Ue, Meloni: “Sulle nomine rispettare il voto dei cittadini. No a logiche dei caminetti”

Rimettere mano al Green Deal per “proteggere la natura con l’uomo dentro“, alla direttiva sulle case green che ha ancora “obiettivi troppo ravvicinati e onerosi“. Tutelare gli agricoltoricolpiti da provvedimenti furiosamente ideologici“, difendere le imprese dalla concorrenza sleale. Semplificare, soprattutto. Tanto da avanzare la proposta di un commissario alla Sburocratizzazioneper mostrare un cambio di passo“. Sono le priorità del governo Meloni in Europa.

Emergeranno nel primo Consiglio della nuova legislatura comunitaria (27-28 giugno), che prenderà il via ufficialmente il 16 luglio. La definizione ufficiale dei posti di vertice è sempre più vicina e Roma, esclusa dalle negoziazioni, non intende restare in disparte, perché i cittadini “si sono espressi“, ricorda la premier nell’informativa alla Camera. L’obiettivo è lavorare per un commissario di pesoche ci spetta“, rivendica. La denuncia è chiara: non saranno accettate le “logiche dei caminetti” nelle quale “alcuni pretendono di decidere per tutti“, scavalcando il consenso. No a qualunque “conventio ad excludendum in salsa europea”, avverte la leader dei Conservatori.

Meloni evidenzia il dato dell’astensionismo, che rappresenta plasticamente una disaffezione in crescita. In Italia, per la prima volta, la partecipazione è scivolata sotto il 50%, al 48,3% degli aventi diritto. Segno, a suo dire, che i cittadini percepiscono Bruxelles come “troppo invasiva“, come un’Unione che “pretende di imporre cosa mangiare, quale auto guidare, in che modo ristrutturare la propria casa, quanta terra coltivare, quale tecnologia sviluppare“, osserva la premier.

Dunque, i cittadini “hanno detto chiaramente qual è il modello che preferiscono tra quello portato avanti fin qui e quello che proponiamo“, rivendica. Un dato emerso da questa tornata Meloni considera “indiscutibile“: “La bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo e molte delle grandi nazioni europee che sono anche molto spesso le forze che hanno impresso le politiche dell’Unione in questi anni“.

La risposta al “declino” per la presidente del Consiglio sta nella necessità di “privilegiare al gigante burocratico un gigante politico“, ribadisce Meloni. Parla di aumentare l’autonomia strategica, costruendo catene di approvvigionamento sicure e affidabili e diminuire le proprie dipendenze, rendere l’Europa un luogo “dove sia conveniente investire“, ma allo stesso tempo proteggerla dalla concorrenza sleale dei Paesi extra Ue, perché “il mercato è libero se equo“. E ancora: costruire nuove partnership con l’Africa, sul modello del Piano Mattei, con cui “l’Italia ha fatto scuola” e valorizzare la posizione geografica del nostro Paese, piattaforma naturale nel Mediterraneo, per renderlo “hub di approvvigionamento” e “ponte tra Mediterraneo orientale, Africa ed Europa“.

Meloni rivendica il successo del G7: “Grande gioco di squadra in negoziati difficili”

Photo credit: Palazzo Chigi

Dalla masseria di Borgo Egnazia, circondata da ulivi a perdita d’occhio (come il simbolo scelto per il G7) e dal podio ricavato da un tronco secolare, in conferenza stampa Giorgia Meloni rivendica ancora una volta il suo “grande successo“. Il successo dell’Italia, della Puglia, dei leader del mondo che non si sono disuniti sui grandi temi, sostiene. Il G7 è stato compatto, nonostante i negoziati fossero difficili, e la dichiarazione finale condivisa addirittura un giorno prima: “Non accade spesso”, rivendica la premier. Parla di un “ottimo gioco di squadra che rende onore all’Italia nel suo complesso“.

I sette Grandi raggiungono l’intesa sulla bozza finale in cui non compare il termine “aborto”, causa di frizioni tra Italia e Francia nei giorni scorsi, ma per Meloni la polemica è “artefatta“. Totale il sostegno finanziario aggiuntivo da 50 miliardi per l’Ucraina, che sarà definito a livello tecnico nei prossimi giorni. “Piena” la sintonia sulla proposta degli Stati Uniti per la tregua in Medio Oriente. Il Piano Mattei entra nel documento, con il Global Gateway dell’Ue e la Pgii del G7. Sull’Africa, spiega, “L’Italia ha cercato di essere riferimento dall’inizio del mandato, per costruire modelli di partenariato da pari a pari“.

