Ex Ilva, avviata l’amministrazione straordinaria. Quaranta commissario straordinario

Meno di 24 ore dopo l’ultima riunione con indotto e sindacati, il governo ammette “con decorrenza immediata” Acciaierie d’Italia alla procedura di amministrazione straordinaria. Proprio come richiesto, lo scorso 18 febbraio scorso, da Invitalia, il socio pubblico di AdI (38% del capitale). Come commissario straordinario il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha scelto Giancarlo Quaranta (nella foto in basso a sinistra, dal suo profilo LinkedIn), ingegnere, che il Mimit definisce “professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico“. Fino a questo momento, infatti, ricopriva il ruolo di direttore della Divisione tecnica ed operativa di Ilva Spa in amministrazione straordinaria e presidente del Consorzio elettrosiderurgici Italiani per il preridotto. Toccherà a lui traghettare le Acciaierie d’Italia verso un futuro diverso, lontano da ArcelorMittal, che intanto annuncia con una nota la fine del coinvolgimento in AdI, iniziato nel 2018.

La multinazionale, nonostante la situazione ormai irrimediabilmente precipitata, rivendica di essersi “impegnata pienamente a favore delle persone e delle risorse di AdI, allora nota come Ilva, investendo oltre 2 miliardi di euro” che hanno consentito all’azienda “di completare nei tempi previsti un vasto programma ambientale da 800 milioni di euro che ha garantito il rispetto dell’Autorizzazione Integrata Ambientale stabilita dal governo italiano, oltre a investire 1,2 miliardi di euro nell’ammodernamento delle attrezzature in tutti i siti. AdI ha inoltre beneficiato di centinaia di milioni di euro di credito attraverso la fornitura di materie prime da parte di ArcelorMittal“.

Non solo, perché il gruppo indiano va oltre, assicurando che “desiderava risolvere la significativa discrepanza negli investimenti di capitale in AdI da parte dei due azionisti“. Al punto che “nelle recenti discussioni ArcelorMittal ha avanzato proposte pragmatiche per affrontare questo problema, pur continuando il partenariato pubblico-privato con Invitalia istituito nell’aprile 2021. Quando non siamo riusciti a concordare termini accettabili, abbiamo anche offerto di vendere la nostra partecipazione in AdI a Invitalia. Le discussioni, nonostante i migliori sforzi di ArcelorMittal, non hanno avuto successo“. Per Mittal “se AdI fosse stata in grado, dopo l’aprile 2021, di accedere al tradizionale finanziamento del debito e di raccogliere il capitale circolante necessario per finanziare le sue esigenze correnti, invece di fare affidamento sugli apporti di capitale dei suoi azionisti come unica fonte di capitale, questa situazione avrebbe potuto essere evitata“.

Non è la versione dei sindacati, però, che plaudono la tempestività della nomina del commissario straordinario e “l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria dell’ex Ilva per affrontare i problemi a partire dai lavoratori, dalla produzione, dalla salute e sicurezza e dalla tutela ambientale“, commenta il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. Ritenendo “necessario che nelle prossime ore ci sia un incontro con le organizzazioni sindacali per aprire la discussione sullo stato degli impianti e le azioni per garantire la continuità produttiva“. Inoltre “il confronto con Palazzo Chigi continui“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario generale Uilm, Rocco Palombella: “Pur ritenendo l’amministrazione straordinaria un provvedimento estremo, alle attuali condizioni rappresenta l’unica possibilità per salvare e rilanciare l’ex Ilva, l’ambiente, i lavoratori e le imprese dell’indotto e i lavoratori di Ilva As“. Per la Fim Cislla scelta di Quaranta in parte ci rassicura e ci dà la possibilità di sperare in un vero cambio di passo e nel rilancio del sito“, sottolineano il segretario generale e il segretario nazionale, Roberto Benaglia e Valerio D’Alò. “E’ fondamentale – aggiungono – che l’amministrazione straordinaria duri il tempo necessario a preparare il terreno per l’investitore privato e per farlo, è necessario dare al commissario le fondamentali dotazioni, anche in termini finanziari, per fa ripartire l’acciaieria“.

