Usa 2024, Meloni sente Musk: “Amico Elon risorsa importante”. Ma aleggia spettro dazi

Il giorno dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane, Giorgia Meloni sente anche “l‘amico Elon Musk” che, dopo essere stato cruciale in campagna elettorale, nell’amministrazione del tycoon dovrebbe ricoprire un ruolo di primo piano. “Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un’importante risorsa per gli Stati Uniti e per l’Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future“, scrive la premier su X, il social del patron di Tesla. La frase fa da commento a una foto in cui i due sorridono e si abbracciano, in una delle visite di Musk a Palazzo Chigi.

Occhi puntati sui dazi ai prodotti italiani per il vicepremier Antonio Tajani, che continua a dirsi sicuro dell’amicizia con gli Stati Uniti: “Il governo italiano e la nuova amministrazione americana sapranno lavorare insieme per proteggere i nostri popoli“, scandisce sulle colonne del Corriere della Sera, mentre è impegnato nel viaggio in Cina con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La partnership tra i due Paesi non cambieranno, garantisce, perché “i rapporti fra Stati Uniti e Italia sono talmente profondi, complessi e importanti che nulla potrebbe indebolirli“. Trump però, ammette il vicepremier, ha vinto la sua sfida con messaggi che “promettono un cambiamento radicale“.

L’incubo dei dazi aleggia, perché con questi l’imprenditore vorrebbe ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’estero, alzandoli del 10% o addirittura del 20. Con la Cina si è parlato anche di dazi del 60% su tutti i loro prodotti. Ma anche per Paesi europei esportatori netti (Germania, Francia, Italia, Olanda) la nuova amministrazione vorrebbe queste penalizzazioni. “Dovremo evitare uno scontro“, chiosa il ministro degli Esteri, che punta al dialogo, perché l’interscambio Ue-Usa nel 2023 ha sfiorato gli 850 miliardi di euro, con un saldo commerciale a favore dell’Europa di 156 miliardi di euro.

La sola Italia ha avuto nel 2023 un saldo positivo di 40 miliardi di euro: “L’export è la vita stessa dell’Italia – ricorda Tajani -. Trump ha sempre dimostrato di guardare con occhio attento all’Italia, già in passato ha fatto scelte diverse per noi rispetto ad altri Paesi“.

L’elezione di Trump è una sfida di “alto profilo” per quanto riguarda la politica industriale e commerciale per l’Europa, fa eco il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, perché prevede “accentuerà quello che ha già fatto Biden nei confronti della Cina“. Se Biden ha aumentato i dazi alle auto elettriche cinesi al 100%, osserva Urso “verosimilmente questo accadrà sempre più in altri settori“, costringendo nel contempo l’Europa a riesaminare da subito la sua politica industriale e commerciale “come a nostro avviso deve fare”.

Da Pechino arriva l’invito di Xi Jinping alla collaborazione e al “rispetto reciproco” e quello, ancora più esplicito, della portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning: “Come questione di principio – avverte -, vorrei ribadire che non ci sarebbero vincitori in una guerra commerciale, che non sarebbe nemmeno positiva per il mondo”.

‘Make Europa great again’ perché Bruxelles non può più dormire

Non ce ne vorrà il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, se prendiamo a prestito il claim della sua campagna elettorale e lo adattiamo a questioni di casa nostra. Perché mai come adesso che è ri-diventato il capo della nazione più potente del pianeta, è indispensabile un risveglio da parte di chi a Bruxelles sta nella stanza dei bottoni. Eccoci dunque alla composizione del ‘Make Europa great again’, che è quasi un obbligo per non soccombere nel futuro prossimo e per ridare forza gravitazionale e non posticcia al Vecchio Continente.

