Italia hub energetico e ponte Africa-Europa con Corridoio Sud idrogeno

Le due sponde del Mediterraneo si avvicinano. La dichiarazione congiunta di Italia, Germania, Austria sul Corridoio Meridionale dell’Idrogeno viene estesa all’Algeria e alla Tunisia.

La mega opera trasporterà idrogeno rinnovabile per oltre 3.300 chilometri dal Nord Africa all’Italia, all’Austria e alla Germania. I Paesi dichiarano l’intenzione di proseguire i lavori per lo sviluppo del ‘SouthH2 Corridor’ nel corso della prima Riunione Pentaministeriale, organizzata a Villa Madama dai ministri degli Esteri e dell’Ambiente, Antonio Tajani e Gilberto Pichetto.

L’idrogeno trasportato in Europa sarà green, se prodotto solo con energia elettrica, ma potrà essere anche blu, prodotto dal gas, “con la cattura però della CO2, che permette la decarbonizzazione pur utilizzando il gas“, precisa Pichetto. Un ulteriore passo verso la costruzione di un mix energetico in cui i fossili verranno gradualmente sostituiti dalle rinnovabili, con il fotovoltaico, l’eolico, il nuovo geotermico e, per dare continuità, “in futuro col nucleare” spiega il ministro. Il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo legge l’intesa come un goal politico e istituzionale, perché, sostiene, “ribadisce l’impegno nella cooperazione, volto alla realizzazione di un’opera decisiva per il futuro energetico di entrambi i Continenti“. Con l’Italia “pronta” a essere “centrale anche nel settore dell’idrogeno“, afferma.

Il SoutH2 Corridor è un modo per lavorare agli obiettivi di decarbonizzazione e indipendenza energetica “in modo concreto e pragmatico” per Tajani. Pensando al mix energetico indispensabile per l’indipendenza del Continente, il vicepremier ricorda che lo scorso 5 novembre la Farnesina ha ospitato la prima riunione del Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione, in partenariato con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Il corridoio Sud dell’Idrogeno, ribadisce, “rafforzerà ulteriormente il ruolo del nostro Paese come ‘hub’ europeo dell’energia“.

In Nord Africa l’Italia avrà anche un ruolo negli investimenti per il fotovoltaico e per la cattura del carbonio. In altri termini: potremo contribuire a costruire l’infrastruttura di trasporto, ma potremo anche costruire le centrali: “Già adesso abbiamo il prelievo del gas, investiamo lì con Eni, c’è già un coinvolgimento italiano. Il piano Mattei che prevede un’azione di collaborazione, di integrazione, di sviluppo per quei territori prevede investimenti da parte dell’Italia e prevede investimenti utili, non solo cooperazione“, chiarisce Pichetto. Il Corridoio Sud dovrà entrare in funzione entro il primo gennaio 2030, ma è “in gran parte già pronto“, assicura il ministro, che prevede la possibilità, in futuro, di collegarlo con la pipeline che raggiunge la Libia, “da 13 miliardi e mezzo di metri cubi di gas“.

Al tavolo della ministeriale, con Tajani e Pichetto, siedono il ministro algerino dell’energia, delle miniere e delle energie rinnovabili, Mohamed Arkab, il segretario del ministero federale tedesco per l’Economia e l’azione climatica, Philipp Nimmermann, il direttore generale della Direzione Clima ed Energia del ministero austriaco per la protezione del clima, Jürgen Schneider, il segretario del Consiglio Federale svizzero per l’energia, Benoît Revaz, l’ambasciatore della Tunisia a Roma, Mourad Bourehla, a nome della Ministra dell’Industria, delle Miniere e dell’Energia, Fatma Thabet Chiboub, e il direttore generale Energia della Commissione Europea, Ditte Juul Jørgensen.

L’Unione europea è presente perché il progetto è uno dei corridoi di approvvigionamento di Idrogeno inclusi nel piano REPowerEU, “la sua importanza è stata riconosciuta sia con l’inclusione tra i Progetti di Interesse Comune sia con l’etichetta di Global Gateway“, afferma Pichetto, confidando che l’opera possa ottenere finanziamenti dal Meccanismo per connettere l’Europa, CEF-Energia.

Villa Madama ha aperto le porte non solo alle istituzioni, ma anche alle imprese, con un Forum che ha messo a confronto il mondo produttivo dei paesi firmatari. “La crescente attenzione verso il SouthH2Corridor testimonia la sua solidità e il suo potenziale per rafforzare contribuire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione“, commenta Stefano Venier Ad di Snam, che gestisce per l’italia la partita del Corridoio Sud. È un “progetto chiave“, insiste Venier, che aiuterà l’Italia a diventare un “gateway energetico per l’Europa grazie alla collaborazione con i Paesi al di qua e al di là del Mediterraneo“. Basandosi su una partnership energetica di successo avviata negli anni ’60, il progetto sfrutta in parte le risorse esistenti, un know-how tecnico e solidi legami commerciali tra aziende internazionali che collaborano da decenni: “Questi legami storici saranno fondamentali per affrontare le complessità di un’iniziativa transcontinentale – prevede l’ad – che l’Europa stessa riconosce come cruciale, avendola riconosciuta come Progetto di Interesse Comune“. Alla Tunisia in particolare guarda Enel che con Eni lavora a un progetto pilota per la produzione di Idrogeno verde proprio nel Paese nordafricano: “Il perfetto esempio dello spirito di partenariato su cui si fonda il Piano Mattei, che punta sull’integrazione Nord Africa-Europa, con l’Italia snodo centrale per i bisogni energetici europei”, scandisce Salvatore Bernabei, Direttore di Enel Green Power e Thermal Generation. Sull’idrogeno verde però Eni mette in guardia dai prezzi ancora molto elevati: “E’ un tassello di questo mosaico, un tassello che genera forti aspettative, ma che deve ancora fare i conti con la sostenibilità dei costi“, avverte Lapo Pistelli, direttore Public Affairs del cane a sei zampe, chiedendo di fare attenzione a “investire in un vettore che aiuta la decarbonizzazione a discapito della competitività delle imprese“. Per quanto, ricorda Pichetto, “la decarbonizzazione è anche un obiettivo industriale, non solo di transizione”.

