Milano-Cortina, Salvini: Villaggio pronto a luglio 2025. Poi studentato più grande Italia

Il cantiere del villaggio olimpico di Milano-Cortina, a Porta Romana, è in anticipo di tre mesi e sarà consegnato a luglio 2025.Pochi credevano che saremmo arrivati in tempo“, rivendica, casco in testa, Matteo Salvini. La visita al cantiere è uno dei primi appuntamenti del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti al rientro dalla pausa estiva, ieri.”Sarà una porzione nuova e verde di città“, spiega il vicepremier, che ricorda come la zona significasse per i milanesi, fino a poco tempo fa, “degrado, spaccio, prostituzione, problemi“.

Il sopralluogo delle stanze è stato d’obbligo: “L’obiettivo è quello di non avere nessuno dei problemi che ci sono stati a Parigi, i letti saranno in legno“, ironizza. E, una volta terminate le Olimpiadi, che ospiteranno 1700 atleti, il villaggio sarà convertito nel più grande studentato universitario d’Italia. “Il 50% di quella che era una delle aree più degradate di Milano sarà verde – ribadisce Salvini -. Ci saranno poi negozi, servizi, uffici e mille appartamenti, di cui 300 di edilizia sociale“.

Il cantiere sullo scalo milanese è stato ceduto definitivamente nel novembre 2022 da FS Sistemi Urbani (Gruppo FS), al Fondo Porta Romana, promosso e gestito da COIMA SGR e sottoscritto da Covivio, Prada Holding e dal fondo COIMA ESG City Impact.

Il complesso sarà costruito grazie a fondi privati. Dopo il completamento della struttura delle sei palazzine del Villaggio a marzo di quest’anno, i lavori proseguono con la realizzazione delle facciate e la finitura degli interni degli edifici, che occupano una superficie lorda complessiva di circa 30mila metri quadrati. Entro l’anno è poi previsto il completamento dei lavori di ristrutturazione dei due edifici storici adiacenti al villaggio, che caratterizzano architettonicamente l’area: entrambe le strutture – la Squadra Rialzo, un tempo utilizzata per la manutenzione dei convogli ferroviari, e il ‘Basilico‘, ex magazzino dello Scalo divenuto negli anni il simbolo del lavoro del fotografo Gabriele Basilico – saranno riqualificate nel rispetto della loro configurazione originale.

Porta Romana rientra nell’Accordo di Programma sottoscritto nel 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia e Gruppo FS Italiane per la riqualificazione di sette scali dismessi (Farini, Porta Romana, Porta Genova, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, San Cristoforo), che insieme coprono una superficie di oltre un milione di metri quadrati: un percorso che interesserà la città di Milano per i prossimi 20 anni e che rappresenta uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana in Italia.

Ritardi e disagi trasporti, opposizioni: “Salvini riferisca subito in Parlamento”

Il difficile luglio dei trasporti diventa un tema del dibattito politico. Sono le opposizioni a chiedere che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, venga in Parlamento a riferire sui ritardi, i disagi e i rallentamenti che si sono verificati nell’ultimo mese, in particolare sulla rete ferroviaria, dovuti alla combo dei lavori di ammodernamento e manutenzione infrastrutturale di diverse linee (già programmati) e guasti causati spesso da incendi divampati in punti nevralgici del Paese.

Per la mattina di venerdì, alle 10.30, il vicepremier ha convocato a Porta Pia “tutti i soggetti interessati al traffico aereo (dalle compagnie alle società di gestione) per fare il punto della situazione alla luce della crescente pressione negli scali italiani e per garantire al massimo i viaggiatori”, fa sapere il Mit. Ma allo stesso tempo la lente di Salvini è puntata “con particolare attenzione” sull’andamento dei cantieri, “annunciati da mesi in accordo con gli enti locali, che hanno l’obiettivo di migliorare la rete anche alla luce di investimenti senza precedenti (in larga parte previsti dal Pnrr) – comunica ancora il ministero – e prima della totale ripresa delle attività lavorative dopo la pausa estiva”. Salvini comunque “ha ribadito a Fs e alle società coinvolte che è necessario massimo impegno per offrire un servizio all’altezza”.

Le raccomandazioni del ministro, però, non bastano. “Il picco di cantierizzazione sulla rete ferroviaria non può giustificare le scene deliranti a cui assistiamo in questi giorni nelle stazioni di tutto lo Stivale. I ritardi sistematici di 100 o 200 minuti non possono diventare una prassi consolidata in Italia”, lamentano i Cinquestelle. “E’ chiaro che qualcosa non funziona tra deragliamenti, guasti, annullamenti, cambi di rotta: serve un’operazione chiarezza”, dicono rivolti al responsabile del Mit ma anche alla premier, Giorgia Meloni, “se Salvini non è in grado di chiarire”.

