Contro inflazione parte tavolo permanente beni di largo consumo

A 15 giorni dall’avvio del Trimestre Anti Inflazione, Adolfo Urso istituisce al Mimit il tavolo permanente dedicato ai settori della distribuzione, del commercio e dell’industria dei beni di largo consumo. “Possiamo dirci soddisfatti per diversi motivi, che ci indicano che abbiamo imboccato la strada giusta nel contrasto al caro vita“, rivendica.

Dopo la sigla delle 32 associazioni di tutta la filiera, 30mila negozi tra esercenti, commercianti e punti vendita della grande distribuzione in tutta Italia hanno deciso di aderire al patto, “garantendo ai cittadini la possibilità di accedere a un paniere calmierato di prodotti di alta qualità, con importanti brand del Made in Italy e internazionali – ricorda Urso – che hanno deciso di associarsi a questo sforzo comune del Sistema Italia”.

Al tavolo oggi hanno partecipato 14 associazioni del settore del commercio e della distribuzione e 18 associazioni dei settori industria, agricoltura, artigianato e cooperative.

Attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti nella lotta all’inflazione abbiamo riaffermato il ruolo delle rappresentanze sociali in Italia”, spiega il ministro. Durante la riunione, il titolare del dicastero di via Veneto anticipa l’intenzione di proseguire nelle politiche di sostegno al potere di acquisto per i ceti medio-bassi, delle famiglie, dei pensionati e dei lavoratori “attraverso ogni sforzo che possiamo mettere in campo“.

A partire dalla Legge di Bilancio, con il taglio al cuneo fiscale, le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, la perequazione delle pensioni e le misure per le famiglie e per l’occupazione femminile. Provvedimenti con cui, osserva, “si contrasta l’inflazione e si rilanciano i consumi, a beneficio del sistema produttivo“.

Nella stessa direzione del Patto anti-inflazione, il governo ha previsto il rifinanziamento per il 2024 della carta ‘Dedicata a Te‘, a sostegno dei consumi. C’è stato poi, in sostegno alle aziende, il rinvio delle Sugar e Plastic Tax, che, secondo Urso, “avrebbe indotto la filiera a intervenire sui prezzi, facendoli incrementare a discapito degli utenti finali“.

Il confronto è stato “importante“, secondo Federdistribuzione, per individuare interventi che aiutino a creare le condizioni a sostegno dell’efficienza del settore, “impegnato a contrastare gli effetti derivanti dagli aumenti dei costi e dall’instabilità dei mercati delle materie prime e dell’energia“. Per Carlo Alberto Buttarelli, presidente della federazione, occorre intervenire sui fattori che rischiano di pesare sui bilanci delle imprese e mettere in condizione le imprese della distribuzione di continuare a investire, “come leva di sviluppo di cui può avvantaggiarsi l’intero sistema economico del Paese e soprattutto per far fronte alle sfide di un mercato in continua e rapida evoluzione”.

Benzina verso 2 euro, rialzi non si fermano. Ministero: Pesano accise

Non si ferma la corsa dei carburanti. Nella settimana dal 7 al 13 agosto, secondo l’Osservatorio carburanti del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, il prezzo della benzina è aumentato a 1,939 euro al litro (+9,82 millesimi rispetto alla precedente settimana), così come quello del diesel a 1,827 euro/litro (+3,13 centesimi).

Si tratta di quotazioni in modalità self-service, quindi il servito è abbondantemente già sopra la soglia psicologica dei 2 euro al litro, che aveva preoccupato l’Italia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina un anno e mezzo fa. “Per il sedicesimo giorno consecutivo hanno subito un aumento”, commenta Fegica, una delle associazioni che rappresentano i gestori di impianti di carburanti. Per cui “il cartello dei prezzi medi, imposto ai distributori dal governo, nulla ha potuto, né ha mai avuto alcuna possibilità di farlo, contro gli aumenti dei prezzi dovuti ai valori in ascesa dei mercati internazionali dei prodotti. Al contrario si può cominciare ad intravedere il concretizzarsi di quel pericolo di cui l’Antitrust aveva a più riprese informato il Governo: l’esposizione dei prezzi medi non è solo inutile, ma rischia di essere controproducente. C’è quindi bisogno di interventi seri sia in prospettiva, con una riforma strutturale del settore, sia nell’immediato. I prezzi dei carburanti sono ormai al medesimo livello di quando il Governo Draghi decise di tagliare le accise”, sottolinea Fegica in una nota.

