Europee, Fdi ancora primo e Forza Italia supera la Lega. Sorpresa Pd e Avs, Renzi e Calenda fuori

Una conferma e diverse sorprese, sia in senso positivo che negativo. Prima di tutto, però, va sottolineato il dato dell’affluenza, che si ferma al 49,69 percento, un brusco passo indietro rispetto al 56,09 di cinque anni fa, ma anche nel confronto con il 63,91 del 2022. Le urne delle elezioni europee consegnano una fotografia del Paese che, tutto sommato, rispecchia l’attuale composizione di Parlamento e governo, con Fratelli d’Italia che si attesta al 28,8% aumentando di quasi tre punti percentuali la sua performance rispetto alle Politiche, ma diminuendo il numero di voti assoluti di oltre 700mila (nel 2022 furono 7,3 milioni, quasi due anni dopo sono 6,7 milioni). Alle sue spalle si piazza il Partito democratico, tra le rivelazioni di questa tornata, che balza al 24,08% con un buon recupero di preferenze: 5,6 milioni contro i 5,3 milioni di due anni fa. Un’altra, inaspettata sorpresa è sempre nel campo progressista, con l’Alleanza verdi sinistra che per la prima volta nella sua storia sfonda il muro del 6% e per lunghi tratti dello spoglio si è avvicinata al 7.

Chi trae nuova linfa vitale da queste europee è sicuramente Forza Italia, che proprio alla vigilia delle commemorazioni del primo anno dalla scomparsa del suo fondatore e leader, Silvio Berlusconi, sorpassa la Lega nella partita interna al centrodestra. Gli azzurri di Antonio Tajani, infatti, si attestano al 9.61% (2,2 milioni di voti) e staccano gli alleati del Carroccio, fermi al 9 percento, che resta un risultato accettabile per i vertici, considerando che alle Politiche presero l’8,77. Se si contano le preferenze, invece, il discorso cambia, perché il gruppo guidato da Matteo Salvini nel 2022 fu scelto da oltre 2,4 milioni di italiani mentre adesso solo da quasi 2,1 milioni. Nel complesso, la tenuta della Lega è soprattutto merito del generale, Roberto Vannacci, che prende in totale oltre 541mila voti sommando i risultati delle cinque circoscrizioni in cui era candidato. In questo senso, tra le sorprese c’è sicuramente il sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro, presidente dell’Anci, che in una sola circoscrizione, quella meridionale, taglia il traguardo delle 496mila preferenze.

Capitolo a parte merita il Movimento 5 Stelle, vero sconfitto di queste consultazioni assieme alla lista Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi ed Emma Bonino (3,76% e 875mila preferenze) e Azione-Siamo europei di Carlo Calenda (3,35 percento e 778mila voti). Ma è clamoroso il crollo dei pentastellati di Giuseppe Conte, finiti un filo sotto il 10% (9,99 per la precisione), con 2,3 milioni di voti: il peggior risultato della sua storia, ma soprattutto una debacle in confronto al 15,4 percento delle politiche, quando ottenne la fiducia di 4,3 milioni di italiani. Se la macchina del tempo resta al 2022 fa parecchio rumore anche il doppio tonfo di Calenda e Renzi, che all’epoca, uniti nel progetto di Terzo Polo, portarono a casa il 7,79% e oltre 2,1 milioni di voti, mentre oggi, divisi, non superano la soglia di sbarramento e rimangono fuori dal prossimo Parlamento Ue.

Fuori dai giochi anche tutto il resto delle liste che si erano presentate: da Libertà di Cateno De Luca e dell’ex vice ministra dell’Economia, Laura Castelli, a Pace terra e dignità di Michele Santoro, ad Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, Partito animalista-Italexit per l’Italia e Democrazia sovrana popolare.

