Cop29, Pichetto: “Dal G20 nessun input, in questo momento evitiamo di parlare di cifre”

Al via a Baku, in Azerbaigian, la seconda giornata di lavori della seconda settimana della Cop29. Oggi il focus è sui temi cibo, agricoltura e acqua. La conferenza stampa della presidenza è attesa per le 13.15 locali (le 10.15 italiane).

Occhi puntati sul G20 di Rio, in Brasile, dove però i leader non hanno fatto progressi per sbloccare i negoziati sul clima di Baku, come aveva chiesto ieri la conferenza della parti. Gli sherpa non hanno nemmeno incluso nel loro comunicato l’impegno per “una giusta, ordinata ed equa transizione dai combustibili fossili nei sistemi energetici”, che era stato ottenuto nell’ultima COP a Dubai lo scorso anno.

Non è arrivato nessun input politico preciso dal G20 nell’aumentare i fondi per i paesi vulnerabili, anzi in questo momento noi evitiamo di parlare di cifre”, commenta il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, arrivato a Baku ieri sera. Si intrattiene con i giornalisti a margine dell’evento ‘Le tecnologie di Leonardo per supportare le transizioni climatiche e proteggere territori e comunità‘, nel padiglione italiano. “Abbiamo appena finito la riunione e l’impegno che abbiamo assunto è quello di non parlare di numeri, anche perché vogliamo legare i numeri alle misurazioni e alle mitigazioni”, fa sapere.

La situazione dei negoziati, ammette, è “ancora abbastanza difficoltosa”, riferisce. Il ministro fa riferimento al dossier Cina, che non vorrebbe rientrare direttamente tra i Paesi contributori, al nodo della mitigazione, cioè l’abbassamento delle emissioni, che molti Paesi, in particolare i Paesi via di sviluppo, non vogliono tenere in considerazione. E ancora, “sembrava a buon punto la trattativa che riguardava l’articolo 6 dell’accordo di Parigi con le misurazioni, ma questa notte nelle trattative tecniche c’è stata ancora qualche difficoltà“, informa.

Per allargare la platea dei donatori, la ricetta italiana è quella di coinvolgere i fondi multilaterali.Portando dentro i fondi multilaterali naturalmente si va ad allargare la base perché sono certamente per più della metà, per circa un 60% dei paesi del G7, ma per il 40% è molto più allargato, perché riguarda anche paesi che possono essere a questo punto contributori e fruitori“, ricorda Pichetto. Sarebbe un modo per far contribuire anche la Cina, presente in modo massiccio nei fondi asiatici: “La Cina rimarrebbe in una condizione di contributore ma anche di fruitore, questo è uno degli elementi“.

Un altro modo per dare più respiro al piano di finanza climatica è per il ministro italiano quello di considerarlo decennale e non attivare meccanismi vincolanti annuali. Però, mette in guardia, “siamo al primo giorno delle ministeriali, i nostri negoziatori cominciano adesso, vedremo“.

L’Italia conferma gli impegni sui fondi definiti finora: “Abbiamo ribadito quindi la disponibilità sul fondo clima, l’impegno sul loss and damage nel momento in cui verranno definite anche le modalità“, afferma Pichetto, ribadendo di avere la piena volontà di discutere un nuovo quadro finanziario, ma “che sia essere legato a un sistema di misurazione delle ricadute”.

Oggi il ministro interviene al dialogo ministeriale di Alto Livello sull’urgente necessità di aumentare gradualmente i finanziamenti per l’adattamento, poi, al Padiglione ucraino, partecipa all’evento di Alto Livello dedicato al punto ‘Sicurezza Ambientale’ della ‘Formula di Pace’ Ucraina. Alle 17.30 (14.30 italiane) il ministro è atteso al Padiglione Italiano per il Side Event organizzato dalla Fondazione Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo (PACTA) sulle sfide del settore per la decarbonizzazione. Conclude la giornata l’evento di lancio del progetto ‘Giubileo e Ambiente’ sostenuto dal MASE in collaborazione in ISPRA e promosso da Earth Day Italia (Padiglione Mediterraneo, ore 18.30 – le 15.30 in Italia).

