auto e furgoni

Euro7, Stati Ue verso accordo lunedì su testo di compromesso annacquato

Stretta sulle particelle inquinanti di gomme e batterie, limiti attuali per le emissioni di scarico. Standard Euro7, un accordo a 27 potrebbe essere vicino. La Presidenza spagnola alla guida dell’Ue porterà lunedì al Consiglio Ue competitività un testo di compromesso sulla proposta della Commissione europea di regolamento sugli standard Euro7 che di fatto si concentrerà su una stretta sulle particelle inquinanti derivate da batterie e pneumatici, mantenendo “approssimativamente il regolamento” attuale degli “Euro 6 per quanto riguarda le emissioni di scarico. E’ questa la tipologia di testo che stiamo sottoponendo ai ministri”, ha chiarito oggi un alto funzionario europeo alla vigilia del Consiglio che si terrà lunedì a Bruxelles.

Un file legislativo “difficile fin dall’inizio”, come viene definito dal funzionario, che ha incontrato la resistenza di un gruppo di otto Paesi (Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria), su cui però la presidenza Ue rimane ottimista di poter trovare un accordo, per avviare il negoziato con il Parlamento europeo. A creare resistenza è la sensazione che l’Unione Europea si stia muovendo verso “un ambiente decarbonizzato per il 2035” con lo stop all’immatricolazione di nuove auto con motori tradizionali, diesel e benzina “e ci si è chiesti se avesse senso andare oltre i regolamenti Euro 6 più vecchi per passare a un regolamento Euro 7”, ha spiegato il funzionario. Il testo di compromesso – ha proseguito – può godere di “un sostegno complessivo” da parte delle Ventisette delegazioni, pur essendoci ancora “un certo numero di questioni che sono ancora aperte”. Che potrebbero essere risolte a livello politico lunedì.

La proposta sui nuovi standard Euro7 è stata avanzata da Bruxelles a novembre dello scorso anno, proponendo di rendere i test sulle emissioni dei veicoli più coerenti con le condizioni di guida reali e di fissare limiti alle emissioni di particolato causate dall’usura di freni e pneumatici (che, secondo Bruxelles, stanno per diventare le principali fonti di emissioni di particolato dai veicoli), con l’obiettivo di ridurre entro il 2035 le emissioni di ossido di azoto (NOx) di auto e veicoli commerciali leggeri del 35 per cento rispetto al precedente standard Euro 6. Gli standard di emissione Euro7 introducono dunque limiti più ambiziosi per gli inquinanti atmosferici, ma non riguardano le emissioni di CO2 che invece sono regolate dal regolamento sull’addio alla vendita delle auto e dei furgoni con motore a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035.

La proposta però è bersaglio politico di un gruppo di Stati membri ridotto ma del peso politico della Germania e dell’Italia, che nei mesi scorsi si sono riuniti nel formato ministeriale per alzare la voce contro la proposta e rimandarne i lavori legislativi, o almeno annacquarne gli obiettivi. Anche se la Commissione sembra intenzionata a portare avanti il dossier, nonostante le critiche. Rispetto a quella della Commissione europea, la proposta della presidenza di Madrid ha ritardato i tempi per l’entrata in vigore delle disposizioni: le scadenze di attuazione di metà 2025 per le auto e metà 2027 per i camion verrebbero posticipate e le automobili e i piccoli camion dovrebbero conformarsi solo 24 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento e 48 mesi per autobus e camion.

Tags:
, ,
Auto elettrica

Il mercato delle auto elettriche supera il 20% ad agosto: è la prima volta in Europa

La quota di mercato delle auto elettriche ha superato per la prima volta il 20% nel mese di agosto in Europa. Era all’11,6% nello stesso mese dello scorso anno. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’associazione dei costruttori automobilistici (ACEA), che mostrano come il mercato nel suo complesso abbia registrato il tredicesimo mese consecutivo di crescita.

Il mese scorso sono state vendute nell’Unione Europea 787.626 unità, pari a una crescita del 21% su base annua. L’aumento è stato particolarmente marcato nei tre mercati più grandi: +37,3% in Germania, +24,3% in Francia e +11,9% in Italia. “Il mercato europeo si sta riprendendo dalla carenza di componenti dello scorso anno”, spiega l’Acea in una nota.