Ue, De Meo (FI): “Draghi? Nome autorevole, ma prima capire risultato elezioni europee”

Il Partito popolare europeo non ha escluso riserve e critiche a Ursula von der Leyen che, in questa legislatura, anche in ragione di una maggioranza che in alcuni momenti si è sbilanciata troppo a sinistra, ha assunto delle posizioni che erano troppo appiattite su un vicepresidente, Timmermans, che ha fatto dell’ambientalismo una vera e propria religione”. Lo dice l’Eurodeputato di FI, Salvatore De Meo, al #GeaTalk. “Questi sono i rimproveri propositivi e costruttivi che abbiamo lanciato anche all’interno del Congresso di Bucarest, dove abbiamo definito un documento programmatico, di cui vorremmo che la nostra candidata, Ursula von der Leyen, tenga conto e metta sul tavolo per la composizione di una maggioranza che non può più commettere l’errore fatto in questa legislatura – aggiunge -. Su alcuni temi, vedi l’ambiente, non ci si può dividere e dobbiamo essere uniti”. Alla domanda, dunque, se Mario Draghi sia meglio alla Presidenza del Consiglio Ue, De Meo risponde: “Non possiamo fare nessun tipo di previsione, dobbiamo aspettare l’esito delle elezioni. Io non immagino nomi, se non quelli che stanno nel perimetro fisiologico delle regole attuali e che hanno visto i singoli gruppi politici, tra cui il Ppe, fare una procedura di individuazione del proprio candidato. Draghi è un nome autorevole, ma non credo che in questo momento si debba ricorrere al nome autorevole, ancor prima di aver capito quelle che sono le nostre risultanze elettorali”.

Energia, De Meo (FI): “Sì a nucleare nuova generazione senza dimenticare rinnovabili”

Io sono per il sì al nucleare“. Lo dice l’eurodeputato di FI, Salvatore De Meo, al #GeaTalk. “Non possiamo escludere che il nucleare di nuova generazione possa essere uno strumento per arrivare alla neutralità climatica – aggiunge -. Questa nostra predisposizione non intende assolutamente rinunciare all’obiettivo primario di raggiungere l’autonomia con le rinnovabili, ma sempre per il pragmatismo che ci caratterizza, nel rispetto della sicurezza e con l’impatto ambientale più contenuto e non paragonabile al vecchio nucleare di cui tutti abbiamo memoria all’indomani del referendum del 1987, oggi abbiamo il dovere di aprire gli orizzonti“. Inoltre, “le conclusioni del G7 Ambiente sono coerenti con il quadro della tassonomia energetica europea, che lascia i singoli Stati liberi di poter definire un piano energetico che faccia riferimento ad un mix di fonti che non possono essere evidentemente solo quello rinnovabili“.

Ue, De Meo (FI): “Per la prossima legislatura europea il Ppe propone il Good Deal”

Forza Italia e Partito popolare europeo hanno già immaginato che la prossima legislatura debba concentrarsi su un ‘Good Deal‘, un buon accordo”. Lo dice l’eurodeputato di FI, Salvatore De Meo, al #GeaTalk. “Il Green Deal, che nasce nel 2019, non ha tenuto conto in questa legislatura di quegli eventi epocali che nessuno immaginava, come la pandemia, i due scenari di guerra e soprattutto la resistenza ideologica di alcuni gruppi politici riconducibili a Timmermans, che non hanno voluto nemmeno aprire quel dibattito che poi si è dovuto inevitabilmente aprire nella parte finale di questa legislatura, per rendere praticabili questi obiettivi ambiziosi, legittimi e condivisibili”. Dunque, “la prossima legislatura non deve fare marcia indietro – sostiene De Meo -. Il Partito popolare ritiene che l’Europa ha tracciato una linea che va perseguita, ma in maniera realistica, pragmatica sempre e comunque sottolineando che la sostenibilità ambientale deve essere coniugata con la sostenibilità sociale, economica e produttiva”. Il futuro “è quello di far sì che quest’Europa si renda conto che la vita reale è un po’ diversa da quella descritta da alcuni tecnocrati, che hanno preso il sopravvento rispetto ad un’assenza di politica che riesca a definire una visione”.

Ue, De Meo (FI): “Su Transizione eco e digitale non si torna indietro, ma meno ideologia”

Abbiamo una linea tracciata, che non può essere cancellata. Parlo di sfide come le transizioni verde e digitale, che devono però essere riviste alla luce di ciò che è accaduto e che ha avuto un impatto su tutte le dinamiche del Pianeta. Quindi, dobbiamo insistere ma con un ambientalismo che non diventi ideologico, con il pragmatismo, perché la sostenibilità ambientale venga declinata anche da un punto di vista sociale, economico e produttivo”. Lo dice l’eurodeputato di FI, Salvatore De Meo, al #GeaTalk. La sfida è “rendere la nostra Europa sempre più autonoma e competitiva: solo in questo modo saremo in grado di poter essere seduti al tavolo che conta, alla pari e non in maniera subalterna rispetto ad altri continenti – aggiunge -. Perciò non possiamo non guardare a tutto ciò che riguarda l’autonomia alimentare e l’autonomia energetica, conservando le nostre prerogative e i nostri valori”.

