auto e furgoni

Voto su stop ai motori termici slitta a venerdì. L’Italia si schiera contro

La presidenza svedese dell’Ue ha rinviato alla riunione di venerdì il voto degli ambasciatori sul regolamento sulle emissioni di CO2 di auto e furgoni, che prevede anche lo stop alla vendita di motori a combustione, diesel e benzina, entro il 2035. Il voto sull’accordo raggiunto con il Parlamento europeo in ottobre era il primo punto all’ordine del giorno alla riunione degli ambasciatori in programma mercoledì a Bruxelles. In sede di Coreper, il voto sarà a maggioranza qualificata, che si raggiunge quando il 55% degli Stati membri vota a favore (in pratica ciò equivale a 15 paesi su 27) e quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue.

Il governo italiano a ottobre ha votato a favore dell’accordo, ma martedì ha chiarito l’intenzione di votare contro alla riunione degli ambasciatori Ue. Ma anche in caso del cambiamento di posizione da parte dell’Italia, è inverosimile che sposti l’equilibrio dei voti in sede di voto. Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione, l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo. L’Italia ritiene inoltre – questa la posizione che verrà espressa – che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali, è il ragionamento. Secondo il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica una razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, tenendo conto delle diverse realtà nazionali, e con una più graduale pianificazione dei tempi. “L’utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici – afferma il ministro Pichetto contribuirà ad una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”. In una dichiarazione inviata alla presidenza svedese dell’Ue e agli altri Stati membri per motivare la decisione del voto contrario, l’Italia precisa che “l’elettrificazione richiede cambiamenti significativi nell’intero settore automobilistico che devono essere pianificati e guidati con la dovuta attenzione, al fine di evitare effetti economici, industriali e sociali indesiderati. Le Auto con motore termico sono di proprietà di cittadini a basso reddito e rimarranno in circolazione oltre il 2035″. E, siccome non prevedealcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento proposto non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo“.

Nella dichiarazione italiana sono poi ricordate alcune condizioni prioritarie che devono essere assicurate per permettere il raggiungimento di un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100%, tra cui: lo sviluppo di una catena di valore dei motori e delle batterie elettriche nell’Unione; un approvvigionamento sostenibile e diversificato delle materie prime necessarie; adeguate infrastrutture di ricarica e rifornimento; un miglioramento della rete elettrica, in modo che possa far fronte all’aumento della domanda; un adeguamento dell’intero settore automobilistico, anche attraverso la fornitura delle competenze necessarie; l’accettazione da parte del mercato dei nuovi veicoli, che dovrebbero essere disponibili a un prezzo accessibile, in particolare per le famiglie e i consumatori più vulnerabili. Sono quindi elencate una serie di iniziative che dal punto di vista italiano dovrebbero essere adottate dalla Commissione europea: sostenere con tutti i mezzi disponibili, legislativi e finanziari, la transizione del settore automobilistico, in particolare delle PMI; monitorare e riferire in modo tempestivo ed esaustivo sui progressi verso una mobilità stradale a zero emissioni, considerando tutti i fattori che contribuiscono a una transizione equa ed efficiente dal punto di vista dei costi, compresa una valutazione delle possibili carenze di finanziamento; garantire, sulla base di tale monitoraggio, una revisione rigorosa e credibile degli obiettivi nel 2026; dare seguito alla disposizione che prevede l’immatricolazione, dopo il 2035, di veicoli alimentati esclusivamente con carburanti a zero emissioni di CO2; presentare una proposta per includere nel Regolamento meccanismi di contabilizzazione dei benefici, in termini di riduzione delle emissioni di CO2, dei carburanti rinnovabili.

Secondo fonti diplomatiche, la decisione del rinvio del punto al prossimo Coreper di venerdì potrebbe essere legata al voto a maggioranza qualificata che si preannunciava incerto nella riunione di oggi. Oltre all’Italia, la Polonia aveva già annunciato il voto contrario e la Bulgaria la propria astensione. Anche la Germania – sebbene senza confermare una possibile astensione o un voto contrario – ha mostrato di avere una posizione incerta, con le dichiarazioni del ministro dei Trasporti Volker Wissing, che ha incalzato la Commissione europea a presentare una proposta per cui i motori a combustione saranno venduti dopo il 2035 se si potrà dimostrare che sono alimentati con carburanti sintetici (e-fuel).

