Il comparto moda in crisi: Urso presenta pacchetto interventi

La moda è una delle punte di diamante del Made in Italy e, per evitare che la crisi congiunturale e gli sforzi per la doppia transizione si trasformino in zavorre, il Mimit corre ai ripari. Nel tavolo di settore al ministero, Adolfo Urso presenta il suo piano: un pacchetto di interventi che va dalla moratoria sui debiti, alla cassa integrazione, passando per una sanatoria sui crediti R&S e la promozione all’estero, con il sostegno all’economia circolare.

Al tavolo con il ministro, i rappresentanti dei dicasteri del Lavoro, dell’Economia, della Cultura, degli Affari Esteri, dell’Ambiente e Sicurezza Energetica. Ma anche esponenti della filiera, associazioni d’impresa e del mondo economico, rappresentanti sindacali e degli Enti locali. Questo perché al centro ci sono le principali sfide di settore, dal calo dei volumi produttivi, alla contrazione dei consumi e le incognite geopolitiche. Tutti vanno coinvolti e ascoltati.

Ci siamo impegnati ad assicurare insieme all’Abi la rimodulazione dei prestiti bancari, a garantire alle imprese del settore l’utilizzo a pieno delle risorse per gli ammortizzatori sociali e a introdurre una misura saldo e stralcio in merito all’annosa questione dei crediti di imposta“, informa Urso, ricordando il lavoro, insieme al ministero degli Esteri e all’Istituto del Commercio Estero, per promuovere sui mercati internazionali il settore della Moda e con i decreti attuativi al ddl Made in Italy stiamo sostenendo l’economia circolare.

Nello specifico, in tema di accesso al credito, su richiesta del Mimit è stata inviata una circolare esplicativa da parte dell’Abi agli istituti bancari con disposizioni per la ricalendarizzazione dei finanziamenti garantiti da Sace, Simest e Medicredito ottenuti dalle imprese durante la fase covid e a seguito della crisi per il conflitto ucraino.

Rispetto alle criticità emerse in relazione all’applicazione del Credito di Imposta R&S nel periodo 2015/2019 nel settore della Moda, si stanno studiando delle proposte normative. A riguardo, Urso ha sottolineato la volontà del Governo, in particolare del Mimit e del Mef, di individuare una soluzione alla problematica attraverso un apposito strumento normativo che potrebbe prevedere un ‘saldo e stralcio’, formula che consentirebbe a chi ha utilizzato questa misura di poter evitare ricorsi di natura legale.

Nella legge sul Made in Italy, poi, (il cui decreto attuativo è in fase di concertazione), si punta alla valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi da riciclo in cui si prevedono misure incentivanti a favore del comparto e per il settore conciario.

In materia di transizione, il ministero sta monitorando il Regolamento Ecodesign, entrato in vigore da poche settimane, che introduce requisiti minimi di ecoprogettazione per ogni tipologia di prodotto. E’ stata avviata un’interlocuzione con il Mef per realizzare uno strumento agevolativo tramite voucher già nella prossima Legge di Bilancio. Alla ripresa della pausa estiva il Ministero invierà un questionato alle imprese del settore per capire il quadro dei fabbisogni e delle necessità produttive derivanti dall’applicazione di questo regolamento al fine di sviluppare misure attuative.

Infine, in materia di ammortizzatori sociali, Urso ha precisato che sono state avviate interlocuzioni con il Ministero del Lavoro per venire incontro alle realtà in difficoltà. Alle imprese manifatturiere con più di 15 dipendenti viene data la possibilità di utilizzare a pieno le risorse per la cassa integrazione ordinaria (con poi possibile estensione a regime straordinario). Mentre per quelle con meno di 15 dipendenti, lo strumento utilizzato sarà erogato da un fondo gestito dalle associazioni artigiane che assicura una copertura di sei mesi.

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Materie critiche, arriva hub per il riciclo. Urso: “Dl convertito prima della pausa estiva”

Da qui al 2040 il riciclo delle materie prime critiche darà un fortissimo slancio per il fabbisogno del Paese. Ma serviranno gli impianti giusti. Per questo, Iren lancia ‘RigeneRare‘, il nuovo Hub per il recupero di metalli preziosi. Lo presenta alla Camera dei Deputati per dare impulso a un settore che sarà strategico per i prossimi decenni.

L’autonomia strategica è “fondamentale” per l’Europa, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. E’ qualcosa che ha a che fare anche con la libertà e l’indipendenza del Vecchio continente: “La dipendenza dall’estero sulle materie prime critiche è dura, ce lo ha dimostrato il caso della Russia“, ricorda, garantendo che non si finirà “dalla padella alla brace“.

