G7 Industria, 10/10 secondo vertice a Roma. Urso: Lavoriamo a sicurezza settori strategici

Africa, intelligenza artificiale, catene di approvvigionamento al centro della seconda ministeriale ‘Industria e Innovazione tecnologica’, il 10 ottobre a Roma.

Il vertice tira le somme di un percorso svolto nel corso dell’anno di presidenza italiana del G7, dal quale “emerge quanto importante sia l’industria, in questo contesto difficile e in evoluzione”, spiega Adolfo Urso presentando il summit.
Nella dichiarazione di Verona i Paesi del G7, ricorda il ministro, “hanno concordato sulla necessità di unire competizione e coordinamento per le catene del valore” e riflette: “I Paesi dell’Occidente devono ragionare su sicurezza e affidabilità in settori considerati strategici, come i semiconduttori, l’Ia, le infrastrutture di interconnessione”.

Nella ministeriale di Roma non si farà solo il punto sui risultati raggiunti dallo scorso marzo, ma si porterà la discussione in avanti.
La prima sessione in programma è sullo sviluppo digitale, per rafforzare la catena del valore tra i paesi del G7 e dell’Africa.
La Presidenza italiana del G7 e l’Undp stanno lavorando alle ultime fasi in vista del lancio dell’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, che mira a rafforzare gli ecosistemi locali di Ia all’interno dei Paesi africani e accelerare l’innovazione e i partenariati nel settore privato. L’hub aprirà nel 2025 e avrà sede in Italia. Al centro della discussione, le possibili collaborazioni tra i Paesi del G7 e quelli africani per la diffusione dell’Ia nei processi produttivi. Nel corso della sessione, interverranno i rappresentanti di quattro startup africane con Nasrallah Hassan, Co-Founder di Birrama (Etiopia), Tonee Ndungu, Ceo di Kytabu (Kenya), Marouen Hammami, Cto di IrWise (Tunisia), Karim Beguir, Ceo di InstaDeep (Tunisia). Affianco alle startup, interverranno i rappresentanti di alcune grandi aziende, nazionali e multinazionali, che presenteranno ipotesi progettuali da far confluire all’interno dell’Hub: Julien Groues, vice president di Amazon Web Services; Maximo Ibarra, Ceo di Engineering; Farrukh Hussain, Investment Director di Sony Group.

Nella seconda sessione si valuterà la politica industriale come strumento per rispondere a una nuova era di sfide globali. A Verona si era affermata la necessità di lavorare a 7 attraverso la costituzione di un Punto di Contatto sui Semiconduttori dedicato a scambiarsi informazioni e buone pratiche nel settore, per aumentare il coordinamento tra i Sette e rendere questa catena più resiliente, affidabile e colmarne le vulnerabilità. La sessione vedrà i ministri discutere il lavoro del Punto di Contatto e i risultati ottenuti su: come coordinarsi sulla ricerca industriale precompetitiva per garantire che i nostri settori critici rimangano innovativi come richiede la concorrenza globale; come coordinarsi in caso di crisi negli approvvigionamenti; come far fronte alle politiche e pratiche non di mercato. La sessione discuterà anche di come il lavoro svolto sui semiconduttori sia o meno applicabile ad altre filiere interessate da simili dinamiche. Alla riunione, rivolta ai soli rappresentanti governativi, parteciperanno anche i rappresentanti di Paesi Bassi e Repubblica di Corea.

Nella terza sessione, si discuterà di come favorire l’adozione dell’Ia nelle aziende. Il ministro Urso presenterà il Rapporto predisposto dalla Presidenza italiana sulla diffusione dell’Ia nei processi produttivi delle micro, piccole e medie imprese. Perché ci sono alcuni settori, come le tecnologie emergenti (ad esempio l’intelligenza artificiale), in cui le catene di approvvigionamento stanno appena iniziando a svilupparsi. La sessione si propone quindi di discutere come ciascuno dei membri del G7 stia affrontando il tema individualmente, quali azioni si stanno promuovendo e come si potrebbe lavorare per promuovere una visione comune delle filiere tecnologiche emergenti.

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G7, Lollobrigida si prepara a ministeriale Agricoltura: Africa e siccità sul tavolo

Il G7 Agricoltura di Ortigia avrà il compito di “spiegare l’Italia in modo semplice”. Francesco Lollobrigida si prepara ad accogliere i grandi della Terra in Sicilia. Sceglie Ortigia perché, spiega, “quasi tutto ciò che è passato in Italia ha lasciato il segno in quel piccolo lembo di mondo“.