In programma per oggi un incontro bilaterale con Ugochi Daniels, vicedirettrice generale per le Operazioni dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Salta invece il bilaterale con Idit Silman, ministra della protezione ambientale d’Israele, che non ha potuto raggiungere Baku a causa dello spazio aereo che Ankara ha chiuso a Israele. Domani, mercoledì 20, il ministro tiene il bilaterale con Habib Abid, ministro dell’Ambiente della Tunisia, con Seyoum Mekonen, vice ministro di Stato per la Pianificazione e lo Sviluppo della Repubblica Federale Democratica d’Etiopia e con Svetlana Grinchuk, ministra della Protezione Ambientale e delle Risorse Naturali dell’Ucraina,

La Cop29 si appella al G20: “Leader diano segnale chiaro, senza non possiamo farcela”

In apertura della settimana che porterà alla chiusura dei lavori, si alza il grido d’aiuto della presidenza azera della Cop29 al G20 di Rio de Janeiro. I venti grandi “rappresentano l’85% del Pil globale e l’80% delle emissioni”, chiosa Mukhtav Babayev, ministro dell’Ecologia e delle risorse naturali, considerando il G20 “essenziale per compiere progressi su tutti i pilastri dell’Accordo di Parigi”, dalla finanza alla mitigazione e all’adattamento. “Non possiamo farcela senza di loro e il mondo aspetta di sentirli”, insiste, esortando il summit a inviare un segnale positivo dell’impegno ad affrontare la crisi climatica: “Vogliamo che forniscano mandati chiari per ottenere risultati alla COP29. Questa è la loro occasione per dimostrare la loro leadership”.
Il segretario esecutivo dell’United Nations Climate Change Conference, Simon Stiell, fa presente che i costi dell’adattamento al cambiamento climatico “salgono alle stelle per tutti, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo” e i loro costi potrebbero salire a “340 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, fino a raggiungere i 565 miliardi di dollari all’anno entro il 2050″.
A Rio, anche il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres invita i Paesi del G20 a dare l’esempio e a trovare “compromessi” per salvare la conferenza sul clima. Che comunque non resta ferma. Dopo l’adozione del comma 4 dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, sulla finanza privata, oggi da Baku arriva anche l’adesione della conferenza al comma 8 dello stesso articolo, sugli “approcci non di mercato”, quindi sulla finanza pubblica.

Babayev però si dice preoccupato dalla lentezza dei negoziati: “Le parti non si stiano avvicinando l’una all’altra con sufficiente rapidità, è ora che si muovano più velocemente”, esorta, domandando un accordo “equo e ambizioso”.
L’obiettivo è quello di inserire nei documenti delle Nazioni Unite le modalità di finanziamento di circa 1.000 miliardi di dollari all’anno di aiuti al clima per i Paesi in via di sviluppo da qui al 2030. Denaro che sarà utilizzato per costruire centrali solari, investire nell’irrigazione e proteggere le città dalle inondazioni. Bisognerà capire se questa cifra dovrà essere solo pubblica o mobilitata, quanto sarà ampia la platea dei Paesi donatori e quali saranno le tempistiche indicate nel documento.

La cifra al 2030 è la stima del fabbisogno fatta dagli economisti Nicholas Stern e Amar Bhattacharya, su commissione dell’ONU. Secondo i testi delle Nazioni Unite, solo i Paesi sviluppati sarebbero obbligati a contribuire. Ma l’Europa spinge perché i Paesi emergenti, come la Cina, diano un segnale di disponibilità.
Il contesto internazionale non aiuta. Gli Stati Uniti di Joe Biden stanno cercando di guidare l’uscita dall’impasse, a due mesi dal ritorno al potere di Donald Trump. Domenica, il Presidente uscente ha fatto una visita simbolica in Amazzonia, chiedendo un’azione “per l’umanità”. Nonostante il momento geopolitico così complesso, da Baku il commissario europeo all’Ambiente, Wopke Hoekstra si mostra ottimista: “Credo davvero che possiamo e dobbiamo ottenere un buon risultato entro la fine di questa settimana”, scandisce, ricordando che la sfida da affrontare è “davvero politica”: “Quindi questa settimana, in questa sede, smorziamo il rumore di fondo e concentriamoci sui negoziati che ci attendono”.

