mare liguria

Allarme mari italiani: tra i più caldi al mondo, 29-30 gradi come Caraibi

Il sole picchia duro, anche sull’acqua. L’ondata di calore dell’estate 2022, infatti, consegna alle cronache nuovi record negativi: secondo l’analisi della redazione di ilmeteo.it, la temperatura dell’acqua dei mari italiani ha raggiunto i 29-30 gradi centigradi, come quella del clima dei Caraibi, con 10 gradi in più rispetto alle coste californiane. Il clima fuori controllo, con la continua estrema espansione dell’anticiclone nordafricano verso il Mediterraneo, ha causato un aumento della temperatura dell’acqua fino a valori bollenti, eccezionali. L’acqua è così calda che difficilmente troviamo refrigerio anche al largo, neppure immergendosi di qualche metro l’acqua sembra quella di qualche anno fa. E se quest’anno il periodo è eccezionale, con valori fino a 5-6 gradi oltre la norma, l’Agenzia europea dell’Ambiente certifica che stiamo assistendo ad un aumento della temperatura dei mari da più di un secolo: in particolare il Mar Mediterraneo, solo negli ultimi 20 anni, ha fatto registrare un aumento medio di oltre 0,5 gradi, un valore molto alto a dispetto di quello che sembra.

In questo scenario, quale posizione occupa l’Italia tra i mari più caldi del mondo? Acque tropicali leggermente più calde delle ‘nostre’, oltre i 30 gradi centigradi e fino a 32-33 gradi, attualmente si registrano nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, nel Golfo del Bengala e nel Mar Cinese Meridionale. Altrove, in particolare sulle coste del Pacifico orientale i valori sono più bassi anche di 10 gradi rispetto ai mari italiani, anche a causa del fenomeno de La Niña. In buona sostanza l’Italia ha uno dei mari più caldi al mondo, in questo momento.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLmeteo.it, conferma che questa situazione anomala è legata alla ‘Pazza Calda Estate 2022’, iniziata in anticipo il 10 maggio e proseguita con valori termici eccezionali per quasi 3 mesi senza interruzione. Il calore del sole, l’assenza di perturbazioni o di temporali forti sul mare e l’assenza di venti freschi da Nord hanno bloccato il rimescolamento dell’acqua, non hanno permesso il raffreddamento superficiale del mare e, giorno dopo giorno, hanno fatto accumulare tanto calore: al momento, i bacini più caldi sono il Mar Ligure, il Mar Tirreno e il Canale di Sicilia con temperatura dell’acqua di 30 gradi. Tutto questo si traduce in un enorme stress per il mondo ittico, in stravolgimenti di cui non conosciamo le conseguenze, ma soprattutto di un pericolo reale: avremo temporali marittimi più forti appena arriverà una perturbazione. Il calore del mare infatti si trasformerà in energia per lo sviluppo di nubifragi e/o altri fenomeni violenti: ad essere pessimisti o catastrofisti (non ci piace esserlo, ma questa ricerca è pubblicata in vari articoli scientifici) con acque marine ad oltre 26,5 gradi è più probabile la formazione di Tlc, ovvero Tropical Like Cyclones, piccoli uragani anche sul Mar Mediterraneo.

Negli ultimi anni infatti, con l’aumento della temperatura dell’acqua del Mar Mediterraneo, si sono avuti a ripetizione Tlc, anche definiti Uragani Mediterranei o Medicane: 28 ottobre 2021, Apollo; 17 settembre 2020, Ianos (sulla Grecia), 11 novembre 2019, Detlef ad ovest della Sardegna, 28 settembre 2018, Zorbas a sud della Sicilia e così via con una frequenza che è aumentata sensibilmente a causa dei mari sempre più caldi. In sintesi, prendendola a ridere, è possibile fare una vacanza ai Caraibi senza prendere l’aereo: stesso mare ‘bollente’, simile probabilità (minore, ma in aumento) di trovare un uragano alla fine dell’estate.

