Sud, ricerca e sviluppo: al via iter incentivi Mimit per imprese. Misura da 470 milioni

Muovere il Paese con una spinta da Sud. La Strategia nazionale di specializzazione intelligente del ministero delle Imprese e del Made in Italy prevede, infatti, l’apertura dello sportello online per gli incentivi destinati ai progetti di ricerca e sviluppo sperimentale delle imprese industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e di ricerca che hanno la propria war room in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Sul piatto ci sono oltre 470 milioni di euro, ricavati dal Fondo per la crescita sostenibile, di cui 328 milioni per la concessione di finanziamenti agevolati e 145 per i contributi diretti alla spesa.

L’iter prevede, da lunedì 2 settembre, che le aziende possano iniziare la preparazione delle domande precompilando le istanze tramite lo sportello online di Mediocredito Centrale, che ha la responsabilità di gestione del provvedimento per conto di Palazzo Piacentini. Dalle ore 10 del prossimo 10 settembre, invece, le aziende “di qualsiasi dimensione localizzate nelle regioni interessate”, specifica il Mimit, “potranno presentare, anche in forma congiunta, le domande di agevolazione per i progetti riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, di importo compreso tra i tre e i venti milioni di euro”.

Entrando nel dettaglio della misura, tutti i progetti, per poter essere ammessi, devono prevedere ricerca industriale e sviluppo industriale di tecnologie abilitanti fondamentali, conosciuti con la sigla ‘Kets. Tra questi sono inseriti nanotecnologia e materiali avanzati, fotonica e micro/nano elettronica, sistemi avanzati di produzione, tecnologie delle scienze della vita, connessione e sicurezza digitale e ovviamente Intelligenza artificiale.

Alla procedura agevolativa parteciperanno anche Cassa depositi e prestiti e le banche finanziatrici convenzionate, aderenti all’Associazione bancaria italiana. I finanziamenti sono concessi per una percentuale massima del 50% delle spese e dei costi ammissibili per le grandi imprese e del 40% per le piccole e medie imprese. Gli incentivi concessi nella forma del contributo diretto alla spesa sono articolati sulla base della dimensione dell’impresa proponente: 30% per le piccole imprese, 25% per le medie imprese, 15% per le grandi imprese.

Fiat celebra i suoi primi 125 anni. Urso: “E’ il tempo della responsabilità”

Fiat festeggia i suoi primi 125 anni di vita, e lo fa proprio nel luogo dove è nata: il Lingotto di Torino. Alla presenza delle autorità cittadine, dei ceo di Stellantis, Carlos Tavares, e di Fiat, Olivier Francois, oltre che del presidente di Stellantis, John Elkann, insieme al fratello Lapo e alla sorella Ginevra. Per l’occasione non è voluto mancare, non annunciato, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Che ha, sì, celebrato il marchio, ma utilizzando l’occasione per rivolgersi indirettamente a Tavares, con cui da ormai più di un anno prosegue il dialogo sulla situazione del Gruppo in Italia. E così Urso ricorda “il sacrificio di migliaia di famiglie italiane, di lavoratori, consumatori e contribuenti, che è alla base del successo della Fiat”, sottolineando come per sostenere l’azienda “si sviluppò anche l’infrastruttura del Paese con significativi investimenti pubblici”.

L’invito è chiaro: “La Fiat era ed è Torino, qui c’era il più grande complesso industriale d’Europa. Vogliamo che resti a Torino. Noi non ci rassegniamo al fatto che diventi un museo industriale. Adesso dobbiamo ritrovare la necessaria coesione e responsabilità sociale per consentire che questa storia continui anche con Stellantis”. E siccome “è più di un anno che lavoriamo perché ciò accada con determinazione e costanza. Adesso è il momento delle scelte e della responsabilità”. Perché, è l’affondo finale, “l’impresa che ha fondato l’industria italiana deve allora assumersi la responsabilità sociale di rilancio dell’auto in Italia. Nel rispetto del lavoro, del sacrificio di intere generazioni, di quello che la Fiat ha dato all’Italia e di quello che l’Italia ha dato alla Fiat. Lavoriamo insieme perché si riannodi questa storia di successo. E l’auto torni ad essere orgoglio dell’Italia”.

Senza tralasciare un accenno alla vicenda della Alfa Romeo Junior, inizialmente Milano, il cui nome è stato cambiato in corsa proprio perché Urso non voleva fosse chiamata con un nome italiano un’auto prodotta in Polonia: “Anche oggi Stellantis, giustamente, evoca il Made in Italy nei suoi prodotti, sin dalla loro denominazione, perché è pienamente consapevole di cosa significhi nel mercato globale, evocare lo stile e il lavoro italiano. Eccellenza ed eleganza. Il Bello ben fatto”.

Il discorso di Urso precede quello delle alte cariche di Stellantis, che non gli rispondono direttamente, ma sottolineano, tutte, nessuna esclusa, l’importanza di Torino e dell’Italia per Fiat e per Stellantis. A partire dal presidente John Elkann, che non nega come gli ultimi 25 anni siano stati “duri”, tanto che “ho e abbiamo avuto anche paura di non farcela, di fronte alle tantissime avversità che abbiamo dovuto affrontare. Ma non abbiamo mai smesso di lavorare, di cercare soluzioni, di credere nel nostro futuro e di difendere con tenacia quello che abbiamo costruito”. E, forse, il punto di forza è anche l’essere stati “un marchio profondamente italiano”, cosa che “non ne ha mai impedito lo sviluppo internazionale: anzi. Esportare la nostra creatività ha fatto innamorare il mondo dell’Italia”. Ecco così che “oltre che nel mondo, Fiat resta il marchio più amato dagli italiani, con modelli quali la Panda, prodotta a Pomigliano, che da anni svetta nella classifica delle auto più apprezzate nel Paese. E se questi risultati sono possibili, è anzitutto grazie alle 40mila persone che lavorano in tutt’Italia per Stellantis, dal Nord al Sud”.

