Pnrr, Italia prima a chiedere quinta rata entro fine anno

I 52 obiettivi della quinta rata del Pnrr sono verificati. L’Italia, prima tra gli Stati membri, presenterà alla Commissione europea la richiesta di pagamento per i 10,5 miliardi di euro previsti. Intanto, a giorni arriveranno i 16,5 miliardi di euro della quarta rata, che faranno salire complessivamente la quota già incassata a circa 102 miliardi di euro, più della metà dell’intero Piano.

Un altro obiettivo estremamente importante“, rivendica Giorgia Meloni dopo la cabina di regia. Un “grande risultato“, ribadisce, che “testimonia ancora una volta lo straordinario lavoro portato avanti in questi mesi“. Tra gli obiettivi previsti nella quinta rata ci sono l’aggiudicazione degli appalti del settore idrico, l’elettrificazione della linea ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta Ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. In tema di ambiente sono previsti interventi per il potenziamento delle condotte, della depurazione e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti.

La Cabina di regia di oggi permetterà al Governo di dare seguito alla richiesta di pagamento entro fine anno, per, spiega il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, “proseguire nell’azione di sostegno alla crescita economica e per raggiungere, con i nuovi investimenti inseriti nel piano, gli obiettivi del potenziamento della competitività industriale, della transizione verso energie pulite e dell’indipendenza energetica dell’Italia”.

Le risorse e le opere programmate dal Piano, assicura Fitto, sono “salvaguardate“: andranno a implementare le riforme e ad alimentare nuovi investimenti strategici per “la crescita strutturale dell’Italia“, commenta il ministro. L’anno di lavoro sul Pnrr è stato “positivo“, osserva, e la collaborazione con la Commissione europea “costruttiva“. Il macro obiettivo è “mettere concretamente a terra i progetti, per dare una risposta tangibile, in termini di efficienza ed efficacia dell’azione governativa, alle legittime aspettative delle imprese e degli italiani“.

Sotto la guida del presidente Giorgia Meloni e del ministro Raffaele Fitto il governo – scrive sui social la ministra delle Riforme, Elisabetta Casellatiha lavorato compatto, smentendo ancora una volta i detrattori con risultati concreti“.

Pnrr, l’Italia incassa la terza rata. Meloni: La nazione torna a credere in sé

La Commissione europea eroga all’Italia la terza rata da 18,5 miliardi di euro prevista dal Pnrr. Per la premier Giorgia Meloni è la dimostrazione di un “lavoro proficuo” con la Commissione che, fa sapere, “ci porta oggi a discutere per una valutazione positiva sulla quarta rata e sulla revisione complessiva del piano, compreso il capitolo Repower Eu“.

Al termine di un percorso a ostacoli, la presidente del Consiglio si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “E’ la dimostrazione di come l’Italia e il governo abbino affrontato la questione con estrema serietà e auspichiamo che, per il futuro, anche anche quelli che ci credevano poco imparino a credere nelle capacità che questa nazione ha, soprattutto se si lavora tutti nella stessa direzione, di raggiungere tutti i propri obiettivi“, dice in un video postato sui social.

La valutazione della Commissione sul raggiungimento dei 54 obiettivi e traguardi previsti dal Piano è dunque positiva ed è stata confermata dagli Stati membri nel Comitato Economico e Finanziario e nel successivo Comitato Rrf.

Il pagamento della terza rata è la prova dei grandi progressi fatti nell’attuazione del Pnrr“, rivendica il Ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto.

Con questo pagamento, l’Italia riceve 85,4 miliardi di euro, corrispondenti a più del 44% del totale del Pnrr. Anche Fitto parla di una “stretta e fruttuosa collaborazione con la Commissione europea” e del risultato di un lavoro “molto impegnativo” per raggiungere obiettivi complessi relativi a riforme nei settori della concorrenza, della giustizia, dell’amministrazione pubblica e fiscale, dell’istruzione, del mercato del lavoro e del sistema sanitario. Il pagamento riguarda anche investimenti per promuovere la transizione digitale e verde e a sostenere la ricerca, l’innovazione e l’istruzione.
“Il lavoro sul Pnrr ora – assicura il ministro – continua senza sosta per ottenere la valutazione positiva sulla richiesta di pagamento della quarta rata e sulla revisione del Piano, incluso il nuovo capitolo REPowerEU”.

