Stellantis, utile netto in calo del 70% nel 2024. Ma il gruppo guarda avanti: “Stime positive per 2025”

Un 2024 “di forti contrasti per l’azienda, con risultati al di sotto del nostro potenziale“, un anno “di cui non siamo orgogliosi” ma un 2025 con una guidance finanziariadi crescita positiva dei ricavi netti“. John Elkann, presidente di Stellantis, guarda già al futuro perché i dati economici dello scorso anno – pur essendo coerenti “con le previsioni finanziarie aggiornate” di settembre – non sono buoni. L’utile netto è sceso a 5,5 miliardi di euro, in calo del 70%, quello operativo rettificato di a 8,6 miliardi di euro (-64% con un margine AOI del 5,5%). Calano anche i ricavi, pari a 156,9 miliardi di euro, segnando -17% rispetto al 2023. Le consegne sono diminuite del 12% a livello globale – sono state 5,4 milioni – “per gap temporanei nella gamma prodotti e azioni di riduzione delle scorte ormai completate“, fa sapere il gruppo nella nota con cui ha presentato i conti. “Dati drammatici“, commenta il vicepremier Matteo Salvini che, durante l’incontro con la stampa estera, punta il dito contro l’Europa. “Non occorreva uno scienziato – attacca il leader della Lega – per capire che il suicidio imposto da Bruxelles nel nome dell’auto elettrica avrebbe avuto morti e feriti tra gli operai, tra gli ingegneri, non tra i politici“.

In questo 2025 Elkann punta tutto sugli elementi di forza, cioè sul lancio di dieci nuovi prodotti, di “nuove piattaforme e modelli multi-energy” e sulla “produzione di batterie per veicoli elettrici attraverso le nostre joint venture” oltre all’operatività della “partnership con Leapmotor International”. Insomma, si lavora “con energia e determinazione protesi al futuro” e “siamo fermamente intenzionati a guadagnare quote di mercato e a migliorare le performance finanziarie nel corso del 2025”. Per il presidente di Stellantis – che dopo l’addio del ceo Carlos Tavares ha assunto la guida del comitato esecutivo ad interim – le parole chiave saranno “crescita“, “redditività” e “fiducia“. Nel futuro, spazio anche all’intelligenza artificiale che “è al centro della trasformazione digitale di Stellantis, che sta promuovendo progressi in diversi settori con partner di alto livello”.

Fondamentale sarà la scelta del nuovo amministratore delegato il cui processo di nomina, assicura Stellantis, “è in corso e si concluderà entro la prima metà del 2025”. “Abbiamo eccellenti candidati, sia esterni sia interni – spiega Elkann dopo aver ringraziato Tavares – e le conversazioni che stiamo avendo sono molto incoraggianti per noi, per avere il miglior ceo possibile“.

Nei 90 giorni trascorsi dall’inizio della transizione nella leadership – il comitato esecutivo ad interim “ha intrapreso azioni rapide e decisive per migliorare le prestazioni e la redditività dell’azienda“. Si va dalla gestione delle scorte – in modo particolare il superamento degli obiettivi di riduzione di quelle dei concessionari statunitensi – all’utilizzo “al meglio” delle flessibilità disponibili nell’ambito delle normative sulla CO2 per mitigare i rischi, “continuando nel contempo a ridurre le emissioni“. Il gruppo procede anche verso “l’innalzamento del dialogo” con i governi e le autorità di regolamentazione sulle questioni chiave del settore”.

Sul piatto ci sono anche due questioni dirimenti, al di qua e al di là dell’Atlantico. La prima è quella dei dazi voluti dal presidente Usa Donald Trump. “Stiamo valutando diversi scenari“, ma “è ancora presto” per dire quale si realizzerà, spiega Elkann, e “quali effetti ci potrebbero essere per Stellantis. Noi siamo pronti“. Il gruppo ha “sostenuto con forza la politica del presidente Trump di rilanciare la produzione americana“, tanto da avere annunciato ingenti investimenti subito dopo il giuramento del repubblicano. Sul campo europeo, invece, si gioca la partita sulle normative legate alle emissioni, tema fondamentale del Dialogo strategico sul settore automobilistico in corso a Bruxelles. Norme, spiega il presidente Stellantis, “dure e contradditorie“, intorno alle quali “stiamo discutendo approfonditamente con la Commissione europea per capire quale sarà la direzione da seguire per quanto riguarda il 2035 e oltre“.

