Pnrr, Commissione Ue versa all’Italia quinta rata da 11 miliardi

La Commissione europea versa all’Italia la quinta rata del Pnrr, 11 miliardi di euro. ll pagamento segue la valutazione positiva della Commissione, adottata formalmente lo scorso 2 luglio, connessa al conseguimento di 53 traguardi e obiettivi della quinta rata del Pnrr italiano.

L’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto“, rivendica la premier, Giorgia Meloni, ricordando che Roma è stata anche prima a richiedere il pagamento della quinta rata e il pagamento della sesta. “I recenti dati Istat sul PIL, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del PIL nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%, sono la riprova dell’efficace lavoro portato avanti dal Governo e dalle Amministrazioni titolari per il conseguimento degli obiettivi programmati e per l’attuazione di misure virtuose per la crescita economica strutturale dell’Italia”, spiega Meloni.

Con l’incasso della quinta rata, l’ammontare complessivo di finanziamento ricevuto sale a 113,5 miliardi di euro, corrispondente al 58,4% delle risorse del Piano. I traguardi e gli obiettivi conseguiti con questo pagamento riguardano quattordici riforme e ventidue investimenti in settori “strategici per la modernizzazione del Paese”, sottolinea Palazzo Chigi, tra cui la concorrenza, gli appalti pubblici, la giustizia, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, l’istruzione secondaria e terziaria, le infrastrutture, la sanità, la cultura, l’università e la pubblica amministrazione, con la messa a terra degli interventi per la transizione al digitale.

Nei prossimi mesi, insieme all’attività di assessment propedeutica al pagamento della sesta rata, annuncia il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, “il Governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le Amministrazioni titolari, finalizzato al conseguimento degli obiettivi della settima rata, riservando particolare attenzione alle misure inserite nelle ultime tre rate, all’allineamento della piattaforma ReGiS, all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano”.

Pnrr, aperto sportello domande Net zero, rinnovabili e batterie

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha stabilito le modalità di accesso ai fondi disponibili nell’ambito del Pnrr, specificatamente per la Missione 1, Componente 2, Investimento 7 volto a supportare il sistema di produzione nella transizione ecologica e nelle tecnologie a zero emissioni nette.

“I contratti di sviluppo devono riguardare programmi di sviluppo industriale o programmi di sviluppo per la tutela ambientale euro – spiega Gianluca Buselli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – ma anche progetti di investimento che possano includere anche progetti di ricerca, sviluppo e innovazione connessi e funzionali tra loro”.

Lo sportello è aperto a nuove domande di contratto di sviluppo e a domande di contratto di sviluppo già presentate ad Invitalia e sospese per carenza di risorse finanziarie.

I dispositivi ammissibili comprendono batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, dispositivi per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCUS)

Le domande possono essere presentate ad Invitalia secondo le modalità e i modelli disponibili sul sito www.invitalia.it.

Invitalia avvierà le attività istruttorie in ordine cronologico, accertando la sussistenza delle condizioni previste per il sostegno finanziario del Pnrr.

“L’Agenzia verificherà il rispetto del divieto del doppio finanziamento ai sensi dell’art.9 del Reg. (UE) 2021/241 – conclude Buselli – ed il rispetto del principio DNSH e degli orientamenti tecnici della Commissione europea di cui alla comunicazione 2021/C58/01”.

Pnrr, cabina regia su VII rata: trasporti net zero e reti elettriche tra 69 goal

Trasporti a emissioni zero, potenziamento delle reti di trasmissione dell’energia elettrica, istallazione di oltre 16mila colonnine stradali di ricarica per veicoli elettrici, 480 Centrali cliniche Operative Territoriali, 55mila borse di studio per studenti meritevoli meno abbienti e 7.200 borse di dottorato. Sono solo alcuni dei 69 obiettivi contenuti nella settima rata del Pnrr, che vale 18,2 miliardi.

