Manovra, via libera alla fiducia in Senato: il governo passa (indenne) il primo esame

Il primo passo è fatto. La legge di Bilancio esce indenne dall’aula del Senato tra le polemiche delle opposizioni, ma comunque senza sorprese dell’ultimo minuto. Con 109 voti favorevoli, contro i 72 contrari il testo con la nota di variazione supera il primo ostacolo e anche la maggioranza dà prova di salute (dopo le tensioni dei giorni scorsi tra Superbonus e Mes) portando a casa la fiducia sull’emendamento sostitutivo della prima sezione della manovra 2024 con 112 sì e 76 no. Ora toccherà alla Camera approvare in via definitiva il provvedimento cardine delle politiche economiche del Paese, tra Natale e Capodanno, anche se non avrà margine di manovra per correggere neanche una virgola.

Una volta messa in cascina la legge di Bilancio, che tra l’altro conserva i fondi per il Ponte sullo Stretto di Messina spostandoli dagli Fsc per Calabria e Sicilia, però, un pezzo di centrodestra ha già fatto capire di voler ottenere di più su una delle misure espunte da questo testo, ovvero il Superbonus. Capire di chi si tratta è facile: Forza Italia. “A me interessa la sostanza non quale sia lo strumento“, fa sapere il segretario nazionale, Antonio Tajani, dalle colonne del ‘Sole 24 Ore‘, lasciando intendere che qualsiasi strumento normativo sarà ritenuto utile e valido dal suo partito, purché si chiuda almeno la partita delle ristrutturazioni in sospeso nel 2023. “Quello che FI ha chiesto e continua a chiedere è di agire e confrontarsi con buon senso – spiega il ministro degli Esteri -. E’ vero che molti imbroglioni hanno frodato lo Stato ma ci sono tanti italiani onesti che lo hanno utilizzato per mettere a posto i loro condomini. Parliamo di lavori che sono al 70% e che in un mese o due potrebbero essere agevolmente completati – continua -. E’ questo il buon senso di cui parlo e che invito a seguire per non mettere in grave difficoltà proprio quelle famiglie e imprese che hanno seguito le regole“.

Dal lato opposto dello scacchiere politico, le opposizioni proprio non digeriscono la combo manovra, riforma del Patto di Stabilità, no al Mes dell’ultima settimana. “Sono nettamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo, la produzione è in frenata, il nostro Pil non si espande da un anno, c’è un’evidente deterioramento della domanda interna e i consumi delle famiglie hanno esaurito la fase di recupero successivo alla pandemia e voi cosa fate? Mettete 11 miliardi su una misura che vi avevamo chiesto di rendere strutturale, il cuneo fiscale, sapendo che l’anno prossimo si partirà non solo da -11 ma da -15“, tuona il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. “Da quest’anno, chiunque si sieda sulla scrivania del ministro dell’economia (non sappiamo quanto resterà in carica, dopo i silenzi legati alla riforma del Patto di stabilità e alla mancata ratifica del Mes) per fare una manovra nel nostro Paese – rincara la dose –, partirà da -15. Siamo tornati alle clausole di salvaguardia del 2008-2011. Siete sempre gli stessi“.

Anche il capogruppo dei Cinquestelle, Stefano Patuanelli, rivanga il passato. “Avete imposto al Paese la litania della coperta corta: con la destra l’Italia è sempre l’ultima della classe, quella a cui mancano soldi per fare qualunque cosa. Non cito per decenza la tassa sugli extraprofitti, una figuraccia che si commenta da sola. In realtà – prosegue – il quadro che emerge è per noi evidente: avete il terrore negli occhi. Perché l’ultima esperienza della destra al Governo aveva portato l’Italia sull’orlo del baratro con uno spread a 575 e le conseguenti dimissioni del Presidente del Consiglio per evitare il default. Questo vi sta togliendo il coraggio“. Duro anche Tino Magni di Avs: “Votiamo una manovra di propaganda e iniquità in cui c’è di tutto, tranne ciò che serve al Paese. E’ una legge di ‘sbilancio’, che con una sfilza infinita di mance e mancette pende tutta dalla parte dei più forti“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il deputato Angelo Bonelli (Europa Verde): “Legge di Bilancio totalmente iniqua dal punto di vista sociale e ambientale. Un grande regalo alle lobby energetiche e bancarie“. Insoddisfatti – per usare un eufemismo – pure Azione e Italia viva, per completare il cerchio.

Di tutt’altro segno, ovviamente, i commenti della maggioranza. “E’ una sintesi tra prudenza fiscale, quanto mai necessaria considerando il contesto storico, e provvedimenti di grande impatto per l’economia della nostra nazione“, dice il senatore di FdI, Nicola Calandrini, presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Che aggiunge: “Una coerenza determinante per instaurare un clima di fiducia che serve agli investimenti e alla crescita. La manovra mette sul piatto 24 miliardi di euro, ma va giudicata aggiungendo a questi i 4 miliardi e mezzo liberati con il decreto anticipi, e i decreti attuativi della riforma fiscale“. Parla di “percorso impegnativo”, invece, il relatore della manovra, Dario Damiani (FI): “Il risultato è una manovra che ci soddisfa pienamente e che mette in campo misure serie, concrete ed efficaci per rispondere alle necessità del Paese“. Per la Lega è un testo fatto con “responsabilità, serietà, prudenza, che ci ha fatto superare l’esame dei mercati” e questo, sottolinea il capogruppo Massimiliano Romeo, “nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato. Indubbiamente, i crediti d’imposta da Superbonus e il rialzo dei tassi hanno fatto mancare alle casse dello Stato circa 35 miliardi di euro. Questi avrebbero potuto, sì, essere utilizzati per tante altre misure, ma non abbiamo potuto farlo“. La partita finale si sposta ora alla Camera: appuntamento dopo Natale, ma il clima politico anche in quel caso non sarà di ‘festa’.

