Green Deal, Meloni: “Effetti disastrosi sull’industria”. Avs-M5S: “La crisi è colpa sua”

L’approccio “ideologico” delle politiche ambientali europee ha effetti “disastrosi” sull’industria, perché “inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è un suicidio, ed è una strada che noi non intendiamo seguire“. Ancora una volta, Giorgia Meloni denuncia le conseguenze del Green Deal, che derubrica a un “errore del passato” da non ripetere.

In un messaggio inviato per il decennale dell’Associazione italiana Pressure equipment, che rappresenta i produttori italiani che operano nel settore degli apparecchi in pressione, ricorda che il suo esecutivo, fin dall’insediamento, lavora per mettere le imprese e i lavoratori “nelle condizioni di esprimere al massimo il loro potenziale, non creando difficoltà e ostacoli”.
La ricetta del governo per la transizione ecologica parte dal principio di neutralità tecnologica: “Abbiamo bisogno di tutte le tecnologie che ci permettono di trasformare l’economia da lineare a circolare, e tutte le tecnologie utili alla transizione devono essere prese in considerazione“, spiega la premier.

Non parla solo di rinnovabili, ma anche di gas, biocarburanti, idrogeno, cattura dell’anidride carbonica e, non ultima, la “grande prospettiva” che arriva dalla possibilità di produrre, in un futuro che definisce “non troppo lontano“, energia dal nucleare da fusione. “L’Italia è la Patria di Enrico Fermi, e su questo fronte non è seconda a nessuno, grazie all’expertise tecnologico di cui disponiamo, alla nostra formazione accademica superiore e all’attività di ricerca e sviluppo, portata avanti dai nostri centri d’eccellenza e dal nostro sistema produttivo“, rivendica, considerando la fusione un “obiettivo nel quale possiamo e dobbiamo credere“.

Parole che non piacciono alle opposizioni. “E’ la presidente Meloni che porta al suicidio la nostra economia non il Green deal“, tuona Angelo Bonelli, che grida alla “miopia” e alla “totale mancanza di visione” di fronte all’emergenza climatica in atto. Le “lobby del fossile – denuncia – si ostinano a mantenere lo status quo“. Intanto, ricorda Bonelli, la devastazione degli eventi meteo estremi legati alla crisi climatica e ai danni economici e sociali, ogni anno costano all’Italia 300 euro per abitante “un record in Europa“.

Meloni “frigna“, accusano i parlamentari delle commissioni Attività Produttive di Senato e Camera del Movimento 5 Stelle, ma “la crisi è colpa del suo immobilismo”: “Con i patrioti alla gricia, del resto, è sempre colpa di qualcun altro”, scrivono. Certi “piagnistei“, sostengono, “cominciano a stancare, in primis agli imprenditori italiani, i quali sanno benissimo che anche quest’anno in manovra rimarranno all’asciutto“. I pentastellati definiscono Transizione 5.0 un “reticolo informe di ostacoli burocratici, creato ad hoc per far sì che le imprese rinuncino a priori a investire su sé stesse“. E parlano del “down” in cui sta sprofondando il settore delle costruzioni, dall’eliminazione del Superbonus: “Dopo due anni di becera e fasulla narrazione sui bonus edilizi, presto Meloni si accorgerà che la paralisi dell’edilizia porterà con sé nell’abisso tanti altri segmenti industriali“, osservano i parlamentari, chiedendo che si eviti un “impresicidio di massa“.

Meloni: “Legge di bilancio è seria”. Passa la linea dei ‘sacrifici’ per banche e assicurazioni

La terza Manovra del governo Meloni è in porto. Almeno quello del Consiglio dei ministri, dove passa la linea voluta dalla premier, Giorgia Meloni, e dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, quella del “sacrificio”, per usare le parole del responsabile del Mef, ma con un’intensità accettabile da Forza Italia. Nel 2025 toccherà a banche e assicurazioni, dalle quali il governo prevede di ricavare risorse per 3,6 miliardi andando a rivedere “alcuni meccanismi contabili, che sono particolarmente favorevoli”, spiega da Bruxelles la presidente del Consiglio. Sottolineando che al risultato si è arrivati “ascoltando e collaborando con le associazioni che rappresentano questi mondi”. D’altronde il doppio obiettivo del governo era “riuscire ad avere risorse da redistribuire su famiglie e redditi bassi e dare il segnale che le banche non sono avversari”.

