Da 1/8 aumento a sorpresa pedaggi autostrada. Poi Salvini chiede passo indietro

Caldo e traffico potrebbero non essere le uniche sfide che dovranno affrontare gli italiani prossimi alle vacanze. Mentre Anas prevede il bollino rosso nel primo weekend di luglio, dall’emendamento dei relatori al decreto Infrastrutture, attualmente in commissione Ambiente alla Camera, emergono aumenti dei pedaggi autostradali: a partire dall’1 agosto, per tutti i veicoli. “La misura del canone annuo corrisposto direttamente ad Anas è integrata di un ulteriore importo, calcolato sulla percorrenza chilometrica, pari a 1 millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a 1 millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5 a decorrere dal primo giorno del mese successivo a quello di entrata in vigore del presente comma – si legge nel documento -. Il canone così integrato è incrementato ogni due anni con decreto del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze nella misura corrispondente all’indice di inflazione rilevato”.

Nella relazione tecnica dei relatori si precisa che l’incremento consentirà ad Anas “di coprire in modo definitivo il fabbisogno di risorse che negli ultimi anni è strutturalmente aumentato” e che “ammonta a circa 90 milioni di euro annui, corrispondenti agli introiti aggiuntivi attesi dall’incremento del canone. In particolare, gli introiti attesi sono stati stimati prendendo a riferimento i volumi di traffico rilevati nel 2023 – pari a circa 87 miliardi di veicoli chilometro – e tenendo in considerazione l’andamento incrementale rilevato nella prima parte del 2024 (il consuntivo definitivo relativo all’annualità 2024 non è ancora disponibile)”. Per il 2025 si stimano dunque introiti per circa 37 milioni di euro. E di cifre parla anche il Codacons, prevedendo “una vera e propria stangata estiva da 90 milioni di euro, studiata per colpire gli automobilisti nel periodo di maggior utilizzo della rete autostradale”.

Dalle parti della maggioranza poco filtra, se non un “disappunto” (lato Fratelli d’Italia) per un emendamento che sembra essere stato voluto dalla Lega. E in serata il leader del Carroccio e ministro dei Trasporti Matteo Salvini chiede di ritirare l’emendamento, “firmato dai relatori di tutte le forze di maggioranza”, precisa il Mit in una nota.

E intanto le opposizioni lanciano bordate. A cominciare dal Pd, con la segretaria Elly Schlein che sul profilo Facebook pubblica un post del 2018 di Giorgia Meloni contro gli aumenti dei pedaggi e tuona: “Tasse e propaganda, nient’altro. Anche oggi Giorgia Meloni prova a mettere una tassa in più, stavolta sugli italiani che vanno in vacanza. Vuole aumentare i pedaggi autostradali da agosto, per colpire quando c’è più traffico di viaggia per le ferie. E lo fa con un emendamento presentato all’ultimo su un decreto, perché in fondo l’unica necessità e urgenza dei decreti del governo è quella di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Abbiamo già presentato un sub emendamento per fermarli”. Sub-emendamento “soppressivo” presentato peraltro anche dal Movimento 5 Stelle, per mano del vicepresidente della commissione Ambiente, Agostino Santillo.

“Altro colpaccio della maggioranza Meloni-Salvini-Tajani – sbotta il leader Giuseppe Conte sui social – hanno proposto l’aumento dei pedaggi in autostrada dal 1 agosto, così aggiungiamo un altro po’ di carovita per le vacanze (a chi se le può permettere). Stiamo dando subito battaglia in Parlamento per fermare questo ulteriore aumento”. A confermare le barricate anche il capogruppo Dem al Senato, Francesco Boccia: “Dopo l’aumento certificato delle tasse, arriva la prova che anche le tariffe aumentano”, “ci opporremo con tutte le nostre forze a questo emendamento”. Durissimo Riccardo Magi di +Europa, che definisce gli aumenti “una vigliaccata”, come anche Angelo Bonelli (Avs), secondo cui “mentre milioni di italiani si preparano alle vacanze estive, il governo Meloni ha pensato bene di fare loro un bel regalo”, ma “i cittadini non possono essere sempre il bancomat di un governo che non ha visione e agisce solo per slogan e propaganda”.

