A Fitto la vicepresidenza esecutiva della Commissione Ue: deleghe su coesione e riforme. Meloni: “Italia protagonista”

Raffaele Fitto è stato designato vicepresidente esecutivo della nuova Commissione europea. Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa a Strasburgo. Al ministro è stato assegnato il portafoglio ‘Coesione e riforme’. Fitto, ha detto von der Leyen, “ha un’esperienza di lungo corso che ci potrà aiutare per la crescita e le politiche degli investimenti”.  “L’Italia  – ha aggiunto – è un Paese molto importante, un Paese fondatore, e questo è stato considerato. L’importanza del Paese è riflessa nella distribuzione dei portafogli”.

“Congratulazioni a Raffaele Fitto per la nomina a Vice Presidente Esecutivo della Commissione europea con delega alla Coesione e alle Riforme. Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito UE”, ha commentato su X la premier, Giorgia Meloni. “L’Italia torna finalmente protagonista in Europa. In bocca al lupo Raffaele, siamo certi che svolgerai benissimo il tuo incarico nell’interesse dell’Europa e dell’Italia”, ha aggiunto.

Il prossimo collegio dei commissari Ue comprenderà sei vicepresidenti esecutivi. Oltre a Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera e vicepresidente di diritto, gli altri vicepresidenti esecutivo sono Raffaele Fitto (Italia, responsabile per Coesione e riforme), Teresa Ribero (Spagna, Transizione), Stephane Sejourné (Francia, Strategia industriale), Henna Virkunnen (Finlandia, Sovranità tecnologica), e Roxana Minzatu (Romania, Competenze e lavoro).

La popolare svedese Jessica Roswall sarà la commissaria per l’Ambiente, la resilienza idrica e l’economia circolare competitiva del prossimo collegio dei commissari.

Wopke Hoekstre, commissario uscente per il Clima, continuerà a mantenere il portafoglio per l’Azione climatica anche nel prossimo collegio dei commissari.

La socialista spagnola Teresa Ribera è stata designata per il ruolo di vicepresidente esecutiva della nuova Commissione europea. A lei va il portafoglio della Transizione.

Alla Francia la vicepresidenza esecutiva della Commissione europea, con Stephane Sejourné investito della responsabilità per la Strategia industriale.

Il prossimo commissario per l’Energia sarà Dan Jorgensen. Socialdemocratico danese, sarà anche “il primo commissario per le politiche abitative”, ha sottolineato von der Leyen.

 

(articolo in aggiornamento)

Ue, ‘no’ di S&d, Renew e Greens a Fitto vicepresidente esecutivo

L’incarico di vicepresidente esecutivo della Commissione europea che Ursula von der Leyen starebbe riservando a Raffaele Fitto sta creando non pochi malumori nella coalizione europeista che ha supportato la rielezione della popolare tedesca alla guida dell’esecutivo Ue. Prima si sono sbottonati i liberali, ora anche i Verdi e soprattutto i socialisti: il rischio è che salti la maggioranza.

A far discutere non è tanto il possibile portafoglio previsto per Fitto, che nel nuovo Collegio potrebbe occuparsi di economia e dei fondi del Pnrr, ma la sua nomina nel cerchio ristretto dei vicepresidenti. Insieme alla socialista spagnola, Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per le transizione climatica, digitale e sociale, al liberale francese, Thierry Breton, responsabile per l’industria e l’autonomia strategica, e al popolare lettone Valdis Dombrovskis vicepresidente esecutivo per l’allargamento e la ricostruzione dell’Ucraina.

Ma Fitto è un fedelissimo di Meloni, membro di un partito che non ha sostenuto la rielezione di von der Leyen e di un gruppo – i Conservatori e Riformisti europei – considerato dai più di estrema destra alla stregua dei Patrioti per l’Europa di Viktor Orbán. Socialisti, liberali e verdi aspettavano von der Leyen al varco, consci degli ammiccamenti tra la leader Ue e Meloni prima delle elezioni europee. Tant’è che, nel patto con i popolari che ha garantito a von der Leyen i voti necessari per rimanere a palazzo Berlaymont, i tre gruppi progressisti hanno ribadito più volte la linea rossa nei confronti di Ecr.

