Manovra, completata la lista degli emendamenti ‘segnalati’. Al Parlamento 120 milioni

Adesso il quadro è completo. La seconda tranche dei ‘segnalati’ compone il mosaico degli emendamenti alla legge di Bilancio 2025, su cui ora si procederà con l’iter dei voti in commissione Bilancio alla Camera, per portare il testo in aula per l’approvazione, cui dovrà seguire il secondo passaggio in Senato per il via libera definitivo, a meno che non ci siano modifiche a Palazzo Madama. La deadline insuperabile resta comunque il 31 dicembre.

La scrematura è notevole rispetto agli oltre 4.500 presentati in prima istanza. La maggioranza riduce le proposte di modifica, ma le forze politiche che sostengono il governo non rinunciano ad alcuni capisaldi. In alcuni casi c’è addirittura convergenza su alcune misure: ad esempio sulla sulla necessità di modificare la norma che prevede revisioni del Mef nelle società che direttamente o indirettamente percepiscono contributi pubblici non inferiori a 100mila euro. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, infatti, confermano l’interesse alle rispettive proposte emendative (speculari) che chiedono di innalzare la soglia almeno a 1 milione di euro. FI, comunque, non rinuncia al proprio emendamento che cancella in toto quella parte di Manovra.

Gli azzurri sono molto attivi con 56 ‘segnalazioni’ totali, tra i quali emergono quelli sul rinnovo fino al 2027 dell’alleggerimento degli oneri per mutui e prestiti sottoscritti dagli enti locali, in modo da fornire risorse utili a far fronte alle maggiori spese energetiche. O ancora di stanziare 9 milioni, dal 2025 al 2027, per progetti di rilancio industriale delle aree di Brindisi e Civitavecchia dopo la chiusura delle centrali a carbone. Ma FI tiene anche al rinvio al 2026 della Sugar tax e alla detrazione al 50% della quota Irpef per chi compra un’abitazione di classe energetica A e B entro il 31 dicembre 2027.

Confermato l’interesse pure sugli emendamenti firmati da Noi Moderati, Forza Italia e Azione che, pur da posizioni politiche differenti, chiedono di istituire presso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica un fondo da 20 milioni per “potenziare le attività di ricerca e sviluppo di tecnologie innovative nel campo dell’energia nucleare da fissione.

La Lega, invece, non rinuncia alle proposte di modifica per aumentare a circa 14,7 miliardi i fondi per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina o al bonus elettrodomestici da 200 euro per l’acquisto di apparecchi con classe energetica non inferiore alla nuova classe B.

Tra le opposizioni il M5S accende i riflettori su 90 emendamenti presentati alla Manovra. Tra questi ci sono anche il ripristino del fondo Automotive e nuovi aiuti per far fronte ai rincari della bolletta energetica. Temi che ora dovranno passare il vaglio della commissione Bilancio, guidata da Giuseppe Mangiavalori, che oggi ha incontrato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e i rappresentanti delle opposizioni. Lo spazio di manovra lasciato al Parlamento conferma che è di 500 milioni nell’arco temporale di tre anni, ma “per il 2025 sono 120 milioni“.

Manovra, Giorgetti riconosce le difficoltà ma spera ancora nel rialzo del Pil

Lo scenario internazionale resta quello che è, ma Giancarlo Giorgetti vuole vederci comunque uno spiraglio di luce nel prossimo futuro dell’Italia. Il ministro dell’Economia chiude il ciclo di audizioni sulla legge di Bilancio 2025 mettendo al centro di tutto i meriti della “prudenza” avuta in questi due anni, che ha portato “alla revisione al rialzo degli outlook da parte di due agenzie di rating” e al “dimezzamento dello spread rispetto a due anni fa”.

Sforzi che lo stesso responsabile del Mef riconosce, però, non sufficienti a garantire che le prospettive evolvano nelle direzioni auspicate, a causa di “dinamiche globali sempre più forti”. La crescita del resto è oggettivamente lenta, sebbene Giorgetti indichi che i segnali di ripresa della domanda interna ci sono in questa fase finale dell’anno: “E’ una delle chiavi cruciali per realizzare la crescita prevista nel 2025”, assieme al Pnrr. Il freno semmai è la domanda estera netta. Il Paese ha un domani nero, allora? Nient’affatto: il ministro, infatti, non sarebbe stupito “da eventuali revisioni al rialzo anche relativamente alle stime preliminari del Pil 2024”, anche “alla luce del notevole incremento dell’occupazione sin qui registrato”. Dunque, “le prospettive di crescita a breve termine risultano, nel complesso, ancora incoraggianti”. Magari, poi, la Bce taglierà ancora i tassi: lo spazio lo vede il ministro leghista.

In questo scenario si inserisce la Manovra. Ai critici risponde che l’aver reso strutturali alcune misure “può contribuire ad attenuare i timori degli operatori di mercato”, ma soprattutto apre a piccole modifiche del testo. Ad esempio sull’incremento della Crypto-tax dal 26 al 42% valutando “forme di tassazione diverse”, mentre sull’edilizia “la distinzione tra prima e seconda casa è un principio irrinunciabile e inderogabile, sul resto possiamo discutere”.

Indirettamente, Giorgetti replica ai sindacati, in particolare al leader Cgil, Maurizio Landini, che ha evocato la “rivolta sociale”: “Abbiamo messo risorse alle famiglie di reddito medio-basso, qualcuno può discutere se sia giusto e sbagliato, ma sorprende che questo sia contestato proprio dai sindacati, perché li abbiamo messi sui lavoratori dipendenti”.