Ancorché appesantita dalla crisi di Germania e Francia, ancorché mai veramente unita ma troppo spesso divisa da interessi di campanile, l’Europa deve tornare a essere importante senza la spocchia di sentirsi la migliore di tutti perché è tristemente svanito quel tempo dorato. Va sempre ricordato che mentre a Washington si scuciono e ricuciono i destini del mondo, in contemporanea a Bruxelles si tiene l’audizione del commissario alla pesca. Che, con tutto il rispetto, ci proietta in una dimensione quasi grottesca. La sensazione, infatti, è che mentre il vice-presidente (non nominato e non eleggibile perché sudafricano ma sostanzialmente designato dal tycoon) Elon Musk spara razzi sulla Luna e pensa alla conquista di Marte, qualcuno giocherella ancora con procedure burocratiche da ‘ancien regime’. Dicevano i latini, che proprio stupidi non erano: ‘dum differtur vita transcurrit’, che sarebbe un altro claim azzeccatissimo non avesse però un’accessibilità culturale di pochi. In sintesi, mentre rinvii, il tempo scorre.

Dunque: l’Europa deve destarsi dal Grande Sonno e deve farlo perché il nuovo inquilino della Casa Bianca non ci considera alleati ma sostanzialmente concorrenti. E, come tali, verremo trattati nei prossimi quattro anni, a cominciare dai dazi che intende applicare a stretto giro fino alle politiche energetiche che tengono in ostaggio l’Unione europea e, di conseguenza, le nostre industrie. Dal Gnl al petrolio, sulla base delle prevedibili connessioni commerciali con la Russia dell’amico Putin, che fine farà l’Europa? Bella domanda, che resta per il momento senza risposta ma che non può trovare Bruxelles ancora intorpidita dal sonno e dalle audizioni con il commissario sulla pesca. Tanto per capirsi, il dollaro vola, gli indici Dow Jones e Nasdaq viaggiano in positivo: sono le conseguenze dell’effetto Trump.

Sul tema climatico pare poi non ci sia possibilità di mediazione, The Donald è un negazionista per interesse di patria: ha già anticipato la ri-uscita dagli accordi di Parigi del 2015 e guarda alla prossima Cop29 come una inutile kermesse ideologica. Il paradosso è che il suo principale sponsor elettorale, Musk, è il paladino/produttore dell’auto elettrica, la Tesla. Tesla che ha come secondo mercato di vendita la Cina e che viene prodotta anche nella gigafactory di Shanghai. Paradossi, sì, e giochi ad incastri, con la fortuna per l’Italia del rapporto speciale tra la premier Giorgia Meloni e il visionario Musk. Metterà una buona parola, Elon?

Transizione ecologica e decarbonizzazione non possono essere terminologie che riguardano solo i 27 paesi membri dell’Unione ma devono essere ‘esportati’ anche al di là dell’Oceano. E a Pechino. E in India. Ma con lungimiranza e buonsenso, senza ideologie. Trump ne riderebbe. O riderà.

Auto, Ue rende definitivi dazi su import elettriche cinesi ma si continua a trattare

La Commissione europea ha deciso: sulle auto elettriche cinesi importate nell’Unione europea i dazi compensativi diventano definitivi. Pur “rimanendo impegnato a trovare una soluzione negoziata“, come ricordano da giorni e settimane da Palazzo Berlaymont, l’esecutivo Ue ha concluso oggi la sua indagine anti-sovvenzioni, che ha rilevato che la filiera dei veicoli elettrici a batteria (Bev) in Cina beneficia di sovvenzioni ingiuste che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori dell’Ue.

Per questo motivo, l’esecutivo Ue impone dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (Bev) dalla Cina per un periodo di cinque anni. Le tariffe, che si aggiungeranno a quelle già esistenti del 10%, entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. “Parallelamente, l’Ue e la Cina continuano a lavorare per trovare soluzioni alternative compatibili con l’Omc che sarebbero efficaci nell’affrontare i problemi identificati dall’indagine. La Commissione rimane inoltre aperta a negoziare impegni sui prezzi con singoli esportatori, come consentito dalle norme dell’Ue e dell’Omc”, riporta una nota ufficiale.

