Ue, Bonetti: “Investimenti comuni con fiscalità agevolata. Sul Mes errore grave”

Si candida all’Europarlamento con un progetto che metta al centro politica estera, difesa comune e un approccio al Green Deal non ideologico. Elena Bonetti, vicepresidente di Azione, co-fondatrice di Per-Popolari europeisti riformatori, in passato ministra delle Pari opportunità e la Famiglia nel governo Conte 2 e nell’esecutivo a guida Mario Draghi, racconta al #GeaTalk (clicca qui per rivedere l’intervista integrale) gli obiettivi per la nuova legislatura Ue. “Solo un’Europa solida, forte e coesa può rispondere alle esigenze dei cittadini e dei Paesi membri da un lato, e svolgere un ruolo di grande potenza sul piano internazionale dall’altro“. Ai suoi occhi il pericolo è evidente: “L’asse Russia-Cina da una parte, e Stati Uniti (ci auguriamo di no, ma magari a guida Trump potrebbe accadere) dall’altra, renderebbero l’Europa totalmente schiacciata e anche succube di decisione altrui“.

Si parte da una base ben definita: per agganciare il trend internazionale “uno sviluppo tecnologico industriale che affianca il piano di transizione climatica può essere la leva giusta“. In altri termini, “va portato avanti un Green Deal che sia sostenibile da un punto di vista economico, quello che si chiama l’effective cost, cioè ottenere un risultato bilanciato rispetto al costo, con l’obiettivo determinato di fare politiche pro ambiente“. L’esempio è la Direttiva sulle Case Green: “L’Ue ha votato – noi siamo stati l’unico partito di opposizione a esprimerci contro – un provvedimento rispetto al quale l’Italia è impegnata a ridurre del 16% il consumo energetico degli edifici. Questo significa, conti alla mano, che dobbiamo diminuire da qua al 2030 di 75 terawattora il consumo energetico degli edifici” e “il Superbonus, al 2022, aveva fatto una riduzione di 9 Terawattora. Facciamo pure che siamo molto più bravi, ma dobbiamo immaginare un potenziale costo di quattro volte superiore a quello del Superbonus“. Ma questi soldi, sia a livello pubblico che a livello privato, “non ci sono“, ergo “l’esito di questa Direttiva è che non si farà nulla, non cambieremo lo stato di consumo energetico degli edifici“.

Ragion per cui “ci immaginiamo un Green Deal che abbia la capacità di fissare obiettivi ambiziosi, ma raggiungibili a cui si affianchi il foglio del come raggiungerli. Se da un punto di vista energetico vogliamo ridurre le emissioni si investe sul nucleare – entra nel dettaglio -. Se si deve fare una riduzione dei costi energetici, deve esserci, per esempio, un investimento europeo che metta in campo una fiscalità agevolata per degli obiettivi di sostenibilità raggiungibile“. Altro tema emblematico: “Se continuiamo a investire solo sulle auto elettriche, ma non aggiorniamo l’industria dell’automotive europea in modo adeguato, rimanendo totalmente dipendenti dalla Cina per i componenti, non sono per le batterie, significa che l’Europa viene impoverita nella sua parte produttiva, scaricando i costi della transizione sulle imprese o sulle fasce sociali più deboli, aumentando le disuguaglianze sociali“, avvisa Bonetti.

Sull’energia, poi, la posizione è netta, ma da tempo ormai: “Il nucleare di nuova generazione ha dei livelli certificati di sicurezza molto più alti, tra l’altro, dei possibili incidenti che ci sono stati con altre forme di energia“.

Inoltre, Bonetti vede la necessità di avere una difesa comune europea e anche un esercito. “Il punto chiave è questo – dice -. Il passaggio che deve fare l’Europa al prossimo giro, dopo le elezioni di giugno, è decidere, almeno con i Paesi che ci stanno, di diventare un soggetto politico decidente. Per avere, ad esempio, l’ambizione di sedersi al tavolo delle Nazioni Unite e nel Consiglio di sicurezza anche come Unione europea“. In questo modo, dividendo anche le spese, “saremmo molto più efficaci muovendoci con la massa critica, con l’effetto scala europeo e non come singoli Paesi isolati, e avremmo minor costo e più beneficio“.

Impossibile non parlare del giudizio sul governo italiano e sulla premier Giorgia Meloni. “Sulla politica estera, almeno nella prima fase, è stata totalmente in continuità con la politica di Draghi. Pensiamo al sostegno all’Ucraina“. Poi, però, c’è il tema della “non credibilità dei suoi alleati interni, come Salvini“. Inoltre, secondo Bonetti, la presidente del Consiglio “ha fatto degli errori, penso gravi, come quello di non aver ratificato il Mes, oltre a non aver preso quello sanitario“. Perché l’Italia “col diritto di veto, ha impedito di ratificare uno strumento di tenuta finanziaria a livello europeo. Ed è chiaro che questo poi lo abbiamo pagato nella trattativa sul Patto di stabilità, dove evidentemente siamo arrivati più deboli“.