Dentro anche le maxi-opere. Come il Tyrrhenian Link, che con Terna collegherà la Sicilia alla Sardegna e alla penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo lungo 970 chilometri che tra l’altro favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Salendo più a Nord, tra gli obiettivi della settima rata c’è anche il ‘Sa.Co.I.3’, progetto che prevede il rinnovo, l’ammodernamento e il potenziamento dello storico elettrodotto in corrente continua a 200 kV tra Sardegna, Corsica e Toscana (Sa.Co.I.2), attivo dal 1992 e giunto al termine della sua vita utile.

Dopo l’ok della Commissione europea al pagamento della quinta rata e l’invio della richiesta della sesta (da 8,5 miliardi), a Palazzo Chigi la cabina di regia sul Pnrr presieduta da Raffaele Fitto fa il punto su monitoraggio e verifica dello stato di attuazione dei 69 obiettivi della settima rata del Piano. Con il ministro per gli Affari europei, i ministri e i sottosegretari responsabili, l’Anci, l’Upi e la Conferenza delle Regioni. Le istituzioni devono coordinarsi sull’aggiornamento sulla piattaforma ReGiS dei dati di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure previste.

Un incontro di “particolare importanza” spiega Fitto, rivendicando il primato in Europa sulla richiesta di pagamento della quinta rata e della sesta, sugli obiettivi raggiunti e l’importo complessivo ricevuto. Roma, finora, ha ricevuto l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo di euro a fronte dei 194 miliardi quasi e mezzo previsti, ovvero il 58,4% del totale.

Alle misure legate agli investimenti si aggiungono diverse riforme, che sono al centro di un confronto con la Commissione europea, come quelle legate alla legge sulla concorrenza, all’entrata in vigore del Testo unico delle rinnovabili, all’efficientamento energetico degli edifici che ospitano le famiglie più vulnerabili, al completamento delle misure per velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione, alla revisione della disciplina del servizio civile universale per agevolare la partecipazione dei giovani.

Il Piano, evidenzia il ministro, “nella fase più delicata” di messa a terra delle misure programmate e della verifica dei cronoprogrammi vede impegnato il governo nel progetto di “rilancio economico e sociale dell’Italia, volto a ridurre strutturalmente i divari territoriali di produttività“. Un impegno congiunto che, scandisce, “ne sono certo, consentirà all’Italia di essere all’altezza delle sfide dei prossimi anni”.

Il lavoro prosegue domani, con altre due cabine di regia tematiche, la prima per gli insediamenti abusivi in agricoltura e la seconda collegata agli studentati.

Pnrr, ok Commissione a pagamento V rata. Meloni: “Smentito chi puntava sul fallimento”

Due obiettivi e 400 milioni in più. Il governo italiano festeggia un “altro record” in Europa sul Pnrr, con il pagamento della quinta rata, che vale nel complesso 11 miliardi di euro.

La richiesta inviata a dicembre era per 10 miliardi e 600 milioni. Avendo raggiunto 53 e non 51 obiettivi, una parte è quindi l’anticipo della sesta rata. I due goal aggiuntivi riguardano il contrasto all’evasione fiscale e si riferiscono in modo particolare all’aumento del 40% rispetto al 2019 delle lettere di conformità inviate dall’amministrazione fiscale ai contribuenti e all’aumento del 30% rispetto al 2019 del gettito fiscale derivante da queste lettere di conformità.

Una “ottima notizia” per la premier Giorgia Meloni che, tiene a ribadire, “smentisce quanti avevano scommesso sul fallimento di questo governo, quanti speravano in cuor loro che l’Italia potesse perdere i soldi dell’Europa per ottenere magari un vantaggio elettorale“. Il lavoro di questi mesi ha pagato, rivendica, dimostrando “che stiamo facendo quello che sappiamo fare meglio”, e cioè “studiare i dossier, lavorare, portare a casa i risultati concreti”. La messa a terra del Pnrr “rimarrà una priorità assoluta dell’intero governo“, assicura Meloni, perché ogni obiettivo raggiunto è “un passo avanti per rendere la nostra nazione più forte, più moderna, più attenta ai bisogni delle famiglie e delle imprese“.