Ad agosto, le immatricolazioni di auto elettriche a batteria nell’Ue hanno registrato un’impennata del 118,1%, raggiungendo 165.165 unità, pari al 21% del mercato. Ad eccezione di Malta (-22,6%), tutti i mercati dell’Ue hanno registrato una crescita percentuale a due o tre cifre, con la Germania, il più grande mercato in termini di volume, che ha registrato una notevole crescita del 170,7%. Il Belgio ha registrato il tasso di crescita più elevato, pari al 224,5%. Nel complesso, le vendite di auto elettriche a batteria sono aumentate di un significativo 62,7%, con quasi 1 milione di unità registrate da gennaio ad agosto.

Il mese scorso, le immatricolazioni di nuove auto ibride-elettriche nell’Ue sono aumentate del 29%, grazie soprattutto alla forte crescita in tre dei quattro mercati principali: Germania (+59%), Francia (+38,7%) e Spagna (+21,5%), mentre l’Italia ha registrato un leggero calo (-2,3%). Il risultato è stato un aumento cumulativo del 28,6%, con quasi 1,8 milioni di unità vendute tra gennaio e agosto, pari a un quarto del mercato.

Le immatricolazioni di nuove auto ibride plug-in nell’Ue sono cresciute del 5,5%, per un totale di 58.557 unità. La forte performance di mercati importanti come i Paesi Bassi (+44,7%), la Francia (+40,5%) e la Svezia (+24,9%) ha contribuito a compensare il calo della Germania (-41,1%), il più grande mercato per questa fonte di energia. Nonostante questa crescita, la quota di mercato delle auto ibride plug-in è scesa dall’8,5% al 7,4% nell’agosto di quest’anno.

La benzina rimane in testa con quasi il 33% del mercato, meno che nell’agosto 2021 (39%). Il diesel rappresenta ora solo il 12,5% del mercato europeo (16% nell’agosto 2021), mentre circa il 7% delle vendite è rappresentato da modelli ibridi plug-in, rispetto all’8,5% dell’anno precedente.

Nei primi otto mesi dell’anno, l’incremento è stato del 17,9%, con 7,1 milioni di auto vendute, anche se ancora al di sotto dei 9 milioni registrati nel 2019, prima della pandemia di Covid-19. Tra le marche e i costruttori, il gruppo Volkswagen rimane leader di mercato con il 27% delle vendite (209.500 unità) ad agosto, davanti al gruppo Stellantis (17%). Renault è terza, con il 9,5%. Tesla ha registrato la crescita più forte in agosto: +247% a 27.300 auto. Il costruttore californiano ha così superato in particolare i marchi Fiat, Citroën, Seat, Cupra e Ford.

Le vendite di Stellantis in Europa (Ue+Efta+Uk) sono cresciute del 6,3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Le unità vendute sono state 145.392, a fronte di 136.723 di un anno fa. Crescono le vendite anche nei primi otto mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2022 (+4,3%) e la quota di mercato passa dal 17% al 19,2%.

torino

Il governo blocca lo stop del Piemonte ai diesel Euro 5. Decreto oggi in Consiglio dei ministri

Il governo è pronto a bloccare lo stop ai diesel Euro 5 in Piemonte, che avrebbe dovuto prendere il via il 15 settembre, e lo farà con un decreto che verrà portato martedì in Consiglio dei ministri. Ad annunciarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che a margine di un convegno sull’acqua organizzato a Roma da Acea, ha offerto i primi dettagli di un provvedimento che, di fatto, fermerà la decisione del governatore piemontese, Alberto Cirio di anticipare di due anni una misura prevista dalle norme europee. Le limitazioni alle auto più inquinanti erano previste dal lunedì al venerdì tra le 8.30 e le 18.30 in 76 Comuni, inclusa la città di Torino. “Il decreto – spiega Pichetto – prevede una serie di azioni di blocco” di quanto previsto dalla delibera regionale “e una ripresa degli accordi del 2017, con una verifica dello stato di attuazione e del cronoprogramma dei nuovi interventi a partire dal 2024″.