A partire dall’entrata in vigore delle misure, i produttori esportatori cinesi inclusi nel campione saranno soggetti a dazi compensativi. Nello specifico, si tratta del 17% per BYD; del 18,8% per Geely; del 35,3% per SAIC. Le altre società che hanno collaborato saranno soggette a un dazio del 20,7%, mentre a tutte le altre società che non l’hanno fatto saranno imposte tariffe del 35,3%. A seguito di una richiesta motivata di esame individuale, a Tesla verrà assegnato un dazio del 7,8%. I dazi definitivi saranno riscossi a partire dall’entrata in vigore e la Commissione monitorerà che non vengano elusi. “Ogni produttore esportatore che ha collaborato ed è soggetto al dazio medio del campione, o che è un nuovo esportatore, ha il diritto di richiedere una revisione accelerata per stabilire un’aliquota di dazio individuale“, precisa ancora la Commissione. Inoltre, “gli importatori possono richiedere un rimborso se ritengono che il loro produttore esportatore non sia sovvenzionato o se il margine di sovvenzione è inferiore ai dazi pagati dagli importatori. Tale richiesta deve essere debitamente comprovata e supportata dalle rispettive prove“.

Le misure adottate saranno valide per un periodo di 5 anni, a meno che non venga avviata una revisione della scadenza prima. “L’Ue rimane il campione mondiale del commercio aperto, equo e basato sulle regole. Accogliamo con favore la concorrenza, anche nel settore dei veicoli elettrici, ma deve essere sostenuta dall’equità e da condizioni di parità“, ha evidenziato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. “Adottando queste misure proporzionate e mirate dopo un’indagine rigorosa, stiamo difendendo pratiche di mercato eque e la base industriale europea. Parallelamente, rimaniamo aperti a una possibile soluzione alternativa che sarebbe efficace nell’affrontare i problemi identificati e compatibile con l’Omc“, ha puntualizzato.

La decisione di oggi arriva dopo mesi di negoziati per tentare di trovare una soluzione amichevole e concordata con Pechino. Ma se a parole le due parti hanno più volte evidenziato la volontà di raggiungerla, nei fatti i tentativi sono andati a vuoto. Con Bruxelles ferma sul punto, ora, ma anche preoccupata per l’attuale procedimento anti-dumping cinese contro il brandy e per le azioni avviate su carne di maiale e latticini, che la parte Ue ritiene infondate.

Ue si spacca sui dazi alle auto elettriche cinesi. Urso: “Lavoriamo per evitare guerra commerciale”

Nessun accordo di peso – ma passa comunque il sì – tra i 27 Stati membri sull’introduzione dei dazi dell’Ue sulle auto elettriche importate dalla Cina. La votazione, infatti, non ha fatto emergere alcuna maggioranza qualificata né a favore né contro la proposta della Commissione. Fonti riferiscono che 10 Stati membri si sono espressi a favore – tra i quali ci sarebbe anche l’Italia – 5 contro (Germania, Ungheria, Slovacchia, Slovenia e Malta),e 12 si sono astenuti. Esplicitamente contraria la Germania, secondo la quale “le tariffe sarebbero sbagliate. Lo dice la nostra industria automobilistica, che dovrebbe essere protetta. Alcuni politici pensano di sapere tutto meglio degli stessi interessati. Bisogna parlare chiaramente e negoziare con la Cina, ma solo i perdenti sperimentano le guerre commerciali”, dice il ministro delle Finanze, Christian Lindner.

Nel dettaglio, le tasse aggiuntive ammonteranno al 7,8% per Tesla, al 17% per BYD, al 18,8% per Geely e al 35,3% per SAIC, secondo un documento finale inviato ai Paesi membri il 27 settembre.

Ora la palla passa alla stessa Commissione europea, che potrà procedere come riterrà più opportuno e dovrà arrivare a una decisione entro il 30 ottobre, quando si chiuderà l’indagine anti-sovvenzioni avviata un anno fa. La proposta, spiega la Commissione, “ha ottenuto il sostegno necessario dagli Stati membri dell’Ue per l’adozione delle tariffe. Questo rappresenta un ulteriore passo avanti verso la conclusione dell’indagine antisovvenzioni”. Parallelamente, però, assicura, “l’Ue e la Cina continuano a lavorare sodo per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con l’Omc, adeguata per affrontare le sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’indagine della Commissione, monitorabile e applicabile”.