A questo punto, l’Italia è al primo posto in Europa per “obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario”, sostiene la presidente del Consiglio. Roma, finora, ha ricevuto l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo di euro a fronte dei 194 miliardi quasi e mezzo previsti, ovvero il 58,4% del totale. Pochi giorni fa, inoltre, è stata inoltrata la sesta richiesta di pagamento da 8 miliardi e mezzo di euro e “anche su questo siamo i primi in Europa“, ricorda la premier, che per domani ha convocato un’altra cabina di regia per verificare lo stato d’attuazione degli obiettivi previsti per chiedere il versamento della settima rata da 18,2 miliardi di euro. Giovedì invece ci saranno due cabine di regia tematiche, una per gli insediamenti abusivi in agricoltura e la seconda collegata agli studentati.

E’ stato un iter complesso“, spiega il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, che ha visto una “proficua collaborazione tra la Commissione europea e il governo italiano“. Sono stati compiuti, ricorda il ministro per gli Affari europei, “importanti progressi nell’attuazione di 14 riforme e 32 investimenti“: digitalizzazione uffici pubblici, costruzione di nuovi edifici scolastici, trasporti pubblici, telemedicina, l’ efficientamento energetico di tribunali e dei luoghi della cultura. Il via libera della Commissione europea alla quinta rata, insieme alla richiesta inviata per la sesta, “mette il nostro Paese in una condizione positiva di approccio rispetto all’avanzamento del Piano“, ribadisce, sottolineando la sua “piena soddisfazione“.

Corte dei conti: “Dei fondi Ue gran parte è debito, la responsabilità dell’Italia è più complessa”

Dalla Corte dei Conti arriva la ‘certificazione’ che gli impegni dell’Italia nel rapporto con l’Ue diventano sempre più stringenti. I magistrati contabili, nella Relazione annuale sul tema, infatti, mettono nero su bianco che il nostro Paese “impegna una responsabilità finanziaria più complessa rispetto al passato nel prelevamento e nell’impiego dei fondi europei, poiché una parte significativa di essi costituisce debito pubblico“.

La Corte riconosce, comunque, il peso della situazione geopolitica attuale, resa incerta dai vari scenari di guerra che si sono aperti, tanto nel cuore del Vecchio continente, con l’aggressione russa in Ucraina, quanto nel vicino Medio Oriente, con il conflitto tra Israele e Palestina. Fattori esterni alla volontà dell’Italia e dell’Unione europea, ma che inevitabilmente dispiegano effetti negativi sulle nostre economie. Ragion per cui, scrive la Corte dei Conti, “malgrado l’imponente sforzo di fiscal policy del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, le nuove emergenze geopolitiche e le pressioni inflazionistiche sopraggiunte hanno sottoposto a tensioni il bilancio dell’Unione europea, imponendo rilevanti correzioni per il reperimento e la destinazione di nuove risorse, con un conseguente ripensamento delle priorità“.

La proposta di revisione che ha ricevuto il via libera dal Consiglio Ue dello scorso mese di febbraio, porta in pancia un aumento del bilancio di circa 64,6 miliardi: si tratta di finanziamenti aggiuntivi, che rendono “l’obiettivo di una strutturale flessibilità, fondamentale per rispondere agli imprevisti e rivedere rapidamente le priorità di spesa“. Ma non c’è solo il Pnrr a pesare nel conteggio, perché “nei rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea permane la centralità delle politiche strutturali e di coesione socioeconomica, la cui dotazione per il ciclo di programmazione 2014-2020 è di 197,9 miliardi (64,5 a valere sul bilancio europeo e 133,4 su quello nazionale)“, mentre “per i fondi Fesr e Fse-Iog, la dotazione ammonta (dicembre 2023) a 64,4 miliardi, di cui 14,4 sull’iniziativa React-Eu“.