A Fiumicino il più grande impianto fotovoltaico aeroportuale in Europa

Nasce, nell’aeroporto di Roma Fiumicino, il più grande impianto fotovoltaico in autoconsumo in uno scalo europeo e tra i più estesi al mondo. Si chiama Solar Farm, è posizionato lungo il lato Est della Pista 3 ed è un progetto di Aeroporti di Roma realizzato da Enel, in collaborazione con Circet. Si estende per quasi due chilometri e mezzo ed è composta da circa 55.000 pannelli in silicio monocristallino che, grazie a una potenza di 22 MWp, consentiranno allo scalo di produrre annualmente energia elettrica per più di 30 milioni di kWh. Si tratta di un primo, grande passo che porterà lo scalo ad avere a regime, nei prossimi 5 anni, una potenza installata di 60 MWp con l’installazione di altri farm sempre nel perimetro dell’attuale sedime. Una capacità sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico annuo di 30mila famiglie italiane, per un anno intero o – tradotto in auto elettriche – a fare il “pieno” a oltre un milione di veicoli.

L’investimento complessivo per la realizzazione del progetto ammonta a circa 50 milioni di euro, nell’ambito di un paniere di interventi per la generazione rinnovabile e la mobilità sostenibile per un impegno finanziario che supera i 200 milioni di euro. La Solar Farm, che contribuirà dunque a ridurre le emissioni di CO2 dello scalo di oltre 11.000 tonnellate ogni anno, rappresenta una delle più ambiziose iniziative nel percorso di transizione energetica e decarbonizzazione avanzate da AdR, con l’obiettivo di arrivare al Net Zero Carbon nel 2030, con vent’anni di anticipo rispetto al target di settore.

L’infrastruttura si colloca all’intero della strategia ESG delineata dalla Capogruppo Mundys i cui obiettivi sono stati certificati da SBTi (Science Based Target Initiative), in linea con lo scopo di mantenere il riscaldamento globale entro una traiettoria di 1,5°C. Oltre a ridurre l’uso delle fonti fossili per il fabbisogno energetico delle attività aeroportuali, la nuova opera permetterà anche di incrementare l’indipendenza energetica e la resilienza rispetto alla volatilità dei mercati.

Il lancio “consolida il nostro impegno nella transizione green e nella decarbonizzazione con una infrastruttura unica nel suo genere in tutto il panorama aeroportuale internazionale”, rivendica Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma. L’indipendenza energetica garantita da questa nuova progettualità all’aeroporto consentirà, spiega, di “ridurre drasticamente l’impatto ambientale delle attività secondo il modello di sviluppo sostenibile che stiamo costruendo ormai da anni e che rappresenta la prima, vera precondizione per la crescita dello scalo, del territorio e del Paese”. Il settore del trasporto aereo offre “numerose possibilità di ricerca e sviluppo di soluzioni innovative per la decarbonizzazione”, riflette il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. La Solar Farm è, precisa, “la prova di come la transizione energetica sia in grado di generare opportunità di crescita non soltanto per il sistema delle nostre imprese ma anche per i cittadini, che da oggi potranno beneficiare di un hub ancora più green e innovativo”. Il ministro parla di una tappa importante anche in vista “dell’urgente ulteriore sviluppo di capacità di una struttura votata all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale e l’inaugurazione dell’impianto di oggi è un’occasione per celebrare anche la leadership italiana in questo cruciale settore”. Un ulteriore passo significativo verso “la riconciliazione del trasporto aereo con l’ambiente”, fa eco Pierluigi Di Palma, Presidente Enac e del Comitato Istituzionale della ‘Fondazione PACTA, Patto per la decarbonizzazione del trasporto aereo’. L’impianto Solar Farm dell’aeroporto di Roma Fiumicino, conferma, ricorda, “gli obiettivi di sostenibilità che abbiamo inserito nel nuovo PNA, così da traguardare l’obiettivo Net Zero Carbon Emissions già nel 2030, con venti anni di anticipo”. L’obiettivo raggiunto era ambizioso, osserva Francesca Gostinelli, Head of Enel X Global Retail: il più grande impianto fotovoltaico per la generazione di energia rinnovabile in autoconsumo, all’interno di un aeroporto europeo. Un traguardo che, scandisce, “testimonia il crescente impegno di ADR nell’efficientamento energetico e nella riduzione delle emissioni”.