Ovvero, dalla dipendenza al carbon fossile, alle fonti energetiche fossili, gas, petrolio e ad una dipendenza “ancora maggiore e più grave” nei confronti della Cina o comunque di altri attori internazionali. Per questo, insiste il ministro, è “importante che l’Europa si muova in maniera coesa e unita nel raggiungere via via una maggiore autonomia sulle materie prime critiche, sulla lavorazione e certamente anche sul riciclo“.

Il fabbisogno di materie prime critiche strategiche in Italia crescerà. Prevedibilmente, entro il 2040, tra le 5 e le 11 volte in funzione del grado di specializzazione produttiva. Una fornitura sicura e stabile è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 della transizione energetica.

Il Parlamento ha all’esame un decreto legge in materia che “sarà convertito entro i primi giorni di agosto, prima della pausa estiva“, fa sapere Urso. Nel provvedimento, viene indirizzato parte del fondo strategico sul Made in Italy alla filiera e all’approvvigionamento delle materie prime critiche da realizzarsi anche in paesi terzi, “tra questi in molti casi sono proprio paesi africani e quindi in sintonia anche col Piano Mattei“, scandisce il ministro.

Il tema inizia a essere costante nel dibattito pubblico, “anche grazie all’interesse che il Governo ha riservato al tema in questi mesi”, rileva Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo del Gruppo Iren. A maggio 2023 il gruppo ha promosso un primo studio sulle potenzialità di questo tema nell’ambito dell’economia circolare mentre, nelle scorse settimane, ha seguito l’iter del Decreto. “Come operatore leader nell’economia circolare intendiamo proporci come apripista di una filiera che va costruita e implementata: è per questo che, insieme ad altre associazioni, ci siamo fatti promotori di questo hub“, spiega Dal Fabbro.

RigeneRare nasce quindi per aggregare competenze e visioni delle imprese e istituzioni per supportare la duplice transizione verde e digitale, oltre alla competitività delle aziende e agli interessi nazionali in settori quali quelli dell’energia, della difesa e dell’aerospazio. Per Dal Fabbro una delle leve su cui agire per diversificare è proprio il riciclo, che “permette di superare le difficoltà legate alla ripresa dell’attività estrattiva, e nello stesso tempo necessita investimenti minori e porta benefici ambientali ed economici”.

Ad oggi, la filiera impiantistica nazionale è ancora poco sviluppata, con un contributo del riciclo al soddisfacimento della domanda molto basso. La piattaforma vuole raccogliere e organizzare dati sulla filiera, promuovendo l’integrazione tra gli attori coinvolti. L’obiettivo è sviluppare una solida filiera nazionale per il riciclo, promuovendo la collaborazione tra mondo accademico e industriale, per garantire una sostenibilità a lungo termine attraverso partnership tra operatori dell’industria del recupero e industrie utilizzatrici di materie prime seconde.

Nello specifico, attivando un tavolo permanente sul riciclo delle materie prime critiche e dei metalli preziosi, RigeneRare si concentrerà sul monitoraggio della filiera in Italia, sull’identificazione delle criticità e sull’implementazione di azioni ed iniziative di sviluppo dei processi industriali, nonché sulla promozione delle migliori pratiche e dei nuovi modelli imprenditoriali.

Inoltre, saranno condotti studi, anche in collaborazione con think tank, università e centri di ricerca, per analizzare il potenziale dell’economia circolare e il fabbisogno impiantistico correlato, e si promuoverà il dialogo con le istituzioni per portare all’attenzione temi di interesse e monitorare le fasi di proposta, definizione e approvazione di nuove normative e policy di interesse per il settore: i risultati degli studi saranno resi pubblici attraverso un Rapporto Strategico Annuale e saranno presentati in occasione di eventi istituzionali.

Infine, verranno organizzate attività di networking per favorire partnership industriali e progetti strategici. Le attività sviluppate dall’hub seguiranno l’indirizzo strategico di un Comitato Direttivo, composto dai rappresentanti dei soggetti promotori, supportato da un Advisory Board formato da personalità accademiche ed istituzionali. Le attività operative verranno sviluppate attraverso l’istituzione di appositi gruppi di lavoro costituiti dai referenti tecnici indicati dagli aderenti.

Ex Ilva, ok Ue al prestito ponte da 320mln. Urso: “Siamo su strada giusta”

La Commissione europea dà il via libera al prestito ponte da 320 milioni di euro per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha ricevuto questa mattina la ‘comfort letter’ in cui si esprime una valutazione positiva sui termini del prestito, che prevede un tasso di interesse annuo dell‘11,6%.