migranti

Migranti climatici causa siccità pari a due volte l’Ue. L’Europa deve agire

Non solo guerre e persecuzioni. I migranti, quelli di cui l’Unione europea deve iniziare a preoccuparsi, sono quelli climatici. Persone costrette a lasciare il proprio territorio per effetto dei cambiamenti climatici e del deterioramento delle condizioni di vita. Inondazioni, alluvioni e, soprattutto, desertificazione. Le Nazioni Unite stimano che il solo stress idrico, e dunque siccità e penuria d’acqua, “potrebbe sfollare 700 milioni di persone entro il 2030. Una popolazione pari a quasi due volte quelle dell’intera Ue (446 milioni, dato aggiornato all’1 gennaio 2022). La Banca mondiale, invece, suggerisce che “entro il 2050 potrebbero esserci 216 milioni di migranti interni” per ragioni legate al clima, a meno che non vengano prese misure correttive. Si tratta di una popolazione superiore a quelle di Italia, Francia e Germania messe insieme.

La sfida è quella del clima e dei suoi mutamenti, ma in prospettiva è soprattutto politica ed economica. L’impostazione di una certa politica poco incline all’accoglienza e arroccata sulla logica del “aiutiamoli a casa loro” rischia di dover fare i conti con interventi sempre più onerosi. Per evitare che le persone si mettano in marcia per venire a bussare alle porte di Nazioni e continenti più ricchi e meno flagellati da siccità si renderà necessario un investimento sempre più massiccio nei Paesi d’origine. Un fardello economico di cui sempre meno l’Europa rischia di potersi fare carico, soprattutto in tempi di nuove crisi e venti non solo recessivi, quanto addirittura stagflattivi.

Il fenomeno esiste già. Solo nel 2020 crisi di vario genere hanno costretto alla fuga 11,2 milioni di persone, portando il numero degli sfollati a oltre 82 milioni. Così recitano i numeri dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr). Di questi, circa 48 milioni erano sfollati interni. Gli altri 34 milioni di uomini, donne e bambini hanno chiesto rifugio e asilo all’estero, in altri Paesi. Numeri che rischiano di acquistare ordini di grandezza di ben altra dimensione a causa dell’impatto del cambiamento climatico.

A livello di Unione europea si è consapevoli della posta in gioco. Regioni come quella del Sahel sono “particolarmente a rischio”, come riconosciuto anche dal Parlamento europeo. La Commissione ha avviato programmi di collaborazione per il rimpatrio e il ritorno di immigrati. Ma gli sforzi in ambito migratorio rischiano di divenire vani di fronte all’impoverimento della terra. Nel Sahel come altrove, la tendenza all’aumento della siccità, del maltempo e degli incendi associati al riscaldamento globale è già evidente. “In assenza di un’azione decisa sulle emissioni globali, la temperatura globale potrebbe aumentare di 1,5°C o più entro il 2050”, avverte il Parlamento europeo in un documento di lavoro . “In un mondo più caldo, è più probabile che i disastri accadano simultaneamente. L’accesso al cibo e all’acqua sarà più difficile per molti”. Non solo, l‘innalzamento del livello del mare, l’accelerazione della desertificazione e il degrado del suolo determineranno “un aumento della migrazione climatica”.

Bisogna iniziare già adesso a prepararsi a questo scenario ma, soprattutto, ad adoperarsi perché non si traduca in realtà. L’Unione Europea è in prima linea in questo sforzo, avendo adottato il Green Deal europeo, la strategia dell’Ue sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la legge europea sul clima. “Strategie e piani a lungo termine sono necessari, ma non sufficienti; devono anche essere attuati in modo sistematico ed efficace”. Questo il monito dell’Eurocamera. Questa la sfida dell’Unione europea.

siccità

Italia tropicale: temporali violenti poi ancora il gran caldo, soffrono i campi

Finisce un mese di luglio tra i più bollenti di sempre, segnato in media da 17 eventi estremi al giorno lungo la Penisola tra grandinate, nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua e tempeste di vento. Una vera e propria tropicalizzazione del clima, con manifestazioni violente sempre più frequenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, un rapido passaggio dal caldo al maltempo.