Altro capitolo caldissimo è quello del taglio al fondo per l’automotive, che ha ricevuto critiche trasversali. Il ministro dell’Economia prova a togliersi qualche sassolino: “Noi non tagliamo i fondi alle imprese ma gli incentivi per rottamare e acquistare auto fatte in Cina”, dice in audizione. Aggiungendo che “per chi vuole produrre ci sono e ci saranno sempre”. Anzi, ricorda che “800 milioni di residui sono pronti da domattina, chi vuole investire in automotive per produrre è benvenuto”.

L’occasione è ghiotta anche per parlare di transizione ecologica del sistema produttivo: “La politica industriale la fanno gli imprenditori, lo Stato può aiutare. C’è bisogno di imprenditori che accettino la sfida della riconversione, perché se non lo fanno possiamo pure criticare, ma chi la deve portare avanti?”.

Giorgetti affronta anche il nodo dei revisori: “Chi riceve un contributo dallo Stato deve rispondere di come lo utilizza”, assicurando però che “il Mef non vuole curiosare” nelle aziende. C’è spazio anche per i sogni: quelli del ministro dell’Economia sono di avere il debito al 60% “così risparmierei 45 miliardi da destinare a scuola, sanità, pensioni”. E non manca nemmeno la risposta a chi accusa il governo di togliere ossigeno agli enti locali: “Devono capire che negli anni scorsi hanno ricevuto finanziamenti a fondo perduto, a carico dello Stato, non replicabili. Su questo, credo che un ritorno alla normalità sia dovuto”. Lunedì prossimo, alle ore 16, scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti alla legge di Bilancio: dopodiché partirà la corsa verso l’approvazione. Ma il sentiero si preannuncia tutt’altro che in discesa.

L.Bilancio, è polemica su accise diesel. Mef: Nessun aumento, allo studio rimodulazione

Non un aumento delle accise sul diesel, ma una “rimodulazione“. Così il Mef tenta di mettere un punto alle polemiche che si sono sollevate sulle ipotesi emerse con il Piano Strutturale di Bilancio in esame alla Camera. L’adeguamento delle accise sul diesel a quelle, più alte, della benzina varrebbe oltre tre miliardi di euro, che in manovra darebbero un po’ di respiro sulle coperture.

Gli attacchi sono immediati, soprattutto perché la stessa premier Giorgia Meloni, in un video del 2019 andato virale, dall’opposizione chiedeva, anzi “pretendeva” che le accise sui carburanti venissero progressivamente abolite.

La notizia, precisa subito il ministero dell’Economia, è “del tutto fuorviante“. Il dicastero spiega che, sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel marzo 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure per ridurre i sussidi ambientali dannosi. In questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina e pertanto è allo studio “un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise“. Ma l’intervento, viene assicurato, “non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due“. Il Psb ha previsto che questo allineamento “sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale“.

L’intervento per allineare le accise sul diesel a quelle attuali sulla benzina farebbe impennare il prezzo del diesel di 11 centesimi al litro. E i conducenti di tir promettono battaglia: “Per il settore dell’autotrasporto, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno”, tuona Claudio Donati, segretario generale di Assotir, parlando di un “salasso ingiustificato, del tutto iniquo“. Donati ricorda che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano promesso di ridurre il costo delle accise. Codacons fa presente poi che l’operazione avrebbe un effetto domino su tutta una serie di settori e potrebbe costare alle famiglie italiane 7,5 miliardi di euro in termini di maggiori costi di rifornimento e rincari dei prezzi al dettaglio.

Dalle opposizioni il coro è unanime: la premier aveva promesso tutt’altro, ora spieghi. “Aumentare le accise sul diesel equivale a introdurre una nuova tassa che tutti i giorni le italiane e gli italiani pagheranno“, denuncia la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Dato che saranno gli italiani a metterci i soldi, lei almeno ci metta la faccia e spieghi al Paese la tassa Meloni, dopo anni di roboanti annunci di tagli sulle accise“, insiste.

Di “chiacchiere” parla il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che sui social fa l’elenco delle misure annunciate e finite in “lista d’attesa“, da quelle per le infrastrutture mentre i treni vanno in tilt alla sicurezza per le città, passando per gli interventi sugli stipendi e quelli “forti e coraggiosi” sugli extraprofitti: “Arrivano sempre e subito le tasse per cittadini e imprese, più Iva sui pannolini, più accise all’orizzonte, più tasse sulle aziende obbligate a polizze contro le catastrofi ambientali“, scrive.

Questi tre miliardi, sottolinea Nicola Fratoianni di Avs, “potevano prenderli da tutte le parti, a cominciare dagli extraprofitti giganteschi sviluppati dalle compagnie energetiche o dall’industria farmaceutica o dall’industria delle armi o dalle banche. E invece no, fanno una nuova tassa, ma come sempre la tassa sbagliata“.

Le promesse elettorali fatte con il populismo si dissolvono una volta al potere“, gli fa eco sui social il capogruppo di Italia Viva in Senato, Enrico Borghi. “Per capirci, più o meno funziona così“, spiega il leader di Azione, Carlo Calenda, su X: “Annuncio un taglio delle tasse, aumento altre tasse. Il saldo è sempre negativo. Nella seconda repubblica tutti i governi hanno annunciato tagli delle tasse e alla fine la pressione fiscale è aumentata di 3 punti. Forse varrebbe la pena smetterla con queste prese in giro e iniziare a usare i (pochi) soldi che abbiamo per mettere a posto i servizi pubblici a partire da sanità e scuola“.

Manovra, Meloni: “Stagione dei soldi gettati è finita, scelte serie e di buon senso”

La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà“. Giorgia Meloni risponde sui social alle polemiche che ruotano intorno alla legge di Bilancio. Il governo viene accusato di tagliare su sanità, trasporto pubblico e istruzione a favore di norme ritenute non indispensabili e inique dall’opposizione, come la flat tax.