Attenzione alta sul clima. Qui la presidente del Consiglio tiene però a precisare che “la sfida dell’Italia resta quella della neutralità tecnologica“: “Dobbiamo mantenere gli impegni presi, senza cadere nel paradosso che per proteggere l’ambiente finiamo per avvantaggiare altre nazioni che non hanno problemi ad agire contro l’ambiente“.

Alla Cina, i Sette mandano un “messaggio chiaro“: “Siamo aperti al dialogo, ma le nostre imprese devono poter competere ad armi pari. Il mercato può essere libero, ma solo se è equo, quindi libero mercato, in un quadro però di concorrenza leale“. Nelle prossime settimane, la premier sarà in missione in Cina, su un invito di Xi Jinping “arrivato tempo fa“, fa sapere, confermando i rumor.

Fonte di orgoglio è la prima presenza di un Pontefice a un G7. Papa Francesco si è trattenuto per l’intera sessione outreach, con una riflessione sui rischi e le potenzialità dell’intelligenza artificiale, “una delle sfide più complesse e impattanti“, ricorda. L’obiettivo di tutti, ribadisce, è che “questa tecnologia rimanga controllata dall’uomo“. Su questo, “il Santo Padre ha dato un contributo morale e pratico straordinario“. Il vertice lancia l’iniziativa di un marchio che consenta alle imprese che adottano un codice di condotta di essere riconoscibili.

Anche se il vertice è terminato, la giornata è densa di impegni per la premier, che prima della conferenza finale vede il presidente di turno del G20, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, stringe un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo della Banca Africana di Sviluppo, tiene un bilaterale con il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, e ancora con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Energia, lotta al cambiamento climatico, gestione delle acque e protezione delle foreste sono su tutti i tavoli.

I leader, in questi giorni, non hanno solo discusso di grandi temi. A lavori chiusi, tra i filari della campagna pugliese, “sono stata fiera di vederli a bocca aperta, ma a volte anche meno, per i sapori e il gusto”, racconta la premier. Panzerotti, luminarie, taranta, braccialetti con noccioli di ulivo e la voce del tenore Andrea Bocelli. Gli artigiani mostrano al mondo come dare una nuova vita al legno degli ulivi eradicati per la xylella. “Noi, qui, siamo sempre capaci di reinventarci“, osserva Meloni. Il tema è quello del “borgo globale“: “Con i grandi del mondo parliamo di sfide globali, ma dobbiamo ricordarci che non siamo in grado di affrontare queste sfide senza la nostra identità”.

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Piano Mattei al centro del G7. Da Meloni e dalla Banca africana due fondi per iniziative

Photo credit: Palazzo Chigi

Un Fondo speciale multi-donatori che partirà da 130 milioni di dollari e un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo in cui Roma ha impegnato150 milioni di dollari mentre l’istituto africano “riuscirà almeno a eguagliare” l’investimento. Sono due nuovi fondi per finanziare il piano Mattei in Africa annunciati a margine del G7 che si è chiuso in Puglia.

Fortemente voluto dalla presidenza italiana del Vertice, il ruolo dell’Africa è stato al centro delle sessioni di lavoro del summit di Borgo Egnazia, in una scelta coerente con l’approccio del Piano Mattei che vorrebbe il Continente come un partner paritario dell’Europa. Sul tema, la premier Giorgia Meloni ha incassato il plauso dei colleghi G7 tanto da riuscire a inserire il riferimento nella dichiarazione finale. Nel G7 è infatti “stato condiviso l’approccio italiano“, ha spiegato Meloni in conferenza stampa, sottolineando come l’Italia “abbia cercato fin dall’inizio di creare un punto di riferimento” per quanto riguarda la linea da seguire nei confronti del continente africano: “Unire gli sforzi – ha detto – per continuare a costruire un modello che contribuisca a far crescere e prosperare l’Africa“.

In questa direzione vanno le iniziative siglate da Meloni a margine del vertice, nella giornata conclusiva dedicata agli incontri bilaterali tra i leader, tra cui spiccano quella con il presidente del gruppo Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina, e con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Al centro delle conversazioni, lo stato di avanzamento dei progetti nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa e dell’agenda del Processo di Roma su migrazione e sviluppo. In Algeria, il piano italiano si svilupperà principalmente nel settore agricolo e della formazione professionale. In tale ambito, è in via di adozione il progetto di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36.000 ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Il “più grande investimento in agricoltura sostenibile fatto sinora dall’Italia nella sponda sud del Mediterraneo“, ha sottolinea Palazzo Chigi in una nota.

Il colloquio con Adesina, invece, si è incentrato sull’imminente lancio di una serie di iniziative congiunte “con i settori pubblico e privato dell’Africa, con ulteriori opportunità per le imprese italiane“, come ha spiegato Meloni. Il Piano Mattei “promuoverà partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane, e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo è il nostro principale partner finanziario strategico per la sua attuazione“, ha precisato la premier.