Enel cresce ancora in nove mesi 2024: utile +16,2%, produzione a zero emissioni per l’82%

In nove mesi del 2024 Enel raggiunge nuovi risultati positivi. Una crescita trainata dalle rinnovabili e le reti per quel che riguarda l’Ebitda, ma soprattutto dall’azione manageriale degli ultimi mesi in Sudamerica, che ha portato a ottimi successi per il Gruppo.

Entrando nel dettaglio, il margine operativo lordo si attesta a 17,4 miliardi di euro, con un incremento del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. “L’andamento è attribuibile al positivo contributo dei business integrati, guidati dalla performance delle energie rinnovabili, che ha beneficiato della progressiva normalizzazione del mercato delle commodity, nonché della buona disponibilità delle risorse rinnovabili, compensando ampiamente la contrazione dei margini nei mercati finali e nella generazione da fonte termoelettrica”, spiega Enel. Rimarcando: “Positivo, al netto delle variazioni di perimetro, anche l’apporto delle attività di gestione delle reti di distribuzione, grazie al maggior volume di investimenti”. L’Ebitda, invece, è 18.5 miliardi (+22,2%).

Il risultato netto ordinario del Gruppo è 5,8 miliardi (+16,2%), un aumento “principalmente riconducibile all’andamento positivo della gestione operativa ordinaria, unitamente alla riduzione degli oneri finanziari netti e alla minore incidenza delle interessenze dei terzi”. Cala ancora anche l’indebitamento finanziario netto, unico segno meno ‘gradito’ all’azienda: 58,1 miliardi (-3,3%). Per quanto riguarda i ricavi il risultato è 57,6 miliardi (-17,1%), mentre il Cda ha deliberato un acconto sul dividendo 2024 di 0,215 euro per azione, che sarà in pagamento dal 22 gennaio 2025.

Nei nove mesi del 2024 abbiamo registrato solidi risultati, guidati dalla resilienza e dal bilanciamento geografico del nostro portafoglio di asset e da un maggior presidio delle iniziative di advocacy in America Latina – commenta il Cfo di Enel, Stefano De Angelis -. Vorrei inoltre evidenziare come il completamento del Piano di dismissioni entro la fine dell’anno ci consente di prevedere per il 2024 un rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda pari a circa 2,4x, valore che si colloca al di sotto della media del settore”.

L’azienda, inoltre, conferma la guidance relativa all’esercizio 2024con la previsione di un Ebitda ordinario compreso tra 22,1 e 22,8 miliardi di euro e un utile netto ordinario compreso tra 6,6 e 6,8 miliardi di euro”.

Altri dati molto positivi sulla produzione di energia, che in 9 mesi dell’anno energia sale a 147,24 Twh, con le Rinnovabili che fanno un balzo a 8,03 Twh. Così come la produzione a zero emissioni raggiunge l’82% della generazione totale del Gruppo Enel, che conferma “l’ambizione a lungo termine di azzerare le emissioni dirette e indirette entro il 2040”.

Nucleare, Pichetto conferma dialogo su newco. Meloni: “Fissione ponte per fusione”

Il Gruppo Mondiale per l’Energia da Fusione si riunisce per la prima volta a Roma, alla Farnesina, su iniziativa dell’Italia e dell’Aiea. Il governo punta tutto sull’atomo, tanto che a Roma proseguono le trattative per una newco tra Enel, Ansaldo e Leonardo che si occupi di produrre mini-centrali di nuova generazione. Gilberto Pichetto lo conferma, ma non si sbilancia: “C’è una interlocuzione, ma non ancora un punto di convergenza sui soggetti che possono partecipare. Quello che possiamo dire è che il soggetto dovrebbe avere un ruolo importante nel sistema“, spiega in conferenza stampa.

Pichetto incontra la stampa con il direttore dell’Aiea, Rafael Grossi, in una pausa dei lavori del gruppo, che riunisce i più importanti rappresentanti dei settori pubblico e privato, dell’industria, del mondo accademico, degli enti di ricerca e della società civile.
Lo scopo è quello stimolare una collaborazione incentrata sulla ricerca, sullo sviluppo e sulle applicazioni dell’energia da fusione, per accelerare la transizione dell’energia da fusione dall’attuale fase di ricerca a quella dello sviluppo commerciale.

Con la ‘Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile‘, istituita dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, si è già avviato un percorso per valutare l’opportunità di riprendere l’utilizzo dell’energia nucleare in Italia, sia a breve-medio termine tramite le nuove tecnologie da fissione nucleare, sia a medio-lungo termine con l’energia da fusione, per raggiungere gli obiettivi di de-carbonizzazione al 2050 e per accrescere la sicurezza e la sostenibilità degli approvvigionamenti di energia.

Proprio la fissione di quarta generazione può fare da ponte “dall’idrocarburo alla futura fusione“, prospetta Giorgia Meloni, in un messaggio inviato al tavolo e letto dal sottosegretario Alfredo Mantovano. La premier non partecipa in presenza, bloccata da un’influenza, ma ribadisce l’importanza della tecnologia per il governo: “L’Italia – rivendica – resta il più nucleare tra i Paesi non nucleari“. Si colloca all’ottavo posto in Europa per numero di addetti, circa 40.000, “è un punto di riferimento della catena di approvvigionamento internazionale, dispone di un’expertise tecnologica di altissimo livello, il sistema universitario forma un numero importante di ingegneri, di fisici nucleari apprezzati a livello internazionale, le realtà d’eccellenza si distinguono per ambiziosi progetti di ricerca e di sviluppo“, spiega la presidente del Consiglio. Se lo scopo è quello di portare avanti una transizione energetica “sostenibile e non ideologica“, per farlo, garantisce Meloni, saranno usate “tutte le tecnologie, quelle già in uso, quelle che stiamo sperimentando, quelle che dobbiamo ancora scoprire“.