Ugl Metalmeccaniciapprezza sia la nomina di Quaranta, scelta di qualità per il mondo dell’acciaio, sia la tempestività del governo nel procedere a una soluzione in una vertenza strategica per l’industria italiana“. Mentre Usb pone l’accento “sulle vicende dell’appalto, perché grande è la preoccupazione per i tanti dipendenti delle ditte in attesa del pagamento degli arretrati“.

Compiti che spetteranno ora al nuovo commissario straordinario. Che a gennaio, festeggiando i 40 anni dal suo primo giorno di lavoro nello stabilimento di Taranto dell’Italsider, scriveva su Linkedin: “Con l’inizio del 2024 auguro alla ‘fabbrica’ di ritrovare vigore e donare benessere ai suoi dipendenti ed ai contesti territoriali che la ospitano con i suoi stabilimenti“. Ora dipenderà molto anche da lui.

benzina diesel

INFOGRAFICA INTERATTIVA Carburanti, Mimit: In calo prezzi di benzina e diesel in autostrada

Nella mappa INTERATTIVA di GEA vengono mostrati i prezzi medi del carburante regione per regione. Si può scegliere quale tipologia di carburante visualizzare e fare così un confronto tra le varie regioni. I dati sono quelli del Ministero delle imprese e del Made in Italy che vengono rilasciati ogni giorno. L’Alto Adige resta la zona più cara d’Italia con la benzina a 1,905 euro/litro, mentre Marche e Veneto sono le regioni più economiche, con la benzina a 1,847 euro/litro.

Auto, scintille Urso-Tavares. Il ministro: “Se vogliono lo Stato in Stellantis lo chiedano”

Il Piano Ecobonus per il 2024 c’è e vale quasi un miliardo di euro. Ma i rapporti tra il ministero delle Imprese e Stellantis restano tesi. La causa, questa volta, è un’intervista che il Ceo Carlos Tavares rilascia a Bloomberg prima del vertice al ministero. Sostiene che il mercato dell’elettrico in Italia valga molto poco perché i governi, finora, non lo hanno sovvenzionato abbastanza. E che Stellantis sia stata utilizzata dall’esecutivo come “capro espiatorio” davanti ai lavoratori in bilico e agli stabilimenti a rischio, per “evitare di assumersi la responsabilità“.

Negli incontri che ho avuto con Tavares e la proprietà Elkann, è stato chiesto un impegno a cambiare la normativa Euro7, cosa che il governo ha fatto. Ci avevano anche chiesto un impegno sugli incentivi e l’abbiamo mantenuto“, ricorda Urso. Poi affonda: “Se Tavares richiede che l’Italia faccia come la Francia, che ha cambiato la sua partecipazione statale in Stellantis, ce lo chieda e possiamo ragionare insieme”. Il Piano, che stanzia risorse per 950 milioni per gli incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni inquinanti, va in tre direzioni, “convergenti“, spiega Urso: sostenibilità ecologica, sociale e produttiva. Primo obiettivo è stimolare la rottamazione delle auto altamente inquinanti, l’euro 0, 1 2 e 3, che sono ancora il 25 per cento del parco circolante in Italia. C’è poi quello di incentivare la produzione, che negli ultimi anni si è drasticamente ridotta, “malgrado gli incentivi predisposti che sono andati prevalentemente, sino all’80 per cento, a vetture prodotte in stabilimenti esteri, anche della stessa Stellantis”, fa notare Urso. Infine, tra gli obiettivi, c’è quello di aiutare soprattutto le famiglie con redditi bassi, attraverso un sistema graduale che prevede agevolazioni più significative per i nuclei con ISEE fino a 30mila euro. Così facendo, la produzione di auto in Italia dovrebbe crescere nel 2024. Se così non fosse, però, “se quest’anno il trend non dovesse cambiare, nonostante le ingenti risorse che stiamo mettendo in campo“, avverte il ministro, “destineremo le ulteriori risorse del ‘fondo automotive’ esclusivamente a sostegno della nostra filiera e a incentivare nuovi stabilimenti produttivi nel nostro Paese”.