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L’Italia resta fuori dall’alleanza sul nucleare, ma si apre il dibattito

L’Italia non partecipa alla riunione di Stoccolma per rafforzare la cooperazione europea in materia di nucleare e non sigla l’alleanza promossa dalla Francia. Ma il governo Meloni guarda con interesse agli sviluppi della quarta generazione.

In Svezia, la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava incontra la ministra francese dell’energia Agnes Pannier-Runacher: “L’idea di un’alleanza dei Paesi che già usano il nucleare come fonte di energia decarbonizzante è interessante. Ho confermato che l’Italia guarda con grande attenzione a questa scelta strategica, parte integrante peraltro del nostro programma elettorale“, ricorda Gava. Le “scellerate scelte” del passato, recrimina, “ci mettono in condizione di rincorrere il futuro, ma ce la faremo. Anche contro i giochetti di alcune burocrazie”. Il vicepremier Matteo Salvini, anche lui nella capitale svedese per il consiglio informale, torna a parlare del dossier, definendo un “drammatico errore” quello dell’Italia che non ha più investito nella tecnologia e ora si trova in difficoltà rispetto ad altri partner europei.

Sarebbe una scelta “intelligente e lungimirante” aderire all’alleanza proposta dalla Francia per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: “Il Pd della Schlein sarà contrario e ci sta“, osserva, ma chiede perché il Governo Meloni con Pichetto Fratin non abbia partecipato. “Io sono a favore del nucleare di nuova generazione, pulito, europeo“, rivendica sull’E-news. La neo-segretaria del Pd Elly Schlein è infatti fermamente contraria al nucleare: “Non è la strada da seguire – spiega nel suo programma – i tempi e i costi di industrializzazione non sono compatibili con gli obiettivi di transizione energetica e di decarbonizzazione“.

Per il Movimento 5 Stelle lo stesso dibattito è “fuori dal tempo“: “Le parole di Matteo Salvini sul nucleare sono uno schiaffo al buonsenso e all’obiettivo europeo di transizione verde e sostenibile“, tuona l’europarlamentare Laura Ferrara. “Definire ‘drammatico errore’ il mancato investimento dell’Italia sul nucleare è offensivo nei confronti della volontà espressa dagli italiani con un referendum e dimostra che le destre al governo sono ancorate al passato. Ciò che è veramente drammatico, a mio avviso, è che ancora si parli di questa fonte di energia pericolosa e che produce scorie radioattive impossibili da smaltire”.

A Roma, però, Gilberto Pichetto Fratin inizia a pensarci, almeno per i rifiuti radioattivi che già si producono. Riceve una delegazione di amministratori della provincia di Alessandria per un confronto sulla Carta Nazionale delle Aree Idonee a ospitare il Deposito nazionale unico. I rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, attualmente sono stoccati in depositi temporanei. Al deposito unico confluiranno anche i rifiuti attualmente stoccati temporaneamente e non gestiti da Sogin, che provengono da fonte non energetica (quelli derivanti dalla ricerca, dall’industria e dalla medicina nucleare, che continuano a essere prodotti anche in Italia). Alle amministrazioni, preoccupate che il deposito ricada in aree già critiche dal punto di vista ambientale, il ministro spiega che in questa fase è in corso un confronto con Sogin: “Questo passaggio terrà in considerazione ogni osservazione avanzata dai territori, oltre a quelle formulate dall’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione“, assicura il ministero. Dopo la pubblicazione della Cnai, potranno essere prese in considerazione eventuali autocandidature. La scelta della localizzazione del deposito, si spiega, verrà presa “sulla base di rigorosi criteri tecnici“.

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Nucleare, Pichetto favorevole ma Italia non partecipa a incontro. Salvini: E’ dovere

Oggi, a Stoccolma, a margine dei lavori del Consiglio informale dell’energia (al quale partecipa la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava), si terrà un incontro promosso dalla Francia per costruire un’Alleanza europea sul nucleare. Ma in Italia scoppia la polemica.

Investire sul nucleare pulito e sicuro di ultima generazione è un dovere sociale, economico e ambientale. Avanti futuro!”, tuona il vicepremier e Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Lo fa nel giorno in cui Enrico Letta consegna a Elly Schlein le redini del Partito Democratico al Nazareno e il nucleare è un argomento sul quale il nuovo Pd è su posizioni diametralmente opposte.