Green Deal, Bonetti: “Investimento Ue con fiscalità agevolata per obiettivi raggiungibili”

Ci immaginiamo un Green Deal che abbia la capacità di fissare obiettivi ambiziosi, ma raggiungibili a cui affianchi il foglio del come raggiungerli“. Lo dice la vicepresidente di Azione, Elena Bonetti, candidata alle prossime elezioni europee, ai microfoni del #GeaTalk. “Se da un punto di vista energetico vogliamo ridurre le emissioni si investe sul nucleare – aggiunge -. Se si deve fare una riduzione dei costi energetici, deve esserci, per esempio, un investimento europeo che metta in campo una fiscalità agevolata per degli obiettivi di sostenibilità raggiungibile“. Inoltre, “il nucleare di nuova generazione ha dei livelli certificati di sicurezza molto più alti, tra l’altro, dei possibili incidenti che ci sono stati con altre forme di energia“.

nucleare

INFOGRAFICA INTERATTIVA Nucleare, la produzione globale dagli anni ’60 al 2022

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati Ember, è illustrato l’andamento della produzione di energia nucleare a livello globale dal 1965 al 2022. Come di vede la crescita è stata costante nel tempo con uno stop nel 2012 (nel 2011 si verificò il disastro di Fukushima in Giappone) e una ripresa negli anni successivi.

Nucleare, El Kharraz (Rcreee): “Pronto progetto Egitto-Russia”

“C’è stato un accordo tra Egitto e Russia per sviluppare un progetto nucleare, e credo che anche l’Algeria e il Marocco siano interessati, anche se non è probabilmente un progetto immediato. È chiaro che c’è un dibattito sul fatto se valga davvero la pena puntare sul nucleare per la decarbonizzazione” in Medio Oriente e in Nord Africa. “Voglio dire, in termini di modelli in Francia, per esempio, ci sono molti, molti progetti e stanno aiutando davvero a garantire l’elettricità, ma in Nord Africa, ovviamente ci sono anche preoccupazioni sul rischio, come possiamo gestirlo oltre all’investimento”. Così a GEA Jauad El Kharraz, direttore esecutivo di Rcreee, a margine della MeetMed Week in corso ad Hammamet in Tunisia, organizzata da Medener (che vede Roberta Boniotti di Enea come segretario generale), Anme (l’Agenzia Nazionale tunisina per la Gestione dell’Energia) e in partnership con Aprue (l’Agenzia Nazionale algerina per la Promozione e la Razionalizzazione dell’Uso dell’Energia). “Penso quindi che l’Egitto sia il più vicino ad avviare il progetto con la Russia e a portarlo avanti. L’Algeria e il Marocco probabilmente non sono immediati”, prosegue El Kharraz. “Penso che ovviamente il nucleare sia un’opzione, ma il dibattito è controverso. Ci sono persone che pensano che contribuirebbe alla transizione energetica, a un obiettivo netto zero. Altri sostengono che si tratta di una tecnologia rischiosa e che non abbiamo necessariamente le capacità e le conoscenze per gestire le centrali nucleari”, conclude.

Buono (Newcleo): “Il nucleare è alleato delle rinnovabili. Meeting dell’industria a margine del G7”

La guerra in Ucraina e la necessità di un’autonomia energetica. Gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. La spinta alle rinnovabili e il tema dei costi delle materie prime. Tutto in Italia sta riaprendo il dibattito sul nucleare, quello pulito, quello di quarta generazione. Un tema a cui, già 5 anni fa, in tempi lontanissimi, qualcuno a Torino stava già pensando. E’ Stefano Buono che nel 2019 inventa la startup Newcleo che si pone la mission impossibile di rilanciare il nucleare in un paese che lo ha abolito 40 anni fa. “All’inizio il mondo delle rinnovabili ci vedeva in contrapposizione invece ha capito che forse siamo degli ottimi alleati perché avere una piccola porzione di nucleare aiuta a stabilizzare e tenere i prezzi bassi”, spiega a GEA a margine dell’evento ‘Energie possibile’ organizzato da Unione industriali Torino nell’ambito di Biennale Tecnologia 2024.

Ci avviciniamo al giorno del G7 a Torino. Quali sono un po’ le aspettative e che cosa sta cambiando? Magari si sta cambiando qualcosa anche in relazione al nucleare nel nostro paese. Insomma, si coglie un clima diverso, una un’aspettativa diversa.
“Assolutamente sì. Stiamo organizzando un meeting dell’industria nucleare del G7 qui a Torino. Che è un po’ il termometro dell’interesse anche dell’Italia sul tema. Quindi ci sarà una dichiarazione degli industriali del G7 che verrà ufficializzata poco prima dell’inizio del meeting dei ministri. Il nostro meeting sarà il giorno prima e metteremo in evidenza quali sono i temi più importanti per noi in questa fase storica”.