L’impatto della Manovra sarà di 25 miliardi, “come quella di un anno fa”, assicura il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Prima, sarà licenziato il piano strutturale di bilancio (che deve essere presentato alla Commissione europea entro il 20 settembre) e che deve passare dall’approvazione del Consiglio dei ministri e del Parlamento. “Sarà esaminato e con il sistema delle mozioni, auspicabilmente, sarà approvato“, afferma. Per la presidente del Consiglio “tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori“.

La premier si appoggia alle rilevazioni dell’Istat pubblicate in giornata, ricordando che l’Italia cresce “più di altre nazioni europee“, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la “delicata situazione internazionale“. I dati macroeconomici, infatti, dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti, sono positivi e per la premier “rappresentano un segnale di grande fiducia“. Il tasso di disoccupazione è il più basso dal 2008: 6,5%, rivendica. Parla di “scelte serie“, di “centralità” e “autorevolezza” dimostrata a livello internazionale: “Adesso è fondamentale rafforzare e consolidare il quadro economico con le scelte che faremo nella prossima manovra economica, ispirata al buon senso e alla serietà“, scandisce.

Via libera definitivo alla Manovra 2024. Meloni: “Al centro famiglie, lavoro e imprese”

Con il via libera della Camera (200 voti favorevoli, 112 no e 3 astenuti), la legge di Bilancio 2024 è stata definitivamente approvata dal Parlamento. Dall’energia al Ponte sullo Stretto, alla lotta all’inflazione, sono diversi i temi trattati dal testo da circa 24 miliardi di euro.

Soddisfatta la premier, Giorgia Meloni: “Ringrazio a nome mio e del governo i parlamentari di maggioranza di Senato e Camera per il sostegno e la compattezza dimostrati. Un segnale positivo per una Manovra importante, che mette al centro le famiglie, il lavoro e le imprese. In linea con i principi che guidano la nostra azione e con il programma che gli italiani hanno votato“, scrive su Facebook. Aggiungendo che “questa volta la Manovra viene approvata senza il voto di fiducia. Ringrazio per questo anche le opposizioni che, pur nel forte contrasto sui temi, hanno contribuito allo svolgimento del dibattito. E ora avanti con determinazione, coraggio e responsabilità”. Anche per Giancarlo Giorgettibene il sì alla manovra. Proseguiamo su un percorso di prudenza, responsabilità e fiducia. Avanti così“, commenta il ministro dell’Economia dopo il voto.

Ecco, di seguito, alcuni dei punti principali della manovra 2024.

BONUS ELETTRICO – Proroga del bonus sociale elettrico anche per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024. La copertura di spesa è di 200 milioni, che saranno trasferiti alla Cassa per i servizi energetici e ambientali. CARO SPESA – Contro l’inflazione dei beni di prima necessità, il provvedimento prevede nuove risorse per la carta ‘Dedicata a te’ per chi ha un Isee pari o inferiore a 15mila euro. Il Fondo viene rifinanziato nel 2024 con 600 milioni di euro. Inoltre, “in considerazione del permanere di condizioni di disagio sociale ed economico”, il Fondo per la distribuzione di generi alimentari alle persone indigenti viene inoltre incrementato di 50 milioni di euro.

PONTE SULLO STRETTO – E’ di 11,6 miliardi di euro la dotazione per la realizzazione del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. La cifra è pluriennale e copre l’arco temporale tra il 2024 e il 2032. Di queste risorse 9,3 miliardi arriveranno dal bilancio pubblico, mentre 2,3 miliardi dal Fondo di sviluppo e coesione: 1,6 miliardi dagli stanziamenti previsti inizialmente per la Sicilia e la Calabria e 718 milioni dai ministeri.

ASSICURAZIONI CONTRO EVENTI CALAMITOSI – Le imprese sono tenute a stipulare, entro il 31 dicembre 2024, contratti assicurativi a copertura dei danni agli immobili direttamente cagionati da calamità naturali e catastrofi su territorio nazionale, come i terremoti, le alluvioni, le eruzioni vulcaniche, i fenomeni di bradisismo, le frane, le inondazioni e le esondazioni. L’eventuale scoperto o franchigia nei contratti per “l’adempimento dell’obbligo di assicurazione” non potrà essere superiore al 15% del danno. Il rifiuto o l’elusione dell’obbligo a contrarre l’assicurazione è punito con una multa da 200mila a un milione di euro, irrogate tramite Ivass.

VULNERABILITA’ SISMICA EDIFICI PUBBLICI – E’ istituito, presso il Mef, per poi essere trasferito al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, un Fondo per il finanziamento di un ‘Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici’, con una dotazione con una dotazione totale di 285 milioni, di cui 45 per il 2024, poi 60 milioni per ciascuno degli anni 2025, 2026, 2027 e 2028.

RICOSTRUZIONI POST CALAMITA’ – L’articolo 72 è dedicato alle misure per garantire la prosecuzione delle attività amministrative delle strutture commissariali e degli uffici speciali per la ricostruzione. Tra queste ci sono la la proroga dei contratti stipulati dai comuni del cratere sismico del 2009, in deroga alla normativa vigente in materia di vincoli alle assunzioni a tempo determinato presso le Amministrazioni Pubbliche, l’autorizzazione di spesa è incrementata di 1,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Inoltre, il termine di scadenza dello stato di emergenza per gli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 viene prorogato, per le regioni Lombardia ed Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2024 ed è autorizzata la spesa di 12,2 milioni per il 2024 per le spese relative al funzionamento, all’assistenza tecnica, all’assistenza alla popolazione, al contributo di autonoma sistemazione e a interventi sostitutivi per gli eventi sismici che hanno colpito i territori dell’Emilia-Romagna nel 2012.

