Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata all’8 aprile), l’Italia sale ancora e sfonda quota 60%, mentre la media Ue si assesta a 60,62%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni, mentre in testa c’è sempre il Portogallo, stabile a 87,84%.
Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 6 aprile), l’Italia sale a 59%, mentre la media Ue procede verso quota 60%. Tutti i Paesi a eccezione di Lettonia e Svezia sono in guadagno. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni, mentre in testa c’è sempre il Portogallo, in aumento a 87,84%.
Tubi nuovissimi trasportano le acque reflue attraverso tre enormi pompe di calore nell’impianto più potente del suo genere in Europa, capace di riscaldare fino a 56.000 abitazioni. Vienna sta sperimentando una soluzione a basse emissioni di carbonio per ridurre la dipendenza dal gas russo. Le vecchie caldaie sono scomparse: qui l’inquinante combustibile fossile è sostituito da una risorsa proveniente dal vicino impianto di trattamento delle acque reflue e valorizzata dalla centrale idroelettrica.
“100% locale e rinnovabile”, spiega la responsabile del progetto Linda Kirchberger, che lavora per Wien Energie, il principale fornitore di energia della capitale austriaca di quasi 2 milioni di abitanti. “Usiamo le pompe per prelevare sei gradi dalle acque reflue e reimmetterle” nei 1.300 chilometri di tubature per il riscaldamento che corrono sotto la città, rendendola una delle reti più grandi del continente, dice l’esperta.
Vienna sta vincendo su tutti i fronti: sta riducendo la sua ancora forte dipendenza dagli idrocarburi acquistati dalla Russia in guerra con l’Ucraina, diversificando al contempo le fonti di approvvigionamento. Oltre il 40% del consumo finale di energia per il riscaldamento e l’acqua calda nella città è ancora coperto dal gas naturale, secondo i dati ufficiali pubblicati dal Comune sul suo sito web. Da qui al 2027, un totale di 112.000 abitazioni saranno collegate al nuovo sistema, in funzione da dicembre. Gli impianti personalizzati sono stati forniti da una fabbrica in Francia appartenente all’azienda americana Johnson Controls.
Sebbene le pompe di calore domestiche siano più conosciute (utilizzano il calore dell’aria) e siano sovvenzionate in alcuni Paesi come la Germania e la Francia, possono essere installate anche su scala molto più ampia. Anche altre città europee stanno puntando su questa innovazione, che si basa su “una nuova fonte di energia che si trova in abbondanza sotto i nostri piedi in ogni area urbana”, sottolinea l’esperto Florian Kretschmer, dell’Università di Vienna per le risorse naturali e le scienze della vita (BOKU).
Le acque reflue sono dunque il nuovo oro nero? In ogni caso, il loro recupero è già una prassi comune nell’Europa settentrionale e in Svizzera, e l’acqua reimmessa nel fiume dopo essere stata ridotta di qualche grado diventa un vantaggio, sullo sfondo del riscaldamento globale.
A fare da sfondo a questo investimento iniziale di 70 milioni di euro a Vienna, deciso quattro anni fa, è il riconoscimento nel 2018 da parte dell’Unione Europea – di cui l’Austria fa parte – delle acque reflue come fonte di energia rinnovabile. Lars Nitter Havro, analista di Rystad Energy, sottolinea che “l’Europa ha compiuto progressi significativi in termini di soluzioni di riscaldamento sostenibili”, fondamentali nella lotta ai cambiamenti climatici. Ma “il recupero del calore dalle acque reflue per il riscaldamento collettivo è ancora agli inizi” e, per essere redditizia, questa tecnologia deve essere utilizzata per migliaia di abitazioni. L’analista sottolinea che quasi la metà delle abitazioni nell’Ue è alimentata da combustibili fossili e il riscaldamento genera attualmente circa 4 miliardi di tonnellate di CO2, circa l’8% di quelle globali.
“È chiaro che dobbiamo rivedere il nostro sistema energetico per raggiungere l’indipendenza”, osserva Linda Kirchberger, facendo eco agli sforzi dei Paesi dell’Ue per ridurre la loro domanda di gas, in particolare dalla Russia, di fronte allo shock del conflitto in Ucraina. Con questo nuovo impianto, Vienna compie un primo passo verso “un approvvigionamento sicuro, che garantirà anche la stabilità dei prezzi”, un aspetto importante alla luce della recente impennata dei costi che ha scosso l’Europa.
Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 17 marzo), l’Italia aumenta la propria quota e si porta a 56,96%, mentre la media Ue è stabile a 59,67%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni, mentre in testa c’è sempre il Portogallo, stabile a 98,87%.
Photo credit: profilo X @GPichetto
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha firmato a Berlino con il ministro tedesco per l’Economia e l’Azione climatica, Robert Habeck, l’accordo bilaterale di solidarietà in materia di gas. “Le due più grandi manifatture d’Europa in impegno comune per l’aiuto reciproco“, scrive il Mase sul sul profilo X postando le foto della firma. La firma è stata apposta presso il ministero degli Esteri tedesco a margine del ‘Dialogo di Berlino sulla transizione energetica’ (Betd). In base all’ accordo l’Italia, attraverso il Mase, e la Germania, attraverso il Ministero Federale per gli affari economici e il clima, si impegnano ad attivare, in caso di emergenza, tutte le misure necessarie, di mercato e non, al fine di provvedere all’approvvigionamento di gas naturale dei clienti protetti della Parte richiedente, nel rispetto delle norme di sicurezza tecnica del sistema gas di ciascuna parte. Sempre sul gas è stato firmato anche un Addendum trilaterale tra Italia, Svizzera e Germania.
“Siamo molto soddisfatti di firmare oggi questo accordo che è uno degli obiettivi concreti indicati dal Piano di Azione Italo-Tedesco sottoscritto ad ottobre dai nostri due Capi di Governo”, ha dichiarato il ministro Pichetto Fratin. “Al tempo stesso – ha aggiunto – è un tassello del quadro europeo di sicurezza energetica e di risposta alla crisi derivata dall’aggressione russa all’Ucraina”. “Questo accordo – specifica Pichetto Fratin – prevede misure di extrema ratio, con meccanismi di compensazione e di rispetto dei limiti dei sistemi di trasporto del gas, da attuare una volta esaurite le misure disponibili a livello nazionale, nel caso uno dei Paesi sia colpito da una grave crisi”. “Ma credo che l’impegno maggiore che Italia, Germania e gli altri paesi europei devono mettere in campo è quello per prevenire che si creino le condizioni per l’attivazione di questi accordi. È quanto abbiamo fatto a Bruxelles quando l’Italia ha promosso il price cap”, ha chiarito il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.
“Mi fa piacere – ha concluso – che si sia riusciti a trovare una intesa per includere in questo schema gli amici svizzeri, con uno strumento teso ad aumentare il livello di sicurezza energetica dei nostri Paesi”. “In questo modo – ha sottolineato il ministro Pichetto Fratin – consolidiamo il nostro ruolo di hub energetico europeo”.
Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 12 marzo), l’Italia diminuisce la propria quota fino a 56,47%, mentre la media Ue cala a 60,09%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni, mentre in testa c’è sempre il Portogallo, in calo a 98,87%.