Domani Fitto presiederà a Palazzo Chigi una nuova cabina di regia con sei sessioni di lavoro per la rimodulazione del Piano, il monitoraggio degli obiettivi della quinta rata e la verifica sul conseguimento degli obiettivi della quarta rata, che segue la richiesta di pagamento di 16,5 miliardi, inviata lo scorso 22 settembre alla Commissione europea.

Consiglio Ue approva modifiche al Pnrr italiano. Fitto: “Frutto della collaborazione con Bruxelles”

Il Consiglio europeo ha approvato le modifiche al Pnrr italiano, che riguardano 10 obiettivi dei 27 originariamente associati alla quarta rata del Piano, tra cui gli incentivi all’efficienza energetica nell’ambito del cosiddetto Superbonus, l’aumento delle strutture per l’infanzia, lo sviluppo dell’industria spaziale e cinematografica e il trasporto sostenibile. A questi si è aggiunto un ulteriore traguardo relativo al potenziamento dell’offerta di alloggi per gli studenti universitari.

La richiesta di modifica era stata avanzata dal nostro Paese lo scorso 11 luglio, perché il piano risultava “parzialmente non più realizzabile”. La decisione del Consiglio europeo si basa sulla valutazione della Commissione secondo cui le modifiche proposte “sono giustificate e non incidono sulla pertinenza, l’efficacia, l’efficienza e la coerenza del suo piano di ripresa e resilienza”. Il costo totale stimato del Pnrr modificato rimane invariato, pari a 191,5 miliardi di euro, di cui 68,8 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti.

Il via libera, spiega da Bruxelles il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, “è un risultato positivo”, frutto di “un’intensa e proficua collaborazione” tra il Governo e la Commissione europea e “consentirà all’Italia di presentare la relativa richiesta di pagamento ed avviare la procedura per l’esborso dei 16,5 miliardi di euro previsti per la quarta rata del Pnrr”. Secondo Fitto “la decisione odierna del Consiglio dell’Unione europea è la migliore prova che l’Italia può gestire in maniera efficiente le risorse europee, per dare impulso all’attuazione del Piano e rilanciare crescita, produttività e occupazione nel nostro Paese”.

Bruxelles, però, lancia l‘allarme ritardi. Anche se l’attuazione del Pnrr italiano è in corso – spiega nell’annesso al report annuale 2023 sul Recovery and Resilience Facility – restano alcune criticità. “L’Italia ha presentato tre richieste di pagamento – spiega la Commissione – che corrispondono a 151 tappe e obiettivi del piano e che comportano un esborso complessivo di 42 miliardi di euro”, riferito alle prime due richieste di pagamento presentate. Il 30 dicembre 2022 il nostro Paese aveva presentato la terza richiesta di pagamento, la cui valutazione preliminare è stata approvata dalla Commissione il 28 luglio 2023: “Procedere rapidamente con l’attuazione del piano e la negoziazione della sua modifica è essenziale a causa della natura temporanea dell’Rrf in vigore fino al 2026”.

Il Recovery and Resilience Facility “finanzierà 191,6 miliardi di euro di investimenti in Italia nel periodo 2022-2026 (10,7% del Pil)” e il piano italiano “iniziale (e ancora attuale) consiste in 132 investimenti e 58 riforme”. L’Italia “è il maggior beneficiario in termini assoluti”, ricorda la Commissione.

E di ritardi ha parlato anche Monica Pratesi, direttrice del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, in audizione davanti alle commissioni Bilancio congiunte sullo stato di attuazione del Pnrr. “Particolarmente complessa – spiega – è la valutazione degli ostacoli o dei fattori che hanno rallentato l’adozione delle misure Pnrr da parte della pubblica amministrazione a livello centrale e territoriale. A questo proposito, nell’ambito del Censimento delle istituzioni pubbliche, la cui raccolta dati è in corso di completamento (terminerà il prossimo 20 ottobre), sono stati inseriti, d’intesa con altri stakeholders istituzionali, una serie di quesiti finalizzati a rilevare il grado di conoscenza delle opportunità offerte dal Pnrr, le competenze tecnico-giuridiche disponibili interamente o esternamente all’amministrazione pubblica per la progettazione degli interventi, nonché i principali ostacoli riscontrati nel processo di adesione e implementazione dei progetti Pnrr. Si tratta di informazioni che saranno rese disponibili nei prossimi mesi”. 