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Balzano le ibride a gennaio: in Europa superano la vendita delle auto a benzina

Le immatricolazioni di auto ibride a gennaio 2025 hanno superato quelle dei veicoli a benzina in Europa, rappresentando il 34,9% del mercato (+18,4% su base annua). Lo ha annunciato l’Associazione dei costruttori europei (Acea). I veicoli a benzina hanno iniziato a seguire la strada già intrapresa dal diesel e hanno subito un forte calo nel mese di gennaio (-18,9%), soprattutto in Francia e Germania. I modelli a benzina rappresentano ora il 29,4% del mercato e il diesel, un tempo onnipresente, il 10% (-27% su base annua). Gli ibridi, un po’ più sobri e meno inquinanti dei modelli a benzina e molto meno costosi di quelli elettrici, riprendono così il controllo del mercato europeo dopo averlo dominato per la prima volta per tre mesi, da settembre a novembre 2024. I modelli completamente elettrici sono in forte crescita su base annua (+34%), in particolare in Belgio, Germania e Italia (+126%), ma rimangono stabili rispetto a dicembre 2024, con grandi differenze tra i vari paesi. A livello europeo, le auto elettriche rappresentano ora il 15% delle immatricolazioni, ancora molto lontano dagli obiettivi fissati dalla Commissione Europea per i costruttori, pari al 25% per il 2025 e al 100% nel 2035.

Le vendite del pioniere dell’elettrico Tesla sono dimezzate a gennaio, frenate da un cambiamento in corso nella gamma e anche, potenzialmente, dalle prese di posizione del suo capo Elon Musk al fianco del presidente americano Donald Trump.

“È chiaro che l’Europa deve ancora lavorare per evitare di ristagnare”, spiega la direttrice generale dell’Acea, Sigrid de Vries. L’Associazione chiede un allentamento delle norme europee sulle emissioni di CO2, da cui derivano gli obiettivi di vendita di auto elettriche. “L’Ue deve fare tutto il possibile per rendere il Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica (in corso a Bruxelles, ndr) un successo, consentire una transizione efficace verso una mobilità a emissioni zero preservando al contempo la nostra competitività globale”, spiega Sigrid de Vries.

Il successo delle auto ibride ha già portato benefici nel 2024 al gruppo Toyota, pioniere di questa tecnologia, che rimane a un alto livello di vendite nonostante un leggero calo a gennaio (-4,9%). Ne beneficia anche Renault (+5%), che raggiunge il 10,9% di quota di mercato. Considerando tutti i tipi di alimentazione, il mese di gennaio 2025 non smentisce un 2024 che è rimasto molto debole, con un mercato che non è mai tornato ai volumi precedenti l’epidemia di Covid. Le vendite sono diminuite del 2,6% nel mese di gennaio rispetto a gennaio 2024. I principali mercati europei (Germania, Francia, Italia) hanno registrato un calo, mentre la Spagna ha segnato una leggera ripresa.

Il gruppo Stellantis ha subito un forte calo, con un -17,9% su base annua. Ma il gruppo sottolinea che le cose stanno andando meglio dopo un difficile 2024 e l’addio dell’amministratore delegato Carlos Tavares. Stellantis è tornata al 17,1% di quota di mercato, la sua migliore performance dal giugno 2024, come spiega Luca Napolitano, responsabile delle vendite europee di Stellantis. Tuttavia, rimane molto indietro rispetto al leader di mercato Volkswagen, che continua a crescere (+5,6% a gennaio per il 27,7% del mercato), compensando i cali dei suoi marchi Skoda o Audi con un aumento per il suo marchio principale VW e per i modelli sportivi di Cupra.

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Il nodo delle multe nel dialogo Ue sulle auto: i produttori chiedono flessibilità e gradualità target

Il Dialogo strategico sul futuro dell’automotive, lanciato il 30 gennaio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, entra nel vivo. Mercoledì e giovedì ci saranno due incontri con il settore: il primo è quello del commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra, sul gruppo di lavoro tematico ‘Transizione pulita e decarbonizzazione’, il secondo è quello della vice presidente per i Diritti sociali e le competenze, Roxana Mînzatu. La prossima settimana toccherà, poi, ai vicepresidenti della Commissione europea, Henna Virkkunen, per la Sovranità tecnologica e Stéphane Séjourné, per la Strategia industriale. Una tabella di marcia serrata, dunque, verso il 5 marzo quando il commissario ai Trasporti sostenibili, Apostolos Tzitzikostas, presenterà – su incarico di von der Leyen – il Piano d’azione globale per l’automotive.