Oggi una nuova linea instabile raggiunge le regioni settentrionali, alimentata da aria più fresca in quota che, mescolandosi con quella più calda preesistente, darà vita a numerosi focolai temporaleschi che dal Nordovest si incammineranno verso il Nordest in serata e poi nella successiva nottata. I fenomeni “potranno essere violenti“, avverte ilmeteo.it, localmente accompagnati da grandine di grosse dimensioni e sui settori alpini e prealpini potranno provocare frane, smottamenti e improvvisi ingrossamenti di torrenti. Da Lunedì 1 Agosto l’anticiclone africano inizierà ad abbracciare l’Italia invadendola poi completamente a partire da mercoledì 3, quando le temperature cresceranno nuovamente a sfiorare i 40°C sulla Pianura Padana, sulle zone interne del Centro e sulle due Isole maggiori.

Cambiamenti climatici che si ripercuotono sull’agricoltura, aggravando hanno aggravato i danni provocati dalla siccità che ammontano ad oltre 6 miliardi di euro nelle campagne. L’ultima ondata di maltempo ha diviso l’Italia in due, con dieci città da bollino rosso per il caldo e allerta maltempo in quattro città del nord, sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd).

I terreni non riescono ad assorbire l’acqua su un territorio come quello italiano reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con 7252 i comuni, ovvero il 91,3% del totale, a rischio idrogeologico secondo dati Ispra – denuncia la Coldiretti -. Senza dimenticare che nel 2022 si è verificato un aumento del +170% degli incendi spinti proprio in un mese di luglio bollente e siccitoso che ha favorito la corsa del fuoco lungo boschi e campagne di tutta la penisola con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo“.

A essere colpiti dalle ultime perturbazioni nelle campagne sono state le coltivazioni di mais, foraggi, vigneti e alberi da frutto ma anche danni alle coperture di fabbricati e capannoni delle aziende agricole con milioni di euro di danni senza peraltro contribuire a sconfiggere la situazione di emergenza idrica in agricoltura determinata dal caldo e dalla grave siccità. Il livello del fiume Po a 3,3 metri sotto lo zero idrometrico al Ponte della Becca è rappresentativo delle criticità presenti sull’intera Penisola a partire dalla Pianura Padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi laghi del Nord con il Maggiore che ha appena il 16% di riempimento dell’invaso e in quello di Como va ancora peggio con appena il 5% mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, e persino il Garda è pieno poco meno di 1/3 (31%).

Tra le manifestazioni meteo estreme la caduta della grandine nelle campagne è la più dannosa in questa fase stagionale per le perdite irreversibili che provoca alle coltivazioni proprio alla vigilia della raccolta, mandando in fumo un intero anno di lavoro. Un evento climatico avverso che si ripete sempre con maggiore frequenza ma a cambiare è anche la dimensione dei chicchi che risulta aumentata considerevolmente negli ultimi anni con la caduta di veri e propri blocchi di ghiaccio anche più grandi di una palla da tennis. Nelle zone interessate dal maltempo sono in corso le verifiche dei danni da parte della Coldiretti che segnala peraltro l’aggravarsi del bilancio dei danni provocato dalla la siccità che ha un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno fatto stimare un calo del 10% della produzione agricola nazionale.