Parole pienamente confermate dal ceo di Stellantis, Carlos Tavares, che da oltre un anno interloquisce direttamente con il ministro e che ancora una volta ribadisce come “il nostro passato, il presente e il futuro sono legati al lavoro delle persone. Torino è il nostro cuore pulsante. Il progetto per Mirafiori rappresenta un impegno sull’Italia e per l’Italia. Rappresenta la volontà di continuare a investire sull’Italia”. “Per piacere – conclude –, rispettate Fiat. E’ un eroe italiano con un successo globale. Torino è cuore pulsante della nostro gruppo. Abbiate rispetto per la Fiat perché sopravviverà a tutti noi”.

Ebonus, in un mese già esaurito il 61% delle risorse. Nell’80% dei casi c’è anche rottamazione

A un mese dall’avvio dell’Ecobonus, sono quasi 421 i milioni di euro impiegati, circa il 61% delle risorse complessive, a fronte di 118.015 le prenotazioni totali ammesse. I dati li fornisce il ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha puntato molto sul programma di incentivi (fino al 31 dicembre prossimo) per l’acquisto di veicoli a basse emissioni inquinanti, con il doppio scopo di rilanciare il settore automotive e contribuire al ricambio del parco auto circolante sul territorio italiano. Un risultato che fa esultare il ministro, Adolfo Urso: “Misure che concorrono al rinnovo del parco auto italiano, uno dei più vecchi in Europa, a sostenere la domanda dei cittadini con redditi più bassi e a rilanciare la produzione di veicoli in Italia“, scrive su X.

Oltre l’84% delle richieste sono state effettuate nei primi 30 giorni da persone fisiche, mentre il restante 16% è attribuibile a persone giuridiche. Secondo le elaborazioni di Invitalia, che ha il compito di gestire la piattaforma per conto del ministero, arriva anche un’altra considerazione importante, perché nel 79 percento delle prenotazioni di autovettura ha previsto anche la rottamazione di vecchi autoveicoli, in particolare il 44% da Euro 0 a Euro 3. Inoltre, un quarto delle risorse, circa il 26,7%, è stato richiesto da soggetti con Isee inferiore a 30mila euro.

Disaggregando i dati, le auto elettriche riscuotono un discreto successo. In meno di 9 ore sono esauriti gli oltre 200 milioni di euro stanziati (25.273 prenotazioni). Il 39% delle richieste ha previsto una contestuale rottamazione. Il 61,7% delle prenotazioni è stato effettuato da persone fisiche, di cui il 25,9% a basso Isee, per un valore di bonus pari al 35,6% del totale prenotato. Il restante 38,3 percento delle prenotazioni, invece, sono state effettuate da persone giuridiche, nel 90% dei casi imprese di autonoleggio.

Per l’acquisto di veicoli non inquinanti da adibire a servizio taxi o noleggio, poi, sono stati prenotati bonus per 2,1 milioni di euro (lo stanziamento complessivo è di 20 milioni). Dal 17 giugno, giorno di apertura della piattaforma dedicata, sono 155 le prenotazioni, 152 delle quali per vetture elettriche.

Positivi anche i dati delle richieste di bonus retrofit per l’installazione di impianti a Gpl e metano, che ha una dotazione complessiva di 10 milioni. Al 3 luglio, dunque in due giorni di apertura della piattaforma dedicata, sono già 1.719 prenotazioni attive, per un totale di 690.400 euro. Di cui 1.712 per Gpl (684.800 euro) e 7 per impianti a metano (5.600 euro).

Dunque, a giugno 2024 c’è stato un incremento del 15% di vendite rispetto allo stesso periodo del 2023. I dati sulle immatricolazioni di Anfia rivelano che tra i primi dieci modelli più venduti ci sono la Fiat Panda (prodotta a Pomigliano), la Dacia Sandero, la Citroen C3, la Lancia Ypsilon, la Jeep Avenger, la Fiat 500, la Renault Clio, la Toyota Yaris Cross, la Tesla Model 3 e la Toyota Yaris. Bene anche i numeri di Stellantis, che realizza un +10,6% su base annua, conquistando una quota di mercato del 30,2 percento, portando cinque suoi modelli nella top ten mensile. Tra le Phev, veicoli elettrico ibridi plug-in, Jeep Renegade (prodotta a Melfi) risulta al decimo posto nella classifica delle più vendute nel primo semestre. Infine, tra le elettriche Jeep Avenger risulta il terzo modello più venduto in Italia nello stesso periodo, seguito da Fiat 500 (prodotta a Mirafiori) al quarto posto.