Per Italia Viva il ministro “deve venire lunedì in Parlamento a spiegare cosa sta succedendo ai treni in Italia, perché il Paese è bloccato e ci aspetta un agosto di caos”. La richiesta è della coordinatrice nazionale, Raffaella Paita. Alla quale si associa anche la capogruppo alla Camera, Maria Elena Boschi, rincarando la dose in un video sui social con cui chiede agli utenti di raccontare la propria esperienza negativa nei trasporti di questi giorni, affinché Salvini “si renda conto finalmente che la sua incapacità sta bloccando un Paese intero”. Tra questi potrebbe esserci anche il leader di Iv, Matteo Renzi, che dal treno Firenze-Roma posta la foto del ritardo annunciato e scrive: “Nessun governo ha fatto peggio di questo sui trasporti. E nessun ministro dei Trasporti ha fatto peggio di Salvini”.

Gli italiani “sono tenuti in ostaggio dai guasti ai treni e da ritardi insostenibili”, accusa pure Nicola Fratoianni (Avs) su Facebook. “Ma il ministro Salvini pare non accorgersene – continua il leader di Sinistra italiana -, è impegnato in tutt’altro, scrive post su qualunque cosa, tranne che sul delirio che sta accadendo sulle linee ferroviarie del nostro Paese. I cittadini italiani sarebbero titolati a precettare il ministro invisibile”. Per il Pd “il governo è direttamente responsabile dei disservizi che gli italiani e i turisti che hanno scelto di viaggiare in Italia stanno subendo in questi giorni“, dice il vicepresidente della commissione Trasporti della Camera, Andrea Casu. Chiedendo di “attivate misure compensative per chi sta subendo i danni“, perché “non è pensabile rispondere dicendo semplicemente a centinaia di migliaia di persone di riprogrammare le proprie vacanze“.

Ancora più duro il portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli (Avs): “L’Italia è nel caos trasporti e il ministro competente, Salvini, si occupa di tutto tranne che dei Trasporti, continuando a giocare con il plastico del Ponte sullo Stretto“. Al coro di critiche si accoda anche Azione, con Osvaldo Napoli: “Il ministro ‘patriota’ Matteo Salvini si occupa di un sacco di cose, dagli immigrati alle questioni di genere, tranne di ciò per cui viene pagato dagli italiani – accusa -. I treni viaggeranno per tutto agosto, cioè nel mese in cui il traffico viaggiatori tocca la punta più alta, con ritardi programmati intorno ai 150 minuti“.

Intanto arrivano buone notizie sul fronte infrastrutturale, perché il Cipess ha deliberato di ripartire circa 2,5 miliardi di euro di fondi straordinari per il settore ferroviario, tramite il secondo atto integrativo al Contratto di Programma tra Mit e Rete ferroviaria italiana.

siccità

Siccità, Sicilia allo stremo. Salvini: “In campo ogni azione utile”. Opposizioni protestano

Il caldo non accenna a dare tregua, soprattutto al Sud. La Sicilia, piegata da 12 mesi di siccità severa, è allo stremo: i bacini e i laghi sono del tutto prosciugati, gli agricoltori estirpano i vigneti e iniziano ad abbattere gli animali. I cittadini ricevono l’acqua razionata e tra Agrigento e Caltanissetta è stata a lungo non potabile. Il dramma finisce oggi in prima pagina anche sul New York Times.

Paradossalmente, molta acqua dolce degli invasi viene gettata in mare perché mancano i collaudi delle dighe. I parlamentari di Alleanza Verdi Sinistra hanno organizzato un flash mob davanti a Palazzo Chigi per denunciare “l’inerzia” del governo: “Perché non interviene?“, chiede Angelo Bonelli. “Hanno deciso di fare in velocità il Ponte sullo Stretto di Messina ma hanno dimenticato quali sono i veri problemi del Paese, a partire dalla crisi climatica“, chiosa. Il leader ecologista chiede a Giorgia Meloni un incontro per parlare delle proposte di Avs.