FI, c.destra, governo, Ue: il dopo Cav con incognite Pnrr e Piano Mattei

Con Silvio Berlusconi se ne va un assoluto protagonista degli ultimi 30 anni. La sua scomparsa, però, non riguarda solo la famiglia politica di Forza Italia, ma tutta la coalizione di centrodestra che, in questa fase storica, tiene anche le redini della maggioranza e del governo del Paese. Cosa accadrà d’ora in poi è difficile prevederlo, sebbene qualche scenario è possibile tracciarlo. Partendo dalle parole del leader leghista e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ai microfoni dello speciale del Tg1 sulla morte dell’ex premier, con la voce rotta dalla commozione, racconta dell’ultima telefonata, sabato scorso alle 23, dopo la finale di Champions League tra Manchester City e Inter: “Stava lavorando, per le europee, per FI, per il governo. Ha detto ‘mi raccomando, tante opere che ho cominciato io, finitele voi’, ma sicuramente sarà più difficile, perché riusciva a mettere d’accordo tutti, a tenere in sintonia tutti”.

Ecco, nella coalizione di destra-centro il Cav aveva ritagliato per sé lo spazio che potremmo definire di ‘moderatore moderato’ di una maggioranza che, pur stando insieme, non sempre ha remato nella stessa direzione, perché non tutti la pensano sempre alla stessa maniera. Molto spesso le ‘tregue’ interne venivano firmate negli ormai famigerati vertici di Arcore e, più recentemente, di Villa Grande, nuova residenza romana di Berlusconi, scelta dopo aver lasciato lo storico primo piano di Palazzo Grazioli. Forza Italia era ancora in una profonda fase di transizione, con le nuove nomine dei vertici da completare e un dibattito interno tra le varie anime del partito tutt’altro che arrivato a sintesi. O meglio, la sintesi era sempre e solo una: il Cavaliere. Ora che non c’è più il rischio è che non si trovi un altro elemento catalizzatore, invogliando alcuni elementi a scegliere altri lidi. Sulla piazza ci sono FdI, la Lega ma anche Iv di Matteo Renzi, che qualcuno da FI lo ha già accolto in passato. Senza centro il pericolo per la maggioranza sarebbe quello di prendere sbandate troppo orientate a destra, proprio ora che si deve giocare la fase di partita più calda per il Pnrr. E proprio ora che il governo insegue l’obiettivo di diventare l’hub energetico dell’Europa con il Piano Mattei elaborato dalla premier, Giorgia Meloni. I contatti internazionali di Berlusconi avrebbero fatto molto comodo, in alcune circostanze.

Così come in Europa è tutta da scrivere la storia prossima futura del Partito popolare europeo, di cui FI è parte integrante e Silvio Berlusconi ne era uno dei player più influenti, a pochi mesi da una tornata elettorale che dovrà ridisegnare gli assetti istituzionali del Vecchio continente, con una guerra in Ucraina di cui non si vede ancora la parabola discendente, l’inflazione ancora galoppante e gli equilibri geopolitici che restano in bilico. In Europa l’attuale ministro degli Esteri, Antonio Tajani, gode sicuramente di grande stima, ma è un fatto – politicamente rilevante – che non possa dare la piena garanzia ai partner Ue di portare sulle spalle l’eredità politica del Cav. Ciò non significa che il suo peso sia minore, questo è bene chiarirlo, ma che gli interlocutori – attenti osservatori anche delle cose interne del nostro Paese -, percepiscono che il vicepremier non possa parlare a nome di tutto il suo partito. I prossimi mesi, dunque, diventano dirimenti per capire se la catena di eventi che seguirà la scomparsa di Berlusconi genererà nuova instabilità o se, invece, FI e la maggioranza, per dirla sempre con le parole di Salvini, saranno stati capaci di “portare avanti almeno una piccola parte del suo enorme lavoro“.