Ha scelto la location prima dell’ennesima emergenza siccità che colpisce l’Isola, ma inevitabilmente la crisi idrica sarà uno degli elementi sul tavolo sia della ministeriale, che dell’Expo ‘DiviNazione’ che la anticiperà. Ad ogni modo, sottolinea, “L’Italia ha bisogno di presentarsi con il massimo delle sue potenzialità, lo può fare e lo deve fare e il G7 in Puglia ha dato già un ottimo segnale in questo senso“. Spinge l’evento al Sud anche perché il sistema fieristico italiano, ricorda il ministro, “è sbilanciato verso Nord, il meridione non ha un sistema capace di accogliere grandi eventi, ma ha un vantaggio rispetto ai luoghi all’aperto che possono ospitare manifestazioni di lungo periodo“.

Sulla scia del Piano Mattei, le porte saranno aperte anche ad alcuni Paesi africani, quelli “più vicini al nostro contesto di sviluppo, che abbiamo individuato con l’Unione africana“, fa sapere Lollobrigida, parlando di “un grande entusiasmo” da parte dei Paesi africani selezionati.

Innovazione, cooperazione e reciprocità nel commercio saranno temi determinanti per riaffermare il ruolo dell’agricoltura nella produzione di cibo di qualità e nella gestione dei territori. Nel complesso, i due grandi eventi si svolgeranno dal 21 al 29 settembre. Nel dettaglio il G7 sarà il primo dedicato non solo all’agricoltura ma anche alla pesca, tra i comparti più strategici per l’Italia e il sistema Paese.
Dialogheremo con le associazioni agricole, con il mondo della ricerca e dell’innovazione, con i giovani, con la nostra industria e i nostri produttori, non solo dell’agricoltura ma anche della pesca”, scandisce il ministro. Tanti gli ospiti annunciati, i Commissari per agricoltura, ambiente e pesca del Parlamento europeo e dell’Unione Africana e i vertici delle tre agenzie Onu del polo romano (Fao, Ifad, Wfp), dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e il Cgiar, partenariato globale che unisce organizzazioni internazionali impegnate nelle ricerche sulla sicurezza alimentare. La premier, Giorgia Meloni, sarà presente alla visita inaugurale del ‘Divinazione-Expo 24’ il 21 settembre.

I lavori si si svilupperanno attraverso quattro aree tematiche prioritarie individuate dalla Presidenza italiana: scienza e innovazione in agricoltura per l’adattamento ai cambiamenti climatici; le giovani generazioni come agenti di cambiamento in agricoltura; il contributo della pesca e dell’acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare; il contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura nel continente africano.

Sono più di 150 gli incontri e i convegni in programma, animati dalla partecipazione di oltre 10 ministri ad esponenti delle istituzioni e del mondo agricolo. Gli stand saranno circa 200 stand e più di 600 le aziende in rappresentanza delle eccellenze nazionali dell’agricoltura, della pesca, dell’acquacoltura e del settore vivaistico-forestale, delle tecnologie innovative connesse a pesca e agricoltura, oltre a stand istituzionali e delle forze dell’ordine.

L’Africa sarà al centro della prima sessione di lavoro il 26 settembre che vedrà la partecipazione a Ortigia di una rappresentanza di ministri dell’Agricoltura africani provenienti dalle varie regioni del continente. Il processo dell’Agenda post Malabo e l’attuazione dell’Agenda dopo il 2025; gli investimenti nel settore agricolo in Africa e il rafforzamento della cooperazione tra il G7 e l’Africa nel settore agricolo i tre filoni protagonisti del Forum.

Studenti di scuole agrarie, insegnanti e giovani agricoltori in rappresentanza dei Paesi G7 saranno coinvolti direttamente in una riunione sulle stesse tematiche che precede la Ministeriale. Durante la sessione di lavoro del 27 settembre gli studenti avranno l’opportunità di presentare direttamente ai Ministri i propri risultati e conclusioni dei lavori.

G7, Meloni rilancia Piano Mattei, ma salta trasferta. Zelensky la attende a Cernobbio

Giorgia Meloni partecipa al G7 dei Parlamenti solo virtualmente. In queste ore turbolente per il governo, ha preferito restare a Roma. Del resto, subodorava che sarebbe stata una giornata convulsa. Non a caso, con il G7 della Cultura alle porte (19-21 settembre a Pompei), il ministro Gennaro Sangiuliano presenta le dimissioni dopo una settimana di agonia con i fari puntati sull’affaire Boccia. “Mi scuso per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente“, dice la premier in apertura di intervento, senza aggiungere altro.