I magistrati contabili, inoltre, annotano che “a fronte di un totale programmato di 64,4 miliardi (di cui 47,9 di risorse Ue), la spesa certificata alla Commissione europea, sia a fine dicembre 2022 che a dicembre 2023, raggiunge rispettivamente 35 miliardi (di cui 28 cofinanziamento Ue) e 42,5 miliardi (il cofinanziamento Ue è 34,2). Considerando soltanto la quota di risorse unionali, al 31 dicembre 2023 il rapporto tra cofinanziamento certificato e risorse programmate si attesta al 71,4%“. Nel conteggio ci sono anche le politiche agricole, ovviamente. “Nel 2022 (ultimo anno del periodo transitorio seguito al ciclo di programmazione 2014-2020), su una produzione agricola europea pari a circa 537,5 miliardi di valore, la produzione italiana si attesta a 71,5, collocandosi al terzo posto fra gli Stati membri, preceduta da Francia (97,1 miliardi) e Germania (76,2) – si legge ancora nel documento -. Nonostante la crescita del prodotto rispetto al periodo pandemico, permane l’andamento in calo dei livelli occupazionali, con un numero di occupati agricoli diminuito del 2,8% nell’ultimo decennio, a fronte di un incremento del 3,1 riscontrato per tutti i settori“.

La Corte, poi, segnala che sul fronte delle irregolarità e frodi a danno del bilancio europeosi conferma la tendenza in crescita delle segnalazioni, dai 424 casi del 2022 (per 47 milioni da recuperare) ai 448 del 2023 (per 58,1 milioni)“.

Restano in tema, dal fronte pratico c’è anche un altro evento da segnalare. Perché fino a giovedì prossimo, 20 giugno, sarà presente a Roma una delegazione della Commissione Ue, per una serie di incontri che serviranno ad approfondire le prossime tappe del Pnrr. Ovviamente, ci sarà un focus dedicato alle misure strategiche del Piano, così come sul RePowerEu, il capitolo aggiuntivo del Next Generation Eu per far fronte alla crisi energetica. Durante queste giornate sarà passato al vaglio lo stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti, da un lato, e la messa a terra delle risorse finanziarie e agli obiettivi inseriti nella sesta e settima rata, dall’altro.

A fare gli onori di casa sarà il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, che si avvarrà del coordinamento dalla struttura di missione Pnrr e vedrà la partecipazione attiva dei ministeri e delle istituzioni. Le riunioni si svolgeranno nella modalità degli incontri istituzionali di alto livello e in tavoli di lavoro tecnico-tematici con tutte le Amministrazioni. Tutti player e fattori strategici soprattutto in vista della presentazione della richiesta di pagamento della sesta rata, che allo stato attuale si trova alla fase di verifica e rendicontazione.

Attivate oltre 100 ‘war room’ del Pnrr. Meloni: “Italia prima per obiettivi raggiunti”

Oltre cento cabine di coordinamento presso tutte le Prefetture d’Italia. La premier, Giorgia Meloni, presiede la riunione di insediamento della ‘war room‘ per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dando di fatto a quella che lei stessa definisce “la fase 2 del Pnrr“. A Palazzo Valentini arriva a metà mattinata, occhiali da sole d’ordinanza seduta al lato passeggero della macchina di scorta. Ad attenderla il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, i ministri degli Affari europei, Raffaele Fitto, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, poi il presidente di Anci Lazio, Riccardo Varone, e tutte le Prefetture in videocollegamento.

L’incontro dura circa un’ora e Meloni va dritta al punto nel suo intervento: “Quelli appena trascorsi sono stati mesi di straordinario lavoro di tutti i ministeri, le strutture e gli uffici, che ha permesso all’Italia di essere al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Pnrr. Primato certificato dalla Valutazione a medio termine della Commissione europea“. Ragion per cui da questo momento, il “più importante, della concreta attuazione delle riforme e della messa a terra di tutti gli investimenti strategici“, diventa “fondamentale rendere più efficace il monitoraggio su base territoriale degli interventi del Piano, favorire le sinergie tra le diverse amministrazioni e i soggetti attuatori operanti nello stesso territorio e migliorare l’attività di supporto agli enti territoriali, anche promuovendo le migliori prassi“.