Una decisione, quella annunciata dal titolare del Mase, condivisa da tutto l’esecutivo e anticipata poche ore prima dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che durante il question time alla Camera definisce “verosimile” che lo stop al provvedimento piemontese arrivi “già la prossima settimana”. E anche se “resta molto fermo l’impegno del governo a tutela dell’ambiente nel solco degli accordi con l’Europa”, serve un approccio, dice, “in grado di tenere conto delle trasformazioni in atto e delle stringenti regolamentazioni europee senza ricorrere ad azioni estemporanee che rischierebbero di indebolire l’efficacia dell’attuale impianto”. Insomma, va seguita la linea concordata e, allo stesso tempo, il governo lavora per “aumentare gli incentivi per chi ne ha davvero bisogno” così da poter “migliorare il parco circolante”. Anche perché, ricorda il ministro “un quarto dei veicoli circolanti in Italia è Euro 0, 1, 2, 3”, cioè circa “11 milioni”.

Lo stop al provvedimento raccoglie, naturalmente, il favore del vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che già a fine agosto aveva convocato un tavolo tecnico per evitare il “folle divieto” e “tutelare famiglie e imprese”. “Siamo determinati – dice – a difendere l’ambiente, senza estremismi ideologici che non migliorano la qualità dell’aria ma peggiorano le condizioni di centinaia di migliaia di famiglie e lavoratori”.

All’origine del provvedimento voluto da Cirio c’è la procedura di infrazione aperta dalla Commissione Ue verso l’Italia, che nel 2020 è stata condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti e non aver messo in campo azioni sufficienti per ridurre lo smog. Era stato, quindi, chiesto alle Regioni del bacino padano di irrigidire le misure e anticiparle, come il blocco dei motori diesel Euro 5, previsto in origine per il 2025.

auto e furgoni

Appello del settore auto all’Ue: “Sì a transizione green ma bisogna investire sulla competitività”

Un appello urgente “per stimolare la trasformazione dell’industria automobilistica europea e migliorare la competitività”. A lanciarlo è stata l’Acea – l’associazione europea dei costruttori di automobili – insieme ad altri sette rappresentanti della catena del valore automobilistica, compresi i rappresentanti dei sindacati e dei datori di lavoro. In una lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, i firmatari hanno invitato la Commissione europea a dare priorità a sei azioni chiave prima della fine dell’attuale mandato nel 2024: sviluppare una solida strategia industriale, ampliare un mercato europeo a emissioni zero e una catena del valore delle batterie, garantire un contesto normativo stabile e coerente per il settore, migliorare l’agenda per le competenze e il quadro per una transizione giusta, migliorare l’accessibilità dei trasporti e garantire condizioni di parità a livello globale.

I firmatari hanno sottolineato il loro impegno per la decarbonizzazione dei trasporti, sottolineando al contempo che “l’inerzia dei legislatori minerà la trasformazione e la competitività dell’industria automobilistica europea” e “metterà inoltre a rischio l’occupazione in un settore che genera più di 13 milioni di posti di lavoro nell’Ue”.

La Cina fornisce un esempio significativo di strategia industriale mirata a sostegno dell’industria automobilistica nazionale competitiva a livello globale nel settore dell’elettromobilità. Il Reduction Act americano mostra anche che è possibile innescare centinaia di miliardi di investimenti un solido quadro di politica industriale”, si legge nelle prime righe della lettera-appello.

L’invito all’Ue è, quindi, quello di sviluppare “una solida strategia industriale” capace di garantire “condizioni di parità” sia dentro sia fuori l’Unione, ma anche di prevedere “un contesto stabile per gli investimenti” e la promozione di un’industria automobilistica davvero “competitiva”. Passando, naturalmente, da “un pilastro cruciale”, rappresentato dalla garanzia di fonti energetiche “affidabili e competitive, che riducano i costi per cittadini e imprese”.

Lo stop alla produzione di auto a benzina e diesel voluto dall’Unione europea a partire dal 2035 preoccupa l’intero settore, che chiede, quindi, di “ridurre la dipendenza dai paesi terzi su parti critiche della catena del valore”. A cominciare dalla Cina. La trasformazione verde e digitale, dicono i firmatari, “devono andare di pari passo con una transizione giusta. L’Unione Europea – si legge ancora nel testo – deve sostenere una tabella di marcia di trasformazione, soprattutto per le regioni che dipendono da essa”. Si chiedono perciò “inventivi” per “sostenere pienamente gli investimenti verdi e la riparabilità della catena del mercato post-vendita”, ad esempio nell’acquisizione di veicoli nei mercati nuovi e usati.