Sul piede di guerra anche le associazioni dei consumatori. Il Codacons aggiunge che “la cosa più grave è che i soldi garantiti dall’aumento dei pedaggi non andrebbero né alla manutenzione delle strade, tantomeno alla sicurezza stradale, ma servirebbero per coprire spese extra quali illuminazione e costi di gestione vari”. Secondo Assoutenti, “ogni ulteriore aumento è inaccettabile e del tutto ingiustificato, se si considera che il servizio reso agli utenti non appare migliorato”, mentre per l’Unione nazionale consumatori “se fosse confermato sarebbe vergognoso”: “Certo cose, come gli investimenti infrastrutturali, vanno finanziati con la fiscalità generale, nel rispetto del criterio della capacità contributiva fissato dall’art. 53 della Costituzione e non alzando a casaccio i pedaggi autostradali” lamenta il presidente dell’Unc, Massimiliano Dona.

Nel 2023 porti europei hanno gestito 3,4 miliardi di tonnellate di merci

Nel 2023, i porti marittimi dell’Unione europea hanno gestito circa 3,4 miliardi di tonnellate di merci (peso lordo totale). Il volume di merci è diminuito del 3,9% rispetto al 2022 (3,5 miliardi di tonnellate) ed è aumentato del 5,0% rispetto al 2013 (3,2 miliardi di tonnellate). Sono i dati di Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Ue. Nell’infografica INTERATTIVA di GEA in una grande torta sono illustrati i diversi tipi di merci movimentate nei porti europei.

Al G7 Salvini in pressing su Ue per salvare auto: “Siamo circondati da cinesi”

(Photo credit: MIT)

Al G7 dei trasporti in corso a Milano, il ministro Matteo Salvini alza il volume su auto, nucleare e grandi opere. “Sacrosanto parlare coi cinesi. Spero di andare presto in Cina, avere buoni rapporti è fondamentale”, ma “distruggere un settore produttivo e imprenditoriale come quello dell’auto per l’ideologia di sinistra, per cui bisogna andare tutti in giro a piedi, a cavallo o in monopattino è spalancare le porte di casa nostra alle moto e alle macchine cinesi, che hanno prezzi fuori mercato rispetto ai nostri, perché non ci sono le normative sindacali e ambientali. E’ una follia, l’Europa dovrà ripensare a questa marcia ideologica”, sottolinea il vicepremier a margine dell’evento.

Non va giù al segretario leghista anche che la nuova Alfa Romeo ‘Milano’ sia prodotta in Polonia. “Che dia lavoro a operai, a terzisti, a piccole imprese fuori dal territorio italiano non rende onore alla storia di questo marchio, di questa azienda. La gestione degli ultimi anni non rende merito al sacrificio di tanti operai e di tanti ingegneri e delle precedenti proprietà”, continua Salvini, che aggiunge: “Io tifo sempre italiano però a Mirafiori e non solo, dove gli operai sono in cassa integrazione, è rimasto ben poco di italiano. Sono un liberale e per il libero mercato però faremo tutto il possibile per evitare… non so se avete visto che alle spalle del Duomo c’è un marchio cinese… per evitare che ormai siamo circondati”. Il riferimento è alla vetrina del concessionario Byd, gruppo cinese leader mondiale nelle auto elettriche, proprio dietro al duomo meneghino. Il concetto, Salvini, lo rimarca anche in apertura della prima sessione di lavoro ‘Futuro della Mobilità’ all’interno del G7 Trasporti, sottolineando le responsabilità dell’Europa che mette al bando i motori tradizionali aiutando la produzione cinese.

Il vicepremier ribadisce anche il suo ‘sì’ al nucleare. “L’unico modo per abbassare le bollette è prevedere anche il nucleare, ormai assolutamente pulito e sicuro. Ci sono aziende italiane che stanno lavorando in Europa e noi diciamo di no… Ci sono 400 centrali funzionanti nel mondo, siamo circondati e le nostre imprese non possono pagare di più”, dice a margine dei lavori. Il tema è, aggiunge Salvini, che “troppi ‘no’ frenano lo sviluppo. Per ogni opera pubblica, in Italia spunta qualche comitato del No. Per questo, negli ultimi anni è stato difficile investire”. Parlando ai colleghi ministri, puntualizza inoltre che proprio questi comitati “ritengono le nuove infrastrutture inutili, obsolete, dannose per l’ambiente. E il giudizio non cambia nemmeno per infrastrutture strategiche come la Tav o il ponte sullo stretto di Messina che invece avranno effetti positivi a cascata”. La tragedia alla centrale idroelettrica di Suviana? Bisogna “capire chi eventualmente ha sbagliato” ma pure in questo caso – conclude – non vorrei “che qualcuno mettesse in discussione anche l’idroelettrico”.