Poi, la presidente del Consiglio ricorda gli step raggiunti: “È entrato in vigore il nuovo Pnrr, comprensivo della settima missione RePowerEu, abbiamo ricevuto il pagamento sia della terza rata da 18,5 miliardi che della quarta rata da 16,5 miliardi di euro (l’Italia ha ad oggi ricevuto 102,5 miliardi di euro, rispetto ai 194,4 stanziati dall’Unione europea) e siamo in dirittura d’arrivo per il raggiungimento dei 52 obiettivi della quinta rata, pari a 10,6 miliardi di euro“. Il coordinamento servirà, dunque, a mantenere il trend. Anzi, “il confronto continuo con i territori, tra tutti i soggetti coinvolti, ci consentirà anche di accelerare i pagamenti e di standardizzare e diffondere le buone pratiche amministrative su tutto il territorio nazionale“, spiega Meloni.

Sullo sfondo resta, però, la polemica su alcuni tagli alla spesa corrente per i Comuni, prevista dalla spending review elaborata nell’ultima legge di Bilancio. Circostanza su cui torna anche Gualtieri, nel suo intervento alla cabina di coordinamento, parlando dei problemi che si potrebbero verificare sulla gestione dei servizi potenziati grazie al Pnrr: “L’attivazione, in alcuni casi, è una condizione della norma stessa, quella cioè di disporre la spesa corrente necessaria per l’attivazione dei servizi in periferie e nei luoghi di rigenerazione urbana” e “su questo devo sottolineare come il taglio della spesa corrente per i Comuni costituisca una criticità, a maggior ragione per chi è impegnato con il Pnrr“.

Fitto, però, risponde a distanza smentendo questa possibilità: “Surreale la polemica relativa allo schema di decreto sulla spending review. Ci sono state decine di dichiarazioni su presunti tagli, a partire dagli investimenti per gli asili. Sarebbe bastato leggere il comma 534 della manovra che esclude chiaramente la spesa relativa alla Missione 12 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia degli schemi di bilancio degli enti locali“. La replica del Pd arriva a stretto giro di posta: “Fitto dovrebbe scusarsi con gli italiani per le modalità con cui sta gestendo il Pnrr e falcidiando i comuni“. Anche il vicepremier, Matteo Salvini, poche ore prima aveva provato a rassicurare gli enti locali: “I sindaci è giusto che siano sempre preoccupati, ma non ci saranno tagli“.

L’Europa, Gentiloni e quell’algoritmo che moltiplica lo stupore

Racconta Paolo Gentiloni, commissario all’Economia, in una intervista pubblicata nel libro di Paolo Valentino ‘Nelle vene di Bruxelles. Storie e segreti della capitale d’Europa’, che il Pnrr è stato deciso da un algoritmo. Dice, Gentiloni, che “emettere debito comune per 800 miliardi senza dedicare un euro a progetti comuni è stata un’occasione persa. Tutti questi soldi sono stati dati in base a un algoritmo ai vari Paesi, mentre è chiaro che i finanziamenti comuni europei dovrebbero innanzitutto andare a progetti comuni”.

Quindi, liofilizzando il concetto, mentre tutti si immaginavano discussioni fiume, brainstorming, politici ad arrovellarsi con la calcolatrice alla mano, financo liti per accaparrarsi qualche euro in più nel nobile proposito di rimettere in bolla economie squassate dalla pandemia, il cittadino comune, il signor Brambilla o la casalinga di Voghera, scoprono che a determinare la portata dei sussidi europei, cioè la spartizione del Next generation Eu, è stata un macchina pilotata da un algoritmo. Gli stessi algoritmi che, ad esempio, determinano l’oscillazione folle dei prezzi dei biglietti aerei: l’algoritmo fiuta le vacanze di Pasqua, i ponti, il Ferragosto e, zac!, raddoppia o triplica il prezzo di un passaggio aereo.