Ciafani (Legambiente): Appello al governo? Abbassi freno a mano su transizione eco

“Che appello facciamo al governo Meloni? E’, con trasporto, lo stesso che facevamo anche al governo Draghi: abbassare il freno a mano sulla transizione ecologica e spingere il piede sull’acceleratore”. Lo dice il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ai microfoni di GEA per #GeaTalk. “Penso alle politiche energetiche: l’attuale governo è piuttosto in continuità con il precedente, da questo punto di vista”, aggiunge. “C’è bisogno di più coraggio e più ambizione – continua Ciafani -. Di una maggiore voglia di fare dell’Italia un Paese che guida la transizione ecologica mondiale”. Invece “vediamo un partito della lentezza, trasversale”.

Governo, Ciafani: Su transizione sta rallentando, stop dittatura delle fossili

“Sulle politiche energetiche questo governo sta andando in continuità con quello precedente, ma più in generale, sulla transizione ecologica, questo governo sta rallentando il processo”. Lo dice, intervistato da GEA, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, in occasione dell’apertura del congresso Cigno verde, a Roma. “Perché non si può fare sia l’azione per liberarci dalla dipendenza delle fossili, sviluppando le rinnovabili, sia autorizzare nuovi impianti di rigassificazione, come quelli fissi che si vorrebbero realizzare a Gioia Tauro in Calabria o a Porto Empedocle in Sicilia – osserva -. Si deve decidere in quale direzione si vuole andare. Noi vogliamo la direzione della liberazione dell’Italia dalla dittatura delle fossili. C’è purtroppo chi nel Paese che queste due visioni, della transizione e del vecchio modello produttivo, possano continuare a coesistere”.

Cdm approva nuovo dl Energia da 27,4 miliardi. Non c’è la proroga del mercato tutelato

A pochi giorni dall’approvazione definitiva in Parlamento del decreto varato nello scorso mese di settembre, il Consiglio dei ministri vara un nuovo dl Energia. Avanti sulle rinnovabili e sulla decarbonizzazione delle aziende gasivore ed energivore. Avanti sull’approvvigionamento, con la norma che sblocca i rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle. Non c’è la proroga del mercato tutelato, ma non è una novità: il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, lo aveva anticipato la scorsa settimana, parlando di uno spacchettamento degli utenti, in modo da tutelare i fragili.

Una scelta che fa saltare sulla sedia l’opposizione. “È davvero sconcertante l’atteggiamento di questo governo che, su un tema come il mercato tutelato, fa orecchie da mercante e gioca a scarica barile“, tuona Annalisa Corrado, responsabile Ambiente nella segreteria Pd. E annuncia una conferenza stampa sul tema al Nazareno con la segretaria Elly Schlein, Pierluigi Bersani, la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, e Antonio Misiani. I deputati M5S in commissione Attività Produttive della Camera bollano la mancata proroga come “furia cieca verso le famiglie” e Luana Zanella, capogruppo di Avs a Montecitorio, avverte: “Famiglie e imprese si preparino al salasso voluto da una destra pericolosa e irresponsabile“.

Il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo rivendica però lo sforzo fatto per un decreto che definisce “molto variegato“, con una serie di misure riconducibili a “una solida e pragmatica visione energetica”. Si liberano, scandisce, “le grandi potenzialità del Paese“, per renderlo “riferimento nel Mediterraneo sulle rinnovabili“.

Il provvedimento vale 27,4 miliardi di investimenti: “Vogliamo sostenere famiglie e imprese, per renderle ancor più protagoniste di una transizione bilanciata e realistica”, spiega Pichetto.

C’è il sostegno all’eolico offshore nel Mezzogiorno, con l’individuazione di due porti del Sud per sviluppare investimenti nel settore, funzionali a ospitare piattaforme galleggianti, da individuare dopo le manifestazioni di interesse.

Si sostengono i settori produttivi impegnati nel percorso di decarbonizzazione, “fornendo ad esempio importanti risposte per migliaia di imprese a forte consumo di energia elettrica e gas“, afferma Pichetto. Al via anche un nuovo studio per valorizzare la filiera della cattura e stoccaggio di carbonio. Per accelerare sullo sviluppo delle rinnovabili verso gli obiettivi 2030, si spingono le Regioni a realizzare impianti fotovoltaici in aree idonee con un fondo per opere compensative. Il fondo, per Regioni e Province Autonome, ammonta a 350 milioni l’anno fino al 2032.

Il provvedimento adotta poi un sistema di incentivazione a installare impianti a fonti rinnovabili rivolto a circa 3.800 imprese a forte consumo di energia elettrica come quelle della chimica, del vetro e del tessile, che potranno vedersi anticipare dal GSE gli effetti della realizzazione di questi impianti, da restituire nei successivi venti anni.

Approviamo inoltre una norma per considerare di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, le opere per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquido on-shore, nonché le infrastrutture connesse: una norma importante per impianti come Porto Empedocle e Gioia Tauro“, precisa. Avanti anche sul geotermoelettrico e sul bioetanolo, sul teleriscaldamento.

Un portale digitale raccoglierà dati e informazioni sullo sviluppo della rete elettrica nazionale. Gli enti territoriali potranno infine autocandidarsi a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “Un passo necessario – insiste il ministro – per accelerare i tempi di individuazione di un’area di cui il Paese ha forte bisogno”.

Logistica, Confetra: Serve piano per decarbonizzare movimentazione urbana merci

La parola d’ordine è “decarbonizzazione della movimentazione urbana delle merci“. L’assemblea pubblica 2023 di Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, dedicata alla sostenibilità, indica la rotta per un settore che ha bisogno di una “transizione verde che parta da un progetto nazionale“. I numeri indicano il sentiero, perché “ci sono forti motivazioni per concentrare l’attenzione sulla decarbonizzazione del trasporto urbano e, in particolare, di merci, per la forte concentrazione di emissioni“. A livello nazionale, rispetto al complessivo trasporto stradale, “secondo i dati del Cluster Trasporti, quello urbano presenta una quota del 23,1% di veicoli/km e del 30,7% di emissioni di gas serra. Se si guarda al solo trasporto urbano, quello riguardante le merci ha una quota di veicoli/km del 17,3% e di emissioni del 32,5%“.