Dopo le preoccupazioni per una nomina “inaccettabile” espresse dai liberali di Renew direttamente a von der Leyen, anche Terry Reintke – capogruppo dei Verdi – ha dichiarato che “proporre un politico del gruppo dei conservatori come parte della leadership della Commissione minerebbe intenzionalmente la coalizione democratica ed europeista di luglio“. Posizione confermata da Benedetta Scuderi, eurodeputata di Avs, che ha dichiarato che la delegazione dei verdi italiani all’Eurocamera si opporrà alla “sorprendente e sconfortante” decisione di von der Leyen su Fitto.

Nel pomeriggio di oggi (10 settembre), ha preso posizione anche la famiglia socialista. In una nota, il gruppo S&d all’Eurocamera ha avvertito che – stando così le cose – “sarà molto difficile, se non impossibile, sostenere i commissari presentati da Ursula von der Leyen”. Per la capogruppo Iratxe Garcia Perez, le criticità vanno oltre Fitto. C’è anche la questione della parità di genere del Collegio, che difficilmente sarà raggiunta, e la delega all’Occupazione e gli Affari sociali, che von der Leyen potrebbe consegnare al popolare austriaco Magnus Brunner, “il cui impegno per i diritti sociali è discutibile nella migliore delle ipotesi”. Se a questo si aggiunge “portare proattivamente Ecr nel cuore della Commissione”, per gli S&d siamo di fronte alla “ricetta per perdere il sostegno dei progressisti”.

A difesa di Fitto si sono schierati gli alleati di governo, Lega e Forza Italia: Paolo Borchia, capodelegazione del Carroccio a Bruxelles, si è detto ottimista che il ministro riceva l’incarico di vicepresidente, mentre Letizia Moratti, eurodeputata azzurra, ha sottolineato la sua “grandissima esperienza a livello europeo e sui dossier che verranno discussi in Europa”. Per questo, e per il fatto che l’Italia è “uno dei Paesi fondatori e la seconda manifattura europea, ci aspettiamo che il nome indicato sia preso in considerazione per le giuste deleghe e la vicepresidenza esecutiva”. Per il capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, “le minacce dei socialisti di non votare i commissari europei sono come una pistola scarica”.

Il candidato commissario italiano incassa a sorpresa il sostegno del Partito Democratico, voce fuori dal coro nella famiglia socialista europea. Di cui è la compagine più numerosa a Bruxelles. Nicola Zingaretti, capodelegazione dem all’Eurocamera, ha ridimensionato l’opposizione del Pse parlando di “una dialettica nella quale la sinistra europea fa bene a chiedere garanzie” e “coerenza con il programma politico votato 90 giorni fa in Parlamento, con pilastri molto chiari e un impianto europeista”. Ma ha poi aggiunto: “Ben venga un ruolo di peso per l’Italia, difendiamo questa prerogativa. Giudicheremo il commissario Fitto senza nessun pregiudizio”.

Visto il quadro intricato, gioca a favore di von der Leyen il rinvio di una settimana dell’appuntamento – previsto per domani 11 settembre – in cui la leader Ue dovrà presentare ai capigruppo del Parlamento europeo la struttura e i portafogli del prossimo Collegio dei commissari. La Slovenia ha infatti ceduto alle pressioni di von der Leyen per ritirare la candidatura iniziale di Tomaž Vesel a favore di Marta Kos, ma il Parlamento di Lubiana di pronuncerà sulla nomina solo venerdì 13. Ora von der Leyen ha tempo fino al 17 settembre per sciogliere le riserve: mantenere saldo il patto con socialisti, liberali e verdi o consegnare per la prima volta una vicepresidenza a un partito di estrema destra.

Meloni ufficializza Fitto per Ue: “Scelta dolorosa ma necessaria”. Il ministro: “Sono pronto”

Ora è ufficiale: Raffaele Fitto è il nome scelto dall’Italia per la nuova Commissione europea. Ad annunciarlo in Consiglio dei ministri è la premier, Giorgia Meloni, spiegando che si tratta di “una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma necessaria”, perché è un profilo di “grandissima esperienza, che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate in questo governo con ottimi risultati”.

La presidente del Consiglio da tempo aveva individuato nel ministro per gli Affari europei, il Sud, la Coesione e il Pnrr la figura adatta a rappresentare il nostro Paese nella squadra di Ursula von der Leyen, alla quale spetta ora il compito di distribuire le deleghe e, soprattutto, assegnare le vicepresidenze. Anche se i rumors da Bruxelles continuano a dare Roma ai margini di questa partita. Uno scenario che, ovviamente, a Meloni proprio non va giù. E ai suoi ministri lo dice apertamente: “Continuiamo a lavorare sul ruolo che chiediamo venga affidato all’Italia. Nonostante veda molti italiani che tifano contro un ruolo adeguato alla nostra nazione, non ho motivo di credere che quel ruolo non verrà riconosciuto”.