Ciafani: “Il governo rallenta la transizione, decida in che direzione andare”

Legambiente dedica il suo congresso all”Italia in cantiere‘. E non è un controsenso. “Negli anni del Covid e della crisi economica, dei disastri causati dalle guerre, ci siamo più volte interrogati su come potevamo aiutare il Paese a diventare più indipendente dal punto di vista energetico e delle materie prime e dall’altra parte su come fare in modo che l’Italia possa contribuire a ridurre le tensioni a livello internazionale, spesso causate dall’accaparramento delle risorse naturali“, spiega il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

‘Cantiere’ non è una parola che spaventa gli ambientalisti?

A volte. Ma abbiamo voluto esorcizzarla, perché per fare tutte le opere, gli impianti e le infrastrutture della transizione ecologica bisogna aprire tanti cantieri, bisogna farli realizzare e chiuderli in tempi brevi. Bisogna evitare cantieri che vanno in direzione opposta, penso alle fossili, o al Ponte sullo stretto di Messina, perché l’Italia deve andare velocemente nella direzione della decarbonizzazione. Ce lo chiede il Pianeta, ce lo chiedono le famiglie e le imprese che pagano bollette sempre più pesanti, e credo sia la risposta migliore rispetto agli eventi estremi che continuano a flagellare il nostro Paese con frequenze sempre più importanti e potenza sempre più distruttiva“.

Pensa che il governo stia dedicando la giusta attenzione alla transizione?

Sulle politiche energetiche questo governo sta andando in continuità con quello precedente, ma più in generale, sulla transizione ecologica, sta rallentando il processo. Perché non si può da una parte agire per liberarci dalla dipendenza delle fossili, sviluppando le rinnovabili, e dall’altra autorizzare nuovi impianti di rigassificazione, come quelli fissi che si vorrebbero realizzare a Gioia Tauro in Calabria o a Porto Empedocle in Sicilia. Si deve decidere in quale direzione si vuole andare. Noi vogliamo la direzione della liberazione dell’Italia dalla dittatura delle fossili. C’è purtroppo chi nel Paese crede che queste due visioni, della transizione e del vecchio modello produttivo, possano continuare a coesistere“.

Il congresso coincide con l’inizio della COP28 di Dubai. Spaventa l’assenza di Biden e Xi?

Non è benaugurante l’assenza dei presidenti degli Stati Uniti e della Cina, anche se l’accordo firmato qualche settimana fa è importante e può dare una mano al Pianeta. L’assenza di Papa Francesco invece è solo fisica, perché la sua voce ricorrerà nelle stanze della COP28 ed è un elemento che speriamo possa far ricredere i Paesi che ad oggi non vogliono un nuovo accordo per andare oltre quello di Parigi del 2015 e speriamo che si possano mettere tutte quelle tessere per fare in modo che l’accordo per la lotta alla crisi climatica si concretizzi“.

Le azioni più urgenti per una buona riuscita della conferenza delle parti?

Serve spingere sulle innovazioni e sulle rinnovabili nei paesi industrializzati, nei Paesi emergenti e bisogna aiutare i Paesi in via di sviluppo non solo a partire dall’era delle rinnovabili senza passare da gas e carbone, ma anche aiutarli per gestire quelle perdite importanti che, all’interno dei Paesi in via di sviluppo, creano disastri umani e sono la conseguenza dei disastri ecologici che vediamo in tutto il Pianeta“.

Piano Mattei, in Cdm arriva il decreto sulla governance con cabina di regia e struttura di missione

di Dario Borriello

La partita entra nella fase caldissima. Domani, 3 novembre, alle ore 11, in Consiglio dei ministri arriverà il decreto legge che definisce la governance del Piano Mattei, il progetto su cui il governo, e la premier Giorgia Meloni, puntano per ampliare la cooperazione con l’Africa e fare dell’Italia l’hub energetico d’Europa, favorendo lo sviluppo delle popolazioni locali per frenare i flussi migratori dal sud del Mediterraneo. Gli obiettivi del Piano, infatti, sono quelli di costruire un “nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza“.

Sono diversi anche gli ambiti di intervento. Dalla cooperazione allo sviluppo alla promozione delle esportazioni e degli investimenti, l’istruzione e formazione professionale, la ricerca e innovazione, la salute, l’agricoltura e sicurezza alimentare, l’approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, ma anche la tutela dell’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici, l’ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, nonché la valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, il sostegno all’imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile. Il governo, però, allo stesso tempo intende promuovere l’occupazione sul territorio africano, anche per prevenire e contrastare l’immigrazione irregolare.