Nel dettaglio, calcola Figisc-Confcommercio (altra associazione dei gestori di stazioni di servizio), la media dei prezzi medi delle regioni per la benzina è cresciuta di +0,029 euro/litro, con un massimo di +0,038 (regione Molise) ed un minimo di +0,020 (regione Friuli Venezia Giulia), con un valore medio iniziale al 1° agosto di 1,920 euro/litro (con un massimo di 1,945 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,891 per la regione Marche), ed un valore medio finale al 16 agosto di 1,949 euro/litro (con un massimo di 1,974 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,924 per la regione Veneto).

Per quanto riguarda il diesel, sottolinea Figisc, “la media dei prezzi medi delle regioni è cresciuta di +0,072 euro/litro, con un massimo di +0,083 (regione Molise) ed un minimo di +0,065 (regione Sardegna), con un valore medio iniziale al 1° agosto di 1,776 euro/litro (con un massimo di 1,804 euro/litro per la provincia autonoma di Bolzano e un minimo di 1,751 per la regione Marche), ed un valore medio finale al 16 agosto di 1,848 euro/litro (con un massimo di 1,978 euro/litro ancora per la provincia autonoma alto-atesina e un minimo di 1,822 per la regione Marche)”.

Una nota del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha voluto precisare “che il prezzo industriale della benzina, depurato dalle accise, è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Spagna e Germania. Il prezzo alla pompa è, oggi rispetto alla giornata di ieri, sostanzialmente stabile e maggiore di 0,02-0,04 euro rispetto alla rilevazione di domenica. Si nota quindi un rallentamento del trend degli aumenti, dovuti alla crescita delle quotazioni internazionali, che si erano osservati nell’ultimo mese, a dimostrazione di come sia stata efficace in questi mesi l’azione del monitoraggio del Mimit e, a partire dal mese di agosto, lo strumento dell’esposizione del prezzo medio regionale che consente ai consumatori di scegliere dove rifornirsi, in trasparenza e consapevolezza“.

Il ministero ha poi sottolineato che le quotazioni internazionali medie della scorsa scorsa settimana mostrano, rispetto al mese precedente, aumenti analoghi a quelli del prezzo alla pompa. “Insomma, è falso quanto affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo, anzi è vero il contrario: l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei”, ha aggiunto. “Peraltro, appare davvero strano che se la prendano con una misura risultata pienamente efficace che ha consentito, in un sistema di mercato, di contrastare la speculazione, dando piena trasparenza e quindi consapevolezza e capacità di scelta al consumatore. Sono contrari anche alla trasparenza?“, conclude la nota. Se il tema è quello delle accise, proprio il “governo ha inserito una clausola ‘taglia accise’ collegata però ad un livello di prezzo troppo alta per essere funzionale nelle presenti condizioni di emergenza”, aggiunge la Fegica che conclude: “E’ arrivato il momento che il Governo abbandoni slogan e giustificazioni poco credibili e prenda seriamente in esame l’ipotesi di mettere le mani sulla tassazione dei carburanti, fosse pure temporaneamente”. Per tagliare le imposte sui carburanti, in base al meccanismo della cosiddetta accisa mobile, il prezzo dovrebbe aumentare “in misura pari o superiore, sulla media del periodo (un paio di mesi, ndr), a due punti percentuali rispetto esclusivamente al valore di riferimento, espresso in euro” e che viene indicato nel Def. Ecco, nel Documento di Economia e Finanza il petrolio viene stimato a 82,3 euro per il 2023 cioè 89,84 dollari al cambio attuale. La quotazione del Brent però è attualmente attorno a 85 dollari al barile. Sotto dunque la soglia stabilita dal Def.