Nel dettaglio, il Fondo speciale multidonatori punterà “a investimenti ad alto impatto e in linea con il clima in settori strategici chiave a sostegno di entità sovrane in Africa” e “sarà in grado di attrarre altri partner internazionali per unire le forze e sfruttare i finanziamenti“. L’Italia ha annunciato un impegno iniziale di circa 130 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni altamente agevolati, insieme a un ulteriore impegno da parte degli Emirati Arabi Uniti. A sua volta, il Gruppo della Banca africana di sviluppo si è impegnato a far corrispondere almeno i contributi del Fondo a ciascun progetto con le proprie risorse. La partnership ha l’obiettivo dichiarato di produrre effetti di sviluppo in tutti i paesi africani, ampliare l’accesso all’energia, affrontare il cambiamento climatico, sostenere la sicurezza alimentare, potenziare i servizi sanitari ed espandere le competenze e i posti di lavoro per i giovani. “Ciò contribuirà a creare maggiori opportunità economiche in Africa e ad arginare i fattori che determinano la migrazione“, ha osservato Adesina.

Quanto all’accordo bilaterale Italia-Banca africana di Sviluppo, si prevede “un accordo di cofinanziamento e un fondo fiduciario per finanziare progetti congiunti” con l’obiettivo di “favorire partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane costruendo opportunità di business comuni e aumentando i flussi di investimento”. I settori prioritari sono energia, acqua, agricoltura, sanità, istruzione e formazione e infrastrutture sia fisiche che digitali. In particolare è prevista l’istituzione di una piattaforma comune per promuovere gli investimenti del settore privato, la piattaforma per la crescita e la resilienza per l’Africa (GRAf). In quest’ambito la Cassa Depositi e Prestiti ha già manifestato l’intenzione di mobilitare fino a circa 820 milioni di dollari in un orizzonte di cinque anni insieme ai principali partner africani ed internazionali con Cdp e Gruppo Banca Africana di Sviluppo orientati a garantire fino a a 200 milioni di dollari ciascuno nello stesso periodo. L’Italia si è già impegnata a contribuire con risorse fino a 45 milioni di dollari all’Alliance for Green Infrastructure in Africa (Agia), un’iniziativa della stessa Banca Africana di Sviluppo che punta a mobilitare fino a 10 miliardi di dollari in investimenti su infrastrutture green in tutta l’Africa.

G7, Meloni: “Orgogliosa per impegni concreti, Italia ha tracciato la rotta”

L’Italia ha stupito e tracciato la rotta. Alla fine del secondo giorno di lavori del G7, adottata la dichiarazione finale dei leader, in un video sui social Giorgia Meloni è, ancora una volta, “orgogliosa” degli occhi del mondo puntati sull’Italia.

Nonostante le frizioni, il vertice converge su un documento “estremamente significativo”, scandisce, che contiene impegni “concreti, reali,  che riguardano questioni dirimenti per il nostro presente, per il nostro futuro e sui quali ha ribadito la sua unità di intenti, la sua compattezza”.  Unità sul sostegno all’Ucraina e “piena convergenza” sull’appoggio alla proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco a Gaza.

Il G7, ripete, conferma di “non essere una fortezza chiusa che deve difendersi da qualcosa o da qualcuno, ma un’offerta di valori che si apre al mondo, che vuole costruire sviluppo e crescita condivisi”.

Il momento è stato storico, con la presenza di Papa Francesco, primo Pontefice a un G7, che ha condiviso le sue riflessioni per uno “sviluppo etico e centrato sull’uomo di una tecnologia rivoluzionaria come l’intelligenza artificiale”.

Prima volta nella storia, inoltre, che un summit dei sette grandi affronta il tema delle migrazioni: “Abbiamo convenuto che è necessario costruire un coordinamento a livello internazionale e sviluppare una strategia nuova che sia basata su diverse direttrici, a partire dalla necessità di costruire un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani e di mettere così a sistema gli sforzi per contrastare una piaga che alimenta i flussi di migrazione illegale e rappresenta una nuova forma di schiavitù”, spiega la presidente del Consiglio.

La premier elenca i nomi di tutti i leader, ringraziandoli: “Joe, Emmanuel, Rishi, Olaf, Justin, Fumio, Ursula e Charles” per il “grande contributo che hanno dato al successo dell’iniziativa” e ringrazia i leader delle nazioni e delle organizzazioni internazionali che hanno partecipato alla sessione outreach, “una delle più nutrite e rappresentative di sempre – rivendica – che hanno reso questo vertice ancora più significativo”.