I punti ‘green’ del programma 2022 di Forza Italia

Silvio Berlusconi, morto a 86 anni, è sempre stato vicino alle tematiche green. Noto per il suo amore per gli animali e per l’ambiente, nell’ultima campagna elettorale per le politiche di settembre 2022 è arrivato a promettere la piantumazione di un milione di nuovi alberi. Ma nel programma elettorale di Forza Italia avevano trovato ampio spazio anche la questione energetica, quella dell’agricoltura e quella del Made in Italy. Di seguito i punti del programma green delineato dal Cavaliere.

L’AMBIENTE, UNA PRIORITA’. Rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici; Definizione ed attuazione del piano strategico nazionale di economia circolare in grado di ridurre il consumo delle risorse naturali, aumentare il livello qualitativo e quantitativo del riciclo dei rifiuti, ridurre i conferimenti in discarica, trasformare il rifiuto in energia rinnovabile attraverso la realizzazione di impianti innovativi e sostenibili; Piano straordinario per la tutela e la salvaguardia della qualità delle acque marittime e interne ed efficientamento delle reti idriche per limitare il fenomeno della dispersione delle acque; Programma straordinario di resilienza delle aree a rischio dissesto idrogeologico con interventi mirati; Salvaguardia della biodiversità, anche attraverso l’istituzione di nuove riserve naturali; Promozione dell’educazione ambientale e al rispetto della fauna e della flora; Rimboschimento e piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale, in particolare nelle zone colpite da incendi o calamità naturali; Incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico e promuovere e favorire politiche di mobilità urbana sostenibile.

LA SFIDA DELL’AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA. Transizione energetica sostenibile; Aumento della produzione dell’energia rinnovabile; Diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica; Pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti; Promozione dell’efficientamento energetico; Sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo; Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro.

MADE IN ITALY. Valorizzare la Bellezza dell’Italia nella sua immagine riconosciuta nel mondo; Tutela e promozione del Made in Italy, con riguardo alla tipicità delle eccellenze italiane; Italiani all’estero come ambasciatori dell’Italia e del Made in Italy, promozione delle nostre eccellenze e della nostra cultura attraverso le comunità italiane nel mondo; Costituzione di reti di impresa del comparto turistico , per la promozione e commercializzazione del settore, anche a livello internazionale; Tutela della nautica e delle imprese balneari: 8.000 km di litorale, 300.000 addetti del settore, un patrimonio che va tutelato.

L’AGRICOLTURA: LA NOSTRA STORIA, IL NOSTRO FUTURO. Promozione di una Politica Agricola Comune e di un piano strategico nazionale capaci di rispondere alle esigenze di oggi, per uno sviluppo che coniughi indipendenza e sostenibilità ambientale ed economica; Salvaguardia del comparto agroalimentare, lotta al nutri-score e all’italian sounding; Tutela delle specificità e delle eccellenze agricole italiane e loro promozione sui mercati esteri; Refinanziamento della misura ‘Più impresa’ a favore dei giovani agricoltori e dell’imprenditoria femminile; Innalzamento dei massimali degli aiuti in regime de minimis per le imprese agricole, allineandoli a quanto previsto negli altri settori economici; Promozione di una filiera italiana per l’innovazione in agricoltura; Rafforzamento degli strumenti di garanzia sui finanziamenti a favore delle imprese agricole, dagli allevamenti e della pesca; Potenziamento degli strumenti di contrasto al caporalato e al lavoro irregolare; Riconoscimento e valorizzazione delle piccole produzioni locali di qualità; Interventi di contrasto al fenomeno della proliferazione della fauna selvatica e alla diffusione delle epidemie animali; Interventi per un ‘piano nazionale invasi’ per l’irrigazione agricola.

INFRASTRUTTURE STRATEGICHE E UTILIZZO EFFICIENTE DELLE RISORSE EUROPEE. Pieno utilizzo delle risorse del Pnrr, colmando gli attuali ritardi di attuazione; Accordo con la Commissione europea, così come previsto dai Regolamenti europei, per la revisione del Pnrr in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità; Efficientamento dell’utilizzo dei fondi europei con riferimento all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime; Garantire la piena attuazione delle misure previste per il Sud Italia e le aree svantaggiate; Rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opèere. Potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto; Potenziamento e sviluppo delle infrastrutture digitali ed estenzione della banda ultralarga in tutta Italia; Difesa delle infrastrutture strategiche nazionali.