Urso torna dalla Libia con accordo su energia, materie prime e rinnovabili

Photo credit: Mimit

 

Italia e Libia coopereranno anche su transizione ecologica e digitale. Dalla sua missione a Tripoli il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, torna con la sigla sulla dichiarazione congiunta con il ministro dell’Industria e dei Minerali del Governo di Unità nazionale dello Stato della Libia, Ahmed Ali Abouhisa, per promuovere iniziative di collaborazione economica e industriale nei campi dell’energia, delle materie prime critiche e della tecnologia green. “I nostri Paesi hanno numerosi punti di complementarità sul piano economico e industriale“, commenta il responsabile del Mimit. Spiegando che proprio per questo motivo “una cooperazione sempre più stretta rappresenta un valore aggiunto sia per l’Unione europea sia per il continente africano, così come prevede il Piano Mattei“.

L’accordo, infatti, prevede la facilitazione degli investimenti diretti e delle iniziative congiunte tra le imprese di Italia e Libia, attraverso lo scambio di informazioni e conoscenze nel campo della ricerca, dell’innovazione applicata all’industria manifatturiera e la formazione di nuove competenze. “I nostri Paesi hanno una storica cooperazione nel settore energetico che intendiamo rafforzare, soprattutto nell’energia rinnovabile e al suo trasporto attraverso i cavi di interconnessione tra i Paesi – continua Urso -. L’attenzione alle fonti rinnovabili emerge anche alla luce del fatto che l’Italia diventerà presto il primo produttore europeo di pannelli fotovoltaici di nuova generazione con lo stabilimento di 3Sun di Catania“. Il ministro, poi, parlando come ospite d’onore alla Conferenza internazionale per l’industria e la tecnologia di Tripoli, ha allargato gli orizzonti: “Tra i nostri Paesi c’è un fondamentale partenariato strategico che si può rafforzare nel settore del gas e del petrolio, ma ancora di più nel settore minerario e dell’energia rinnovabile in questa fase storica dell’Italia e dell’Europa, della Libia e del Mediterraneo“.

Nell’accordo è prevista la cooperazione anche nel settore minerario, in particolare sull’approvvigionamento di materie prime critiche. Ragion per cui Roma è pronta “a mettere a disposizione il suo know-how ingegneristico e imprenditoriale per avviare sinergie che possano guardare ad accordi di collaborazione win-win, volti all’estrazione e alla lavorazione in Libia, a beneficio di entrambe le nazioni e in piena coerenza con la legge sulle materie prime critiche italiana che approderà tra poche settimane in Consiglio dei ministri“.

L’Italia, inoltre, sosterrà anche i progetti libici per la realizzazione delle interconnessioni con l’Europa per il trasporto di elettricità da fonti rinnovabili, di cui la nazione nordafricana ha necessità di sviluppare infrastrutture dedicate. Fattore che passa anche dallo sviluppo dell’economia digitale, e in questo senso “la Libia può essere anche un attore prioritario“. Inoltre, aggiunge Urso, “l’Italia nel suo ruolo di presidente di turno del G7 ha voluto dare particolare attenzione al continente africano. La trasformazione digitale è uno straordinario strumento per avvicinare l’Africa agli obiettivi di sviluppo sostenibile“.

Nel corso del colloquio bilaterale, Urso e Ali Abouhisa hanno toccato anche il tema della siderurgia, soffermandosi sui possibili investimenti delle imprese italiane in Libia e del trasferimento di competenze nella tecnologia digitale, anche attraverso l’AI Hub per lo sviluppo sostenibile in cooperazione con l’Undp, come indicato nella dichiarazione ministeriale del vertice G7 dei ministri dell’Industria, Tecnologia e Digitale del marzo scorso. Il responsabile del Mimit ricorda anche le prospettive italiane, perché il nostro Paese “sta diventando leader nella produzione mondiale di pannelli solari di ultima generazione“, grazie “alla fabbrica del gruppo Enel 3Sun Gigafactory in Sicilia, a Catania, che sarà la più grande fabbrica di pannelli solari d’Europa producendo pannelli fotovoltaici bifacciali ad altissima prestazione con una capacità produttiva di tre GW all’anno è una tecnologia d’avanguardia unica al mondo“.

Piano Mattei, missione di Urso in Libia. E Meloni torna mettere nel mirino il Green Deal

C’è un ponte che unisce l’Africa a Bruxelles. No, non è il Ponte sullo Stretto ma il Mediterraneo. E, soprattutto, lo strumento: quel Piano Mattei che il governo italiano porta avanti da quasi due anni e ora vorrebbe accelerare i tempi per arrivare a dama con la nuova composizione di Parlamento e Commissione Ue.

In quest’ottica va letto il viaggio diplomatico del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in Libia. Il responsabile del Mimit sarà infatti a Tripoli il 20 e 21 maggio per una visita ufficiale nel quadro del piano che ha come obiettivo quello di rafforzare la cooperazione con il Nord Africa in settori strategici, tra i quali l’energia e lo sviluppo di fonti rinnovabili per fare dell’Italia l’hub europeo degli approvvigionamenti.

Nell’agenda di Urso ci sono incontri bilaterali con il ministro dell’Economia e del Commercio, Mohamed Huej, ma anche con il responsabile dell’Industria e dei Minerali, Ahmed Abuhissa, infine con il ministro per le Comunicazioni e gli Affari Politici, Walid Al Lafi. Nel corso della sua missione, poi, avrà anche l’occasione di intervenire come oratore principale alla Conferenza Internazionale sull’industria e la tecnologia in Libia e partecipare alla 50esima edizione della Fiera internazionale di Tripoli, in cui sono presenti oltre 100 aziende italiane.