Il nodo ora è sulle multe per i produttori che non dovessero rispettare i target di riduzione della Co2 per il 2025: per le automobili di 93,6 g Co2/km tra il 2025 e il 2029 e di 49,5 g Co2/km tra il 2030 e il 2034; per i furgoni di 153,9 g Co2/km tra il 2025 e il 2029 e di 90,6 g Co2/km tra il 2030 e il 2034, verso l’obiettivo del 2035 di emissione di Co2 per l’intera flotta Ue di 0 g Co2/km. L’Acea, l’associazione dei costruttori europei di automobili, ha sottolineato l’urgenza di trovare una “soluzione rapida” al rischio di una diffusa non conformità dei produttori ai nuovi requisiti di Co2 per il 2025 e, potenzialmente per il 2026, che farebbe scattare delle sanzioni, già da quest’anno, stimate in 16 miliardi di euro.

Secondo il settore, ci sono due possibilità. La prima riguarda l’introduzione di una fase graduale che prevede il 90% dei veicoli conformi ai target per il 2025 e il 95% per il 2026. Si tratterebbe di un un meccanismo “già utilizzato in passato – spiega una nota dell’Acea – per consentire una transizione più fluida al successivo periodo di conformità” e che vincolerebbe la Commissione Ue a riaprire il regolamento delle emissioni di Co2 con la revisione già prevista per il 2026. La seconda ipotesi è l’introduzione di un meccanismo di conformità media per il 2025-2029 per garantire “un calcolo flessibile” del rispetto dei target “che rifletta lo sviluppo del mercato e le possibili fluttuazioni e mantenga i requisiti di riduzione complessivi per gli anni dal 2025 al 2029“, spiega Acea. A quanto si apprende a Bruxelles, poi, un altro tema sul tavolo è il ruolo delle auto a tecnologia ibrida plug-in, magari come soluzione ponte da qui al 2035 anche se, secondo alcune indiscrezioni della settimana scorsa di Der Spiegel, la loro vendita post-2035 potrebbe essere presa in considerazione dall’Ue per aiutare il mercato nella transizione.

Infine, va ricordato che, a inizio gennaio, sono state presentate alla Commissione europea due dichiarazioni di intenti a formare ‘pool’ aperti tra case automobilistiche. E’ la possibilità che il regolamento Ue dà alle aziende di raggrupparsi così da essere considerate “alla stregua di un unico costruttore ai fini dell’adempimento dei loro obblighi” sul taglio delle emissioni. Un meccanismo che produce, nei fatti, una sorta di compensazione interna al gruppo tra chi rispetta pienamente i target di riduzione e di vendita di auto elettriche e chi meno, evitando le multe, e un lavoro collettivo per arrivare agli obiettivi. Entrambe le dichiarazioni di intenti – la prima con Tesla capofila e 16 produttori; la seconda con 5 marchi e presentata da Mercedes Benz AG – riguardano il 2025 e le aziende hanno tempo fino al 31 dicembre 2025 per formalizzare i pool.

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Industria dell’auto a Bruxelles per affrontare la crisi: a febbraio le prime misure Ue

Le case automobilistiche europee stanno convergendo a Bruxelles questa settimana per i colloqui con l’Unione Europea, che dovrà conciliare i suoi ambiziosi obiettivi ambientali con le richieste di aiuto del settore. Data “l’urgenza e la gravità della situazione”, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aprirà il dialogo strategico giovedì.

L’industria automobilistica europea è stata duramente colpita dalla concorrenza cinese. E l’ascesa al potere di Donald Trump negli Stati Uniti ha fatto temere un’esplosione dei dazi doganali sulle auto europee. Negli ultimi mesi in Europa si sono moltiplicati gli annunci di tagli di posti di lavoro. Ad esempio, lo stabilimento Audi di Bruxelles (Gruppo Volkswagen) si prepara a cessare la produzione alla fine di febbraio. L’impianto produceva un’auto elettrica di alta gamma, ma le vendite suv sono in calo e la dirigenza ha lanciato l’allarme sugli “alti costi di produzione” nella capitale belga.

Di fronte alla crisi, la Commissione promette di sostenere il settore automobilistico, che impiega 13 milioni di persone nell’Ue e rappresenta circa il 7% del suo Pil. Le prime misure potrebbero essere annunciate alla fine di febbraio per sostenere l’acquisto di auto elettriche per le flotte aziendali o per cercare di garantire le catene di approvvigionamento delle materie prime. I produttori, da parte loro, chiedono “flessibilità” sulle norme ambientali europee. Il precedente mandato di Ursula von der Leyen è stato caratterizzato dalle ambiziose misure del Green Deal e dal suo emblema: il divieto di vendita di nuovi veicoli a combustione entro il 2035. Fino ad allora, i produttori dovranno continuare a ridurre le emissioni di CO2. La traiettoria, finora generalmente rispettata, ha raggiunto un nuovo livello a gennaio, con regole e sanzioni più severe.