Rinnovabili o nucleare? Ambiente al centro della campagna elettorale

Sul palco dell’assemblea di Coldiretti, giovedì 28 luglio, va in scena la prima, vera anteprima della campagna elettorale. A Palazzo Rospigliosi sfilano quasi tutti i leader: da Enrico Letta a Matteo Salvini, da Luigi Di Maio a Carlo Calenda, Giuseppe Conte e Antonio Tajani. Mancano solo Matteo Renzi e Giorgia Meloni, ma Francesco Lollobrigida fa comunque le veci del leader FdI. C’è anche Stefano Patuanelli, l’attuale ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, al quale la sala tributa un lungo applauso di ringraziamento che non lo lascia ‘indifferente’: “Si scaldano i cuori dei banchieri centrali, figuriamoci quelli degli ingegneri“, se la cava con una battuta che riprende quella di Mario Draghi alla Camera a poche ore dalle dimissioni. Il responsabile del Mipaaf elenca i risultati ottenuti in questi anni di collaborazione con i coltivatori diretti e si toglie pure qualche sassolino dalle scarpe. Con Calenda soprattutto, al quale lancia un messaggio: “L’agricoltura 4.0 è già una realtà e posso dire di averla fatto io, grazie alla legge di Bilancio 2019 quando ero al Mise. Se qualcuno ha il suo numero lo avvisi“.

Il suo collega di governo, ma ex di partito, Luigi Di Maio, sottolinea che l’esecutivo, seppur dimissionario, lavora a misure importanti “per abbassare ulteriormente il costo dei carburanti e delle bollette elettriche” e “sulla riduzione o azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità“. Perché oltre la politica c’è la vita di tutti i giorni: “Il prezzo del gas si determina ad Amsterdam, per ridurlo abbiamo bisogno del price cap, è un negoziato che cercheremo di portare ancora avanti ai tavoli internazionali. Le speculazioni hanno raggiunto livelli inimmaginabili“. Il ministro degli Esteri parla anche della strategia di approvvigionamento energetico, sottolineando che “il nemico delle rinnovabili non sono le big oil, ma la burocrazia“. Peraltro, a suo avviso, in una fase di emergenza come quella che viviamo, con il rischio che la Russia chiuda i rubinetti da un giorno all’altro, “dobbiamo utilizzare tutto ciò che possiamo per permettere agli italiani di non restare al buio e alle fabbriche di continuare a funzionare“, anche le cosiddette trivelle. Che poi è un ritorno alla produzione nazionale di gas.

Picchia duro, invece, Antonio Tajani. Il coordinatore di Forza Italia assicura che in Europa “combatteremo una battaglia fermissima a difesa del Made in Italy sul Nutriscore, notando che c’è “una bella differenza con il Nutrinform“. E’ “una questione di tutela della salute del cittadino italiano ed europeo“. Tajani, però, ne ha anche per il mondo ambientalista: “La proposta di Silvio Berlusconi di un milione di alberi in più è concreta, non pseudo-ambientalismo, fondamentalismo alla Greta Thunberg, abbiamo già la nostra religione, non abbiamo bisogno che ce la venga a imporre la nuova ‘papessa’ dell’ambientalismo“.

Per Enrico Letta, invece, “stiamo conoscendo cosa vuol dire una campagna elettorale che si apre in una condizione ambientale che ci obbliga di cambiare toni e contenuti“. Roghi, siccità e caldo soffocante, a detta del segretario Pd, “ci indicano la grande priorità e il grande tema: la salvaguardia dell’ambiente, del nostro territorio deve essere il cuore di tutto“. Infatti il leader dem mette tutti sull’avviso: “Se non siamo in grado, subito, di fare un piano invasi serio sarà un disastro. Il nostro Paese butta il 40% di acqua“.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, poi, annuncia che in caso di vittoria del centrodestra alle prossime elezioni sarà istituito un ministero dell’Agroalimentare ad hoc. Ma allo stesso tempo rilancia un tema che, da anni, spacca in due il dibattito pubblico e politico: “Abbiamo bisogno di dighe, viadotti, energia nucleare pulita e sicura“. Ribadendo che alle urne ci sarà il confronto (o forse scontro) tra due concezioni diametralmente opposte: “Baderemo ai contenuti più che alle polemiche. La Lega è per il nucleare, la sinistra no. La Lega è per il terzo valico e la Gronda di Genova, la sinistra no“.