Meloni mette in luce il fatto che in Cdm la legge di Bilancio ha ottenuto velocemente il disco verde, con la compattezza della maggioranza. Non a caso, infatti, ringrazia i suoi vice, Antonio Tajani e Mattei Salvini, e tutta la squadra dei suoi ministri. Anche perché dalla spending review dei dicasteri il Mef ricaverà altri 3,5 miliardi, che corrispondono in media al 5% delle spese correnti. “Sono molto orgogliosa e soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto”, rimarca la premier, che farà una nuova conferenza stampa la prossima settimana, quando il testo sarà consegnato alle Camere: “E’ una manovra seria, di buonsenso, che concentra le non molte risorse a disposizione in quelle che noi riteniamo le priorità per la nazione. Ci concentriamo su lavoro, redditi, imprese, salute, famiglia, senza aumentare le tasse, pur in una situazione complessa, tenendo i conti in ordine”.

Tra i provvedimenti che lo stesso capo del governo definisce “salienti” c’è un altro “sacrificio”, da parte di “enti, soggetti e fondazioni a vario titolo che non sono esattamente figlie di ministeri, ma ricevono contributi a carico dello Stato – spiega Giorgetti -: saranno chiamate a rispettare alcune regole di buona finanza”, come l’adeguamento “degli organi di vertice, in termini omnicomprensivi di redditi percepiti all’interno di enti o società partecipate, a un tetto che abbiamo ritenuto equo, l’indennità percepita dalla presidente del Consiglio”.

Altro capitolo ‘caldo’ è quello delle accise, anche se la strada scelta è quella di un decreto a parte dalla manovra: “Nessuna stangata – replica alle accuse il ministro dell’Economia -, è un impegno europeo ma sarà gestito in base alle indicazioni del Parlamento nell’ambito del decreto legislativo fiscale che abbiamo approvato”. Per essere precisi: scenderà per la benzina, mentre salirà di 1 centesimo per il gasolio e la possibilità che produca gettito zero, in virtù di questo meccanismo, esiste.

Sul Catasto, poi, Giorgetti si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “E’ uno degli impegni assunti nel Psb – spiega -. Non si tratta dell’aumento delle rendite catastali, ma di quello che, banalmente, è già previsto dall’ordinamento: chi ha usufruito del Superbonus deve fare l’aggiornamento delle banche catastali” oltre a un lavoro sulle cosiddette “case fantasma” per capire se esistono davvero oppure no. Tra le misure approvate ieri, poi, c’è “un decreto legge, molto snello, che mira ad anticipare 1 miliardo di finanziamento al contratto di programma della Rete ferroviaria italiana dal 2025 al 2024”, aggiunge il ministro.

Le reazioni delle opposizioni, però, sono tutte negative. Elly Schlein sceglie la linea dura: “Altro che tassa sugli extraprofitti e risorse per la sanità pubblica, è il solito gioco delle tre carte, come se gli italiani fossero stupidi”, tuona sui social la segretaria del Pd. Che prosegue: “Hanno annunciato di aver chiesto un grande sacrificio a banche e assicurazioni, ma a quanto pare si tratta solo della sospensione di detrazioni. Traduco: si tratta di anticipo di tasse già dovute da banche e assicurazioni, che saranno loro restituite puntualmente tra il 2027 e il 2029. Non ci faremo prendere in giro”. Parla di “presa in giro inaccettabile sugli extraprofitti” anche il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco Silvestri. Per il portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, “la tassa sulle banche nasconde un grande trucco, una vera grande presa in giro nei confronti degli italiani: si tratta semplicemente di un’anticipazione sulle imposte”. E Nicola Fratoianni (Avs) definisce quello Meloni un “governo di illusionisti”.

La legge di Bilancio non convince neanche la Cgil, che parla di “austerità selettiva” del governo: “Avendo deciso di non andare a prendere i soldi dove sono, per rispettare i parametri del nuovo Patto di Stabilità risulterà inevitabile tagliare risorse sia al welfare universalistico”. Dura la Uil: “I sacrifici richiesti colpiscono solo una parte della popolazione, mentre banche e assicurazioni, invece dell’extratassa sugli extraprofitti, più volte richiesta da noi, dovranno solo anticipare allo Stato contributi che, alla fine, verranno restituiti”, commenta la segretaria confederale, Vera Buonomo. Positivo, invece, il primo bilancio della Cisl: “Guardando a quanto anticipato dal Consiglio dei ministri, molti contenuti recepirebbero proposte avanzate dalla Cisl già da luglio. Se questi interventi fossero confermati, sarebbero passi in avanti innegabili”.