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G7, si lavora alla bozza: alla Cina si chiederà lo stop degli aiuti a Russia. Appello dell’Onu per il clima

La Cina smetta di sostenere la guerra della Russia in Ucraina e Hamas accetti l’accordo per il cessate il fuoco proposto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Sono due punti su cui lavorano gli sherpa del G7 per il documento finale che dovrà essere adottato dai leader a Borgo Egnazia, in Puglia (13-15 giugno).

In giornata, si solleva la polemica su un punto saltato, in cui i Grandi della Terra sottolineavano l’importanza di garantire “un accesso effettivo e sicuro all’aborto, inserito nel corso del G7 di Hiroshima. Il punto sarebbe stato eliminato su iniziativa del governo Meloni, creando tensioni tra le delegazioni. Fonti della presidenza italiana fanno però sapere che “nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza” e che “tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7”.

Sulla Cina, “Il continuo sostegno di Pechino alla base industriale della difesa russa ha implicazioni significative e di ampia portata sulla sicurezza”, si legge nella bozza che Bloolmerg ha lasciato trapelare.

Gli alleati di Kiev accuserebbero Pechino di fornire alla Russia tecnologie e componenti – sia presenti nelle armi sia necessari per costruirle – aiutando gli sforzi di Mosca per aggirare i pacchetti di restrizioni commerciali del G7 su molti di questi beni. I materiali vietati infatti spesso arrivano in Russia attraverso paesi terzi come Cina e Turchia o attraverso reti di intermediari. Le misure in discussione includono la quotazione di più società, il targeting delle banche di paesi terzi che facilitano gli scambi, la richiesta che le aziende intensifichino i controlli sulle loro filiali e subappaltatori all’estero e l’espansione delle restrizioni sui prodotti di marca occidentale che continuano a finire in Russia.

Il G7 chiederà anche a Pechino di spingere la Russia a ritirarsi dall’Ucraina e a sostenere una pace giusta. Si prevede che i leader affermino che le politiche della Cina “stanno creando ricadute globali, distorsioni del mercato e dannosa sovraccapacità in una serie di settori”. E ancora, i leader del G7 metteranno in guardia la Russia da minacce nucleari “irresponsabili”.

Quanto al Medioriente, ci sarà la sollecitazione ad Hamas ad accettare l’accordo di cessate il fuoco a Gaza presentato dal presidente Usa Joe Biden. Israele dovrebbe essere direttamente sollecitata ad allentare l’escalation di una “offensiva militare su vasta scala” a Rafah: la bozza potrebbe includere un linguaggio che chieda con decisione un passo in questo senso, in linea con le misure provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia. “Esortiamo i paesi che hanno influenza su Hamas” a contribuire a garantire che accetti un cessate il fuoco, si legge.

Non c’è invece per il momento accordo unanime sul riconoscimento dello Stato palestinese come parte di un processo di pace a due Stati. “Notiamo che il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, sarebbe una componente cruciale”, si legge nel testo provvisorio.

Arriva dal segretario dell’Onu Antonio Guterres, in un punto con la stampa a Ginevra, l’invito ai leader per un impegno alla fine all’uso del carbone entro il 2030. “I Paesi più grandi – ha aggiunto – hanno la responsabilità di andare più lontano, più velocemente” e per questo è necessario “creare sistemi energetici privi di combustibili fossili e ridurre la domanda e l’offerta di petrolio e gas del 60% entro il 2035”. “I leader del G7 hanno una responsabilità particolare, in primo luogo, sul clima”, sottolinea Guterres che denuncia il “vortice dell’inazione climatica, con alluvioni, incendi, siccità e caldo devastanti”.

C’è attesa intanto per il bilaterale più importante che Meloni potrà avere in questo senso: quello con il presidente americano Joe Biden, che questa sera arriva all’aeroporto di Brindisi. Il faccia a faccia dovrebbe avvenire, secondo quanto riferisce la Casa Bianca, venerdì 14 giugno, a margine, del summit. Cruciale sarà anche il bilaterale di Biden con Papa Francesco e la conferenza stampa, attesa per domani, giovedì 13 giugno, con il presidente ucraino Volodomir Zelensky.

Piano Mattei, Meloni in Libia: migranti, stabilità e intese su ricerca, salute, sport

Prosegue la messa a terra del Piano Mattei per l’Africa. Questa volta, Giorgia Meloni vola a in Libia: tappa prima Tripoli, per incontrare il primo ministro del Governo di Unità Nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi. Poi la premier si sposta a Bengasi, per incontrare il generale dell’Esercito Nazionale Arabo di Libia, Khalifa Belqasim Haftar. Perché, spiegano fonti italiane, Roma “tiene a lavorare con tutti gli attori“.