Insomma, si cerca ancora di arrivare a una soluzione condivisa. “Non vogliamo e non abbiamo mai voluto imporre tariffe giusto per farlo”, assicura il portavoce della Commissione europea, Olof Gill, responsabile per il Commercio e l’Agricoltura, che rimarca però “gli effetti dannosi” delle sovvenzioni sul mercato europeo, pur ribadendo che “restiamo aperti a trovare una soluzione”.

Immediata la replica di Pechino, che ha annunciato che si opporrà “fermamente” al piano dell’Unione Europea di aggiungere ulteriori tasse sulle auto elettriche cinesi. “La Cina si oppone fermamente alle pratiche protezionistiche ingiuste, non conformi e irragionevoli dell’Ue in questo caso e si oppone con forza all’imposizione di dazi antisovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi”, ha dichiarato il ministero del Commercio che ha esortato i Paesi dell’Ue a “tornare in carreggiata” risolvendo le tensioni commerciali attraverso il dialogo e ha avvertito che “salvaguarderà gli interessi delle aziende cinesi”.

Sul fronte italiano il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ricorda che il nostro Paese si è espresso “in linea con le analisi tecniche della Commissione tese a ripristinare condizioni di equità commerciale. Auspichiamo che il negoziato riprenda sia in bilaterale sia in sede di Wto per giungere, come sempre sostenuto, ad una soluzione condivisa nel pieno rispetto delle regole internazionali”. In ogni caso, ribadisce Urso, “siamo contrari ad ogni ipotesi di ‘guerra commerciale’ e lavoreremo insieme per evitarla”.

 

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Lollobrigida si prepara a G7 Agricoltura: tra Piano Mattei e guerra dei dazi con la Cina

Dal palco del Meeting di Rimini, Francesco Lollobrigida si prepara al G7 dell’Agricoltura e della Pesca, che si svolgerà dal 26 al 28 settembre a Ortigia, in Sicilia.

Il primo che non coinvolgerà solo le nazioni più industrializzate, ma sarà innanzitutto un “ponte con l’Africa“, anticipa. Due giorni e mezzo in cui una parte preponderante sarà dedicata al Piano Mattei, al rapporto con i paesi africani, che in qualche modo si intreccia con uno sviluppo che definisce “coerente” del Pianeta, che metta in condizione di rispondere anche alle grandi domande.

Una tra tutte: “Come diamo da mangiare 10 miliardi di persone?“. L’approccio del ministro italiano continua a essere quello in cui alla quantità si aggiunge la qualità. Continua quindi la guerra in Italia e in Europa ai cibi sintetici. Come fare con l’Africa? “Investendo sulle grandi potenzialità del continente“, scandisce. Perché l’Africa ha il 65% delle terre arabili del pianeta e, sottolinea Lollobrigida, “ha i giovani“. L’età media è di 25 anni, significa “forza lavoro e capacità di rigenerazione molto elevata“. La sinergia con i paesi “cosiddetti ‘progrediti’ – dice – può portare a uno sviluppo integrato che mette in condizione in particolare l’Europa di condividere nuovamente una stagione virtuosa di rapporti come Enrico Mattei prevedeva con l’Africa“.

Ma, a livello internazionale, il ministro dovrà gestire anche il nodo della guerra dei dazi tra Unione Europea e Cina che parte dalle auto, ma finisce dritta sugli agricoltori, soprattutto su quelli che si occupano di latte e formaggi. Il settore agroalimentare è preoccupato, più volte nei rapporti tesi con alcuni Paesi, è diventato bersaglio di ritorsioni.