Il Partito Democratico interroga il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini durante il Question Time della Camera e chiede che nell’isola intervenga la protezione civile nazionale. Basta “cabine di regia e tavoli tecnici“, tuona Giuseppe Provenzano, membro della segreteria. I dem chiedono risposte immediate: “Non c’è più tempo – afferma -. Ora il tema è mettere in sicurezza intere comunità“.
Ma mentre una comunità ha sete, denuncia il Pd, “qualcuno forse ride e fa affari“. Il riferimento è a una speculazione senza regole sui pozzi e le autobotti privati, “per non parlare di quelli abusivi“. La proposta è di requisire questi pozzi e garantire una distribuzione equa. “Invece di buttare i soldi dell’FSC in mille rivoli, si concentrino sulle dighe, sulle reti, e si facciano partire i lavori con urgenza. Le risorse stanziate non bastano e non c’è più tempo. Se la Protezione civile siciliana non ce la fa, intervenga la Protezione civile nazionale. Dovrebbe esserci un ministro competente, se non ricordo male, persino siciliano”, ironizza Provenzano, chiedendo che il governo sostituisca la Regione “se non è capace, perché si stanno calpestando i diritti fondamentali e la dignità di intere comunità”.

Salvini sostiene non avere nulla da rimproverarsi, ricorda di aver istituito non solo la cabina di regia e il tavolo tecnico, ma di aver anche trovato i finanziamenti “dopo anni di attesa“. La siccità in Sicilia “rappresenta un’emergenza nazionale per la quale stiamo mettendo in campo ogni azione utile a superare criticità emerse ed evidenti“, garantisce.

Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza il 6 maggio scorso per la durata di 12 mesi, stanziando per le prime urgenze 20 milioni di euro. Il 7 giugno è stato poi approvato il piano degli interventi delle misure redatto dal Presidente della Regione, che prevede 52 interventi infrastrutturali per nuovi pozzi e 86 interventi per la manutenzione e l’acquisizione di autobotti. Il Ministero ha poi concluso la fase istruttoria per il piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico. Del 29 maggio è il primo stralcio di programmazione finanziato con circa 950 milioni di euro di risorse del Mit, il 10% di questo stralcio riguarderà 7 interventi per 92 milioni di euro su un totale di 75 opere idriche finanziate in tutta Italia. La seduta della conferenza delle Regioni prevista per giovedì dovrebbe dare l’intesa. Il commissario straordinario nazionale, Nicola Dell’Acqua, proporrà un piano di azioni e interventi urgenti che “dovranno avere un periodo di attuazione di breve previsione o termine vista l’emergenza“, sottolinea il ministro, ribadendo che “per l’intero governo e l’intero Parlamento, a prescindere dai colori politici, l’emergenza siciliana è una delle priorità su cui tutti lavorano“.

Ok in Cdm al Piano Casa: tolleranza su soppalchi e tende da sole

Approvato dal Cdm il decreto Salva Casa, fortemente voluto dal vicepremier e ministro Matteo Salvini. L’obiettivo, per il Mit, è “‘liberare’ gli appartamenti ostaggio di una normativa rigida e frammentata che ne ostacola la commerciabilità e talora preclude l’accesso a mutui, sovvenzioni e contributi“. Il decreto interviene sulle cosiddette “lievi difformità“. In particolare: su quelle formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile; sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione; sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cosiddetta doppia conformità. La misura inoltre “semplifica le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’Amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata“, prosegue il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Infine “si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera“. La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana. Nel testo non c’è la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura.

Sono ora considerate in edilizia libera: le vetrate panoramiche amovibili anche per i porticati rientranti all’interno dell’edificio; le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici, la cui struttura principale sia composta da tende, anche a pergola, addossate o annesse agli immobili, purché non determinino spazi stabilmente chiusi e non abbiamo un impatto visivo e ingombro apparentemente disarmonici.

Arriva una tolleranza, per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, sul mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari: del 2 per cento delle misure previste dal titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile superiore ai 500 metri quadrati; del 3 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 300 e i 500 metri quadrati; del 4 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 100 e i 300 metri quadrati; del 5 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile inferiore ai 100 metri quadrati. Le strutture amovibili realizzate per finalità sanitarie, assistenziali, educative durante l’emergenza Covid e mantenute in esercizio alla data di entrata in vigore della presente disposizione possono rimanere installate in deroga al vincolo temporale e in presenza di comprovate e obiettive esigenze idonee a dimostrarne la perdurante necessità.

Nei casi in cui l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, culturali, paesaggistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico, il Comune, previo parere delle amministrazioni competenti, può provvedere all’alienazione del bene, condizionando sospensivamente il contratto alla effettiva rimozione da parte dell’acquirente delle opere abusive. È preclusa la partecipazione del responsabile dell’abuso alla procedura di alienazione. Il valore venale dell’immobile è determinato dall’agenzia del territorio tenendo conto dei costi per la rimozione delle opere abusive. Si supera il silenzio rigetto e si introduce li silenzio assenso: significa che se l’amministrazione non risponde, entro i seguenti termini, l’istanza si considera accettata e
in particolare: 45 giorni – permesso in sanatoria, 30 giorni – Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA). In ogni caso si prevede il pagamento di una sanzione in relazione all’aumento di valore dell’immobile. Gli introiti delle sanzioni potranno essere utilizzati per la demolizione di opere abusive o iniziative di rigenerazione e recupero urbano.