In questo senso le interlocuzioni col Governo vi sono?
“Sono continue perché il Governo ha fatto questi tavoli di lavoro per studiare un ritorno possibile del nucleare in Italia. Ci stiamo lavorando perché vediamo un continuo interessamento. Io ormai credo che tutti siano convinti che ci sia bisogno di questa componente, all’interno del mix energetico. All’inizio il mondo delle rinnovabili ci vedeva in contrapposizione invece ha capito che forse siamo degli ottimi alleati perché avere una piccola porzione di nucleare aiuta a stabilizzare e tenere i prezzi bassi, perché rispetto alla parte rinnovabile non c’è bisogno dell’accumulo. E perché le reti sono meno stressate della variabilità delle fonti rinnovabili”.

Ma ci sono dei nodi?
“Il grande sforzo da risolvere è il trilemma energetico: il nucleare è ottimo per la sicurezza dell’approvvigionamento (basta pochissima materia e un reattore va avanti per decine di anni); per la sostenibilità ambientale, perché l’impatto è minimo in termini di superficie utilizzata per esempio ed è energia decarbonizzata. E però, il fattore costo e quello è sotto gli occhi di tutti: non è competitivo rispetto ai fossili, in termini economici. La modularità aiuta nei costi, ma ciò che aiuta di più è quanto si investe: stiamo passando da un nucleare governativo a un nucleare finanziato privato e i privati hanno bisogno di un ritorno dell’investimento rapido. Un impianto deve essere costruito in tre anni, velocemente, che è il tempo che ci si impiega a costruire una grossa nave. Quindi, è più vantaggioso costruire piccoli impianti che entrano in funzione velocemente, che è il principio degli small reactor. Con investimenti più piccoli si può dare un accesso più ampio al mercato a chi può finanziare. Se tutto questo funzionerà bene il nucleare sarà attraente anche dal punto di vista economico”.

Vede resistenze?
“Il nucleare è complicato in Italia dal punto di vista dell’accettazione, anche se i giovani sono molto a favore in questo momento, lo dicono le statistiche. Il grande problema sarà quando si dovrà mettere l’impianto da qualche parte, ma questo problema c’è con l’eolico, il solare e con qualsiasi impianto. Si sta già pensando a quello di quarta generazione, in modo da bypassare il referendum superandolo con la tecnologia e la geopolitica (c’è sempre maggiore richiesta di autonomia energetica). Da parte mia sto incontrando ogni forza politica per evitare che si trasformi in un dibattito solo politico., Sono ottimista, c’è percorso lungo da fare”.

Francia, Inghilterra, Italia, Svizzera. Siete ovunque?
“Abbiamo ormai quasi 700 impiegati in tre fabbriche. A Torino circa 100 e ci stiamo per spostare in una sede più grande proprio in questi giorni. Abbiamo anche un fatturato che quest’anno speriamo di portare a una cinquantina di milioni di euro. Abbiamo costruito un’attività industriale attraverso acquisizioni che stiamo potenziando con investimenti e che crescerà in parallelo con il nuovo progetto quindi siamo siamo già diventati fornitori dell’industria nucleare attraverso queste acquisizioni. E però stiamo anche formando la nostra supply chain di cui facciamo parte con queste aziende. Lavoriamo bene dove c’è, soprattutto in questo momento, forse più attenzione per questo tipo di innovazioni, quindi in Francia”.

Il ministro Pichetto ha ipotizzato reattori nucleari a Mirafiori.
“Sono tutte buone idee da mettere in pratica. Però c’è molta industria che ha bisogno di aiuto e di riconversione in Italia non solo Mirafiori quindi secondo me c’è da ricostruire una supply chain nel nucleare, ricostruire rinforzare moltissimo perché esiste competenza esiste l’industria siamo in un mercato in espansione quindi dobbiamo anche cogliere dal punto di vista industriale questa opportunità”.

Al G7 Salvini in pressing su Ue per salvare auto: “Siamo circondati da cinesi”

(Photo credit: MIT)

Al G7 dei trasporti in corso a Milano, il ministro Matteo Salvini alza il volume su auto, nucleare e grandi opere. “Sacrosanto parlare coi cinesi. Spero di andare presto in Cina, avere buoni rapporti è fondamentale”, ma “distruggere un settore produttivo e imprenditoriale come quello dell’auto per l’ideologia di sinistra, per cui bisogna andare tutti in giro a piedi, a cavallo o in monopattino è spalancare le porte di casa nostra alle moto e alle macchine cinesi, che hanno prezzi fuori mercato rispetto ai nostri, perché non ci sono le normative sindacali e ambientali. E’ una follia, l’Europa dovrà ripensare a questa marcia ideologica”, sottolinea il vicepremier a margine dell’evento.