“Se l’Europa colpisce i prodotti industriali, a subire il contraccolpo sono le eccellenze agroalimentari a partire dalle DOP“, tuona il consorzio del Grana Padano, leader mondiale nel consumo con 5.456.500 forme prodotte lo scorso anno e con un export che già nei primi mesi del 2024 è ulteriormente cresciuto, arrivando a rappresentare circa il 50% del prodotto commercializzato. “I dazi ipotizzati dalla Cina contro i prodotti lattiero-caseari dell’Europa zootecnica saranno negativi per l’intero continente e soprattutto per la Francia o altri paesi di forte esportazione in Cina“, osserva il direttore generale del Consorzio di Tutela, Stefano Berni. “Anche l’Italia rischia delle conseguenze, ma in misura meno rilevante – ricorda -. Per il Grana Padano la Cina, pur non avendo raggiunto livelli di importazione del nostro prodotto in quantità rilevanti, è comunque un mercato in decisa crescita e quindi saremmo sicuramente penalizzati”. Sulla vicenda, Berni promette battaglia e chiede di usare anche il palco della ministeriale dei 7 grandi: “Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità usando anche l’occasione del G7 Agricolo“, annuncia. “Siamo a favore della libera scelta del consumatore, purché sia essa correttamente informata e legata a prezzi corretti che non vengano eccessivamente gravati da dazi di ingresso. Quindi ci batteremo per questo a tutela dei consumatori italiani e mondiali che non devono vedere la loro capacità di spesa compromessa da costi aggiuntivi di derivazione politica oltre a quelli fisiologici dettati dalla qualità dei prodotti posti in vendita“.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Alimentare, nel 2022 prodotti in Ue 160 mln tonnellate di latte

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, l’andamento della produzione di latte negli anni e i dati per singolo Paese Ue. Oggi, in risposta ai dazi compensativi imposti dall’Ue alle importazioni di auto elettriche cinesi, il governo di Pechino ha annunciato l’avvio di un’indagine su presunti sussidi concessi dall’Unione Europea ad alcuni prodotti lattiero-caseari. “Il Ministero del Commercio ha deciso di aprire un’indagine antidumping su alcuni prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione Europea con effetto dal 21 agosto 2024”, ha dichiarato in una nota. L’indagine riguarda prodotti come il formaggio fresco, il latte cagliato e alcuni tipi di creme. La procedura riguarda una serie di sussidi concessi nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Ue. Secondo Eurostat, le aziende agricole dell’Ue nel 2022 hanno prodotto circa 160,0 milioni di tonnellate di latte. Lo riferisce uno studio diffuso oggi da Eurostat. Dei 149,9 milioni di tonnellate di latte consegnate ai caseifici, 145,6 milioni erano latte vaccino, il resto era latte di altri animali: pecore, capre e bufale.

Cina avvia indagine antisussidi su latte e formaggi provenienti dall’Ue

La Cina ha annunciato l’avvio di un’indagine su presunti sussidi concessi dall’Unione Europea ad alcuni prodotti lattiero-caseari, in mezzo alle tensioni con Bruxelles per le sovrattasse sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. “Il Ministero del Commercio ha deciso di aprire un’indagine antidumping su alcuni prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione Europea con effetto dal 21 agosto 2024”, ha dichiarato in una nota. L’indagine riguarda prodotti come il formaggio fresco, il latte cagliato e alcuni tipi di creme. La procedura riguarda una serie di sussidi concessi nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Ue.

Martedì l’Unione Europea ha confermato l’intenzione di imporre una sovrattassa di cinque anni sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, comprese quelle prodotte da Tesla, che ha una fabbrica a Shanghai. Bruxelles ritiene che i prezzi dei veicoli cinesi siano artificialmente bassi a causa di sussidi statali che distorcono il mercato e danneggiano la competitività dei produttori europei.
Queste sovrattasse, che possono raggiungere il 36%, sostituiranno le tasse provvisorie imposte all’inizio di luglio sui veicoli elettrici importati dalla Cina. Pechino critica questa decisione e negli ultimi mesi ha minacciato più volte ritorsioni.

L’indagine sui prodotti lattiero-caseari deve concludersi entro un anno, ma può essere prorogata di sei mesi, secondo il comunicato stampa del ministero. A gennaio Pechino aveva già annunciato che stava indagando su una presunta violazione della concorrenza riguardante gli alcolici, come il cognac, importati dall’Ue e in particolare dalla Francia, che aveva dato origine all’indagine di Bruxelles.
A giugno, inoltre, ha avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione Europea, principalmente prodotti in Spagna, Francia, Paesi Bassi e Danimarca.