Il tema chiave resta la gestione dei fenomeni migratori. “Si tratta di una cooperazione ormai consolidata che ha prodotto significativi risultati“, trapela. Meloni ritiene la Libia “un partner cruciale nel quadro del Processo di Roma che mira ad affrontare le cause profonde dei movimenti migratori“, viene ribadito. La presidente del Consiglio sollecita quindi un impegno libico all’interno dei gruppi di lavoro avviati e nelle prossime settimane verranno individuati i primi progetti concreti da attuare in Africa.

Gli incontri sono l’occasione per ribadire l’impegno dell’Italia per la stabilità della Libia, anche sostenendo gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite che dovranno condurre a elezioni presidenziali e parlamentari. Un impegno che si muove anche a livello internazionale, con i principali partner europei e atlantici, per promuovere un approccio “unitario e non divisivo” della comunità internazionale verso la Libia. In particolare, Meloni si impegna a rafforzare il dialogo tra Unione Europea e Libia, anche nel quadro del più ampio sforzo del Governo per un nuovo paradigma nei rapporti tra Ue e Nord Africa. A entrambe le parti, Meloni ribadisce l’importanza di far progredire il “processo politico”, preservando l’unità delle istituzioni, e di lavorare per “porre fine alla presenza di forze straniere” nel Paese.

Con Haftar, la premier discute anche della ricostruzione di Derna, colpita nel settembre 2023 da una alluvione devastante, ricordando l’impegno immediato dell’Italia, attraverso le forze armate, la protezione civile e gli aiuti umanitari, e sottolineando come il mondo imprenditoriale italiano possa “offrire competenze preziose” per l’attività di ricostruzione. Al centro, le iniziative italiane nel settore dell’agricoltura e della salute che interessano anche l’area della Cirenaica.

Con lei, in Libia, tre ministri: Orazio Schillaci (Salute), Anna Maria Bernini (Università e Ricerca) e Andrea Abodi (Sport). Altrettante sono le dichiarazioni di intenti che i ministri siglano con i propri omologhi.

Sul fronte della salute, bambini libici gravemente malati sono stati e saranno curati in Italia per malattie molto gravi; un’iniziativa per 3,2 milioni di euro ha permesso di sostenere tre ospedali pediatrici in Libia; 3 milioni di euro sono stati stanziati per attività di formazione rivolte al personale libico nell’ottica di creare sostenibilità a medio termine. La dichiarazione di intenti adottata mira a far progredire la cooperazione, favorendo un maggiore accesso alle cure indifferibili in Italia, soprattutto per i malati in età pediatrica, organizzando missioni di medici in Libia e aumentando ulteriormente le offerte di formazione, in Italia come in Libia, rivolte al personale libico della salute.

Sempre nel quadro del Piano Mattei, la cooperazione bilaterale nella formazione superiore e nella ricerca scientifica sono elementi strategici nella creazione di sviluppo sostenibile nelle Nazioni partner. La dichiarazione di intenti adottata da Bernini con la controparte libica definisce con maggior precisione gli ambiti di cooperazione prioritaria in vista di future più dettagliate intese. Tra le attività individuate l’aumento della mobilità internazionale di studenti, ricercatori e docenti, anche sfruttando programmi come Erasmus+, e attività di ricerca congiunta in settori chiave per i due Paesi come le energie rinnovabili, l’agri-food, la blue economy, la valorizzazione del patrimonio culturale.

Sul versante dello sport e delle politiche giovanili, il ministro Abodi e i suoi omologhi hanno individuato come priorità la realizzazione e riqualificazione delle infrastrutture sportive di base nelle comunità libiche e lo sviluppo di programmi di volontariato e servizio per promuovere l’inclusione sociale giovanile. Attorno a queste priorità potranno quindi essere sviluppati dei progetti comuni, sfruttando anche le risorse del Piano Mattei.

Intanto, a Roma, domani alla Farnesina, il ministro degli Esteri Antonio Tajani apre il forum Confindustrie d’Africa, organizzato in collaborazione con Confindustria Assafrica & Mediterraneo e con il supporto di Agenzia Ice, e vedrà la partecipazione dei rappresentanti di 47 associazioni imprenditoriali africane, provenienti da 21 Paesi fra cui Senegal, Nigeria, Kenya, Niger e Costa d’Avorio, e degli esponenti delle omologhe associazioni italiane. Nel corso del Forum verrà illustrato il rafforzamento della rete del Sistema Italia in Africa, con le aperture degli uffici Ice a Dakar, Lagos e Nairobi, l’osservatorio Ice a Niamey e quello di prossima apertura ad Abidjan. Nel corso dell’evento, saranno firmati cinque protocolli di Intesa tra Cassa Depositi e Prestiti e le Banche Multilaterali di Sviluppo presenti al Forum, per individuare aree di possibile collaborazione in Paesi di interesse comune, identificare possibili progettualità da co-finanziare e promuovere incontri di match-making con controparti locali. “L’Africa, che presenta straordinarie opportunità di collaborazione in molteplici settori, è una priorità della politica estera italiana che ho voluto porre al centro della nostra Presidenza G7”, commenta Tajani, che conferma lo sforzo impresso dall’inizio del mandato per avviare una nuova fase del partenariato economico con il Continente.