Il decreto legge salva-casa riduce gli oneri amministrativi per i cittadini: per dimostrare lo Stato legittimo sarà sufficiente presentare il titolo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio, anche in sanatoria. Ne deriva quindi che le parziali difformità che saranno sanate contribuiranno a dimostrare lo stato legittimo di un immobile. Viene semplificato il cambio di destinazione d’uso di singole unità immobiliari, nel rispetto delle normative di settore e di eventuali specifiche condizioni comunali. All’interno della stessa categoria funzionale, il mutamento della destinazione d’uso sarà sempre ammesso. Tra diverse categorie funzionali, li mutamento della destinazione d’uso sarà ammesso limitatamente alle categorie residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale, in ogni caso, all’interno delle zone: centro storico, residenziali consolidate, residenziali in espansione. Sono escluse dalle semplificazioni le unità immobiliari al primo piano fuori terra.

Ponte Stretto, l’obiettivo resta il via ai cantieri in estate. Salvini: “Risposte entro 30 giorni”

Il programma non cambia per il Ponte sullo Stretto di Messina. Nonostante le 239 richieste di integrazione documentale dalla Commissione Via-Vas del Mase e gli approfondimenti voluti dal ministero della Cultura, la rotta è tracciata. “Non c’è nessuna pietra tombale, nessuno stop”, dice l’amministratore delegato della società Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci, ai microfoni di Radio24. “Anzi – replica –, abbiamo fatto due passi in avanti, perché attualmente stiamo percorrendo due procedure parallele: la Valutazione di impatto ambientale e la Conferenza dei servizi”. Il manager fa la proporzione con i numeri del progetto: “Vale 13,5 miliardi, è il ponte sospeso più lungo al mondo, con 40 chilometri di strade e collegamenti ferroviari, che opera su 13 siti ambientali protetti”, dunque a fronte di tutto questo e del fatto che “abbiamo presentato oltre 10mila elaborati, mi permetto di dire che 200 osservazioni e chiarimenti sono un numero congruo”.

Ciucci è sereno: “Siamo sul pezzo, conosciamo bene quello che dobbiamo fare e lo stiamo facendo al meglio possibile. Tutte le critiche costruttive e le richieste di chiarimento sono ben accette”. Ergo, “sulla base dell’attuale calendario, prevediamo entro la fine dell’estate di avere l’approvazione del Cipess, poi ci sono una serie di attività, perché un cantiere del genere non parte con le escavatrici, per le quali l’avvio è entro il 2024”, mentre il vero e proprio via ai lavori sarà entro il 2025 “sostanzialmente, se per cantiere intendiamo le escavatrici”.

Date che coincidono con quelle che ripete il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini: “Conto che entro 30 giorni Stretto di Messina Spa mandi le risposte alle osservazioni degli altri ministeri, perché l’obiettivo è arrivare all’avvio dei lavori dall’estate 2024″. Il vicepremier ha puntato molte delle sue fiches politiche sull’opera che “coinvolgerà circa 120mila lavoratori e alcune migliaia di aziende”. Salvini, infatti, spiega: “Sto parlando con l’amministratore delegato della società e con Webuild, la capofila di una cordata che coinvolge anche professionalità giapponesi, danesi, spagnole e americane: le migliori ingegnerie mondiali che da anni lavorano al ponte più studiato, più indagato, ma ancora non realizzato”.

La convinzione del leader della Lega si scontra con la contrarietà delle opposizioni. Angelo Bonelli addirittura lo sfida pubblicamente: “Facciamo un referendum sul Ponte, raccogliamo insieme le firme e andiamo a votare, io per il no e lui per il sì e vediamo se gli italiani vogliono questa opera”, dice a ‘today.it’. Il Pd, invece, presenta un documento, consegnato al Mase, frutto di un lavoro congiunto a livello nazionale e regionale che parte da un presupposto: il decreto legge 35 del 2023 che autorizza la costruzione non è conforme alle normative europee su Vas, Via e Valutazione di incidenza ambientale. Perciò di progetto “sbagliato e pericoloso” parla la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, mentre la responsabile Conversione ecologica, Clima, Green economy e Agenda 2030 della segreteria dem, Annalisa Corrado, lo definisce un “ecomostro”. Affondando ancora il colpo: “Il Ponte sullo Stretto è un enorme giocattolone per la propaganda di un politico che non considera l’immane emorragia di fondi pubblici che questo progetto comporterebbe”.