La battuta però sembra anche una stoccata a Gilberto Pichetto Fratin. Perché la ministra francese per la transizione energetica, Agnes Pannier-Runacher, aveva citato l’Italia nella lista di 12 paesi che parteciperanno all’incontro, tra quelli cioè che intendono utilizzare l’energia nucleare per aggiungere la neutralità carbonica.

L’Italia però non vi prenderà parte. Il ministero lo precisa nel corso della giornata in una nota: “Non è prevista la presenza di nessun rappresentante italiano a incontri che avranno per oggetto la tematica del nucleare“. La posizione favorevole al nucleare di Pichetto Fratin è in realtà nota. Qualche giorno fa, la stessa Pannier-Runacher aveva anticipato l’incontro al ministro italiano. “Beati voi, potete contare sul nucleare“, a quanto filtra, la battuta con la quale Pichetto ha accolto la notizia.

Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica è già impegnato a capire come possa il Paese accedere a un nucleare di quarta generazione. Ma sono due i referendum in cui gli italiani hanno detto no a questa tecnologia. Prima di prendere parte a un incontro del genere, bisognerebbe coinvolgere l’intero governo, il Parlamento, i costituzionalisti e, non ultimo, il popolo.

Siccità, 1 marzo cabina regia: ipotesi commissario. Rischio razionamenti

L’emergenza siccità attanaglia ancora l’Italia. Pioggia, correnti fredde e neve previste per il prossimo weekend saranno ininfluenti e l’agricoltura trema. In alcune zone, è a rischio fino al 30% del raccolto.

I ministeri di Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Coesione e Protezione civile lavorano senza sosta in vista dell’1 marzo, per la prima cabina di regia a Palazzo Chigi, presieduta dalla premier Giorgia Meloni. Si dovranno definire le prossime mosse per varare un piano di interventi a breve scadenza, ma anche una programmazione di medio-lungo periodo. Si valuta la nomina di un commissario che abbia tutti i poteri sulla gestione dell’acqua, una proposta che sarà discussa la prossima settimana in Consiglio dei ministri.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, mette in guardia dai rischi enormi per la produzione di energia idroelettrica: “Speriamo che si riescano a riempire le dighe, importiamo energia dalla Francia da fonte nucleare, ma la carenza d’acqua può portare alla chiusura degli impianti”, avverte. Si pensa già a dei razionamenti, anche se, ripete, “non è ancora stata presa nessuna decisione, ma dopo un confronto si devono tirare le somme e potrebbero essere necessari“.

La Cia-Agricoltori italiani intanto chiede di finalizzare un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi da affiancare alle azioni già previste con il Pnrr e per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate. Ma anche di avviare urgentemente la sperimentazione in pieno campo delle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Breeding Techniques-Nbt) e dare al Paese una legge nazionale contro il consumo di suolo. Le aree perse, dal 2012 a oggi, avrebbero garantito l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia.

Questa nuova emergenza “si poteva evitare”, conferma il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. “Il primo provvedimento per il senso di responsabilità che tutto il governo sente di fare è una cabina di regia per trovare strumenti in un lavoro osmotico tra i ministeri, per pianificare le azioni sulle criticità che emergono e possono evitare danni in termini di dissesto idrogeologico”, spiega.

Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ricorda che “Recuperare anni di inerzia sul settore idrico impone decisioni coraggiose e immediate“: “La carente infrastrutturazione malgrado le risorse disponibili, sta determinando una condizione di emergenza, malgrado la siccità non sia più un fenomeno raro”.

La siccità, infatti, è praticamente strutturale in Italia: sulle Alpi la neve è diminuita del 45% rispetto al 2022 e gli invasi riescono a trattenere non più dell’11% di acqua, quando servirebbe arrivare almeno al 30%, soprattutto al Nord. Dal Piemonte all’Emilia-Romagna, con il Po a secco, la crisi idrica potrebbero arrivare a togliere fino a 8mila ettari di riso, visto l’abbandono già in atto, mentre le semine di mais, strategico per gli allevamenti, sono scese al minimo storico nazionale di 564 mila ettari, oltre il 30% solo in Veneto, e registrano un calo di 21 milioni di tonnellate a livello Ue. Ma il 2023, spiega la Cia, sarà difficile anche per gli ortaggi in pieno campo, dove si conta un 10% in meno di prodotti, legato a siccità, caldo di inizio inverno e freddo improvviso.