In questa partita conterà molto anche la mediazione dello stesso Fitto, che in questi anni ha svolto il compito di trait d’union con l’Ue. Il futuro ex ministro lo sa e si dice pronto: “Nei prossimi cinque anni, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen avrà un ruolo fondamentale per il rafforzamento dell’Unione europea, del benessere e della sicurezza dei suoi cittadini nonché per favorire la soluzione delle maggiori crisi internazionali – commenta -. Sono pronto a dare il mio contributo per raggiungere questi obiettivi”.

Tanti i commenti a sostegno della candidatura di Fitto. Non solo dai colleghi di governo e dalla maggioranza, ma anche dalle associazioni di categoria, come Confagricoltura o Coldiretti, che accoglie “con soddisfazione” la scelta dell’esecutivo, lo giudica poi “un importante passo avanti anche per il settore agroalimentare”, auspicando addirittura che “possa occuparsi, tra le sue competenze, anche del comparto agroalimentare europeo, sfruttando la sua vasta esperienza e il grande impegno mostrato negli anni a sostegno delle filiere agricole nazionali”.

Nel futuro europeo di Fitto, però, sembra esserci ancora il Pnrr, delega sulla quale von der Leyen sta ancora ragionando, anche per il dibattito aperto da alcuni Paesi membri sul possibile rinvio dei termini di scadenza oltre il 2026. L’Italia è ovviamente spettatore interessato. Nel frattempo, da qui alle prossime settimane, Fitto continuerà a portare avanti il lavoro per raggiungere target e milestone utili ad avanzare nei pagamenti delle varie rate. Perché, come la stessa Meloni spiega in Cdm, il Piano nazionale di ripresa e resilienza “non consente soste”. In questi giorni, infatti, “siamo impegnati nella fase di verifica con la Commissione europea per il pagamento” della sesta tranche di fondi europei “entro il 31 dicembre”. E a staccare l’assegno potrebbe essere proprio il suo ormai ex ministro.

Ursula von der Leyen

Ue, la settimana lampo delle nomine. Ora la parola passa al Parlamento

La settimana dei top jobs, cioè le figure apicali dell’Ue, si aperta e chiusa con gli stessi nomi: Ursula von der Leyen presidente alla Commissione europea, l’ex premier portoghese Antonio Costa come presidente del Consiglio europeo e la premier estone Kaja Kallas come Alta rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. Una decisione lampo, con la maggioranza composta da popolari, socialisti e liberali che ha tenuto in sede di Vertice tra i 27 capi di Stato e di governo, nonostante i voti fuori dal coro di Italia e Ungheria.

Ora la palla passa al Parlamento europeo, dove Ursula von der Leyen dovrà guadagnarsi il 18 luglio la soglia di almeno 361 consensi (720 sono i deputati europei). La candidata al bis può contare sulla somma aritmetica di 399 seggi ai quali, però, secondo alcune fonti diplomatiche, andranno tolti franchi tiratori e oppositori che, nel segreto del voto, non avalleranno von der Leyen pur essendo parte della maggioranza centrista o della stessa famiglia politiche. Le stime parlano di una cinquantina di seggi in bilico. Per questo motivo, da qui al 18 luglio, von der Leyen cercherà di ampliare la sua maggioranza e, con i Popolari che pongono un veto all’allargamento ai Verdi e chiedono un dialogo con i conservatori, un’ipotesi è che si riproponga quanto avvenuto già 2019 quando, come ha ricordato il vice premier Antonio Tajani, “Angela Merkel chiese il consenso dei Conservatori, perché senza di loro von der Leyen non sarebbe stata eletta. Non tutti i Conservatori la votarono, ma i polacchi sì. Bisogna tenere conto di tanti variabili, quando si vota a scrutinio segreto”.