Non va giù al segretario leghista anche che la nuova Alfa Romeo ‘Milano’ sia prodotta in Polonia. “Che dia lavoro a operai, a terzisti, a piccole imprese fuori dal territorio italiano non rende onore alla storia di questo marchio, di questa azienda. La gestione degli ultimi anni non rende merito al sacrificio di tanti operai e di tanti ingegneri e delle precedenti proprietà”, continua Salvini, che aggiunge: “Io tifo sempre italiano però a Mirafiori e non solo, dove gli operai sono in cassa integrazione, è rimasto ben poco di italiano. Sono un liberale e per il libero mercato però faremo tutto il possibile per evitare… non so se avete visto che alle spalle del Duomo c’è un marchio cinese… per evitare che ormai siamo circondati”. Il riferimento è alla vetrina del concessionario Byd, gruppo cinese leader mondiale nelle auto elettriche, proprio dietro al duomo meneghino. Il concetto, Salvini, lo rimarca anche in apertura della prima sessione di lavoro ‘Futuro della Mobilità’ all’interno del G7 Trasporti, sottolineando le responsabilità dell’Europa che mette al bando i motori tradizionali aiutando la produzione cinese.

Il vicepremier ribadisce anche il suo ‘sì’ al nucleare. “L’unico modo per abbassare le bollette è prevedere anche il nucleare, ormai assolutamente pulito e sicuro. Ci sono aziende italiane che stanno lavorando in Europa e noi diciamo di no… Ci sono 400 centrali funzionanti nel mondo, siamo circondati e le nostre imprese non possono pagare di più”, dice a margine dei lavori. Il tema è, aggiunge Salvini, che “troppi ‘no’ frenano lo sviluppo. Per ogni opera pubblica, in Italia spunta qualche comitato del No. Per questo, negli ultimi anni è stato difficile investire”. Parlando ai colleghi ministri, puntualizza inoltre che proprio questi comitati “ritengono le nuove infrastrutture inutili, obsolete, dannose per l’ambiente. E il giudizio non cambia nemmeno per infrastrutture strategiche come la Tav o il ponte sullo stretto di Messina che invece avranno effetti positivi a cascata”. La tragedia alla centrale idroelettrica di Suviana? Bisogna “capire chi eventualmente ha sbagliato” ma pure in questo caso – conclude – non vorrei “che qualcuno mettesse in discussione anche l’idroelettrico”.

Attacchi alla centrale di Zaporizhzhia. Allarme Aiea: Rischio grave incidente nucleare

Accuse reciproche tra Mosca e Kiev sugli attacchi, con droni, contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dalla Russia nel sud dell’Ucraina e periodicamente presa di mira da pericolosi bombardamenti. Tanto che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (l’Aiea) ha parlato di “rischio di un grave incidente nucleare” esortando allo stop dei bombardamenti.

La centrale nucleare, la più grande d’Europa con sei reattori, è stata presa di mira domenica da diversi droni e lunedì da un ordigno, secondo quanto riportato dall’amministrazione di Mosca. “I tentativi delle forze armate ucraine di attaccare la centrale nucleare di Zaporizhzhia continuano”, ha detto su Telegram, riferendosi a “un drone suicida abbattuto sopra la centrale” che “è caduto sul tetto” del reattore numero 6, senza costituire un pericolo per l’impianto. Il giorno prima, l’agenzia atomica russa Rosatom aveva riferito che un drone si era schiantato contro la mensa della centrale, ferendo tre persone, mentre altri droni erano caduti su una banchina di carico e sul tetto di uno dei reattori.

L’Ucraina, da parte sua, ha accusato la Russia di diffondere informazioni “false” assicurando che le forze russe hanno attaccato con i droni la centrale che occupano dal marzo 2022. Il capo del Centro ucraino per la lotta alla disinformazione, Andriï Kovalenko, ha accusato la Russia di una “campagna di provocazione e falsificazione” volta a far credere “che la minaccia alla centrale nucleare e alla sicurezza provenga dall’Ucraina”. Un portavoce dell’intelligence ucraina, Andriï Yussof, aveva già accusato Mosca di aver effettuato “attacchi simulati”. “L’Ucraina non ha nulla a che fare con la minima provocazione armata all’interno della centrale elettrica“, ha assicurato domenica. Intanto, come confermato sui social network da Ivan Federov, capo dell’amministrazione regionale di Zaporizhzhia “3 persone sono state uccise e altre tre ferite“. Secondo Federov, le forze russe hanno colpito otto aree popolate della regione “357 volte” nelle ultime 24 ore.

Si tratta di una grave escalation dei pericoli per la sicurezza nucleare che la centrale nucleare di Zaporizhzhia deve affrontare. Tali attacchi sconsiderati aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente”, ha commentato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi. Al momento, spiega l’Aiea, non vi sono indicazioni di danni alla sicurezza nucleare critica o ai sistemi di protezione del sito. Tuttavia, gli attacchi militari sono stati un’altra dura testimonianza delle persistenti minacce alla centrale e ad altri impianti nucleari durante il conflitto armato, nonostante gli sforzi dell’Aiea per ridurre il rischio di un grave incidente che potrebbe danneggiare le persone e l’ambiente in Ucraina e oltre. “Come ho ripetutamente affermato – anche al Consiglio di Sicurezza e al Consiglio dei Governatori dell’Aiea – nessuno può concepibilmente beneficiare o ottenere alcun vantaggio militare o politico dagli attacchi contro impianti nucleari. Attaccare una centrale nucleare è assolutamente vietato“, ha affermato Grossi. “Faccio appello fermamente ai decisori militari affinché si astengano da qualsiasi azione che violi i principi fondamentali che proteggono gli impianti nucleari”.