La cinese Byd apre fabbrica in Turchia per non pagare dazi Ue su auto elettriche

Fatta la legge, trovato il modo per aggirarla. La scorsa settimana la Ue ha deciso dazi provvisori sui veicoli elettrici importati dalla Cina, colpendo Byd con un’ulteriore tassa del 17,4% in aggiunta all’attuale aliquota del 10%. E Byd decide di aprire uno stabilimento in Turchia, dal valore di un miliardo di dollari, per dribblare i dazi stessi. Sono infatti arrivate ulteriori conferme, dopo lo scoop di Bloomberg di venerdì, sul fatto che il primo produttore mondiale di veicoli elettrici installerà la sua fabbrica nella provincia di Manisa, vicino alla città costiera occidentale di Izmir. L’annuncio ufficiale è atteso a ore e a farlo sarà direttamente il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.

Per gli osservatori, l’installazione di una fabbrica Byd in Turchia consentirebbe alla casa automobilistica di accedere al mercato europeo eludendo le tasse sui veicoli elettrici cinesi. D’altro canto, l’unione doganale conclusa dalla Turchia con l’UE alla fine del 1995 ha aperto il mercato europeo alle automobili “made in Turkey“, facilitando l’esportazione del 70% della produzione locale verso l’Europa occidentale. Inoltre, la Turchia ha deciso a giugno di esentare gli investimenti cinesi nel suo territorio e di non tassare le importazioni di automobili di origine cinese, al fine di incoraggiare gli investimenti.

Secondo il consulente indipendente Levent Taylan, contattato da France Presse, lo Stato turco avrebbe gentilmente fornito a Byd un terreno inizialmente assegnato al produttore tedesco Volkswagen, che aveva progettato un vasto stabilimento prima di rinunciarvi. Con Byd “sarà un investimento per il mercato turco ma soprattutto per quello europeo, eludendo le tariffe doganali imposte sui veicoli di origine cinese”, ritiene Taylan, secondo il quale Byd arriverebbe in Turchia con “un potenziale di vendita” di circa 20-25.000 veicoli/anno sul mercato locale e di circa 50-75.000 per l’esportazione nell’Ue.

Una fabbrica con una capacità installata compresa tra 100 e 125.000 veicoli all’anno sarebbe un investimento ragionevole“, giudica questo buon conoscitore del mercato automobilistico turco sentito da Afp. Per fare un confronto, la fabbrica recentemente aperta in Thailandia da Byd ha una capacità produttiva di 150mila veicoli all’anno.

La mossa a tenaglia cinese sull’Europa segue la visita del presidente Xi Jinping aveva fatto in Europa, visitando la Francia ma soprattutto Serbia e Ungheria. L’8 maggio a Belgrado, insieme al presidente serbo Aleksandar Vucic, il leader cinese firmò 29 accordi volti a rafforzare la cooperazione legale, normativa ed economica. Inoltre, un significativo accordo di libero scambio, che è iniziato l’1° luglio, consentirà l’esportazione senza dazi del 95% dei prodotti serbi verso la Cina nei prossimi cinque-dieci anni. Il giorno dopo, a Budapest, è stata invece annunciata la firma di almeno 16 accordi con il governo ungherese guidato da Viktor Orban – ora in missione a Pechino -, nei settori delle infrastrutture ferroviarie e stradali, dell’energia nucleare e ovviamente dell’automobile. Infatti proprio Byd aveva annunciato a fine 2023 che costruirà la sua prima fabbrica automobilistica in Europa a Szeged in Ungheria. La nuova struttura del colosso cinese si concentrerà sulla produzione di veicoli elettrici e ibridi plug-in destinati al mercato europeo, promettendo di generare migliaia di posti di lavoro. Il governo ungherese supporterà l’impianto con sussidi, sebbene l’importo preciso sarà annunciato solo dopo l’approvazione della Commissione europea.