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Pnrr, luce verde dal Comitato economico alla terza rata. Fitto: “Passo importante”

Un passo in avanti importante. Così il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, saluta il parere positivo che il Comitato economico finanziario del Consiglio dell’Ue ha dato oggi via libera all’erogazione della terza rata del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano, pari a 18,5 miliardi di euro. “Prendiamo atto con soddisfazione del parere positivo espresso oggi dal Comitato economico e finanziario europeo sull’erogazione della terza rata. Un altro passo avanti importante”, ha scritto Fitto su X.

Un passo avanti importante, ma ancora non quello definitivo per la terza erogazione dei finanziamenti all’Italia per la ripresa economica dalla pandemia, e non solo. Lo scorso 28 luglio la Commissione europea aveva giudicato positivamente la “valutazione preliminare” della richiesta dell’Italia al pagamento della terza rata del Pnrr, in particolare sui 54 traguardi e obiettivi legati all’erogazione dei 18,5 miliardi di euro. Dopo l’ok preliminare di Palazzo Berlaymont di fine luglio, il dossier era passato dunque al vaglio del Comitato economico e finanziario, che ha avuto a disposizione quattro settimane di tempo per pronunciarsi sul parere preliminare della Commissione.

Il Comitato è un organo consultivo in seno al Consiglio Ue e promuove il coordinamento delle politiche degli Stati membri necessarie al funzionamento del mercato interno, esprimendo pareri su richiesta del Consiglio o della Commissione europea. Visto il via libera, ora la Commissione Ue potrà adottare la decisione di pagamento vero e proprio e sbloccare 18,5 miliardi di euro al Paese. Sui tempi per l’esborso tutto tace per il momento da Bruxelles, anche se è improbabile che arrivino prima della fine del mese.

Il Pnrr italiano prevede 132 investimenti e 58 riforme, che saranno sostenuti da 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro di prestiti da parte di Bruxelles. La prima rata da 21 miliardi di euro è stata ricevuta ad aprile 2022 e la seconda tranche, sempre da 21 miliardi, a settembre dello scorso anno. Ora il governo di Meloni, con mesi di ritardo sulla tabella di marcia e mesi di trattative con la Commissione, ha sbloccato la situazione ottenendo il via libera alla terza tranche da quasi 19 miliardi.

L’incomprensione con Bruxelles sulla terza rata riguardava l’obiettivo di costruire 7.500 nuovi alloggi per gli studenti, contestato a Bruxelles perché parte delle risorse sarebbero state usate dal governo per strutture che già sono di fatto studentati. Infine, il governo ha negoziato con Bruxelles per eliminare l’obiettivo da quelli necessari per ottenere la terza rata. L’intesa si è trovata, ma in cambio il governo italiano ha dovuto spostare circa 519mila euro previsti dalla terza rata (che è passata da 19 a 18,5 miliardi di euro) alla quarta rata che arriverà così a 16,5 miliardi di euro.

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Pnrr, ok a rimodulazione e RePower. Fuori dal Piano 16 miliardi

Una rimodulazione che prevede il definanziamento di alcuni progetti e lo spostamento dei fondi su misure che andranno a implementare il RePowerEu. Le modifiche al Pnrr approvate dalla cabina di regia ridisegnano il piano, spostando al di fuori del perimetro alcuni interventi su cui sono emerse criticità tali da impedire che possano essere realizzati entro la scadenza del 2026, tra cui quelli sul dissesto idrogeologico. Scelta che ha scatenato forti polemiche nelle opposizioni, nonostante il ministro Raffaele Fitto abbia annunciato, pubblicamente, che “non stiamo eliminando nulla“, perché saranno finanziati con altri fondi. Citando il caso degli asili nido, per i quali sono previsti 900 milioni di euro per indire un nuovo bando.

Entrando nel dettaglio, la proposta di definanziamento riguarda 9 misure per un totale di oltre 15,8 miliardi di euro. Tre di queste hanno come centrale di riferimento il ministero dell’Interno: “Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni” per 6 miliardi; “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” per 3,3 miliardi; “Piani urbani integrati – progetti generali” per oltre 2,4 miliardi. Quattro interventi sono in capo al Mase: “Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico” per oltre 1,2 miliardi; “Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate” per 1 miliardo; “Promozione impianti innovativi (incluso offshore)” per 675 milioni; “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano” per 110 milioni. Infine, due misure sono del dipartimento delle Politiche di coesione: “Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità” per oltre 724 milioni; “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie” per 300 milioni.