Tre le richieste di fondo dell’Europa: il denaro vada ai Paesi realmente più bisognosi e più vulnerabili; aumentino le risorse private perché “la realtà è che non ci sarà mai abbastanza denaro pubblico da nessuna fonte” e i Paesi contribuiscano “in base alle loro emissioni e alla loro crescita economica”. Qui il riferimento chiaro, anche se non esplicito, è alla Cina. Quanto alla capacità di attrarre fondi privati, la ricetta è il carbon pricing: “A contribuire maggiormente è la determinazione del prezzo del carbonio e i mercati del carbonio. Per questo stiamo anche negoziando il completamento delle norme dell’Accordo di Parigi che regolano i mercati internazionali del carbonio”, fa sapere Hoekstra.

Da oggi, la Cop29 ospita i ministri dell’Ambiente, compreso Gilberto Pichetto Fratin, per l’Italia e che ribadisce l’importanza di essere presente al vertice: “La Cop29 è una delle tante tappe di un processo irreversibile in atto“, spiega a Gea il ministro, che torna sulla contingenza globale: “Usa e Ue stanno per cambiare governo, il governo tedesco è in crisi. L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, se ci sarà, non cambierà le politiche americane in modo importante. Anche se alla Cop non sono presenti molti dei grandi leader, ci sono tante altre occasioni per vedersi. I Paesi Opec, che sono tra i maggiori emettitori, sono quelli che hanno i piani più ambiziosi“, ammette. Pichetto si dice convinto che sia “importante continuare anche a Baku ad agire con pazienza e determinazione per raggiungere, passo dopo passo, gli obiettivi della decarbonizzazione“.

La palla, per il momento, passa al Brasile, con un assist da Parigi, dove si discute anche della proposta di tagliare la spesa pubblica internazionale dei Paesi Ocse per progetti di combustibili fossili attraverso le agenzie di credito all’esportazione. Se approvata, la proposta prevede l’eliminazione di 40 miliardi di dollari dai nuovi investimenti in combustibili fossili.

Meloni al G20: “Un successo”. Usa disposti ad aumentare forniture gas

Il missile caduto in Polonia, provocando due vittime, entra di prepotenza nel vertice del G20 a Bali. Ma non distoglie comunque l’attenzione dagli altri temi caldi sul tavolo. Primi fra tutti, l’energia e il grano. E la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella conferenza stampa conclusiva prima di ripartire per l’Italia, spiega che “il G20 si è svolto in una situazione internazionale molto complessa”, nella quale “c’erano gli ingredienti perché si traducesse in un fallimento, invece mi pare di capire che è stato un successo”. Soprattutto sul tema dell’energia, di cui la premier ha parlato nel bilaterale con il presidente Usa Joe Biden che “ha offerto la sua disponibilità ad aumentare le forniture di gas, ma ovviamente rimane aperta la questione dei prezzi. Stiamo lavorando per una soluzione, posto che le aziende che forniscono il gnl sono private“.

Una buona notizia in vista della prossima legge di Bilancio che, come ormai noto dopo gli annunci delle ultime settimane, avrà appunto nelle misure per fronteggiare la crisi energetica, sia dal punto di vista degli approvvigionamenti, sia dal punto di vista della ricaduta sui cittadini e la programmazione futura, la parte più consistente. Secondo quanto riferisce il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a margine del G20, la manovra sarà al tavolo del Consiglio dei ministri già lunedì prossimo. “Dobbiamo fare presto“, spiega il responsabile del Mef.