Dopo aver ricevuto informazioni sugli attacchi dei droni, gli esperti dell’Aiea di stanza sul posto si sono recati nelle tre località colpite. Sono stati in grado di confermare l’impatto fisico delle detonazioni dei droni, anche in uno dei sei edifici del reattore del sito, dove sembravano essere state prese di mira le apparecchiature di sorveglianza e comunicazione. Mentre si trovavano sul tetto del reattore, unità 6, le truppe russe hanno ingaggiato quello che sembrava essere un drone in avvicinamento. Ciò è stato seguito da un’esplosione vicino all’edificio del reattore. Anche se finora il team non ha osservato alcun danno strutturale a sistemi, strutture e componenti importanti per la sicurezza nucleare o l’incolumità dell’impianto, ha riferito di aver notato lievi bruciature superficiali sulla parte superiore del tetto della cupola del reattore dell’Unità 6 e rigature su una parete di cemento, di sostegno dei serbatoi di stoccaggio dell’acqua primaria di reintegro. “Sebbene il danno all’unità 6 non abbia compromesso la sicurezza nucleare, si è trattato di un incidente grave che ha il potenziale per minare l’integrità del sistema di contenimento del reattore“, ha affermato il direttore generale Grossi.

Per Mosca, però, “la colpa degli attacchi alla centrale nucleare di Zaporozhzhia, così come delle loro possibili conseguenze, ricade interamente sulla leadership di quegli Stati che forniscono armi e informazioni al regime di Kiev, gli forniscono risorse finanziarie, addestrano il personale militare delle Forze Armate Forze ucraine e fornire informazioni di “sostegno” ai crimini ucraini”. In una nota il ministero russo degli Esteri ribadisce che “la Russia sta facendo tutto il necessario per garantire la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia in conformità con la legislazione nazionale e gli obblighi legali internazionali”.

Enel, conti 2023 solidi: utile 6,5 mld (+20,7%). Cattaneo: “Centrati tutti i target”

Enel chiude il 2023 raggiungendo tutti i target che si era posto il nuovo management. I risultati, diffusi dopo la chiusura delle Borse, sono importanti: l’Ebitda, il margine operativo lordo ordinario, fa registrare quasi 22 miliardi di euro, dunque un incremento dell’11,6% rispetto all’anno precedente. Soprattutto per i numeri della gestione operativa dei business integrati, come Generazione Termoelettrica e Trading, Enel Green Power e Mercati Finali, che realizzano 2,6 miliardi. Anche l’utile netto del Gruppo supera i 6,5 miliardi, facendo salire la percentuale addirittura del 20,7%.

Da record, poi, i dati sulla generazione dei flussi di cassa, con Ffo, acronimo di Funds From Operations, di circa 14,8 miliardi di euro, dunque incrementato di 5,7 miliardi rispetto al 2022 (+63%): “Risulta essere 3 miliardi di euro superiore al valore massimo raggiunto storicamente dal Gruppo“. Dunque, l’azione messa in campo sta dando i frutti sperati, come sottolinea il ceo di Enel, Flavio Cattaneo: “Abbiamo raggiunto tutti i target relativi al 2023 che avevamo già rivisto al rialzo lo scorso novembre“. Aggiungendo che “questi solidi risultati sono una chiara testimonianza dell’efficacia delle azioni messe in campo da parte del nuovo management nel corso del 2023, in linea con le nostre priorità strategiche di ottimizzazione del profilo rischio/rendimento, efficienza ed efficacia nonché sostenibilità, sia finanziaria che ambientale”.

Cattaneo, poi, ribadisce “l’impegno verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati in occasione della presentazione del Piano Strategico 2024-2026. In particolare, in linea con quanto annunciato lo scorso novembre, ci aspettiamo ragionevolmente che la remunerazione degli azionisti per il 2024 possa crescere ulteriormente“. Anche i numeri dell’indebitamento netto sono molto positivi: 60,1 miliardi, con un calo dello 0,8% rispetto ai 60,6 miliardi del 2022. Un valore che “tiene conto anche delle operazioni di cessione di asset finalizzate successivamente al 31 dicembre 2023 nonché di quelle già annunciate e non ancora finalizzate, i cui effetti finanziari si produrranno solo a valle del completamento dei consueti processi autorizzativi da parte delle Autorità competenti”.

Cresce anche il dividendo complessivo proposto per gli azionisti nel 2023, che è pari a 0,43 euro per azione (di cui 0,215 euro per azione già corrisposti quale acconto a gennaio 2024): lo 7,5% in più a confronto con gli 0,40 euro per azione dell’anno precedente. I ricavi, invece, sono 95,5 miliardi (-32%) e l’Ebit (il risultato operativo) 10,8 miliardi (-3,2%).