I tempi per la fusione dipenderanno da quanto ingenti saranno gli investimenti, ma Grossi azzarda prospettive molto ottimistiche: “Siamo in un momento in cui il processo passa dalla fase di pura ricerca alla dimostrazione e poi alla commercializzazione. Credo 5-10 anni, ma si vedrà, all’orizzonte si intravede un risultato possibile e a portata di mano“, afferma.

Al momento, gli investimenti di Stato si concentrano tramite Enea su Euratom e Iter. “Siamo sull’ordine dei centinaia di milioni, non oltre“, fa sapere Pichetto. Si cercherà di coinvolgere massicciamente i privati e la speranza è che gli incentivi non serviranno, “che la competitività porti a una condizione tale per cui non sarà necessario intervenire con integrazioni pubbliche sul sistema“, spiega.

Il tema energetico è diventato fondamentale per l’intera Europa. L’iniziativa voluta dall’Italia avviene in un “momento critico“, osserva la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, riferendosi alle alluvioni che hanno colpito la Spagna, “segnali di qualcosa che non va nel pianeta, di una crisi climatica in corso“, risultato “dell’uso scriteriato dei fossili“. Al tempo stesso però, ammette, “il mondo ha bisogno di sempre più energia”. E’ necessario quindi che questa sia “sicura e pulita“, come quella “rivoluzionaria” che potrà offrire la fusione.

La Commissione per il momento ha inserito il nucleare nella tassonomia delle attività economiche sostenibili, “cosa che schiude anche importanti prospettive, cioè il nucleare non è inquinante“, scandisce il padrone di casa, Antonio Tajani, aprendo i lavori dell’evento inaugurale, a livello ministeriale, del Gruppo. La lotta contro il cambiamento climatico, afferma, va fatta “con intelligenza, con scelte pragmatiche“. E la scelta del nucleare, insiste, va in questa direzione, perché “riesce a conciliare crescita, politica industriale e ambiente“, perché ribadisce il vicepremier: “Non è detto che la lotta al cambiamento climatico e la politica industriale siano due cose inconciliabili, anzi sono scelte che si possono conciliare benissimo“.

Il tema sarà protagonista della Cop29, che si apre la prossima settimana a Baku, dall’11 al 22 novembre. “L’energia nucleare svolge un ruolo fondamentale, come la capacità di essere pulita, che utilizza una quantità minima di risorse e a basse emissioni di carbonio“, chiosa il ministro dell’Energia dell’Azerbaigian Parviz Shahbazov. Le nuove sfide sono quelle di “rafforzare le norme per una corretta gestione delle scorie radioattive, il sostegno finanziario e l’aumento della fiducia del pubblico“. Il Paese, storico produttore di idrocarburi, punta a cambiare passo sulla la decarbonizzazione: “Siamo mettendo in pratica progetti su larga scala per portare le rinnovabili nel Paese al 35%. Siamo capofila nella transizione energetica nella Regione avendo creato dei corridoi energetici. La priorità – sostiene – è diventare un Paese a crescita verde“. Per questo, gli “smr possono essere un grande sostegno“.

Piombino, demolite le vecchie ciminiere dell’ex centrale Enel di Tor del Sale

Non esistono più le due ciminiere dell’ex centrale Enel di Tor del Sale, a Piombino, dismessa nel 2015 e oggetto di un preliminare di vendita nel 2018 tra Enel e Tor Del Sale spa, che ha dato vita al nuovo corso per la riqualificazione del sito in chiave turistica e di sostenibilità ambientale. A partire dal novembre 2021 sono iniziate le attività di demolizione nel perimetro di centrale, secondo un cronoprogramma che vede Tor del Sale Spa eseguire gli smantellamenti delle strutture preesistenti entro il 2025, in parallelo alle bonifiche dell’area curate da Enel. Il passo cruciale, e anche il più scenografico, della trasformazione dell’ex sito produttivo è avvenuto la mattina di martedì 29 ottobre con la demolizione delle due grandi ciminiere alte quasi 200 metri (195 metri ciascuna), svettanti sul golfo della città toscana che da oggi ha definitivamente cambiato skyline. Lo spettacolare abbattimento, avvenuto con microcariche esplosive secondo i migliori standard tecnologici e ambientali (vedi paragrafo tecnico dedicato sotto), rappresenta di fatto la tappa più iconica di un progetto di riqualificazione che si appresta a trasformare un sito industriale dismesso in un innovativo polo vocato al turismo sostenibile, con numerose opportunità e strutture dedicate all’attività fisica, allo svago e alla nautica.