E la sicurezza energetica, insieme a quella alimentare, entra nella dichiarazione conclusiva del vertice. I leader sostengono infatti l’urgenza di trasformare e diversificare rapidamente i sistemi energetici, di promuovere la sicurezza e la resilienza energetica e la stabilità dei mercati, accelerando e garantendo transizioni energetiche “pulite, sostenibili, giuste, accessibili e inclusive e flussi di investimenti sostenibili. Sottolineano poi l’importanza di garantire che la domanda globale di energia sia soddisfatta da forniture energetiche accessibili. Ribadiscono l’impegno a raggiungere l’azzeramento delle emissioni di gas a effetto serra a livello globale intorno alla metà del secolo, tenendo conto degli ultimi sviluppi scientifici e delle diverse situazioni nazionali. Per quanto riguarda l’accordo sul grano, invece, il G20 loda gli accordi di Istanbul, firmati il 22 luglio, sul trasporto sicuro di grano e prodotti alimentari dai porti ucraini e il Memorandum d’intesa tra la Federazione Russa e il Segretariato delle Nazioni Unite sulla promozione dei prodotti alimentari e dei fertilizzanti russi sui mercati mondiali. Sottolinea l’importanza della loro “piena, tempestiva e continua attuazione” da parte di tutte le parti interessate. Bene anche, si evidenzia nel dossier, le corsie di solidarietà dell’Ue e le donazioni russe di fertilizzanti agevolate dal Programma alimentare mondiale.

C’è poi l’impegno per sostenere i Paesi in via di sviluppo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. In linea con il tema della Presidenza indonesiana del vertice – ‘Riprendersi insieme, riprendersi più forti’ – i leader guardano ad azioni coordinate per promuovere un’agenda per una ripresa globale “forte, inclusiva e resiliente e per uno sviluppo sostenibile che produca occupazione e crescita“.

Photo credit: Palazzo Chigi

Giorgia Meloni e Joe Biden

Meloni al G20 incontra Biden e Erdogan: Russia e crisi dell’energia al centro

Alla fine della giornata, Giorgia Meloni sfila in abiti tradizionali indonesiani, come tutti i leader presenti al G20 di Bali, per la cena di gala nel primo giorno di lavori. Ma la giornata per lei inizia presto ed è intensa. Nella hall dell’hotel dove alloggia, si intrattiene per qualche minuto con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, uno scambio di battute e una sigaretta. Non si ferma a parlare con i cronisti, farà un punto sulla due giorni oggi, prima di ripartire per l’Italia. “C’è un clima fresco, ragazzi!”, ironizza, sul caldo torrido indonesiano. Arriva alle 9.20 (le 2.20 del mattino in Italia) all’Hotel Apurva Kempinski, inizia il vertice. Entra subito prima del presidente francese Emmanuel Macron, ma con lui nella giornata, nessun passaggio. Quarantuno persone al tavolo, solo quattro le donne presenti, ma è lei l’unica capa di governo. Le altre tre sono in rappresentanza di organizzazioni internazionali: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea; Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale; Ngozi Okonjo-Iweala, direttrice dell’organizzazione mondiale del commercio. Due interventi in plenaria, uno ai lavori sulla sicurezza energetica e alimentare, l’altro sulla salute globale. Qui siede al tavolo ‘presidenziale’ con Joe Biden, Narendra Modi (che ospiterà il G20 il prossimo anno), il presidente indonesiano (che ospita il vertice quest’anno) Joko Widodo, e il presidente della Repubblica Popolare cinese, Xi Jinping.

E’ il bilaterale con Biden, un colloquio durato quasi un’ora, l’appuntamento chiave. Le conseguenze della guerra in Ucraina dominano, ancora una volta, il dibattito. Nel raccontarlo, la Casa Bianca usa la stessa espressione utilizzata da Meloni nel primo intervento al G20: al centro ci sono crisi climatica e “uso dell’energia come arma da parte della Russia”, oltre che le sfide poste dalla Repubblica Popolare Cinese, l’impegno a fornire all’Ucraina il sostegno necessario per difendersi e a ritenere la Russia “responsabile della sua aggressione“. “Il colloquio – spiega più vagamente Palazzo Chigisi è incentrato sulla solidità dell’alleanza transatlantica e sull’eccellente cooperazione per fare fronte alle sfide globali, dalla crescita economica alla sicurezza comune“.

Dopo Biden, la premier incontra anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. L’attentato di Istanbul, le prospettive per il Mediterraneo e, ancora una volta, gli sviluppi della “guerra d’aggressione russa all’Ucraina” i temi sul tavolo, con “le principali sfide che si pongono di fronte alla Comunità internazionale, che vedono impegnate insieme Turchia e Italia”, spiega l’Italia.
In giornata, uno scambio di battute, prima della seconda sessione plenaria, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz (è lui che si avvicina a lei) e un incontro informale, a margine dei lavori, con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Oggi, prima di lasciare l’Indonesia, la giornata sarà altrettanto lunga, altri quattro bilaterali in agenda: con il presidente cinese, Xi-Jinping, il premier canadese, Justin Trudeau, quello giapponese, Fumio Kishida, quello indiano, Narendra Modi.