E proprio sulla possibilità che i 24 deputati di Fratelli d’Italia vengano richiesti per appoggiare Ursula von der Leyen in Aula si è espressa la premier Giorgia Meloni, nel punto stampa dopo il Consiglio europeo. “Il tema non è Ursula von der Leyen. Il tema è quali sono le politiche che Ursula von der Leyen intende portare avanti. E su questo, come accade anche per gli altri nomi che sono stati fatti, non abbiamo risposte”, ha dichiarato Meloni. Ma “la presidente della Commissione europea prima di andare in Parlamento dovrà dire che cosa vuole fare e, quindi, io penso che la valutazione vada fatta a valle e non vada fatta a monte”, ha precisato. Da qui l’astensione di Meloni sul nome di von der Leyen, oltre al fatto che è della stessa famiglia politica, il Ppe, di cui fa parte Forza Italia. Un voto di “rispetto” delle sensibilità della sua maggioranza, ricambiata dal suo vice Antonio Tajani che da giorni auspica l’apertura ai conservatori e che ieri, dopo il pre vertice, ha sottolineato come nei popolari tutti abbiano compreso bene “che non si può fare qualcosa senza tenere conto dell’Italia”.

Allo stesso modo dei popolari, anche i Verdi hanno posto una linea rossa: quella dell’allargamento a Ecr e a Id, proponendosi come forza europeista, pragmatica e credibile cui guardare per estendere la coperta della maggioranza Ursula. Un’offerta ancora in piedi, apparsa in filigrana anche nel punto stampa con i neo eletti di Sinistra Italia, Ilaria Salis e Mimmo Lucano, dove alla domanda se voteranno o meno la fiducia a von der Leyen è intervenuto il segretario Nicola Fratoianni spiegando che la decisione verrà presa nel gruppo della sinistra, ma che ci sarà anche con un confronto con i Verdi con cui sono in Alleanza.

Intanto, la prossima tappa certa è quella del programma che von der Leyen dovrà presentare ai deputati per convincerli. In conferenza stampa, la presidente ha ricordato che le servirà il via libera degli europarlamentari “dopo che presenterò le linee politiche al Parlamento europeo per il prossimo mandato”. Appuntamento confermato nella sessione a Strasburgo del 16-19 luglio, la cui agenda verrà definita l’11 luglio. Nella stessa sessione, i neoparlamentari saranno chiamati a votare anche il loro presidente. O la loro presidente. Anche in questo caso, infatti, il Ppe propone un bis: quello dell’uscente Roberta Metsola.

Pnrr, via libera Ue alle modifiche dell’Italia. Fitto: “Proficua collaborazione con Bruxelles”

Ora c’è il sigillo Ue sulle modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano. La Commissione europea, infatti, approva la richiesta di revisione mirata presentata lo scorso 4 marzo dal governo di Giorgia Meloni, spiegando che le variazioni al Pnrr “sono di natura tecnica e fanno seguito alla revisione completa del piano italiano adottata dal Consiglio l’8 dicembre 2023”. Da Bruxelles ricordano anche il totale dei fondi destinati ai progetti e milestone del nostro Paese: 194,4 miliardi di euro, di cui 71,8 miliardi in forma di sovvenzione e altri 122,6 miliardi di euro di prestiti.

La Commissione ha accolto la richiesta del governo per correzioni di natura tecnica, e ha adottato la relativa proposta“, commenta il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, che sta seguendo il dossier per conto di Palazzo Chigi. “La revisione è diretta alla correzione di alcuni elementi tecnici, necessaria per la piena attuazione del Pnrr come modificato alla fine dello scorso anno. La proposta di revisione seguirà ora il consueto iter di approvazione“, aggiunge. Fitto, inoltre, spiega che “l’adozione da parte del Consiglio Ue è prevista nel corso delle prossime settimane” mentre il via libera di oggi “conferma la costante e proficua collaborazione dell’esecutivo con i servizi della Commissione“.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza comprende un totale di 620 fasi e obiettivi, 66 riforme e 150 investimenti. “A oggi la Commissione ha erogato più del 50 percento dei fondi assegnati all’Italia nell’ambito dello strumento di ripresa e resilienza, ossia oltre 102 miliardi di euro, compreso il prefinanziamento“, ricorda l’esecutivo Ue. L’Italia, peraltro, ha già inviato lo scorso mese di dicembre, a Bruxelles, la documentazione con la richiesta della quinta rata.

L’ok della Commissione conferma che la direzione del governo Meloni è quella giusta e seppellisce definitivamente due assurde polemiche alimentate da una sinistra divisiva e a secco di argomenti”, esulta la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci. Che aggiunge: “La modifica voluta tenacemente dal ministro Fitto era necessaria per proseguire nella realizzazione effettiva dei progetti, che ora hanno raggiunto il 33,7% del target, a fronte di una media europea ferma al 18%. Continueremo a lavorare seriamente – conclude – , portando a casa risultati concreti, seguendo una sola direzione: il bene dell’Italia e degli italiani“.