Stellantis pronta a confronto con sindacati. Accordo con Mimit a settembre

Un tavolo Stellantis e un piano prima dell’accordo di programma per aumentare la produzione in Italia condivisi con le parti sociali. Tutti saranno coinvolti, assicura il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, nella riunione sul comparto automotive con le organizzazioni sindacali. L’accordo però slitta rispetto alle previsioni del ministro, che più volte aveva parlato di un’intesa da chiudere entro la prima metà di agosto.

Il Tavolo Stellantis, composto da Mimit, azienda, sindacati, Regioni e Anfia, sarà finalizzato alla sottoscrizione, entro la fine dell’anno, di un accordo di programma che abbia un orizzonte al 2030.
Le richieste di confronto trilaterale che i sindacati avevano avanzato alla fine dell’incontro di oggi, sono state accolte. Anche l’azienda conferma il “forte impegno nei confronti del Paese” e di avere instaurato con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy un “dialogo dinamico e costruttivo“.

Siamo pronti a proseguire, dopo la pausa estiva, un cammino, anche con le parti sociali e le organizzazioni di categoria, che si basa su un processo chiaro e su una visione condivisa sul percorso da seguire“, fa sapere Stellantis, che si dice convinta della necessità di “costruire un progetto globale per l’Italia che tenga conto di diversi fattori come le previsioni di mercato, l’accessibilità economica delle auto per i clienti italiani, l’impatto di normative come l’Euro 7 e gli incentivi per mantenere la competitività nazionale come il costo dell’approvvigionamento energetico e le agevolazioni per l’acquisto delle vetture“.

Il piano di lavoro, in via di definizione, potrà essere sottoscritto entro il mese di settembre e sarà articolato seguendo l’incremento dei volumi di produzione dei veicoli così come il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca e sviluppo, rafforzando la presenza in ambiti a elevate potenzialità di sviluppo sia nel breve che nel medio-lungo periodo. L’attenzione sarà anche all’ efficientamento degli impianti, per migliorarne la competitività in termini di costo del lavoro, energia e logistica; all’ accelerazione degli investimenti in transizione energetica e ambientale per migliorare l’impronta di carbonio dei siti produttivi e ridurre il consumo energetico; all’assessment della filiera della componentistica da completare in tempi certi. Sarà necessaria anche una mappatura aggiornata delle competenze presenti nel Gruppo e una proiezione a 5 e 10 anni delle competenze ritenute critiche e dei lavoratori degli stabilimenti Stellantis.

I sindacati chiederanno conto all’azienda di una serie di punti: “Non ha chiarito le scelte di fondo e le loro ricadute produttive e occupazionali sul nostro Paese e in alcuni siti non c’è tranquillità sul futuro“, mette in luce il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. I tempi inizialmente previsti, ricorda, “sono slittati e non è chiaro se l’obiettivo di produrre 1 milione di auto consideri anche i 300mila veicoli commerciali, ad oggi, già prodotti”.

L’obiettivo su cui ci siamo mobilitati , manifestando a Poissy e poi con gli scioperi unitari dei metalmeccanici era un accordo quadro sul piano industriale, che garantisca l’occupazione attuale in tutti gli stabilimenti di produzione di componenti e assemblaggio, e nei centri di ricerca e sviluppo“, sottolineano Maurizio Landini, segretario generale Cgil e Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil.
L’obiettivo, ribadiscono, “deve essere quello di tornare a produrre un milione di auto e 300mila veicoli commerciali leggeri attraverso la realizzazione di un piano che determini il rilancio di tutti gli impianti e gli enti centrali esistenti nel nostro Paese“.