A Bali vertice G7-Nato. Poi leader in visita a foresta mangrovie

La guerra entra nei confini dell’Unione europea e salta la giornata dei leader al secondo giorno di lavori del G20 a Bali, in Indonesia. Nel diluvio di missili russi sui cieli ucraini, nel villaggio polacco di Przewodov, al confine, un’esplosione fa due morti e la Polonia allerta l’esercito.

Gli appuntamenti slittano, mentre tra Kiev e Mosca le accuse rimbalzano. Con i leader del mondo riuniti a Bali, gli Stati Unici convocano una riunione urgente del G7 con la Nato. Al tavolo il presidente Joe Biden, il premier spagnolo Pedro Sanchez, la premier Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron, la premier il canadese Justin Trudeau, il premier giapponese Fumio Kishida, il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, il premier inglese Rishi Sunak. Presenti anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Meloni scende nella hall dell’albergo e procede spedita verso la riunione dei leader, senza rilasciare dichiarazioni. Palazzo Chigi fa sapere poi di una telefonata con il premier polacco Mateusz Morawiecki per esprimergli la sua solidarietà e parla di “fortissima apprensione e preoccupazione” per quanto accaduto in Polonia. “E’ conferma della gravità e delle conseguenze della ingiustificata aggressione russa nei confronti dell‘Ucraina“, spiega lei su Twitter.

Il mondo al G20 chiede una de-escalation, mentre la Russia continua a bombardare: “E’ totalmente inconcepibile“, tuona Biden al termine della riunione. A ogni modo, “è improbabile che il missile che ha fatto due vittime in Polonia sia stato sparato dalla Russia“, lasciando intendere che è stato abbattuto nei cieli ucraini. A far luce sulla vicenda sarà un’indagine polacca, alla quale G7 e Nato offrono supporto, ritenendo la Russia “responsabile dei suoi sfacciati attacchi alla comunità ucraina“. I Paesi resteranno in stretto contatto per, spiegano in una nota congiunta, “determinare i passi successivi appropriati man mano che le indagini procedono“.

A riunione finita, i leader raggiungono la foresta delle mangrovie di Hutan, coinvolta nel programma di ripristino degli esemplari su un’area di 600mila ettari. Giorgia Meloni è l’ultima ad arrivare, dopo un bilaterale con il canadese Trudeau, in cui sul tavolo c’è l’impegno reciproco sulla transizione climatica. Nella foresta, i leader in polo e camicie bianche piantano simbolicamente un albero.

La premier Meloni al G20/afp

G20, Meloni: “Su energia e sicurezza alimentare non dobbiamo farci intimidire”

La guerra, la crisi alimentare, l’emergenza energetica. Se lo scorso anno, a Roma, i leader del mondo pensavano di aver già conosciuto i momenti peggiori con la pandemia, nessuno si sarebbe aspettato che ci sarebbe stato da tirare su le maniche e lavorare ancora tanto per risollevarsi. Ora il G20 di Bali ha un obiettivo ambizioso, quello di non fallire. “Abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso”, ricorda il premier indonesiano Joko Widodo aprendo i lavori. “Non dobbiamo permettere al mondo di precipitare in un’altra Guerra Mondiale”.

Quando l’Indonesia ha assunto la presidenza del G20, “era impossibile prevedere che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina e il devastante impatto che ciò avrebbe avuto sull’ordine mondiale e sulle nostre economie”, ribadisce Giorgia Meloni, unica capo di governo donna seduta a un tavolo con 41 partecipanti. Quanto alle politiche energetiche, tuona, la guerra in Ucraina “finalmente ha posto in evidenza i tanti errori commessi”, dall’inizio del Millennio. Fa riferimento ai rapporti tra Paesi produttori e consumatori. L’Italia e l’Unione europea stanno intervenendo per fare fronte alla “spropositata e sproporzionata crescita dei prezzi dell’energia”, per aumentare la produzione nazionale e accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, riducendo al tempo stesso l’eccessiva dipendenza dalla Russia. “Altri Paesi hanno maggiori difficoltà nel farlo e vanno sostenuti”, è la posizione di Meloni che, nel dramma della crisi energetica, intravede in filigrana l’opportunità di rendere il mondo “più sostenibile”.