E’ a rischio un terzo del Made in Italy a tavola che si produce nella food valley della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale“, denuncia Coldiretti. Parliamo di alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano e i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. “Dopo questi tre anni in cui la fiera dei nostri giovani non c’è stata a causa della pandemia – lamenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -, ci troviamo di fronte uno scenario radicalmente mutato. Noi imprenditori, però, pur tra innegabili difficoltà, non possiamo rimanere immobili aspettando il corso degli eventi”.

TAP Melendugno

Pichetto: Raddoppio Tap importante. Contrario l’ex ministro Costa: Decisione abnorme

L’energia resta uno dei temi centrali del dibattito politico europeo e internazionale. L’Italia, sin dall’inizio della crisi ha messo in piedi un piano di diversificazione delle fonti, che ora però ha bisogno della svolta definitiva. Tra le misure su cui punta molto il governo c’è di sicuro il raddoppio del progetto Trans adriatic pipeline, argomento che sarà al centro del nono incontro ministeriale dell’advisory council del Southern Gas Corridor, in programma da venerdì a Baku. “Per noi il Tap è importantissimo“, dice infatti il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Spiegando che “attualmente ci dà 10 miliardi di metri cubi di gas”, dunque “poter incrementare” questa capacità “significa raggiungere quell’obiettivo di diversificazione delle fonti che è la sicurezza energetica per il Paese”. Il responsabile del Mase parteciperà ai lavori nella capitale azera, ma non si sbilancia ancora: “C’è l’incontro, valuteremo. Naturalmente ci sono gli equilibri internazionali, al fianco dei quali c’è una parte di investimenti importantissimi”.

Non è solo il nostro Paese a spingere per il potenziamento del gasdotto, perché anche la Commissione europea punta diverse fiches sull’operazione. Non a caso lo scorso mese di luglio la presidente, Ursula von der Leyen, era volata proprio a Baku con questo obiettivo. Alla ministeriale di venerdì sarà presente anche la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, oltre al presidente azero Ilham Aliyev e i ministri di Azerbaijan, Grecia, Albania, Turchia, Georgia, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Montenegro, Romania, Usa e Regno Unito. Ma all’incontro sono previsti anche il ministro degli Esteri di San Marino, Luca Beccari, e i rappresentanti delle società coinvolte, tra cui Snam e Tap, con il managing director Luca Schieppati. Non solo, perché tra le associazioni saranno presenti i ceo di WindEurope e SolarPower Europe, Giles Dickson e Walburga Hemetsberger.

Trans Adriatic Pipeline, nel frattempo, è già operativa. Lo scorso 22 gennaio si è chiusa la finestra di presentazione delle offerte vincolanti e ora attiverà il primo livello di espansione, che prevede una capacità aggiuntiva per 1,2 miliardi di metri cubi all’anno, attraverso contratti di trasporto a lungo termine, disponibile a partire dal 2026. Il processo “è strutturato in regolari market test realizzati in modo aperto, trasparente e non discriminatorio – spiega la società –. La capacità iniziale può essere ampliata in fasi successive per raggiungere almeno 20 miliardi di metri cubi all’anno”. Ma “nel corso del 2023 è prevista una seconda fase vincolante in cui gli operatori interessati potranno presentare le proprie offerte“. Perché “con procedure di open season strutturate per testare le esigenze del mercato in un processo graduale”, Tap “punta a raddoppiare la capacità del gasdotto entro il 2027”.

Anche se non tutti sono convinti che questa sia la soluzione ai problemi di approvvigionamento energetico. “Decretare il raddoppio della Tap oggi appare come una decisione abnorme”, dice infatti l’ex ministro dell’Ambiente dei governi Conte 1 e Conte 2, Sergio Costa, a GEA. Per l’attuale deputato M5S e vicepresidente della Camera “rigassificatori, e le altre infrastrutture di distribuzione del gas, impegneranno l’Italia in maniera permanente mentre questa dovrebbe essere una fonte fossile di transizione. In questo modo – sottolinea – ci allontaniamo sempre di più dagli obiettivi fissati per contrastare la crisi climatica”.

Arriva il piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Pichetto: “Strumento essenziale”

Il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici c’è. Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica l’ha approvato, come promesso, prima della fine dell’anno e l’impresa non era semplice, considerato che il dossier era fermo da anni.