Inoltre, va considerato che “ci sono anche favorevoli condizioni di contesto“, per cui “lanciare un progetto nazionale di sperimentazione nei centri urbani e metropolitani di decarbonizzazione della distribuzione delle merci sarebbe certamente utile e propedeutica alla complessiva politica di transizione energetica“, spiega Confetra. “A patto che tutto non si risolva solo con l’allargamento delle Ztl o l’aumento delle tariffe di accesso – spiega il presidente, Carlo De Ruvoserve anche una trasformazione tecnologica e un quadro coerente e compatibile con i flussi di merci a monte e la distribuzione a valle. Bisogna stabilire dei principi fondamentali sui quali poi costruire una politica dedicata e ridurre la disomogeneità di regolamentazione (criteri tecnici, tariffazione, orari di accesso per il carico e lo scarico) della mobilità delle merci nei centri urbani“. Ma il messaggio principale che esce dall’assemblea 2023 è che occorre “fare molta chiarezza“, come dice il direttore generale, Giuseppe Mele. Perché “Molte aziende non sanno ancora esattamente come orientarsi sulla sostenibilità, mentre c’è l’esigenza di capire quali tecnologie utilizzare e quali costi dover sostenere. E le istituzioni dovrebbero cercare di rendere più chiaro il quadro, approfondire, su settori molto complessi come il trasporto e la logistica, gli elementi di base per poter procedere ad una effettiva decarbonizzazione delle loro attività”.

In questo contesto, uno dei punti su cui il governo ripone le maggiori aspettative è il piano Industria 5.0: “Nella legge di Bilancio ci sono le risorse“, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Intendiamo incrementarle con la riprogrammazione dei fondi del Pnrr, così da giungere a una dotazione, nel 2024 e 2025, di 6 miliardi l’anno, tra risorse nazionali e quelle del Pnrr provenienti dal RePowerEu“. Fondi che “riteniamo possano essere decisivi per supportare e incentivare le imprese nell’ammodernamento tecnologico e nella formazione del proprio personale, quello che abbiamo definito Transizione 5.0“.

Poi c’è la sfida della tecnologia, di cui parla il vicepremier, Matteo Salvini. “Io sto finanziando l’installazione delle colonnine per la ricarica delle auto, l’anno prossimo in Lombardia ci sarà il primo treno a idrogeno, ma se mi domandano ‘possiamo trasformare tutta la logistica in elettrico o idrogeno?’ rispondo che è una fesseria: l’elettrico può essere una delle componenti“, avverte il responsabile del Mit. Secondo valutazioni della Confetra su scenari possibili di immatricolazione di nuovi veicoli elettrici di trasporto merci (Motus E), nel periodo 2024-2030 potrebbero entrare in esercizio poco meno di mezzo milione di veicoli leggeri e poco meno di centomila veicoli pesanti, con un investimento complessivo, in termini di Tco (Total Cost of Ownership per tipologia di veicolo), stimato in oltre 45 miliardi di euro, la cui sostenibilità richiederebbe, ipotizzando un’incidenza media del 20-25% degli incentivi diretti e indiretti, sui costi di acquisto ed esercizio dei veicoli, per circa 9-11 miliardi di euro. “Cifre significative, anche se da verificare, sulle quali occorre riflettere attentamente sui relativi impatti sul bilancio pubblico e soprattutto su quelli aziendali“, mette in chiaro la Confederazione.

C’è poi un altro nodo da sciogliere, che riguarda i valichi alpini. “Un tema per noi importantissimo – avvisa De Ruvo -. Ogni limitazione al transito delle merci risulta davvero critico. Oggi, con la crisi climatica e l’aumento delle frane, stanno aumentando in modo esponenziale le chiusure, anche parziali o temporanee, e questo sta ulteriormente aggravando la situazione. Almeno per il contenzioso con l’Austria sul Brennero andrebbe risolto da un’iniziativa dell’Ue che deve poter garantire il libero accesso delle merci nel mercato unico europeo“.

Manovra, dal Ponte sullo Stretto al bonus elettrico, inflazione e agricoltura: le misure principali

Dopo giorni di attesa, la legge di Bilancio riceve la bollinatura della Ragioneria di Stato e la firma sull’autorizzazione alla presentazione alle Camere da parte del presidente della Repubblica. Dunque, ora il testo è ufficiale, in attesa ovviamente che passi il vaglio del Parlamento, anche se nel vertice di maggioranza tenuto ieri a Palazzo Chigi con la premier, Giorgia Meloni, le forze che sostengono il governo hanno deciso di non presentare alcuna proposta di modifica per accelerare l’iter. Di seguito i provvedimenti principali della Manovra 2024, composta da 109 articoli.

BONUS ELETTRICO – Proroga del bonus sociale elettrico anche per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024. La copertura di spesa è di 200 milioni, che saranno trasferiti alla Cassa per i servizi energetici e ambientali.

CARO SPESA – Contro l’inflazione dei beni di prima necessità, il provvedimento prevede nuove risorse per la carta ‘Dedicata a te‘ per chi ha un Isee pari o inferiore a 15mila euro. Il Fondo viene rifinanziato nel 2024 con 600 milioni di euro. Inoltre, “in considerazione del permanere di condizioni di disagio sociale ed economico”, il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti viene inoltre incrementato di 50 milioni di euro.