Ci vuole davvero coraggio a eliminare dal Pnrr più della metà dei fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico e tagliare progetti per le infrastrutture ferroviarie. È un insulto a un Paese sconvolto dagli eventi di questi giorni“, tuonano i capigruppo del Pd, Chiara Braga e Francesco Boccia. “Il governo dei ‘no’ cancella 15,9 mld per l’emergenza climatica“, commenta il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. Mentre il M5S chiede che le modifiche al Piano passino dal Parlamento prima di essere inviate in Europa. Per quanto riguarda, invece, il RePower, con la rimodulazione, sale complessivamente a 19 miliardi di euro. Il piano italiano è organizzato su tre misure di investimento (Reti dell’energia; Transizione verde ed efficientamento energetico; Filiere industriali strategiche) e sei riforme (Riduzione costi connessione alle reti del gas per la produzione di biometano; Power Purchasing Agreement (Ppa), contratti innovativi per garantire remunerazione stabile a chi investe nelle fonti rinnovabili; Green skills, settore privato, formazione delle risorse umane attualmente impiegate nell’industria tradizionale; Green skills, settore pubblico, formazione specialistica dei dipendenti della Pa; Road map, percorso per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; Testo unico circa la legislazione relativa alle autorizzazioni per le fonti rinnovabili).

Bruxelles, intanto, accoglie “con favore l’accordo raggiunto” oggi “nella cabina di regia italiana sul documento che delinea la revisione del Pnrr, compreso il nuovo capitolo RePowerEu“, dichiara a GEA un portavoce della Commissione europea. Un passaggio sottolineato anche dalla nota del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto: “Evidentemente anche in Ue è stato colto l’impegno del nostro governo per utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili, evitando di creare condizioni che avrebbero reso impossibili gli investimenti entro giugno 2026“. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy è soddisfatto per il via libera a quattro misure, evocate dalle parti sociali e produttive del Paese: Transizione 5.0, Nuova Sabatini green, Supporto alla transizione ecologica e alle filiere strategiche Net Zero. Per Adolfo Ursocosì rilanciamo investimenti e innovazione. Mettiamo il turbo alle nostre imprese. Questa è politica industriale“.

Non reagiscono con lo stesso entusiasmo, invece, gli enti locali. “Abbiamo appreso che, nell’ambito della rimodulazione dei finanziamenti, si propone di spostare sul programma RePowerEu 13 miliardi di euro di fondi Pnrr che erano stati assegnati ai Comuni“, sottolinea il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che chiede all’esecutivo “garanzie immediate sul finanziamento di queste opere” per le quali “andranno trovate altre fonti di finanziamento“. Anche le Province chiedono rassicurazioni, oltre a un “pieno coinvolgimento” nella definizione del capitolo aggiuntivo dedicato all’energia.

Sbloccata terza rata Pnrr. Governo: Tutti i 35 miliardi nel 2023

L’accordo c’è. Il governo raggiunge l’intesa con la Commissione europea per lo sblocco della terza rata del Pnrr: l’obiettivo quantitativo dei 7.500 posti letto per studenti universitari, che dovevano essere aggiunti a quelli esistenti entro la fine del 2022, diventa un target qualitativo. In questo modo, sarà soltanto necessario che siano avviate le procedure per creare complessivamente 60mila posti letto universitari in più entro la fine del 2026. In più, l’obiettivo diventa una milestone della quarta rata.

Le modifiche “non avranno alcun impatto sull’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia riceverà nel 2023 con la terza e la quarta rata“, assicura Palazzo Chigi. Parliamo, complessivamente, di 35 miliardi di euro.

La terza rata prevede quindi ora 54 obiettivi per 18,5 miliardi di euro invece che 55 obiettivi per 19 miliardi, mentre la quarta avrà 28 obiettivi per 16,5 miliardi invece dei precedenti 27 per 16 miliardi. Slittano 500 mila euro, ma il totale dei 35 miliardi previsto nel 2023 resta invariato e sarà incassato per intero.

Con la decisione della Cabina di Regia, il Governo potrà quindi presentare formalmente la proposta di modifica della quarta rata alla Commissione europea. La proposta sarà esaminata dalla Commissione, poi dal Consiglio dell’Unione europea insieme alle altre 10 proposte di modifica della quarta rata già esaminate dalla Cabina di Regia e presentate l’11 luglio.