Trimestre anti-inflazione su carrello spesa da ottobre: firmata intesa Mimit-Gdo

L’obiettivo è ridurre l’inflazione, che in questi mesi sta colpendo soprattutto i beni di largo consumo, dunque le fasce più deboli. Dal 1 ottobre prossimo, dunque, scatterà il ‘trimestre anti-inflazione’ sul carrello della spesa, frutto di un protocollo di intesa siglato oggi dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con i rappresentanti delle associazioni della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, che servirà a contenere i prezzi di alcuni prodotti, oltre a specifiche politiche di sostegno al settore. Tra i firmatari ci sono Federdistribuzione, Associazione nazionale cooperative dei consumatori Coop, Associazione nazionale cooperative fra i dettaglianti, Confcommercio-Imprese per l’Italia, Fiesa Confesercenti, Federfarma, Assofarm, Federazione farmacisti e disabilità onlus, Mnlf, Culpi, Federazione nazionale parafarmacie italiane e Unaftisp.

Entrando nel dettaglio, alla data del 10 settembre prossimo, assieme alle associazioni che hanno sottoscritto l’accordo, dovranno essere definite le modalità del trimestre, che durerà fino 31 dicembre. Il protocollo riguarda anche beni primari non alimentari come i prodotti per l’infanzia e prevede prezzi calmierati su una selezione di articoli che rientrano nel cosiddetto ‘carrello della spesa’ attraverso differenti modalità. Ad esempio prezzi fissi, attività promozionali sui prodotti individuati, o iniziative sulla gamma di prodotti a marchio come carrelli a prezzo scontato o unico. “Con il paniere calmierato siamo convinti di poter dare un definitivo colpo all’inflazione riconducendola a livelli naturali“, commenta Urso. Che, cita gli ultimi dati dell’Ocse, secondo i quali “l’inflazione in Italia nell’ultimo mese scende dal 7,6% al 6,4%, con un calo di 1,2 punti percentuali, maggiore a quello registrato nell’area Ocse dove l’indice dei prezzi al consumo si è ridotto in media dello 0,8%. Un trend consolidato – sottolinea – proprio grazie all’effetto del costante monitoraggio dei prezzi effettuato dal ministero, con i nuovi poteri conferiti dal decreto trasparenza di gennaio”.

Ma anche, riconosce Urso, “all’impegno già in atto della filiera della distribuzione e del commercio, che in questi mesi ha svolto un ruolo importante nel contenimento dei prezzi e nella tutela del potere di acquisto delle famiglie“. Per il responsabile del Mimit, però, “un contributo centrale in questo processo lo svolgono anche le associazioni dei consumatori, con cui condividiamo un percorso virtuoso nell’affrontare questa sfida”. Oltre al trimestre, il ministero delle Imprese e del Made in Italy istituirà anche un tavolo permanente che potrà coinvolgere altri dicasteri, con l’obiettivo di approfondire tematiche specifiche del settore della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, per superare gli ostacoli che impediscono una maggiore efficienza nelle attività d’impresa. “La prima riunione si svolgerà entro settembre“, annunciato Urso.

Differenti le reazioni all’iniziativa. “Avevamo condiviso con il governo i contenuti di un protocollo anti-inflazione ed eravamo pronti a firmare, ma abbiamo dovuto prendere atto del no da parte dell’industria di trasformazione“, spiega il presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli. “Ciononostante – continua -, con grande senso di responsabilità, abbiamo deciso di proseguire il percorso già iniziato per trovare insieme alle istituzioni soluzioni concrete di contrasto all’inflazione, con l’obiettivo di tutelare le famiglie e la tenuta dei consumi“. Per l’Unione nazionale consumatori si tratta di “una sceneggiata”, tuona il presidente, Massimiliano Dona. “Un’operazione di marketing e di facciata fatta dal ministro Urso solo per poter dire agli italiani, attraverso spot su tutti i canali media, di essere intervenuto contro l’inflazione ma che è priva di qualunque impegno concreto e di effetti reali per le tasche degli italiani“, rincara la dose. Mentre Confapiapprezza il lavoro sinora svolto dal ministro e dal Mimit per cercare soluzioni che mitighino gli effetti dell’inflazione“, afferma il presidente, Cristian Camisa.