L’operazione, eseguita da ditte specializzate del settore per conto di Tor del Sale, si è svolta nella massima sicurezza alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, del prefetto di Livorno Giancarlo Dionisi, del sindaco di Piombino Francesco Ferrari, dei rappresentanti Tor del Sale, della responsabile riqualificazione siti di Enel Lavinia Ferri e della responsabile filiera gas Italia di Enel Federica Rofi. “Quello di oggi – ha detto Giani – è un evento storico, il segno tangibile della nuova progettualità per Piombino e per la costa toscana“. Per il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, “l’intervento sulla ex Centrale Enel in generale e l’abbattimento delle ciminiere in particolare è il simbolo di una città che cambia: da area industriale a struttura turistico ricettiva, una transizione significativa del futuro su cui stiamo lavorando per la nostra città“. La demolizione delle strutture, “che per oltre 40 anni hanno dominato l’orizzonte piombinese – hanno osservato Rofi e Ferri per Enel – segna una tappa fondamentale del più ampio progetto di nuovo sviluppo sostenibile avviato insieme alla società di scopo Tor del Sale Spa, che darà vita a un nuovo polo turistico arricchendo il paesaggio costiero con una testimonianza virtuosa di recupero e riqualificazione urbana. Per Enel si tratta di un ulteriore passo per favorire la transizione energetica, attraverso l’abbandono delle fonti fossili, lo sviluppo delle rinnovabili e la collaborazione per progettualità innovative a beneficio dei territori e delle comunità locali”.

Le due ciminiere in cemento armato, alte 195 metri e pesanti complessivamente 14mila tonnellate, sono state abbattute con microcariche esplosive posizionate alla base che ne hanno prodotto il ribaltamento fino a terra. Questa tecnica viene comunemente adottata nelle demolizioni di strutture alte e snelle come quelle di Tor del sale. Alla base di ogni ciminiera sono stati realizzati 470 fori in cui sono stati posizionati 88 chili di esplosivo in cartucce con lo scopo di disintegrare completamente il calcestruzzo innescando il cinematismo di collasso simile a quello del taglio di un albero alto quasi 200 metri. Le direzioni di caduta previste per le ciminiere sono state leggermente diverse e scelte per ricadere completamente entro il perimetro del cantiere recando il minor disturbo possibile verso l’esterno.

Enel, nel primo trimestre 2024 utile a 2,1 miliardi (+44,2%). De Angelis: “Risultati solidi”

Enel al giro di boa del primo trimestre del 2024 con risultati oltre le aspettative di mercato. Gli indicatori, infatti, fanno registrare un trend molto positivo. Al 31 marzo l’utile del Gruppo è di quasi 2,2 miliardi di euro, con un incremento di 668 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In termini percentuali, l’aumento è a doppia cifra, 44,2%. Anche l’Ebitda ordinario supera i 6 miliardi, con un plus di 631 milioni sul 2023 (+11,6%). In questo dato sono racchiuse le buone performace della gestione operativa dei business integrati (Enel Green Power, Generazione Termoelettrica e Mercati Finali), che ammontano a 776 milioni di euro, oltre al miglioramento di Enel Grids.

Il margine operativo lordo ordinario (Ebitda ordinario) dei business integrati va oltre i 4 mld, per effetto soprattutto della maggiore produzione di energia da generazione rinnovabile (+2,8 TWh), soprattutto per l’incremento della produzione da fonte idroelettrica in Italia, Spagna e Cile, nonché per l’ottimizzazione dei costi di approvvigionamento. “I solidi risultati del primo trimestre 2024 confermano l’efficacia delle azioni manageriali intraprese con il Piano Strategico 2024-2026, nonché la resilienza del nostro modello di business in tutti i Paesi di presenza”, commentato il Cfo di Enel, Stefano De Angelis. Che per i prossimi mesi assicura: l’azienda “continuerà a perseguire con grande disciplina un’allocazione selettiva del capitale, massimizzando efficienza ed efficacia della gestione, nonché la sostenibilità finanziaria e ambientale”.

Alla luce di questi risultati, dunque, “siamo fiduciosi di raggiungere tutti i nostri obiettivi per il 2024, inclusa la riduzione del debito netto di Gruppo, che già oggi è sceso a 54 miliardi di euro considerando anche le dismissioni ormai in fase di finalizzazione”, spiega De Angelis. Tornando ai numeri, i ricavi del primo trimestre 2024 si assestano su 19,4 miliardi (-26,4%), mentre gli investimenti sono poco più di 2,5 miliardi (-10%). La situazione patrimoniale evidenzia un capitale investito netto al 31 marzo di 108,8 miliardi, coperto da un patrimonio netto di 48,1 miliardi (in aumento rispetto ai 45,1 miliardi 31 dicembre 2023) e un indebitamento finanziario netto di 60,6 miliardi.

Anche sul piano ambientale la performance è molto positiva, con la produzione a zero emissioni che raggiunto quota 80,7% rispetto alla generazione totale del Gruppo. Molto bene la produzione di energia da rinnovabili, “includendo anche i volumi da capacità gestita, è stata ampiamente superiore rispetto alla produzione da fonte termoelettrica”, raggiungendo 36,7 TWh (+10,9%), a fronte di una produzione da fonte termoelettrica di 9,4 TWh (-44,7%). La potenza efficiente installata netta totale di Enel nel primo trimestre è 81,3 GW (-0,1 GW), dovuta principalmente agli impianti termoelettrici (-0,3 GW in Italia) e geotermici (-0,1 GW negli Usa), diminuzione parzialmente compensata dalla maggiore capacità netta solare (+0,3 GW in Spagna, Brasile e Colombia).