Di “traguardo importante” parla Davide Mele, responsabile Corporate Affairs di Stellantis Italia, che prende parte al tavolo. Chiede di far capire a tutti che “dall’elettrico non si torna indietro“, e conferma “l’obbiettivo comune, insieme al Governo, alla filiera, ai sindacati e a tutti coloro che vivono tutti i giorni questo settore, di sostenere la produzione di veicoli in Italia nei prossimi anni con l’ambizione di raggiungere anche il famoso milione di veicoli (auto e veicoli commerciali, precisa) nel piano DF2030“. Quanto alla questione degli stabilimenti, però, anche lui però tiene a precisare che la produzione è “strettamente correlata alla domanda di mercato“: “In base alla domanda dei clienti, noi produciamo le auto e non il contrario. Ecco perché è fondamentale stimolare la domanda con auto a prezzi accessibili. L’accessibilità è data dagli sforzi congiunti di Stellantis e dei suoi fornitori per garantire che i clienti possano acquistare le nostre Auto, fornendo così attività e posti di lavoro ai nostri stabilimenti”, scandisce.

A margine del Tavolo, Urso incontra i lavoratori della logistica dello stabilimento di Melfi, in presidio davanti alla sede del dicastero, rimasti senza lavoro in seguito alla disdetta dei contratti. I sindacati non sembrano soddisfatti del tavolo: “Un piano di soli incentivi non basta. Incentivare la domanda dovrebbe essere l’atto finale di una politica industriale sul settore dell’automotive nel suo complesso“, fanno notare Samuele Lodi e Maurizio Oreggia di Fiom-Cgil. Lamentano una mancanza di garanzie sull’occupazione e sulla produzione nei siti italiani di Stellantis e nelle aziende della filiera della componentistica: “I cinque tavoli tecnici-tematici sull’automotive non hanno ancora prodotto risultati da questo punto di vista. Le risorse pubbliche devono essere vincolate a garanzie per l’occupazione e all’aumento dei volumi produttivi, a partire dall’incremento di produzioni di auto mass market, lo stesso impianto di incentivi non è una garanzia rispetto all’aumento delle produzioni nel nostro Paese“. È positivo che siano stati varati i nuovi incentivi per i veicoli elettrici, ma “pensiamo che gli incentivi dovrebbero essere maggiormente finalizzati alla risoluzione dei problemi dei lavoratori“, fanno eco Rocco Palombella e Gianluca Ficco di Uilm, che chiedono a Stellantis una “dimostrazione di forte responsabilità sociale, nei confronti dei propri dipendenti e di quelli dell’indotto“. La speranza delle parti sociali per tutelare davvero gli stabilimenti in Italia è che, nel rapporto con il gruppo, il Governo passi “da una polemica confusa a una proposta concreta“.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Prezzi di benzina e gasolio ancora in aumento

Nella mappa INTERATTIVA di GEA vengono mostrati i prezzi medi del carburante regione per regione. Si può scegliere quale tipologia di carburante visualizzare e fare così un confronto tra le varie regioni. I dati sono quelli del Ministero delle imprese e del Made in Italy che vengono rilasciati ogni giorno. La Calabria diventa la regione più cara d’Italia (1,853 euro/litro), mentre le Marche restano la regione più economica, con la benzina a 1,798 euro/litro, comunque in aumento.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Prezzo del carburante: Alto Adige e Basilicata le più care

Nella mappa interattiva di GEA vengono mostrati i prezzi medi del carburante regione per regione. Si può scegliere quale tipologia di carburante visualizzare e fare così un confronto tra le varie regioni. I dati sono quelli del Ministero delle imprese e del Made in Italy (Mimit) che vengono rilasciati ogni giorno. La benzina più cara in media è in Alto Adige e Basilicata a 1,846 euro al litro. La più economica è in Veneto a 1,789 euro al litro.