Un altro disco verde il governo lo guadagna da Confagricoltura, che “giudica positivamente alcune misure inserite nel disegno di legge di bilancio, in particolare la conferma delle misure di riduzione del carico fiscale a favore dei lavoratori dipendenti”. Dalla prossima settimana la partita si sposta tra Parlamento italiano e Bruxelles: si entra nella fase ‘hot’, con l’obiettivo di chiudere presto e senza troppe turbolenze, possibilmente.

Da Giorgia Meloni appello alle opposizioni: “Su nomina Fitto prevalga l’interesse nazionale”

Un appello, anche e soprattutto alle opposizioni, affinché siano unite almeno su una questione: la nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della prossima Commissione Europea. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni decide di iniziare così le sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio Europeo che si svolgerà il 17 e 18 ottobre. “Ci sono momenti in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte e mi auguro sinceramente che questo momento sia uno di quelli, senza distinguo e senza tentennamenti“, richiama all’unità la premier, ricordando come nella scorsa legislatura lo stesso Fitto si espresse a favore della nomina di Paolo Gentiloni. La nomina dell’attuale ministro per gli Affari europei a Bruxelles rappresenterebbe “un notevole miglioramento per la nostra nazione rispetto alla composizione della commissione uscente, atteso che vedeva 4 Vicepresidenti esecutivi e 7 Vicepresidenti complessivi ma nessuno di questi era italiano“. Miglioramento che confermerebbe “una ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in una fase storica in cui tutto intorno a noi è instabile. Una realtà, insomma, molto distante dal continuo mantra di un presunto isolamento internazionale italiano“, sottolinea Meloni. D’altronde, alle deleghe assegnate a Fitto “si aggiunge anche quella al Pnrr, che vale ulteriori 600 miliardi di euro circa. E questo rappresenta una garanzia per tutti, perché grazie all’ottimo lavoro svolto in questi due anni dallo stesso Fitto, l’Italia è oggi la Nazione più avanti di tutte nella realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante abbia anche il piano più corposo“. Ed è un ruolo che rappresenta “l’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria, maggiore flessibilità, sugli investimenti. Una posizione storicamente italiana che ha trovato soltanto un primo, parziale, accoglimento nella riforma del Patto di stabilità appena entrata in vigore”.

Sul tavolo a Bruxelles, però, al netto della composizione della futura Commissione, sono tanti i temi. A partire dalla situazione geopolitica internazionale, con il conflitto in Medio Oriente e la “preoccupazione per l’escalation in corso in Libano” che ha portato all’attacco da parte dell’esercito israeliano al contingente italiano della missione Unifil: “Pur se non si sono registrate vittime o danni ingenti, io penso che non si possa considerare accettabile”, sottolinea, confermando che nelle prossime settimane si recherà in Libano. E poi il lavoro per la costruzione della pace in Ucraina e il contrasto all’immigrazione illegale.

Fra i discorsi che dovrà riaprire la prossima Commissione Europea c’è però sicuramente il Green deal, su cui la presidente del Consiglio ha le idee chiarissime: “l’approccio ideologico” che ne ha accompagnato la nascita “ha creato effetti disastrosi”, perché “non è vero che per difendere l’ambiente e la natura l’unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata”. Anzi, “inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è, semplicemente, un suicidio. Non c’è nulla di verde in un deserto, e nessuna transizione verde, alla quale guardiamo con favore, è possibile in una economia in ginocchio“. Tutti temi che saranno necessariamente sul tavolo della prossima legislatura europea.

L.Bilancio, è polemica su accise diesel. Mef: Nessun aumento, allo studio rimodulazione

Non un aumento delle accise sul diesel, ma una “rimodulazione“. Così il Mef tenta di mettere un punto alle polemiche che si sono sollevate sulle ipotesi emerse con il Piano Strutturale di Bilancio in esame alla Camera. L’adeguamento delle accise sul diesel a quelle, più alte, della benzina varrebbe oltre tre miliardi di euro, che in manovra darebbero un po’ di respiro sulle coperture.

Gli attacchi sono immediati, soprattutto perché la stessa premier Giorgia Meloni, in un video del 2019 andato virale, dall’opposizione chiedeva, anzi “pretendeva” che le accise sui carburanti venissero progressivamente abolite.