Per quanto riguarda, infine, le vendite di energia elettrica, nei primi tre mesi dell’anno sono 72,9 TWh, in diminuzione di 5,3 TWh (-6,8%, -3,8% a parità di perimetro) rispetto allo stesso periodo del 2023. L’azienda rileva maggiori quantità vendute in Brasile (+0,8 TWh), Cile (+0,2 TWh), Perù (+0,2 TWh) e Colombia (+0,2 TWh) e minori quantità vendute in Italia (-3,6 TWh), Argentina (-0,3 TWh), Spagna (-0,5 TWh) e Romania (-2,3 Twh). In calo anche le vendite di gas naturale, che si attestano sui 2,9 miliardi di metri cubi (-19,4%).

Enel, conti 2023 solidi: utile 6,5 mld (+20,7%). Cattaneo: “Centrati tutti i target”

Enel chiude il 2023 raggiungendo tutti i target che si era posto il nuovo management. I risultati, diffusi dopo la chiusura delle Borse, sono importanti: l’Ebitda, il margine operativo lordo ordinario, fa registrare quasi 22 miliardi di euro, dunque un incremento dell’11,6% rispetto all’anno precedente. Soprattutto per i numeri della gestione operativa dei business integrati, come Generazione Termoelettrica e Trading, Enel Green Power e Mercati Finali, che realizzano 2,6 miliardi. Anche l’utile netto del Gruppo supera i 6,5 miliardi, facendo salire la percentuale addirittura del 20,7%.

Da record, poi, i dati sulla generazione dei flussi di cassa, con Ffo, acronimo di Funds From Operations, di circa 14,8 miliardi di euro, dunque incrementato di 5,7 miliardi rispetto al 2022 (+63%): “Risulta essere 3 miliardi di euro superiore al valore massimo raggiunto storicamente dal Gruppo“. Dunque, l’azione messa in campo sta dando i frutti sperati, come sottolinea il ceo di Enel, Flavio Cattaneo: “Abbiamo raggiunto tutti i target relativi al 2023 che avevamo già rivisto al rialzo lo scorso novembre“. Aggiungendo che “questi solidi risultati sono una chiara testimonianza dell’efficacia delle azioni messe in campo da parte del nuovo management nel corso del 2023, in linea con le nostre priorità strategiche di ottimizzazione del profilo rischio/rendimento, efficienza ed efficacia nonché sostenibilità, sia finanziaria che ambientale”.

Cattaneo, poi, ribadisce “l’impegno verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati in occasione della presentazione del Piano Strategico 2024-2026. In particolare, in linea con quanto annunciato lo scorso novembre, ci aspettiamo ragionevolmente che la remunerazione degli azionisti per il 2024 possa crescere ulteriormente“. Anche i numeri dell’indebitamento netto sono molto positivi: 60,1 miliardi, con un calo dello 0,8% rispetto ai 60,6 miliardi del 2022. Un valore che “tiene conto anche delle operazioni di cessione di asset finalizzate successivamente al 31 dicembre 2023 nonché di quelle già annunciate e non ancora finalizzate, i cui effetti finanziari si produrranno solo a valle del completamento dei consueti processi autorizzativi da parte delle Autorità competenti”.

Cresce anche il dividendo complessivo proposto per gli azionisti nel 2023, che è pari a 0,43 euro per azione (di cui 0,215 euro per azione già corrisposti quale acconto a gennaio 2024): lo 7,5% in più a confronto con gli 0,40 euro per azione dell’anno precedente. I ricavi, invece, sono 95,5 miliardi (-32%) e l’Ebit (il risultato operativo) 10,8 miliardi (-3,2%).

La crescita, comunque, rimane robusta rispettando i target di sostenibilità. L’energia netta prodotta è 207,3 TWh1 (-9%), ma le rinnovabili sono in aumento a 14,5 TWh rispetto al 2022. Nel dettaglio: +9,2 TWh da fonte idroelettrica, +2,1 TWh da eolica, +3,3 TWh da solare e -0,1 TWh da geotermica. Si riducono anche le produzioni da impianti a ciclo combinato (-17,8 TWh), carbone (-9 Twh), Oil&Gas (-6,6 Twh) e da nucleare (-1,6 TWh). L’energia elettrica trasportata sulle reti di distribuzione Enel nel 2023 è 489,2 Twh (214,1 TWh in Italia e 275,1 TWh all’estero). Infine, la potenza efficiente installata netta totale del Gruppo a fine 2023 è 81,4 GW, in diminuzione di 3,2 GW rispetto al 2022.

Le ‘donne della transizione’ rompono il soffitto di cristallo

La parità di genere, quella vera, è ancora lontana. Ma negli ultimi anni la società civile ha fatto comunque dei passi avanti notevoli, così come la politica e il mondo dell’impresa. Dalle istituzioni alle grandi aziende, oggigiorno ci sono molte più donne ai posti di vertice rispetto a un passato anche recente, ma il percorso è lungo. E chissà se il processo che dovrà portare al compimento delle transizioni, ecologica, energetica e digitale, possa dare quella spinta che serve per frantumare definitivamente il soffitto di cristallo. Non solo perché Greta Thunberg è diventata ormai un simbolo mondiale dell’attivismo per il clima e la decarbonizzazione.