Una conferma che, sottolinea il Mimit, “attesta la validità del piano industriale elaborato dalla gestione commissariale e la capacità dell’azienda di restituire la somma in tempi congrui e senza configurarsi come aiuto di Stato“.

Si dice fiero Adolfo Urso, che da Napoli ribadisce la conferma che il piano industriale di rilancio elaborato dalla struttura commissariale è “tale da consentire la restituzione nei tempi e con un tasso di interesse piuttosto significativo“. Considerando che parliamo dell’impianto siderurgico “più sfidante in Europa“, rivendica, “siamo sulla strada giusta e non credo fosse facile anche solo immaginarlo“.

Soddisfatti i sindacati, che però domandano un nuovo incontro urgente a Palazzo Chigi, richiesto già unitariamente da Fim, Fiom e Uilm diverse settimane fa, per riprendere la discussione con il governo sulle prospettive dell’ex Ilva, sul piano industriale e di ripartenza, sulle ulteriori risorse da mettere a disposizione dei commissari, sull’occupazione e sull’annunciato bando di gara. “I 320 milioni di euro, come abbiamo più volte ribadito, rappresentano una buona notizia ma non sono sufficienti per il rilancio della produzione, il riavvio degli impianti e il ritorno a lavoro di tutti i lavoratori“, chiosa Rocco Palombella, Segretario generale Uilm. E che l’estate sia iniziata, non conta: “Non possiamo attendere un mese per l’incontro con il Governo – avverte il sindacalista –, la situazione è drammatica con stabilimenti quasi fermi e migliaia di lavoratori senza certezze“. La ripresa del confronto sulla cassa integrazione, sostiene, non può partire prima di un “incontro chiarificatore” a Palazzo Chigi.

Pienamente d’accordo Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil. Le risorse non bastano per un pieno rilancio, conferma, “considerazione delle condizioni in cui si trovano gli stabilimenti ex Ilva“. Il tempo scorre e già quello intercorso tra la richiesta del prestito e la comfort letter è stato “troppo“, insiste: ” Ora occorre capire quando le risorse saranno nelle reali disponibilità dei commissari straordinari”. Di certo, gli impianti di tutti gli stabilimenti non possono continuare a restare fermi e sono necessari gli interventi per le manutenzioni ordinarie e straordinarie. “I lavoratori vivono nella incertezza sul loro futuro – lamenta Scarpa -. Il piano per la ripartenza lo dobbiamo ancora discutere e il Governo deve confrontarsi con le organizzazioni sindacali sui contenuti del bando di gara per l’ipotesi di vendita dell’azienda“.

Positivo l’ok al prestito anche per il segretario nazionale di Fim Cisl, Valerio D’Alò: “Lo aspettavamo, perché tutto ciò che è previsto nel piano di ripartenza è strettamente legato alla presenza di risorse con cui fare investimenti, manutenzioni, acquisto di materie prime“, osserva, ricordando che .anche la cassa integrazione è legata alla ripartenza degli impianti, condizione possibile solo con le risorse, “almeno fino all’arrivo del bando di gara, il vero snodo che dovremo affrontare in futuro“.

Imprese in difficoltà: Urso convoca tavolo moda 6 agosto

La crisi sfila anche in passerella e investe il comparto moda, uno degli asset portanti del Made in Italy, chiamato come gli altri a rispondere alle nuove esigenze delle transizioni green e digitale.

Che esista una difficoltà di mercato per molte imprese lo conferma il ministro Adolfo Urso: “Ci hanno chiesto alcune misure, come la moratoria di un anno dei mutui, la sospensione di alcuni pagamenti, l’allungamento del rimborso dei finanziamenti garantiti da Sace e da Simest e poi altri interventi sul credito di imposta per l’innovazione“, fa sapere dal Fashion & Luxury Talk di Rcs Academy.

Il confronto con il Mef è in corso e allo studio c’è un pacchetto di aiuti per le imprese in “questa fase temporanea, nella certezza che la moda italiana ha un grande futuro davanti a sé“, scandisce. Le misure che, con il collega Giancarlo Giorgetti, Urso sarà in condizione di realizzare e le altre in programma per la seconda parte della legislatura saranno discusse nel tavolo della moda convocato per il 6 agosto.

Come il ministro ricorda sui social, l’industria della moda italiana si è fatta largo nel mondo, diventando “sinonimo di perfezione” nei dettagli, nella ricerca, nella raffinatezza, nell’eleganza e nello stile. Molti marchi stranieri vengono realizzati in Italia perché “tutti ci riconoscono questa capacità di creazione“, rivendica l’inquilino di palazzo Piacentini.