La notizia, precisa subito il ministero dell’Economia, è “del tutto fuorviante“. Il dicastero spiega che, sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel marzo 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure per ridurre i sussidi ambientali dannosi. In questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina e pertanto è allo studio “un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise“. Ma l’intervento, viene assicurato, “non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due“. Il Psb ha previsto che questo allineamento “sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale“.

L’intervento per allineare le accise sul diesel a quelle attuali sulla benzina farebbe impennare il prezzo del diesel di 11 centesimi al litro. E i conducenti di tir promettono battaglia: “Per il settore dell’autotrasporto, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno”, tuona Claudio Donati, segretario generale di Assotir, parlando di un “salasso ingiustificato, del tutto iniquo“. Donati ricorda che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano promesso di ridurre il costo delle accise. Codacons fa presente poi che l’operazione avrebbe un effetto domino su tutta una serie di settori e potrebbe costare alle famiglie italiane 7,5 miliardi di euro in termini di maggiori costi di rifornimento e rincari dei prezzi al dettaglio.

Dalle opposizioni il coro è unanime: la premier aveva promesso tutt’altro, ora spieghi. “Aumentare le accise sul diesel equivale a introdurre una nuova tassa che tutti i giorni le italiane e gli italiani pagheranno“, denuncia la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Dato che saranno gli italiani a metterci i soldi, lei almeno ci metta la faccia e spieghi al Paese la tassa Meloni, dopo anni di roboanti annunci di tagli sulle accise“, insiste.

Di “chiacchiere” parla il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che sui social fa l’elenco delle misure annunciate e finite in “lista d’attesa“, da quelle per le infrastrutture mentre i treni vanno in tilt alla sicurezza per le città, passando per gli interventi sugli stipendi e quelli “forti e coraggiosi” sugli extraprofitti: “Arrivano sempre e subito le tasse per cittadini e imprese, più Iva sui pannolini, più accise all’orizzonte, più tasse sulle aziende obbligate a polizze contro le catastrofi ambientali“, scrive.

Questi tre miliardi, sottolinea Nicola Fratoianni di Avs, “potevano prenderli da tutte le parti, a cominciare dagli extraprofitti giganteschi sviluppati dalle compagnie energetiche o dall’industria farmaceutica o dall’industria delle armi o dalle banche. E invece no, fanno una nuova tassa, ma come sempre la tassa sbagliata“.

Le promesse elettorali fatte con il populismo si dissolvono una volta al potere“, gli fa eco sui social il capogruppo di Italia Viva in Senato, Enrico Borghi. “Per capirci, più o meno funziona così“, spiega il leader di Azione, Carlo Calenda, su X: “Annuncio un taglio delle tasse, aumento altre tasse. Il saldo è sempre negativo. Nella seconda repubblica tutti i governi hanno annunciato tagli delle tasse e alla fine la pressione fiscale è aumentata di 3 punti. Forse varrebbe la pena smetterla con queste prese in giro e iniziare a usare i (pochi) soldi che abbiamo per mettere a posto i servizi pubblici a partire da sanità e scuola“.

Microsoft investe 4,3 mld per potenziare Ia e cloud. Meloni: Italia Hub Mediterraneo

Microsoft investe 4,3 miliardi di euro nei prossimi due anni per espandere la sua infrastruttura di data center hyperscale cloud e di Intelligenza Artificiale, oltre a un piano di formazione per potenziare le competenze digitali di oltre un milione di lavoratori entro la fine del 2025.

Un maxi-investimento che, spiega Giorgia Meloni, “contribuirà a consolidare il ruolo dell’Italia come hub digitale nel Mediterraneo, anche in linea con le priorità del Piano Mattei per l’Africa e la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), iniziativa strategica lanciata in ambito G7“. La premier riceve il presidente, Brad Smith, a Palazzo Chigi per un incontro che rientra in una serie di contatti con esponenti del settore dell’innovazione, consentendo uno scambio di vedute sulle prospettive dello sviluppo tecnologico e informatico globale, con riferimento allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, alle opportunità da cogliere e ai rischi da prevenire.

L’espansione del data center di Microsoft nel Nord Italia, unita all’impegno per fornire le giuste competenze legate all’intelligenza artificiale, supporta la domanda crescente di servizi cloud basati sull’AI in tutta Italia, rispondendo alle esigenze delle organizzazioni che ricercano maggiore produttività e innovazione. Adottando l’intelligenza artificiale in settori strategici come il manifatturiero, la sanità, la finanza e la pubblica amministrazione, il Paese potrà innovare i processi produttivi, migliorare diagnosi e cure per i pazienti, potenziare i servizi finanziari e aumentare l’efficienza dei servizi pubblici.