Il mercato auto europeo continua a crescere: le diesel superano le elettriche

A luglio, il mercato automobilistico europeo ha registrato il dodicesimo mese consecutivo di crescita, superando le 851.000 immatricolazioni, mentre le auto diesel hanno ripreso il sopravvento sulle vendite di auto elettriche. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’associazione dei costruttori automobilistici (Acea). Il mese scorso sono state vendute nell’Ue 851.156 unità, con un aumento del 15,2% rispetto all’anno precedente, con una netta crescita nei quattro mercati più grandi: +19,9% in Francia, +18,1% in Germania, +10,7% in Spagna e +8,7% in Italia.

Per i primi sette mesi dell’anno, l’aumento è stato del 17,6%, con 6,3 milioni di auto nuove vendute – una cifra che è comunque inferiore del 22% rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia di Covid-19. Tuttavia, l’industria automobilistica sta mostrando “segni di ripresa dalle interruzioni di fornitura legate alla pandemia Covid-19“, osserva l’Acea. Il mercato automobilistico europeo è tornato a crescere in modo sostenuto dall’agosto 2022, quando la crisi sanitaria, unita alla carenza di pezzi di ricambio, tra cui componenti elettronici cruciali, gli ha inferto un duro colpo.

Nonostante un aumento vertiginoso del 60,6% a 115.971 unità a luglio, le vendite di auto elettriche rappresentano il 13,6% del mercato, dietro a quelle di auto a benzina (35,8%) e diesel (14,1%), anche se a giugno avevano superato queste ultime per la prima volta nella storia. Tra gennaio e luglio, nell’Ue sono state vendute circa 2,3 milioni di auto a benzina (+14% su base annua), contro 910.000 diesel (-3%) e 820.000 elettriche (+55%). Le ibride hanno rappresentato 1,6 milioni di vendite in questo periodo (+29%) e le ibride ricaricabili, che possono essere collegate a una presa o a un punto di ricarica, 468.000 unità (+2%). Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, “chi deve acquistare una nuova auto è fortemente stimolato a passare ad un’auto elettrica, ma non sempre vede in questo tipo di vettura una soluzione adeguata per tutte le esigenze di mobilità sue e della sua famiglia”, anche perché “i prezzi delle auto elettriche sono ancora molto lontani dalle possibilità di spesa delle masse”.

In termini di marche e produttori, Tesla ha registrato la crescita più forte a luglio, con vendite di quasi 14.000 auto (+650%), anche se è ancora molto lontana dai colossi Volkswagen (233.000 unità, +18%) e Stellantis (144.000 vendite, -6,1%, ma con un +4,1% considerando il periodo gennaio-luglio). Il gruppo Renault ha registrato un aumento delle vendite del 17%, con 90.000 immatricolazioni.

Sarà prodotta in Italia da Pininfarina l’auto elettrica più costosa al mondo

(Photocredit: Pininfarina)

Sarà italiana l’auto elettrica più costosa al mondo. A Cambiano, in provincia di Torino, saranno assemblati a mano i componenti di questo pezzo unico che Automobili Pininfarina presenta in questi giorni a Monterey in California. Un modello, B95, che sarà in vendita a 4,4 milioni. Solo 10 gli esemplari previsti, realizzati consultandosi regolarmente con l’acquirente.

Una produzione appunto artigianale che vedrà le consegne partire nel 2025, in occasione del 95° anniversario di Pininfarina SpA, da qui il numero 95. Mentre la ‘B’ sta per Barchetta.