Se la sua agenda non subirà ulteriori modifiche, la sua presenza è prevista domattina a Cernobbio, per il Forum di Ambrosetti. Ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato sui social la partecipazione per incontri con rappresentanti delle imprese italiane e con la presidente del Consiglio. In collegamento con Verona, Meloni ribadisce il suo appoggio incondizionato all’Ucraina, “nazione aggredita” che “difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti“.

E non perde l’occasione per rivendicare che, sotto la presidenza italiana, il vertice del G7 ha “segnato un cambio in basso e di prospettiva“. Pensa alle sinergie strategiche instaurate tra il piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment G7 e ai nuovi strumenti finanziari creati con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del continente africano. Lo sguardo, quindi, è sempre puntato al di là del Mediterraneo.

Questo respiro sinergico è in qualche modo lo stesso con cui l’Italia parteciperà al G20 di novembre a Rio, quando l’Italia “assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti“, scandisce. La premier punterà quindi su un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, senza trascurare gli sforzi necessari per, spiega, “affrontare il nesso clima e energia in un modo più pragmatico, meno ideologico, socialmente più giusto“, e le azioni urgenti per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Alla ministeriale di Verona, Meloni tocca anche un altro punto che le sta particolarmente a cuore, l’intelligenza artificiale generativa. Una delle sfide del futuro, sulla quale ha invitato a riflettere Papa Francesco durante il G7 di Borgo Egnazia. “Il Santo Padre ci ha ricordato che ogni strumento tecnologico creato dall’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere un’ispirazione etica che sia, cioè, ordinata al bene di ogni essere umano“, afferma. La domanda che la politica deve porsi, sottolinea Meloni è: “che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?“. Le strade sono due, utilizzarla per concorrere al bene comune o per “aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali“. Alla politica spetta rispondere alla domanda non, ribadisce, “agli algoritmi o alle macchine”.

Lollobrigida si prepara a G7 Agricoltura: tra Piano Mattei e guerra dei dazi con la Cina

Dal palco del Meeting di Rimini, Francesco Lollobrigida si prepara al G7 dell’Agricoltura e della Pesca, che si svolgerà dal 26 al 28 settembre a Ortigia, in Sicilia.

Il primo che non coinvolgerà solo le nazioni più industrializzate, ma sarà innanzitutto un “ponte con l’Africa“, anticipa. Due giorni e mezzo in cui una parte preponderante sarà dedicata al Piano Mattei, al rapporto con i paesi africani, che in qualche modo si intreccia con uno sviluppo che definisce “coerente” del Pianeta, che metta in condizione di rispondere anche alle grandi domande.

Una tra tutte: “Come diamo da mangiare 10 miliardi di persone?“. L’approccio del ministro italiano continua a essere quello in cui alla quantità si aggiunge la qualità. Continua quindi la guerra in Italia e in Europa ai cibi sintetici. Come fare con l’Africa? “Investendo sulle grandi potenzialità del continente“, scandisce. Perché l’Africa ha il 65% delle terre arabili del pianeta e, sottolinea Lollobrigida, “ha i giovani“. L’età media è di 25 anni, significa “forza lavoro e capacità di rigenerazione molto elevata“. La sinergia con i paesi “cosiddetti ‘progrediti’ – dice – può portare a uno sviluppo integrato che mette in condizione in particolare l’Europa di condividere nuovamente una stagione virtuosa di rapporti come Enrico Mattei prevedeva con l’Africa“.

Ma, a livello internazionale, il ministro dovrà gestire anche il nodo della guerra dei dazi tra Unione Europea e Cina che parte dalle auto, ma finisce dritta sugli agricoltori, soprattutto su quelli che si occupano di latte e formaggi. Il settore agroalimentare è preoccupato, più volte nei rapporti tesi con alcuni Paesi, è diventato bersaglio di ritorsioni.