Il testo, aggiornato rispetto alla versione del 2018, viene ora sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica. E’ uno strumento di programmazione “essenziale per un paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica”, osserva il ministro, Gilberto Pichetto Fratin. Le tragedie recenti di Ischia e delle Marche hanno ricordato quanto sia “assolutamente necessaria in Italia una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici”, sottolinea.

Più in particolare, l’obiettivo del Piano è fornire un quadro di indirizzo nazionale per implementare azioni volte a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici, nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche. La proposta di Piano è stata già illustrata alle Regioni nel corso di due riunioni che si sono tenute il 7 novembre e il 20 dicembre scorso.

Esaminate le osservazioni e conclusa la procedura di VAS, il testo andrà all’approvazione definitiva con decreto del Ministro. Si procederà poi all’insediamento dell’Osservatorio Nazionale, che dovrà garantire l’immediata operatività del Piano attraverso l’individuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori. L’Osservatorio definirà le priorità, individuerà i soggetti interessati e le fonti di finanziamento, oltre che le misure per rimuovere gli ostacoli all’adattamento. I risultati di questa attività potranno convergere in piani settoriali o intersettoriali, nei quali saranno delineati gli interventi da attuare.

Rigassificatore di Piombino, il Tar del Lazio respinge il ricorso del Comune

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza) ha respinto il ricorso promosso dal Comune di Piombino contro la decisione di installare un rigassificatore in porto. Il Tar, si legge nell’ordinanza, ha rilevato che “i paventati rischi per la pubblica incolumità correlati al rigassificatore risultano, allo stato, privi di attualità”, considerando che prima dell’avvio dell’esercizio dell’attività dovranno essere acquisiti il Rapporto di Sicurezza Definitivo e l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Inoltre, spiega il Tar, “non sono emerse sopravvenienze o criticità di rilievo in merito alla conduzione delle attività che dovranno continuare a svolgersi nel rispetto delle articolate prescrizioni e raccomandazioni rese dai competenti enti e confluite nell’Ordinanza Commissariale n° 140 del 25.10.2022”. Quindi, “non sussistono i presupposti per la concessione della misura cautelare”. L’iter che ha condotto all’adozione del provvedimento – cioè l’autorizzazione al rigassificatore di Piombino – “non ha dato evidenza di palesi anomalie nello sviluppo del procedimento né di incontrovertibili carenze istruttorie idonee a supportare, prima di addivenire alla completa delibazione del merito, la sospensione dei provvedimenti impugnati”. Insomma, per il Tar del Lazio non sussistono mancanze o anomalie nell’adozione del provvedimento e nemmeno pericoli per la salute pubblica tali da stoppare il via libera all’opera. Il tribunale ha fissato per l’8 marzo 2023 l’udienza pubblica per la trattazione di merito del ricorso.

 

 

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha affermato che “le sentenze non si commentano ma si rispettano. Così è anche per la decisione del Tar del Lazio che ha respinto la richiesta di sospensiva cautelare sul rigassificatore di Piombino. Grazie ai rigassificatori di Ravenna e Piombino il nostro Paese potrà contare su una quota consistente di gas, fondamentale per garantire la sicurezza energetica delle famiglie e delle imprese italiane”.

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha dichiarato che “in questi giorni mi sono sentito molto supportato dal ministro dell’Ambiente e sarebbe opportuno che si potesse trovare un livello di dialogo anche con il sindaco di Piombino, perché l’interesse generale ci deve portare tutti verso la fase che ci condurrà all’ingresso del rigassificatore nel porto”. E ha aggiunto: “Non serve mettersi a fare la squadra che ha vinto a ha perso. No, qui ha vinto l’Italia”. Quei 5 miliardi di metri cubi di gas che arriveranno, ha spiegato il governatore toscano “sono la vittoria dell’Italia”.

Francesco Ferrari, sindaco di Piombino, ha dovuto adeguarsi alla sentenza del Tar: “Prendiamo atto – ha detto – della decisione del Tar di non concedere la sospensiva. Si tratta di una decisione parziale che interessa solo il provvedimento cautelare: ci aspetta comunque l’udienza di merito nella quale il Tribunale avrà modo di approfondire le tante e valide argomentazioni presentate dal Comune, cosa che non è stato possibile fare in questa prima fase di dibattimento sommario”. Ferrari ha poi ammesso: “Certamente ci auguravamo un altro risultato, ma siamo soddisfatti dall’urgenza che il Tar ha concesso alla trattazione del merito fissando l’udienza già per l’8 marzo 2023. Nella sentenza, il Tar esclude che ci sia un pericolo concreto e attuale visto che al momento il rigassificatore non è in funzione. Ciononostante, continueremo a vigilare e richiameremo gli enti preposti a un controllo attento e puntuale sul rispetto delle prescrizioni e ci riserviamo di valutare altre azioni contro il modo in cui Snam sta gestendo i cantieri già aperti”.