ASSICURAZIONI CONTRO EVENTI CALAMITOSI – Le imprese sono tenute a stipulare, entro il 31 dicembre 2024, contratti assicurativi a copertura dei danni agli immobili direttamente cagionati da calamità naturali e catastrofi su territorio nazionale, come i sismi, le alluvioni, le eruzioni vulcaniche, i fenomeni di bradisismo, le frane, le inondazioni e le esondazioni. L’eventuale scoperto o franchigia nei contratti per “l’adempimento dell’obbligo di assicurazione” non potrà essere superiore al 15% del danno. Il rifiuto o l’elusione dell’obbligo a contrarre l’assicurazione è punito con una multa da 200mila a un milione di euro, irrogate tramite Ivass.

PONTE SULLO STRETTO – Per consentire l’approvazione da parte del Cipess entro il 2024 del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina, è autorizzata la spesa complessiva di 11,630 miliardi di euro: 780 milioni per il 2024, 1.035 milioni per il 2025, 1.300 milioni per il 2026, 1.780 milioni per il 2027, 1.885 milioni per il 2028, 1.700 milioni per il 2029, 1.430 milioni per l’anno 2030, 1.460 milioni per l’anno 2031 e 260 milioni per il 2032. Entro il 30 giugno di ogni anno e fino all’entrata in esercizio dell’opera, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti presenta informativa al Cipess sulle iniziative intraprese ai fini del reperimento di fonti di finanziamento diverse da quelle a carico del bilancio nazionale a copertura dei costi di realizzazione.

VULNERABILITA’ SISMICA EDIFICI PUBBLICI – E’ istituito, presso il Mef, per poi essere trasferito al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, un Fondo per il finanziamento di un ‘Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici‘, con una dotazione con una dotazione totale di 285 milioni, di cui 45 per il 2024, poi 60 milioni per ciascuno degli anni 2025, 2026, 2027 e 2028. Inoltre, con decreto del ministro per la Protezione civile e le politiche del mare è istituita la Cabina di coordinamento per la mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica, presieduta congiuntamente dal Capo del Dipartimento Casa Italia e dal Capo del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, e composta da rappresentanti dei ministeri dell’Economia, della Giustizia, dell’Interno, della Difesa, della Cultura, dell’Istruzione e del merito, dell’Università e della ricerca, delle Infrastrutture e dei trasporti e della Salute, nonché dell’Agenzia del demanio, della Conferenza delle Regioni, dell’Anci e dell’Upi.

RICOSTRUZIONI POST CALAMITA’ – L’articolo 72 prevede è dedicato alle misure per garantire la prosecuzione delle attività amministrative delle strutture commissariali e degli uffici speciali per la ricostruzione. Tra queste ci sono la la proroga dei contratti stipulati dai comuni del cratere sismico del 2009, in deroga alla normativa vigente in materia di vincoli alle assunzioni a tempo determinato presso le Amministrazioni Pubbliche, l’autorizzazione di spesa è incrementata di 1,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Inoltre, il termine di scadenza dello stato di emergenza per gli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 viene prorogato, per le regioni Lombardia ed Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2024 ed è autorizzata la spesa di 12,2 milioni per il 2024 per le spese relative al funzionamento, all’assistenza tecnica, all’assistenza alla popolazione, al contributo di autonoma sistemazione e a interventi sostitutivi per gli eventi sismici che hanno colpito i territori dell’Emilia-Romagna nel 2012.

TERRENI E PARTECIPAZIONI NEGOZIATE – Le rideterminazioni dei valori di acquisto si applicano anche per le partecipazioni negoziate e non negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione e dei terreni edificabili e con destinazione agricola posseduti alla data del 1° gennaio 2024. Le imposte sostitutive possono essere rateizzate fino a un massimo di tre rate annuali di pari importo, a decorrere dalla data del 30 giugno 2024. Sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3% annuo, da versarsi contestualmente. La redazione e il giuramento della perizia devono essere effettuati entro la data del 30 giugno 2024. Inoltre, sui valori di acquisto delle partecipazioni negoziate e non negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione e dei terreni edificabili e con destinazione agricola rideterminati, le aliquote delle imposte sostitutive sono pari entrambe al 16% e l’aliquota è aumentata al 16 percento.

SOSTEGNO A PMI ORTOFRUTTICOLE – L’Ismea è autorizzato a erogare prestiti cambiari in favore delle Pmi agricole del settore ortofrutticolo per un massimo pari al 50% dell’ammontare dei ricavi registrati nel 2022 dall’impresa richiedente e, comunque, non superiore a 30mila euro, con inizio del rimborso dopo 24 mesi dalla data di erogazione e durata fino a 5 anni.

IMPRESE – Per il finanziamento dei contratti di sviluppo, relativi ai programmi di sviluppo industriale, è autorizzata la spesa complessiva di 190 milioni di euro per il 2024 e di 210 milioni per il 2025. Il Mimit può impartire al soggetto gestore direttive specifiche per l’utilizzo delle risorse, per sostenere la realizzazione di particolari finalità di sviluppo. Per assicurare continuità alle misure di sostegno agli investimenti produttivi delle micro, piccole e medie imprese, poi, l’autorizzazione di spesa è incrementata di 100 milioni di euro per il prossimo anno e la a dotazione del Fondo per la crescita sostenibile aumenta di 110 milioni di euro per il 2024 e di 220 milioni per l’anno 2025.

MALATTIA ‘GENTE DI MARE‘ – Dal 1 gennaio 2024 si riduce al 60% della retribuzione l’indennità giornaliera in caso di malattia dei lavoratori cosiddetti ‘gente di mare‘, ovvero i marittimi. Nel caso in cui la malattia capiti nei primi trenta giorni dall’inizio del rapporto di lavoro, l’indennità giornaliera è calcolata dividendo l’ammontare della retribuzione percepita nel periodo di riferimento per il numero dei giorni retribuiti.