SOSTEGNO A PMI ORTOFRUTTICOLE – L’Ismea è autorizzato a erogare prestiti cambiari in favore delle Pmi agricole del settore ortofrutticolo per un massimo pari al 50% dell’ammontare dei ricavi registrati nel 2022 dall’impresa richiedente e, comunque, non superiore a 30mila euro, con inizio del rimborso dopo 24 mesi dalla data di erogazione e durata fino a 5 anni.

EMERGENZE AGRICOLTURA – Per le situazioni di crisi di mercato nel settore agricolo, agroalimentare, zootecnico e della pesca generate da eventi non prevedibili, è istituito presso il Masaf un Fondo per la gestione delle emergenze finalizzato a sostenere gli investimenti delle imprese che operano in questi settori, con una dotazione totale di 270 milioni di euro, suddivisi in 90 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.

GARANZIE GREEN – Sace è abilitata a rilasciare, fino al 31 dicembre 2029, garanzie connesse a investimenti nei settori delle infrastrutture, anche a carattere sociale, dei servizi pubblici locali, dell’industria e ai processi di transizione verso un’economia pulita e circolare e la mobilità sostenibile, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti, la sostenibilità e la resilienza ambientale o climatica e l’innovazione industriale, tecnologica e digitale delle imprese. Lo prevede la bozza della legge di Bilancio. Le garanzie sono concesse per una durata massima di 25 anni e per una percentuale massima di copertura non eccedente il 70 per cento, ovvero il 60 per cento, ove rilasciate in relazione a fideiussioni, garanzie e altri impegni di firma, che le imprese sono tenute a prestare per l’esecuzione di appalti pubblici e l’erogazione degli anticipi contrattuali ai sensi della pertinente normativa di settore, ovvero il 50 per cento nel caso di esposizioni di rango subordinato.

Manovra, scintille in commissione ma il governo tira dritto: “Il Superbonus è un’allucinazione”

Le opposizioni chiedono a gran voce un confronto e Giancarlo Giorgetti non si sottrae, presentandosi in commissione Bilancio per dare spiegazioni sulla legge di Bilancio 2024. Ma soprattutto sul ‘no’ al Mes in Parlamento e sul ‘sì’ alla riforma del Patto di stabilità in Europa. Il ministro dell’Economia sceglie la linea dura, ascolta poi contrattacca. Rivendicando tutte le scelte compiute, a partire da quelle degli unici emendamenti passati in Senato in prima lettura, a firma dell’esecutivo: “Hanno portato un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica”.

Altro passaggio delicato è il Ponte sullo Stretto, con la decisione di spostare una parte delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione destinate a Calabria e Sicilia per assegnarle alla realizzazione dell’opera. Giorgetti ne parla quasi subito, ma parte con un approccio soft: “Abbiamo mantenuto l’impianto originario, non mi sono perso in quelle piccole situazioni che in qualche caso evidentemente suscitano curiosità. E’ stata modificata solo la spalmatura sulle annualità”. Poi, però, il tono sale di intensità politica: “Non trovo per nulla scandaloso che alcune Regioni, soprattutto quelle interessate, contribuiscano alla realizzazione dell’opera”.

Altro capitolo delicato è il Superbonus, misura varata negli anni del governo giallorosso M5S-Pd e oggi di fatto archiviato dall’esecutivo di Giorgia Meloni. La questione è nota: oltre ad una parte di opposizioni, c’è anche un pezzo di maggioranza (Forza Italia) a non rassegnarsi all’idea che la serranda sul provvedimento venga tirata giù di colpo. Pd e M5S (in particolare) chiedono di ripristinarla, mentre gli azzurri sono disposti anche ad accettare una prorogare per chi ha già completato parte di lavori di riqualificazione energetica nel 2023.

Purtroppo per loro, il muro resta alto: “I dati degli ultimi mesi sul Superbonus dicono che, dal punto delle uscite di finanza pubblica, vanno peggio rispetto alla Nadef”, mette subito in chiaro Giorgetti. Riconoscendo che “il Parlamento deciderà, ma per quanto riguarda il ministro dell’Economia, in cuor mio so quale il limite entro il quale non si può andare e lo proporrò al Cdm”. Anche in questo caso, l’affondo arriva qualche secondo dopo. Dopo aver confermato di definire il 110% “radioattivo” , rincara la dose: “Tutti quanti noi ci lamenteremo al momento in cui entreremo l’anno prossimo al 70% delle detrazioni” ma “quello che a noi da dentro sembra poco, visto da fuori è tantissimo”. Ragion per cui “dico che dobbiamo uscire da questa allucinazione vissuta negli ultimi anni in cui tutto ci sembra dovuto. Quando fai debito lo paghi, e caro. Sono soldi sottratti alle famiglie italiane”.

Ovviamente non ci stanno le opposizioni: “Giorgetti in commissione Bilancio si attacca a tutto per cercare un alibi ad una Manovra ingiusta e senza prospettive”, commenta la capogruppo Pd a Montecitorio, Chiara Braga. Per il M5S, invece, “paragonare una misura che ha generato valore economico, occupazione e maggiori entrate fiscali all’Lsd definisce bene il personaggio, lo stesso che da un anno parla di buchi di bilancio immaginari senza fornire numeri e soprattutto senza approntare correzioni”.