Le case automobilistiche europee rischiano pesanti multe se non raggiungono gli obiettivi di emissione entro il 2025. L’Acea, la lobby europea dell’industria automobilistica, si è opposta con forza a queste potenziali sanzioni, perché il mercato europeo sta rallentando. La quota di vendite delle auto elettriche è diminuita per la prima volta da quando il mercato è decollato nel 2020: 13,6% nel 2024 rispetto al 14,6% nel 2023. “Dobbiamo rimanere competitivi”, ha dichiarato Ola Källenius, responsabile di Mercedes e Acea. Ha scritto a Ursula von der Leyen: “In una fase critica della trasformazione, pesanti multe per il mancato rispetto degli standard di CO2” potrebbero privare l’industria europea dei fondi necessari per innovare e investire.

La Commissione prende tempo. Bruxelles aspetta di vedere i dati del 2025 e le emissioni effettive dei produttori, per evitare che le multe vengano posticipate a vantaggio di chi ha fatto meno sforzi.

Le organizzazioni ambientaliste sono preoccupate. Lucien Mathieu di Transport et Environnement (T&E), una federazione di Ong, ritiene che la rinuncia alle multe invierebbe un segnale sbagliato perché darebbe alle case automobilistiche europee l’impressione “di poter rallentare”, anche se “sono già in ritardo” per quanto riguarda i veicoli elettrici, ha dichiarato.

Mentre i veicoli elettrici rallentano in Europa, la Cina, pioniere mondiale, continua a guidare il mercato, con 11 milioni di veicoli venduti nel 2024, una cifra che è aumentata del 40% in un anno. L’Europa è impegnata in una battaglia commerciale con Pechino, che accusa di aver incrementato artificialmente l’industria dei veicoli elettrici con sussidi pubblici. Nonostante l’ostilità della Germania, a fine ottobre Bruxelles ha deciso di aggiungere una sovrattassa fino al 35% sulle auto a batteria cinesi, oltre alla tassa del 10% già in vigore.

L’industria europea delle batterie è “in ritardo”, con “meno del 10% della capacità mondiale”, secondo un rapporto della Corte dei Conti europea dell’aprile 2024. E la rete di punti di ricarica in Europa “non è ancora abbastanza fitta”.

Mercato europeo dell’auto stabile nel 2024: prendono sopravvento modelli ibridi

Secondo i dati pubblicati martedì dalla lobby dei costruttori automobilistici Acea, nel 2024 le auto ibride prenderanno il controllo del fiacco mercato automobilistico europeo, mentre le elettriche perderanno terreno. La quota di mercato delle auto elettriche in Europa è scesa per la prima volta da quando il mercato è decollato nel 2020, attestandosi al 13,6% nel corso dell’anno (ma al 15,9% a dicembre). Con il loro elevato prezzo di acquisto, i modelli elettrici sono stati penalizzati dall’abolizione dei sussidi in Germania, il principale mercato europeo, ma l’elettrificazione del mercato sta assumendo forme molto diverse a seconda del Paese e del marchio. Le vendite di auto elettriche hanno continuato a crescere in Belgio, Danimarca e Paesi Bassi e nel 2025 potrebbero registrare una ripresa con l’arrivo di modelli meno costosi. Sulle coste europee, nel Regno Unito, l’introduzione di obiettivi di vendita ambiziosi ha portato a un’esplosione delle vendite (+21,4%).

Tra i marchi, il pioniere dell’elettricità Tesla ha visto le sue vendite diminuire del 13,1% nell’Unione Europea, mentre Volvo (+28%) ha beneficiato del lancio di nuovi modelli elettrici. Soprattutto le auto elettriche sono state superate dall’esplosione delle vendite di auto ibride. Questi modelli più versatili e meno costosi, dotati di un motore a benzina ma anche di una piccola batteria elettrica che si ricarica durante la guida, permettendo di percorrere alcuni chilometri senza inquinare, hanno conquistato il 30,9% del mercato (33,1% a dicembre). Le ibride stanno rosicchiando la quota di mercato dei modelli a benzina (-4,8% al 33,3% su base annua) e hanno addirittura raddoppiato la loro quota negli ultimi quattro mesi del 2024. Il diesel ha continuato a crollare (-11,4%), tranne che nell’Europa dell’Est. Le buone vendite di ibridi hanno favorito Toyota-Lexus (+17,5%) e il gruppo Renault (+1,9%), campioni di questi propulsori.