TAGLIO CUNEO FISCALE – Proroga del taglio del cuneo fiscale per il prossimo anno. In via eccezionale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, per i rapporti di lavoro dipendente è riconosciuto un esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. L’esonero di cui al primo periodo, viene specificato, è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale, a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. “Tenuto conto dell’eccezionalità della misura di cui al presente comma, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche“.

EMERGENZE AGRICOLTURA – Per le situazioni di crisi di mercato nel settore agricolo, agroalimentare, zootecnico e della pesca generate da eventi non prevedibili, è istituito presso il Masaf un Fondo per la gestione delle emergenze finalizzato a sostenere gli investimenti delle imprese che operano in questi settori, con una dotazione totale di 270 milioni di euro, suddivisi in 90 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026. Con uno o più decreti del ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il ministro dell’Economia, previa intesa con la Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sono definite le condizioni di crisi, i beneficiari, i criteri e le modalità di erogazione delle risorse.

OPERE PNRR AFFIDATE A FS –E’ autorizzata la spesa complessiva di 350 milioni di euro, di cui 150 milioni per l’anno 2024 e 200 milioni per l’anno 2025” recepite “nel prossimo aggiornamento del Contratto di programma parte Investimenti sottoscritto con Rfi” per “interventi finanziati anche in parte a valere sulle risorse previste dal Pnrr, affidati a contraente generale dalle società del gruppo Ferrovie dello Stato e in corso di esecuzione alla data del 1 giugno 2021“. Inoltre, l’autorizzazione di spesa “per l’accelerazione degli interventi finalizzati alla promozione del trasporto con caratteristiche di alta velocità e alta capacità (Av/Ac) sulla linea ferroviaria adriatica, anche al fine dell’inserimento nella rete centrale (Core Network) della Rete transeuropea di trasporto Ten-T”, è “ridotta di 150 milioni di euro per l’anno 2024 e di 200 milioni di euro per l’anno 2025“, ma entro 30 giorni dall’entrata in vigore della manovra, dovrà essere “nominato un Commissario straordinario per la progettazione, l’affidamento e l’esecuzione degli interventi“, che per “il coordinamento e la realizzazione degli interventi può nominare fino a due sub-commissari“. A tutti e tre, però, “non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti“.

GARANZIE GREEN – Sace è abilitata a rilasciare, fino al 31 dicembre 2029, garanzie connesse a investimenti nei settori delle infrastrutture, anche a carattere sociale, dei servizi pubblici locali, dell’industria e ai processi di transizione verso un’economia pulita e circolare e la mobilità sostenibile, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti, la sostenibilità e la resilienza ambientale o climatica e l’innovazione industriale, tecnologica e digitale delle imprese. Le garanzie sono concesse per una durata massima di 25 anni e per una percentuale massima di copertura non eccedente il 70 per cento, ovvero il 60 per cento, ove rilasciate in relazione a fideiussioni, garanzie e altri impegni di firma, che le imprese sono tenute a prestare per l’esecuzione di appalti pubblici e l’erogazione degli anticipi contrattuali ai sensi della pertinente normativa di settore, ovvero il 50 per cento nel caso di esposizioni di rango subordinato.

Un anno di governo Meloni: Borsa e fiducia su, mentre prezzi, bollette e industria giù

Il 22 ottobre di un anno fa Giorgia Meloni e i ministri del suo governo giuravano davanti al capo dello Stato. Quasi un mese dopo le elezioni, quel sabato mattina al Quirinale partiva ufficialmente l’azione politico-amministrativa della maggioranza di centrodestra.

All’epoca la tensione era alta, sulla scia della guerra in Ucraina, sul fronte gas. Ad agosto il prezzo nella borsa di Amsterdam era arrivato a toccare i 350 euro per megawattora. Si ipotizzava addirittura un lockdown energetico in caso di un inverno particolarmente freddo e un problema sulle forniture. Inoltre l’esecutivo italiano era in prima fila a Bruxelles per imporre un tetto al prezzo del metano, poi partorito a dicembre.

Altro fronte caldo, derivante proprio dal caro-bollette e non solo, era l’inflazione: +11,8% quella certificata da Istat ad ottobre, record da 40 anni. Il carrello della spesa iniziò a diventare proibitivo per alcuni, tant’è che i consumi – fino ad allora sostenuti come risposta al dopo pandemia – hanno iniziato a scendere in volume.

Palazzo Chigi varò comunque una legge di Bilancio che conteneva numerosi bonus energia per famiglie e imprese, ma per non stressare ulteriormente i conti pubblici, decise di revocare prima a dicembre e poi a gennaio 2023 gli sconti sulle accise dei carburanti. Risultato: il prezzo di benzina e diesel a Capodanno fece un balzo di circa 30 centesimi. Rincaro che scatenò la protesta dei consumatori e che portò a un decreto cosiddetto anti-speculazione che – nonostante i vari embarghi e price cap imposti su petrolio e carburanti russi – incontrò un inaspettato calo delle quotazioni del greggio, tirate giù dalla debolezza cinese che invece si pensava fosse più forte dopo l’eliminazione delle ultime restrizioni Covid.

Contemporaneamente un inverno mite permise un calo della domanda di gas e la moltiplicazione di rigassificatori in giro per l’Europa attenuò le tensioni sul prezzo che scese di oltre l’80% dai massimi nel 2022 nei primi mesi di quest’anno. Tutto ciò ha contribuito a ridurre l’inflazione, che a settembre – ultimo dato disponibile – è calata al 5,3%. Dimezzata in pratica nei confronti del picco proprio di ottobre-novembre dello scorso anno.