“Se l’Europa colpisce i prodotti industriali, a subire il contraccolpo sono le eccellenze agroalimentari a partire dalle DOP“, tuona il consorzio del Grana Padano, leader mondiale nel consumo con 5.456.500 forme prodotte lo scorso anno e con un export che già nei primi mesi del 2024 è ulteriormente cresciuto, arrivando a rappresentare circa il 50% del prodotto commercializzato. “I dazi ipotizzati dalla Cina contro i prodotti lattiero-caseari dell’Europa zootecnica saranno negativi per l’intero continente e soprattutto per la Francia o altri paesi di forte esportazione in Cina“, osserva il direttore generale del Consorzio di Tutela, Stefano Berni. “Anche l’Italia rischia delle conseguenze, ma in misura meno rilevante – ricorda -. Per il Grana Padano la Cina, pur non avendo raggiunto livelli di importazione del nostro prodotto in quantità rilevanti, è comunque un mercato in decisa crescita e quindi saremmo sicuramente penalizzati”. Sulla vicenda, Berni promette battaglia e chiede di usare anche il palco della ministeriale dei 7 grandi: “Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità usando anche l’occasione del G7 Agricolo“, annuncia. “Siamo a favore della libera scelta del consumatore, purché sia essa correttamente informata e legata a prezzi corretti che non vengano eccessivamente gravati da dazi di ingresso. Quindi ci batteremo per questo a tutela dei consumatori italiani e mondiali che non devono vedere la loro capacità di spesa compromessa da costi aggiuntivi di derivazione politica oltre a quelli fisiologici dettati dalla qualità dei prodotti posti in vendita“.

Barachini: “Sacrosanta una nuova legge sull’editoria. Per l’Ia serve approccio umanocentrico”

Un tempo si diceva intervista ‘a tutto tondo’. Alberto Barachini, sottosegretario all’Editoria e all’Informazione, davvero tocca tanti argomenti ai microfoni del #GeaTalk (guarda qui il video integrale). Innanzitutto sulla rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea: “Come esponente di Forza Italia sono estremamente soddisfatto del fatto che la coerenza dell’appartenenza al Partito popolare europeo ha portato a una buona continuità di governo europeo. La coerenza e anche la visione europeista del nostro movimento politico e del Ppe credo siano fondamentali anche per dare una centralità all’Italia“.

Restando sull’attualità, Barachini risponde anche (indirettamente) all’appello lanciato poche ore prima dal presidente dell’Autorità per Garanzie nelle Comunicazioni, Giacomo Lasorella, che alla presentazione della Relazione annuale 2024 di Agcom dice apertamente che serve una nuova legge sull’editoria. “Credo che sia sacrosanto e fa parte di una riflessione che molti di noi hanno fatto in questo periodo. Il sistema dell’editoria sta cambiando in maniera vorticosa e la legge è del 1987. Qualcosa sicuramente va rivisto“. Anche perché “il sistema nazionale dell’informazione italiana è fragile, quindi va tutelato e difeso nell’interesse nazionale e nell’interesse anche occupazionale del Paese“, ammette l’esponente di governo.

Oggigiorno tutto sta cambiando rapidamente sotto la spinta del web, dei social e adesso anche dell’Intelligenza artificiale, argomento di cui Barachini si occupa quasi quotidianamente. Al punto da aver creato una commissione, con a capo padre Paolo Benanti, che svolge lo stesso ruolo anche alle Nazioni Unite. Dal lavoro di questo nuovo organismo è stata prodotta una relazione che poggia le basi su tre pilastri: “Difesa del diritto d’autore, marcatura dei contenuti prodotti con l’Ia e, soprattutto, la nuova aggravante penale del cosiddetto deep fake“. Il testo è stato poi consegnato alla premier, Giorgia Meloni, che lo ha inserito nel dossier che ha centralizzato l’attenzione del G7 dei leader, alla presenza anche di Papa Francesco. “L’approccio umanocentrico prodotto nella nostra prima relazione è stato molto opportuno“, dice Barachini del lavoro svolto.

Il sottosegretario analizza diverse criticità di questa tecnologia. In fondo “siamo in presenza di un’innovazione della quale neanche gli stessi ingegneri conoscono l’evoluzione esatta“. Che porta anche qualche preoccupazione: “Abbiamo cercato di lavorare sul tema del cosiddetto ‘Registro di apprendimento dell’Ia – ricorda -, cioè chiedere alle società che sviluppano questa tecnologia di tenere un registro delle fonti. Si tratta di un tema molto delicato, perché i tecnici della commissione mi hanno detto che al momento, e probabilmente anche nel futuro, i sistemi di Intelligenza artificiale generativa sono talmente complessi che dalla risposta sarà quasi impossibile risalire alla fonte. Cioè, è talmente articolata l’interazione, la gestione delle fonti che lo stesso sistema non riconosce quali fonti che hanno generato un contenuto“.