Non ci va leggero nemmeno l’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. “Le 239 richieste di integrazione al progetto del Ponte sono ben più di un’opposizione ideologica, come Salvini ha sempre sostenuto. Sono la consapevolezza tecnica, scientifica e ambientale che quel progetto è da rivedere completamente” oltre che “vecchio”, dichiara l’attuale deputato M5S e vicepresidente della Camera. Anche Iv, che pure non è contraria all’opera, attacca: “L’incredibile approssimazione dimostrata da Salvini fa quasi sorgere il dubbio che il ministro in realtà non voglia realizzare l’opera”, accusa la senatrice e coordinatrice nazionale, Raffaella Paita. La macchina organizzativa dell’opera, però, è in moto: entro un mese si conosceranno le risposte ai rilievi o se arriverà una richiesta di extra-time per produrle.

Al G7 Salvini in pressing su Ue per salvare auto: “Siamo circondati da cinesi”

(Photo credit: MIT)

Al G7 dei trasporti in corso a Milano, il ministro Matteo Salvini alza il volume su auto, nucleare e grandi opere. “Sacrosanto parlare coi cinesi. Spero di andare presto in Cina, avere buoni rapporti è fondamentale”, ma “distruggere un settore produttivo e imprenditoriale come quello dell’auto per l’ideologia di sinistra, per cui bisogna andare tutti in giro a piedi, a cavallo o in monopattino è spalancare le porte di casa nostra alle moto e alle macchine cinesi, che hanno prezzi fuori mercato rispetto ai nostri, perché non ci sono le normative sindacali e ambientali. E’ una follia, l’Europa dovrà ripensare a questa marcia ideologica”, sottolinea il vicepremier a margine dell’evento.

Non va giù al segretario leghista anche che la nuova Alfa Romeo ‘Milano’ sia prodotta in Polonia. “Che dia lavoro a operai, a terzisti, a piccole imprese fuori dal territorio italiano non rende onore alla storia di questo marchio, di questa azienda. La gestione degli ultimi anni non rende merito al sacrificio di tanti operai e di tanti ingegneri e delle precedenti proprietà”, continua Salvini, che aggiunge: “Io tifo sempre italiano però a Mirafiori e non solo, dove gli operai sono in cassa integrazione, è rimasto ben poco di italiano. Sono un liberale e per il libero mercato però faremo tutto il possibile per evitare… non so se avete visto che alle spalle del Duomo c’è un marchio cinese… per evitare che ormai siamo circondati”. Il riferimento è alla vetrina del concessionario Byd, gruppo cinese leader mondiale nelle auto elettriche, proprio dietro al duomo meneghino. Il concetto, Salvini, lo rimarca anche in apertura della prima sessione di lavoro ‘Futuro della Mobilità’ all’interno del G7 Trasporti, sottolineando le responsabilità dell’Europa che mette al bando i motori tradizionali aiutando la produzione cinese.

Il vicepremier ribadisce anche il suo ‘sì’ al nucleare. “L’unico modo per abbassare le bollette è prevedere anche il nucleare, ormai assolutamente pulito e sicuro. Ci sono aziende italiane che stanno lavorando in Europa e noi diciamo di no… Ci sono 400 centrali funzionanti nel mondo, siamo circondati e le nostre imprese non possono pagare di più”, dice a margine dei lavori. Il tema è, aggiunge Salvini, che “troppi ‘no’ frenano lo sviluppo. Per ogni opera pubblica, in Italia spunta qualche comitato del No. Per questo, negli ultimi anni è stato difficile investire”. Parlando ai colleghi ministri, puntualizza inoltre che proprio questi comitati “ritengono le nuove infrastrutture inutili, obsolete, dannose per l’ambiente. E il giudizio non cambia nemmeno per infrastrutture strategiche come la Tav o il ponte sullo stretto di Messina che invece avranno effetti positivi a cascata”. La tragedia alla centrale idroelettrica di Suviana? Bisogna “capire chi eventualmente ha sbagliato” ma pure in questo caso – conclude – non vorrei “che qualcuno mettesse in discussione anche l’idroelettrico”.

Ponte Stretto, aperta inchiesta. Salvini: Giudici e sinistra non mi fermeranno

Dopo un esposto presentato da Angelo Bonelli, Elly Schlein e Nicola Fratoianni lo scorso 1 febbraio, la procura di Roma apre un fascicolo sul Ponte sullo Stretto di Messina. I parlamentari chiedono di indagare sull’iter che ha portato a rimettere in piedi la società Stretto di Messina e a far rivivere i contratti della vecchia gara fatta nel 2008 dal governo Berlusconi e vinta dal gruppo Eurolink.