Negli ultimi cinque anni l’Ungheria ha attratto circa 20 miliardi di euro di investimenti legati ai veicoli elettrici, compreso un impianto di batterie da 7,3 miliardi di euro costruito da Contemporary Amperex Technology (Catl) a Debrecen. Byd, tra l’altro, già produce autobus elettrici con successo nella città ungherese di Komarom. E per il nuovo impianto a Szeged, Orban ha destinato finanziamenti significativi per migliorare le infrastrutture intorno al parco industriale. L’apertura nella città a sud del Paese consentirà al colosso di Shenzhen di evitare tariffe di importazione. In attesa della realizzazione della fabbrica, ecco allora l’investimento in Turchia, che vanta un know-how riconosciuto nel settore automobilistico con una rete di oltre 500mila subappaltatori avendo attirato dagli anni ’70 numerosi produttori come Fiat, Renault, Ford e Toyota.

Contromossa della Cina dopo dazi su auto elettriche: “Inchiesta anti dumping su importazione di carne suina europea”

La Cina ha annunciato lunedì di aver avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina e prodotti derivati dall’Unione Europea. Il ministero del Commercio “ha avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale e prodotti derivati dall’Unione Europea”, ha dichiarato in un comunicato.

L’annuncio arriva nel contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. La scorsa settimana l’Ue ha dichiarato che avrebbe imposto ulteriori dazi doganali sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi a partire dal mese prossimo, a seguito di un’indagine antisovvenzioni avviata nel settembre 2023. I veicoli prodotti nelle fabbriche cinesi sono stati finora tassati nell’Ue con un’aliquota del 10%. Bruxelles prevede di aggiungere dazi compensativi del 17,4% per il produttore cinese BYD, del 20% per Geely e del 38,1% per SAIC, al termine di quasi nove mesi di indagine.

Pechino ha immediatamente denunciato il “comportamento puramente protezionistico” degli europei, avvertendo che avrebbe preso “tutte le misure per difendere fermamente i suoi diritti legittimi”. A gennaio aveva già aperto un’indagine antidumping sui brandy europei, compreso il cognac francese. Avviata in seguito a un reclamo dei professionisti cinesi del settore alcolico, questa procedura è vista dagli osservatori anche come una misura di ritorsione nei confronti dell’indagine europea sui sussidi alle auto elettriche prodotte in Cina, ampiamente sostenuta dalla Francia.

Contestualmente, il Paese asiatico ha reagito con forza alla dichiarazione finale del G7, definendola “piena di arroganza, pregiudizi e bugie”. I leader riuniti a Borgo Egnazia hanno espresso la loro “preoccupazione per le politiche e le pratiche non di mercato” che stanno portando a “conseguenze globali, distorsioni del mercato e dannose sovraccapacità in un numero crescente di settori”. Il G7 ha inoltre esortato Pechino ad “astenersi da misure di controllo delle esportazioni, in particolare sui minerali critici, che potrebbero generare interruzioni significative nella catena di approvvigionamento globale”, dal momento che il Paese impone restrizioni alle esportazioni di minerali cruciali per settori come i veicoli elettrici e le telecomunicazioni.

commissione ue

L’Ue conferma l’aumento dei dazi alle auto elettriche cinesi. Urso: “Restituire competitività al nostro sistema produttivo”

In mattinata l’anticipazione del Financial Times, secondo il quale la Commissione Europea aveva intenzione di applicare “provvisoriamente” dazi aggiuntivi fino al 25% sui veicoli elettrici cinesi importati a partire dal prossimo mese. Poi la conferma, ma con qualche sostanziale modifica, è arrivata proprio dalla Commissione, con le conclusioni provvisorie nell’ambito dell’indagine in corso sui sussidi cinesi alla produzione di veicoli a batteria elettrica. L’esecutivo Ue ha spiegato di aver concluso che la catena di valore dei veicoli elettrici a batteria (Bev) in Cina beneficia di sovvenzioni sleali che minacciano di arrecare un pregiudizio economico ai produttori di Bev dell’Ue. L’inchiesta ha anche esaminato le probabili conseguenze e l’impatto delle misure sugli importatori, gli utilizzatori e i consumatori di Bev nell’Ue e, sulla base dei risultati dell’inchiesta, “la Commissione ha stabilito in via provvisoria che è nell’interesse dell’Ue porre rimedio agli effetti delle pratiche commerciali sleali riscontrate, istituendo dazi compensativi provvisori sulle importazioni di Bev dalla Cina“.