Con il Pnrr è andata pressappoco così e, onestamente, scoprirlo da un’intervista del commissario all’Economia pubblicata in un libro dedicato all’Europa non è una grande spinta per andare a votare l’8 e 9 giugno, insomma una fiammata per riscaldare un’elezione che stimola la fantasia degli italiani quanto la visione della corazzata Potemkin del regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Eppure Giuseppe Conte, persino Mario Draghi e da un anno e mezzo la premier Giorgia Meloni sono passati da quella via stretta che è l’euroalgoritmo. Ora: siccome Gentiloni, sempre nella stessa intervista, sostiene che non esista altra strada rispetto al “debito comune per finanziare i beni comuni europei” e che non significa “prolungare l’attuale Next Generation Eu, ma usare lo stesso metodo”, è lecito immaginarsi che la prossima procedura di assegnazione dei fondi Ue avvenga sempre interrogando l’algoritmo di cui sopra.

Il messaggio da inviare in bottiglia a chi tra qualche settimane dovrà/dovrebbe recarsi alle urne invece è assai diverso. E’ importante votare per l’Europa perché l’Europa determinerà la politica e quindi le strategie italiane fino al 2029. Nessuno può fare a meno dell’Europa, anche se ‘questa’ Europa probabilmente andrà rimodellata alla luce di nuovi scenari geopolitici ed economici. Magari senza algoritmi…

Pnrr, via libera Ue alle modifiche dell’Italia. Fitto: “Proficua collaborazione con Bruxelles”

Ora c’è il sigillo Ue sulle modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano. La Commissione europea, infatti, approva la richiesta di revisione mirata presentata lo scorso 4 marzo dal governo di Giorgia Meloni, spiegando che le variazioni al Pnrr “sono di natura tecnica e fanno seguito alla revisione completa del piano italiano adottata dal Consiglio l’8 dicembre 2023”. Da Bruxelles ricordano anche il totale dei fondi destinati ai progetti e milestone del nostro Paese: 194,4 miliardi di euro, di cui 71,8 miliardi in forma di sovvenzione e altri 122,6 miliardi di euro di prestiti.

La Commissione ha accolto la richiesta del governo per correzioni di natura tecnica, e ha adottato la relativa proposta“, commenta il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, che sta seguendo il dossier per conto di Palazzo Chigi. “La revisione è diretta alla correzione di alcuni elementi tecnici, necessaria per la piena attuazione del Pnrr come modificato alla fine dello scorso anno. La proposta di revisione seguirà ora il consueto iter di approvazione“, aggiunge. Fitto, inoltre, spiega che “l’adozione da parte del Consiglio Ue è prevista nel corso delle prossime settimane” mentre il via libera di oggi “conferma la costante e proficua collaborazione dell’esecutivo con i servizi della Commissione“.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza comprende un totale di 620 fasi e obiettivi, 66 riforme e 150 investimenti. “A oggi la Commissione ha erogato più del 50 percento dei fondi assegnati all’Italia nell’ambito dello strumento di ripresa e resilienza, ossia oltre 102 miliardi di euro, compreso il prefinanziamento“, ricorda l’esecutivo Ue. L’Italia, peraltro, ha già inviato lo scorso mese di dicembre, a Bruxelles, la documentazione con la richiesta della quinta rata.

L’ok della Commissione conferma che la direzione del governo Meloni è quella giusta e seppellisce definitivamente due assurde polemiche alimentate da una sinistra divisiva e a secco di argomenti”, esulta la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci. Che aggiunge: “La modifica voluta tenacemente dal ministro Fitto era necessaria per proseguire nella realizzazione effettiva dei progetti, che ora hanno raggiunto il 33,7% del target, a fronte di una media europea ferma al 18%. Continueremo a lavorare seriamente – conclude – , portando a casa risultati concreti, seguendo una sola direzione: il bene dell’Italia e degli italiani“.