Questa è l’anticamera della transizione verso i veicoli elettrici”, ha sottolineato il direttore di Renault Fabrice Cambolive presentando i dati di vendita a metà gennaio. Dopo aver conquistato i SUV di grandi dimensioni, gli ibridi stanno guadagnando quote di mercato sui modelli Renault più piccoli, come il SUV Captur e la compatta Clio, e potrebbero fare ulteriori progressi in Paesi ancora esitanti nei confronti dei veicoli elettrici, come Italia e Spagna, ha sottolineato Cambolive. La lobby automobilistica chiede inoltre all’Unione Europea “flessibilità” nella sua politica di riduzione delle emissioni di gas serra. I produttori europei si oppongono alle possibili multe che potrebbero essere imposte dall’UE se non dovessero raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati per il 2025.

In un’intervista rilasciata all’Afp il 16 gennaio, il direttore generale dell’Acea Sigrid de Vries ha parlato di un rischio “esistenziale” per l’industria, in un momento in cui diversi produttori hanno annunciato tagli di posti di lavoro in Europa. Il mercato delle auto elettriche “non si sta sviluppando come dovrebbe”. L’Ue “non può accontentarsi di avere obiettivi sulla carta ed essere molto rigida. Dobbiamo adattarci alle condizioni del mondo reale”, ha affermato. Considerando tutte le energie, il mercato automobilistico è rimasto stabile nel corso dell’anno (+0,8%), con 10,6 milioni di nuove auto immatricolate nell’Unione Europea, ancora lontane dai livelli pre-Covid.

Francia, Germania, Italia e Belgio hanno messo in circolazione meno auto nel 2024, mentre Spagna, Portogallo e Polonia hanno registrato un aumento delle vendite. Il leader di mercato Volkswagen è cresciuto del 3,2%, grazie soprattutto al marchio Skoda, mentre Fiat e Opel hanno registrato un crollo delle vendite che si è riflesso sul -7,2% della casa madre Stellantis.

Auto, Colonna (Cnpr): Cala noleggio, italiani preferiscono leasing e acquisto

Gli italiani hanno una vera e propria passione per le automobili e spesso è difficile dire di no all’acquisto di un’auto nuova. Secondo il Market Outlook di CRIF, specialista in credito e business, gli italiani continuano a ricorrere a prestiti e leasing per acquistare automobili. Nei primi sei mesi del 2024, i finanziamenti sono cresciuti sia nei volumi erogati (+7,7%) sia negli importi medi (+5,7%).

“Lo studio, che si basa sui dati del Sistema di Informazioni Creditizie EURISC, fotografa l’andamento del credito per privati, ditte individuali e società di capitali. Nel primo semestre del 2024 – sottolinea Felice Colonna, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili i finanziamenti per auto sono aumentati del 7,7% rispetto al semestre precedente, con un importo medio richiesto di oltre 20.000 euro, in linea con il rialzo dei prezzi delle vetture. Parallelamente, le immatricolazioni sono cresciute del 5,4% per le auto nuove e dell’8,4% per le usate”.

In calo invece, il segmento del noleggio che ha registrato una contrazione dell’8%, con oltre tre quarti delle erogazioni riferibili a società di capitali e clienti over 50.
“Possiamo dire che l’automobile continua a essere un simbolo di status e libertà per gli italiani, che non esitano a indebitarsi pur di possederne una nuova. Tante le sfide che il settore deve ancora affrontare – conclude Colonna – ma i numeri raccontano un mercato in trasformazione, pronto a evolversi verso un concetto di mobilità sempre più flessibile e personalizzato. Resta da vedere come le aziende sapranno cogliere queste opportunità”.

La Commissione europea a gennaio lancia il dialogo strategico sull’automotive

Il Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica in Europa – annunciato lo scorso 27 novembre dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un discorso durante la plenaria del Parlamento, a Strasburgo – sarà lanciato ufficialmente a gennaio 2025. “Oggi abbiamo lanciato un dialogo strategico affinché il futuro dell’industria automobilistica sia costruito in Europa. Sarò lieta di presiedere la sua prima riunione a gennaio“, ha scritto von der Leyen su Twitter. Per il vice presidente esecutivo, Stéphane Séjourné, si tratta di un “passaggio chiave” “per riportare l’industria automobilistica Ue sulla strada della crescita“.