La missione di Urso in Libia è in linea con il programma di iniziative diplomatiche avviata nello scorso mese di aprile, con il viaggio in Egitto e che proseguirà lunedì 27 maggio in Tunisia. Inoltre, arriva solo pochi giorni dopo la visita della premier, Giorgia Meloni, che era stata a Tripoli lo scorso 7 maggio per incontrare il primo ministro del governo di unità nazionale, Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale libico, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi, per poi chiudere a Bengasi con il generale dell’Esercito nazionale arabo di Libia, Khalifa Belqasim Haftar.

A proposito della presidente del Consiglio, intervenendo a ‘Mattino 5‘, su Canale 5, Meloni è tornata a parlare di Transizione ecologica, facendo capire quali saranno i principi dell’azione che muoveranno l’azione del suo movimento politico nazionale, FdI, all’interno del gruppo europeo dei Conservatori. “Con la scusa della difesa dell’ambiente, abbiamo visto l’Ue che attaccava le nostre libertà. Ha preteso di dirci cosa mangiare, cosa guidare, se dovevamo efficientare le case e come lo dovevamo fare senza dire chi pagava, quali tecnologie le aziende potevano utilizzare“. Secondo Meloni c’è stata una “limitazione alla libertà delle persone su cui tornare indietro“. Perché, questo è il punto politico della premier, “l’Unione europea può dare gli obiettivi, ma i Paesi giudicano come conseguirli“.

Ia, Urso lancia ‘quadrilatero’ italiano e Hub: “Presto decreto collegato alla Manovra in Cdm”

Un “quadrilatero” dell’innovazione e l’hub per lo sviluppo sostenibile. E’ la strategia italiana per mettere a servizio del mondo produttivo l’Intelligenza artificiale. Durante l’audizione in commissione Ambiente del Senato il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, mette in fila le mosse del governo per indirizzare le enormi potenzialità di questa tecnologia tutta nuova (e ancora da scoprire appieno) e ridurre al minimo i rischi che potrebbe generare. Partendo da due eventi: la partecipazione del Mimit al Summit sulla sicurezza a Bletchley Park e la riunione trilaterale con Francia e Germania del novembre scorso a Palazzo Piacentini, fondamentali tappe negoziali per un approccio sulle regole per per le imprese Ue.

Poi ci sono i passi europei, come l’Ai Act approvato lo scorso mese di marzo dall’Europarlamento, al quale l’Italia per prima ha voluto ispirare il proprio disegno di legge per indirizzare lo sviluppo e l’adozione di tecnologie di Intelligenza artificiale. “Ma il governo non si è solo concentrato sulle regole – spiega Urso -, iniziando anche a tratteggiare un quadro di politica industriale che andrà via via sempre più concretizzandosi, non solo grazie al ddl ora al vaglio del Parlamento, ma anche grazie al disegno di legge collegato alla manovra economica sulle nuove tecnologie abilitanti, che presenteremo in Cdm e poi in Parlamento nei prossimi mesi” e che sarà “finanziato col fondo sulla sostenibilità“.

Le direttrici su cui l’esecutivo si sta muovendo riguardano “le nuove politiche industriali“, sintetizzabili “su tre livelli – sottolinea il responsabile del Mimit -. Favorire la ricerca applicata industriale per far emergere nuove idee, ricerche e brevetti, e di questo di occuperemo nel collegato. C’è poi un secondo livello, sostenere lo sviluppo strumentale e un terzo su come aumentare la diffusione della Ia tra le imprese in generale e, soprattutto, tra le pmi“. Sul primo punto “siamo all’opera con l’avvio fondazione ‘Ia for industry’, che si è insediata a Torino e che completa il quadro di una ricerca industriale italiana sull’Ia volta ad ammodernare il comparto industriale in tutte le sue componenti critiche“, spiega. Aggiungendo che questo era “l’elemento che mancava” alla strategia italiana, perché la fondazione lavorerà assieme “anche ad altre strutture che già operano in questo campo e che potremo delineare come una sorta di quadrilatero: Genova, Bologna, Torino e Pavia“.

Nel capoluogo ligure “si trova l’Istituto italiano di tecnologia, con una dotazione annuale di circa 100 milioni di euro, che opera già da tempo e dedicherà una parte consistente del suo bilancio all’Intelligenza artificiale, concentrandosi sulla ricerca di base“, continua Urso. “Il secondo angolo è Bologna, con il Cineca e il Supercomputer Leonardo, tra i primi 5 al mondo per capacità di calcolo sull’Ia, dove si allenano molti algoritmi Ia prodotti da aziende europee, non soltanto italiane“. A completare il quadro è “il necessario sviluppo dell’hardware, che soprattutto per quanto riguarda i semiconduttori è rappresentato dal quarto angolo, quello che si sta sviluppando a Pavia con la fondazione Chips.IT“.

La partita dell’Ia è centrale anche in chiave G7, di cui l’Italia detiene la Presidenza. Infatti, in questo consesso è stata avanzata la proposta di un AI Hub per lo sviluppo sostenibile, “grazie al lavoro congiunto con Undp – continua il ministro – per rafforzare il ruolo del nostro Paese come parte integrante, trainante e innovativa dell’ecosistema globale sull’Intelligenza artificiale“. L’idea è di portar avanti il progetto “nel pieno spirito del Piano Mattei, volto a rafforzare la cooperazione e lo sviluppo dei paesi del Sud del Mondo, e dell’Africa in particolare, nella logica di mutuo scambio e mutuo sviluppo“. E per questo, conclude Urso, “ritengo che l’apertura di un centro internazionale in materia di intelligenza artificiale in Italia, auspicabilmente in congiunzione con la neo inaugurata Fondazione di Torino, possa rappresentare una grande opportunità per le imprese italiane, che si troverebbero così al cuore di un ecosistema industriale dell’Ia che guarda al mondo“.