Pichetto Fratin: “La volontà fondamentale è quella di tenere unita l’Europa”

“La volontà fondamentale è quella di tenere unita l’Europa”. Così Gilberto Pichetto Fratin, ministro della Transizione ecologica, dopo il Consiglio Energia a Bruxelles.

Pichetto Fratin: “Tetto al prezzo del gas evita le fiammate viste nei mesi scorsi”

“Il tetto al prezzo del gas evita le fiammate viste nei mesi scorsi”. Così Gilberto Pichetto Fratin, Ministro della transizione ecologica, dopo il Consiglio Energia che si è svolto a Bruxelles.

Pichetto: “Nel 2030 due terzi energia da rinnovabili, servono rigassificatori”

Il Mase prosegue sulla via della transizione energetica. L’obiettivo al 2030 resta produrre un terzo dell’energia da fonti fossili e due terzi da rinnovabili. Intanto però, i rigassificatori sono necessari per raggiungere l’indipendenza dalla Russia, Piombino sarà temporaneo, in uso per non oltre tre anni. “C’è l’impegno mio e del governo“, assicura il ministro, Gilberto Pichetto Fratin. In cambio, la città toscana riceverà compensazioni. Lo Stato si farà carico delle esigenze delle comunità che “offrono un servizio così importante al Paese“, afferma Pichetto. Si tratta di realizzare opere di riqualificazione ambientale importanti e in tempi rapidi.

Il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo risponde alle domande delle commissioni Ambiente e Attività produttive e fa il punto sulle sue linee programmatiche. “Il conseguimento degli obiettivi di autonomia energetica, rende indifferibile un percorso di importante sviluppo di fonti rinnovabili“, ribadisce. Il Pnrr prevede uno stanziamento di 60 miliardi di euro con l’aumento della quota di produzione di energia verde, il potenziamento delle infrastrutture di rete, la promozione dell’efficienza e della produzione e dell’utilizzo dell’idrogeno.

Ambiente e sicurezza energetica sono strettamente interconnesse, il cambio del nome del ministero non è un caso: “E’ volto a rimarcare le due grandi missioni, che sono tutt’altro che antitetiche“. Un esempio è il Piano nazionale integrato energia e clima, che ha il compito di pianificare le politiche di decarbonizzazione e di contrasto alle emissioni climalteranti. In altre parole, spiega: “E’ teso al contrasto al cambiamento climatico, ma al tempo stesso punta ad implementare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, il mercato interno dell’energia, la ricerca, l’innovazione e la competitività“.

Le trasformazioni e i cambiamenti del sistema energetico, dunque, costituiscono un elemento fondamentale per la riuscita della transizione ecologica. Quanto alle Comunità energetiche rinnovabili, annuncia, “sono in corso interlocuzioni in Europa, credo di poter dire che c’è l’assenso a trasformare il prestito in sovvenzione. Questo ci permette di superare alcuni nodi, spero a giorni o a ore di avere formale risposta da parte dell’Unione europea“.

A Bruxelles l’Italia continuerà a giocare un ruolo da protagonista, garantisce, con lo stesso approccio che l’ha portata al negoziato sul cap al prezzo del gas. “E’ stato il nostro Paese a portare un numero considerevole di altri Stati membri a chiedere una soluzione condivisa a livello europeo“, rivendica e precisa che il price cap “non è la definizione del prezzo, ma una misura anti-speculazione. Funziona come in borsa, quando viene sospeso un titolo per eccesso di ribasso o di rialzo“.

In prospettiva, nessuna preclusione sul nucleare, torna a ripetere. Anzi, incalza, “mi sembra possa rispondere in maniera efficace al raggiungimento degli obiettivi di neutralità tecnologica“. Lo stato delle competenze resta comunque in capo all’Enea e l’auspicio è che si arrivi a implementare la quarta generazione nell’arco di 10-15 anni: “Sarà un vettore tecnologico di transizione propedeutico all’approccio finale alla fusione nucleare“.