RIFORME ISTITUZIONALI, DELLA GIUSTIZIA E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Semplificazione del Codice degli appalti.

ITALIA IN EUROPA. Piano straordinario europeo per lo sviluppo del contonente africano, anche attraverso politiche di cooperazione internazionale finalizzare alla crescita socio-economica e alla stabilità politica.

DIFESA DEL LAVORO, DELL’IMPRESA E DELL’ECONOMIA. Tutela del potere d’acquisto di famiglie, lavoratori e pensionati di fronte alla crisi economica e agli elevati tassi di inflazione; Riduzione Iva sui prodotti energetici; Defiscalizzazione e incentivazione del welfare aziendale, anche attraverso detassazione e decontribuzione premi di produzione e buoni energia; Estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro, in particolar modo per i settori del turismo e dell’agricoltura; Bonus edilizi: salvaguardia delle situazioni in essere e riordino degli incentivi destinati alla riqualificazione., alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili residenziali pubblici e privati.

STATO SOCIALE E SOSTEGNO AI BISOGNOSI. Piano straordinario di riqualificazione delle periferie, anche attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica.

Berlusconi accelera sul decreto aiuti per famiglie e imprese: “Va fatto oggi stesso”

Vi sono misure immediate, da prendere domani stesso, per scongiurare l’emergenza, e misure strutturali per evitare di ritrovarci in futuro in situazioni come questa”. Il caro bollette è la grande preoccupazione di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, l’uomo che riesce a tenere insieme Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Intervistato da Gea, il Cavaliere sostiene che la misura immediata, “che già da diversi giorni stiamo chiedendo al Governo“, sia un decreto che protegga le famiglie e le imprese da aumenti insostenibili. “Questo significa che lo Stato si dovrà far carico almeno di una quota importante degli aumenti del gas, o direttamente, con risorse proprie, oppure con la previsione di strumenti innovativi di finanziamento a favore dei distributori di energia”, aggiunge. A medio termine, invece, “bisognerà realizzare tutti quegli impianti che la sinistra ha reso impossibili in questi anni, con la sua politica dei ‘no’: i rigassificatori, i termovalorizzatori, le energie rinnovabili, spesso bloccate con la scusa del paesaggio. E bisognerà far ripartire la ricerca sul nucleare pulito, fin qui irresponsabilmente abbandonata. Eppure è la strada che l’Europa ci indica per il futuro”.

In un momento storico delicatissimo per l’Italia e per l’Europa, ma anche per il mondo intero, Berlusconi cerca una via d’uscita. Quella immediata e sostanzialmente indolore porta ai rigassificatori: “Un telegiornale ha ritrovato le immagini e il mio intervento all’inaugurazione del rigassificatore di Rovigo, il più grande tuttora in servizio. Tredici anni fa anni fa, lo voglio ripetere 13 anni fa, avevo sottolineato l’importanza per il nostro Paese di realizzare rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento dell’energia, per diminuire la nostra dipendenza da un solo Paese, la Russia. Il problema è che dopo il mio governo non si è fatto quasi nulla”, attacca. Ma quella resta la strada anche se “le conseguenze di un’ideologia ambientalista vecchia, miope, senza prospettive, imposta dalla sinistra”, rischiano di zavorrare la ripresa del Paese secondo il punto di vista del Cavaliere. “I Verdi in Italia, a differenza di altri paesi europei, sono semplicemente il ‘partito del no’. Le paure irrazionali ci hanno condotto a questa situazione”, il secondo atto di accusa.

Oltre che sulla crisi energetica è sulla transizione ecologica che si sta sviluppando buona parte della campagna elettorale. “Difendere l’ambiente è davvero importante, è una delle grandi scommesse per il futuro dell’umanità, ma bisogna capire che progresso, tecnologia e ambiente sono alleati, non avversari”, sottolinea Berlusconi. Non per caso “i Paesi tecnologicamente più avanzati sono anche quelli che hanno ottenuto risultati migliori nella difesa dell’ambiente. I grandi inquinatori nel mondo contemporaneo sono i paesi come la Cina e l’India, che per ottenere bassi costi si servono di tecnologie inadeguate”, aggiunge con non poca preoccupazione.