Sul palco della Coldiretti sale anche Conte. L’ex premier lancia messaggi al miele ai coltivatori diretti: “La nostra agenda economica è stata sempre attenta alle vostre esigenze” e “voi siete dei patrioti“. Il presidente del M5S affronta anche il tema della siccità, notando che “paghiamo la mancanza pluridecennale di una seria programmazione nella gestione delle risorse idriche” e dunque “dobbiamo lavorare sugli invasi, ammodernare quelli esistenti e rendere più efficiente la rete idrica promuovendo un uso responsabile dell’acqua“. Tocca anche il tema dei rincari dell’energia, ma lancia una stoccata all’Europa, perché a suo modo di vedere il rinvio a ottobre della discussione sul tetto massimo al prezzo del gas “non è un bicchiere mezzo pieno, è tutto vuoto. Non possiamo accontentarci, servono risultati“. Il clima di campagna elettorale è già rovente, e non solo per le temperature record.

Telegiornale

Greenpeace denuncia: nei Tg meno dell’1% di notizie su crisi climatica

Si sente tanto parlare dell’importanza di ‘sensibilizzare’ e ‘coinvolgere’ i cittadini con l’obiettivo di indurli a modificare le proprie pratiche di vita e consumo partendo persino dalle azioni quotidiane. Eppure, paradossalmente, il principale mezzo di informazione per la maggioranza degli italiani non prende in considerazione uno dei temi più attuali e di rilevanza internazionale. Proprio così: la televisione non parla – abbastanza – di crisi climatica. Risultato? Una scarsa “percezione da parte dei cittadini sulla gravità della minaccia e il conseguente ritardo di interventi necessari per evitare gli scenari peggiori del riscaldamento globale”. Un avvertimento che proviene direttamente da Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia, che ha diffuso lo studio condotto dall’Osservatorio di Pavia.

I dati individuati parlano chiaro: nel periodo gennaio-aprile 2022 i telegiornali hanno trasmesso 14.211 notizie, ma solo 96 hanno trattato l’argomento ‘ambientale’, pari ad appena lo 0,7% del totale. Persino le testate più attente al riscaldamento del pianeta, cioè il TG5, il TG1 e il TG3, non hanno trasmesso più di 6 servizi al mese esplicitamente dedicati alla crisi climatica. Fanalino di coda il TG La7 e il TG4, che in media hanno parlato di cambiamenti climatici appena una volta ogni due mesi.

Non molto più confortante l’operato delle trasmissioni televisive di approfondimento, in cui si è parlato della crisi in appena 24 puntate delle 388 andate in onda nei quattro mesi dell’indagine, pari al 6% del totale. Il programma più virtuoso è Cartabianca (Rai), che ha affrontato il tema in un terzo degli episodi trasmessi e sempre in modo esplicito, mentre Unomattina (Rai) è la trasmissione che ha parlato di crisi climatica nel maggior numero di puntate, pari a 12. In fondo alla classifica le due trasmissioni di La7: L’Aria che tira non ha mai parlato della crisi climatica, mentre Otto e mezzo l’ha fatto soltanto una volta e in modo implicito.

La siccità, le ondate di calore e gli incendi che stiamo vivendo – avverte Sturloni – mostrano che non c’è più tempo: se non vogliamo bruciare insieme al pianeta, dobbiamo smettere di nascondere la testa sotto la sabbia e augurarci che la crisi climatica trovi più spazio in tv e nei programmi elettorali delle prossime elezioni politiche“.

Carlo Buttaroni

Buttaroni: “Temi ambientali al secondo posto per i cittadini. Al primo l’inflazione”

È il carrello della spesa che guida l’orientamento di voto“. Non azzarda ancora percentuali Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, che con GEA commenta la crisi di governo in un momento di estrema fragilità sociale.

In questo contesto, i temi ambientali avranno un ruolo importante e trasversale, sostenuti da tutti i partiti, ma non prioritario per il sondaggisti: “Il tema del cambiamento climatico lo stiamo vivendo con il caldo asfissiante, è importante, la gran parte degli italiani ne è consapevole. Ma per i cittadini viene in secondo piano rispetto all’inflazione“.

L’aumento dei prezzi è determinato da fattori esogeni forti: la guerra, il costo dell’energia, le politiche energetiche, ma, insiste Buttaroni, “alla fine la messa a terra scarica tutta sul carrello. La maggioranza delle persone ha un reddito che si aggira tra i mille e i 1.100 euro, va da sé che il tema dirimente diventa questo“.