La contrazione del mercato è iniziata con la pandemia, ma le guerre alle porte dell’Europa l’hanno esacerbata. Nonostante questo, l’industria fashion italiana è la prima in Europa e rappresenta il 50% del fatturato europeo, spesso realizzato da piccole e micro imprese, impiegando circa 600mila lavoratori.

La doppia transizione richiede comunque investimenti importanti in innovazione e ammodernamento. Una delle sfide del settore è l’integrazione dell’Ia, per ridurre sprechi e ottimizzare i processi di produzione, oltre che un evidente adeguamento delle competenze. Per il comparto, il governo ha già predisposto un ‘Fondo speciale‘ previsto dal Ddl Made in Italy, con uno stanziamento di 5 milioni di euro per il 2023 e 10 milioni per il 2024. Il Piano Transizione 5.0 stanzia 13 miliardi a favore dei processi di digitalizzazione finalizzati alla sostenibilità green e di efficientamento energetico. Per formare nuove generazioni di lavoratori, è stato istituito il Liceo del Made in Italy e istituita la Fondazione imprese e competenze per ridurre il mismatch tra domanda e offerta.

Urso a Pechino: mobilità elettrica e tecnologia green al centro della missione

Inizia la missione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in Cina: una due giorni fitta di incontri istituzionali, con imprese cinesi interessate a investire in Italia e con aziende italiane presenti nel Paese.

L’obiettivo della visita ufficiale è verificare la possibile cooperazione e le partnership industriali negli ambiti della tecnologia green e della mobilità elettrica, in cui i cinesi sono molto competitivi, così da poter realizzare in Italia una piattaforma produttiva legata a questi due settori chiave nella transizione ambientale.

Il Governo, spiega Urso, ha una “visione strategica” di come possano crescere i rapporti tra Italia e Cina e “può dare finalmente garanzie di affidabilità, stabilità e continuità, elementi fondamentali nella scelta di ogni investitore”.

Dopo essere stato accolto dall’ambasciatore Massimo Ambrosetti, il ministro ha incontrato il presidente di CCIG (China City Industrial Group), Gu Yifeng, il presidente di Chery Automobile Yin Tongyue, e la comunità imprenditoriale italiana presente in Cina.

Con le due aziende cinesi si è discusso delle opportunità di investimento in Italia e si è fatto il punto sulle collaborazioni avviate. È stato, inoltre, ribadito l’impegno del governo italiano a creare un ambiente imprenditoriale favorevole e competitivo con partnership industriali che possano utilizzare anche gli strumenti agevolativi per i nuovi insediamenti produttivi, oltre ai programmi di supporto per la ricerca e lo sviluppo.

Il ministro ha poi sottolineato le opportunità offerte dall’Italia come “hub produttivo in Europa e nel Mediterraneo” e i principali punti di forza che rendono il Paese “luogo ideale per le attività sulla tecnologia green e la mobilità elettrica” anche per la presenza di una filiera produttiva e di una componentistica leader in Europa e per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo.

Nella delegazione del governo è presente anche il presidente di Anfia, Roberto Vavassori, l’associazione che rappresenta le imprese della componentistica dell’automotive. La prima giornata della missione si è conclusa con l’incontro, presso l’Istituto italiano di cultura di Pechino, con la comunità imprenditoriale italiana presente in Cina. Ad accogliere il ministro i rappresentanti di molte grandi aziende e Pmi italiane. Assicurando il sostegno del governo e delle istituzioni di Roma, il ministro ha ascoltato gli imprenditori, di diversi settori produttivi, che hanno raccontato i punti di forza e le difficoltà che si riscontrano nel Paese, sottolineando la necessità di portare avanti progetti di innovazione per poter competere nel mercato cinese.

Urso da oggi in missione in Cina: focus su tecnologia green e auto elettriche

Chiuso l’accordo sulla via della Seta, il governo italiano torna in Cina. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine del Consiglio dei ministri di oggi, partirà per Pechino per una missione ufficiale di due giorni. L’obiettivo del viaggio, spiega il Mimit, è quello di favorire un “bilanciamento dei rapporti” tra i due Paesi, ponendo le basi per un nuovo corso sulle “sinergie industriali“.

Giovedì 4 luglio scatteranno i dazi provvisori dell’Unione europea sui veicoli elettrici Made in China, compresi tra il 17,4% e il 38,1%, oltre alla tariffa standard del 10% per le importazioni di auto. Una misura presa per limitare la concorrenza sleale nel comparto. La Commissione europea ha annunciato i risultati preliminari di un’indagine ancora in corso sulle sovvenzioni concesse dalla autorità di Pechino ai produttori cinesi di veicoli elettrici. Secondo il dossier, i principali marchi cinesi ricevono sussidi definiti come “ingiusti e dannosi per la concorrenza dei produttori europei“.