Mimit istituisce Tavolo sviluppo automotive: si insedierà il 6/12

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha istituito, d’intesa con Stellantis, al termine di un confronto nel merito su obiettivi e modalità, il ‘Tavolo Sviluppo Automotive’, a cui parteciperanno azienda, Regioni, sindacati e Anfia. Il tavolo, che si insedierà il 6 dicembre, avrà come principali obiettivi aumentare i livelli produttivi negli stabilimenti italiani, consolidare i centri di ingegneria e ricerca, investire su modelli innovativi, riqualificare le competenze dei lavoratori e sostenere la riconversione della componentistica. Il ‘Tavolo Sviluppo Automotive’ consentirà un confronto continuativo, trasparente e inclusivo tra tutti gli attori, con la partecipazione di Stellantis, dei presidenti delle Regioni sede di stabilimenti dell’azienda – Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Molise, Piemonte ed Emilia-Romagna – delle organizzazioni sindacali e di Anfia, che rappresenta le imprese della componentistica.

L’istituzione del Tavolo risponde agli obiettivi indicati nel protocollo d’intesa Mimit-Anfia, sottoscritto il 18 ottobre, e alle sollecitazioni più volte emerse nelle riunioni con le istituzioni regionali, con i sindacati e con le associazioni di impresa.

Con la partecipazione al Tavolo, l’Azienda ribadisce il proprio forte impegno nei confronti del Paese e la volontà di creare le condizioni per mantenere il ruolo di leader dell’Italia al centro della strategia di Stellantis. Siamo pronti a continuare questo viaggio con le parti interessate per trovare insieme una visione condivisa che si concentri sulla competitività nazionale in tutti i suoi aspetti”, commenta un portavoce di Stellantis. Che però sottolinea quali sono le criticità e le necessità per il futuro: “Per raggiungere le diverse ambizioni e sostenere il mercato automobilistico sono però necessari specifici fattori abilitanti, come il rinvio o la rimozione della normativa (Euro 7) che impedisce la continuazione della produzione di modelli a prezzi accessibili in Italia, gli incentivi alla vendita di veicoli elettrici e la rete di ricarica per sostenere i clienti e il miglioramento del costo dell’energia per sostenere la competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani. Il fattore chiave di successo del Tavolo che si insedierà è che ogni stakeholder abbracci il cambiamento necessario a 360°, in modo proattivo e sincero, a beneficio dell’industria automobilistica italiana e dei clienti italiani nella transizione verso l’elettrificazione del nostro settore”.

Contro inflazione parte tavolo permanente beni di largo consumo

A 15 giorni dall’avvio del Trimestre Anti Inflazione, Adolfo Urso istituisce al Mimit il tavolo permanente dedicato ai settori della distribuzione, del commercio e dell’industria dei beni di largo consumo. “Possiamo dirci soddisfatti per diversi motivi, che ci indicano che abbiamo imboccato la strada giusta nel contrasto al caro vita“, rivendica.

Dopo la sigla delle 32 associazioni di tutta la filiera, 30mila negozi tra esercenti, commercianti e punti vendita della grande distribuzione in tutta Italia hanno deciso di aderire al patto, “garantendo ai cittadini la possibilità di accedere a un paniere calmierato di prodotti di alta qualità, con importanti brand del Made in Italy e internazionali – ricorda Urso – che hanno deciso di associarsi a questo sforzo comune del Sistema Italia”.

Al tavolo oggi hanno partecipato 14 associazioni del settore del commercio e della distribuzione e 18 associazioni dei settori industria, agricoltura, artigianato e cooperative.

Attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nella lotta all’inflazione abbiamo riaffermato il ruolo delle rappresentanze sociali in Italia”, spiega il ministro. Durante la riunione, il titolare del dicastero di via Veneto anticipa l’intenzione di proseguire nelle politiche di sostegno al potere di acquisto per i ceti medio-bassi, delle famiglie, dei pensionati e dei lavoratori “attraverso ogni sforzo che possiamo mettere in campo“.

A partire dalla Legge di Bilancio, con il taglio al cuneo fiscale, le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, la perequazione delle pensioni e le misure per le famiglie e per l’occupazione femminile. Provvedimenti con cui, osserva, “si contrasta l’inflazione e si rilanciano i consumi, a beneficio del sistema produttivo“.

Nella stessa direzione del Patto anti-inflazione, il governo ha previsto il rifinanziamento per il 2024 della carta ‘Dedicata a Te‘, a sostegno dei consumi. C’è stato poi, in sostegno alle aziende, il rinvio delle Sugar e Plastic Tax, che, secondo Urso, “avrebbe indotto la filiera a intervenire sui prezzi, facendoli incrementare a discapito degli utenti finali“.

Il confronto è stato “importante“, secondo Federdistribuzione, per individuare interventi che aiutino a creare le condizioni a sostegno dell’efficienza del settore, “impegnato a contrastare gli effetti derivanti dagli aumenti dei costi e dall’instabilità dei mercati delle materie prime e dell’energia“. Per Carlo Alberto Buttarelli, presidente della federazione, occorre intervenire sui fattori che rischiano di pesare sui bilanci delle imprese e mettere in condizione le imprese della distribuzione di continuare a investire, “come leva di sviluppo di cui può avvantaggiarsi l’intero sistema economico del Paese e soprattutto per far fronte alle sfide di un mercato in continua e rapida evoluzione”.

Benzina verso 2 euro, rialzi non si fermano. Ministero: Pesano accise

Non si ferma la corsa dei carburanti. Nella settimana dal 7 al 13 agosto, secondo l’Osservatorio carburanti del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, il prezzo della benzina è aumentato a 1,939 euro al litro (+9,82 millesimi rispetto alla precedente settimana), così come quello del diesel a 1,827 euro/litro (+3,13 centesimi).

Si tratta di quotazioni in modalità self-service, quindi il servito è abbondantemente già sopra la soglia psicologica dei 2 euro al litro, che aveva preoccupato l’Italia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina un anno e mezzo fa. “Per il sedicesimo giorno consecutivo hanno subito un aumento”, commenta Fegica, una delle associazioni che rappresentano i gestori di impianti di carburanti. Per cui “il cartello dei prezzi medi, imposto ai distributori dal governo, nulla ha potuto, né ha mai avuto alcuna possibilità di farlo, contro gli aumenti dei prezzi dovuti ai valori in ascesa dei mercati internazionali dei prodotti. Al contrario si può cominciare ad intravedere il concretizzarsi di quel pericolo di cui l’Antitrust aveva a più riprese informato il Governo: l’esposizione dei prezzi medi non è solo inutile, ma rischia di essere controproducente. C’è quindi bisogno di interventi seri sia in prospettiva, con una riforma strutturale del settore, sia nell’immediato. I prezzi dei carburanti sono ormai al medesimo livello di quando il Governo Draghi decise di tagliare le accise”, sottolinea Fegica in una nota.

Nel dettaglio, calcola Figisc-Confcommercio (altra associazione dei gestori di stazioni di servizio), la media dei prezzi medi delle regioni per la benzina è cresciuta di +0,029 euro/litro, con un massimo di +0,038 (regione Molise) ed un minimo di +0,020 (regione Friuli Venezia Giulia), con un valore medio iniziale al 1° agosto di 1,920 euro/litro (con un massimo di 1,945 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,891 per la regione Marche), ed un valore medio finale al 16 agosto di 1,949 euro/litro (con un massimo di 1,974 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,924 per la regione Veneto).