Fiesa Confesercenti, che partecipa all’accordo, sottolinea il ruolo fondamentale delle imprese della distribuzione, ma “allo stesso tempo – spiega il presidente Daniele Erasmi – ci aspettiamo un’operazione di monitoraggio su tutta la filiera, perché la distribuzione non sia lasciata sola ad affrontare la spinta dei prezzi. L’auspicio, anzi, è che l’intera filiera aderisca all’iniziativa”. Infine, Assoutenti plaude all’esecutivo, cui chiede di “mettere in campo ogni sforzo possibile, attribuendo più poteri a Mister prezzi e bloccando le speculazioni che si registrano in settori strategici e poco concorrenziali come carburanti, energia, assicurazioni e banche”. Ma, anticipa il presidente, Furio Truzzi, “contro produttori e industrie che si oppongono al paniere anti-inflazione stiamo valutando un esposto all’Antitrust, per la possibile fattispecie di cartello a danno dei consumatori”.

benzina diesel

Lieve rialzo carburanti, per Mimit prezzi in linea. Gdf: “Raddoppiata evasione su accise”

Un altro lieve rialzo dei prezzi alla pompa, ma il governo assicura che non ci sono picchi. Nel secondo giorno di obbligo a esporre il cartello con i prezzi medi dei carburanti, “i costi medi di benzina e diesel self registrati alle ore 8 di oggi lungo la rete stradale e autostradale nazionale sono rimasti sostanzialmente stabili e saldamente al di sotto dei 2 euro al litro“, garantisce il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Sottolineando che dai dati emersi dal monitoraggio giornaliero elaborato dal Garante per la sorveglianza dei prezzi sulla base dei dati estratti dall’Osservatorio carburanti, “il prezzo medio nazionale stradale della benzina self si attesta a 1,922 euro al litro (+0,007 euro/litro rispetto a ieri, dunque con una variazione di 7 millesimi di euro) e quello del gasolio self a 1,781 eur/litro (+0,011 euro/l rispetto a ieri, dunque con una variazione di 11 millesimi di euro)“.

Sulle autostrade, invece, la “benzina self si attesta a 1.990 euro al litro (+0,006 euro al litro rispetto a ieri, con una variazione di 6 millesimi di euro) e quello del gasolio self a 1.864 euro/litro (+0,010 euro/litro, con una variazione di 10 millesimi di euro)“. Numeri che non convincono per nulla i consumatori. Per il Codaconsle misure previste dal governo da sole non bastano a far scendere i listini alla pompa e contrastare le speculazioni”. Dunque, “l’esaltazione da parte del ministro Urso della misura che prevede l’esposizione dei cartelli medi è assolutamente fuori luogo“. Anche se, riconosce l’associazione, “ogni passo in direzione della trasparenza è comunque positivo” le nuove misure “non risolveranno affatto l’emergenza prezzi che sta colpendo i cittadini in piena estate, con i consueti rincari alla pompa che stanno aggravando la spesa (già ingente) per le vacanze” e “qualsiasi esaltazione delle nuove misure appare come irragionevole e fuori dalla realtà“.

Ad alimentare il dibattito pubblico che sta catalizzando l’attenzione negli ultimi giorni, ci sono anche i dati della Guardia di finanza. In audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera, infatti, il colonnello Marco Thione, capo ufficio Tutela entrate del comando generale della Gdf, sottolinea che le frodi nel settore dei carburanti impattano su accise, Iva e imposte. “Nel 2012 la propensione al gap in tema di accise era pari al 4,8% – spiega -, mentre nel 2020 era al 10,9%, cioè più che raddoppiata nell’ultimo decennio“.