Questo è il capitolo più entusiasmante della storia di Automobili Pininfarina fino ad ora: stiamo facendo un altro grande passo avanti. L’introduzione del B95 è il terzo dei tre elementi costitutivi essenziali di questa estate per il nostro marchio. Per prima cosa, abbiamo introdotto la Battista Edizione Nino Farina, un’esclusiva celebrazione del figlio di Pininfarina nelle corse, nonché primo Campione del Mondo di Formula 1”, ha commentato l’amministratore delegato Paolo Dellachà. “Il lancio del concetto di design Pura Vision ha poi sbloccato una nuova filosofia di design per tutti i modelli futuri del nostro marchio, in uno spettro di segmenti diversi. Ora, la nostra nuova Barchetta mostra come applicare questi principi di design, con una visione retro-futuristica che fonde i classici temi del motorsport con le più recenti innovazioni tecnologiche, materiali e processi. B95 – conclude il manager – offre la potenza di Battista e tuttavia crea una nuova dimensione dell’esperienza di guida, ridefinendo la vera gioia di guidare. È il primo di un nuovo genere, un oggetto del desiderio che introduce il brivido di prestazioni eccezionali ed elettrificate in una splendida forma a cielo aperto“.

Capitolo prestazioni e motore. La B95 è alimentata dallo stesso propulsore della Battista hyper GT, ma con una messa a punto diversa. Comunque sia, l’accelerazione va da 0 a 60 mph in meno di 2 secondi: B95 raggiunge una velocità massima di oltre 300 km/h. La prima hyper Barchetta puramente elettrica al mondo è dotata di una batteria agli ioni di litio ad alta capacità da 120 kWh che genera una potenza di picco di 1400 kW (1900 CV). Il pacco batteria a forma di T, raffreddato a liquido, è protetto all’interno di un robusto e leggero alloggiamento in fibra di carbonio e può essere caricato utilizzando caricabatterie rapidi CC fino a 270 kW, per una ricarica del 20-80% in soli 25 minuti. Questa potenza viene trasmessa alla strada tramite quattro motori elettrici indipendenti ad alte prestazioni, uno per ogni ruota. Cinque modalità di guida distinte sfruttano la tecnologia Full Torque Vectoring per consentire al guidatore di personalizzare l’erogazione di potenza e la manovrabilità in base alle proprie preferenze e alle condizioni di guida. Nei 4,4 milioni di prezzo d’acquisto è prevista la possibilità di scegliere tra cinque modalità di guida per personalizzare la dinamica di guida: Calma, Pura, Energica, Furiosa e Carattere, che vengono attivate tramite un selettore rotativo tattile e sportivo, situato accanto al volante.

Automobili Pininfarina ora impiega 116 persone nella sua sede centrale di ingegneria a Cambiano, in Italia, e nel centro di innovazione a Monaco, in Germania, in un team che comprende più di 20 nazionalità diverse. La proprietà è 100 per cento indiana, della Mahindra & Mahindra.

Stellantis pronta a confronto con sindacati. Accordo con Mimit a settembre

Un tavolo Stellantis e un piano prima dell’accordo di programma per aumentare la produzione in Italia condivisi con le parti sociali. Tutti saranno coinvolti, assicura il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, nella riunione sul comparto automotive con le organizzazioni sindacali. L’accordo però slitta rispetto alle previsioni del ministro, che più volte aveva parlato di un’intesa da chiudere entro la prima metà di agosto.

Il Tavolo Stellantis, composto da Mimit, azienda, sindacati, Regioni e Anfia, sarà finalizzato alla sottoscrizione, entro la fine dell’anno, di un accordo di programma che abbia un orizzonte al 2030.
Le richieste di confronto trilaterale che i sindacati avevano avanzato alla fine dell’incontro di oggi, sono state accolte. Anche l’azienda conferma il “forte impegno nei confronti del Paese” e di avere instaurato con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy un “dialogo dinamico e costruttivo“.

Siamo pronti a proseguire, dopo la pausa estiva, un cammino, anche con le parti sociali e le organizzazioni di categoria, che si basa su un processo chiaro e su una visione condivisa sul percorso da seguire“, fa sapere Stellantis, che si dice convinta della necessità di “costruire un progetto globale per l’Italia che tenga conto di diversi fattori come le previsioni di mercato, l’accessibilità economica delle auto per i clienti italiani, l’impatto di normative come l’Euro 7 e gli incentivi per mantenere la competitività nazionale come il costo dell’approvvigionamento energetico e le agevolazioni per l’acquisto delle vetture“.