L’ambientalismo e il rispetto per la natura sono da sempre uno dei principi cardine del nostro movimento. Del resto mi piace ricordare che io, quando ho iniziato la mia carriera di costruttore, ho ideato città giardino, dove il verde era protagonista, che ancora oggi sono studiate come modello da architetti di tutto il mondo”, ricorda Berlusconi non senza un filo di malcelato orgoglio. Sono i progetti “astratti” quelli che considera pericolosi: “Quando parlo di idee astratte penso per esempio allo stop alle auto a benzina e diesel a partire dal 2035, votato purtroppo dal Parlamento Europeo. Questo è un esempio di quello che non si dovrebbe fare, perché da un lato non è realistico, dall’altro condanna a morte un settore importantissimo come l’industria automobilistica europea, che perde anche ogni incentivo ad investire in tecnologie meno inquinanti. L’effetto paradossale sarà quello di peggiorare, non di migliorare, la tutela ambientale”.

Cattaneo: “Sì a nucleare e carbone, il Pnrr va cambiato”

Alessandro Cattaneo, ingegnere, deputato di Forza Italia dal 2018, ex sindaco di Pavia, uno dei dirigenti di Forza Italia più vicini a Silvio Berlusconi, racconta dalla sua città come il centrodestra intende affrontare – e risolvere – il tema caldissimo dell’energia e quello non meno importante dell’ambiente. Un’intervista garbata ma ferma, con alcuni punti fondamentali intorno ai quali sviluppare la campagna elettorale e non solo.

EMERGENZA ENERGIA

All’interno del programma del centrodestra ‘Per l’Italia’, il punto 11 è dedicato all’emergenza energia. Tanti obiettivi, tanti progetti da mettere a terra e non tutti di facile realizzazione: “Il programma è stato scritto con persone competenti, con esperti di settore. Io sono ingegnere e ho dato il mio contributo grazie alle competenze che ho maturato come sindaco a livello amministrativo e per le mie conoscenze scientifiche e tecniche”, dice Cattaneo. Il programma, spiega, “è composto da una serie di iniziative che rappresentano una sommatoria: ciascuna da sola non dà risposte sufficienti, ma se vengono sommate tutte insieme possono fornire una soluzione strutturale all’Italia“.

Il tema “più importante” sarà quello delle bollette, perché “qualcosa va fatto subito” e riguarda “il welfare”. Come “dare bonus a chi non riesce a pagarle e si troverebbe con la luce staccata” . E ancora, attraverso azioni come “leva fiscale, detrazioni, interventi sulle energivore” per aiutare le aziende “che se no chiudono e lasciano a casa i dipendenti“. E ancora, “tornare a estrarre il nostro gas naturale che è di buona qualità”, “diversificare le fonti con i rigassificatori, che ci permettono di importare il gas liquefatto da altre aree che non sia la Russia”. E, dice Cattaneo, “bisogna tornare ad occuparsi di nucleare in maniera molto pragmatica. Noi dobbiamo diventare leader nella ricerca del nucleare di quarta generazione. Non possiamo essere assenti tra i grandi Paesi del mondo”.

E le rinnovabili? “Per noi – spiega il deputato azzurro – sono fondamentali, anche se oggi siamo bloccati dalle troppe politiche dei no. In Italia non mancano i soldi, ci sono quelli del Pnrr e quelli privati della finanza internazionale, ci sono progetti fatti, ma mancano le autorizzazioni. Bisogna immaginare una Legge Obiettivo sulla realizzazione delle opere” necessarie alle “rinnovabili, come è successo per l’alta velocità”.

NUCLEARE, LA SOLUZIONE

Il nucleare è tanto delicato quanto cogente. Forza Italia, non è un mistero, sta dalla parte di chi vuole affidarsi a questo tipo di energia, anche se le problematiche e i tempi non facilitano le progettualità. Ma Cattaneo avanza con decisione: “I 20 paesi più industrializzati del mondo ce l’hanno tutti, tranne noi” e, soprattutto, “quando arrivano le bollette, le nostre aziende partono con un gap competitivo… È come correre i 100 metri ma noi dobbiamo farne 120”. “Il nucleare pulito – sottolinea Cattaneo – è alla portata della ricerca” e pur rispettando “il volere popolare dei due referendum”, “non dimentichiamo che Bruxelles ha identificato il nucleare e il gas come fonti pulite”.