Ue, Giansanti: Chiederemo prossima vicepresidenza a commissario Agricoltura

Spero che questa attenzione” dell’Europa al tema dell’agricoltura “non sia solamente un’attenzione elettorale, perché se tutto questo serve soltanto per conquistare il voto degli agricoltori a livello europeo, mi preoccupa molto quello che accadrà dopo i primi giorni di giugno”. Così il presidente di Confragricoltura, Massimiliamo Giansanti intervenendo al #geatalk format videogiornalistico di GEA. “Ci aspettiamo – ha aggiunto – che questa attenzione che noi ci stiamo vedendo venga anche definita poi nella percorso della nuova Commissione europea. Mi chiedo, quindi, se siamo pronti e maturi oggi per dare una vicepresidenza di peso non più al commissario all’Ambiente, ma al commissario dell’Agricoltura. Chiederemo che la vicepresidenza della prossima Commissione europea venga assegnata alla chi oggi rappresenta il gabinetto dell’Agricoltura”.

Pnrr, inviata a Bruxelles la richiesta di pagamento della V rata: 10,6 miliardi. Meloni esulta

L’Italia ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della quinta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Entro il 31 dicembre, come avevano promesso sia la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sia il ministro che ha in mano il dossier, Raffaele Fitto. Una ‘doppietta‘, quella messa a segno dal governo, che ha incassato il 28 dicembre il bonifico di 16,5 miliardi della quarta rata, dopo la verifica, da parte di Bruxelles, del raggiungimento dei 28 obiettivi e traguardi previsti.

La richiesta di pagamento di oggi della quinta rata, che segue il versamento avvenuto ieri della quarta rata e l’entrata in vigore del nuovo Piano, chiude un anno di grande impegno e di risultati straordinari del governo nell’attuazione del Pnrr”, commenta la premier, Meloni. Che assicura: “Siamo molto soddisfatti e determinati a proseguire il lavoro anche nei prossimi mesi”.

Esulta anche Fitto: “La richiesta di pagamento della quinta rata segna un ulteriore importante successo del presidente del Consiglio Meloni e del governo nell’attuazione del Piano”. Il nostro Paese è il primo Stato membro dell’Ue a presentare formalmente la richiesta. “Come già avvenuto per la quarta, anche per la richiesta della quinta l’Italia si conferma in anticipo sui tempi rispetto a tutti gli altri Stati membri – aggiunge il ministro per gli Affari europei -. Un risultato straordinario che è frutto di un grande lavoro di squadra e di un dialogo costante e positivo con la Commissione europea”.

La nuova tranche di risorse europee vale 10,6 miliardi di euro ed è legata a 52 obiettivi, che riguardano investimenti in diversi settori chiave. A partire dall’agricoltura, per aumentare l’efficienza dei sistemi di irrigazione e implementare la produzione di energia verde. Ma anche nel comparto idrico, con nuove opere per il potenziamento delle condotte, dei sistemi di depurazione e per la riduzione delle perdite di rete. E ancora l’ambiente, con la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento di quelli esistenti per la valorizzazione dei rifiuti. Per il trasporto pubblico locale è previsto il rafforzamento del parco autobus a emissioni zero e di metropolitane, tram e bus rapid transit.

Per quanto riguarda le infrastrutture, la quinta rata del Pnrr prevede l’elettrificazione della linea ferroviaria del Mezzogiorno e l’alta velocità lungo la tratta Salerno-Reggio Calabria. Ma ci sono target anche nella cultura, con l’efficientamento energetico di cinema, teatri e musei; nella scuola, con la realizzazione di nuovi plessi ad alta efficienza energetica, del patrimonio immobiliare pubblico, con la costruzione di nuovi edifici dell’amministrazione della giustizia e l’ammodernamento di quelli esistenti. Nella sanità, con l’implementazione di moderni sistemi di cura legati alla telemedicina. Nella Pubblica Amministrazione, con interventi per la transizione al digitale. E per le università, con l’assegnazione di borse di studio e il finanziamento di progetti di ricerca.

