Produzione di gas ko in un ventennio: ‘spente’ 8 milioni di famiglie
Nel 2003 l’Italia aveva prodotto 13,885 miliardi di metri cubi di gas. A fine 2021 la produzione nazionale di metano è pari a 3,343 miliardi di metri cubi. In 18 anni il nostro Paese ha lasciato per strada 10,5 miliardi di metri cubi. Una quantità che, alla luce delle vicende degli ultimi mesi, è paragonabile alla fornitura algerina. Facendo di conto, pura statistica ma molto indicativa, quei 10,5 miliardi di metri cubi adesso basterebbero per coprire il fabbisogno annuo di 8 milioni di famiglie, considerando un consumo familiare medio di 1309 Smc a nucleo (dati del 2019), famiglie che invece sono state “costrette” a utilizzare metano importato o, peggio, a pagare di più la bolletta.
I pochi numeri evidenziati non sono un segreto di Stato. Si trovano sul sito del ministero dello Sviluppo economico. E sono pure di facile lettura. Quello che non è facile comprendere è perché si è deciso di smantellare la produzione di gas nazionale. Lo possiamo intuire: comitati contro gli impianti, svolta per così dire liberista in Europa che magari ha messo fuori mercato il nostro gas a causa di prezzi concorrenziali, la linea tedesca dominante nell’ultimo ventennio della Ue ha preferito avere gas scontato dalla Russia dando la linea all’intero continente, i soldi per la ricerca di nuove fonti e per la manutenzione sono via via spariti dalle leggi di bilancio… potremmo andare avanti con i motivi.
Sicuramente è tutto legittimo, dati i vari contesti, rimane comunque un perché che non trova risposta logica: perché, appunto, uno Stato ha “spento” il gas? È vero che dal 2000 c’è stata una accelerazione verso le rinnovabili che attualmente coprono un terzo del fabbisogno. Tuttavia chiunque sa benissimo che eolico o solare non bastano per accontentare attualmente le necessità di imprese e famiglie. L’Italia inoltre, dopo l’abbandono del nucleare e la decelerazione delle centrali a carbone, è legata a doppio filo al gas: circa il 40% dell’energia elettrica viene prodotta col gas, un record rispetto ad altri Paesi europei. Per cui è ancora più difficile comprendere questa sorta di addio al metano nazionale.
In questi giorni col gas pericolosamente tornato a quota 200 alla borsa di Amsterdam e l’energia elettrica che la scorsa settimana ha raggiunto il secondo prezzo più alto della nostra storia, non si sente parlare di ricette immediate per risolvere il problema costi. Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, e Mario Draghi, in questi ultimi mesi hanno sciorinato e messo nero su bianco piani salva-autunno. Natale è stato messo in sicurezza, resta l’incognita della prossima primavera.
(Photo credits: Miguel MEDINA / AFP)