Meloni ha incontrato il presidente americano Joe Biden in un bilaterale che è durato circa un’ora. Domani, invece, avrà il faccia a faccia con il leader cinese Xi Jiping.

Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino Zelensky al G20: “Estendere a tempo indeterminato l’accordo sul grano”

L’accordo sul grano esteso a tempo indeterminato e per altri due porti ucraini, oltre a Odessa. E’ l’appello di Volodymyr Zelensky, in videocollegamento con il G20. Lui, però, si rivolge al ‘G19’, escludendo la Russia dai grandi della Terra, riuniti a Bali, in Indonesia. Il presidente ucraino al vertice detta anche le sue proposte di soluzione alla guerra. Un decalogo, che va dalle garanzie di sicurezza nucleare, alimentare ed energetica al rilascio di tutti i prigionieri, passando per il ritiro delle truppe russe. “Pretese” che Mosca, nelle parole del ministro degli Esteri Sergey Lavrov, considera “irrealistiche e inadeguate“: “Tutti i problemi nella risoluzione della questione ucraina li crea Kiev, che rifiuta categoricamente qualsiasi negoziato“, denuncia nel suo intervento, in rappresentanza della Russia.

Il più grande raduno di leader mondiali dall’inizio della pandemia si apre infatti senza Vladimir Putin. Di ritorno da Kherson, città dell’Ucraina meridionale appena riconquistata dall’esercito, Zelensky è tra i primi a intervenire, davanti alla platea del primo panel, su sicurezza energetica e alimentare. Il suo piano per portare la pace e “salvare migliaia di vite” è “non fidarsi della Russia”, né tollerare “alcuna scusa per il ricatto nucleare” di fronte alle “folli minacce” di Mosca. Quindi, propone di estendere sine die l’accordo che consente le esportazioni di grano ucraino. Il negoziato, stipulato a luglio sotto l’egida della Turchia, che ha permesso la consegna di oltre 10 milioni di tonnellate di grano, scade venerdì e Mosca ha lasciato dubbi sulle sue intenzioni, sollevando timori per nuove carestie.

L’invasione dell’Ucraina non è all’ordine del giorno ufficiale del G20, ma domina l’incontro, perché preoccupa e acuisce le divisioni tra l’Occidente che sostiene Kiev e altri Paesi, guidati dalla Cina, che si rifiutano di condannare Mosca. L’accordo è al centro anche del bilaterale tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il turco Recep Tayyip Erdogan: “Biden – spiega la Casa Bianca – ha espresso il suo apprezzamento a Erdogan per gli sforzi compiuti per rinnovare l’Iniziativa per il grano del Mar Nero, che entrambi hanno concordato essere stata fondamentale per migliorare la sicurezza alimentare globale in mezzo alla guerra della Russia e che l’Iniziativa deve continuare“.

Ospitando l’evento, il presidente indonesiano Joko Widodo chiede nel suo discorso di apertura la “fine della guerra“: “Non dobbiamo dividere il mondo in campi diversi. Non dobbiamo permettere che il mondo cada in una nuova guerra fredda”. L’Indonesia, che ospita il vertice, aveva messo in guardia dall’aspettarsi il tradizionale comunicato congiunto, ogni virgola del quale viene intensamente negoziata per evitare di turbare qualcuno. Ma lunedì sera è stato raggiunto un accordo tra i negoziatori su un testo comune. Secondo una fonte occidentale, il documento descriverà l’invasione dell’Ucraina come una “guerra“, usando quindi un termine respinto da Mosca che parla di “operazione speciale” per “denazificare” l’Ucraina. Ma darà anche a ciascun Paese un certo margine di manovra nella sua posizione.