Con questo investimento, la Cloud Region ItalyNorth diventerà una delle più grandi Regioni data center di Microsoft nel continente e svolgerà un ruolo cruciale nel soddisfare i requisiti europei di Data Boundary. Fungerà inoltre da hub di dati chiave per il Mediterraneo e il Nord Africa, supportando il partenariato globale per gli investimenti, le infrastrutture, e il piano del Governo sotto la presidenza del G7 per promuovere la collaborazione con il Sud del mondo.

Un investimento “storico“, lo definisce Brad Smith, che spiega “rafforza ulteriormente il nostro impegno di lunga data per la trasformazione digitale dell’Italia. Vogliamo fornire al Governo italiano, alle imprese e alla forza lavoro gli strumenti per costruire un’economia guidata dall’intelligenza artificiale che crei occupazione e prosperità“.

Onu, Meloni: Riforma equa. Ripensare a cooperazione tra Paesi, come nel Piano Mattei

Intelligenza artificiale, Piano Mattei, riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu: dal palco del Vertice del Futuro di New York, Giorgia Meloni spiega le sue priorità al mondo.
La premier italiana sostiene la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dopo l’accelerazione impressa dagli Usa, ricordando che in tempo di crisi nessuno Stato può governare da solo. Bene quindi il multilateralismo, ma Meloni ricorda che ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono “giuste e condivise“. La revisione della governance non può quindi prescindere dai principi di “eguaglianza, democraticità, rappresentatività”. In altre parole, la riforma per l’Italia ha un senso se “viene fatta per tutti e non solamente per alcuni“.

No dunque a Paesi di serie A e di serie B, ribadisce Meloni, invitando a pensare in modo nuovo alla cooperazione tra le nazioni. Porta l’esempio del Piano Mattei per l’Africa, pensato, scandisce, per cooperare con le nazioni africane attraverso un approccio che non è “né paternalistico né caritatevole né predatorio, ma basato sul rispetto e sul diritto per ciascuno di poter competere ad armi pari“. Ecco la ricetta di Roma per promuovere lo sviluppo di un continente “troppo spesso sottovalutato”, insiste, per costruirne la stabilità e garantire “finalmente un diritto che fino ad oggi è stato negato a troppi giovani, che è il diritto a non dover emigrare“.

Parlando di sviluppo, la presidente del Consiglio si sofferma sulle nuove frontiere del progresso tecnologico, a partire dall’intelligenza artificiale generativa, un fenomeno sul quale confessa di temere che “non si abbia ancora sufficiente consapevolezza“. Meloni si raccomanda di sorvegliare che questo moltiplicatore non venga usato per “divaricare ulteriormente gli equilibri globali”: “La politica deve garantire che l’intelligenza artificiale rimanga controllata dall’uomo e mantenga l’uomo al centro”, scandisce.

In serata, la premier partecipa alla cerimonia di consegna del ‘Global Citizen Award’ dell’Atlantic council, venendo premiata “per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di Governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024“. A consegnarle il riconoscimento è Elon Musk, amministratore delegato, tra gli altri, di Testa, SpaceX e cofondatore di OpenAI. Una scelta che, secondo alcuni avrebbe causato dei malumori all’interno dell’Atlantic Council.

Ieri, la premier ha tenuto una serie di bilaterali con esponenti del settore dell’innovazione, dal gruppo Google-Alphabet, Sundar Pichai, a Motorola, Greg Brown, e con Open AI, Sam Altman. Anche con loro, Meloni ha parlato di sviluppo tecnologico e informatico globale, riferendosi agli sviluppi dell’Ia. Sul tavolo anche i piani di investimento dei diversi gruppi in Italia e le iniziative da adottare per incrementare la competitività italiana nei settori a più alta tecnologia, in particolare facendo leva sull’alta formazione e sulla ricerca.

Maltempo, Cdm per stato emergenza E-R e Marche: 20 mln per prime necessità

Lo stato d’emergenza sarà deliberato in Consiglio dei ministri sabato e non sarà solo per l’Emilia Romagna, ma anche per le Marche, piegate dai nubifragi del 18, 19 e 20 settembre. In programma, almeno per l’Emilia Romagna, ci saranno 20 milioni di euro da stanziare subito per far fronte alle prime necessità e per il ripristino dei servizi essenziali. Poi arriveranno nuovi fondi, dopo le ricognizioni successive all’emergenza. Così Giorgia Meloni mette un punto alle polemiche che negli ultimi due giorni hanno avuto più spazio dei danni subiti dalla popolazione.