Forza Italia tenta invece una mediazione, facendo sapere al ministro di stare “stimolando a trovare una soluzione per il comparto edilizia sul Superbonus, su cui non c’è contrarietà degli alleati ma solo una criticità riguardo la copertura economica”, spiega il portavoce nazionale, Raffaele Nevi. Magari con una proroga (anche di due o tre mesi) per chi ha già completato lavori oltre il 70%, come sostiene anche il segretario nazionale, Antonio Tajani.

Giorgetti per ora vuole portare a casa il risultato senza brutte sorprese e per il futuro spiega che “buona parte della possibilità di crescita di questo Paese dipende da come riusciamo a spendere le importanti risorse del Pnrr e della componente RePowerEu, che deve essere considerata a tutti gli effetti come parte integrante della legge di Bilancio a favore delle imprese”. Inoltre, “le previsioni e le correzioni della Nadef sono coerenti con quello che è previsto dal nuovo Patto di stabilità”, quindi “non sono previste manovre diverse o aggiuntive”. La legge di bilancio compirà, quindi, il suo ultimo giro di boa alla Camera come previso. Il testo è atteso in aula oggi, ma è praticamente scontato che il governo porrà la questione di fiducia per chiudere la partita entro la serata di venerdì 29 dicembre. Le polemiche, invece, quasi sicuramente non se le porterà via il voto.

Manovra, via libera alla fiducia in Senato: il governo passa (indenne) il primo esame

Il primo passo è fatto. La legge di Bilancio esce indenne dall’aula del Senato tra le polemiche delle opposizioni, ma comunque senza sorprese dell’ultimo minuto. Con 109 voti favorevoli, contro i 72 contrari il testo con la nota di variazione supera il primo ostacolo e anche la maggioranza dà prova di salute (dopo le tensioni dei giorni scorsi tra Superbonus e Mes) portando a casa la fiducia sull’emendamento sostitutivo della prima sezione della manovra 2024 con 112 sì e 76 no. Ora toccherà alla Camera approvare in via definitiva il provvedimento cardine delle politiche economiche del Paese, tra Natale e Capodanno, anche se non avrà margine di manovra per correggere neanche una virgola.

Una volta messa in cascina la legge di Bilancio, che tra l’altro conserva i fondi per il Ponte sullo Stretto di Messina spostandoli dagli Fsc per Calabria e Sicilia, però, un pezzo di centrodestra ha già fatto capire di voler ottenere di più su una delle misure espunte da questo testo, ovvero il Superbonus. Capire di chi si tratta è facile: Forza Italia. “A me interessa la sostanza non quale sia lo strumento“, fa sapere il segretario nazionale, Antonio Tajani, dalle colonne del ‘Sole 24 Ore‘, lasciando intendere che qualsiasi strumento normativo sarà ritenuto utile e valido dal suo partito, purché si chiuda almeno la partita delle ristrutturazioni in sospeso nel 2023. “Quello che FI ha chiesto e continua a chiedere è di agire e confrontarsi con buon senso – spiega il ministro degli Esteri -. E’ vero che molti imbroglioni hanno frodato lo Stato ma ci sono tanti italiani onesti che lo hanno utilizzato per mettere a posto i loro condomini. Parliamo di lavori che sono al 70% e che in un mese o due potrebbero essere agevolmente completati – continua -. E’ questo il buon senso di cui parlo e che invito a seguire per non mettere in grave difficoltà proprio quelle famiglie e imprese che hanno seguito le regole“.

Dal lato opposto dello scacchiere politico, le opposizioni proprio non digeriscono la combo manovra, riforma del Patto di Stabilità, no al Mes dell’ultima settimana. “Sono nettamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo, la produzione è in frenata, il nostro Pil non si espande da un anno, c’è un’evidente deterioramento della domanda interna e i consumi delle famiglie hanno esaurito la fase di recupero successivo alla pandemia e voi cosa fate? Mettete 11 miliardi su una misura che vi avevamo chiesto di rendere strutturale, il cuneo fiscale, sapendo che l’anno prossimo si partirà non solo da -11 ma da -15“, tuona il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. “Da quest’anno, chiunque si sieda sulla scrivania del ministro dell’economia (non sappiamo quanto resterà in carica, dopo i silenzi legati alla riforma del Patto di stabilità e alla mancata ratifica del Mes) per fare una manovra nel nostro Paese – rincara la dose –, partirà da -15. Siamo tornati alle clausole di salvaguardia del 2008-2011. Siete sempre gli stessi“.

Anche il capogruppo dei Cinquestelle, Stefano Patuanelli, rivanga il passato. “Avete imposto al Paese la litania della coperta corta: con la destra l’Italia è sempre l’ultima della classe, quella a cui mancano soldi per fare qualunque cosa. Non cito per decenza la tassa sugli extraprofitti, una figuraccia che si commenta da sola. In realtà – prosegue – il quadro che emerge è per noi evidente: avete il terrore negli occhi. Perché l’ultima esperienza della destra al Governo aveva portato l’Italia sull’orlo del baratro con uno spread a 575 e le conseguenti dimissioni del Presidente del Consiglio per evitare il default. Questo vi sta togliendo il coraggio“. Duro anche Tino Magni di Avs: “Votiamo una manovra di propaganda e iniquità in cui c’è di tutto, tranne ciò che serve al Paese. E’ una legge di ‘sbilancio’, che con una sfilza infinita di mance e mancette pende tutta dalla parte dei più forti“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il deputato Angelo Bonelli (Europa Verde): “Legge di Bilancio totalmente iniqua dal punto di vista sociale e ambientale. Un grande regalo alle lobby energetiche e bancarie“. Insoddisfatti – per usare un eufemismo – pure Azione e Italia viva, per completare il cerchio.