Un lavoro di cesello durato mesi, una “sfida di particolare complessità“, confessano fonti di governo, perché la terza rata, rispetto alle due precedenti, prevedeva non solo un maggiore numero di obiettivi da raggiungere ma, soprattutto, un sensibile aumento dei target quantitativi “sui quali, quando i numeri sono elevati, la Commissione svolge attività di sampling“, puntualizzano le fonti.

In particolare, mentre la prima rata prevedeva 51 obiettivi, la seconda rata ne prevedeva 45, la terza 55 di cui 39 milestone e 16 target.

La terza rata, inoltre, includeva alcune riforme “particolarmente complesse“. La principale ha riguardato la legge concorrenza, considerata “tra le più complesse e articolate sia del Pnrr nazionale sia di tutte le riforme previste dai Piani nazionali di ripresa e resilienza nell’Unione europea, coinvolgendo numerosi settori (dai servizi pubblici locali alle concessioni portuali, dalla vigilanza sui prodotti immessi nel mercato a energia elettrica e gas)“, trapela da Palazzo Chigi.

A fronte di queste sfide, chi ha lavorato rivendica un “intenso lavoro di completamento della fase attuativa, in costante contatto con gli uffici della Commissione europea. Tale attività è stata accompagnata da quella rendicontazione funzionale ai controlli da parte della Commissione“.

Pnrr, Fitto a commissioni: “Chiariremo punto per punto. Parlamento discuterà revisione”

In Parlamento si chiarirà “punto per punto” tutto quello che il governo sta facendo per risolvere i problemi che avrebbero portato alla non erogazione della terza rata. In audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato, Raffaele Fitto inizia a tranquillizzare i parlamentari, che incontrerà nelle Aule l’1 agosto per riferire sulla terza relazione semestrale del Pnrr. I nodi restano quelli dell’erogazione della terza rata e dei ritardi sulla quarta. Problemi che il ministro declassa come polemiche. Rispetto alla data del 30 giugno, fissata come termine per presentare i progetti per richiedere la quarta rata, “voglio ribadire che non abbiamo delle scadenze da regolamento, ma degli impegni. Si trattava di un termine indicativo. Ecco perché abbiamo modificato alcuni obiettivi, d’accordo con la Commissione europea“, spiega. Sulla terza, le lungaggini sarebbero dovute alla fase di verifica fisica, che non era prevista per le prime due rate: “Siamo entrati in una fase diversa, si modifica l’approccio“, afferma Fitto.

Della revisione del Piano, a ogni modo, il Parlamento “certamente discuterà, con modalità anche più ampie di quanto non sia stato fatto sull’intera approvazione del Pnrr“, è l’affondo del ministro, che rivendica un confronto molto più assiduo con le Camere rispetto ai governi Conte e Draghi. A breve, si presenterà la revisione con il capitolo del RepowerEu, con una “proposta concreta” discussa nelle commissioni e nell’Aula, che pone due priorità: “Quella relativa all’infrastrutturazione per migliorare la capacità energetica del Paese e il tema del rafforzamento dell’efficientamento energetico per imprese e famiglie“.

Intanto, si conclude a Palazzo Chigi la due-giorni di cabina di regia. Dopo essersi confrontato con le associazioni datoriali e del mondo agricolo, Fitto incontra i sindacati confederali. Le sigle però si spaccano. Mentre Cisl giudica positiva la volontà del governo di proseguire sulla via del confronto, Cgil e Uil si dicono deluse. “Un metodo di confronto occasionale, estemporaneo, senza elementi di merito precisi per esprimere una valutazione compiuta. A queste condizioni, non possiamo parlare di governance partecipata, prevista dalla legge e dai regolamenti europei, che dovrebbe garantire un dialogo preventivo con le parti sociali”, scandisce il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, che si dice “fortemente preoccupato per i ritardi accumulati e per la condizione di stallo e di incertezza rispetto sia all’implementazione, sia all’ipotetica rimodulazione dei contenuti del piano”. “Ci hanno detto che ci manderanno dei documenti dove forse capiremo come intendono modificare il piano nazionale e 14 su 27 obiettivi della rata numero 4. Ad oggi capiamo che sono ancora in una situazione di sistemazione“, fa eco la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese. Dagli asili nido alle infrastrutture chiede chiarezza. “Se poi questa chiarezza ci sarà nei documenti che ci manderanno, lo vedremo. Ad oggi non c’è“, ribadisce. Di tutt’altro avviso la Cisl, che parla di una riunione positiva: “Abbiamo segnalato gli elementi, a nostro giudizio, di maggiore criticità e attenzione, a partire dall’aumento dei prezzi delle materie prime”, riferisce il segretario confederale Ignazio Ganga. Ma, osserva, “a fronte della complessità degli impegni che ci attendono abbiamo apprezzato la disponibilità del ministro a proseguire sulla via dell’interlocuzione e del confronto con le parti sociali in vista della scadenza del 31 agosto prevista per la rimodulazione del Piano”.