Studio del parlamento Ue: “A fine 2023 l’Italia ha speso il 22% delle risorse del Pnrr. Bisogna accelerare”

Ritardi nell’attuazione e adesso anche frodi ai danni dell’Unione europea. Il Piano nazionale per la ripresa (Pnrr) per l’Italia si fa in salita, e il governo dovrà tenere la barra a dritta. Da una parte, una mole di denaro importante, senza precedenti, da utilizzare in tempi stretti e a ritmi serrati; dall’altra, la gola che tutto questo tesoro da 194,4 miliardi di euro tra garanzie (68 miliardi) e prestiti (126,4 miliardi) può fare ai malintenzionati. In questo momento il Paese sembra soffrire dei entrambi i mali. Il primo lo certifica il centro studi del Parlamento europeo, con un documento che avverte delle criticità attuative. Il secondo lo ufficializza la procura europea, nella maxi-operazione che ha portato all’arresto di 22 persone tra Italia, Austria, Romania e Slovacchia, per presunte frodi da 600 milioni di euro a danni del Pnrr italiano.

Nel suo programma di riforme l’Italia, allora a guida Mario Draghi, ha voluto gettare il cuore oltre l’ostacolo e impegnarsi per più di quelli che l’Ue richiede in materia di doppia transizione: 75,9 miliardi per la parte ‘green’ e 47,1 miliardi per quella innovativa. Spese, rispettivamente, per il 39% e il 24,2% del totale del piano, al di là degli obiettivi minimi comuni (37% e 20%). In questo libro dei sogni irrompe, però, la realtà, fatta di ritardi. Agli esperti del Parlamento europeo risulta che l’Italia, alla fine del 2023, aveva speso 43 miliardi di euro, ovvero il 22% delle risorse dell’Ue disponibili per il suo Piano “il che suggerisce l’importanza del periodo fino all’agosto 2026 per la piena attuazione, anche delle sue misure di investimento”. Dovrà essere il governo ad agire, in fretta e a livello centrale.

Nell’attuazione del Pnrr e il pieno utilizzo dei fondi del Recovery Fund sembra pesare, in negativo, la capacità della pubblica amministrazione. “Nel contesto di un’amministrazione pubblica ancora percepita come meno efficiente rispetto alla maggior parte dei paesi Ocse, l’attuazione dei progetti correlati è stata considerata in ritardo rispetto ai tempi previsti”. Secondo gli autori dello studio, “ponendo una maggiore attenzione ai progetti di grandi dimensioni e gestiti a livello centrale, si prevede che la revisione del Pnrr del 2023 aumenterà la probabilità di una piena attuazione”.

Ma occorrerà anche aumentare i controlli. Perché 600 milioni di euro di fondi non rimborsabili sarebbero finiti dove non dovevano, in mano a imprese fittizie e progetti di facciata. Un totale di 22 persone sono state arrestate al termine della maxi-operazione condotta in Italia, Austria, Romania e Slovenia. Un gruppo criminale sostenuto da una rete di commercialisti, fornitori di servizi e notai che avrebbero falsato gare e bandi. Otto sospettati sono stati posti in custodia cautelare, mentre altri 14 sono agli arresti domiciliari e a un contabile è stato vietato di esercitare la sua professione. Non un buon biglietto da visita per l’Italia, che comunque dimostra di controllare. Ma che adesso ha anche il nodo di 600 milioni spariti nel nulla, con il tempo per un’attuazione completa ed efficiente del Pnrr che stringe.