Senza contare che, sul piano ambientale, l’Ia qualche problema lo crea. “Amazon, che sta investendo molto in Ia, ha fatto studi molto approfonditi sul consumo di energia elettrica e idrico, perché per raffreddare i server serve una mole di acqua incredibile. Quindi, la domanda è: il business che genererà sarà compatibile con l’esborso di risorse e i consumi che questo fenomeno richiede?“. Per Barachini “forse stiamo anche un po’ sopravvalutando l’Ia: pensiamo che possa fare cose straordinarie, poi quando gli chiediamo di fare delle cose molto semplici o facciamo degli esperimenti il contenuto è estremamente superficiale“. Ci sono anche aspetti positivi, però. Ad esempio per i Paesi sottosviluppati può essere una risorsa importante, a patto che “a livello internazionale si rifletta anche sulla capacità di sviluppo e, magari, sull’aiuto economico. Perché se queste tecnologie rimangono patrimonio solo di alcuni Paesi, invece che ridurre la povertà mondiale – avverte Barachini –, si rischia di ampliare il divario“.

Meloni rivendica il successo del G7: “Grande gioco di squadra in negoziati difficili”

Photo credit: Palazzo Chigi

Dalla masseria di Borgo Egnazia, circondata da ulivi a perdita d’occhio (come il simbolo scelto per il G7) e dal podio ricavato da un tronco secolare, in conferenza stampa Giorgia Meloni rivendica ancora una volta il suo “grande successo“. Il successo dell’Italia, della Puglia, dei leader del mondo che non si sono disuniti sui grandi temi, sostiene. Il G7 è stato compatto, nonostante i negoziati fossero difficili, e la dichiarazione finale condivisa addirittura un giorno prima: “Non accade spesso”, rivendica la premier. Parla di un “ottimo gioco di squadra che rende onore all’Italia nel suo complesso“.

I sette Grandi raggiungono l’intesa sulla bozza finale in cui non compare il termine “aborto”, causa di frizioni tra Italia e Francia nei giorni scorsi, ma per Meloni la polemica è “artefatta“. Totale il sostegno finanziario aggiuntivo da 50 miliardi per l’Ucraina, che sarà definito a livello tecnico nei prossimi giorni. “Piena” la sintonia sulla proposta degli Stati Uniti per la tregua in Medio Oriente. Il Piano Mattei entra nel documento, con il Global Gateway dell’Ue e la Pgii del G7. Sull’Africa, spiega, “L’Italia ha cercato di essere riferimento dall’inizio del mandato, per costruire modelli di partenariato da pari a pari“.

Attenzione alta sul clima. Qui la presidente del Consiglio tiene però a precisare che “la sfida dell’Italia resta quella della neutralità tecnologica“: “Dobbiamo mantenere gli impegni presi, senza cadere nel paradosso che per proteggere l’ambiente finiamo per avvantaggiare altre nazioni che non hanno problemi ad agire contro l’ambiente“.

Alla Cina, i Sette mandano un “messaggio chiaro“: “Siamo aperti al dialogo, ma le nostre imprese devono poter competere ad armi pari. Il mercato può essere libero, ma solo se è equo, quindi libero mercato, in un quadro però di concorrenza leale“. Nelle prossime settimane, la premier sarà in missione in Cina, su un invito di Xi Jinping “arrivato tempo fa“, fa sapere, confermando i rumor.

Fonte di orgoglio è la prima presenza di un Pontefice a un G7. Papa Francesco si è trattenuto per l’intera sessione outreach, con una riflessione sui rischi e le potenzialità dell’intelligenza artificiale, “una delle sfide più complesse e impattanti“, ricorda. L’obiettivo di tutti, ribadisce, è che “questa tecnologia rimanga controllata dall’uomo“. Su questo, “il Santo Padre ha dato un contributo morale e pratico straordinario“. Il vertice lancia l’iniziativa di un marchio che consenta alle imprese che adottano un codice di condotta di essere riconoscibili.

Anche se il vertice è terminato, la giornata è densa di impegni per la premier, che prima della conferenza finale vede il presidente di turno del G20, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, stringe un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo della Banca Africana di Sviluppo, tiene un bilaterale con il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, e ancora con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Energia, lotta al cambiamento climatico, gestione delle acque e protezione delle foreste sono su tutti i tavoli.