CARBONE, IMITARE LA GERMANIA

Per far fronte alla crisi energetica, la Germania è tornata pesantemente sul carbone. Una soluzione lontana dall’obiettivo di emissioni zero. Eppure Cattaneo non se la sente di bocciare la scelta del governo Scholz: “Il dato interessante e paradossale, è che la Germania tiene accese le centrali a carbone con i Verdi ambientalisti per la prima volta al governo. Un paradosso, sì, ma siccome i tedeschi sono molto pragmatici, per affrontare l’assenza di gas non hanno potuto che riattivare le centrali”. E se lo fanno loro, è il ragionamento, “evidentemente non c’è alternativa” se non quella di “chiudere le aziende”. E allora “io scelgo di tenere aperte le imprese e qualche centrale a carbone. In Italia, tra l’altro, non ne abbiamo tante ma sono tra le più moderne del mondo, come quella di Civitavecchia. Poi, come dice Cingolani, andranno spente e riconvertite”.

AUTO ELETTRICHE, CHE ERRORE

Con la corsa all’elettrificazione, per volere dell’Ue, dal 2035 sarà bandita la produzione di auto a benzina e a diesel. “È una decisione sbagliatissima – s’infervora Cattaneo – noi ci siamo opposti con tutte le nostre forze, a Bruxelles, attraverso Tajani e Berlusconi. È una scelta ideologica”. La preoccupazione di Cattaneo è per le imprese e per i lavoratori: “Vuol dire che la filiera dell’auto dismette tutto ciò che è motore a combustione, il che si tramuta in Italia in un milione di posti di lavoro a rischio. Io ritengo che se i ragazzi dei Fridays for future, che dicono cose giuste, tornano a casa e il proprio padre è stato licenziato in virtù di decisioni troppo ideologiche, forse ci ripensano. Serve un approccio di ambientalismo diverso, che non è appannaggio della sinistra”.

CENTROSINISTRA DA PAURA

Una sinistra che, argomenta Cattaneo, “fa venire i brividi”. Il programma su energia e ambiente “l’ho letto, certo. Molto sintetico, molti slogan e poca concretezza. C’è da aver paura di fronte a un approccio del genere. La sinistra può prendere decisioni dalla sera alla mattina, decisioni che vanno a soddisfare le pulsioni di qualche piazza ambientalista, ma che rischiano di fare danni importanti alle imprese italiane. Le aziende non sono il nemico, ma l’alleato nella transizione ecologica. A qualche ambientalista piacerebbe che girassimo tutti in bicicletta, ma saremmo anche tutti affamati a quel punto”.

AMBIENTE E TERMOVALORIZZATORE

Al punto 12 del programma del centrodestra, si parla di ambiente. Dalla piantumazione – il famoso milione di alberi da piantare di Berlusconi – alla salvaguardia dell’acqua, al riciclo dei rifiuti. Per un termovalorizzatore è caduto un governo e Cattaneo lo sa bene: “Ero relatore di quel provvedimento, il dl aiuti. Noi eravamo d’accordo, anche se era il Pd a proporlo. In assoluto è necessario lavorare di più e meglio sull’economia circolare. L’Italia è un Paese manifatturiero e può diventare leader nel mondo per queste pratiche. Io dico: meno ideologia e più pragmatismo”.

PNRR DA RIVEDERE

L’ultimo argomento, non meno delicato degli altri, è il Pnrr. Che per Cattaneo, come per Berlusconi, ha bisogno di “un’aggiustatina”. Lo accetterà l’Europa? “Il Pnrr – dice – ha qualche problema nel merito e nel metodo. Vogliamo negare che siamo già in ritardo negli obiettivi? E perché siamo in ritardo? Viene meno anche l’alibi che i soldi ci sono… ma questo Paese non riesce a spenderli, perché il codice appalti è farraginoso, perché le stazioni appaltanti degli 8 mila comuni non ce la fanno, perché persino le regioni faticano a stare dietro a questi ritmi”. Quindi, conclude Cattaneo, “o tagliamo la burocrazia, oppure gli obiettivi non si ottengono. Noi diciamo di rivedere il Pnrr innanzitutto nella modalità di spesa dei denari e poi per usare meglio la leva dei soldi pubblici. Da liberali vogliamo spalancare le porte ai privati in un’ottica sussidiarietà. Nel merito, poi… Se il Pnrr nasce da una risposta giusta dell’Europa ‘buona’ in tempo di pandemia, oggi c’è una crisi energetica che presuppone una pari, forse maggiore, emergenza. Se noi diciamo di ricalibrare il Pnrr diciamo una cosa giusta e in Europa nessuno può avere nulla da dire.