Il Piano Mattei prevede, poi, “strategie territoriali riferite a specifiche aree del continente africano, anche differenziate a seconda dei settori di azione“, e avrà una durata quadriennale, con possibilità di rinnovo e aggiornamento “anche prima della scadenza“.

Per portare avanti il progetto sarà istituita una cabina di regia, guidata dal presidente del Consiglio e composta dal ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con funzioni di vicepresidente, e dagli altri ministri, oltre al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dai presidenti dell’Ice-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, di Cassa depositi e prestiti e Sace. Inoltre, ne faranno parte i rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, del sistema dell’università e della ricerca, della società civile e del terzo settore, rappresentanti di enti pubblici o privati, esperti nelle materie trattate, individuati con un Dpcm che sarà varato entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto.

Per assicurare “supporto al presidente del Consiglio dei ministri per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica del governo” sul Piano Mattei verrà istituita, sempre presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, anche una struttura di missione, alla quale è preposto un coordinatore, articolata in due uffici di livello dirigenziale generale, compreso quello del coordinatore, e in due uffici di livello dirigenziale non generale, il cui coordinatore sarà individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica. Alla sdm è assegnato pure un contingente di esperti e avrà a disposizione risorse annue per 500mila euro.

Altro punto importante del decreto è la relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano Mattei, che il governo dovrà trasmettere alle Camere (con l’ok della cabina di regia) entro il 30 giugno di ogni anno.

commissione ue

Energia, in vigore norme Ue per per proteggere le infrastrutture critiche

Due direttive per proteggere le infrastrutture critiche e digitali dell’Unione europea da futuri attacchi ibridi. In attesa del confronto tra i Paesi membri Ue sulla proposta di raccomandazione della Commissione per la resilienza di gasdotti e cavi marini, sono entrati in vigore sul territorio comunitario i pezzi cruciali della legislazione comunitaria per armonizzare la prevenzione e la risposta in particolare alle “minacce informatiche, criminalità, rischi per la salute pubblica e catastrofi naturali“.

Le recenti minacce alle infrastrutture critiche dell’Ue hanno tentato di minare la nostra sicurezza collettiva“, ha sottolineato la Commissione europea, facendo riferimento al sabotaggio di fine settembre dello scorso anno dei due gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico. A questo si aggiungono i “nuovi rischi derivanti dall’aggressione della Russia all’Ucraina” sulle infrastrutture energetiche e di sicurezza dei Ventisette, per cui Ue e Nato hanno deciso di istituire una task force congiunta e il gabinetto von der Leyen ha presentato cinque linee-guida per la loro protezione: stress test, aumento della capacità di risposta attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue, identificazione satellitare delle minacce, rafforzamento della cooperazione internazionale e implementazione della legislazione comunitaria. Proprio come dimostra l’entrata in vigore della direttiva Nis2 e della direttiva Cer, che dovranno essere recepite nel diritto nazionale dei Paesi membri entro 21 mesi.

La direttiva aggiornata Nis 2 (Network Information Systems) garantirà l’ampliamento dei settori e delle tipologie di entità critiche che rientrano nel campo di applicazione: energia, trasporti, salute e infrastrutture digitali, compresi fornitori di reti e servizi pubblici di comunicazione elettronica, servizi dei centri dati, gestione delle acque reflue e dei rifiuti, enti della pubblica amministrazione e settore sanitario. Lo scopo è definire le regole minime per un quadro normativo e stabilire i meccanismi per la cooperazione tra le autorità competenti in ogni Stato membro. Saranno rafforzati i requisiti di gestione del rischio che le aziende sono tenute a rispettare e saranno snelliti gli obblighi di segnalazione degli incidenti con disposizioni più precise sul contenuto e tempistica. Grazie alla direttiva Nis2 sarà anche istituita formalmente la rete dell’Organizzazione europea di collegamento per le crisi informatiche (Eu-CyCLONe), che sosterrà la gestione coordinata di incidenti e crisi di cybersicurezza su larga scala.