I leader, in questi giorni, non hanno solo discusso di grandi temi. A lavori chiusi, tra i filari della campagna pugliese, “sono stata fiera di vederli a bocca aperta, ma a volte anche meno, per i sapori e il gusto”, racconta la premier. Panzerotti, luminarie, taranta, braccialetti con noccioli di ulivo e la voce del tenore Andrea Bocelli. Gli artigiani mostrano al mondo come dare una nuova vita al legno degli ulivi eradicati per la xylella. “Noi, qui, siamo sempre capaci di reinventarci“, osserva Meloni. Il tema è quello del “borgo globale“: “Con i grandi del mondo parliamo di sfide globali, ma dobbiamo ricordarci che non siamo in grado di affrontare queste sfide senza la nostra identità”.

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Piano Mattei al centro del G7. Da Meloni e dalla Banca africana due fondi per iniziative

Photo credit: Palazzo Chigi

Un Fondo speciale multi-donatori che partirà da 130 milioni di dollari e un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo in cui Roma ha impegnato150 milioni di dollari mentre l’istituto africano “riuscirà almeno a eguagliare” l’investimento. Sono due nuovi fondi per finanziare il piano Mattei in Africa annunciati a margine del G7 che si è chiuso in Puglia.

Fortemente voluto dalla presidenza italiana del Vertice, il ruolo dell’Africa è stato al centro delle sessioni di lavoro del summit di Borgo Egnazia, in una scelta coerente con l’approccio del Piano Mattei che vorrebbe il Continente come un partner paritario dell’Europa. Sul tema, la premier Giorgia Meloni ha incassato il plauso dei colleghi G7 tanto da riuscire a inserire il riferimento nella dichiarazione finale. Nel G7 è infatti “stato condiviso l’approccio italiano“, ha spiegato Meloni in conferenza stampa, sottolineando come l’Italia “abbia cercato fin dall’inizio di creare un punto di riferimento” per quanto riguarda la linea da seguire nei confronti del continente africano: “Unire gli sforzi – ha detto – per continuare a costruire un modello che contribuisca a far crescere e prosperare l’Africa“.

In questa direzione vanno le iniziative siglate da Meloni a margine del vertice, nella giornata conclusiva dedicata agli incontri bilaterali tra i leader, tra cui spiccano quella con il presidente del gruppo Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina, e con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Al centro delle conversazioni, lo stato di avanzamento dei progetti nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa e dell’agenda del Processo di Roma su migrazione e sviluppo. In Algeria, il piano italiano si svilupperà principalmente nel settore agricolo e della formazione professionale. In tale ambito, è in via di adozione il progetto di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36.000 ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Il “più grande investimento in agricoltura sostenibile fatto sinora dall’Italia nella sponda sud del Mediterraneo“, ha sottolinea Palazzo Chigi in una nota.

Il colloquio con Adesina, invece, si è incentrato sull’imminente lancio di una serie di iniziative congiunte “con i settori pubblico e privato dell’Africa, con ulteriori opportunità per le imprese italiane“, come ha spiegato Meloni. Il Piano Mattei “promuoverà partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane, e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo è il nostro principale partner finanziario strategico per la sua attuazione“, ha precisato la premier.

Nel dettaglio, il Fondo speciale multidonatori punterà “a investimenti ad alto impatto e in linea con il clima in settori strategici chiave a sostegno di entità sovrane in Africa” e “sarà in grado di attrarre altri partner internazionali per unire le forze e sfruttare i finanziamenti“. L’Italia ha annunciato un impegno iniziale di circa 130 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni altamente agevolati, insieme a un ulteriore impegno da parte degli Emirati Arabi Uniti. A sua volta, il Gruppo della Banca africana di sviluppo si è impegnato a far corrispondere almeno i contributi del Fondo a ciascun progetto con le proprie risorse. La partnership ha l’obiettivo dichiarato di produrre effetti di sviluppo in tutti i paesi africani, ampliare l’accesso all’energia, affrontare il cambiamento climatico, sostenere la sicurezza alimentare, potenziare i servizi sanitari ed espandere le competenze e i posti di lavoro per i giovani. “Ciò contribuirà a creare maggiori opportunità economiche in Africa e ad arginare i fattori che determinano la migrazione“, ha osservato Adesina.