 

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Pnrr, l’Italia ha incassato 102 mld e ne aspetta altri 10 dalla V rata

Ad oggi l’Italia ha incassato 102 miliardi di euro in quattro rate del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ in attesa di concludere l’iter di valutazione sulla richiesta di pagamento della quinta (presentata entro il 31 dicembre 2023) da 10,6 miliardi e ha avviato i confronti per la sesta e la settima che sono gli obiettivi posti dal governo per il 2024.  E’ il quadro tracciato dal ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, nelle comunicazioni in Senato sullo stato di attuazione del Pnrr. Un discorso ampio, pur senza entrare nei dettagli, che abbraccia diversi aspetti, anche quelli spinosi, di un tema che resta al centro dibattito politico.

Fitto si sofferma soprattutto sull’aspetto legato al definanziamento di alcune opere originariamente inserite nel Piano, ma poi uscite dal perimetro dopo la rimodulazione concordata con la Commissione europea. “Quasi 68 miliardi di euro di progetti che erano precedenti e, quindi, non avevano i requisiti” e “non essendo adeguati ai nuovi scenari, avrebbero certamente ‘bucato’ la data di giugno 2026, che è imprescindibile“. Nulla, però, è stato cancellato – sottolinea ancora l’esponente di governo -, perché “abbiamo messo in campo la strategia di individuare tali progetti e di spostarli fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza” prevedendo “la copertura finanziaria di tutti gli interventi che sono stati definanziati“. Una posizione per la quale ha subito le dure critiche di una parte delle opposizioni, alle quali però replica a tono: “Non ci sono fondi rimandati indietro, la rimodulazione non lo prevede. Sono progetti opportunamente spostati dal piano, se non avessimo fatto la rimodulazione avremmo mancato gli obiettivi“. A proposito del negoziato con l’Ue, Fitto rivendica il lavoro fatto con Bruxelles, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe rispetto a chi prevedeva un “fallimento“, come ha ribadito il Pd in aula, ad esempio.

Parola che, però, proprio non va giù al ministro: “Sono deluso da alcune considerazioni fatte a prescindere, come quello della senatrice Rojc. Utilizzare parole come ‘fallimento’ o ‘propaganda’, sinceramente lo trovo eccessivo. serve un approccio rispettoso“. Anche perché la visione che offre al Senato è che il Pnrr “non può essere uno strumento statico, un piano di tale portata ha bisogno di un adeguamento costante in funzione di dati oggettivi, come la crisi energetica“. Infatti, l’esponente di FdI promuove l’operato della cabina di regia (“un modello di lavoro“). Sempre parlando della rimodulazione, ricorda che “è stata aumentata la dotazione finanziaria del Pnrr nell’ambito del settore agricolo con interventi concreti pari a circa 3 miliardi” ma “non sulla spinta dei trattori in piazza che polemizzavano con il governo – ci tiene a chiarire -. La scelta risale al dicembre 2023 dà l’idea della visione e della lungimiranza” dell’esecutivo. Espressione, quest’ultima, che usa anche toccando il tema del RePowerEu, inserendo “oltre sei miliardi di euro per la transizione energetica del sistema delle imprese” e “risorse importanti sulle infrastrutture energetiche strategiche del Paese“. Senza contare il Testo unico sulle rinnovabili. “Dà coerenza agli obiettivi che mettiamo in campo sul fronti degli investimenti per l’approvvigionamento energetico del nostro Paese“, aggiunge ancora Fitto. Infine, il ministro ribadisce la propria analisi sulla recente relazione della Corte dei conti. Il responsabile degli Affari Ue ripercorre i mesi di discussione sulla precedente relazione dei magistrati contabili, puntualizzando che c’è “una omissione, perché si riferiva al primo semestre del 2023 e prendeva come dati di riferimento quelli di febbraio 2023“, mentre da quella dei giorni scorsi “emerge in modo molto chiaro un sostanziale apprezzamento“. Le opposizioni, ovviamente, sostengono il contrario di Fitto, ma alla fine la mozione di maggioranza passa e il dibattito si sposta ora alla Camera, dove domani bisserà le comunicazioni.

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