La crescita, comunque, rimane robusta rispettando i target di sostenibilità. L’energia netta prodotta è 207,3 TWh1 (-9%), ma le rinnovabili sono in aumento a 14,5 TWh rispetto al 2022. Nel dettaglio: +9,2 TWh da fonte idroelettrica, +2,1 TWh da eolica, +3,3 TWh da solare e -0,1 TWh da geotermica. Si riducono anche le produzioni da impianti a ciclo combinato (-17,8 TWh), carbone (-9 Twh), Oil&Gas (-6,6 Twh) e da nucleare (-1,6 TWh). L’energia elettrica trasportata sulle reti di distribuzione Enel nel 2023 è 489,2 Twh (214,1 TWh in Italia e 275,1 TWh all’estero). Infine, la potenza efficiente installata netta totale del Gruppo a fine 2023 è 81,4 GW, in diminuzione di 3,2 GW rispetto al 2022.

Confindustria, quattro candidati uniti sull’Europa e divisi sull’energia

Ora che sono stati svelati i programmi dei quattro candidati alla presidenza di Confindustria, a prescindere dall’esito delle elezioni del 4 aprile, affiorano alcune considerazioni. La prima, e tracimante, è che tutti – cioè Garrone, Gozzi, Orsini e Marenghi – vedono ‘ questa’ Europa inadatta a coniugare le esigenze della transizione ecologica con le necessità concrete dell’industria. Un fronte compatto, insomma. Per chiarirci, è l’Europa di Ursula von der Leyen (che però si ripropone per la presidenza della Commissione) e dell’ex vicepresidente Frans Timmermans, l’Europa delle auto elettriche e delle case green, degli imballaggi e dei pesticidi. Insomma, quell’Europa intransigente e irrealistica che ha rischiato di implodere e che non se la passa benissimo. Tutto giusto, ma come fare? Perché sarebbe illegittimo trascurare un dettaglio non proprio marginale legato a chi vincerà le elezioni, a quale maggioranza avrà il Parlamento, a che tipo di deriva prenderà la Commissione. Incidere a livello decisionale può diventare un esercizio facile o complicato, dipende dagli interlocutori…

Antonio Gozzi – gran capo di Duferco e presidente di Federacciai – ha frequentato Bruxelles per molti anni, conosce vantaggi, svantaggi e dinamiche spesso non lineari; ma anche gli altri hanno ‘saggiato’ cosa significhi confrontarsi con realtà profondamente diverse da quella italiana, in cui ogni Paese tira l’acqua al proprio mulino. E di mulini ce ne sono 27… Non si può fare a meno della Ue, ci mancherebbe, ma si devono gettare basi diverse per la gestione all’interno e all’esterno della stessa. Le strade per riuscirci, secondo i confindustriali, sono quelle del dialogo sotto traccia non dello scontro. Con una postilla: Cina, Usa, Russia e India non stanno a guardare come le stelle di Cronin. E l’Europa è già in ritardo.

La seconda considerazione riguarda l’industria – nello specifico il fattore energetico – e fa emergere una scomposizione ideologica frutto di una visione strategica differente e di tornaconti spiccioli, anche se va detto che l’obiettivo della decarbonizzazione è il fil rouge capace di legare ragionamenti opposti. Il gas fino a un anno fa metteva paura, adesso il prezzo è sotto controllo anche grazie alle temperature miti e agli stoccaggi. C’è chi ne vorrebbe congelare il prezzo per allinearsi al trend di alcuni Stati membri (la Germania), in maniera da consolidare la competitività industriale, c’è chi invita a battere strade alternative. Garrone, che ha dato vita alla trasformazione di Erg da raffineria a società dedita alla produzione di energia elettrica da fonti pulite, spinge per le rinnovabili, altri per il nucleare. Di sole e vento non si può campare, il nucleare rimane una soluzione non immediata, resta sempre il gas…

Via libera del Senato, il dl Energia è legge. Pichetto: “Italia più forte nelle sfide climatiche”

Con il via libera del Senato alla fiducia (97 sì, 74 contrari e 2 astenuti), il decreto Energia varato dal governo lo scorso mese di dicembre diventa legge. La Camera dei deputati, infatti, settimana scorsa aveva concesso il via libera al provvedimento, che spazia dall’approvvigionamento energetico all’eolico offshore, all’alluvione, la fine del mercato tutelato dell’elettricità, il deposito unico nazionale delle scorie radioattive.

Per Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “oggi l’Italia è più forte nelle sfide climatiche”. Perché “il provvedimento accompagna le imprese nel loro percorso di decarbonizzazione, sviluppando tante filiere di energia rinnovabile che possono aiutarci al raggiungimento dei nostri obiettivi delineati dal Pniec”. Soddisfatto anche il responsabile del Mimit, Adolfo Urso: “E’ un significativo, importante passo in avanti verso la transizione verde delle nostre imprese. Un provvedimento che mira al rafforzamento del nostro sistema produttivo nell’affrontare la sfida della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile. Questa è la strada giusta, indicata dal governo e condivisa dal Parlamento“, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Di seguito alcune delle misure principali del testo.