La visita di Urso si concentrerà su una serie di dossier riguardanti le partnership industriali negli ambiti della tecnologia green e, appunto, della mobilità elettrica, degli accordi riguardanti la proprietà intellettuale e sulla cooperazione tra le Pmi. Nella due giorni, il titolare di Palazzo Piacentini incontrerà il ministro dell’Industria e delle Tecnologie per l’Informazione della Repubblica Popolare Cinese, Jin Zhuanglong e terrà diverse riunioni con player industriali. Tra queste, gli incontri annunciati sono con il presidente di CCIG (China City Industrial Group), Gu Yifeng; il presidente della società automobilistica Chery, Yin Tongyue; il presidente di Ming Yang, Zhang Chuanwei; il presidente di Weichai, Tan Xuguang e i vertici della società JAC.

Urso conosce bene la Cina, dove è stato più volte dal 2001. Nel corso di questo mandato ha avuto un bilaterale con il segretario del Partito Comunista Cinese in seno alla municipalità di Pechino e numero quattro del Politburo, Yin Li, e ha incontrato più volte l’ambasciatore cinese in Italia Jia Guide, con il quale ha condiviso il programma della missione. Negli ultimi mesi il ministro ha inoltre ricevuto a Roma decine di imprese cinesi, tra le quali Chery, Dongfeng Motor, CCIG. Nei suoi precedenti incarichi di governo Urso è stato più volte in missione in Cina con le imprese italiane e ha incontrato i rappresentanti del governo di Pechino nelle loro frequenti missioni in Italia e in tanti vertici internazionali, sin dalla ministeriale di Doha nel Qatar del 2001, quando la Cina fu accolta nel WTO.

Silicon Box, a Novara primo maxi impianto di chiplet in Ue da 3,2 mld

Il Nord-Ovest come la California. Dopo la Fondazione per l’intelligenza artificiale insediata a Torino e la Fondazione per i chip istituita a Pavia, sarà Novara la sede del maxi-impianto per la produzione di ‘chiplet integration e advanced packaging, testing foundry‘ di Silicon Box. Il primo nel suo genere in Europa.

Per il progetto, l’investimento (al momento ancora soggetto all’approvazione della Commissione Europea) è imponente: 3,2 miliardi di euro che produrranno, a pieno regime, 1.600 posti di lavoro diretti, a cui si aggiungeranno quelli indiretti per la costruzione della fabbrica e per le forniture e la logistica. Il piano si inserisce nella strategia europea segnata dal Chips Act, che punta a raddoppiare la quota di mercato globale dell’Unione europea nel settore dei semiconduttori entro il 2030, dal 10 ad almeno il 20%, e nella strategia italiana per la microelettronica.

Il sito di Novara è stato selezionato dall’azienda di Singapore attraverso un processo di valutazione dettagliato, con il supporto di esperti e consulenti indipendenti. Lo stabilimento sarà costruito e gestito secondo i principi net zero europei, riducendo al minimo l’impatto sull’ambiente. L’obiettivo è quello di soddisfare la domanda di assemblaggio di semiconduttori, principalmente nel mercato europeo, per abilitare nuove tecnologie come applicazioni di nuova generazione nel campo dell’intelligenza artificiale, calcolo ad alte prestazioni e componenti per veicoli elettrici.

La firma della lettera di intenti è di questa mattina, a Palazzo Piacentini, dove il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato il sito con i co-fondatori di Silicon Box, Byung Joon (BJ) Han, Sehat Sutardja e Weili Dai, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il sindaco di Novara, Alessandro Canelli.

E’ in atto un effetto volano degli investimenti sui chip in Italia“, ha spiegato Urso, ricordando che Silicon Box è “un caso modello, un unicum nel panorama internazionale” e un partner industriale che “ci farà crescere nel settore dell’alta tecnologia e che ci permetterà di aumentare le capacità di design e nel know how“. Dall’inizio del 2024, se si sommano l’investimento di Silicon Box a quello di STMicroelectronics e altri più contenuti da parte di aziende straniere in Italia, oltre all’assegnazione della linea pilota sui materiali ad alta resistenza che la Commissione europea ha voluto realizzare nella Etna Valley in Sicilia, l’investimento sulla microelettronica in Italia supera i 9 miliardi di euro, “un dato, solo nei primi sei mesi dell’anno, non riscontrabile in nessun altro Paese europeo”, ha rivendicato il ministro.