I dazi individuali che la Commissione intende applicare ai tre produttori cinesi del campione saranno: BYD: 17,4%; Geely: 20%; e SAIC: 38,1%. Agli altri produttori cinesi di BEV che hanno collaborato all’inchiesta ma non sono stati inseriti nel campione sarà applicato il seguente dazio medio ponderato: 21%. Tutti gli altri produttori cinesi di Bev che non hanno collaborato all’inchiesta saranno soggetti al seguente dazio residuo: 38,1%. La Commissione europea ha comunicato alle parti interessate il livello dei dazi compensativi provvisori che intende imporre sulle importazioni di Bev dalla Cina e ha contattato le autorità cinesi per discutere di questi risultati e di possibili modi per risolvere la questione.

Secondo il vice presidente della Commissione per la Promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas, la “catena del valore dei veicoli a batterie elettriche in Cina beneficia di sussidi iniqui che stanno causando una minaccia di danno economico ai produttori dell’Ue di veicoli a batteria elettrica”. Lo scopo, precisa il vicepresidente Valdis Dombrovskis, “non è chiudere il mercato europeo ai veicoli elettrici cinesi, ma garantire che la concorrenza sia leale“.

Festeggia il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Come fanno gli Stati Uniti, per rispondere alla sfida competitiva cinesi” servono “investimenti comuni sul sistema produttivo” anche in Europa. “Gli Usa hanno investito 3mila miliardi di dollari in due anni, noi dobbiamo fare altrettanto per restituire competitività al nostro sistema produttivo – aggiunge -. E con misure commerciali che tutelino il mercato europeo dalla concorrenza sleale. Quindi, saluto con soddisfazione l’annuncio che la Commissione Ue ha dato oggi, guarda caso dopo il voto europeo, sui dazi all’ingresso di auto elettriche cinesi in Europa, per tutelare la produzione europea“, consapevoli “che anche l’Italia ha la possibilità di riaffermare la propria industria automobilistica come uno dei settori trainanti dello sviluppo industriale, a cui non vogliamo assolutamente rinunciare“.

Contraria, ovviamente, la Cina, che definisce la decisione come “dannosa” per gli interessi europei, un “protezionismo” e una “scusa” per imporre sovrattasse. Scioccata la Camera di Commercio cinese presso l’Ue, che esprime “grave delusione e profonda insoddisfazione per questa misura commerciale protezionistica da parte della Commissione europea“. In particolare, la Camera di Commercio ritiene che la misura del dazio fino al 38,1% “pregiudicherà gravemente i diritti e gli interessi legittimi dei produttori di Bev e della relativa catena di fornitura in Cina” ed “esprime seria preoccupazione e timore che l’effetto di ricaduta presenterà sfide alle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Ue, nonché alle relazioni bilaterali“.

Studia la misura Stellantis, che “in quanto azienda globale, Stellantis crede nella concorrenza libera e leale in un ambiente commerciale mondiale e non sostiene misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo”. “In questo contesto – prosegue un portavoce -, Stellantis farà leva sui suoi vantaggi competitivi unici. In primo luogo, la sua joint venture 51/49 con Leapmotor, che detiene i diritti di produzione di Leapmotor al di fuori della Cina e che potrebbe beneficiare dell’impronta diversificata di Stellantis in Europa. In secondo luogo, la Citroën ë-C3 prodotta in Europa, il cui prezzo parte da 20.000 euro per un veicolo elettrico puro, in grado di competere con i prodotti cinesi. Stellantis è agile nell’adattarsi e nel trarre vantaggio da qualsiasi scenario e l’annuncio di oggi delle tariffe non scoraggerà la nostra strategia complessiva nei confronti di Leapmotor in Europa, poiché abbiamo tenuto conto di questo potenziale sviluppo“.

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