La partita incrociata di Meloni in Ue, tra fondi per il maltempo e Pnrr

Per ricostruire l’Emilia Romagna si dovranno usare tutti gli strumenti necessari. Bisognerà bussare ancora alla porta dell’Unione europea, ma il Fondo di Solidarietà, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha già garantito verrà attivato, non basta. La premier Giorgia Meloni chiede flessibilità sull’uso del Pnrr: “Esistono gli imprevisti“, scandisce alla platea del Festival dell’Economia di Trento, ricordando di essere partita per il G7 in Giappone nominando un commissario alla Siccità e di essere tornata nominando un commissario per l’emergenza alluvione. Ci sono anche i Fondi di coesione a cui attingere e, ha ricordato ieri von der Leyen, “se guardiamo al futuro, nel Next Generation Eu abbiamo 6 miliardi di euro per la prevenzione delle inondazioni e dei terremoti, e il rafforzamento delle infrastrutture“.

L’ondata di maltempo che ha colpito la Regione è eccezionale. In 15 giorni è caduta la metà di tutta la pioggia che cadrebbe sullo stesso territorio in un anno intero. “Il bilancio è grave, in termini di vittime, in termini di evacuati, perché sono oltre 15mila sfollati, ci sono infrastrutture compromesse, attività produttive in ginocchio”, sottolinea Meloni. Per questo, non è ancora possibile una quantificazione complessiva dei danni, che, ripete, “sono ingenti“. Si lavorerà sulle misure e sulle richieste che vanno fatte all’Ue quando il quadro sarà completo.

Intanto, lunedì il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sarà a Roma per vedere il ministro per gli Affari europei, con delega al Pnrr, Raffaele Fitto. “Stiamo lavorando bene con il presidente Meloni e con molti ministri“, conferma, dopo aver incontrato anche il ministro allo Sport, Andrea Abodi. Domani il presidente della Regione vedrà anche la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e poi a Rimini la ministra del Turismo, Daniela Santanché, per mettere a punto un piano di rilancio del turismo, in vista della stagione estiva in Romagna. Sulla terza rata del Piano di Ripresa e Resilienza, assicura Fitto, non c’è da preoccuparsi: “Siamo nei termini, bisogna fare velocemente ma non in fretta, che è pericoloso. Rischiamo di fare scelte che rischiano portarci in una fase successiva a una conclusione non positiva del programma“. Giudica il dibattito che si è creato “isterico” e richiama tutti alla responsabilità e alla lungimiranza: “Stiamo lavorando per completare il lavoro rapidamente ragionando in ottica 2026“. La finestra per la proposta delle modifiche al Pnrr si chiude il 31 agosto.

Tutti gli interventi saranno completati entro il 2026, altrimenti “oltre al danno ci sarà la beffa, perché non solo ci sarebbe il ritiro dei fondi, ma il governo dovrebbe anche trovare le risorse per completare le opere“, avverte. Gli interventi necessari sul Pnrr, spiega il ministro, “non riguardano solo la

modifica della spesa, ma anche degli obiettivi, che devono essere proiettati al 2026. Non possiamo svegliarci a ridosso della scadenza” senza essere pronti, altrimenti “avremmo un grande problema“. Di ritardo sulla presentazione delle modifiche, di sicuro, non si tratta, ribadisce Fitto: “Trovo singolare parlarne, visto che solo 4 Paesi europei su 27 hanno presentato il loro piano aggiornato e modificato“.

L’obiettivo del Governo, fa sapere, è di proporre alla Commissione di cambiare diversi obiettivi, non solo quelli del 30 giugno: “Concentrarsi sugli obiettivi intermedi è un errore, sarebbe un errore ragionare solo sugli obiettivi di immediata scadenza, a noi interessa il percorso finale“. Per lo sblocco della terza rata del Pnrr, “i tempi saranno molto brevi, dipende da Bruxelles, ma credo che saranno davvero molto brevi“, conferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, “il ministro Fitto ha fatto un buon lavoro“, garantisce. Bisogna “continuare a lavorare per utilizzare al meglio le risorse del nuovo piano Marshall che l’Europa ci ha offerto“, sottolinea il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, rivendicando il suo personale impegno con i colleghi leader del Ppe. “Naturalmente con il passare del tempo alcuni aggiustamenti si sono resi necessari, ma – rassicura – non vedo problemi difficili da superare“.