Europee, Meloni capolista: “Possiamo cambiare l’Ue, su Green deal avevamo ragione noi”

Dopo settimane di slalom su una sua eventuale candidatura alle europee, l’annuncio arriva dal palco della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara: Giorgia Meloni sarà capolista del suo partito in tutte le liste per le elezioni dell’8 e 9 giugno. Durante la kermesse, Meloni conta sulla presenza dell’alleato di Forza Italia Antonio Tajani. Assente Matteo Salvini, che diserta con un videomessaggio: “E’ l’ultima domenica che posso dedicare ai miei figli“, si giustifica. “Grazie Matteo, anche se ci ha preferito il Ponte”, ironizza la premier.

Oltre un’ora di discorso in cui la leader fa il punto sui traguardi raggiunti dal partito e dal governo, su quelli da raggiungere, sui progetti per l’Italia e l’Europa. Alla fine, un richiamo alla responsabilità per tutti, anche per se stessa: “Intendo fare la mia parte“, annuncia. “Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo“. Durante il discorso, più volte la leader di FdI accusa malesseri senza precisare il motivo. Sembrano delle cefalee o delle vertigini: “Perdonatemi, sono su un otto volante, ma ce la faccio“, rassicura. Quando il discorso entra nel vivo, la voce si alza e la presidente del Consiglio è costretta a riabbassarla: “Non posso“, scandisce. Meloni rivendica le sue vittorie sui “gufi” che, sostiene, speravano fallisse: dalla revisione del Pnrr ad alcune politiche ambientali a Bruxelles dove, è convinta, l’Italia può fare la differenza.

Affonda sugli “errori” degli avversari. Il Superbonus? “La più grande patrimoniale al contrario mai fatta in Italia“, accusa e ricorda: “Finora sono state scoperte truffe per almeno 17 miliardi di euro. In pratica, quelli che dovevano portare ‘onestà’ nelle istituzioni ci hanno regalato una legge che si è rivelato il più grande regalo mai fatto dallo Stato italiano a ladri e truffatori”. Poi parla del “coraggio e della determinazione” avuti dall’esecutivo italiano nel mettere in discussione alcuni totem del Green Deal: “Ora fioriscono dichiarazioni, studi e documenti che dicono, più o meno, tutti la stessa cosa: bisogna puntare alla sostenibilità ambientale senza derive ideologiche che mettano in pericolo la sostenibilità economica e sociale“, afferma. Che dunque si deve recuperare la dimensione produttiva e competitiva dell’Europa. Parole di “buonsenso, che però confessano come la strada imboccata fin qui dall’Ue fosse sbagliata”. D’altra parte, mette in chiaro, sul Green deal europeo “chi oggi plaude alle parole di Mario Draghi o ai documenti di Enrico Letta, liquidava le nostre critiche come ‘negazionismo climatico’ e ‘oscurantismo scientifico’. La verità – esclama – è che qualcuno dovrebbe avere il coraggio di riconoscere è che abbiamo sempre avuto ragione noi, che non era oscurantismo o negazionismo, ma banale realismo”.

Nessuno, ribadisce la premier, “è più ecologista dei conservatori“, assicura, bollando gli attivisti dei movimenti giovanili come “eco-teppisti che imbrattano i monumenti, le opere d’arte, che bloccano le strade e impediscono alla gente di andare a lavorare”. Contro quelle che definisce “follie ideologiche” dell’Europa, FdI intende continuare a battersi anche sul comparto auto: “Nessuno nega che l’elettrico possa essere una parte della soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti, però io nego che possa essere l’unica – afferma -. Sostenere il contrario è semplicemente un’idiozia, che diventa suicida quando lo si fa senza tenere conto che l’elettrico viene prodotto da nazioni che non rispettano neanche lontanamente i vincoli ambientali a cui sono sottoposte le nostre aziende“. Stesso discorso vale per le Case green, direttiva “pensata malissimo, senza tenere conto di alcuna specificità“, denuncia. E’ come se “efficientare una casa di legno nella tundra finlandese fosse la stessa cosa di efficientare una casa in pietra in un borgo della Sicilia“, lamenta. “Solamente dei burocrati chiusi in un palazzo di vetro possono immaginare una cosa del genere”.