Sulle riforme, poi, Palazzo Chigi sottolinea che “sono stati raggiunti importanti obiettivi, come la piena operatività del sistema nazionale di e-procurement per l’acquisizione di beni, servizi e informazioni in via telematica, la riorganizzazione del sistema scolastico, l’entrata in vigore delle misure legate alla concorrenza e al quadro legislativo degli appalti pubblici”. Prima del nuovo versamento (finora l’Italia ha ottenuto un totale di 101,9 miliardi, diviso in quattro rate), si aprirà ora l’iter di valutazione e verifica, da parte delle istituzioni europee, dell’effettivo raggiungimento degli obiettivi e delle milestones previste. “Sappiamo che la fase di assessment sarà come sempre molto rigorosa – conclude Fitto -. Ma da parte nostra siamo fiduciosi“.

Pnrr, ok Ue a quarta rata e RePowerEu. Meloni esulta: “21 miliardi, una seconda manovra”

Era nell’aria, ma ora è ufficiale. La Commissione approva le modifiche presentate dal governo al Pnrr italiano legato alla quarta rata e, contestualmente, anche il capitolo aggiuntivo del RePowerEu. Proprio il documento strategico per l’indipendenza energetica, secondo Bruxelles, “copre in modo completo i sei pilastri dello strumento” di rilancio economico, vale a dire transizione verde, trasformazione digitale, crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, coesione sociale e territoriale, sanità e resilienza economica, sociale e istituzionale e politiche per le generazioni future.

Ci sono anche altre novità legate al RePower, perché “aumenta di dimensioni” in termini di risorse, spiega il ministro titolare del dossier, Raffaele Fitto, passando dai 2,7 miliardi di euro iniziali a 2,88 miliardi grazie all’aggiunta di “una piccola unità di calcolo di altri 100 milioni di euro”; e aumenta come contenuti: “Ora esistono sette nuove riforme che si aggiungono alle cinque già previste”. Il surplus, però, non avrà effetti immediati. “Non cambia l’importo della quarta rata” da 16,5 miliardi di euro, chiarisce l’esecutivo comunitario: “Le modifiche del totale da destinare all’Italia riguardano gli importi dalla quinta rata in poi”.

La sostanza comunque non cambia, perché tirando le somme, il governo “mette a disposizione della crescita economica italiana altri 21 miliardi di euro”, in pratica “una seconda manovra economica in gran parte destinata allo sviluppo e alla competitività del tessuto produttivo italiano”, dice la premier, Giorgia Meloni, alle associazioni datoriali, convocate a Palazzo Chigi per illustrare la legge di Bilancio 2024. “Abbiamo lavorato a una manovra consapevoli che parallelamente stavamo trattando con la Commissione europea la revisione del Pnrr”, spiega ancora la presidente del Consiglio. Lasciando intendere che la strategia dell’esecutivo è sempre stata quella di viaggiare su un doppio binario: “Abbiamo verificato le criticità e le abbiamo superate, abbiamo fatto in modo che tutti i soldi del Pnrr venissero spesi nei tempi e quindi abbiamo concentrato le risorse sulla crescita e la modernizzazione della nazione e mi pare che il risultato, sul quale in pochi scommettevano, dice che non era una scelta sbagliata”, rivendica ancora Meloni. Che ringrazia Bruxelles: “La Commissione è stata sicuramente rigida per certi versi, ma molto aperta alla possibilità che queste risorse fossero spese nel migliore dei modi”.

Entrando nel concreto, ci sono “12,4 miliardi di euro assegnati al sistema delle imprese, 6,3 miliardi alla transizione 5.0, 320 milioni per il supporto alle pmi per l’autoproduzione di energia e fonti rinnovabili e 2 miliardi per i contratti di filiera in agricoltura”, elenca Fitto. E ancora: “2,5 miliardi di euro per il supporto al sistema produttivo, 850 milioni di euro per il parco agrisolare e 308 milioni per il fondo tematico per il turismo”. Inoltre, “un’altra proposta molto qualificante è quella della rimodulazione, d’intesa con la struttura commissariale, di 1,2 miliardi destinati nella gestione destinati all’alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Esistono poi investimenti per 5,2 miliardi sul fronte delle reti delle Infrastrutture, 1,8 miliardi per la realizzazione e il rafforzamento strategico delle reti elettriche e del gas, oltre 1 miliardo agli interventi per la perdita e la riduzione idrica, oltre 1,1 miliardi per l’acquisto di nuovi treni ad emissioni ridotte, 400 milioni per l’elettrificazione delle banchine portuali e 920 milioni per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e la realizzazione di nuove scuole”.

