Commercio del Paese. “L’aumento da parte degli Stati Uniti contraddice l’impegno del presidente Biden di ‘non cercare di sopprimere e contenere lo sviluppo della Cina’ e di ‘non cercare di disaccoppiare e rompere i legami con la Cina”, si legge. “Questa azione avrà un grave impatto sull’atmosfera della cooperazione bilaterale”.

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