Insomma, con lei al governo, osserva Meloni, “l’Italia è tornata protagonista in Europa, nel Mediterraneo allargato, ambito incredibilmente dimenticato per tanto tempo. E’ tornata in Africa ed è stata capace di fare da apripista per l’approccio non più predatorio o caritatevole, a cui oggi tutti guardano con interesse”. E se questi risultati sono stati ottenuti in un anno e mezzo, incita: “Pensate cosa potremmo fare se l’8 e il 9 giugno riusciremo a moltiplicare la nostra rappresentanza a Bruxelles e se dovessimo riuscire a costruire una maggioranza di centrodestra anche nel parlamento europeo“. Infine, l’invito al popolo, al quale si dice di appartenere con orgoglio, dopo anni in cui “sono stata derisa per le mie radici“, con gli appellativi di “pesciarola e borgatara“: “Votatemi scrivendo il mio nome, ma il mio nome di battesimo, Giorgia, come mi chiamano tutti quelli che mi avvicinano“.

Meloni annuncia: “Il Papa al G7 in Puglia nella sessione sull’Ia”

Photo credit: Palazzo Chigi

Papa Francesco è atteso in presenza al G7 dei leader, in Puglia, per partecipare alla sessione sull’Intelligenza artificiale, non è ancora chiaro se in presenza o in videocollegamento. L’annuncio lo dà la premier, Giorgia Meloni, in un video diffuso sui social, in cui parla dell’Ia come la “più grande sfida antropologica di quest’epoca“. I dettagli sul giorno e l’ora di partecipazione saranno forniti più avanti.

Dopo la nomina di uno dei consiglieri del Papa, il francescano padre Paolo Benanti, esperto di etica delle tecnologie e docente alla Gregoriana e all’Università di Seattle, come presidente della commissione parlamentare AI per l’informazione, c’è una nuova impronta del Vaticano su una delle materie più controverse del presente.

La Santa Sede, d’altra parte, ci lavora da tempo. Nel 2020 la pontificia accademia per la Vita ha firmato con Microsoft, Ibm, Fao, Governo italiano una ‘Call for an AI Ethics‘, documento nato per sostenere un approccio etico all’Intelligenza Artificiale e promuovere tra organizzazioni, governi e istituzioni un “senso di responsabilità condivisa con l’obiettivo di garantire un futuro in cui l’innovazione digitale e il progresso tecnologico siano al servizio del genio e della creatività umana e non la loro graduale sostituzione“. I firmatari della Call avevano quindi già espresso il desiderio di lavorare insieme per promuovere una ‘algor-etica’, ovvero lo sviluppo e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale secondo i principi di trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy.

Di due giorni fa, il 24 aprile, è l’impegno sottoscritto da Fondazione RenAIssance in Vaticano davanti a Francesco con il ceo di Cisco System, Chuck Robbins, su un patto per un’etica globale nelle nuove tecnologie. Con la ‘Rome Call for AI Ethics’, le aziende si impegnano ad assumere un approccio etico nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, secondo il concetto della ‘algoretica’.

L’intelligenza artificiale, osserva Meloni nel video, può generare “grandi opportunità” ma porta con sé anche “enormi i rischi“. Roma lavora quindi a sviluppare meccanismi di governance per garantire che l’Ia sia “incentrata sull’uomo e controllata dall’uomo, ovvero che mantenga al centro la persona e abbia la persona come il suo ultimo fine“.

La presidenza italiana del G7 intende, spiega la premier, valorizzare il percorso promosso dalla Santa Sede portandolo all’attenzione degli altri leader, in occasione del vertice in Puglia. In questo senso, ribadisce, la presenza di Francesco “dà lustro alla nazione e all’intero G7“. Si tratta della prima volta nella storia che un Pontefice partecipa ai lavori del gruppo dei sette. Il Papa lo farà nella sessione Outreach, aperta anche ai Paesi invitati e non solo ai membri del G7. Meloni si dice convinta che dalla presenza del Pontefice verrà un “contributo decisivo” per la definizione di un quadro regolatorio etico e culturale all’intelligenza artificiale, perché su questo terreno, insiste, “sul presente e sul futuro di questa tecnologia, si misurerà ancora una volta la nostra capacità“.

Nel corso del G7, saranno affrontate anche le altri grandi sfide del momento, dal nesso clima-energia fino alla sicurezza alimentare. E poi il Piano Mattei: “Getteremo insieme le basi per costruire un rapporto nuovo da pari a pari e di reciproco vantaggio con le nazioni in via di sviluppo e l’economia emergenti – fa sapere Meloni – e in particolare con il continente africano, così come concentreremo la nostra attenzione sulle questioni migratorie con l’obiettivo di combattere le reti di trafficanti di esseri umani e gettare le basi per garantire il diritto non il dovere a migrare“.