La direttiva sulla resilienza dei soggetti critici (Cer) sostituisce invece quella del 2008, per rafforzare la resilienza delle infrastrutture critiche da rischi naturali, attacchi terroristici, minacce interne e sabotaggio. Saranno coperti in totale 11 settori, dall’energia ai trasporti, dalla sanità all’acqua potabile e le acque reflue, fino a infrastrutture digitali, spazio e settore alimentare. Gli Stati membri dell’Unione dovranno adottare una strategia nazionale ed effettuare valutazioni periodiche almeno ogni quattro anni, per identificare le entità considerate critiche o vitali per la società e l’economia. A loro volta i soggetti critici dovranno identificare i rischi rilevanti che possono interrompere in modo “significativo” la fornitura di servizi essenziali, adottare misure appropriate per la sicurezza e notificare alle autorità nazionali gli incidenti che causano interruzioni. A questo si aggiunge l’identificazione degli enti “di particolare rilevanza europea“, ovvero quelli che forniscono un servizio essenziale a sei o più Stati membri: in questo caso la Commissione Ue può proporre – con l’accordo delle capitali interessate – di valutare le misure messe in atto per soddisfare gli obblighi previsti dalla direttiva Cer.

autostrada

Oltre 25 mld per infrastrutture e mobilità moderni e sostenibili entro il 2026: se ne parlerà all’evento ‘How can we govern Europe?’ a Roma

L’obiettivo della Missione 3 ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’ è quello di “rendere, entro il 2026, il sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile, in grado di rispondere alla sfida della decarbonizzazione indicata dall’Ue”. Per questa milestone il Pnrr assegna 25,40 miliardi di euro, di cui 24,77 dedicati agli investimenti sulla rete ferroviaria e 0,63 alla intermodalità e logistica integrata. Di questo tema parlerà una delle tavole rotonde dell’evento ‘How can we govern Europe?’, organizzato da Eunews e GEA, che si terrà il 29 e 30 novembre a Roma, all’Europa Experience David Sassoli. Il titolo del panel, che si svolgerà martedì 29 novembre, sarà ‘Mobilità sostenibile: i nuovi paradigmi del trasporto e della
logistica e il ruolo del PNRR nell’adeguamento delle infrastrutture‘.

La base di partenza è nei numeri: allo stato attuale il 90% del traffico passeggeri in Italia avviene su strada, con una media di 860 miliardi di passeggeri/km all’anno. Su ferro, invece, viaggia soltanto il 6% dei cittadini, mentre in Europa la media è 7,9 percento. Questo comporta che il trasporto sia tra i settori maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti, con un contributo pari al 23,3% delle emissioni totali di gas serra, nonostante la riduzione del 2,7% dal 1990 al 2017, secondo i dati dell’Annuario Ispra 2020. La Commissione Ue ha fissato come obiettivo di raddoppiare gli spostamenti ferroviari ad alta velocità entro il 2030, per poi triplicarli entro il 2050. Inoltre, entro il 2030 il trasporto intermodale su rotaia e su vie navigabili interne dovrà essere in grado di competere in condizioni di parità con il trasporto esclusivamente su strada.

Nel Pnrr italiano, la voce relativa alle proposte di interventi infrastrutturali e tecnologici nel settore ferroviario prevedono lo sviluppo dell’alta velocità/capacità e la velocizzazione della rete ferroviaria per passeggeri e merci, il completamento dei corridoi ferroviari Ten-T, il completamento delle tratte di valico, il potenziamento di nodi, direttrici ferroviarie e reti regionali e la riduzione del gap infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese. In particolare, al Nord si potenzieranno le tratte ferroviarie MilanoVenezia, Verona-Brennero e Liguria-Alpi, migliorando i collegamenti d’Oltralpe con i porti di Genova e Trieste; al Centro si rafforzeranno due assi Est-Ovest (Roma-Pescara e Orte-Falconara), riducendo significativamente i tempi di percorrenza e aumentando le capacità; inoltre, verrà potenziata e velocizzata la linea adriatica da Nord a Sud.

L’Alta Velocità sarà poi al Sud, con la conclusione della direttrice Napoli-Bari, l’avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina e la realizzazione dei primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia. Un’attenzione particolare è riservata alle ferrovie regionali, per le quali saranno realizzati interventi di upgrading, elettrificazione e investimenti per aumentarne la resilienza, in particolare nel Mezzogiorno, per omogeneizzare ed elevare gli standard prestazionali delle infrastrutture esistenti sia per il traffico viaggiatori che per quello merci. Gli interventi prevedono l’adeguamento di alcune linee regionali (tra cui Canavesana, Torino-Ceres, Bari-Bitritto, Rosarno-San Ferdinando, Sansepolcro-Terni, Benevento-Cancello, la rete gestita da Ferrovie del Sud-Est, Ferrovie Appulo Lucane) agli standard tecnici della rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza. Ulteriori interventi (tra cui Circumvesuviana e Cumana, Circumetnea, CosenzaCatanzaro, Raddoppio Andria-Barletta) sono finanziati a valere su risorse nazionali.