Quanto all’accordo bilaterale Italia-Banca africana di Sviluppo, si prevede “un accordo di cofinanziamento e un fondo fiduciario per finanziare progetti congiunti” con l’obiettivo di “favorire partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane costruendo opportunità di business comuni e aumentando i flussi di investimento”. I settori prioritari sono energia, acqua, agricoltura, sanità, istruzione e formazione e infrastrutture sia fisiche che digitali. In particolare è prevista l’istituzione di una piattaforma comune per promuovere gli investimenti del settore privato, la piattaforma per la crescita e la resilienza per l’Africa (GRAf). In quest’ambito la Cassa Depositi e Prestiti ha già manifestato l’intenzione di mobilitare fino a circa 820 milioni di dollari in un orizzonte di cinque anni insieme ai principali partner africani ed internazionali con Cdp e Gruppo Banca Africana di Sviluppo orientati a garantire fino a a 200 milioni di dollari ciascuno nello stesso periodo. L’Italia si è già impegnata a contribuire con risorse fino a 45 milioni di dollari all’Alliance for Green Infrastructure in Africa (Agia), un’iniziativa della stessa Banca Africana di Sviluppo che punta a mobilitare fino a 10 miliardi di dollari in investimenti su infrastrutture green in tutta l’Africa.

G7, la società civile chiede giustizia climatica e alimentare. Cosa dice il Civil 7

Giustizia. Climatica, alimentare. E poi pace, sicurezza comune e disarmo nucleare. Sono alcuni dei punti richiesti dal Civil Seven, il gruppo di ingaggio ufficiale della società civile internazionale nel processo G7.

Circa 700 organizzazioni provenienti da 70 Paesi, divise in sette gruppi di lavoro sui diversi temi quali clima, finanza, giustizia economica, pace, human mobility e migrazioni, in preparazione del Summit C7 che si è svolto a Roma, presso la sede della Fao, il 14 e 15 maggio 2024. In quell’occasione è stato prodotto il ‘Civil 7 Communiqué’, il comunicato contenente le proposte sviluppate dai Gruppi di Lavoro che è stato presentato alla Presidenza del G7. “Chiediamo che venga rispettato il diritto internazionale umanitario e quindi che vengano garantiti, anche nei paesi colpiti da guerre, i diritti umani e l’accesso umanitario. E chiediamo che ci sia un approccio alle migrazioni più rivolto alla mobilità umana”, ha spiegato Valeria Emmi, sherpa del Civil Seven. Inoltre, “chiediamo che ci sia una giustizia alimentare e quindi una trasformazione dei sistemi alimentari che possano consentire davvero un futuro sostenibile”.

In questo senso, il Civil 7 torna a ribadire la necessità di interventi ‘urgenti’ di risposta alla crisi climatica, con uno sguardo “di lungo periodo”, che davvero possa raggiungere gli obiettivi che la comunità internazionale si è data entro il 2030. “Quindi uno sviluppo sostenibile davvero per tutti”, continua Emmi.

In generale, il Civil 7 fornisce una piattaforma alle organizzazioni della società civile (OSC) per presentare proposte e richieste volte a proteggere l’ambiente e promuovere lo sviluppo sociale ed economico e il benessere per tutti, garantendo una vita sana, l’uguaglianza di genere, i diritti umani e il principio di non lasciare nessuno in dietro, stimolando in questo un dialogo costruttivo con il G7.

Per tutti i temi sollevati, “il G7 può essere parte del problema o parte della soluzione”. Su questo, ribadisce il Civil 7 “devono decidere i leader attraverso azioni ambiziose e audaci e veramente urgenti. Perché non possiamo più aspettare, siamo ad un punto di non ritorno”.
Nel documento presentato alla Presidenza italiana del G7, si ricorda infatti come “molteplici crisi prolungate e spesso dimenticate, gli attacchi palesi contro i civili e le infrastrutture civili, dimostrano chiare violazioni e mancanza di rispetto del diritto internazionale umanitario e dei principi umanitari”.

Per questo, la società civile internazionale riunita nel Civil 7 ritiene necessario riconoscere la rilevanza critica del momento presente e la responsabilità di tutti gli attori, compreso il G7 e la sua Presidenza, di affrontare la situazione attuale con la massima importanza. “Le minacce alla salute del pianeta e dell’umanità necessitano di iniziativa politica, ambizione e responsabilità – continua – La fragilità della pace globale, la povertà, le disuguaglianze, l’ingiustizia, i loro fattori trainanti e le cause profonde, oltre alla violenza viene perpetrato impunemente su scala catastrofica, richiedono la massima urgenza e un’azione concreta e coraggiosa”

Al centro di tutto, la pace. “Una pace positiva – precisa Emmi – quindi non solo una risposta alle guerre, ma la costruzione di una sicurezza comune, un investimento non tanto in riarmo ma destinato a uno sviluppo sostenibile, per politiche che siano coerenti a livello globale e che davvero possano perseguire i diritti umani e garantire un futuro sostenibile”.