La riflessione emerge se, con santa pazienza, si prova a scorrere negli elenchi di Camera, Senato, Palazzo Chigi, management delle imprese chi sono attualmente i vertici. L’esempio più concreto è sicuramente quello del governo, dove Giorgia Meloni è entrata a far parte della storia del Paese come prima donna presidente del Consiglio. Nelle sue mani passano tutti i dossier più importanti, compresi quelli del Green Deal ovviamente. Oltre alla premier, tra le ‘donne della transizione‘ c’è di sicuro Vannia Gava, che per la seconda volta ricopre il ruolo di vice ministro dell’Ambiente, dicastero al quale da questa legislatura viene affiancata anche la delega alla Sicurezza energetica.

In Parlamento, invece, Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera, e Luana Zanella, presidente dei deputati di Avs, portano avanti la bandiera dell’ambientalismo nelle istituzioni. Tra i banchi di Montecitorio siede anche Elly Schlein, prima segretaria del Pd, sempre in prima linea sulle battaglie per il clima.

In Europa, poi, entra di fatto e di diritto nel pantheon la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Non foss’altro perché, anche nel suo caso, la responsabilità dei temi passa comunque tutta dalle sue mani. Nella squadra di Bruxelles, poi, ci sono la vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager, che si occupa di Digitale, Kadri Simson, che ha il compito di gestire la delega all’Energia, e Iliana Ivanova, commissaria a Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù.

Nel mondo economico e finanziario è Christine Lagarde, attuale presidente della Banca centrale europea ed ex direttrice del Fondo monetario internazionale, il volto più conosciuto sul palcoscenico mondiale. Mentre sta iniziando a ritagliarsi il suo spazio anche Nadia Calvino, nominata lo scorso 1 gennaio presidente della Banca europea per gli investimenti: prima donna a ricoprire questo ruolo dalla fondazione della Bei, nel 1958.

Tornando in Italia, la situazione inizia a cambiare anche nei board delle principali società partecipate. Sebbene la strada sia ancora faticosamente lunga, visto che la prima e unica donna (della storia) a capo di una delle più grandi aziende italiane è l’amministratrice delegata e direttrice generale di Terna, Giuseppina Di Foggia, nominata il 9 maggio di un anno fa. Nel gruppo Eni, invece, Rita Marino è presidente di Plenitude, mentre tra i manager figurano Chiara Ficeti per l’Energy Management, Giorgia Molajoni per Digital, Information Technology & Communication, Giovanna Bianchi Health, Safety, Environment and Quality e Simona Napoli Internal Audit.

Rimanendo nel campo energetico, Francesca Gostinelli è Head of Enel X Global Retail, Silvia Fiori direttrice della funzione Audit di Enel, Elisabetta Colacchia è Head of People and Organization, Margherita Mezzacapo, Marina Lombardi e Donata Susca rispettivamente responsabili di Audit, Innovazione e Health, Safety, Environment and Quality di Enel Green Power & Thermal Generation, la business line di Enel che si occupa della generazione di energia elettrica.

Spostando l’obiettivo verso la parte più economica, Silvia Maria Rovere è presidentessa di Poste Italiane dal maggio 2023, Alessandra Ricci è amministratrice delegata e direttrice generale di Sace, che molto spesso investe in progetti relativi alla transizione ecologica e la sostenibilità. Altro nome di rilievo è quello di Silvia Massaro, presidentessa di Sace Srv, la società specializzata nel recupero dei crediti e gestione del patrimonio informativo. Regina Corradini D’Arienzo, inoltre, è ad e dg di Simest e Alessandra Bruni presidentessa di Enav.

Spostando l’attenzione sul mondo associazionistico, le donne con ruoli apicali diventano ancora di meno. Perché tra le grandi sigle ricoprono incarichi di vertice Annamaria Barrile, direttrice generale di Confagricoltura, Maria Letizia Gardoni, presidentessa di Coldiretti Bio, Maria Grazia Mammuccini, presidentessa di FederBio, Barbara Nappini e Serena Milano, rispettivamente presidentessa e direttrice generale Slow Food Italia, e Nicoletta Maffini, presidentessa di AssoBio. Infine, c’è molto da rivedere nel mondo sindacale, se solo Daniela Piras ha un incarico di vertice come segretaria generale della Uiltec.

Corte dei Conti: Nel 2022 per Enel utile netto +50,3% su 2021 a 7,157 miliardi

Il bilancio d’esercizio di Enel spa per il 2022 si è chiuso con un risultato netto di 7,157 miliardi di euro, in crescita del 50,3% sui 4,762 del 2021 da ricondurre, in particolare, ai proventi da partecipazioni e al risultato della gestione finanziaria, parzialmente compensati dalla riduzione degli altri proventi (sostenuti nel 2021 dalla cessione delle quote in Open Fiber spa) e delle rettifiche di valore delle partecipazioni. È quanto emerge dalla relazione sulla gestione 2022 di Enel spa, approvata dalla Sezione controllo enti della Corte dei conti con Delibera n. 9/2024, in cui la magistratura contabile ha rilevato una crescita del patrimonio netto della società (38,34 miliardi di euro) pari al 9,7% rispetto al 2021, imputabile principalmente all’utile complessivo al netto dei dividendi distribuiti. Questo – ha specificato la Corte – in un contesto globale non favorevole a causa dell’incertezza dovuta a fattori geopolitici che hanno generato volatilità sulle catene di approvvigionamento, spingendo verso l’alto i prezzi delle materie prime (comprese quelle energetiche) e generando spirali inflazionistiche.