Non si può ignorare, però, che la crisi ha imposto un’accelerazione sui temi ambientali: “Tutti si sono espressi, è difficile fare una graduatoria. La campagna elettorale sarà breve e impegnativa, i partiti devono organizzarsi a costruire una proposta politica che tenga insieme tutto. Ripeto, i temi ambientali non contano quanto l’inflazione, la priorità è arrivare non alla quarta, ma alla terza settimana del mese“, è la posizione del sondaggista.

La sostenibilità è, in quest’ottica, un “impreziosimento” delle campagne, il cui focus sarà “esclusivamente di tipo economico: “In questo momento servono soluzioni sulle priorità“. Buttaroni chiede una riflessione alle forze politiche: “La gente si dice, ‘io ho bisogno di mettere a tavola un pasto. Sono disposto a mettere da parte un pasto per una migliore qualità dell’aria?’ Stiamo parlando di bisogni primari. Alla base della piramide di Maslow c’è il mangiare e il dormire. Noi siamo siamo proprio a questo punto qui, la crisi è drammatica. Mi stupisco che non si ponga l’attenzione su quello che sta per accadere“.

La grande incognita di come mettere insieme il pranzo con la cena è quella che ha guidato l’astensionismo alle ultime elezioni. Questa volta come andrà? “Siamo molto lontani dalla geometria di un consenso stabile. Siamo stati colti tutti di sorpresa“, precisa. Due elementi cozzano sulla velocità, fa notare: “I collegi sono cambiati e la crisi è iniziata da qualche mese, la tempesta economica deve ancora esprimersi in tutta la sua violenza. Non è facile pensare a delle soluzioni ragionevoli formulate in breve tempo. Per di più, capiterà ad agosto, nel periodo meno propizio“.

Gli elettori avranno nostalgia di Mario Draghi?La maggior parte dei cittadini nei esprime apprezzamento nei confronti di Draghi, è sicuramente una persona seria, competente, che ha autorevolezza. Per noi aveva una percentuale di gradimento del 53%, tantissimo per un premier, Monti scivolò verso il basso molto velocemente“. Questo però, puntualizza, “non significa che la grande maggioranza degli italiani pensi che andare al voto sia una sciagura. Ho trovato eccessive le drammatizzazioni sulla crisi di governo, per gli italiani non accelera la crisi che già vivono nelle proprie case“.

Temporale

Apocalisse4800 perde forza: da domani temporali e meno caldo

L’anticiclone africano Apocalisse4800 mostra i primi segni di stanchezza. A partire da martedì 26 e almeno fino a venerdì 29 luglio l’anticiclone africano perderà la sua forza, quanto meno sulle regioni settentrionali dell’Italia dove l’atmosfera diventerà più instabile e non mancheranno occasioni per lo sviluppo di forti temporali. Secondo www.iLMeteo.it questo è dovuto all’abbassamento di latitudine di un vortice ciclonico attivo sul Nord Europa. Il vortice invierà correnti più fresche che a contatto con il caldo rovente preesistente, daranno vita alla formazione di fortissimi temporali che dalle Alpi potranno scendere su Prealpi e pure su alcune zone della Pianura Padana. I sistemi perturbati colpiranno le regioni settentrionali a macchia di leopardo, ma potranno risultare molto forti ed essere accompagnati da eccezionali grandinate e in casi più rari pure da tornado.

Il Centro-Sud invece continuerà a essere protetto dall’anticiclone anche se non mancheranno dei temporali di calore sugli Appennini e zone vicine (localmente pure sulle coste adriatiche), anche qui molto forti (specie mercoledì).

Antonio Sanò, fondatore di www.iLMeteo.it avvisa inoltre che sotto il profilo termico le temperature massime cominceranno a calare anche di 4-5°C a partire da mercoledì 27, soprattutto al Nord e qualche grado in meno lo si registrerà pure al Centro. Non è attesa nessuna sostanziale variazione invece al Sud.