G7, Meloni: “Orgogliosa per impegni concreti, Italia ha tracciato la rotta”

L’Italia ha stupito e tracciato la rotta. Alla fine del secondo giorno di lavori del G7, adottata la dichiarazione finale dei leader, in un video sui social Giorgia Meloni è, ancora una volta, “orgogliosa” degli occhi del mondo puntati sull’Italia.

Nonostante le frizioni, il vertice converge su un documento “estremamente significativo”, scandisce, che contiene impegni “concreti, reali,  che riguardano questioni dirimenti per il nostro presente, per il nostro futuro e sui quali ha ribadito la sua unità di intenti, la sua compattezza”.  Unità sul sostegno all’Ucraina e “piena convergenza” sull’appoggio alla proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco a Gaza.

Il G7, ripete, conferma di “non essere una fortezza chiusa che deve difendersi da qualcosa o da qualcuno, ma un’offerta di valori che si apre al mondo, che vuole costruire sviluppo e crescita condivisi”.

Il momento è stato storico, con la presenza di Papa Francesco, primo Pontefice a un G7, che ha condiviso le sue riflessioni per uno “sviluppo etico e centrato sull’uomo di una tecnologia rivoluzionaria come l’intelligenza artificiale”.

Prima volta nella storia, inoltre, che un summit dei sette grandi affronta il tema delle migrazioni: “Abbiamo convenuto che è necessario costruire un coordinamento a livello internazionale e sviluppare una strategia nuova che sia basata su diverse direttrici, a partire dalla necessità di costruire un’alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani e di mettere così a sistema gli sforzi per contrastare una piaga che alimenta i flussi di migrazione illegale e rappresenta una nuova forma di schiavitù”, spiega la presidente del Consiglio.

La premier elenca i nomi di tutti i leader, ringraziandoli: “Joe, Emmanuel, Rishi, Olaf, Justin, Fumio, Ursula e Charles” per il “grande contributo che hanno dato al successo dell’iniziativa” e ringrazia i leader delle nazioni e delle organizzazioni internazionali che hanno partecipato alla sessione outreach, “una delle più nutrite e rappresentative di sempre – rivendica – che hanno reso questo vertice ancora più significativo”.

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Tra i partner del G7 un progetto di moda sostenibile

Giacche in pelle d’uva, ricavate dagli scarti della produzione del vino, denim in cotone e gomma naturale, abiti tinti con polveri naturali da piante e arbusti del territorio, in collaborazione con laboratori artigianali specializzati.
Tra gli stand del Media Center del G7, nella fiera del Levante a Bari, spicca la pala di fico d’india di HavanaEco, capsule collection del Gruppo Toma, partner del vertice.

La collezione celebra la sostenibilità e l’artigianalità in un’edizione limitata di pezzi unici spiccatamente contemporanei e dettagliatissimi.
Siamo onorati di essere stati selezionati tra i partner di un evento così rilevante che mette la Puglia sotto i riflettori del mondo”, spiega il co-founder Sergio Toma.

Il progetto nasce nel 2022 come ricerca e valorizzazione del Made in Italy, del Made in Puglia e della sua tradizione manifatturiera. Il gruppo però è più che adulto e ha già compiuto 30 anni: “Un trentesimo compleanno ricco di soddisfazioni“, confessa Salvatore Toma altro co-founder e presidente di Confindustria Taranto.

Il lavoro è sulla sostenibilità “applicata e reale“, assicura, che “non può non tenere conto dell’imprescindibile apporto valoriale delle maestranze presenti sul nostro territorio. Dalla loro valorizzazione e da quella degli antichi processi artigiani siamo partiti per questo meraviglioso viaggio“.

Oltre a essere sostenibile e artigianale, la capsule è anche genderless, specchio di un mondo in piena trasformazione. I capi sono disegnati secondo le logiche dell’ecodesign, scegliendo materie prime certificate e innovative che vengono prodotte a partire da fibre derivanti dagli scarti di altre industrie.

A supporto della trasparenza e del consumo consapevole, “i capi HavanaECO sono corredati di passaporto digitale“, spiega Verdiana Toma, quarta generazione in azienda e sustainability manager. “Teniamo molto alla trasparenza anche nella comunicazione e attraverso il passaporto digitale divulghiamo i processi e le materie prime sottostanti al singolo articolo“, scandisce. Il DPP si arricchisce così di un “racconto emozionale dei prodotti e di una sezione ricca di consigli sul buon utilizzo degli stessi per educare il consumatore ad un consumo consapevole e sostenibile“.