Nell’esposto, si parla di incontri precedenti al decreto Ponte approvato in Consiglio dei ministri: tra Salvini, Lunardi (autore della gara vinta da Eurolink) e Pietro Salini (a capo della cordata), per discutere il decreto; tra Lunardi e Prestininzi (responsabile del comitato scientifico del Ponte sullo Stretto).

Finché mi fate fare il ministro vado in ufficio per fare le opere pubbliche che servono al Paese. Non saranno la sinistra, qualche giudice o qualche giornalista di sinistra a fermarmi o mettermi paura“, tuona il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, dalla chiusura della campagna elettorale in Sardegna. Il Ponte sullo Stretto, insiste poi in tv, “è un diritto di milioni di italiani a viaggiare più velocemente e inquinare di meno“. E, secondo le stime della società, scandisce, “creerà 120mila posti di lavoro in tutta Italia, compreso l’indotto”.
“Il Pd e la sinistra sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese“, gli fanno eco fonti della Lega. “Si dimostrano nemici dell’Italia“, chiosano e promettono che non si faranno “fermare” dalle “loro minacce“: “Continuiamo a lavorare per sbloccare e completare tutte le opere ferme da troppo tempo“.

Il Ponte non è un diritto, ma solo una “esigenza politica” del vicepremier, per Bonelli. L’esponente di Alleanza Verdi Sinistra è convinto che l’opera sottragga agli italiani 12 miliardi di euro, che potrebbero servire, sottolinea, “per finanziare le vere infrastrutture socialmente utili“, per di più riattivando una gara, ricorda, “vecchia di 12 anni con un progetto che non aveva il via libera per la valutazione di impatto ambientale, cosa che non sarebbe stata consentita a nessun imprenditore italiano“.

I documenti per verificare e analizzare la relazione sul progetto Ponte e l’atto negoziale tra società Stretto di Messina e consorzio Eurolink sono stati negati ai parlamentari che ne hanno fatto richiesta: “Come può un ministro essere credibile quando dichiara che il Ponte creerà 140 mila posti di lavoro, per cambiare poi i numeri settimane dopo e sostenere che saranno 40 mila, mentre la società Stretto di Messina parla di soli 4.300 posti?“, chiede l’ambientalista.

Fratoianni registra “troppo nervosismo” nella reazione di Salvini all’apertura dell’inchiesta. “Abbiamo chiesto una cosa semplice e sacrosanta“, si difende, chiedendo piena trasparenza su una “grande, gigantesca opera“. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana la ritiene “perfettamente inutile, un enorme spreco di risorse pubbliche“, ma, ribadisce, “pretendiamo che chi la vuole fare garantisca la piena trasparenza delle procedure“.

Dalle autostrade rivoluzione della sostenibilità. Tomasi: Traghettiamo rete nel futuro

Autostrade più sostenibili, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. E’ l’obiettivo di Aspi, che presenta il dossier ‘La Rivoluzione della mobilità sostenibile parte dalle autostrade. Sicure, digitali, decarbonizzate’.
Un testo che dimostra come questa sfida sia realizzabile solo attraverso la combinazione di più soluzioni, che vanno dagli interventi di digitalizzazione, allo sviluppo di vettori energetici alternativi con un approccio di neutralità tecnologica, fino ai non meno rilevanti comportamenti sostenibili da parte di ciascuno di noi.

La rete autostradale italiana in questo 2024 compie un secolo di vita ed entra, con il Paese, in una nuova ‘rivoluzione’ della mobilità, una trasformazione che, partendo dalla consapevolezza della strategicità della rete stradale e autostradale per il nostro sistema economico, la renda protagonista della transizione ecologica, adeguata ai bisogni attuali del Paese e sempre più sicura.

Il parco auto italiano è rappresentato da circa 40 milioni di veicoli. Oggi circa il 30% degli spostamenti quotidiani di merci e persone avviene in autostrada, che rappresenta soltanto il 3% dell’intera rete stradale nazionale. Numeri che confermano da un lato la strategicità della rete autostradale per il tessuto economico del Paese, dall’altro l’esigenza di una riflessione generale sulla modernizzazione e rigenerazione della rete, per allungarne la vita utile e la sua capacità di resistere allo stress a cui viene sottoposta quotidianamente. Un patrimonio complesso senza eguali nel panorama europeo, fatto di 6.000 km di autostrade a pedaggio gestiti da più concessionari, oltre 1.200 km di ponti e viadotti, 500 km di gallerie, con una vita media tra i 50 e i 70 anni.