I controlli sono comunque intensificati, soprattutto in questo periodo estivo, con un rafforzamento anche sulla rete autostradale in concomitanza dell’esodo e dunque dell’aumento della domanda. In generale, però, il monitoraggio è stato più intenso ogni volta che, dal marzo 2022 in poi, è stato approvato un nuovo decreto in materia. “Da gennaio 2023 sono stati effettuati 7.528 interventi a livello nazionale e contestate violazioni per 2.357“, dice ancora Thione, precisando però che pur apparendo significativo il dato, “perché aumenta a circa il 31%” è dovuto al fatto che alcuni soggetti “possono essere stati destinatari di più violazioni”, inoltre “si tratta di interventi indirizzati verso soggetti a rischio“, dunque “l’elevata incidenza delle irregolarità è frutto di una preselezione a monte del Nucleo speciale Antitrust“, che ha avviato il piano di azione nazionale ‘Prezzi carburanti 2023’, che si concluderà il prossimo 31 dicembre. Il lavoro della Fiamme gialle è capillare sul territorio, ma per renderlo ancora più efficace chiedono un rafforzamento degli strumenti tecnologici. O meglio, la “interoperabilità delle banche dati che mappano i distributori stradali“, che oggi sono tre l’Osservatorio prezzi gestito dal Mimit, l’anagrafe degli impianti di distribuzione gestita dal Mase e l’Anagrafica accise gestita dall’Agenzia delle dogane. “E’ bene – conclude Thione – che questi applicativi siano allineati e contengano gli stessi elementi informativi“.

Carburanti, aumenti di 4 cent: niente taglio accise. Urso: “Prezzo medio cambierà tutto”

Non ci sarà un nuovo intervento sulle accise, contro l’aumento dei carburanti il governo punta tutto sul cartello del prezzo medio. La conferma arriva dalla viva voce del ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, che fa il punto assieme al Garante dei prezzi, Benedetto Mineo, per spiegare che la situazione italiana è migliore di molte altre a livello europeo. Il costo “è cresciuto di 4 centesimi nell’ultima settimana“, mette subito in chiaro il responsabile del Mimit, mostrando grafici che dimostrano la differenza con Paesi dell’eurozona come Spagna, Francia e Germania. Gli aumenti “sono conseguenza dell’incremento delle quotazioni internazionali, che comunque rimangono ben lontane da quelle precedenti al momento in cui siamo riusciti a convincere la Commissione Ue a porre tetto al prezzo del gas“, sottolinea Urso.

Di rimettere mano alle accise, dunque, non se ne parla. O meglio, il governo non ne vede la necessità. “Ci fu un intervento del precedente governo quando i prezzi erano schizzati alle stelle“, dice ancora il ministro, mentre “oggi i dati sono molto diversi, dunque riteniamo che le risorse pubbliche debbano essere destinate laddove ci siano davvero delle emergenze“. La decisione scatena le opposizioni, con Matteo Renzi (Iv) che attacca: “Questo governo ha aumentato la benzina per dare soldi alle squadre di serie A. E per me questa è la dimostrazione più netta di come governino i populisti“. Picchia duro anche il M5S: “I patrioti delle accise fanno cassa sulla pelle degli italiani”. E non è da meno Avs: “Aumenta il costo dei carburanti e Meloni non fa niente”.

I numeri che determinano la scelta li fornisce Mineo: “Secondo i dati di questa mattina, la tendenza che si era già manifestata da metà maggio, nelle ultime due settimane ha subito accelerazione: abbiamo la benzina a 1,91 centesimi per litro e il gasolio a 1,76 centesimi“. Per il Codaconsgli aumenti all’approssimarsi dell’estate rappresentano ormai una tassa occulta”. Figisc-Confcommercio indica la “pressione sui fondamentali di mercato” come causa dei prezzi dei carburanti: nel 2023 le quotazioni del greggio “vanno da un massimo 79,96 euro/barile (87,33 dollari) del 12 aprile ad un minimo di 65,47 (72,50) del 4 maggio; le quotazioni di venerdì 27 luglio sono di 77,19 euro/barile (84,99 dollari)“, quelle dei raffinati, invece, per la benzina registra “un massimo di 0,657 euro/litro il 12 aprile ed un minimo pari a 0,514 il 3 maggio, il 26 luglio si è eguagliato il precedente massimo, ancora con 0,657 euro/litro; per il gasolio si segnala un massimo di 0,794 euro/litro il 23 gennaio ed un minimo di 0,493 ancora il 3 maggio, il dato per il 26 luglio è di 0,663, ma venerdì 27 il mercato segnala un ulteriore aumento nell’ordine di +0,020 euro/litro, portando questo prodotto al valore massimo dall’inizio anno“.