Porchietto (Fi)

Porchietto (Fi): “Gas nell’Alto Adriatico? Ipocrita perdere opportunità, la Croazia estrae”

Mentre l’Italia cerca ogni giorno di ampliare il ventaglio di possibili fornitori di gas per sostituire quello russo, nell’Alto Adriatico giace un tesoro inesplorabile. Non inesplorato, però, visto che la vicina Croazia continua a perforare e spera di estrarre oltre 36 miliardi di metri cubi di gas. L’Italia, invece, non può. Perché nel 2002 ha deciso di vietare ogni attività di ricerca ed estrazione a nord del parallelo della bocca del Po di Goro. Ora, però, con la crisi energetica in atto, da più parti politiche ci si chiede se non sia uno spreco e un’ipocrisia.

Per questo la deputata di Forza Italia Claudia Porchietto ha proposto un emendamento al decreto Energia che consenta di incominciare a riutilizzare quei giacimenti bloccati da troppo tempo. Soprattutto ora che “la nostra dipendenza energetica ha generato delle situazioni insostenibili”, spiega l’onorevole in un colloquio con GEA. In realtà l’idea era nata già dopo il primo decreto Energia dopo l’avvio della guerra in Ucraina, ma in quel caso “abbiamo dovuto ritirare gli emendamenti perché il Governo non ci permetteva di andare oltre. Diciamo che adesso ci riproviamo per vedere se riusciamo a giungere a compimento rispetto a una necessità che abbiamo”.

Porchietto è diretta nello spiegare i motivi dell’emendamento: “Stiamo parlando di giacimenti che sono nella nostra disponibilità e che non stiamo utilizzando, ma lo sta facendo qualcun altro al nostro posto. Ci sembra surreale in un momento in cui il costo di energia e carburanti sta crescendo a dismisura. Noi abbiamo un’opportunità che non stiamo sfruttando. Abbiamo maxi giacimenti nell’Adriatico che vengono utilizzati dalla Croazia e non da noi. Ci sembra surreale”.

L’obiezione maggiore, però, viene dal timore che nel 2002 portò al divieto: la paura che le attività estrattive del metano in mare potessero fare sprofondare Venezia e la sua laguna. “Condividiamo il mantra del dover essere sempre meno impattanti dal punto di vista ambientale – risponde Porchietto –, ma in 20 anni la tecnologia è evoluta. Si possono costruire percorsi che non prospettino ciò che si era paventato nel 2002, e che poi in realtà non è avvenuto. La Croazia ha sfruttato ampiamente l’opportunità. Credo sia ora di cominciare a lavorare anche noi per trovare percorsi alternativi alla ricerca di gas. È assurdo non poter sfruttare questa situazione. Noi ci siamo posti molti problemi, la Croazia no. Ora, forse, due riflessioni le possiamo fare”.

Anche perchè, secondo la deputata di Forza Italia, si potrebbe trattare di una “situazione transitoria, che potrebbe dare un po’ di respiro. Dobbiamo matchare le soluzioni. Quando parliamo della possibilità di sostituire il gas russo con fonti rinnovabili italiane, sono d’accordo. Assolutamente. Ma quando? Non domani mattina. E quindi ci sono una serie di valutazioni che bisogna iniziare a fare, altrimenti diventa molto difficile”.

Per il futuro del suo emendamento, Porchietto è ottimista, visto che al senato il collega del Pd Stefano Collina ne ha presentato uno molto simile: “Non sono l’unica ad aver immaginato di poter promuovere questo percorso. Quello di Collina e il mio sono due emendamenti diversi che vanno nella stessa direzione. Noi segnaleremo domani l’emendamento, io spero che ci sia una convergenza ampia anche perché se no diventa difficile immaginare come il collega Collina possa muoversi se i suoi colleghi alla Camera non fanno altrettanto”.