(Photo credits: CHANDAN KHANNA / AFP)

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Cop27 e Cop15 vicine. Il Papa: “Esiste ‘debito ecologico’”

Papa Francesco guarda con ansia e speranza ai prossimi due appuntamenti internazionali sul clima: il Cop27 in Egitto a novembre e il Cop15 sulla Biodiversità in Canada a dicembre. Si appella ai leader, ma avverte: gli impegni siano proporzionali.

Esiste un ‘debito ecologico’ impossibile da ignorare, ricorda, delle nazioni economicamente più ricche, che “hanno inquinato di più negli ultimi due secoli. Questo significa, scrive nel messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera della Cura del creato (1 settembre), che i ricchi dovranno compiere “passi più ambiziosi” nei propri confini e sostenere finanziariamente e tecnicamente le i poveri, che “stanno già subendo il peso maggiore della crisi climatica“, puntualizza.

Anche i Paesi meno ricchi hanno responsabilità significative, ma “diversificate”, è la posizione del Pontefice: “I ritardi degli altri non possono mai giustificare la propria inazione“. Esorta ad agire, tutti, “con decisione” prima del “punto di rottura“.

L’obiettivo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C è “impegnativo” da raggiungere, riconosce, ma proprio per questo richiede la collaborazione tra tutte le nazioni a presentare piani climatici, o contributi più ambiziosi, per ridurre a zero le emissioni nette di gas serra “il più urgentemente possibile“. A livello pratico, si tratta di ‘convertire’ i modelli di consumo e di produzione, ma anche gli stili di vita, in una direzione “più rispettosa nei confronti del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli presenti e futuri, uno sviluppo fondato sulla responsabilità, sulla prudenza/precauzione, sulla solidarietà e sull’attenzione ai poveri e alle generazioni future“.

Va ascoltato quindi il coro di grida che si leva dal Pianeta: quello di “sorella madre terra“, che geme in balia dei “nostri eccessi consumistici” e implora di “fermare i nostri abusi e la sua distruzione“; quello dei “nostri figli“, adolescenti “minacciati da miope egoismo” che chiedono aiuto e si appellano continuamente agli adulti; quello dei popoli nativi, i cui territori, a causa di “interessi economici predatori“, vengono “invasi e devastati“. “Dobbiamo pentirci e modificare gli stili di vita“, esorta, perché lo stato di degrado della nostra casa comune “merita la stessa attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici“.

caldo

Apocalisse4800 si scatena in Italia: Oltre 40° da Nord a Sud

L’anticiclone africano Apocalisse4800 ha conquistato l’Europa e non accenna a lasciar spazio a temperature meno roventi. Dopo aver portato record assoluti di caldo in Inghilterra (oltre i 40°C per la prima volta nella storia), Scozia, Galles, Irlanda e valori roventi anche in Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Olanda e Germania, si rinforza sull’Italia. Inizia una fase storica anche sul nostro Paese con massime diffuse fino a 40/42°C: le temperature saliranno prima al Nord e sul versante tirrenico, per estendersi poi anche al Centro e al Sud.

Le condizioni biometeorologiche saranno molto simili a quelle di agosto 2003. Nelle giornate roventi con 40°C, si stima che nelle auto parcheggiate al sole si possano raggiungere i 60°C.

Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito ilmeteo.it, invita alla massima prudenza nella fase più calda dell’anticiclone: la prossima settimana potrebbe arrivare una leggerissima flessione delle temperature al Nord ma dall’inizio di agosto potrebbe emergere un’ulteriore nuova minaccia nordafricana.

L’intenso caldo afoso continua a causare disagi livello economico, sociale e ambientale. Secondo Coldiretti, circa 12 milioni di italiani soffrono di insonnia con ansia, nervosismo, malumore, mal di testa e tensione muscolare acuite dalle alte temperature anche durante la notte. Una situazione di destinata ad acuirsi in un 2022 che in Italia si classifica nel primo semestre come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola.