Secondo il ministro, però, se ci sono stati rialzi oltre la media sono da attribuire all’azione di singoli distributori. Ma, assicurano, la musica cambierà dalle prossime 24 ore. Quando entrerà in vigore la norma del decreto Trasparenza del gennaio scorso, dunque tutti gli esercenti saranno obbligati a esporre un cartello aggiuntivo con il prezzo medio dei carburanti, che i consumatori potranno confrontare con quello di vendita applicato dalle singole aree di servizio su indicazione dalle compagnie petrolifere. “C’è un allarmismo assolutamente esagerato”, avvisa il sottosegretario al Mimit, Massimo Bitonci, collegato alla conferenza stampa convocata dal ministro. “Da domani cambia tutto – continua – con la scelta positiva di imporre una maggiore trasparenza dai distributori: il singolo cittadino potrà verificare il prezzo medio giornaliero sia dal sito sia dal tabellone che dovrà essere esposto in tutti i distributori italiani”. Poi, aggiunge Bitonci, “c’è un tema strutturale: da mesi lavoriamo, al tavolo carburanti, alla ristrutturazione della rete”.

Urso e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, infatti, domani incontreranno “tutti gli attori della filiera, ai quali presenteremo il quadro normativo che intendiamo realizzare per dare un assetto significativo al settore“, spiega. Per il responsabile del Mimit “finalmente stiamo esaudendo le esigenze che gli operatori si attendevano dai tanti governi precedenti“. Sarà una misura “a 360 gradi”, però. Questo vuol dire che per il reperimento delle risorse, dunque per l’approdo in Consiglio dei ministri, “occorrerà qualche settimana in più”, anche se il lavoro con il Mef prosegue in maniera costante.

Oltre al problema dei carburanti, però, c’è sempre quello dell’aumento dei prezzi dei beni primari, soprattutto quelli alimentari. Altro dossier su cui il governo è al lavoro per quello che Urso chiama il “patto anti-inflazione, che spero possa essere presentato questa settimana“. Perché con “un paniere calmierato di beni di largo consumo, di natura alimentare ma non solo, studiato per le famiglie grazie all’impegno di tutta la filiera, pensiamo di poter dare un colpo decisivo all’inflazione”. A subire le conseguenze dei rincari di benzina e gasolio, però, è l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei prezzi al consumo per frutta e verdura che fanno registrare rispettivamente un aumento del 13,9% e del 20%, denuncia Coldiretti, commentando i dati Istat sull’inflazione di luglio.

Tavolo Stellantis, Urso: Rilanciare produzione. Per azienda Italia e sostenibilità centrali

Un tavolo per verificare gli impegni di Stellantis su investimenti, produzione e occupazione, per salvaguardare la filiera dell’automotive, che resta “asse centrale dell’industria italiana”. È l’obiettivo che si pone il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. L’incontro, cui hanno preso parte anche il vice ministro, Valentino Valentini, la sottosegretaria, Fausta Bergamotto, i rappresentanti dell’azienda, i sindacati nazionali e quelli di categoria, “conferma l’importanza che il governo riserva al settore”, sottolinea il responsabile del Mimit. Che durante il suo intervento ribadisce come il confronto continuo sarà utile a tutti per verificare gli sviluppi degli investimenti e le ricadute sul sistema industriale.

Per Urso è un fattore importante indirizzare la domanda, infatti ricorda le risorse pubbliche di cui conferite a Stellantis con i contratti di sviluppo e gli accordi per l’innovazione, per oltre 2,7 miliardi, così come il fondo pluriennale automotive da 8,7 miliardi di euro fino al 2030: strumenti che consentono il rafforzamento della produzione in Italia, soprattutto nei modelli e componenti che assicurano lo sviluppo tecnologico secondo gli obiettivi della sostenibilità ambientale e “devono essere indirizzati anche a rafforzare la filiera nazionale”.