Gli occhi sono puntati sulla Cina. Xi Jinping si è avvicinato a Putin alla vigilia della guerra, formando un fronte comune contro quelli che descrivono come “disegni egemonici occidentali”. Pechino si è rifiutata di condannare l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio e respinge le sanzioni occidentali. Nell’incontro con il leader cinese, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto a Xi Jinping di interferire con Putin per convincerlo a tornare al “tavolo dei negoziati“. Lunedì Biden, nel suo primo incontro faccia a faccia con il leader cinese dalla sua elezione, aveva ottenuto l’accordo sul rifiuto di qualsiasi uso di armi nucleari in Ucraina. L’Occidente vorrebbe che il G20 dichiarasse esplicitamente la sua opposizione a questo rischio di escalation.

Meloni al G20: incontro con Biden. Guerra e sicurezza energetica sul tavolo

Atterra a Bali in serata, Giorgia Meloni. La sua seconda grande vetrina mondiale da premier, dopo quella della Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto e, prima ancora, un passaggio informale a Bruxelles con i vertici europei. Dopo la cerimonia di benvenuto sulla pista, con le danzatrici indonesiane, tira dritto in albergo, pronta a intervenire in apertura del G20. Il suo panel è dedicato a cibo, energia e sicurezza. Sono questi i nodi veri del vertice, strascichi dall’aggressione russa all’Ucraina.

Lo sanno tutti e, per tutti, complice anche l’assenza del presidente russo Vladimir Putin, è una corsa al bilaterale con il presidente americano Joe Biden.
Meloni lo incontra nel pomeriggio sull’isola degli Dei. Del faccia a faccia ha accennato la Casa Bianca: al centro ci saranno la Cina e, appunto, la guerra in Ucraina. Ovvero il supporto che Roma è disposta a dare a Kiev, continuando a isolare la Russia sul piano internazionale. Con gli Stati Uniti l’Italia ha bisogno di una sponda per non rischiare oltre sul piano dell’approvvigionamento energetico. Secondo quanto filtra da Palazzo Chigi, “Questo viaggio smentisce i detrattoti di Meloni e del governo. C’è grande attenzione verso l’Italia e non quell’isolamento che la sinistra sta raccontando. Tutti riconoscono invece all’Italia un ruolo fondamentale nello scacchiere internazionale”, è il ragionamento.

Dopo Biden (incontro previsto per le 10.15 ora italiana) la presidente del Consiglio incontrerà però anche il presidente cinese Xi Jinping.

Alla vigilia dell’inizio dei lavori, a Bali Biden e Xi hanno già il loro faccia a faccia. Li accomuna la questione irrisolta del contributo che i leader dei Paesi più inquinanti del mondo hanno intenzione di dare all’abbattimento delle emissioni: Usa e Cina “devono lavorare insieme per affrontare le sfide transnazionali come il cambiamento climatico, la stabilità macroeconomica globale, compresa la riduzione del debito, la sicurezza sanitaria e la sicurezza alimentare globale, perché questo è ciò che la comunità internazionale si aspetta“, spiega il presidente americano dopo l’incontro, durato più di tre ore.

Tra gli incontri di Meloni in Indonesia, sono in agenda anche quello con l’indiano Narendra Modi, con il canadese Justin Trudeau, il turco Recep Tayyip Erdogan, il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, il presidente della Repubblica di Indonesia, Joko Widodo. Sullo sfondo, resta aperta la questione delle esportazioni di grano, perché tra sei giorni scade l’accordo con Putin sui corridoi sicuri e torna a bussare l’incubo della carestia in Africa.

Con lei, a Bali, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha già incontrato l’omologo saudita, Mohammed Al-Ja-daan, sempre in chiave energetica, e vedrà domani Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo monetario internazionale, oltre che il segretario al Tesoro Usa, Janet Louise Yellen.