Per centrare l’obiettivo sono necessarie alcune riforme, però. Come l’accelerazione dell’iter di approvazione del Contratto tra il Mit (ex Mims) e Rfi; l’accelerazione dell’iter di approvazione dei progetti ferroviari, dunque “sono anticipate al Pfte tutte le osservazioni/prescrizioni delle varie Amministrazioni/Enti, consentendo quindi di recepirle, con evidenti economie di tempi e risorse, nella successiva fase di Progettazione Definitiva, viene vincolato sotto il profilo urbanistico il territorio interessato dall’opera (contenuto nel corridoio), inibendo di conseguenza l’attività edificatoria da parte dei terzi con un risparmio economico per espropri nella fase realizzativa, viene ridotto il tempo complessivo per l’iter autorizzativo dei progetti (Pfte e Pd o Pe) dagli attuali 11 mesi a 6 mesi (pari al 45% del tempo complessivo)”.

Ci sono poi gli investimenti sull’Alta velocità. Al Sud la Napoli-Bari (al completamento del progetto la tratta sarà percorribile in 2 ore, rispetto alle attuali 3 ore e 30 minuti), la Palermo-Catania-Messina e la Salerno-Reggio Calabria, che avrà una riduzione totale di percorrenza di 80 minuti. Al Nord il Piano prevede i collegamenti con il resto d’Europa: la Brescia-Verona-Vicenza, la Liguria-Alpi e la Verona-Brennero. Nel Centro-Sud, inoltre, è essenziale anche migliorare la connettività trasversale attraverso linee diagonali ad alta velocità (Roma-Pescara; rafforzamento Orte-Falconara; Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia). Senza dimenticare lo sviluppo del sistema europeo di gestione del trasporto ferroviario (Ertms), il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani e dei collegamenti nazionali chiave, il potenziamento delle linee regionali, il potenziamento, elettrificazione e aumento della resilienza delle ferrovie nel Sud, dove è in programma anche il miglioramento delle stazioni ferroviarie.

Per la messa in sicurezza, il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico della rete stradale, con una forte componente di ammodernamento tecnologico attraverso un sistema di monitoraggio digitale avanzato, poi, sono previste alcune riforme: l’attuazione delle Linee guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti e il Trasferimento della titolarità delle opere d’arte (ponti, viadotti e cavalcavia) relative alle strade di secondo livello ai titolari delle strade di primo livello (autostrade e strade extraurbane principali).

Per l’altro obiettivo della Missione 3, ovvero l’Intermodalità e la logistica integrata, ci sono sono il potenziamento della competitività del sistema portuale italiano in una dimensione di sostenibilità e sviluppo delle Infrastrutture intermodali sulla base di una pianificazione integrata; il miglioramento della sostenibilità ambientale, la resilienza ai cambiamenti climatici ed efficientamento energetico dei porti; la digitalizzazione della Catena logistica e del traffico aereo; la riduzione delle emissioni connesse all’attività di movimentazione delle merci. Per quanto concerne gli ambiti di intervento e le misure, per lo sviluppo del sistema portuale sono previsti investimenti per interventi mirati alla sostenibilità ambientale dei porti, i cosiddetti ‘Green ports’, e tre riforme: semplificazione delle procedure per il processo di pianificazione strategica; attuazione del regolamento che definisce l’aggiudicazione competitiva delle concessioni nelle aree portuali: semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti di ‘cold ironing’.

Per raggiungere l’obiettivo della intermodalità e logistica integrata sono previste tre riforme: semplificazione delle transazioni di importazione/esportazione attraverso l’effettiva implementazione dello Sportello unico dei controlli; l’interoperabilità della Piattaforma logistica nazionale (Pnl) per la rete dei porti, al fine di introdurre la digitalizzazione dei servizi di trasporto passeggeri e merci; la semplificazione delle procedure logistiche e digitalizzazione dei documenti, con particolare riferimento all’adozione della Cmr elettronica, alla modernizzazione della normativa sulla spedizione delle merci, all’individuazione dei laboratori di analisi accreditati per i controlli sulle merci. Infine, sono previsti anche due investimenti, il primo sulla digitalizzazione della catena logistica, e il secondo sull’innovazione digitale dei sistemi aeroportuali.