Ex Ilva, arrivano altri 150 milioni. I sindacati aspettano un Piano industriale “chiaro”

Il governo aveva garantito che a stretto giro di posta sarebbero arrivate nuove risorse per l’ex Ilva e così è stato. Nel decreto Agricoltura ci sono i 150 milioni di euro promessi dal ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, durante l’ultimo incontro con i sindacati e la struttura commissariale, della scorsa settimana a Palazzo Chigi. Per “assicurare la continuità operativa degli impianti“, si legge nel testo approvato dal Consiglio dei ministri: si tratta di risorse non impegnate per progetti di decarbonizzazione, “fino a concorrenza dell’ammontare delle spese e dei costi sostenuti per l’attuazione e la realizzazione di interventi volti ad assicurare la continuità operativa degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori addetti ai predetti stabilimenti“.

Una scelta che, però, fa saltare la mosca al naso delle opposizioni. “Sembra impossibile, ma nel 2024 ci ritroviamo davanti a un governo che continua a buttare fumo negli occhi di cittadini e lavoratori sulla vicenda ex Ilva“, attacca il vicepresidente dei Cinquestelle, Mario Turco. “Forse Giorgia Meloni e Adolfo Urso non si sono resi conto di una grande verità: Taranto non abbocca più. Quando il ministro annuncia su Il Sole 24 Ore che, per garantire la continuità del siderurgico, giungeranno 150 milioni di euro, non sa che la comunità è ben consapevole dell’origine di tale somma. L’operazione ordita in tal senso è di una disonestà clamorosa: si vogliono utilizzare le risorse sequestrate ai Riva e destinate alle bonifiche, per continuare a inquinare senza la minima idea di dove sia diretto quel rudere di fabbrica, sempre più pericoloso per chi ci lavora e per chi ne subisce i danni ambientali e sanitari“, rincara la dose. “Non c’è limite al peggio – sostiene Ubaldo Pagano (Pd) -. Il governo Meloni, completamente a corto di risorse, sta per togliere 150 milioni di euro dal cosiddetto ‘patrimonio destinato’ per tappare i buchi della nuova gestione commissariale. Che detto in soldoni vuol dire togliere le risorse sequestrate ai Riva e destinate alle bonifiche da farsi per recuperare un territorio sacrificato sull’altare di una produzione altamente dannosa per l’ambiente e la salute dei cittadini tarantini“.

Nel decreto c’è anche il rafforzamento della prevenzione del rischio incendi, che contemperando le esigenze di sicurezza con quelle di continuità degli impianti – sottolinea il Mimit -, dispone un rinvio di 48 mesi per la definitiva trasmissione del rapporto di sicurezza. Vengono introdotte norme che supportano l’operatività dei Vigili del fuoco, anche tramite una più rapida immissione in servizio delle figure professionali essenziali alle attività di coordinamento delle squadre di intervento.

Intanto i sindacati tornano a far sentire la propria voce alla vigilia dell’incontro che si terrà oggi, 7 maggio, in Confindustria, con i commissari straordinari dell’ex Ilva. “Le lavoratrici e i lavoratori da troppo tempo pagano gli effetti della malagestione dell’ex Ilva con la cassa integrazione e i mancati investimenti che interessano tutti gli stabilimenti, da Taranto a Genova, passando per Novi Ligure, Racconigi e gli altri siti della Lombardia, del Veneto e della Campania“, dice il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. “Ci aspettiamo che finalmente vengano forniti dati certi sugli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e sui tempi delle iniziative di rilancio della produzione e della decarbonizzazione, che non possono più essere rinviati“. Per il segretario nazionale della Uilm, Guglielmo Gambardella, “senza un chiaro piano di rilancio della produzione di tutti gli stabilimenti e la garanzia dell’intera occupazione, compresa quella dell’indotto e dei lavoratori in Ilva Aa, è difficile proseguire un vero confronto“. Perché “nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi abbiamo già dichiarato la nostra insoddisfazione sulle linee guida del piano industriale e domani ci attendiamo un incontro concreto per conoscere tempi, modalità e risorse per la ripartenza degli impianti e il ritorno al lavoro dei tremila attualmente in cassa integrazione“.

Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza anche la Fim Cisl: “Non ci aspettiamo promesse mirabolanti per il prossimo decennio, saremmo ipocriti, ci attendiamo concretezza su quelli che sono i temi urgenti che riguardano i lavoratori e la fabbrica e che sono stati lasciati in sospeso per troppo tempo“, dichiara il segretario nazionale, Valerio D’Alò. Che aggiunge: “Chiediamo di far chiarezza su cose semplici ma fondamentali nell’immediato, a partire da un piano chiaro e dettagliato di quali manutenzioni dovranno essere svolte nelle prossime settimane, su quali impianti e quali ricadute avranno sulla produzione e il riavvio degli stessi una volta messi in condizione di lavorare“.