I numeri dimostrano chiaramente la crucialità della rete autostradale nel nostro Paese, un’infrastruttura capillare attorno alla quale si sono sviluppati i principali settori industriali italiani“, spiega l’ad Roberto Tomasi. “Un orgoglio della nostra ingegneria negli anni del boom economico – rivendica – che oggi ci offre la possibilità di vincere una nuova grande sfida. Una rivoluzione positiva per traghettare la rete nel futuro, rendendola verde, digitale, sempre più sicura e performante: un impegno che come Autostrade per l’Italia stiamo affrontando, ma che bisogna mettere a sistema con tutti gli attori del settore per tracciare insieme un percorso lineare in cui definire gli investimenti disponibili, i profili tecnico professionali necessari e poter contribuire positivamente all’evoluzione del sistema normativo anche a livello europeo”.

Per Tomasi, la sostenibilità ambientale “non può prescindere da quella economica e sociale, per questo è necessario monitorare i trend territoriali tramite l’istituzione di un Osservatorio che consenta di valutare gli effetti di qualsiasi azione nell’ambito della transizione ecologica, facendo sistema a supporto del Governo e del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture”, rileva.

La rete autostradale è soggetta a un costante incremento di traffico, in alcune tratte prossimo al livello di saturazione. Questo patrimonio necessita quindi di un investimento in ammodernamento e potenziamento stimabile tra i 60 e i 120 miliardi. Solo nel 2019 il settore dei trasporti, in Italia, ha contribuito per circa il 27% delle emissioni totali e di queste, oltre l’80% è attribuibile al solo trasporto stradale; un dato che – visto il target fissato nel programma Fit for 55 dell’Unione Europea per il nostro Paese che impone una riduzione delle emissioni di CO2 del 43% – conferma l’inderogabilità di rendere sostenibile il trasporto su gomma.

Ma il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, avverte: “Rischiamo di farci del male nel nome dell’ideologia”. “La sostenibilità ambientale non può essere disgiunta da quella economica e sociale o rischiamo l’effetto Bce”, affonda il vicepremier, che confessa di non volere un Paese “sostenibile disperato e disoccupato“. La soluzione, insiste, è la neutralità tecnologica, senza concentrarsi solo l’elettrico.

Ponte Stretto, governo avanti su fondi da Sicilia-Calabria. Schifani: Si rischia conflitto

Il governo non cambia idea sulla compartecipazione di Sicilia e Calabria alle spese di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. “E’ un piccolo contributo, mi sembra banale: che ci mettano una piccola fiche è normale”, conferma infatti il vicepremier, Matteo Salvini.

Ma, allo stesso modo, non si placa il dibattito che si è scatenato dopo la presentazione dell’emendamento alla legge di Bilancio che cambia destinazione a una parte dei fondi Fsc per le due regioni.

Anche i sindacati entrano in partita: “Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano che senza l’utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto”, accusano il segretario confederale della Cgil nazionale, Pino Gesmundo, e i segretari generali di Calabria e Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino. Rincarando la dose: “Proprio come nel gioco delle tre carte, Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse”.

La Cisl, pur ritenendo “importante realizzare questa infrastruttura, considerandola un forte volano per la crescita economica, lo sviluppo e l’occupazione del Mezzogiorno”, considera “altrettanto importante che la dotazione dell’Fsc non venga decurtata nel suo ammontare”, essendo “uno degli strumenti principali per attuare la politica di coesione nel nostro Paese e per risollevare concretamente il Sud”. Dunque, “eventuali decurtazioni dovranno essere prontamente reintegrate”.

Sull’argomento torna anche il presidente della Siciliana, Renato Schifani. Già a caldo la Regione si era espressa negativamente sulla scelta dell’esecutivo, ora il governatore ribadisce che “il tema è delicato perché costituisce un precedente”. I fondi Fsc “prelevati d’autorità dal governo nazionale” sono 300 milioni, ma – lamenta l’ex presidente del Senato – “occorre sempre una concertazione tra i vari livelli dello Stato, lo prevede l’articolo 120 della Costituzione. Quindi mi auguro che questo fatto non abbia ulteriori ripetizioni, perché si aprirebbe un conflitto che nessuno vuole”.

A stemperare i toni ci prova il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Ai microfoni di Sky Tg24 dice di confidare che “parlandosi, Schifani, Fitto, che di fatto è il delegato per il Fondi di sviluppo e coesione, e il ministro Salvini che è responsabile del progetto, troveranno un accordo. Sono sempre stato per le mediazioni”.

L’opposizione, intanto, continua ad attaccare. “Salvini dà i numeri e sembra Totó, solo che De Curtis era un attore e faceva ridere, lui fa piangere”, punge Angelo Bonelli (Europa Verde). Che rincara la dose: “Le dichiarazioni sul costo del Ponte sullo Stretto di Messina sembrano cambiare come il vento: un gioco di cifre e affermazioni incostanti. Mai visto un ministro inattendibile come lui”. Il deputato di Avs non è solo nella partita contro l’infrastruttura che dovrebbe vedere il via ai lavori dall’estate 2024: “Il grande bluff del Ponte sullo Stretto di Messina si sta rivelando in tutta la sua evidenza”, colpisce duro Legambiente. Che insiste: “L’insostenibile opera continua a sottrarre le risorse destinate alle vere priorità del Sud Italia e dell’intero Paese“.