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Governo, Procaccini (Fdi): “Meloni considerata fra persone più influenti, buona notizia”

Decisamente, Giorgia Meloni è probabilmente l’unica capace di parlare con tutti al Consiglio Europeo, perché non ha la puzza sotto il naso che hanno altri, non dà le patenti ai governi democraticamente eletti, ragiona con tutti in maniera serena, aperta e paritaria e questo le consente sicuramente di avere una influenza certificata anche oggi dal Time che la la definisce una delle persone più più influenti del pianeta Terra. Penso che questo ci faccia piacere, poi stare più o meno simpatica, la si può votare o meno, ma credo che se il capo del governo italiano viene considerato una delle persone più influenti del mondo, sia una buona notizia per tutti”. Così Nicola Procaccini, presidente del gruppo dei Conservatori riformisti europei e responsabile del dipartimento Ambiente e energia di Fratelli d’Italia, durante #GeaTalk.

Piano Mattei, Meloni in Tunisia: Intese su energia, Pmi e ricerca, ce ne saranno altre

La prima visita in Tunisia nell’ambito del Piano Mattei è durata una manciata di ore, ma ha portato a tre intese “importanti”, in tema di energia, Pmi e di università.Altre ne verranno firmate, in temi di difesa, cultura, istruzione, perché questa cooperazione produce molti risultati“, anticipa Giorgia Meloni dopo l’incontro con Kaïs Saïed, accompagnata dai ministri Matteo Piantedosi (Interno), Anna Maria Bernini (Università e Ricerca) e dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. La premier italiana si dice anche “molto fiera” del lavoro che Roma sta portando avanti dopo la firma del memorandum con l’Ue, un’intesa “storica”, rivendica, per “costruire un modello di cooperazione paritario e diventato un paradigma di riferimento nel suo complesso“.

Gli strumenti del Piano Mattei siglati oggi riguardano il sostegno diretto al bilancio dello Stato tunisino, che prevede 50 milioni di euro a sostegno dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, una linea di credito di 55 milioni di euro a favore delle piccole e medie imprese tunisine e un protocollo d’Intesa sulle università, che fornirà il quadro per la cooperazione in questo ambito tra i due Paesi.

Con la Tunisia l’approccio “nuovo e muove dal reciproco interesse delle nostre nazioni“, spiega Meloni. La relazione bilaterale instaurata è sì politica, scandisce, ma anche “fatta di passi concreti e dimostra quanto la collaborazione con il Paese sia una priorità per l’Italia e un tassello del lavoro che l’Italia porta avanti con il Piano Mattei per costruire una cooperazione paritaria e vantaggiosa per tutti”.

In ambito migratorio, la premier ringrazia le autorità tunisine e Saied per il lavoro che “insieme cerchiamo di portare avanti contro i trafficanti di esseri umani”, afferma. “E’ fondamentale – insiste – che insieme lavoriamo per continuare a combattere gli schiavisti del terzo millennio e le organizzazioni che pensano di poter sfruttare le aspirazioni di chi vorrebbe una vita migliore per fare soldi facili”. Un lavoro che Roma e Tunisi portano avanti insieme, ma, avverte la presidente del Consiglio, “necessità anche di sviluppo e investimenti per i paesi africani”.

E’ l’energia una delle materie su cui “la collaborazione deve continuare a rafforzarsi“, ribadisce Meloni, che già nel discorso di apertura del vertice Italia-Africa organizzato a Roma alla fine di gennaio, aveva ricordato il progetto strategico del cavo elettrico sottomarino Elmed (il primo a connettere le reti elettriche di Africa ed Europa, apripista di futuri ulteriori investimenti nel campo delle energie rinnovabili). Ma anche il lavoro dell’Italia per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare, e la riqualificazione infrastrutturale delle scuole, la formazione e l’aggiornamento dei docenti, oltre che scambi di studenti e insegnanti tra i due Paesi.

Il Piano Mattei è un’iniziativa strategica “nella quale anche l’alta formazione rappresenta un pilastro“, commenta Bernini dopo aver siglato il Memorandum of understanding con l’omologo tunisino, Moncef Boukthir. L’obiettivo è ambizioso, riferisce: “Fornire ai giovani africani gli strumenti per partecipare attivamente al progresso e alla crescita dei loro Paesi”. La ricerca sarà supportata, garantisce Bernini, “in modo congiunto e con convinzione”, per vincere le sfide globali, “a partire dal contrasto al cambiamento climatico, l’innovazione in campo agricolo e la tutela delle biodiversità”.