RINNOVABILI – Accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo di energia. E’ questo l’obiettivo della misura, che prevede fino al 31 dicembre 2030, nel caso di più istanze concorrenti per la concessione della stessa superficie pubblica, di attribuire una preferenza ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici che possano soddisfare il fabbisogno energetico dei soggetti iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica (imprese elettrivore), istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali. Per questo, entro il prossimo 8 febbraio, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica dovrà definire un meccanismo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili da parte delle imprese elettrivore, tramite: nuovi impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici di potenza minima pari 200 KW ciascuno; impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici oggetto di potenziamento ovvero di rifacimento che consentano un incremento di potenza pari ad almeno 200 kW. Inoltre, alle imprese elettrivore è concesso di chiedere al Gse un’anticipazione per un periodo limitato di 36 mesi di una quota parte dell’energia rinnovabile e delle relative garanzie di origine, mediante la stipula di contratti per differenza a due vie.

ESENZIONI VIA – Sono previste semplificazioni che esentano dallo svolgimento della Valutazione di impatto ambientale e della verifica di assoggettabilità a Via di alcuni impianti da fonti rinnovabili e di stoccaggio in aeree idonee. Nello specifico: i progetti di impianti fotovoltaici con potenza complessiva sino a 30 MW, i progetti di impianti per lo stoccaggio dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, i progetti di rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti fotovoltaici già esistenti sino a 50 MW, i progetti di repowering di impianti eolici già esistenti sino a 50 MW e i i progetti di impianti di produzione di energia rinnovabile offshore di potenza complessiva non superiore a 50 MW che ricadano nelle aree individuate dal Piano di gestione dello spazio marittimo, già sottoposti positivamente a Via. Nella stessa misura vengono elevate, rispettivamente, da 20 a 25 MW e da 10 a 12 MW le soglie di potenza superate le quali gli impianti fotovoltaici localizzati in aree idonee o altre specifiche zone sono sottoposti a Via o verifica di assoggettabilità a Via; e da 10 a 12 MW la soglia di potenza sotto la quale gli impianti fotovoltaici sono sottoposti a Procedura abilitativa semplificata, anziché ad autorizzazione unica.

ELECRICITY RELEASE – Viene riconosciuta, ai titolari dei contratti stipulati con il Gse in base alla disciplina del ‘Electricity release’, la facoltà di recesso senza penali e senza la regolazione delle differenze tra il prezzo di allocazione ed il prezzo medio di riferimento zonale maturati durante il periodo di vigenza contrattuale.

APPROVVIGIONAMENTI GAS NATURALE – Il Gestore servizi energetici viene confermato come soggetto responsabile ad avviare, su direttiva del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, le procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale a prezzi ragionevoli. Viene anche confermata, seppur con alcune correzioni rispetto alla normativa esistente, l’ammissibilità in deroga al divieto delle attività upstream nell’alto Adriatico e nelle aree marine protette, delle concessioni di coltivazione di idrocarburi esistenti o nuove nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo Nord e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud, a una distanza dalle linee di costa di almeno 9 miglia. Le condizioni di ammissibilità in deroga restano, invece, invariate: i giacimenti devono avere un potenziale minerario di gas con riserva certa superiore a 500 milioni di metri cubi; i titolari di concessioni esistenti o i soggetti richiedenti nuove concessioni devono aderire alle procedure per l’approvvigionamento di lungo termine, previa verifica preventiva dell’assenza di effetti di subsidenza, fermi rimanendo gli impegni che devono essere assunti in sede di manifestazione di interesse. Alle stesse condizioni, poi, è confermata anche la possibilità di coltivazione di gas naturale sulla base di nuove concessioni in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette.

EOLICO OFFSHORE – E’ prevista l’individuazione, in almeno due porti del Mezzogiorno, dopo aver acquisito le manifestazioni di interesse presentate dalle Autorità di sistema portuale, delle aree demaniali marittime da destinare alla realizzazione di un Polo strategico nazionale nel settore della progettazione, produzione e assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. Il cosiddetto eolico offshore. Il Mase potrà avvalersi del corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera per la regolamentazione dei movimenti delle unità in mare, il controllo del rispetto delle regole ambientali e la vigilanza ai fini della sicurezza della navigazione nelle aree demaniali marittime in cui sono realizzati parchi eolici galleggianti.

CONCESSIONI GEOTERMICHE – Prorogata al 31 dicembre 2026 il termine di durata delle concessioni geotermoelettriche in essere, con la precisa indicazione che la nuova gara va indetta due anni prima della scadenza, anziché tre. Il concessionario uscente può, entro il 30 giugno 2024, presentare un Piano pluriennale per la promozione degli investimenti. Inoltre, è prorogato al 31 dicembre 2027 il termine per l’entrata in esercizio degli impianti geotermoelettrici ammessi a beneficiare degli incentivi per le fonti rinnovabili elettriche.