Pnrr, per Meloni priorità è non perdere soldi. Fitto prepara richiesta terza rata

Repetita iuvant. Per chi lo avesse dimenticato, Giorgia Meloni ha un’unica, grande “priorità” sul Pnrr:Non perdere soldi“. La presidente del Consiglio, al ‘Foglio’, ribadisce la sua linea sui fondi europei del Next Generation Eu, assicurando che riporterà “le cose alla loro dimensione di progettazione e fattibilità”. Pur senza rinunciare all’obiettivo politico che si è prefissata: ottenere alcune modifiche al piano. Perché è il ‘suo’ da soli sei mesi, da quando cioè è arrivata a Palazzo Chigi. Dunque, sebbene “il Pnrr è una sfida per tutti, alcune cose vanno dette: lo abbiamo ereditato dai precedenti governi e il tentativo di mettere sulle spalle del mio esecutivo il peso di scelte sbagliate e ritardi ha il fiato corto”. Poi ribadisce: “Stiamo lavorando con la Commissione europea e intendiamo avvalerci di tutti i mezzi a nostra disposizione per realizzare le opere e fare le riforme necessarie”. Ma il Piano nazionale di ripresa e resilienza “soffre degli stessi problemi di altri strumenti concepiti prima del cambio dello scenario geopolitico – aggiunge Meloni -. Siamo in un’economia di inflazione alta, rialzo dei tassi e guerra, non più di emergenza post pandemia”.

La premier ripete che il Pnrr “ha problemi di costi delle opere, aumentati a causa del rialzo dei prezzi dei materiali da costruzione, non solo dell’energia” e “un approccio ideologico di cui risente una certa transizione green calata dall’alto che ha bisogno di una correzione di rotta: difetta di pragmatismo e per calarlo nella realtà italiana (come in quella di altri Stati) servono determinazione e calma, velocità e ponderazione. Una cosa è scriverlo (in qualche parte, male) a tavolino, un’altra è realizzare i progetti“. Ogni parola, però, alimenta il dibattito politico, nel bene e nel male. I Cinquestelle, ad esempio, continuano a tendere la mano alla maggioranza per aprire un tavolo di concertazione con le opposizioni, ma non rinunciano a punzecchiare il centrodestra: “La presidente del Consiglio smentisce seccamente la Lega, quando dice che l’obiettivo è non perdere soldi“, attacca il deputato pentastellato e questore della Camera, Filippo Scerra.

L’esecutivo, però, va avanti. Dopo aver incontrato le parti sociali, e in attesa dell’informativa di mercoledì prossimo alle Camere, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, incontra alcuni dei colleghi di governo per fare il punto sullo stato dell’arte dei progetti e preparare la richiesta della terza rata di fondi europei. Con il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, illustra i contenuti delle linee guida necessarie a completare il raggiungimento della milestone relativa alle concessioni portuali, obiettivo necessario al completamento delle verifiche degli adempimenti connessi all’erogazione della terza rata. Dal Mit arriva la rassicurazione che il tema è stato chiuso “positivamente”. Con il responsabile del Mef, Giancarlo Giorgetti, poi, Fitto discute a livello complessivo su tutti gli adempimenti necessari ad assicurare la positiva valutazione da parte della Commissione degli obiettivi al 31 dicembre 2022, oltre a fare una prima valutazione sui prossimi passi per gli obiettivi in scadenza a giugno e l’avvio della fase di riprogrammazione del Pnrr contestuale all’inserimento del capitolo RePowerEu. Nella mattinata di incontri, inoltre, vede anche i ministri Matteo Piantedosi (Interno), Giuseppe Valditara (Istruzione e Merito). Tutti concordano sulla necessità di “rafforzare il monitoraggio” di tutti gli obiettivi.

Sul tema arriva anche un suggerimento dal Rapporto ‘Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la Legge di Bilancio 2023 e lo sviluppo sostenibile’, realizzato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Secondo lo studio, “in primo luogo, serve un più accurato, tempestivo e trasparente monitoraggio su modi e sui tempi con cui si realizzano gli investimenti e le riforme, accompagnato da una valutazione della coerenza sistemica delle varie azioni intraprese in relazione ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, specialmente quando gli investimenti del Piano verranno integrati con quelli finanziati dai Fondi di coesione europei e nazionali 2021-2027″. E, avverte ancora l’Asvis, “l’attuazione del Pnrr, nonostante i molteplici segnali di avanzamento, e la definizione del RePowerEu, richiedono decisioni urgenti per accelerare la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile“.