Trilaterale Italia-Francia-Germania, Urso: “Passare a un’economia Ue dei produttori”

Sostegno mirato alle imprese, soprattutto Pmi, meno burocrazia e più competitività per non perdere la sfida con Cina e Usa. Dalla nuova riunione trilaterale Italia-Francia-Germania si delinea in maniera ancora più definita l’idea di politica industriale per l’Europa post elezioni. A Parigi i tre ministri che nei rispettivi governi gestiscono la delega rinforzano la partnership e concordano sulla necessità di andare avanti con la doppia transizione, ecologica e digitale, seppur con meno vincoli rispetto al Green Deal originario, e sulla “necessità di un’azione urgente per sbloccare il potenziale tecnologico e innovativo delle imprese europee“. Noi “non vorremo che l’Europa, da continente della tecnologia e dello sviluppo diventasse un museo all’aria aperta“, spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine dell’incontro. Sottolineando che occorre “passare da un’economia dei consumatori a un’economia dei produttori“, perché “in questi anni abbiamo sviluppato e incentivato i consumi e questo è andato sempre più questo a beneficio dei prodotti e delle imprese di altri continenti, che non rispondono alle nostre stesse regole in termini di standard ambientali e sociali, quindi spesso anche attraverso concorrenza sleale“.

Ben venga, dunque, anche la proposta del ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e digitale della Francia, Bruno Le Maire: una sorta di ‘preferenza’ alle imprese continentali negli appalti Ue. Anche se non è l’unica soluzione che incontra il favore dell’Italia: “Abbiamo detto con chiarezza ai nostri colleghi che condividiamo tutte quelle misure che possono consentire di passare dall’Europa dei consumatori all’Europa dei produttori. Quindi, a una politica industriale che tuteli, rafforzi e rilanci il sistema delle imprese europee“, spiega ancora Urso. Aggiungendo che “questo lo si può fare con misure come quella proposta da Le Maire, ma anche con il nuovo focus della Commissione Ue per accertare se c’è concorrenza sleale e dumping nella vendita di macchine elettriche cinesi” o “con i criteri di qualità, come stiamo facendo noi in Italia, sugli incentivi pubblici per realizzare impianti fotovoltaici ai fini dell’autoconsumo”. Dunque, “da questo punto di vista il governo è neutrale sugli strumenti da utilizzare, ma ben consapevole di quale sia la rotta da determinare per il continente europeo“.

Il ministro federale tedesco dell’economia e dell’azione per il clima, Robert Habeck, parla di “tecnologie innovative, come le biotecnologie e le tecnologie verdi nell’industria eolica, solare e di trasformazione, che sono fondamentali per la crescita economica. La neutralità climatica e la nostra sovranità tecnologica nel prossimo futuro e necessitano quindi di un ambiente favorevole agli investimenti – sottolinea -. Il nostro scambio ha anche sottolineato la necessità di maggiori sinergie europee nelle nostre industrie della difesa, che a mio avviso è fondamentale“.

Tra le soluzioni studiate al vertice di Parigi c’è quella sulla semplificazione e accelerazione delle autorizzazioni e l’accesso ai programmi di finanziamento europei e agli aiuti di Stato, in particolare per le pmi, eliminando le sovrapposizioni normative e riducendo gli obblighi di rendicontazione “ben oltre l’obiettivo della Commissione Ue del 25%. O ancora “incrementare gli investimenti pubblici e privati per rafforzare l’innovazione, la produttività e la competitività” e portare a compimento, con successo, la doppia transizione. Con un “sostegno mirato alle imprese dei settori industriali più strategici“. In questo senso, dunque, vanno rafforzati i finanziamenti dell’Ue per i beni pubblici europei e le infrastrutture e coinvolgendo maggiormente la Banca europea per gli investimenti. Ma serve anche un “ampio mix di nuove risorse proprie“, con un’Unione europea capace di “finanziare progetti tecnologici di innovazione, in particolare per le tecnologie pulite e net zero, l’intelligenza artificiale dai chip alla capacità di calcolo e ai modelli di grandi dimensioni, i semiconduttori e la cybersicurezza“.

Altro punto rilevante, messo nero su bianco nella dichiarazione congiunta finale, riguarda la necessità di “applicare meglio, approfondire e rafforzare il mercato unico per sfruttare appieno i vantaggi dell’integrazione economica europea, garantendo regole comuni e una forte supervisione, nonché l’applicazione delle norme, in particolare per i prodotti importati“. L’obiettivo, infatti, è “garantire una concorrenza efficace nel mercato unico e affrontare adeguatamente i problemi strutturali della concorrenza nel contesto globale, in particolare nei settori che hanno una dimensione internazionale e sono di grande importanza per l’economia generale dell’Ue“. Urso, Le Maire e Habeck, infine, auspicano “un controllo efficace delle fusioni che impedisca le ‘acquisizioni killer’ con certezza giuridica e chiedono un’attuazione e un monitoraggio approfonditi della legge sui mercati digitali“.

 

Photo credit: account X Adolfo Urso

Il 15 aprile Giornata nazionale del Made in Italy. Urso: “Celebriamo l’eccellenza Italiana”

Il 15 aprile di ogni anno sarà celebrata la Giornata Nazionale del Made in Italy. Scelta per l’anniversario della nascita di Leonardo da Vinci, sarà arricchita con circa “300 iniziative su tutto il territorio nazionale che mirano a ispirare e coinvolgere i nostri giovani, le imprese e i lavoratori ma soprattutto per accendere i fari su quello che è l’eccellenza italiana. Il Made in Italy non è un modello di produzione ma uno stile di vita“, spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante la presentazione che si è svolta in mattinata a Palazzo Piacentini, assieme alla direttrice Generale di Altagamma, Stefania Lazzaroni, al segretario generale del Comitato Leonardo, Massimo Mamberti, al presidente della Commissione per le attività di formazione della Federazione Cavalieri del Lavoro, Luigi Abete, e al presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini.