Il piano di lavoro, in via di definizione, potrà essere sottoscritto entro il mese di settembre e sarà articolato seguendo l’incremento dei volumi di produzione dei veicoli così come il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca e sviluppo, rafforzando la presenza in ambiti a elevate potenzialità di sviluppo sia nel breve che nel medio-lungo periodo. L’attenzione sarà anche all’ efficientamento degli impianti, per migliorarne la competitività in termini di costo del lavoro, energia e logistica; all’ accelerazione degli investimenti in transizione energetica e ambientale per migliorare l’impronta di carbonio dei siti produttivi e ridurre il consumo energetico; all’assessment della filiera della componentistica da completare in tempi certi. Sarà necessaria anche una mappatura aggiornata delle competenze presenti nel Gruppo e una proiezione a 5 e 10 anni delle competenze ritenute critiche e dei lavoratori degli stabilimenti Stellantis.

I sindacati chiederanno conto all’azienda di una serie di punti: “Non ha chiarito le scelte di fondo e le loro ricadute produttive e occupazionali sul nostro Paese e in alcuni siti non c’è tranquillità sul futuro“, mette in luce il Segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri. I tempi inizialmente previsti, ricorda, “sono slittati e non è chiaro se l’obiettivo di produrre 1 milione di auto consideri anche i 300mila veicoli commerciali, ad oggi, già prodotti”.

L’obiettivo su cui ci siamo mobilitati , manifestando a Poissy e poi con gli scioperi unitari dei metalmeccanici era un accordo quadro sul piano industriale, che garantisca l’occupazione attuale in tutti gli stabilimenti di produzione di componenti e assemblaggio, e nei centri di ricerca e sviluppo“, sottolineano Maurizio Landini, segretario generale Cgil e Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil.
L’obiettivo, ribadiscono, “deve essere quello di tornare a produrre un milione di auto e 300mila veicoli commerciali leggeri attraverso la realizzazione di un piano che determini il rilancio di tutti gli impianti e gli enti centrali esistenti nel nostro Paese“.

Stellantis

Stellantis corre: utile +37%. Tavares: “Risultati record, pronti alla battaglia con la Cina”

Stellantis corre nel primo semestre 2023 con ricavi netti pari a 98,4 miliardi di euro (+12%) e un utile netto di 10,9 miliardi di euro, in crescita del 37% rispetto al primo semestre 2022. Una “eccezionale performance con risultati record”, la descrive il ceo del Gruppo, Carlos Tavares, ponendo l’accento su come i dati supportano “la nostra sostenibilità a lungo termine e la nostra capacità di realizzare gli ambiziosi obiettivi del piano Dare Forward 2030”. Confermata per il 2023 la guidance. Un risultato che dimostra come il piano in atto stia portando risultati e come sia possibile “gestire la transizione senza metterci a rischio“.

E proprio sulla transizione Stellantis ha deciso di puntare forte. Nel primo semestre, infatti, crescono le vendite sia di auto elettriche (Bev) con un +24% a 169mila unità sia di quelle a basse emissioni (Lev) con un +28% a 315mila unità. Il Gruppo si posiziona al terzo posto nel mercato Eu30 per vendite totali di Bev e al secondo posto nel mercato statunitense per vendite di Lev. Nessun problema sulla fornitura di materie prime per le batterie, che secondo Tavares è “sotto controllo”: “Crediamo di esserci assicurati le forniture fino al 2027 e siamo sulla buona strada per assicurarle fino al 2030“. Anche sull’ambizioso impegno di raggiungere net zero al 2038 si procede spediti: l’impronta di carbonio globale nel 2022 ha segnato una riduzione di intensità del 3,8% nell’intero ambito degli obiettivi 1-2-3 per ogni veicolo venduto rispetto al 2021. Nel campo dell’elettrico, Stellantis non teme neppure la concorrenza di Tesla. “Siamo fortunati perché siamo più redditizi di Tesla”, dice l’amministratore delegato conversando con i giornalisti. E sorride: “La Tesla sta entrando nel nostro mondo. La loro redditività è scesa dal 17% al 10,5%. Le nostre vendite Lev e Bev crescono, ma dobbiamo fare di più. Ora che Tesla è nel mio mondo sarà una sfida eccitante“.