I risultati del Gruppo sono stati influenzati da un incremento dei ricavi (63,9%) dovuto alle maggiori vendite di energia a prezzi medi crescenti e da un incremento dei costi (73,2%), legato prevalentemente ai maggiori approvvigionamenti dei combustibili con prezzi medi in aumento. Il bilancio consolidato al 31 dicembre 2022 si è chiuso con un risultato netto di Gruppo di 1,682 miliardi di euro, in riduzione sui 3,189 del 2021 anche per la differente incidenza delle imposte e delle interessenze di terzi nei periodi a confronto.

Si attesta ancora al 23,585% la partecipazione del MEF al capitale di Enel, con una proprietà diffusa in capo al mercato pari a circa il 76,4%. Tra i circa 670.000 azionisti (investitori istituzionali italiani ed esteri, oltre a risparmiatori individuali), quelli retail detengono circa il 20% del capitale.

Il patrimonio netto 2022 del Gruppo, pari a 28,657 miliardi di euro, è in lieve calo rispetto ai 29,653 miliardi del 2021 (28,325 nel 2020), sostanzialmente in virtù del minore apporto dell’utile dell’esercizio compensato dell’aumento delle riserve. Aumenta invece del 5,8% il patrimonio netto di terzi. L’indebitamento finanziario netto 2022 del Gruppo, attestatosi a 60,068 miliardi di euro, è in aumento del 16,2% (51,69 nel 2021), principalmente per effetto del fabbisogno generato dagli investimenti del periodo.

Si intensifica – rileva, infine la Corte – la tendenza in crescita dell’indebitamento, con il rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda ordinario che si eleva a 3,1, ribadendo l’esigenza di adottare le misure di contenimento previste nel piano strategico.

Enel presenta il Piano 2024-2026: 35,8 miliardi di investimenti, il 49% in Italia

Redditività, flessibilità e resilienza, ma anche efficienza ed efficacia e sostenibilità finanziaria e ambientale. Il Gruppo Enel presenta oggi il Piano Strategico 2024-2026 che prevede di focalizzarsi su questi temi per massimizzare generazione di cassa e redditività con un solido rendimento per gli azionisti. Tra il 2024 e il 2026, il Gruppo ha pianificato investimenti totali lordi pari a circa 35,8 miliardi di euro attraverso maggiori investimenti nelle reti dove è presente un quadro regolatorio equilibrato e stabile, facendo anche leva sull’accesso a finanziamenti europei e a un approccio a minore intensità di capitale e di rischio nelle rinnovabili, grazie anche a un nuovo modello di business fondato su partnership.

Di questi 35,8 miliardi, 18,6 saranno di investimenti lordi nelle Reti, con focus su miglioramento di qualità, resilienza e digitalizzazione nonché su nuove connessioni, a conferma della centralità dei business regolati nella strategia del Gruppo; 12,1 miliardi di euro nelle Rinnovabili, con decisioni di investimento più selettive, puntando su eolico onshore, solare e batterie di accumulo, facendo anche leva sul repowering; 3 miliardi di euro nei Clienti, con una gestione attiva del portafoglio clienti del Gruppo mediante offerte bundled multi-play, che includano beni e servizi in un portafoglio integrato offerto attraverso un unico touchpoint. Il Gruppo prevede di concentrare gli investimenti in aree caratterizzate da rendimenti visibili, un quadro regolatorio remunerativo nonché contesti macroeconomici e politici stabili, con il 49% degli investimenti lordi in Italia, il 25% in Iberia, il 19% in America Latina e il 7% in Nord America.

Nel 2026, si prevede che l’EBITDA ordinario di Gruppo aumenti fino a un valore compreso tra 23,6 e 24,3 miliardi di euro e che l’Utile netto ordinario di Gruppo aumenti fino a un valore compreso tra 7,1 e 7,3 miliardi di euro. Una politica dei dividendi semplice e attrattiva, con un dividendo per azione fisso minimo pari a 0,43 euro per il periodo 2024-2026, con un aumento potenziale fino a un payout del 70% sull’Utile netto ordinario in caso di raggiungimento della neutralità dei flussi di cassa.

La Strategia che annunciamo oggi – ha commentato l’amministratore delegato, Flavio Cattaneopunta a trasformare il Gruppo Enel in un’organizzazione più snella, flessibile e resiliente, pronta per affrontare le sfide e cogliere le opportunità che possono presentarsi in futuro. Nei prossimi tre anni adotteremo un approccio più selettivo negli investimenti, per massimizzare la redditività e minimizzare i rischi. Ci concentreremo sui nostri Paesi core implementando strategie integrate, puntando sulle reti, le energie rinnovabili e la creazione di valore nel segmento clienti con offerte commerciali bundled. La disciplina finanziaria sarà il fondamento della nostra Strategia, per potenziare la generazione di cassa e l’efficienza, mentre la sostenibilità continuerà a guidare le nostre decisioni di business. Grazie alla realizzazione di queste azioni e al raggiungimento dei nostri obiettivi, saremo in grado di rafforzare ulteriormente la posizione finanziaria del Gruppo e di incrementare la creazione di valore, garantendo così solidi rendimenti ai nostri azionisti”.