Istituita con la legge quadro del dicembre scorso, la Giornata ha un mood ben preciso. “Identità, innovazione, istruzione, internazionalizzazione. È l’Italia delle 4 I che sta dietro alla filosofia di questa Giornata nazionale – aggiunge il responsabile del Mimit -. Il provvedimento è stato introdotto per valorizzare, promuovere e tutelare le produzioni delle filiere nazionali, riconoscendone l’impatto sociale. Oltre a favorire lo sviluppo economico e culturale del Paese, il Made in Italy ne rappresenta il patrimonio identitario perché non è soltanto un marchio, ma il nostro biglietto da visita nel mondo. La Giornata Nazionale, che verrà celebrata annualmente nel giorno della nascita di Leonardo Da Vinci, considerato il più grande genio della storia, è il frutto del Sistema Italia: la somma di tante realtà che compongono la nostra penisola“. Anche il logo richiama il genio italiano, con la scelta dell’uomo vitruviano di Leonardo. Il marchio è stato realizzato in collaborazione con i grafici dell’Agenzia Commercio Estero, con l’autorizzazione del ministero della Cultura, e accompagnerà tutte le iniziative dedicate alle celebrazioni.

La Giornata nazionale del Made in Italy vedrà in campo i massimi esponenti della creatività italiana, in diversi campi: dall’industria alla moda, all’arredo, l’alimentazione, la nautica, l’accoglienza e in generale le varie filiere simbolo del nostro Paese nel mondo. Non mancherà il coinvolgimento di aziende, associazioni di categoria, Camere di commercio, Unioncamere, Cna, Confcommercio, Anci, Comuni, Regioni, fondazioni, musei, scuole, università, Fondazione Leonardo, Lega Calcio, Guardia di Finanza, Confindustria, Fondazione dei Cavalieri del Lavoro, Rcs Sport e numerosi privati. Anche il ministero degli Esteri, in collaborazione con l’agenzia Ice, ha curato il coordinamento degli eventi organizzati all’estero, che vedono coinvolte oltre 50 sedi in tutto il mondo.

Le iniziative si svolgeranno in un arco temporale ben preciso, con un calendario messo a punto dagli uffici del Mimit, che hanno valutato le candidature arrivate fino allo scorso 20 marzo tramite il portale istituzionale. Sono circa 200 le proposte approvate, per un totale di 400 iniziative di rilievo culturale, sociale, scientifico, artistico, storico e sportivo. Il filo conduttore degli eventi e degli appuntamenti è quello di tramandare valori, abilità e capacità a quelli che saranno i futuri imprenditori del domani, sensibilizzando ancora una volta l’opinione pubblica sul valore delle opere dell’ingegno e dei prodotti italiani. Sarà un’occasione importante, soprattutto perché imprenditori e maestri artigiani apriranno le porte delle aziende e dei laboratori ai cittadini, coinvolgendo in particolare gli studenti di ogni ordine e grado, allo scopo di stimolare il loro interesse per lo studio e le future opportunità professionali legate al Made in Italy, rappresentato dal settore alimentare, della moda, del tessile, del legno, del design, dell’arredo, dell’alta gioielleria, della nautica, termale, del turismo, automotive, industriale e tecnologico.

Gli eventi, che coinvolgeranno anche musei, fondazioni e nei luoghi di produzione saranno in presenza, anche con attività pratiche, e online, con una comunicazione indirizzata al racconto di come le filiere italiane siano un veicolo fondamentale e imprescindibile per proteggere e sostenere il Made in Italy nel mondo. Palazzo Piacentini, sede del ministero, dal 15 al 28 aprile ospiterà la mostra realizzata da Fondazione Altagamma ‘Lo Specchio dell’Eccellenza Italiana-Viaggio nella manifattura di Altagamma’, che sarà accessibile al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20 e il sabato e domenica dalle 10 alle 20. La lega di Serie A, invece, dedicherà la 32esima Giornata della Serie A Tim alla promozione del brand.

La Giornata Nazionale del made in italy è di particolare importanza per Altagamma, che insieme a Camera della Moda ne ha proposto l’istituzione al Mimit, “proprio per evidenziare la centralità di questo comparto per la nostra economia ma anche per il suo soft power”, spiega la direttrice generale di Altagamma, Stefania Lazzaroni, che ricorda come l’alto di gamma italiano sia la punta di diamante del Made in Italy: un’industria da 144 miliardi di euro, che fornisce un contributo al PIL del 7,4%, con una quota export di circa il 50% e quasi due milioni di occupati, diretti e indiretti, pari all’8,2% dell’occupazione italiana.
”E’ un comparto fondato sulla nostra competenza manifatturiera – spiega  – e per questo il taglio con cui la Fondazione ha deciso di celebrare la Giornata è incentrato sul tema del Saper Fare.
’Lo Specchio dell’Eccellenza Italiana’ è un mostra che racconta moda, design, alimentare, motori, nautica, ospitalità e gioielleria attraverso un duplice registro: da un lato, prodotti iconici che raccontano la maestria dei nostri settori d’eccellenza, dall’altro video immersivi che esplorano i segreti della nostra manifattura. Un caleidoscopio di suggestioni che celebra la cultura del Bello, Buono e Ben Fatto: riflesso del nostro patrimonio creativo che incanta il mondo con il suo stile di vita inconfondibile”.