“Il mio primo mandato da presidente del Piemonte si è concluso con l’importante risultato del secondo modello di auto a Mirafiori a Torino e il secondo si apre con il coronamento di un lavoro che ci impegnato negli ultimi mesi, con il governo, il Comune di Novara e Silicon Box per un investimento straordinario“, ha fatto eco il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Conferma, ha sottolineato, di quanto sia “strategica la scelta del governo italiano di insediare in Piemonte e a Torino la sede della Fondazione per l’intelligenza artificiale”.

Un risultato enorme per la città di Novara, scandisce il sindaco Alessandro Canelli, che ha raccontato come da 10 mesi a questa parte il Comune abbia lavorato per costruire un dossier di candidatura che “ha consentito di portare in città questo insediamento che di fatto dà inizio ad un cambio di paradigma sullo sviluppo futuro della città di Novara e del nord est del Piemonte con la nascita di un hub della scienza e della tecnologia e di un distretto dell’innovazione per il quale la nuova produzione per i semiconduttori sarà centrale e il cui ruolo includerà lo svolgimento di compiti aggiuntivi relativi all’ambiente tecnologico, territoriale ed economico che la nuova fabbrica andrà a creare intorno ad essa“. Una mission che porterà anche a nuove opportunità di collaborazione con le università italiane ed enti di ricerca europei. La posizione della città è strategica, a metà strada tra i politecnici di Milano e di Torino, ma gli investitori, ha assicurato il primo cittadino, “hanno visto molto di più”: “Hanno visto un tessuto produttivo florido, un’Università dove arrivano studenti da tutta Europa, hanno visto la presenza di scuole tecniche già altamente specializzate”. Silicon Box non sarà dunque solo un parco tecnologico, ma una realtà dove verrà fatta formazione e che “si impegnerà a creare un ecosistema della filiera dei semiconduttori e che aiuterà la nostra città’ ad avviare ulteriori progetti di riqualificazione e rigenerazione”, ha affermato.

L’arrivo della multinazionale di Singapore a Novara rappresenta il secondo grande investimento in Italia nel settore della microelettronica in poche settimane, dopo quello da 5 miliardi annunciato a fine maggio da parte di STMicroelectronics per la costruzione di un nuovo impianto a Catania per la produzione in grandi volumi di carburo di silicio (SiC) da 200 mm per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging.

Oggi a Roma gli Stati generali della Space Economy: interviene Urso

Quadro normativo, sicurezza, responsabilità civile, sostenibilità ambientale, risorse e sinergie per lo sviluppo dell’economia dello spazio: questi i temi chiave sul tavolo di #SPACECONOMY24, l’evento organizzato da Withub, insieme a EunewsGEA Agency e Fondazione Art.49, per discutere delle regole della space economy a livello comunitario e nazionale, in programma il 22 maggio a Roma, presso Europa Experience David Sassoli, Piazza Venezia 6c.

Il contesto. In vista delle prossime elezioni che si terranno dal 6 al 9 giugno per la X legislatura Ue, i decisori delle politiche spaziali si riuniranno per fare il punto sulla situazione attuale e sugli scenari futuri. La rapida evoluzione tecnologica e l’attivismo delle imprese sta moltiplicando le opportunità di generare valore attraverso l’economia dello spazio. L’industria italiana ed europea è all’avanguardia nel settore, ma necessita di regole chiare per prosperare e competere a livello globale.

I temi. Rappresentanti di alto livello delle istituzioni italiane ed europee si confronteranno con esperti, esponenti di vertice delle aziende e delle organizzazioni di settore. Al convegno, infatti, interverranno il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il Direttore dell’Ufficio di collegamento del Parlamento Ue in Italia Carlo Corazza e il Direttore della Rappresentanza della Commissione Ue in Italia, Antonio Parenti. Interverranno anche Augusto Cramarossa, Responsabile Area Strategica New Space Economy dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), Giorgio Graditi, Direttore generale di ENEA, Simonetta Cheli, Direttrice di ESA-ESRIN (il Centro europeo per l’osservazione della Terra), Giulio Ranzo, CEO di AVIO, Mauro Facchini, della Direzione generale DEFIS (Defence Industry and Space) della Commissione UE. Ci saranno anche: Luigi Carrino, Presidente del Distretto aerospaziale della Campania, Antonio Colangelo, Presidente del Cluster Lucano dell’Aerospazio e Roya Ayazi, Segretaria generale di Nereus (Network of European Regions Using Space Technologies).

Il primo panel “Il quadro normativo per la space economy: come coltivare le eccellenze nazionali e favorire la cooperazione UE?” riguarderà le tematiche relative alle regole di accesso e autorizzazione alle attività spaziali; la sicurezza e la protezione delle infrastrutture; la gestione dei dati e la tutela ambientale dello spazio per rispondere a domande quali: Come creare ulteriore ricchezza dalle infrastrutture già esistenti e liberare nuove risorse per lo sviluppo della space economy? Quali opportunità per il settore commerciale e per quello della difesa e sicurezza?