La premier presiede una riunione in videocollegamento con la Regione Emilia Romagna. Con lei, il ministro per la protezione civile, Nello Musumeci, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, la governatrice facente funzioni Irene Priolo, il capo dipartimento della Protezione civile Fabio Ciciliano e il commissario straordinario di Governo alla ricostruzione post alluvione del 2023, Francesco Paolo Figliuolo.

Meloni ribadisce la solidarietà del governo ai cittadini e si informa sulla situazione degli sfollati e sull’andamento dei soccorsi. I due dispersi della frazione di Bagnacavallo, sembra non ci siano. “La popolazione è stata allertata e ha risposto al completo“, riferisce il sindaco del Comune, Matteo Giacomoni. Gli sfollati al momento sono circa 2.500, la gran parte in via precauzionale, nei territori colpiti, dove tecnici e imprese stanno già lavorando per ripristinare gli argini. Infatti, non si registrano più fuoriuscite d’acqua su Senio e Lamone, mentre le previsioni meteo virano verso un deciso miglioramento, con i prossimi tre giorni di tempo sereno.

Intanto, Musumeci si sgancia dalle accuse di aver soffiato sul fuoco delle polemiche (“non credo di averle alimentate”, dice), ma continua a precisare che la ricostruzione e la prevenzione sono due momenti diversi e spettano a enti diversi. Il generale Figliuolo ha competenze sulla ricostruzione post alluvione del 2023, ricorda, assicurando che “verrà completata“. Quanto ai grandi lavori che servono perché gli allagamenti non si ripetano, come le casse di contenimento, quelli spetterebbero alla Regione, che ha ricevuto, secondo il ministro mezzo miliardo in circa dieci anni. Inoltre, la pianificazione richiede una “intensa collaborazione tra Regione e Stato“: “Molto spesso la prevenzione infrastrutturale non si può fare per mancanza di risorse, nel caso dell’Emilia Romagna il tema non si pone. Chiediamo alla Regione di sederci non per indagare, ma per capire perché si continua a essere in emergenza – scandisce – e se un fiume esonda per 3-4 volte, vuol dire che l’intervento non basta“.

Di cantieri, dopo l’alluvione del 2023, ne abbiamo realizzati, programmati e avviati a centinaia – risponde Priolo -. Ci hanno permesso di contenere i danni“. Ora, però, chiede opere straordinarie, quelle indicate nei Piani speciali, per “uscire dalla logica dell’emergenza ed entrare in quella della prevenzione, una priorità per tutto il Paese“. E queste, insiste, “spetta al Governo finanziarle”.

Coesione, siglato accordo con Campania: Governo assegna 3,5 mld di euro

Altri tre miliardi e mezzo alla Campania, con l’accordo di Coesione siglato a Palazzo Chigi tra il governatore Vincenzo De Luca e la premier Giorgia Meloni. I fondi utilizzati sono quelli per lo Sviluppo e Coesione (Fsc) 2021-2027 e quello di rotazione, 3.478 milioni di euro per investimenti strategici per cittadini e imprese del territorio.

L’Accordo completa il percorso di assegnazione delle risorse FSC 2021-2027 previste da programma alla Campania, di 6,5 miliardi di euro. Una prima quota di 582,18 milioni è stata assegnata nel 2021 su progetti ‘di immediato avvio’ presentati dalla Regione. In seguito, per rispondere alle esigenze emerse dal territorio, sono stati assegnati fondi del FSC 2021-2027 per completare gli interventi della precedente programmazione, soprattutto di competenza dei Comuni (388 milioni), per il risanamento e la riqualificazione dell’area di Bagnoli-Coroglio (1.218 milioni), per interventi infrastrutturali strategici e di pronta cantierabilità in campo ambientale, trasportistico e culturale (1.973 milioni), e, per rispondere all’emergenza bradisismo nell’area dei Campi Flegrei (206 milioni).