Di tutt’altro segno, ovviamente, i commenti della maggioranza. “E’ una sintesi tra prudenza fiscale, quanto mai necessaria considerando il contesto storico, e provvedimenti di grande impatto per l’economia della nostra nazione“, dice il senatore di FdI, Nicola Calandrini, presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Che aggiunge: “Una coerenza determinante per instaurare un clima di fiducia che serve agli investimenti e alla crescita. La manovra mette sul piatto 24 miliardi di euro, ma va giudicata aggiungendo a questi i 4 miliardi e mezzo liberati con il decreto anticipi, e i decreti attuativi della riforma fiscale“. Parla di “percorso impegnativo”, invece, il relatore della manovra, Dario Damiani (FI): “Il risultato è una manovra che ci soddisfa pienamente e che mette in campo misure serie, concrete ed efficaci per rispondere alle necessità del Paese“. Per la Lega è un testo fatto con “responsabilità, serietà, prudenza, che ci ha fatto superare l’esame dei mercati” e questo, sottolinea il capogruppo Massimiliano Romeo, “nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato. Indubbiamente, i crediti d’imposta da Superbonus e il rialzo dei tassi hanno fatto mancare alle casse dello Stato circa 35 miliardi di euro. Questi avrebbero potuto, sì, essere utilizzati per tante altre misure, ma non abbiamo potuto farlo“. La partita finale si sposta ora alla Camera: appuntamento dopo Natale, ma il clima politico anche in quel caso non sarà di ‘festa’.

Manovra, dal Ponte sullo Stretto al bonus elettrico, inflazione e agricoltura: le misure principali

Dopo giorni di attesa, la legge di Bilancio riceve la bollinatura della Ragioneria di Stato e la firma sull’autorizzazione alla presentazione alle Camere da parte del presidente della Repubblica. Dunque, ora il testo è ufficiale, in attesa ovviamente che passi il vaglio del Parlamento, anche se nel vertice di maggioranza tenuto ieri a Palazzo Chigi con la premier, Giorgia Meloni, le forze che sostengono il governo hanno deciso di non presentare alcuna proposta di modifica per accelerare l’iter. Di seguito i provvedimenti principali della Manovra 2024, composta da 109 articoli.

BONUS ELETTRICO – Proroga del bonus sociale elettrico anche per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024. La copertura di spesa è di 200 milioni, che saranno trasferiti alla Cassa per i servizi energetici e ambientali.

CARO SPESA – Contro l’inflazione dei beni di prima necessità, il provvedimento prevede nuove risorse per la carta ‘Dedicata a te‘ per chi ha un Isee pari o inferiore a 15mila euro. Il Fondo viene rifinanziato nel 2024 con 600 milioni di euro. Inoltre, “in considerazione del permanere di condizioni di disagio sociale ed economico”, il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti viene inoltre incrementato di 50 milioni di euro.

ASSICURAZIONI CONTRO EVENTI CALAMITOSI – Le imprese sono tenute a stipulare, entro il 31 dicembre 2024, contratti assicurativi a copertura dei danni agli immobili direttamente cagionati da calamità naturali e catastrofi su territorio nazionale, come i sismi, le alluvioni, le eruzioni vulcaniche, i fenomeni di bradisismo, le frane, le inondazioni e le esondazioni. L’eventuale scoperto o franchigia nei contratti per “l’adempimento dell’obbligo di assicurazione” non potrà essere superiore al 15% del danno. Il rifiuto o l’elusione dell’obbligo a contrarre l’assicurazione è punito con una multa da 200mila a un milione di euro, irrogate tramite Ivass.

PONTE SULLO STRETTO – Per consentire l’approvazione da parte del Cipess entro il 2024 del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina, è autorizzata la spesa complessiva di 11,630 miliardi di euro: 780 milioni per il 2024, 1.035 milioni per il 2025, 1.300 milioni per il 2026, 1.780 milioni per il 2027, 1.885 milioni per il 2028, 1.700 milioni per il 2029, 1.430 milioni per l’anno 2030, 1.460 milioni per l’anno 2031 e 260 milioni per il 2032. Entro il 30 giugno di ogni anno e fino all’entrata in esercizio dell’opera, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti presenta informativa al Cipess sulle iniziative intraprese ai fini del reperimento di fonti di finanziamento diverse da quelle a carico del bilancio nazionale a copertura dei costi di realizzazione.

VULNERABILITA’ SISMICA EDIFICI PUBBLICI – E’ istituito, presso il Mef, per poi essere trasferito al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, un Fondo per il finanziamento di un ‘Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici‘, con una dotazione con una dotazione totale di 285 milioni, di cui 45 per il 2024, poi 60 milioni per ciascuno degli anni 2025, 2026, 2027 e 2028. Inoltre, con decreto del ministro per la Protezione civile e le politiche del mare è istituita la Cabina di coordinamento per la mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica, presieduta congiuntamente dal Capo del Dipartimento Casa Italia e dal Capo del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, e composta da rappresentanti dei ministeri dell’Economia, della Giustizia, dell’Interno, della Difesa, della Cultura, dell’Istruzione e del merito, dell’Università e della ricerca, delle Infrastrutture e dei trasporti e della Salute, nonché dell’Agenzia del demanio, della Conferenza delle Regioni, dell’Anci e dell’Upi.