Nella rimodulazione ci sono anche “1,380 miliardi destinati alle famiglie a basso reddito per l’efficientamento energetico e l’edilizia abitativa”. Fitto assicura che “nei prossimi giorni definiremo gli ultimi aspetti per giungere alla definizione del pagamento della quarta rata del Pnrr entro il 31 dicembre”, stessa data entro cui il governo è convinto di poter “raggiungere i target della quinta rata” e quindi “fare la richiesta di pagamento”.

A esultare è tutta la squadra di Meloni. “Con la riprogrammazione del Pnrr sono ulteriori 12,4 i miliardi per le imprese, di cui quasi 10 miliardi sui progetti del Mimit”, dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che vede lievitare al 30% la quota di fondi per il suo dicastero. “Quasi 10 miliardi che si aggiungono ai 19 miliardi già assegnati e agli 8 del fondo complementare, per un totale di 37 miliardi in dotazione al Mimit – riepiloga Urso -. Risorse decisive per sostenere la competitività del sistema produttivo. Destineremo così altri 6.4 miliardi a transizione 5.0 per un totale di 13,3 miliardi per l’innovazione tecnologica tra fondi Pnrr e nazionali (6.8 miliardi) già in Bilancio nel biennio 2024/2025“.

Von der Leyen rivendica Green Deal e arruola Draghi per competitività

La Commissione europea ha portato a termine oltre il 90 per cento degli obiettivi ce si era proposta nel 2019. Nel suo discorso sullo ‘stato dell’Unione’. La presidente Ursula von der Leyen  fa il punto sui dodici mesi appena trascorsi e su quelli a venire. E lo fa rivendicando il lavoro svolto e confermando alcuni dei capisaldi della sua Commissione, a partire dal Green Deal, “la risposta europea all’appello della storia”. E poi le sfide future: lavoro, inflazione, imprese. In questo quadro Von der Leyen annuncia un ‘collaboratore’ d’eccezione: Mario Draghi. Al quale la presidente della Commissione ha chiesto un’analisi sulla competitività dell’Ue. “Ho chiesto a Mario Draghi – una delle più grandi menti economiche europee – di preparare un rapporto sull’argomento il futuro della competitività europea. Perchè l’Europa farà ‘what ever it take’ per mantenere il suo vantaggio competitivo”.

GREEN DEAL – “Quattro anni fa, la Commissione europea ha presentato “il Green Deal europeo come la nostra risposta all’appello della storia. E quest’estate, la più calda mai registrata in Europa, ce lo ha ricordato con forza. La Grecia e la Spagna sono state colpite da devastanti incendi, e solo poche settimane dopo sono state nuovamente colpite da devastanti inondazioni”, ha sottolineato Von der Leyen. “Questa è la realtà di un pianeta in ebollizione”, ha puntualizzato, ricordando che il Green Deal europeo “è nato da questa necessità di proteggere il nostra pianeta ma è stato anche concepito come un’opportunità per preservare la nostra prosperità futura”.

INDAGINE AUTO ELETTRICHE DA CINA – Von der Leyen annuncia inoltre che la Commissione europea “sta avviando un’indagine antisovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non per una corsa al ribasso”. I mercati globali sono ora invasi da auto elettriche cinesi più economiche e “il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali e questo distorce il nostro mercato. E poiché non lo accettiamo dall’interno, non lo accettiamo nemmeno dall’esterno”, spiega la presidente . “Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali, ma è altrettanto fondamentale mantenere aperte le linee di comunicazione e di dialogo con la Cina”, dal momento che “ci sono anche argomenti in cui possiamo e dobbiamo collaborare”. L’approccio europeo con la leadership cinese al Vertice Ue-Cina sarà dunque quello del de-risking, non il decoupling.

CRISI ENERGETICA – “Un anno fa il prezzo del gas in Europa era di oltre 300 euro per MWh. Ora è di circa 35 euro”, rivendica Von der Leyen ricordando il ruolo fondamentale degli acquisti congiunti di gas per abbassare il prezzo dell’energia. “Siamo rimasti uniti, unendo la nostra domanda e acquistando energia insieme e dobbiamo quindi pensare a come replicare questo modello di successo in altri settori, come le materie prime critiche o l’idrogeno pulito”.