Dei 6,5 miliardi programmati per la Campania, quindi, il Governo aveva già finalizzato 4,3 miliardi, a cui si aggiungono oggi i 2,2 miliardi di euro per il finanziamento di 181 interventi negli ambiti della riqualificazione urbana, incluso il potenziamento delle infrastrutture sportive, della salute, con interventi infrastrutturali sugli ospedali regionali, e della competitività delle imprese.
L’Accordo include, oltre alle risorse FSC, anche la finalizzazione delle risorse del Fondo di Rotazione ex lege 183/1987, pari a ulteriori 1.277 milioni di euro, quale quota non utilizzata dalla Regione a cofinanziamento dei Programmi europei regionali 2021-2027. A valere su questa ulteriore disponibilità, si prevedono in accordo altri 72 interventi in ambito culturale, per ridurre il costo del trasporto pubblico per gli studenti, per aiutare le famiglie e la natalità nonché per completare il programma di investimenti infrastrutturali.

Palazzo Chigi considera la firma di oggi l’esito di un percorso “a ritmo serrato“, per individuare le priorità, compatibilmente con le tempistiche di realizzazione. La previsione di tempi certi per l’utilizzo dei fondi, pena la revoca, è proprio l’elemento caratterizzante della riforma della politica di coesione nazionale varata dal Governo nel settembre 2023.

Quello con la Campania è il diciannovesimo Accordo per la Coesione in poco meno di un anno dalla riforma varata dal Governo. “Abbiamo sottoscritto gli accordi con le due Province Autonome e quasi tutte le Regioni – ricorda Meloni -, assegnando 22,6 miliardi di euro per investimenti, soprattutto in infrastrutture, finalizzati alla riduzione degli storici divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese”. Si tratta di interventi che, afferma, “incidono profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani e sulla competitività del tessuto produttivo del territorio, con l’obiettivo di imprimere un’accelerazione nel percorso di crescita e sviluppo della Regione e nella sua capacità di sfruttare appieno le risorse nazionali destinate alle politiche di coesione”.
Con l’accordo di oggi si completa quindi il quadro degli interventi per la Campania promossi dal Governo attraverso il Fondo Sviluppo e Coesione, tra i quali l’azione di bonifica di Bagnoli, gli interventi urgenti di messa in sicurezza per affrontare l’emergenza bradisismo nei Campi Flegrei, il completamento di progetti della precedente programmazione per i Comuni, gli interventi per l’ambiente, i trasporti e la cultura. “Un’attenzione alle esigenze espresse dal territorio – aggiunge Meloni – che trovano nelle risorse nazionali per la coesione un’occasione concreta di tempestiva realizzazione”.

Io credo che il risultato finale sia importante e positivo per la Campania“, commenta De Luca, che ha avuto in passato non poche divergenze con la premier: “Si poteva fare prima? Benissimo, siamo arrivati adesso ma abbiamo difeso la sostanza“, rivendica. “Ci sono tutte le condizioni per fare un lavoro eccellente”, sostiene, dicendosi pronto con una struttura amministrativa e di gestione “di grande qualità e di grande efficienza“. Quanto al rapporto con Meloni, è “assolutamente tranquillo e cordiale, non ci sono problemi“, assicura il governatore.

Grande soddisfazione arriva anche dal ministro Raffaele Fitto, appena nominato vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario per la Coesione e le Riforme. La sottoscrizione dell’Accordo per la Campania, afferma, è “un traguardo che corona gli sforzi profusi nel coniugare le istanze provenienti dal territorio con la strategia del Governo in materia di politiche di coesione”. “A Fitto ho fatto gli auguri e una raccomandazione, ‘cerca di difendere le politiche di coesione‘”, riferisce De Luca lasciando Palazzo Chigi. Il tema è delicato, ricorda, perché “avremo sicuramente una spinta da alcuni Paesi, in particolare dalla Germania, a eliminare le politiche di coesione e sostegno ai Paesi e ai territori più deboli”.

Italia-Regno Unito, Starmer a Roma: Dichiarazione congiunta e investimenti per 500 mln

Un bilaterale fiume che si chiude con una dichiarazione congiunta sul partenariato strategico tra Italia e Regno Unito. L’incontro a villa Pamphilj, a Roma, tra il primo ministro britannico Keir Starmer e la premier Giorgia Meloni vuole ribadire il legame e il “dialogo costante” tra i due Stati.