Photo credit: Mimit

Ex Ilva, avviata l’amministrazione straordinaria. Quaranta commissario straordinario

Meno di 24 ore dopo l’ultima riunione con indotto e sindacati, il governo ammette “con decorrenza immediata” Acciaierie d’Italia alla procedura di amministrazione straordinaria. Proprio come richiesto, lo scorso 18 febbraio scorso, da Invitalia, il socio pubblico di AdI (38% del capitale). Come commissario straordinario il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha scelto Giancarlo Quaranta (nella foto in basso a sinistra, dal suo profilo LinkedIn), ingegnere, che il Mimit definisce “professionista con lunga esperienza nel settore siderurgico“. Fino a questo momento, infatti, ricopriva il ruolo di direttore della Divisione tecnica ed operativa di Ilva Spa in amministrazione straordinaria e presidente del Consorzio elettrosiderurgici Italiani per il preridotto. Toccherà a lui traghettare le Acciaierie d’Italia verso un futuro diverso, lontano da ArcelorMittal, che intanto annuncia con una nota la fine del coinvolgimento in AdI, iniziato nel 2018.

La multinazionale, nonostante la situazione ormai irrimediabilmente precipitata, rivendica di essersi “impegnata pienamente a favore delle persone e delle risorse di AdI, allora nota come Ilva, investendo oltre 2 miliardi di euro” che hanno consentito all’azienda “di completare nei tempi previsti un vasto programma ambientale da 800 milioni di euro che ha garantito il rispetto dell’Autorizzazione Integrata Ambientale stabilita dal governo italiano, oltre a investire 1,2 miliardi di euro nell’ammodernamento delle attrezzature in tutti i siti. AdI ha inoltre beneficiato di centinaia di milioni di euro di credito attraverso la fornitura di materie prime da parte di ArcelorMittal“.

Non solo, perché il gruppo indiano va oltre, assicurando che “desiderava risolvere la significativa discrepanza negli investimenti di capitale in AdI da parte dei due azionisti“. Al punto che “nelle recenti discussioni ArcelorMittal ha avanzato proposte pragmatiche per affrontare questo problema, pur continuando il partenariato pubblico-privato con Invitalia istituito nell’aprile 2021. Quando non siamo riusciti a concordare termini accettabili, abbiamo anche offerto di vendere la nostra partecipazione in AdI a Invitalia. Le discussioni, nonostante i migliori sforzi di ArcelorMittal, non hanno avuto successo“. Per Mittal “se AdI fosse stata in grado, dopo l’aprile 2021, di accedere al tradizionale finanziamento del debito e di raccogliere il capitale circolante necessario per finanziare le sue esigenze correnti, invece di fare affidamento sugli apporti di capitale dei suoi azionisti come unica fonte di capitale, questa situazione avrebbe potuto essere evitata“.

Non è la versione dei sindacati, però, che plaudono la tempestività della nomina del commissario straordinario e “l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria dell’ex Ilva per affrontare i problemi a partire dai lavoratori, dalla produzione, dalla salute e sicurezza e dalla tutela ambientale“, commenta il coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, Loris Scarpa. Ritenendo “necessario che nelle prossime ore ci sia un incontro con le organizzazioni sindacali per aprire la discussione sullo stato degli impianti e le azioni per garantire la continuità produttiva“. Inoltre “il confronto con Palazzo Chigi continui“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario generale Uilm, Rocco Palombella: “Pur ritenendo l’amministrazione straordinaria un provvedimento estremo, alle attuali condizioni rappresenta l’unica possibilità per salvare e rilanciare l’ex Ilva, l’ambiente, i lavoratori e le imprese dell’indotto e i lavoratori di Ilva As“. Per la Fim Cislla scelta di Quaranta in parte ci rassicura e ci dà la possibilità di sperare in un vero cambio di passo e nel rilancio del sito“, sottolineano il segretario generale e il segretario nazionale, Roberto Benaglia e Valerio D’Alò. “E’ fondamentale – aggiungono – che l’amministrazione straordinaria duri il tempo necessario a preparare il terreno per l’investitore privato e per farlo, è necessario dare al commissario le fondamentali dotazioni, anche in termini finanziari, per fa ripartire l’acciaieria“.

Ugl Metalmeccaniciapprezza sia la nomina di Quaranta, scelta di qualità per il mondo dell’acciaio, sia la tempestività del governo nel procedere a una soluzione in una vertenza strategica per l’industria italiana“. Mentre Usb pone l’accento “sulle vicende dell’appalto, perché grande è la preoccupazione per i tanti dipendenti delle ditte in attesa del pagamento degli arretrati“.

Compiti che spetteranno ora al nuovo commissario straordinario. Che a gennaio, festeggiando i 40 anni dal suo primo giorno di lavoro nello stabilimento di Taranto dell’Italsider, scriveva su Linkedin: “Con l’inizio del 2024 auguro alla ‘fabbrica’ di ritrovare vigore e donare benessere ai suoi dipendenti ed ai contesti territoriali che la ospitano con i suoi stabilimenti“. Ora dipenderà molto anche da lui.