Per quanto riguarda il diesel, sottolinea Figisc, “la media dei prezzi medi delle regioni è cresciuta di +0,072 euro/litro, con un massimo di +0,083 (regione Molise) ed un minimo di +0,065 (regione Sardegna), con un valore medio iniziale al 1° agosto di 1,776 euro/litro (con un massimo di 1,804 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,751 per la regione Marche), ed un valore medio finale al 16 agosto di 1,848 euro/litro (con un massimo di 1,978 euro/litro ancora per la provincia autonoma alto-atesina e un minimo di 1,822 per la regione Marche)”.

Una nota del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha voluto precisare “che il prezzo industriale della benzina, depurato dalle accise, è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Spagna e Germania. Il prezzo alla pompa è, oggi rispetto alla giornata di ieri, sostanzialmente stabile e maggiore di 0,02-0,04 euro rispetto alla rilevazione di domenica. Si nota quindi un rallentamento del trend degli aumenti, dovuti alla crescita delle quotazioni internazionali, che si erano osservati nell’ultimo mese, a dimostrazione di come sia stata efficace in questi mesi l’azione del monitoraggio del Mimit e, a partire dal mese di agosto, lo strumento dell’esposizione del prezzo medio regionale che consente ai consumatori di scegliere dove rifornirsi, in trasparenza e consapevolezza“.

Il ministero ha poi sottolineato che le quotazioni internazionali medie della scorsa scorsa settimana mostrano, rispetto al mese precedente, aumenti analoghi a quelli del prezzo alla pompa. “Insomma, è falso quanto affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo, anzi è vero il contrario: l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei”, ha aggiunto. “Peraltro, appare davvero strano che se la prendano con una misura risultata pienamente efficace che ha consentito, in un sistema di mercato, di contrastare la speculazione, dando piena trasparenza e quindi consapevolezza e capacità di scelta al consumatore. Sono contrari anche alla trasparenza?“, conclude la nota. Se il tema è quello delle accise, proprio il “governo ha inserito una clausola ‘taglia accise’ collegata però ad un livello di prezzo troppo alta per essere funzionale nelle presenti condizioni di emergenza”, aggiunge la Fegica che conclude: “E’ arrivato il momento che il Governo abbandoni slogan e giustificazioni poco credibili e prenda seriamente in esame l’ipotesi di mettere le mani sulla tassazione dei carburanti, fosse pure temporaneamente”. Per tagliare le imposte sui carburanti, in base al meccanismo della cosiddetta accisa mobile, il prezzo dovrebbe aumentare “in misura pari o superiore, sulla media del periodo (un paio di mesi, ndr), a due punti percentuali rispetto esclusivamente al valore di riferimento, espresso in euro” e che viene indicato nel Def. Ecco, nel Documento di Economia e Finanza il petrolio viene stimato a 82,3 euro per il 2023 cioè 89,84 dollari al cambio attuale. La quotazione del Brent però è attualmente attorno a 85 dollari al barile. Sotto dunque la soglia stabilita dal Def.

Stellantis pronta a confronto con sindacati. Accordo con Mimit a settembre

Un tavolo Stellantis e un piano prima dell’accordo di programma per aumentare la produzione in Italia condivisi con le parti sociali. Tutti saranno coinvolti, assicura il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, nella riunione sul comparto automotive con le organizzazioni sindacali. L’accordo però slitta rispetto alle previsioni del ministro, che più volte aveva parlato di un’intesa da chiudere entro la prima metà di agosto.

Il Tavolo Stellantis, composto da Mimit, azienda, sindacati, Regioni e Anfia, sarà finalizzato alla sottoscrizione, entro la fine dell’anno, di un accordo di programma che abbia un orizzonte al 2030.
Le richieste di confronto trilaterale che i sindacati avevano avanzato alla fine dell’incontro di oggi, sono state accolte. Anche l’azienda conferma il “forte impegno nei confronti del Paese” e di avere instaurato con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy un “dialogo dinamico e costruttivo“.