L’esecutivo Ue ha ricordato che l’obiettivo del Dialogo è “proporre e attuare rapidamente le misure di cui il settore ha urgente bisogno“. E che si concentrerà in particolare sulla promozione dell’innovazione e della digitalizzazione basate sui dati, basate su tecnologie lungimiranti come l’intelligenza artificiale e la guida autonoma; sul sostegno alla decarbonizzazione del settore, in un approccio tecnologico aperto, dato il suo ruolo nel raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa; sull’affrontare posti di lavoro, competenze e altri elementi sociali nel settore; sulla semplificazione e modernizzazione del quadro normativo; sull’aumento della domanda, il rafforzamento delle risorse finanziarie del settore e sulla sua resilienza e catena del valore in un ambiente internazionale sempre più competitivo.

Il Dialogo strategico riunisce le principali parti interessate di tutto il settore, tra cui aziende automobilistiche europee, fornitori di infrastrutture, sindacati e associazioni imprenditoriali, nonché parti della catena del valore automobilistica e altre parti interessate. Al lancio formale, sotto la guida di von der Leyen, seguirà una serie di riunioni tematiche, presiedute dai membri del collegio. “Queste riunioni daranno vita a una serie di raccomandazioni che aiuteranno a costruire una strategia olistica dell’Ue per il settore, per gestire le varie sfide e, ove necessario, adattare di conseguenza il quadro normativo Ue applicabile. Le riunioni al vertice, guidate dalla presidente, verificheranno i progressi compiuti e forniranno gli impulsi politici necessari per ulteriori lavori. Il Consiglio e il Parlamento europeo saranno strettamente coinvolti nel processo e saranno regolarmente informati e consultati sul Dialogo“, ha illustrato la Commissione.

L’industria automobilistica è un orgoglio europeo ed è fondamentale per la prosperità dell’Europa“, ha affermato von der Leyen oggi. “Dobbiamo sostenere questo settore nella profonda e dirompente transizione che ci attende. E dobbiamo garantire che il futuro delle auto rimanga saldamente radicato in Europa. Ecco perché ho chiesto un Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea. Lanceremo questo Dialogo già a gennaio, per dare forma insieme al nostro futuro comune“, ha precisato.

Sul tema è intervenuta la segretaria del Pd, Elly Schlein. A margine dei lavori del Partito socialista europeo (Pse) – che si è tenuto a Bruxelles prima del Consiglio europeo -, ha annunciato che i socialisti hanno chiesto “un fondo europeo sull’automotive, per evitare di soccombere all’auto elettrica cinese“. “Abbiamo portato questa idea” all’attenzione della vice presidente esecutiva per la Transizione, Teresa Ribera, presente al pre vertice del Pse. “La Commissione è consapevole della situazione per il settore“, ha concluso Schlein.

In Europa le batterie costano il 48% in più che in Cina. Anfia: “Pechino è elefante nella stanza”

Il 2024 segna una tappa significativa per l’industria delle batterie, con i prezzi dei pacchi batteria agli ioni di litio che hanno registrato il calo annuale più grande dal 2017. Secondo l’analisi di BloombergNEF, i prezzi sono scesi del 20% rispetto al 2023, raggiungendo un minimo storico di 115 dollari per kilowattora. Questo declino è il risultato di diversi fattori, tra cui la sovracapacità nella produzione di celle, le economie di scala, i bassi prezzi dei metalli e dei componenti, e l’adozione di batterie al litio-ferro-fosfato (LFP), un’alternativa più economica. A ciò si aggiunge anche un rallentamento nella crescita delle vendite di veicoli elettrici, che hanno visto una domanda più moderata rispetto agli ultimi anni.

Negli ultimi due anni, infatti, i produttori di batterie hanno espanso la capacità produttiva con l’aspettativa di una crescente domanda, soprattutto nel settore dei veicoli elettrici e degli accumulatori fissi. Tuttavia, l’offerta ha superato la domanda, con 3,1 terawattora di capacità di produzione di celle di batteria a livello globale, ben oltre la domanda prevista per il 2024. Sebbene la domanda sia cresciuta annualmente in vari settori, quella dei veicoli elettrici – principale motore della domanda di batterie – è aumentata meno rapidamente, mentre il mercato degli accumulatori fissi, in particolare in Cina, ha visto una forte espansione.