“Dai territori alle stelle: il ruolo dei cluster regionali della space economy sarà, invece, il secondo panel incentrato sul rapporto tra le strategie locali e il coordinamento sul piano europeo. Come coordinare gli sforzi per massimizzare i benefici della space economy a livello nazionale ed europeo? Come favorire l’ulteriore sviluppo di sinergie e opportunità di collaborazione?

Durante il convegno, inoltre, Fondazione Art.49 e Gea – Green Economy Agency premieranno le classi vincitrici del concorso legato al progetto educativo Gea Edu – Idee per il futuro, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado per promuovere la cultura della sostenibilità.

 

Ex Ilva, altri 150 mln e 2 forni elettrici. Ma bozza piano non convince sindacati

Quattro ore di confronto, ma la soluzione è ancora lontana. Dal tavolo governo-sindacati-commissari sull’ex Ilva emergono alcune novità, ma la bozza di piano industriale presentata non convince affatto le sigle. L’obiettivo principale è arrivare a 6 milioni di tonnellate entro il 2026, ma soprattutto la costruzione di due nuovi forni elettrici (a partire dalla seconda metà del 2025) da far entrare in funzione dal secondo semestre del 2027, che prenderanno il posto degli Altiforni 1 e 4 (l’Afo 2 resterà attivo) con l’obiettivo di produrre almeno 4 milioni di tonnellate. All’incontro il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, poi, anticipa che sono in programma, a partire dalla seconda metà del prossimo mese di maggio, alcune visite ai vari stabilimenti assieme a possibili compratori, ovvero a società che hanno manifestato interesse per l’acquisto della società. Ma soprattutto, il responsabile del Mimit, annuncia che a stretto giro di posta, probabilmente già la prossima settimana, ci sarà un intervento per sbloccare nuove risorse utili ad aumentare la liquidità, in attesa del via libera dell’Unione europea per il prestito ponte da 320 milioni di euro.

Si tratta di circa 150 milioni di euro che possono essere trasferiti da Ilva in amministrazione straordinaria alle casse di Acciaierie d’Italia. Che, sommati ai 150 milioni già versati con il decreto dell’esecutivo dei mesi scorsi e ai 320 milioni di fondi per cui si aspetta il disco verde dall’Ue, porterà il conto a 620 milioni. Mentre per i nuovi forni elettrici “c’è il famoso miliardo che stanzieranno”, sottolinea l’esponente dell’esecutivo Usb, Francesco Rizzo, lasciando Palazzo Chigi. “Le persone devono tornare a lavorare, noi non siamo più disponibili a discutere di piani di lungo periodo”, tuona il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma. Che aggiunge: “Il governo ci ha detto che sono in via di intervento 150 milioni oltre al famoso prestito ponte, che deve però passare dalla Commissione Ue. Il tempo è stato fin troppo: i 320 milioni servivano subito, le nozze con i fichi secchi non si fanno e gli impianti devono ripartire in sicurezza”.

Netta anche la posizione della Uilm. “Nessuna condivisione di piano e nessun piano: quando lo conosceremo nei dettagli diremo la nostra. E non saremo teneri, come non lo siamo stati con nessuno”, avvisa il segretario generale, Rocco Palombella. Abbiamo voluto capire fino in fondo qual è la bozza di piano che stanno predisponendo e, data la genericità dei loro approfondimenti, ci siamo limitati a dire che non condividiamo il metodo e non condividiamo la sostanza. Per noi – continua – rimangono confermate le intese sottoscritte e soprattutto l’accordo del 2018, che resta valido finché non se ne negozia un altro. E non abbiamo nessuna volontà di negoziare un ulteriore accordo”.

La Fim-Cisl in qualche modo ‘sospende’ il giudizio. “Il piano è funzionale a dare le garanzie in Europa rispetto ai 320 milioni di prestito”, spiega il segretario Ferdinando Uliano. “Quello che ci hanno presentato rimette in piedi gli attuali impianti, rendendo Afo 4 in grado di produrre e rimettendo in sesto Afo 2 e Afo1. Per quanto ci riguarda – sottolinea -, rispetto ad un piano industriale che si occupa di arrivare ad una definizione di 6 milioni di tonnellate e che dia le prospettive, c’è un ulteriore approfondimento da sviluppare”. Una posizione simile la assume anche Ugl Metalmeccanici. “Quella presentata oggi è un’ipotesi di piano industriale – dice il segretario generale, Antonio Spera -. Ma abbiamo già chiesto di incontrarli di nuovo per capire meglio quello potrebbe essere il prossimo piano, che va discusso con le organizzazioni sindacali”.