Siamo pronti a proseguire, dopo la pausa estiva, un cammino, anche con le parti sociali e le organizzazioni di categoria, che si basa su un processo chiaro e su una visione condivisa sul percorso da seguire“, fa sapere Stellantis, che si dice convinta della necessità di “costruire un progetto globale per l’Italia che tenga conto di diversi fattori come le previsioni di mercato, l’accessibilità economica delle auto per i clienti italiani, l’impatto di normative come l’Euro 7 e gli incentivi per mantenere la competitività nazionale come il costo dell’approvvigionamento energetico e le agevolazioni per l’acquisto delle vetture“.

Il piano di lavoro, in via di definizione, potrà essere sottoscritto entro il mese di settembre e sarà articolato seguendo l’incremento dei volumi di produzione dei veicoli così come il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca e sviluppo, rafforzando la presenza in ambiti a elevate potenzialità di sviluppo sia nel breve che nel medio-lungo periodo. L’attenzione sarà anche all’ efficientamento degli impianti, per migliorarne la competitività in termini di costo del lavoro, energia e logistica; all’ accelerazione degli investimenti in transizione energetica e ambientale per migliorare l’impronta di carbonio dei siti produttivi e ridurre il consumo energetico; all’assessment della filiera della componentistica da completare in tempi certi. Sarà necessaria anche una mappatura aggiornata delle competenze presenti nel Gruppo e una proiezione a 5 e 10 anni delle competenze ritenute critiche e dei lavoratori degli stabilimenti Stellantis.

I sindacati chiederanno conto all’azienda di una serie di punti: “Non ha chiarito le scelte di fondo e le loro ricadute produttive e occupazionali sul nostro Paese e in alcuni siti non c’è tranquillità sul futuro“, mette in luce il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. I tempi inizialmente previsti, ricorda, “sono slittati e non è chiaro se l’obiettivo di produrre 1 milione di auto consideri anche i 300mila veicoli commerciali, ad oggi, già prodotti”.

L’obiettivo su cui ci siamo mobilitati , manifestando a Poissy e poi con gli scioperi unitari dei metalmeccanici era un accordo quadro sul piano industriale, che garantisca l’occupazione attuale in tutti gli stabilimenti di produzione di componenti e assemblaggio, e nei centri di ricerca e sviluppo“, sottolineano Maurizio Landini, segretario generale Cgil e Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil.
L’obiettivo, ribadiscono, “deve essere quello di tornare a produrre un milione di auto e 300mila veicoli commerciali leggeri attraverso la realizzazione di un piano che determini il rilancio di tutti gli impianti e gli enti centrali esistenti nel nostro Paese“.

Trimestre anti-inflazione su carrello spesa da ottobre: firmata intesa Mimit-Gdo

L’obiettivo è ridurre l’inflazione, che in questi mesi sta colpendo soprattutto i beni di largo consumo, dunque le fasce più deboli. Dal 1 ottobre prossimo, dunque, scatterà il ‘trimestre anti-inflazione’ sul carrello della spesa, frutto di un protocollo di intesa siglato oggi dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con i rappresentanti delle associazioni della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, che servirà a contenere i prezzi di alcuni prodotti, oltre a specifiche politiche di sostegno al settore. Tra i firmatari ci sono Federdistribuzione, Associazione nazionale cooperative dei consumatori Coop, Associazione nazionale cooperative fra i dettaglianti, Confcommercio-Imprese per l’Italia, Fiesa Confesercenti, Federfarma, Assofarm, Federazione farmacisti e disabilità onlus, Mnlf, Culpi, Federazione nazionale parafarmacie italiane e Unaftisp.