Agricoltura, Cia chiede un Piano Nazionale: Da tutela filiera a gestione acque

Un Piano Nazionale per l’Agricoltura e l’Alimentazione. Lo Chiede Cia-Agricoltori italiani al governo, durante l’assemblea annuale a Roma. Accrescere peso economico e forza negoziale dell’agricoltura; incentivare ruolo e presidio ambientale del settore; mettere l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne; salvaguardare servizi e attività sociali vitali per i territori rurali; consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Italy. Queste le cinque mosse da cui partire.

Salvare l’agricoltura per salvare il futuro”, osserva il presidente, Cristiano Fini. Perché, precisa, “senza un’agricoltura in salute, viene compromesso il diritto a un’alimentazione sana, sostenibile e accessibile a tutti“.

Credo che quest’anno, a un anno di distanza dall’ultima assemblea, possiamo vantare un risultato, non io come ministro, ma tutti: la sinergia all’interno del governo ha permesso di rimettere al centro l’agricoltura“, rivendica dal palco il ministro Francesco Lollobrigida. Tuttavia, mette in chiaro Fini, “il settore ora vive una crisi generalizzata, tra tante emergenze che acutizzano il divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati, con aumenti che superano anche il 400% dal campo alla tavola”. Cia si candida dunque come interlocutore delle istituzioni per definire il Piano agricolo nazionale “sempre annunciato, ma mai realizzato, in grado di invertire la rotta, collocando finalmente il settore primario tra i protagonisti della filiera agroalimentare, un colosso da circa 550 miliardi di fatturato in cui l’agricoltura prende però solo l’11%”, afferma il presidente. In questo percorso “l’Italia e, soprattutto, l’Europa devono essere dalla nostra parte, abbandonando posizioni e regolamenti ideologici anche in vista delle prossime elezioni Ue. D’altronde – chiosa Fini – se non c’è agricoltura, il Made in Italy non può esistere, scompare il presidio del territorio e le aree interne muoiono. Un rischio che il Paese non può correre”.

A Bruxelles “l’Italia gioca in difesa“, replica Lollobrigida: “Abbiamo criticato l’Europa perché i dati non ci tornavano, non riteniamo giusto pagare coltivatori per non coltivare e pescatori per non pescare. Sacrificare il mondo produttivo in nome di ideologie è stato un errore. Se smettiamo di produrre per non inquinare, i prodotti dobbiamo prenderli da filiere lunghe“, riflette. “In 30 anni abbiamo perso il 30% delle aziende agricole per scelte sbagliate – aggiunge -. All’inizio, su diversi temi, abbiamo preso posizioni isolate, ma alla fine non siamo rimasti isolati“.

Il Piano agricolo presentato da Cia è di respiro pluriennale, da sviluppare secondo cinque assi d’intervento organizzati per obiettivi chiari e relative misure.

Quanto alla gestione delle acque, per Cia è urgente un nuovo Piano di gestione di quelle a uso irriguo, secondo una logica che preveda il trattenimento quando l’acqua è disponibile e il suo utilizzo in periodi di siccità, con una programmazione oltre il 2026 e risorse dedicate all’agricoltura per la crescita del sistema dei grandi invasi (dighe) da considerarsi integrati, e non alternativi, a quello dei piccoli invasi (laghetti). Gli agricoltori trovano anche la sponda del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. “Il mio obiettivo è arrivare a mezzo miliardo per intervenire sulla dispersione idrica“, da inserire in un emendamento nella legge di Bilancio, “così come nella rimodulazione del Pnrr abbiamo aggiunto un miliardo di euro. Sono convinto che riusciremo a spendere fino all’ultimo centesimo i fondi per il settore idrico”, garantisce.

L’appoggio arriva anche dall’opposizione. “L’agricoltura è sottoposta a uno stress profondo e gli agricoltori sono i primi a sapere che bisogna lottare contro il cambiamento climatico. Ma non possiamo permetterci di lasciarli soli. Occorre fare una conversione ecologica insieme agli agricoltori, che sono presidio dei territori. Un’agricoltura resiliente è più diversificata“, dice la segretaria del Pd, Elly Schlein. “Il cibo è vita e non c’è vita senza cibo di qualità”, scandisce la leader dem. Sul Piano di lavoro il Partito Democratico è pronto, assicura: “Siamo qui e siamo disponibili a lavorare con voi“.