Nel dettaglio, il prezzo delle batterie per veicoli elettrici ha raggiunto i 97 dollari/kWh, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 100 dollari/kWh, e anche se in Cina i veicoli elettrici hanno ormai raggiunto la parità di prezzo con quelli a combustione, in molti altri mercati, le auto elettriche sono ancora più costose. BloombergNEF prevede che nei prossimi anni altre categorie di veicoli raggiungeranno la parità di prezzo grazie alla crescente disponibilità di batterie a basso costo, un fenomeno che inizialmente è stato più evidente in Cina, dove i prezzi medi dei pacchi batteria sono scesi a 94 dollari/kWh, rispetto ai 31% e 48% più alti negli Stati Uniti e in Europa, rispettivamente. Le ragioni di questa disparità vanno ricercate nell’immaturità di questi mercati, nei costi di produzione più elevati e nei volumi più bassi, con la Cina che ha beneficiato di una concorrenza molto forte che ha spinto i prezzi al ribasso. BNEF prevede una ulteriore diminuzione globale dei prezzi di circa 3 dollari/kWh entro il 2025.

Nel contesto europeo, le problematiche legate alla transizione energetica e alla competitività del settore automotive sono state al centro dell’assemblea pubblica di Anfia, a Roma. Tra i temi trattati, è stato enfatizzato il bisogno di lavorare su due piani distinti e interdipendenti: a livello europeo, attraverso il supporto al piano del governo italiano per la decarbonizzazione entro il 2035, e a livello nazionale, con misure immediate per supportare le imprese del settore, come la riduzione del costo dell’energia, incentivi alla ricerca e misure per i veicoli commerciali leggeri. Roberto Vavassori, presidente di Anfia, ha definito la Cina “l’elefante nella stanza. Nel 2000 in Cina venivano prodotti 2 milioni di veicoli, quasi tutti da joint-venture con partner occidentali. Ora i poco meno di 30 milioni sono in gran parte prodotti da case locali, alle quali, tra l’altro, molti Costruttori occidentali fanno la corte per stringere accordi o di tecnologia o di produzione, soprattutto per i powertrain elettrici o per software per ADAS e Infotainment. E oltre a ciò – ha aggiunto – vi sono già importanti investimenti diretti di gruppi cinesi in Costruttori europei di veicoli, e anche di componenti. La penetrazione di veicoli cinesi sui mercati europei è in continua ascesa, Italia inclusa, ed è opinione generale che i dazi attualmente in vigore debbano lasciare il posto ad un sistema di convivenza che non consenta al gigante asiatico di asfaltare in pochi anni l’insieme industriale e di ricerca europeo nel settore dell’automotive”, ha concluso Vavassori.

Arrivano sul mercato le prime batterie di Acc prodotte nella gigafactory francese

A quattro anni dalla sua creazione, ACC ha iniziato a commercializzare le sue batterie per autoveicoli – le prime prodotte in Francia – e nonostante le difficoltà di avvio, l’azienda punta a diventare un “campione della sovranità europea” in un mercato dominato dalla Cina. Automotive Cells Company (ACC), joint venture tra Stellantis, TotalEnergie Saft e Mercedes, ha inaugurato in pompa magna nel maggio 2023 a Billy-Berclau (Pas-de-Calais), vicino a Lens, la prima delle quattro fabbriche di batterie francesi, tutte situate nella regione Hauts-de-France.

Entro il 2024, dalla fabbrica dovrebbero uscire 2.000 pacchi batteria, una cifra che sembra ancora minima rispetto all’immensità del sito e ai quattro miliardi di euro raccolti dall’azienda quest’anno. Ma ACC conta su un rapido incremento, con l’obiettivo di 150.000 auto equivalenti nel 2025, 250.000 nel 2026 e da 2 a 2,5 milioni nel 2030, per una quota del 20% del mercato Ue.

La regione la considera una “terza rivoluzione industriale”, sulla scia dell’industria tessile e mineraria, con il potenziale di creare migliaia di posti di lavoro. La posta in gioco è alta: l’Ue prevede di vietare la vendita di nuovi veicoli a combustione entro il 2035, il che comporta la rapida creazione di un settore industriale per recuperare il ritardo rispetto ai produttori asiatici.

Dei tre blocchi di produzione pianificati da ACC, il primo è già operativo e produce batterie da installare nei veicoli venduti nelle concessionarie Opel e Peugeot, spiega Matthieu Hubert, segretario generale di ACC, all’AFP. Basate sulla tecnologia NMC (nichel-manganese-cobalto), equipaggiano l’E-3008. Un secondo blocco dovrebbe entrare in servizio nel 2025.