I prezzi hanno iniziato a scendere anche perché quelli alla produzione hanno subito momenti quasi di deflazione, una tendenza innescata dalla stretta aggressiva decisa dalla Banca centrale europea nel tentativo di portare l’inflazione al 2% classico. I tassi di interesse sono saliti ininterrottamente fino a settembre arrivando al 4,5%, top da quasi 15 anni. Un costo del denaro più caro ha spinto mediamente gli interessi sul credito al consumo al 10,6% e quelli sui mutui al 4,6% ad agosto, in base alle ultime rilevazioni di Bankitalia. Per un Paese come l’Italia, seduto su oltre 2.800 miliardi, tassi così alti significano maggiori costi per alimentare questa massa di indebitamento. Tant’è che nella recente Nadef presentata dal governo si ipotizza che fra tre anni gli interessi arriveranno a costare qualcosa come 100 miliardi l’anno. Risorse ovviamente che vengono tolte da eventuali politiche di sviluppo. Per quelle c’è solo il Pnrr, che per metà è comunque altro debito, con l’Italia che pende sempre più dai verdetti di Bruxelles per poter incassare gli assegni legati alle varie tranche. Ora si attende la quarta.

Nonostante mutui e prestiti più cari, una frenata dei consumi, un‘industria in netta frenata e un petrolio sui massimi del 2023, complice anche la recente guerra scoppiata in Israele, la fiducia dei consumatori italiani – secondo l’Istat – è nettamente superiore a quella di un anno fa, lo spread è più basso rispetto ad ottobre 2022 e Piazza Affari è a +27% nei confronti di un anno fa. Il dato del Pil del terzo trimestre – che sarà pubblicato a fine mese – sarà decisivo: dopo il -0,4% di aprile, maggio, giugno in parte generato dalla maxi alluvione nella ricca Emilia-Romagna, bisogna vedere se l’Italia entrerà in recessione tecnica o se il turismo aiuterà il governo a confermare le stime di un +1,2% per quest’anno. Finché c’è Pil, c’è speranza. La Germania, in forte contrazione, lo sa bene.

Ok alla manovra da 24 miliardi. Meloni: “Seria e realistica, pesano Superbonus e tassi Bce”

Photo credit: Presidenza del Consiglio dei Ministri

Il primo passo è fatto. Il Consiglio dei ministri approva la legge di Bilancio 2024, senza particolari sorprese. Le risorse limitate non consentono grandi spazi di manovra al governo, che infatti punta a confermare alcune misure già attuate, come il taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, e avviare un percorso che nelle intenzioni dovrebbe fornire ossigeno alle famiglie per favorire la natalità. “Abbiamo varato la manovra a tempo di record ed è di circa 24 miliardi di euro, di cui 16 miliardi di extragettito, mentre il resto sono tagli della spesa”, spiega la premier, Giorgia Meloni, in conferenza stampa al termine del Cdm. Definendola “seria e realistica, che non disperde risorse ma le concentra su alcune grandi priorità, continuando a seguire una visione che questo governo ha messo in campo sin dall’inizio del suo mandato”.

A pesare sul totale delle risorse sono in particolare due voci di spesa: “Il Superbonus, che costerà 20 miliardi, e l’aumento dei tassi decisi dalla Bce che costa 13 miliardi: complessivamente, la somma è più della manovra”, ci tiene a chiarire ancora Meloni. Aggiungendo, però, che nonostante tutto “sono state confermate le priorità anche per il 2024”, come “difendere il potere di acquisto delle famiglie, ovvero più soldi in busta paga ai redditi medio bassi”.

Per questo la presidente del Consiglio ricorda la conferma, anche il prossimo anno, della carta ‘Dedicata a te’ (600 milioni) per l’acquisto di beni di prima necessità, “che serve a combattere l’inflazione”. Inoltre, vengono stanziati 200 milioni per il rifinanziamento del contributo straordinario per il caro energia e il bonus sociale elettricità a favore delle fasce più deboli della popolazione nel primo trimestre dell’anno prossimo, nel quale i consumi di energia sono più rilevanti, e diventa “strutturale” la misura sui fringe benefit, che per il 2024 sarò di 2mila euro ai lavoratori con figli e di circa mille euro per gli altri.

Altro capitolo importante è la copertura per il Ponte sullo Stretto, annuncia il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini. C’è anche una cifra, che fornisce il responsabile del Mef, Giancarlo Giorgetti: “Come tutte le opere pubbliche, è finanziato per l’intero ammontare, che è 12 miliardi, nella proiezione pluriennale dei tempi necessari per la realizzazione. Quindi, nell’orizzonte temporale dei primi tre anni sono finanziate le prime tre quote, a salire“, sottolinea il ministro dell’Economia, che stasera sarà in Lussemburgo per partecipare all’Eurogruppo, mentre domani ci sarà l’Ecofin. Le risorse sono allocate in funzione dei lavori e delle “realistiche previsioni” di realizzazione del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia, dunque “prevalentemente concentrate nel 2025 e 2026”, mette in chiaro ancora Giorgetti. Che parla di “manovra seria e prudente”, concentrata “esclusivamente con l’extradeficit, semplicemente per dare una forma di sollievo ai redditi medio bassi” e “per compensare la riduzione del potere di acquisto, che ha colpito tutti, ma in particolare i salari più bassi”.

Il ministro dell’Economia dà anche il senso della spending review effettuata in ogni dicastero per reperire risorse: “E’ stata significativa, circa il 5% su tutte le spese discrezionali”. Ma allo stesso tempo avverte che gli effetti dei conflitti, quello in Ucraina e ora quello in Medio Oriente tra Israele e Palestina, vanno monitorati con attenzione. Perché sono “variabili non ponderabili”, ad esempio per l’energia “le cui previsioni erano favorevoli per la discesa dei prezzi del gas”, ma con le tensioni in atto e “la fine dei sussidi previsti nel 2023, la situazione potrebbe evolvere in senso negativo”.