Stellantis fa sapere che dal proprio punto di vista “l’incontro rappresenta un momento di dialogo produttivo e costruttivo per confermare il ruolo centrale dell’Italia nelle strategie del Gruppo”. Che “in poco più di due anni dalla sua costituzione, continua a sviluppare con ritmo sostenuto il proprio piano strategico Dare Forward 2030 sul fronte della transizione ecologica e digitale con l’obiettivo di garantire la sostenibilità e la competitività dei propri siti italiani”. La convinzione della società è quella di “continuare a lavorare su un piano strutturale e coordinato per accompagnare la transizione dell’intero comparto automotive, compresa la filiera, affrontando le criticità legate alla formazione e alla competitività, cominciando dal costo dell’energia al supporto agli investimenti per l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile”. Per questo motivo Stellantis apprezza l’approccio propositivo del governo a rivedere entro la fine del mese lo schema degli incentivi alla domanda e il supporto alle infrastrutture di ricarica, alla luce del quadro molto critico del mercato delle vetture elettrificate in Italia.

Benzinai revocano seconda giornata di sciopero: “Lo facciamo per gli automobilisti, non per il governo”

Sciopero sì, sciopero no. E alla fine, al termine di un pomeriggio di dialogo, i gestori carburanti hanno annunciato che la seconda giornata di serrate non ci sarà. Ma, avvertono i presidenti di Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, “lo revochiamo a favore degli automobilisti, non certo per il Governo”. La posizione è stata affidata a una nota, diffusa al termine dell’incontro avvenuto al Mimit, nella quale evidenziano come “pur riconoscendo di aver potuto interloquire in maniera costruttiva con il ministero che si è speso per diventare interlocutore propositivo, l’incontro ha confermato il persistere di molte criticità – spiegano -. Anche quest’ultimo ennesimo tentativo di rimediare ad una situazione ormai logora, non è riuscito ad evidenziare alcun elemento di concretezza che possa consentire anche solo di immaginare interventi sui gravissimi problemi del settore e di contenimento strutturale dei prezzi”. Per Giuseppe Sperduto, presidente di Fiab Confesercenti, “ridurre lo sciopero non sta significare smontare la partita, anzi tutto il contrario”.

Sulla revoca dello sciopero ci sperava anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Un’associazioneha detto parlando con la stampa a Bruxelles prima della conclusione dell’incontro al Mimit intende concludere prima lo sciopero, sulla base delle proposte fatte ieri sera, altre due hanno chiesto dei chiarimenti. Mi auguro che rivedano la loro decisione sulla base dell’impegno concreto del governo”.  “Da parte nostra – ha proseguito  – ho già detto ieri, riconvocando il tavolo permanente per l’8 febbraio, che il governo è impegnato in maniera continuativa per giungere a un riordino complessivo del settore che ne ha davvero bisogno, un settore troppo a lungo bistrattato. Ed è questo forse il primo governo che li ascolta e si confronta con le associazioni. Siamo ormai alla quarta riunione in due settimane”.

Le proposte emendative avanzate dal Governo al suo stesso decreto, spiegano i gestori “non rimuovono l’intenzione manifesta di individuare i benzinai come i destinatari di adempimenti confusi, controproducenti oltreché chiaramente accusatori”. “Appare ormai chiaro – dicono – che ogni tentativo di consigliare al Governo ragionevolezza e concretezza non può o non vuole essere raccolto – sottolineano -. Per questa ragione anche insistere nel proseguire nell’azione di sciopero, utilizzata per ottenere ascolto dal Governo, non ha più alcuna ragione di essere. Tanto più che uno degli obiettivi fondamentali, vale a dire ristabilire la verità dopo le accuse false e scomposte verso una categoria di lavoratori, è stato abbondantemente raggiunto. I cittadini italiani hanno perfettamente capito. È, quindi, a loro, ai cittadini che i benzinai si rivolgono, non certo al Governo, revocando il secondo giorno di sciopero già proclamato, eliminando ogni possibile ulteriore disagio, a questo punto del tutto inutile. I distributori quindi riapriranno già da questa sera. Il confronto a questo punto si sposta in Parlamento dove i benzinai hanno già avviato una serie di incontri con tutti i gruppi parlamentari perché il testo del decreto cosiddetto trasparenza raccolga in sede di conversione le necessarie modifiche”, concludono.