Piano Mattei, Urso al Cairo: piano di azione su materie critiche e Hub Ia

Un programma d’azione Italia-Egitto sull’approvvigionamento di materie prime critiche e un Hub sull’intelligenza artificiale per i Paesi africani. Sono due misure strategiche del Piano Mattei messe sul tavolo del Cairo dall’Italia.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è in missione nella capitale d’Egitto per due giorni, dove incontra in tutto cinque ministri del governo e presiede due workshop di alto livello tra istituzioni e imprese dei due Paesi, sulle energie rinnovabili e sul digitale. E’ di circa un mese fa, il 17 marzo, la firma di accordi intergovernativi tra i due Paesi e il lancio del Partenariato Ue-Egitto, alla presenza della premier Giorgia Meloni.

La realizzazione di un Ia Hub per lo Sviluppo Sostenibile in Africa era già indicato nella dichiarazione ministeriale del vertice G7 dei ministri dell’Industria che si è tenuto il 14 marzo a Verona. “Attribuiamo molta importanza alla doppia transizione green e digitale, su cui pensiamo che possa consolidarsi una collaborazione con l’Egitto che possa giovare all’intera area”, spiega Urso. L’Hub nasce per favorire sinergie per lo sviluppo digitale dei Paesi dell’Africa “a partire dall’Egitto, che ha già consolidate esperienze relative alla digitalizzazione – osserva il ministro -. Lo scopo è realizzare progetti concreti che consentano l’accesso alla capacità di calcolo necessaria per i modelli di intelligenza artificiale, potenziando le infrastrutture locali e supportando lo sviluppo delle competenze”.

Sul tavolo anche la cooperazione tra i due Paesi nella connettività e, in particolare, riguardo i cavi dati sottomarini. L’Egitto ospita infatti il 90% dei cavi dati Est-Ovest, che collegano il Mediterraneo al Mar Rosso, e sta investendo massicciamente nell’espansione della rete, rendendolo un partner strategico per l’Italia nell’economia digitale nell’ambito dell’attuazione del Piano Mattei per l’Africa. “Siamo entrambi al centro del Mediterraneo e all’incrocio di tre continenti, posizionati per svolgere un ruolo chiave nella connettività tra Europa, Africa e Asia – conferma Urso -. L’Italia, con le proprie connessioni portuali, energetiche e tramite cavi con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, vede nell’Egitto un partner fondamentale per lo sviluppo dell’intera area”.

Negli incontri successivi, con il ministro del Commercio e Industria, Ahmed Samirin e il ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie, Tarek El-Molla, l’attenzione vira sulle sinergie sul settore minerario e delle materie prime critiche. Guardando all’autonomia strategica e industriale, Urso raccoglie la disponibilità del governo egiziano a stipulare accordi bilaterali sulla cooperazione sia nell’estrazione delle materie prime critiche in Egitto, sia nella prima fase della lavorazione in loco, assicurando ritorni in termini di investimenti e occupazione. Le delegazioni ministeriali dei due Paesi procederanno a organizzare nelle prossime settimane un workshop bilaterale, che coinvolgerà istituzioni, agenzie e aziende impegnate nel settore. “Il nostro Paese è pronto a mettere a disposizione il suo know-how ingegneristico e imprenditoriale per avviare sinergie per l’estrazione e la lavorazione in Egitto, a beneficio di entrambe le nazioni”, assicura Urso.

Tra i settori di cooperazione industriale tra i due Paesi, i più rilevanti sono quelli dell’energia rinnovabile, anche alla luce del fatto che l’Italia punta a diventare il primo produttore europeo di pannelli fotovoltaici di nuova generazione; del digitale, comprese le applicazioni dell’Intelligenza artificiale nel processo produttivo, dell’agricoltura avanzata, della gestione idrica e della farmaceutica.

Domani, il focus della missione sarà sul settore delle rinnovabili, con un incontro con il ministro dell’Elettricità e delle Energie Rinnovabili, Mohamed Shaker. Nella stessa giornata, è previsto il workshop sulle energie rinnovabili, con la partecipazione di agenzie e aziende di entrambi i Paesi, tra cui Ice, Sace, Cdp, Danieli, Prysmian, Terna, Cesi e la Fondazione RES4Africa. È prevista inoltre la firma di un MoU tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Agenzia Spaziale Egiziana, alla presenza del ministro Urso e del ministro egiziano per la Cooperazione Internazionale. Infine, un workshop sul settore del digitale riunirà agenzie e aziende di entrambi i Paesi, tra cui ICE, SACE, CDP e Infratel.