RICOSTRUZIONI POST CALAMITA’ – L’articolo 72 prevede è dedicato alle misure per garantire la prosecuzione delle attività amministrative delle strutture commissariali e degli uffici speciali per la ricostruzione. Tra queste ci sono la la proroga dei contratti stipulati dai comuni del cratere sismico del 2009, in deroga alla normativa vigente in materia di vincoli alle assunzioni a tempo determinato presso le Amministrazioni Pubbliche, l’autorizzazione di spesa è incrementata di 1,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Inoltre, il termine di scadenza dello stato di emergenza per gli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 viene prorogato, per le regioni Lombardia ed Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2024 ed è autorizzata la spesa di 12,2 milioni per il 2024 per le spese relative al funzionamento, all’assistenza tecnica, all’assistenza alla popolazione, al contributo di autonoma sistemazione e a interventi sostitutivi per gli eventi sismici che hanno colpito i territori dell’Emilia-Romagna nel 2012.

TERRENI E PARTECIPAZIONI NEGOZIATE – Le rideterminazioni dei valori di acquisto si applicano anche per le partecipazioni negoziate e non negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione e dei terreni edificabili e con destinazione agricola posseduti alla data del 1° gennaio 2024. Le imposte sostitutive possono essere rateizzate fino a un massimo di tre rate annuali di pari importo, a decorrere dalla data del 30 giugno 2024. Sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3% annuo, da versarsi contestualmente. La redazione e il giuramento della perizia devono essere effettuati entro la data del 30 giugno 2024. Inoltre, sui valori di acquisto delle partecipazioni negoziate e non negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione e dei terreni edificabili e con destinazione agricola rideterminati, le aliquote delle imposte sostitutive sono pari entrambe al 16% e l’aliquota è aumentata al 16 percento.

SOSTEGNO A PMI ORTOFRUTTICOLE – L’Ismea è autorizzato a erogare prestiti cambiari in favore delle Pmi agricole del settore ortofrutticolo per un massimo pari al 50% dell’ammontare dei ricavi registrati nel 2022 dall’impresa richiedente e, comunque, non superiore a 30mila euro, con inizio del rimborso dopo 24 mesi dalla data di erogazione e durata fino a 5 anni.

IMPRESE – Per il finanziamento dei contratti di sviluppo, relativi ai programmi di sviluppo industriale, è autorizzata la spesa complessiva di 190 milioni di euro per il 2024 e di 210 milioni per il 2025. Il Mimit può impartire al soggetto gestore direttive specifiche per l’utilizzo delle risorse, per sostenere la realizzazione di particolari finalità di sviluppo. Per assicurare continuità alle misure di sostegno agli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese, poi, l’autorizzazione di spesa è incrementata di 100 milioni di euro per il prossimo anno e la a dotazione del Fondo per la crescita sostenibile aumenta di 110 milioni di euro per il 2024 e di 220 milioni per l’anno 2025.

MALATTIA ‘GENTE DI MARE‘ – Dal 1 gennaio 2024 si riduce al 60% della retribuzione l’indennità giornaliera in caso di malattia dei lavoratori cosiddetti ‘gente di mare‘, ovvero i marittimi. Nel caso in cui la malattia capiti nei primi trenta giorni dall’inizio del rapporto di lavoro, l’indennità giornaliera è calcolata dividendo l’ammontare della retribuzione percepita nel periodo di riferimento per il numero dei giorni retribuiti.

TAGLIO CUNEO FISCALE – Proroga del taglio del cuneo fiscale per il prossimo anno. In via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, per i rapporti di lavoro dipendente è riconosciuto un esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. L’esonero di cui al primo periodo, viene specificato, è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. “Tenuto conto dell’eccezionalità della misura di cui al presente comma, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche“.

EMERGENZE AGRICOLTURA – Per le situazioni di crisi di mercato nel settore agricolo, agroalimentare, zootecnico e della pesca generate da eventi non prevedibili, è istituito presso il Masaf un Fondo per la gestione delle emergenze finalizzato a sostenere gli investimenti delle imprese che operano in questi settori, con una dotazione totale di 270 milioni di euro, suddivisi in 90 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026. Con uno o più decreti del ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il ministro dell’Economia, previa intesa con la Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sono definite le condizioni di crisi, i beneficiari, i criteri e le modalità di erogazione delle risorse.

OPERE PNRR AFFIDATE A FS –E’ autorizzata la spesa complessiva di 350 milioni di euro, di cui 150 milioni per l’anno 2024 e 200 milioni per l’anno 2025” recepite “nel prossimo aggiornamento del Contratto di programma parte Investimenti sottoscritto con Rfi” per “interventi finanziati anche in parte a valere sulle risorse previste dal Pnrr, affidati a contraente generale dalle società del gruppo Ferrovie dello Stato e in corso di esecuzione alla data del 1 giugno 2021“. Inoltre, l’autorizzazione di spesa “per l’accelerazione degli interventi finalizzati alla promozione del trasporto con caratteristiche di alta velocità e alta capacità (Av/Ac) sulla linea ferroviaria adriatica, anche al fine dell’inserimento nella rete centrale (Core Network) della Rete transeuropea di trasporto Ten-T”, è “ridotta di 150 milioni di euro per l’anno 2024 e di 200 milioni di euro per l’anno 2025“, ma entro 30 giorni dall’entrata in vigore della manovra, dovrà essere “nominato un Commissario straordinario per la progettazione, l’affidamento e l’esecuzione degli interventi“, che per “il coordinamento e la realizzazione degli interventi può nominare fino a due sub-commissari“. A tutti e tre, però, “non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti“.