La tendenza al surriscaldamento è evidente nel nostro Paese, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende – continua la Coldiretti – nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.

Il mix esplosivo di caldo e siccità – al quale si somma spesso l’azione dolosa dell’uomo – favorisce il moltiplicarsi di incendi che da giorni bruciano ettari di terreno in tutta Italia. Ogni rogo – stima la Coldiretti – costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate. Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno infatti fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.

cambiamento climatico

Il grande Rinascimento o il grande deserto? A noi la scelta, ancora per poco

Ve li ricordate quelli che davano dei catastrofisti agli scienziati? C’erano quelli che, ancora 4-5 anni fa, ironizzavano sul fatto che facesse freddo a maggio a Milano fregandosene del fatto che la media della temperatura annuale continuasse a salire. Oggi invocano aiuti per l’agricoltura italiana, stremata.

In Gran Bretagna ci sono 40 gradi. Incendi devastanti nella Penisola Iberica. Siccità mai vista e zero termico a 4800 metri in Italia. La natura ce lo sta dicendo in maniera evidente: ‘Avete di fronte l’opportunità di avviare un grande Rinascimento globale. Oppure proseguire verso il disastro. Potete ancora scegliere, ma non per molto’.

Vanno fatte scelte immediate, con ricadute in tempi stretti (entro il 2030), oltre a quelle strategiche, per sostenere il cambiamento a medio e lungo termine. No, non basta quello che i governi hanno fatto sinora: significa trascurare la portata di quello che sta accadendo. Siamo in ritardo di molti anni e quindi non basta fare scelte normali, ma sono necessarie scelte più che straordinarie. Bisogna innanzi tutto agire sulla produzione energetica (subito, non tra 20-30 anni), anche favorendo con forti incentivi le comunità energetiche di autoproduzione (soprattutto solare) tra inquilini, condomini e piccole comunità. È possibile, a portata di mano. Soddisfare il fabbisogno civile in tempi brevi per concentrarsi sulla trasformazione più complessa del sistema produttivo (che deve comunque cambiare strutturalmente).

Ci sono alternative per la produzione di energia, così come per l’urbanistica (decisiva per adattamento e riduzione dell’impatto), per l’industria, per la gestione del territorio e di tutti gli ambienti, anche per l’agricoltura (quella intensiva contribuisce in maniera consistente alle emissioni): come ha ricordato Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food, produciamo ogni anno cibo sufficiente per 12,5 miliardi di persone e siamo meno di 8 miliardi; significa che un terzo del cibo viene gettato nell’immondizia e senza avere comunque risolto il problema della fame del mondo.

Non c’è bisogno di inventare granché. La maggior parte delle possibili soluzioni sono note, anche nel campo delle scienze economiche, per altre bisogna sostenere con forza la ricerca. E ridurre l’enorme spreco, in ogni settore.

Perché il cambiamento climatico uccide e distrugge l’economia. Lo dimostrano i fatti di questi giorni, inequivocabili. Ma allargando lo sguardo possiamo apprezzare l’intero, precipitoso evolversi dei fatti che in questi anni ci hanno (noi umani) colpiti come fortissimi schiaffi in pieno volto: incendi e caldo insopportabile in tutta Europa; siccità e carestie terribili in tutto il globo; inondazioni o trombe d’aria a ripetizione, come accaduto anche in Sicilia nel novembre 2021.

Sono fatti drammatici che mettono a rischio le vite umane e l’economia, ma anche la sicurezza globale, perché accelerano le tensioni geopolitiche per le risorse, a partire da cibo e acqua.

Sono, però, fatti che sono stati ampiamente previsti dagli scienziati delle varie discipline, dall’economia alla climatologia. Previsioni che vengono ripetute da decenni e che ovviamente non riguardano il singolo evento ma la tendenza, il quadro che va realizzandosi. Inascoltati a lungo, addirittura irrisi in alcuni casi, gli scienziati hanno anche indicato la via: li ascoltiamo, finalmente?

(Photo credits: THIBAUD MORITZ / AFP)