La competizione più impegnativa, però, è quella con la Cina. Complice, secondo il ceo di Stellantis, la direzione presa dall’Europa. “All’Unione Europea parlo da sei anni, non vogliono ascoltare. Oggi il dogmatismo si scontra con la realtà. L’offensiva cinese è qui, con i suoi costi competitivi”, ma noi “siamo pronti per la battaglia”, dice combattivo l’ad. “Non sarà facile, però è eccitante e siamo in una buona posizione per vincere la battaglia”. Nient’altro da dire, quindi, a Bruxelles: “E’ meglio mettere le energie nel combattimento, piuttosto di cercare di fare lobby con gente che non vuole ascoltare”. Una stoccata all’Ue, che arriva fino al regolamento sull’Euro7 colpevole, secondo il ceo, di rischiare di affossare alcune auto indissolubilmente intrecciate con la vita degli italiani. “Alcuni regolamenti vanno in direzione opposta rispetto a quello che vorrebbero i cittadini italiani. In Italia c’è un’auto importante come la Fiat Panda, fa parte del lifestyle italiano, della Dolce vita, è orientata alla famiglia. Se continuiamo a supportare regole molto costose per un beneficio marginale in termini ambientali, allora uccidiamo la Panda. E questo non è interesse dell’Italia, attacca il modo di vivere italiano. L’Italia, infatti, non supporta l’Euro7: è la cosa giusta da fare”, spiega. Un supporto, però, Tavares lo chiede anche ai Governi, soprattutto per quanto riguarda gli incentivi all’acquisto di auto elettriche. “Abbiamo osservato che in molti Paesi europei, come in Italia e in Germania, appena vengono ritirati i sussidi, gli ordini collassano”. D’altronde, chiude, “se si vuole proteggere la produzione nazionale, non si può essere autofobici”.

A giugno volano immatricolazioni auto elettriche, +66,2% in Ue. Sorpassato diesel

Aumentano le immatricolazioni di auto a giugno in Europa ed è boom dell’elettrico che per la prima volta sorpassa il diesel. I dati sono quelli del report mensile di Acea, l’associazione dei costruttori europei, secondo cui il mercato automobilistico dell’Ue è cresciuto del 17,8% a 1 milione di unità immatricolate. In generale, il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale (Ue+Efta+Uk) registra ancora una crescita del il 18,7% in più dello stesso mese del 2022 con 1.265.678 immatricolazioni.

Inoltre, la quota di mercato delle auto elettriche a batteria è passata dal 10,7% al 15,1%, superando per la prima volta la quota del diesel. Secondo i dati Acea, le auto ibride-elettriche sono rimaste la seconda scelta più popolare tra gli acquirenti di auto nuove, rappresentando il 24,3% del mercato. Sempre a giugno, le nuove immatricolazioni di auto elettriche a batteria nell’Ue sono aumentate di un significativo 66,2%, raggiungendo le 158.252 unità. Sono esplosi in particolare i mercati di Paesi Bassi, Germania, Francia e Belgio.

Anche le auto ibride, che inquinano un po’ meno e permettono di beneficiare dei bonus acquisto, hanno fatto un forte progresso e rappresentano il 24,3% del mercato, trainate da Germania, Francia e Italia. Separatamente, le vendite di ibridi ricaricabili (che possono essere collegati a una presa o a un terminale) sono in calo su base annua con l’annullamento dei sussidi all’acquisto in alcuni paesi e rappresentano il 7,9% del mercato.

La benzina, invece, rimane la principale  in Ue con il 36,3% delle vendite a giugno, in crescita dell’11%. Fatta eccezione per l’Ungheria (-1,4%), tutti i mercati dell’Ue sono cresciuti, compresi i quattro maggiori: Germania (+24,8%), Spagna (+13,3%), Francia (+11,5%) e Italia (+9,1%). Nella prima metà del 2023, segnala Acea, le nuove immatricolazioni di auto in Ue sono aumentate in modo significativo (+17,9%), raggiungendo i 5,4 milioni di unità. I miglioramenti degli ultimi mesi indicano che “l’industria automobilistica europea si sta riprendendo dalle interruzioni dell’approvvigionamento causate dalla pandemia“, spiega l’associazione dei costruttori europei. Tuttavia, i volumi cumulati sono inferiori del 21% rispetto al 2019. La maggior parte dei mercati della regione è cresciuta in modo significativo nei primi sei mesi del 2023, compresi i quattro maggiori: Spagna (+24,0%), Italia (+22,8%), Francia (+ 15,3%) e Germania (+12,8%).