Pnrr, Fitto stoppa le polemiche: “Useremo tutte le risorse”

Il Governo è “fortemente impegnato” a mettere in campo tutte le azioni necessarie perché le risorse del Pnrr e della Politica di Coesione vengano utilizzate per “realizzare investimenti che stimolino la crescita“. Raffaele Fitto, dal palco della Luiss, prova a mettere un punto alle polemiche che scuotono la maggioranza sui tempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e i rischi di perdere parte dei fondi.

Il Pnrr ci ha insegnato che noi corriamo sulle scadenze“, spiega il ministro per gli Affari europei, con le deleghe al Piano. Rispetto ai precedenti governi, sostiene, l’esecutivo Meloni vanta un orizzonte temporale di 5 anni. Proprio per questo motivo, osserva, “ha l’obbligo, l’interesse e la necessità di capire quello che accadrà a giugno del 2026 quando il Programma sarà terminato. Perché presumibilmente, salvo fattori esterni, questo sarà il governo della conclusione del programma”. E dunque, afferma davanti all’ateneo degli industriali, “questo esecutivo dovrà dare conto di quello che è accaduto in 5 anni“. Il Pnrr è “una grande opportunità, ma anche una grande sfida soprattutto per l’Italia che ha scelto di utilizzare tutte le risorse assegnate, sia a fondo perduto che a debito“, assicura il ministro.

Tutte, ripete, non una parte, come aveva ipotizzato il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, che aveva parlato di valutare alla “rinuncia” a una parte delle risorse europee, nell’ambito di una rimodulazione del Piano, da portare avanti con l’Europa. Non pensa sia sbagliata “l’idea di fare una ricognizione” il vice coordinatore nazionale e responsabile organizzazione di Forza Italia, Alessandro Cattaneo. Si riferisce a delle “migliorie“, che si possono fare coinvolgendo maggiormente i privati. “Certamente non dobbiamo avere l’ansia di spendere i soldi per poi, un giorno, renderci conto di non averli sfruttati nel migliore dei modi, ritrovandoci con delle opere che sono cattedrali nel deserto o totalmente inutili e anacronistiche”. E d’altra parte, riflette, in Italia, “con il complesso di regole che abbiamo, trasformare i denari in cantieri è sempre una sfida a ostacoli. Lo sapevamo che era difficile e oggi lo stiamo provando sulla nostra pelle, ma dobbiamo far correre questo progetto”.

Fra Fratelli d’Italia e Lega non c’è alcuna lite. Semplicemente abbiamo espresso lo stesso concetto in modo diverso“, ridimensiona Lucio Malan, capogruppo di FdI in Senato. “Nessuno vuole spendere i soldi del Pnrr tanto per spenderli. Servono obiettivi concreti e realizzabili. Ma sono certo che ce la faremo”, assicura. La commissione, a suo avviso, “non può non concedere una rimodulazione del programma“. Malan precisa che “lo stesso Molinari ha chiarito che bisogna anzitutto lavorare con l’obiettivo di spendere tutto e bene. E per fare questo deve pensare a una rivisitazione degli obiettivi. Avevamo questa posizione quando eravamo all’opposizione, la manteniamo oggi“.

Sullo stato di attuazione, il governo riferirà in Parlamento. Ma le polemiche e le richieste di trasparenza non si placano. “La rivalità fra Meloni e Salvini sta mettendo seriamente a rischio l’utilizzo dei fondi del Pnrr” è l’allarme del Movimento 5 Stelle, che chiede subito un tavolo con le opposizioni. “Con il Pnrr, è in gioco il futuro dell’Italia“, tuona Angelo Bonelli. Anche il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra dà la sua disponibilità a collaborare con il Governo, perché “si possa aiutare l’Italia in questa fase delicata e per fare in modo che neanche un solo euro vada perso ma lanciamo un appello alla Presidente Meloni: è necessario che il Governo venga in Parlamento per chiarire la situazione e presentare una strategia chiara, facendoci capire come stiano le cose, stabilendo le priorità per non compromettere l’interesse del Paese e la sua credibilità internazionale”.