GARANZIE GREEN – Sace è abilitata a rilasciare, fino al 31 dicembre 2029, garanzie connesse a investimenti nei settori delle infrastrutture, anche a carattere sociale, dei servizi pubblici locali, dell’industria e ai processi di transizione verso un’economia pulita e circolare e la mobilità sostenibile, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti, la sostenibilità e la resilienza ambientale o climatica e l’innovazione industriale, tecnologica e digitale delle imprese. Le garanzie sono concesse per una durata massima di 25 anni e per una percentuale massima di copertura non eccedente il 70 per cento, ovvero il 60 per cento, ove rilasciate in relazione a fideiussioni, garanzie e altri impegni di firma, che le imprese sono tenute a prestare per l’esecuzione di appalti pubblici e l’erogazione degli anticipi contrattuali ai sensi della pertinente normativa di settore, ovvero il 50 per cento nel caso di esposizioni di rango subordinato.

Incrementata per le imprese la dotazione del fondo per la crescita sostenibile

Dal rifinanziamento della nuova Sabatini alla proroga di 3 mesi per gli investimenti in beni materiali 4.0, passando per la conferma fino al 31 dicembre 2023 dell’operatività transitoria e speciale del Fondo di garanzia Pmi. Sono alcune delle principali misure per le imprese contenute nella Legge di bilancio 2023.

Tra le misure contenute nella manovra troviamo l’incremento di 30 milioni di euro per il 2023 e di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 per il riconoscimento di finanziamenti e contributi a tasso agevolato a favore delle Pmi che investono in macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature. Inoltre – sostiene Salvatore Baldino, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – viene prorogato di sei mesi il termine per l’ultimazione degli investimenti per le iniziative con contratto di finanziamento stipulato dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023”.

La manovra prevede inoltre la conferma fino al 31 dicembre 2023 dell’operatività transitoria e speciale del fondo di garanzia Pmi e del termine temporale di applicazione del sostegno speciale e temporaneo nell’ambito della crisi ucraina. Rifinanziato inoltre – prosegue Baldino – il fondo con una dote da 800 milioni di euro per l’anno 2023”.

Vengono poi rifinanziati i contratti di sviluppo, incrementata la dotazione del Fondo per la crescita sostenibile, riproposto il credito d’imposta per l’acquisto di materiali riciclati provenienti dalla raccolta differenziata e prorogati i crediti d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno e nelle ZES.

Energia e agricoltura tra i pilastri della Manovra. Meloni: “Si può migliorare”

Energia, lotta ai rincari e agricoltura sono tre dei pilastri della prima Manovra del governo di Giorgia Meloni. Che si prepara a superare il primo scoglio alla Camera. Il percorso parlamentare finora è stato attraversato da diversi momenti di turbolenza, sfociati spesso in vere e proprie tensioni tra maggioranza e opposizione, dovuti al combinato disposto del poco tempo trascorso dall’insediamento dell’esecutivo, in carica dall’ottobre scorso, e la necessità di portare a termine la legge di Bilancio entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio all’Italia, ma adesso la meta è sempre più vicina. Ne è consapevole anche la premier, che nel brindisi per gli auguri di Natale con i parlamentari di FdI ammette le “mille difficoltà, anche di rodaggio e con giorni complessi” in cui ha preso corpo il testo, ma non esclude che si possa intervenire. Anzi, “nonostante tutto” si “può e si dovrà migliorare”. Molto probabilmente nel corso del 2023, in fase di attuazione delle misure.

La Manovra 2023 nasce attorno a un Totem: i 21 miliardi stanziati per far fronte ai rincari di energia, materie prime e beni di prima necessità. Tra le novità degli ultimi giorni ci sono la riduzione al 10% dell’Iva sul pellet, la proroga al primo trimestre del prossimo anno dell’imposta sul valore aggiunto ridotta al 5 percento per le somministrazioni di energia termica prodotta con gas metano, l’estensione al teleriscaldamento della riduzione Iva al 5% per il primo trimestre del 2023. Non solo, perché arriva la sospensione fino al 31 gennaio 2023 dei procedimenti di interruzione della fornitura per i clienti finali direttamente allacciati alla rete di trasporto del gas naturale, con uno stanziamento di 50 milioni di euro per gli oneri derivanti dall’eventuale morosità dei clienti finali interessati.

Il governo mette poi sul piatto 500mila euro per ciascuno degli anni del triennio 2023-2025, affidando al Mef e al Mase “il compito di individuare uno o più intermediari finanziari abilitati perché, con apposita convenzione, nel rispetto della disciplina pertinente in tema di mercati finanziari, siano adottate pratiche tese a facilitare la liquidità e assicurare la fluidità dei mercati finanziari sui quali si determina il valore di riferimento del prezzo del gas”. Senza contare la conferma dei crediti di imposta sull’energia, in continuità con gli interventi del governo Draghi.

Per l’agricoltura, poi, arrivano 20 milioni di euro, per il 2023, dedicati alle misure in favore dello sviluppo dell’imprenditorialità a prevalente o totale partecipazione giovanile o femminile e del ricambio generazionale; l’aumento di 9,5 milioni di euro del Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici; l’istituzione, presso il Masef, di un Fondo dotato di 500mila euro per realizzare interventi di tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare e al supporto all’Osservatorio nazionale sul paesaggio rurale. Sempre restando sul tema, arrivano anche i “piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura” per il “controllo e contenimento delle specie di fauna selvatica”, anche se viene specificato che queste misure “non costituiscono attività venatoria”.

Si tratta di un primo approccio alle criticità del Paese, in attesa ovviamente che il Pnrr dispieghi gli effetti delle proprie misure. Per il governo, invece, si tratta del primo, vero banco di prova sulla concretezza delle proprie politiche economiche. Anche se, come ripetuto spesso dalla premier e dai suoi ministri, la base di partenza resta sempre quella di uno scenario reso sempre più difficile dalle tensioni geopolitiche dovute alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina e dalle crisi, energetica e alimentare, oltre che di reperimento delle materie prime, che hanno inevitabilmente condizionato ogni iniziativa.