Per quanto riguarda l’elettrico la maggior parte dei mercati dell’Ue ha registrato notevoli guadagni percentuali a due e tre cifre, compresi i maggiori, come Paesi Bassi (+90,1%), Germania (+64,4%) e Francia (+52,0%). Ciò ha contribuito a una crescita da inizio anno del 53,8%, con 703.586 unità vendute tra gennaio e giugno.
Le nuove immatricolazioni di auto ibride-elettriche sono aumentate del 32,4% a giugno, raggiungendo le 254.100 unità, aggiunge Acea. Questa crescita è stata guidata principalmente da guadagni sostanziali nei maggiori mercati del blocco: Germania (+59,1%), Italia (+29,9%), Francia (+27,9%) e Spagna (+22,7%). Cumulativamente, le vendite di auto ibride-elettriche hanno registrato un notevole aumento del 27,9% da gennaio a giugno, raggiungendo quasi 1,4 milioni di unità e conquistando il 25% del mercato.

In Francia parte sperimentazione sull’autostrada A10 per la ricarica a induzione di auto e camion

Due tecnologie che consentono ai veicoli elettrici di ricaricarsi durante la guida saranno presto testate sull’autostrada A10 vicino a Parigi. Da un lato, bobine magnetiche infilate sotto l’asfalto ricaricheranno le batterie per induzione, come i telefoni cellulari. Dall’altro, un binario inserito a filo dell’asfalto permetterà ai veicoli dotati del sistema di collegarsi al suolo. Ad annunciarlo è il concessionario Vinci Autoroutes.

Questi sistemi di “strada elettrica” potrebbero accelerare la rivoluzione in atto nell’industria automobilistica: consentono ai veicoli elettrici di viaggiare più a lungo, senza fermarsi per ricaricarsi, e senza dover trasportare batterie troppo pesanti e che consumano materiali rari.

La “strada elettrica” sarà essenziale per la rapida elettrificazione dei veicoli commerciali pesanti, la maggior parte dei quali è ancora alimentata a diesel, secondo i rapporti presentati al Ministero dei Trasporti francese nell’estate del 2021. Sulla A10, l’idea è di testare queste soluzioni ad alta velocità. L’obiettivo è quello di “chiarire gli ultimi interrogativi rimasti prima di implementare queste tecnologie su larga scala, su centinaia o migliaia di chilometri“, spiega Louis du Pasquier, responsabile del progetto presso Vinci.
I primi test saranno effettuati nel settembre 2023 a Rouen su una pista chiusa di proprietà di Cerema, un ente pubblico sotto l’autorità del Ministero francese della Transizione Ecologica. Questi sistemi di ricarica dinamica saranno poi installati su quattro chilometri della corsia di destra della A10 in direzione Parigi-Orléans, a monte della barriera di pedaggio di Saint-Arnoult-en-Yvelines. I caricabatterie funzioneranno solo con i veicoli compatibili.

Ci sono ancora diversi ostacoli da superare: secondo le relazioni presentate al Ministero, l’induzione non è potente ed è costosa da installare, mentre la rotaia può intasarsi e causare problemi soprattutto alle due ruote. Oltre all’induzione e alla rotaia conduttiva, in Germania si sta sperimentando una terza soluzione, che utilizza una catenaria come per i tram: è “la più avanzata dal punto di vista tecnico”, ma fornisce energia solo ai camion e i piloni necessari a bordo strada pongono problemi di sicurezza, sottolinea la relazione.

La start-up Electreon, che fornisce il sistema di induzione, ha già progetti in Israele, Svezia, Stati Uniti e Italia, dove Fiat sta testando la ricarica di una piccola 500. Il consorzio Elonroad, che fornisce il sistema ferroviario, lo sta testando nel sud della Svezia dal 2019. L’esperimento sulla A10 avrà una durata di tre anni e un costo di 26 milioni di euro, con il sostegno del piano pubblico France 2030 attraverso la Banca pubblica per gli investimenti (BPI). Hutchinson, una filiale di TotalEnergies, produrrà le bobine e l’Università Gustave-Eiffel testerà l’efficacia delle varie soluzioni.