Di fronte a un impianto di motori a combustione Stellantis, la gigafactory Billy-Berclau impiega 800 persone. Nei corridoi, un ronzio continuo emana da una gigantesca galleria del vento che rinnova l’aria nelle officine 40 volte all’ora. Nei laboratori asettici, operatori mascherati in tuta bianca controllano la produzione altamente tecnica delle “strisce” di alluminio e rame che compongono le celle delle batterie, srotolate su presse rotanti. La polvere e l’umidità sono ridotte al minimo: “il foglio di alluminio ha uno spessore di 12 micron”, cinque volte inferiore a quello di un rotolo domestico, spiega Cédric Souillart, direttore di produzione ed ex dirigente di acciaieria. “La curva di apprendimento, cioè la nostra capacità di padroneggiare il processo di produzione, è piuttosto lunga”, il che spiega i risultati che “possono ancora sembrare non all’altezza delle nostre aspettative”, ammette Hubert.

Come dice l’esperto, “abbiamo dovuto fare i conti con le macchine importate dalla Cina e installate da partner cinesi”. Ma i progressi sono rapidi, assicura, stimando che il 98% delle batterie alla fine della linea di produzione sono attualmente commercializzabili.

In Francia, ACC “è l’unica azienda ad avere una gigafactory operativa per le celle delle batterie”, sottolinea Pierre Paturel, direttore della ricerca di Xerfi. Delle quattro previste in Francia, due sono principalmente francesi e due asiatiche. Ma la concorrenza è agguerrita, soprattutto sui prezzi, e i sussidi governativi per l’acquisto di veicoli sono stati ridotti. “L’idea è di diventare molto competitivi, perché la batteria rappresenta oggi il 40% del prezzo di un veicolo”, sottolinea Matthieu Hubert. Un’altra sfida è rappresentata dalla rapida evoluzione delle tecnologie, quindi ACC ha annunciato a settembre di “mettere in pausa” la costruzione di altri stabilimenti, a Termoli in Italia e a Kaiserslautern in Germania.

Auto elettrica

Le auto elettriche risalgono a ottobre: +2,4% delle vendite nell’Ue. Quota mercato a 14,4%

Le immatricolazioni di nuove auto elettriche a ottobre sono cresciute leggermente nell’Unione Europea (+2,4% su base annua), mentre le vendite di modelli ibridi hanno registrato un consistente aumento (+17,5%), secondo i dati pubblicati giovedì dall’Associazione dei costruttori di automobili (ACEA). Con quasi 125.000 unità vendute, le auto elettriche hanno subito una flessione in ottobre sui principali mercati (Germania, Francia, Italia), ma hanno tenuto bene nei Paesi già ben elettrificati (Paesi Bassi, Danimarca, Belgio). Al di fuori dell’Europa, il Regno Unito continua a registrare un numero sempre maggiore di auto elettriche (+24,5% in ottobre).A livello mondiale, ottobre 2024 è stato un nuovo mese record per le vendite di auto elettriche, con 1,7 milioni di veicoli venduti (+50% rispetto all’anno precedente), due terzi dei quali in Cina, secondo l’azienda britannica Rho Motion.

Secondo l’ACEA, i dati europei “sottolineano la necessità urgente e critica di intensificare gli sforzi per sostenere la transizione verso i veicoli a emissioni zero”. Sebbene i produttori abbiano incrementato l’offerta di veicoli elettrici, l’acquisto è ancora molto più costoso rispetto agli equivalenti a combustione e ibridi. Tesla, il pioniere delle auto elettriche e numero due del settore in Europa dopo Stellantis, ha visto le sue vendite diminuire del 21% rispetto all’anno precedente. Secondo l’ACEA, l’aumento dei costi dell’energia, la mancanza di sovvenzioni all’acquisto e una rete inadeguata di punti di ricarica impediscono agli europei di passare alle auto elettriche.

I modelli ibridi, più economici, continuano a conquistare il mercato (+17,5%): per il secondo mese consecutivo rimangono i modelli più venduti in Europa, con un terzo del mercato, davanti ai modelli a benzina e diesel che sono in calo (rispettivamente -6,8 e -7,6%). La continua crescita delle vendite di ibridi ha avvantaggiato soprattutto Toyota e Renault.

Considerando tutti i tipi di alimentazione, dopo tre mesi di calo, il mercato europeo è tornato in lieve crescita (con un modesto aumento dell’1,1%), con una ripresa delle vendite in particolare in Spagna e Germania. Tuttavia, il mercato europeo è rimasto a un livello molto basso dall’inizio del 2024, con 8,9 milioni di auto immatricolate (+0,7% su base annua).

Il numero uno europeo Volkswagen ha tenuto bene e ha difeso la sua quota di mercato (28,7% a ottobre, +16,7% su base annua), mentre il numero due Stellantis ha avuto un altro mese negativo (15,1% del mercato, -16,9%), frenato dal calo delle immatricolazioni di Fiat e Citroën in particolare.