Politica estera, difesa e sicurezza, il programma Global Compact Air Program (GCAP) sono tutte materie di interesse comune, hanno per entrambi “valenza strategica“, spiegano alla stampa i due leader. Il contrasto alla migrazione irregolare è al centro dell’incontro, ma si intreccia con molte altre questioni. “Non bisogna avere timore a esplorare soluzioni nuove”, chiosa Meloni, che sul tavolo mette il protocollo Italia-Albania su cui il governo britannico, assicura, “ha molta attenzione”. Lo presenta come un’alternativa al Piano Ruanda, creato un comando d’élite di polizia. I premier però passano anche in rassegna la profondità delle relazioni bilaterali economiche, culturali, scientifiche, nell’ambito dell’innovazione e degli scambi giovanili. Dichiarano l’intenzione di “fare di più in tutti i settori“.

Annunciano investimenti per 574 milioni di euro (485 milioni di sterline) nella difesa del Regno Unito, nella crescita green e nell’innovazione da parte di Leonardo e del gruppo Marcegaglia. Starmer ringrazia la presidente del Consiglio per la sua “forte leadership, in particolare sull’Ucraina“, garantendo che lavorerà “fianco a fianco, per tutto il tempo necessario”.
Il nostro obiettivo è mettere fine a questa guerra – spiega Meloni -, aiutare l’Ucraina nel cammino verso un futuro di pace, di libertà e di prosperità, chiaramente con il sostegno che è necessario oggi e alla ricostruzione“. Nel 2025 l’Italia ospiterà la Ukraine Recovery Conference, che si è tenuta a Londra nel 2023: “Anche questo è un importante elemento della nostra sinergia“, aggiunge.

Nel confronto, si parla di “grandi opportunità da realizzare insieme“: “L’Italia è già nella top-ten dei partner commerciali e al sesto posto per investimenti esteri diretti, questo sosterrà la crescita reciproca, che è una priorità fondamentale per il mio governo“, chiosa il primo ministro britannico. Si complimenta per la “cornice bellissima”, il “tempo stratosferico”, riconosce la “leadership dell’Italia in Europa, con l’economia, e nel G7” e sembra felice di rivendicare l’inizio di “una nuova era nei rapporti tra Regno Unito e Unione europea“.

G7, Meloni rilancia Piano Mattei, ma salta trasferta. Zelensky la attende a Cernobbio

Giorgia Meloni partecipa al G7 dei Parlamenti solo virtualmente. In queste ore turbolente per il governo, ha preferito restare a Roma. Del resto, subodorava che sarebbe stata una giornata convulsa. Non a caso, con il G7 della Cultura alle porte (19-21 settembre a Pompei), il ministro Gennaro Sangiuliano presenta le dimissioni dopo una settimana di agonia con i fari puntati sull’affaire Boccia. “Mi scuso per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente“, dice la premier in apertura di intervento, senza aggiungere altro.

Se la sua agenda non subirà ulteriori modifiche, la sua presenza è prevista domattina a Cernobbio, per il Forum di Ambrosetti. Ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato sui social la partecipazione per incontri con rappresentanti delle imprese italiane e con la presidente del Consiglio. In collegamento con Verona, Meloni ribadisce il suo appoggio incondizionato all’Ucraina, “nazione aggredita” che “difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti“.

E non perde l’occasione per rivendicare che, sotto la presidenza italiana, il vertice del G7 ha “segnato un cambio in basso e di prospettiva“. Pensa alle sinergie strategiche instaurate tra il piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment G7 e ai nuovi strumenti finanziari creati con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del continente africano. Lo sguardo, quindi, è sempre puntato al di là del Mediterraneo.

Questo respiro sinergico è in qualche modo lo stesso con cui l’Italia parteciperà al G20 di novembre a Rio, quando l’Italia “assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti“, scandisce. La premier punterà quindi su un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, senza trascurare gli sforzi necessari per, spiega, “affrontare il nesso clima e energia in un modo più pragmatico, meno ideologico, socialmente più giusto“, e le azioni urgenti per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Alla ministeriale di Verona, Meloni tocca anche un altro punto che le sta particolarmente a cuore, l’intelligenza artificiale generativa. Una delle sfide del futuro, sulla quale ha invitato a riflettere Papa Francesco durante il G7 di Borgo Egnazia. “Il Santo Padre ci ha ricordato che ogni strumento tecnologico creato dall’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere un’ispirazione etica che sia, cioè, ordinata al bene di ogni essere umano“, afferma. La domanda che la politica deve porsi, sottolinea Meloni è: “che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?“. Le strade sono due, utilizzarla per concorrere al bene comune o per “aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali“. Alla politica spetta rispondere alla domanda non, ribadisce, “agli algoritmi o alle macchine”.