MALTEMPO – Sono previsti contributi per la ricostruzione dei territori in Emilia-Romagna, Toscana e Marche interessati dalle alluvioni del maggio scorso. Sia per i danni subiti dai prodotti agricoli alimentari di particolare qualità, sia per la ricostruzione privata del patrimonio edilizio danneggiato. Le imprese agricole della Toscana che hanno subito danni, poi, possono accedere alle misure di indennizzo anche se non hanno sottoscritto polizze assicurative. Sempre per i territori della Toscana, per le aree di crisi industriale vengono stanziati 50 milioni di euro.

MERCATO ELETTRICO – Viene investito 1 milione di euro per svolgere campagne informative sulla fine del servizio di maggior tutela nel settore elettrico e il passaggio al mercato libero.

FONDO DI COMPENSAZIONE A REGIONI – Per incentivare le Regioni ad adottare misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio, l’accelerazione e la digitalizzazione degli iter autorizzativi degli impianti e delle infrastrutture di rete, viene istituito presso il Mase un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, in cui confluisce una quota dei proventi delle aste delle quote di emissione di anidride carbonica: la dotazione è di 200 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032.

FONDO CLIMA – Viene rifinanziamento con 200 milioni di euro per il 2024 il Fondo italiano per il clima.

DEPOSITO RIFIUTI RADIOATTIVI – Viene modificata la disciplina per l’individuazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi da realizzare nell’ambito del Parco Tecnologico. In particolar modo per regolamentare un procedimento alternativo a quello attualmente previsto per l’individuazione del sito, che prevede la presentazione di autocandidature, sulla base delle quali viene predisposta una Carta nazionale delle aree autocandidate (Cnaa).

SEMPLIFICAZIONE VIA – Viene inserita la verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (il cosiddetto screening di Via) degli interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti di produzione di energia da fonti eoliche o solari. L’obiettivo della misura è accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di conseguire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica.

RAEE FOTOVOLTAICI – Per ottimizzare la gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche fotovoltaici, la norma stabilisce che il Gse svolge un’attività di monitoraggio relativa alle adesioni ai consorzi e ai sistemi collettivi, alle quantità di pannelli gestiti ovvero smaltiti; ai costi medi di adesione ai consorzi; nonché ai costi determinati dai sistemi collettivi di gestione dei RAEE riconosciuti.

EDILIZIA – Viene estesa da due anni a 30 mesi la proroga dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori relativi ai permessi di costruire rilasciati o formatisi fino al 30 giugno 2024 (termine prorogato di sei mesi rispetto alla previsione del 31 dicembre 2023), a patto che i termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato di volersi avvalere della proroga e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione, con nuovi strumenti urbanistici approvati nonché con piani o provvedimenti di tutela dei beni culturali o del paesaggio.

SISMA 2016 – Viene facilitato l’accesso agli incentivi per la realizzazione di interventi sugli immobili danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016. La misura è prevista per interventi di efficientamento energetico e ricostruzione, riparazione e ripristino degli edifici pubblici, gli interventi volti ad assicurare la funzionalità dei servizi pubblici e quelli sui beni del patrimonio artistico e culturale.

PROVENTI ASTE ETS – Viene incremento di 150 milioni annui, a decorrere dal 2025, l’ammontare della parte dei proventi delle aste delle quote di emissione di gas serra destinata al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale. Resta, però, invariata la quota di 300 milioni annui fino al 2024.

STOCCAGGIO CO2 – Per colmare alcune lacune della disciplina in materia di cattura e stoccaggio della Co2 (Carbon Capture and Storage-Ccs), e per perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione
al 2030. In particolare vengono definiti i programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e, in mancanza del piano aree idonee allo stoccaggio geologico di Co2 nei giacimenti di idrocarburi esauriti off-shore, il Mase può rilasciare licenze di esplorazione, autorizzazioni a svolgere programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e autorizzazioni allo stoccaggio geologico di Co2.

RETE ELETTRICA – Entro il 7 giugno 2024, Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, dovrà realizzare un Portale digitale che consenta al Mase, al ministero della Cultura, all’Arera, alle Regioni e Provincie autonome e agli operatori interessati l’accesso a dati e informazioni sugli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale e sulle richieste di connessione. Inclusi quelli relativi alla localizzazione, degli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale (Rtn), nonché delle richieste di connessione alla medesima rete degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo di energia e degli impianti di consumo; inoltre, le relazioni di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei procedimenti di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale in prospettiva del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, predisposte da Terna. All’Arera è affidato, invece, il compito, su proposta di Terna, di disciplinare le modalità di funzionamento del Portale e la copertura dei costi.

SMART GRID – In via transitoria, fino al 31 dicembre 2026, viene applicata una semplificazione per la realizzazione delle cabine primarie e degli elettrodotti, senza limiti di estensione e fino a 30 kV, prevista nell’ambito di progetti di rafforzamento delle smart grid finanziati dal Pnrr, nonché per la realizzazione delle opere accessorie indispensabili all’attuazione di questi progetti.

TELERISCALDAMENTO E TELERAFFRESCAMENTO – Per favorire la realizzazione di nuovi sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento efficiente o l’ammodernamento di quelli esistenti, sono destinate risorse pari a 96.718.200 euro per il 2023.