La guardia, dunque, resta alta nel governo. Su tutti i fronti: “Bene le misure per sostenere il potere d’acquisto di lavoratori, pensionati, famiglie e per l’occupazione femminile”, commenta il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Che torna anche sul Patto anti-inflazione: “Ci aspettiamo che abbia pieno successo: quasi 30mila esercenti, commercianti e punti vendita della grande distribuzione hanno già aderito, insieme ai grandi marchi del Made in Italy con i loro prodotti di eccellenza, e potranno dare un forte impulso alla riduzione dell’inflazione in questo ultimo trimestre del 2023”. Poi “le misure contenute nella Manovra per il 2024 rilanceranno il potere di acquisto di lavoratori e famiglie”, conclude.

bollette

Via libera a dl Energia da 1,3 mld: confermati aiuti bollette, arriva bonus benzina

Aiuti per combattere i rincari di energia e carburante. Sono questi i pilastri del nuovo decreto Energia, che conferma i bonus luce e gas, ma introduce un contributo da 80 euro circa per aiutare le famiglie meno abbienti a rifornire i propri mezzi di locomozione. Inoltre, è previsto un sostegno alle famiglie per i trasporti e con la norma ‘salva-commercio’ viene scongiurata la chiusura di oltre 50 mila piccoli esercizi commerciali: chi effettua il ravvedimento operoso e paga le somme dovute, infatti, sarà esentato dalla sanzione accessoria della sospensione della licenza. E ancora, è di circa 17,4 milioni di euro lo stanziamento per le borse di studio degli studenti idonei non beneficiari, che copriranno l’intera platea dei quasi 5mila studenti inclusi nelle graduatorie degli Enti regionali per il diritto allo studio, ma che per mancanza di fondi non riuscivano ad accedere al sussidio. In totale, il decreto è di circa 1,3 miliardi di euro.

Tra i provvedimenti principali ci sono quelli sulle bollette. Perché sono confermati anche per il quarto trimestre 2023 i bonus sociali “prendendo a riferimento la spesa attesa nel medesimo trimestre“. Inoltre, per contenere gli effetti del rincaro dei prezzi nel settore del gas, fino alla fine dell’anno Arera provvederà a “mantenere azzerate le aliquote delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema”.

Nel IV trimestre 2023 è riconosciuto, ai clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico, un contributo straordinario, crescente con il numero di componenti del nucleo famigliare secondo le tipologie già previste per il medesimo bonus sociale. All’Arera è affidato il compito di definire la misura del contributo, ripartendo nei 3 mesi (ottobre, novembre e dicembre) l’onere complessivo in base ai consumi attesi. Per coprire la spesa, sono stanziati 300 milioni di euro per l’anno in corso.

Resta in vigore anche l’aliquota Iva al 5% sul gas metano destinato alla combustione per usi civili e per usi industriali contabilizzati “nelle fatture emesse per i consumi stimati o effettivi dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023” e “qualora le somministrazioni siano contabilizzate sulla base di consumi stimati“, la stessa percentuale dell’Imposta sul valore aggiunto “si applica anche alla differenza tra gli importi stimati e gli importi ricalcolati sulla base dei consumi effettivi riferibili, anche percentualmente, ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023“. La misura vale anche per il Teleriscaldamento.

Il decreto prevede un contributo per “sostenere il potere d’acquisto dei nuclei familiari meno abbienti“, riconosciuto ai beneficiari della social card (chi ha Isee non superiori a 15mila euro). La dotazione delle risorse sale a 600 milioni di euro per il 2023, dunque con un incremento di 100 milioni. Considerando che dai dati diffusi a luglio da Masaf e Mef, ovvero 1,3 milioni di famiglie in difficoltà che non godono di altre integrazioni da parte dello Stato, sulla carta ‘Dedicata a te’ saranno caricati circa 80 euro per fare rifornimento. Entro trenta giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, di concerto con il ministro dell’Economia e il ministro delle Politiche agricole, della sovranità alimentare e delle foreste provvederà a emanare un decreto per stabilire “l’ammontare del beneficio aggiuntivo per singolo nucleo familiare”, le “modalità di raccordo con le previsioni del decreto al fine di preservare l’unicità del sistema di gestione e del titolo abilitante” e le “modalità e le condizioni di accreditamento delle imprese autorizzate alla vendita di carburanti che aderiscono a piani di contenimento dei costi del prezzo alla pompa”.

La novità, rispetto alla bozza circolata nei giorni scorsi, riguarda l’accesso alle agevolazioni, “a decorrere dal 1 gennaio 2024” anche alle imprese che “nell’anno precedente alla presentazione dell’istanza di concessione delle agevolazioni medesime, hanno realizzato un consumo annuo di Energia elettrica non inferiore a 1 GWh” e che rispettano alcuni requisiti, tra i quali operare “in uno dei settori ad alto rischio di rilocalizzazione” o “in uno dei settori a rischio di rilocalizzazione”. Inoltre, le aziende “sono tenute a effettuare la diagnosi energetica”, su cui il controllo è affidato all’Enea.

“Con il decreto energia, il governo rinnova la sua azione a sostegno di famiglie e imprese nella difficile congiuntura economica. Attraverso misure di contenimento del prezzo del gas e con la conferma dei bonus sociali energetici, l’Esecutivo si conferma concretamente al fianco delle fasce più deboli e delle imprese”, commenta nel post Cdm il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Aggiungendo che “particolare rilevanza assume, in questo senso, una norma promossa dal Ministero per rendere conforme la normativa vigente al quadro comunitario in termini di sostegno alle imprese energivore, quelle con un consumo di energia elettrica superiore al gigawatt. Parliamo di quattromila aziende per 116 settori industriali operanti nella manifattura, dalle cartiere alla lavorazione del vetro, che – conclude il responsabile del Mase – avrebbero avuto un evidente contraccolpo dalla mancanza delle misure di agevolazione”.