SFIDE ECONOMICHE – Esistono “tre grandi sfide economiche per il nostro settore nel prossimo anno: la carenza di manodopera e di competenze, l’inflazione e la semplificazione degli affari per le nostre aziende”. L’Unione non ha dimenticato i primi tempi della pandemia globale, ricorda von der Leyen “quando tutti prevedevano una nuova ondata di disoccupazione di massa stile 1930, ma noi abbiamo sfidato questa previsione”. A partire da Sure – “la prima iniziativa europea di lavoro a tempo ridotto – abbiamo salvato 40 milioni di posti di lavoro” e poi con Next Generation Eu “abbiamo poi riavviato immediatamente il nostro motore economico, e oggi ne vediamo i risultati”.

DIGITALE – “Quando si tratta di semplificare gli affari e la vita, abbiamo visto quanto sia importante la tecnologia digitale. È significativo che abbiamo superato di gran lunga l’obiettivo del 20% di investimenti in progetti digitali della Next Generation Eu”, spiega la presidente. “Gli Stati membri hanno utilizzato questi investimenti per digitalizzare l’assistenza sanitaria, il sistema giudiziario o la rete dei trasporti”.

Rutte propone Hoekstra per il dopo Timmermans. Martedì colloquio con von der Leyen

E’ l’attuale ministro degli Esteri, Wopke Hoekstra, il candidato indicato dal governo dei Paesi Bassi per sostituire Frans Timmermans nel ruolo di commissario europeo con il portafoglio dell’azione per il clima. 47enne e attuale ministro degli Esteri del governo Rutte, Hoekstra è esponente dei conservatori liberali del partito Appello Cristiano Democratico (CDA), che a Bruxelles è membro del Partito popolare europeo di centrodestra. Il gruppo è lo stesso della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ma è un segnale di discontinuità con Timmermans che appartiene invece alla famiglia dei Socialisti & Democratici.

Martedì prossimo, ha confermato la portavoce dell’esecutivo, Dana Spinant, si terrà il tradizionale colloquio del candidato con von der Leyen, per poi arrivare ad essere audito in Parlamento europeo. All’audizione all’Eurocamera partecipano una o più commissioni parlamentari competenti per il portafoglio, dopo aver risposto a un questionario scritto e presentato la propria dichiarazione di interessi. La Commissione deve ottenere l’approvazione del Parlamento a maggioranza dei voti espressi prima che i candidati possano essere nominati dal Consiglio europeo.

Quanto al portafoglio del successore di Timmermans, ancora non è chiaro quante competenze avrà e se manterrà la sola priorità dell’azione per il clima. Timmermans era il vicepresidente esecutivo con la delega al Green Deal e commissario per l’azione per il clima. Accettando le dimissioni dell’olandese, von der Leyen ha ‘spacchettato’ le sue competenze, scegliendo di assegnare il ruolo di vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo al vicepresidente per le relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, al quale andrà solo temporaneamente anche la responsabilità del portafoglio per la politica di azione per il clima fino alla nomina di un nuovo commissario proveniente dai Paesi Bassi (il collegio si compone di un membro per ciascuno Stato membro). Tutto lascia pensare che la delega al Green Deal rimarrà nelle mani di Sefcovic fino alla fine della legislatura, mentre al nuovo commissario andrà solo la competenza per l’azione del clima, che sul piano internazionale avrà un grande peso dovendo rappresentare Bruxelles nei negoziati alla prossima COP28 che si terrà negli Emirati Arabi dal 30 novembre al 12 dicembre.

Non solo per il piano internazionale il portafoglio climatico sarà importante. Timmermans se ne va lasciando aperti sul tavolo diversi dossier del Patto verde, come la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici (la famosa ‘direttiva case green’ su cui i negoziatori di Parlamento europeo e Consiglio si rincontreranno a settembre nel trilogo) e il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, passando per la proposta di revisione della direttiva del Consiglio sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità e dal taglio dei pesticidi. La Commissione ancora non conferma e spiega solo che il portafoglio del prossimo commissario olandese dipenderà dal “suo profilo e dalle sue qualifiche”, che emergeranno dal colloquio di martedì con von der Leyen. Già prima della conferma da parte di Palazzo Berlymont, le indiscrezioni sul nome hanno suscitato le critiche del gruppo S&D al Parlamento europeo che in una nota ha chiarito che ancora non c’è nulla di deciso e che il portafoglio di Timmermans del clima dovrebbe rimanere nella famiglia dei Socialdemocratici. “Sullo sfondo delle recenti manovre ciniche e populiste del PPE conservatore per annacquare il Green Deal e far deragliare documenti legislativi chiave come la legge sul ripristino della natura, è fondamentale per il nostro Gruppo che il portafoglio sul clima rimanga nelle mani dei socialisti”, si legge.