Il G20 è un esame per Meloni tra Biden, Xi Jiping e clima

Al G20 di Bali sarà la prima, ‘vera’ volta di Giorgia Meloni con i grandi del mondo. Un passaggio – un esame – sicuramente più attendibile della Cop27, dove la presidente del Consiglio ha avuto incontri importanti ma circoscritti. La reunion indonesiana può definire meglio il perimetro all’interno del quale dovrà muoversi l’Italia nei prossimi anni. Meloni incontrerà Joe Biden, Xi Jiping e Erdogan, parteciperà ai lavori del cenacolo più esclusivo del pianeta, porrà questioni e vedrà di farsi dare risposte. Al centro dei colloqui bilaterali ci saranno questioni caldissime e lì, al cospetto di personaggi non proprio di primo pelo, si capirà quanto la premier è in grado di tenere la barra dritta e di portare avanti la sua politica.
Quello che non è successo a Sharm el-Sheikh, potrebbe accadere a Bali. Perché i ‘grandi inquinatori’ del mondo ci saranno tutti, compreso Narenda Modi, il primo ministro dell’India che non sembra possedere una sensibilità particolare per i temi ambientali. Sarà un’occasione, anzi l’occasione, per determinare alcuni passaggi che non possono più essere trascurati e che condizioneranno il futuro del pianeta in termini economici e climatici. Il tutto si innesta in contesto congiunturale delicato, dalla salvaguardia del clima all’instabilità finanziaria, dai disagi sociali post pandemia fino alle guerre alle porte dell’Europa. Un bella zuppa di grane, in buona sostanza.
La prima volta di Meloni, come si diceva, non potrà né essere banale né venire schiacciata dal peso della responsabilità e dallo spessore (o dalle spigolature) degli altri. Di solito da questi summit si esce con molte chiacchiere e pochi fatti, invece la presidente del Consiglio vorrebbe dare concretezza alla sua lunga trasferta in Asia: saturare l’agenda è un ‘must’ aziendale, ottenere qualcosa di concreto per l’Italia una difficoltà oggettiva. Una due giorni fondamentale, comunque, mentre il prezzo del gas sale e scende al ritmo incontrollabile del rock, le misure a salvaguardia delle imprese e delle famiglie per contrastare la crisi energetica danno la sensazione di essere transitorie e non apprezzate da tutti (leggi Carlo Bonomi, numero uno di Confindustria), la paura che l’inverno sia davvero ‘freddo’ congela qualsiasi speranza a breve termine.

nave grano

Le conseguenze della guerra: nodo del grano al G20, il tempo stringe

E’ la guerra in Ucraina il convitato di pietra del G20. Di tutte le sue ripercussioni, in ogni loro sfaccettatura, i leader si troveranno a discutere a Bali, in Indonesia, nella due giorni più attesa. Oltre alla crisi energetica, alla sicurezza e all’inflazione galoppante, torna lo spettro della carestia. Perché tra soli cinque giorni scadrà l’accordo sui corridoi sicuri per il trasporto del grano e l’Africa, provata, trema ancora. Il 19 novembre è alle porte e, per ora, la Russia continua a negare la proroga.
E’ “essenziale per la sicurezza alimentare mondiale“, ricorda il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. “L’iniziativa per i cereali del Mar Nero e gli sforzi per garantire che i prodotti alimentari e i fertilizzanti russi possano fluire verso i mercati mondiali sono indispensabili per la sicurezza alimentare globale“, avverte, chiedendo “un’azione urgente per scongiurare la fame in un numero crescente di luoghi nel mondo”.

L’accordo, siglato il 22 luglio a Istanbul sotto l’egida delle Nazioni Unite e della Turchia, è stato fondamentale, finora, per evitare nuovi aumenti dei prezzi e risparmiare la fame a milioni di persone. Oltre 10 milioni sono state le tonnellate di cereali e prodotti alimentari sbloccate e partite dall’Ucraina grazie ai corridoi.
Venerdì le Nazioni Unite e i funzionari di Mosca hanno discusso dello stato delle esportazioni dei fertilizzanti dalla Russia, necessari per combattere la crisi alimentare. Senza troppo successo, anche se, grazie al Programma Alimentare Mondiale, i Paesi Bassi hanno permesso una spedizione di 20mila tonnellate per il Malawi. Poco, troppo poco per le necessità del continente.

Il mondo non può permettersi di lasciare che i problemi globali di accessibilità ai fertilizzanti diventino una carenza alimentare globale“, scrive l’Onu in una nota, dopo l’incontro tra la segretaria generale per il Commercio e lo Sviluppo, Rebeca Grynspan, il capo dell’agenzia umanitaria, Martin Griffiths, e il vice ministro degli Esteri russo Sergey Vershinin. Le discussioni, assicurano le Nazioni Unite, sono state “costruttive”