Entrando nel dettaglio, alla data del 10 settembre prossimo, assieme alle associazioni che hanno sottoscritto l’accordo, dovranno essere definite le modalità del trimestre, che durerà fino 31 dicembre. Il protocollo riguarda anche beni primari non alimentari come i prodotti per l’infanzia e prevede prezzi calmierati su una selezione di articoli che rientrano nel cosiddetto ‘carrello della spesa’ attraverso differenti modalità. Ad esempio prezzi fissi, attività promozionali sui prodotti individuati, o iniziative sulla gamma di prodotti a marchio come carrelli a prezzo scontato o unico. “Con il paniere calmierato siamo convinti di poter dare un definitivo colpo all’inflazione riconducendola a livelli naturali“, commenta Urso. Che, cita gli ultimi dati dell’Ocse, secondo i quali “l’inflazione in Italia nell’ultimo mese scende dal 7,6% al 6,4%, con un calo di 1,2 punti percentuali, maggiore a quello registrato nell’area Ocse dove l’indice dei prezzi al consumo si è ridotto in media dello 0,8%. Un trend consolidato – sottolinea – proprio grazie all’effetto del costante monitoraggio dei prezzi effettuato dal ministero, con i nuovi poteri conferiti dal decreto trasparenza di gennaio”.

Ma anche, riconosce Urso, “all’impegno già in atto della filiera della distribuzione e del commercio, che in questi mesi ha svolto un ruolo importante nel contenimento dei prezzi e nella tutela del potere di acquisto delle famiglie“. Per il responsabile del Mimit, però, “un contributo centrale in questo processo lo svolgono anche le associazioni dei consumatori, con cui condividiamo un percorso virtuoso nell’affrontare questa sfida”. Oltre al trimestre, il ministero delle Imprese e del Made in Italy istituirà anche un tavolo permanente che potrà coinvolgere altri dicasteri, con l’obiettivo di approfondire tematiche specifiche del settore della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, per superare gli ostacoli che impediscono una maggiore efficienza nelle attività d’impresa. “La prima riunione si svolgerà entro settembre“, annunciato Urso.

Differenti le reazioni all’iniziativa. “Avevamo condiviso con il governo i contenuti di un protocollo anti-inflazione ed eravamo pronti a firmare, ma abbiamo dovuto prendere atto del no da parte dell’industria di trasformazione“, spiega il presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli. “Ciononostante – continua -, con grande senso di responsabilità, abbiamo deciso di proseguire il percorso già iniziato per trovare insieme alle istituzioni soluzioni concrete di contrasto all’inflazione, con l’obiettivo di tutelare le famiglie e la tenuta dei consumi“. Per l’Unione nazionale consumatori si tratta di “una sceneggiata”, tuona il presidente, Massimiliano Dona. “Un’operazione di marketing e di facciata fatta dal ministro Urso solo per poter dire agli italiani, attraverso spot su tutti i canali media, di essere intervenuto contro l’inflazione ma che è priva di qualunque impegno concreto e di effetti reali per le tasche degli italiani“, rincara la dose. Mentre Confapiapprezza il lavoro sinora svolto dal ministro e dal Mimit per cercare soluzioni che mitighino gli effetti dell’inflazione“, afferma il presidente, Cristian Camisa.

Fiesa Confesercenti, che partecipa all’accordo, sottolinea il ruolo fondamentale delle imprese della distribuzione, ma “allo stesso tempo – spiega il presidente Daniele Erasmi – ci aspettiamo un’operazione di monitoraggio su tutta la filiera, perché la distribuzione non sia lasciata sola ad affrontare la spinta dei prezzi. L’auspicio, anzi, è che l’intera filiera aderisca all’iniziativa”. Infine, Assoutenti plaude all’esecutivo, cui chiede di “mettere in campo ogni sforzo possibile, attribuendo più poteri a Mister prezzi e bloccando le speculazioni che si registrano in settori strategici e poco concorrenziali come carburanti, energia, assicurazioni e banche”. Ma, anticipa il presidente, Furio Truzzi, “contro produttori e industrie che si oppongono al paniere anti-inflazione stiamo valutando un esposto all’Antitrust, per la possibile fattispecie di cartello a danno dei consumatori”.