Addio a Giorgio Napolitano, vide prima e più lontano di tanti su crisi climatica ed energia

E’ stato uno dei protagonisti della storia politica e istituzionale italiana. Giorgio Napolitano si è spento all’età di 98 anni, compiuti lo scorso 29 giugno. Napoletano, anzi, orgogliosamente napoletano, spostato per oltre 60 anni con Clio Maria Bittoni, con la quale due figli, Giovanni e Giulio, nella sua lunga vita ha ricoperto diversi incarichi di prestigio, ma rimarrà nella storia soprattutto per essere stato il primo presidente della Repubblica a essere eletto per due mandati consecutivi, nel maggio del 2006 (con 543 voti) e ad aprile 2013 (con 738 preferenze), sebbene il secondo sia arrivato per le condizioni di stallo totale delle forze politiche sul nome del possibile successore e fu interrotto dalle sue dimissioni dopo appena due anni, il 14 gennaio 2015.

Laureato in giurisprudenza nel 1947, iniziò la sua attività politica ben presto, nel 1945-46 nel movimento per i Consigli studenteschi di Facoltà, poi dal 1945 con l’iscrizione al Partito comunista italiano. Il suo esordio nelle istituzioni avvenne nel 1953, con l’elezione alla Camera dei deputati, di cui è stato membro sino al 1996, a parte il quinquennio 1989-1992 nel quale è stato eletto al Parlamento europeo, dove tornò nella legislatura 1999-2004. Di Montecitorio è stato anche presidente nell’undicesima legislatura, dal 1992 al 1994.

Nella sua carriera politica c’è anche l’esperienza come ministro dell’Interno e per il coordinamento della protezione civile nel Governo Prodi, dal maggio 1996 all’ottobre 1998. Nel settembre 2005 fu stato nominato senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, di cui un anno dopo diventò il successore al Quirinale.

Napolitano, figlio di un’epoca totalmente diversa, già rappresentante delle istituzioni negli anni del boom industriale ed economico, nel corso del suo mandato ha sempre dedicato un’attenzione particolare ai temi dell’ambiente, anche quando il dibattito pubblico non riteneva che il tema meritasse centralità o quantomeno priorità nell’impostazione delle politiche di sviluppo.

Fu tra i primi a denunciare i rischi di un cambiamento climatico che stava già mettendo a durissima prova i territori dell’Italia e dell’Europa. Uno dei discorsi più incisivi dell’ex presidente della Repubblica sull’argomento è dell’aprile 2007, a Riga, per la Conferenza ‘Vivere in Europa e il Mondo – Responsabilità per le nuove generazioni; interrelazioni tra la tutela dell’ambiente, l’uso delle risorse energetiche e lo sviluppo’. “L’impegno unilaterale assunto dall’Unione al Consiglio europeo dell’8-9 marzo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20% entro il 2020, e di giungere al 30% qualora anche gli altri Paesi sviluppati ed i Pvs economicamente più avanzati facciano la loro parte, è un importante segnale lanciato al resto del mondo”, disse il capo dello Stato in Lettonia. Che elencò anche i target posti dal Vecchio continente: “Risparmiare il 20% del consumo di energia rispetto alle stime per il 2020”, “fare in modo che le energie rinnovabili coprano nel 2020 il 20% del consumo totale di energia” e “raggiungere entro la stessa data un livello minimo di bio-combustibili del 10% sul consumo totale dei trasporti, in tutti gli Stati membri”.

Napolitano vide lungo anche sull’energia. Nella stessa occasione aggiunse, nel suo intervento, che dall’analisi delle stime “relative all’aumento della domanda mondiale di energia – destinata a crescere, entro il 2030, di circa il 50% – si comprende quanto sia necessaria e stringente una forte azione unitaria dell’Unione europea”. Parole sentite più volte, anni dopo, da premier e ministri. All’epoca il presidente della Repubblica disse: “E’ stato calcolato che nel 2030 l’Europa sarà dipendente dall’estero per oltre l’80% del suo consumo di gas e per oltre il 90% del suo fabbisogno di petrolio. Aumenterà contemporaneamente anche la domanda di energia delle potenze emergenti come la Cina e l’India, che cercheranno nuovi contratti di approvvigionamento nelle regioni dell’Asia centrale, dell’Africa e del Medio Oriente. Parte della nostra sicurezza economica sarà quindi legata agli sviluppi e ad eventuali tensioni nei Paesi produttori. Si tratta di sfide che possiamo vincere solo uniti”. Oggi si può dire serenamente che aveva ragione da vendere.

E ancora, sempre nel 2007, nel mese di settembre, intervenendo alla Conferenza organizzato alla Fao dall’allora ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, disse senza troppi giri di parole: “Sono convinto che quello del cambiamento climatico e del futuro dell’ambiente sia uno dei più gravi e complessi problemi globali del nostro tempo” e “per influenzare intese e sforzi coordinati, che devono realizzarsi a livello mondiale innanzitutto, è essenziale che l’Europa parli con una sola voce”. Parole che, se trasferite ai giorni d’oggi, sono ancora di straordinaria attualità.

Nel 2013, poi, in un messaggio alla Conferenza nazionale ‘La natura dell’Italia’, Napolitano scriveva: “La difesa dell’ambiente e della biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la valorizzazione del paesaggio e del territorio rappresentano una sfida cui vanno date risposte urgenti nel nostro Paese, colpito anche di recente da eventi calamitosi riconducibili ad errori e carenze nella gestione di un territorio fragile e prezioso come quello italiano”.

La sua eredità politica è ancora “viva e vibrante”, locuzione che spesso e volentieri amava utilizzare nei suoi discorsi pubblici. Del resto, la lungimiranza è una dote che tutti, anche quelli che un tempo furono i suoi avversari, gli hanno sempre riconosciuto. Per l’Italia Napolitano, il ‘migliorista’, aggettivo che gli fu associato per la sua appartenenza alla corrente Pci che giudò per anni, con i consigli di Gerardo Chiaromonte e di Emanuele Macaluso, in particolare, è stato, e rimarrà, una figura di riferimento per l’Italia. Addio, Presidente.