Pnrr, Italia prima a chiedere quinta rata entro fine anno

I 52 obiettivi della quinta rata del Pnrr sono verificati. L’Italia, prima tra gli Stati membri, presenterà alla Commissione europea la richiesta di pagamento per i 10,5 miliardi di euro previsti. Intanto, a giorni arriveranno i 16,5 miliardi di euro della quarta rata, che faranno salire complessivamente la quota già incassata a circa 102 miliardi di euro, più della metà dell’intero Piano.

Un altro obiettivo estremamente importante“, rivendica Giorgia Meloni dopo la cabina di regia. Un “grande risultato“, ribadisce, che “testimonia ancora una volta lo straordinario lavoro portato avanti in questi mesi“. Tra gli obiettivi previsti nella quinta rata ci sono l’aggiudicazione degli appalti del settore idrico, l’elettrificazione della linea ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta Ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. In tema di ambiente sono previsti interventi per il potenziamento delle condotte, della depurazione e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti.

La Cabina di regia di oggi permetterà al Governo di dare seguito alla richiesta di pagamento entro fine anno, per, spiega il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, “proseguire nell’azione di sostegno alla crescita economica e per raggiungere, con i nuovi investimenti inseriti nel piano, gli obiettivi del potenziamento della competitività industriale, della transizione verso energie pulite e dell’indipendenza energetica dell’Italia”.

Le risorse e le opere programmate dal Piano, assicura Fitto, sono “salvaguardate“: andranno a implementare le riforme e ad alimentare nuovi investimenti strategici per “la crescita strutturale dell’Italia“, commenta il ministro. L’anno di lavoro sul Pnrr è stato “positivo“, osserva, e la collaborazione con la Commissione europea “costruttiva“. Il macro obiettivo è “mettere concretamente a terra i progetti, per dare una risposta tangibile, in termini di efficienza ed efficacia dell’azione governativa, alle legittime aspettative delle imprese e degli italiani“.

Sotto la guida del presidente Giorgia Meloni e del ministro Raffaele Fitto il governo – scrive sui social la ministra delle Riforme, Elisabetta Casellatiha lavorato compatto, smentendo ancora una volta i detrattori con risultati concreti“.

Patto di Stabilità, Meloni: “E’ una partita aperta, non svenderò l’Italia”

Formalmente, il Patto di stabilità non è all’ordine del giorno del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre. Ma la questione è certamente al centro del dibattito: “Mancherei di onestà intellettuale se non affrontassi per primo il tema che in questo momento vede maggiormente impegnata l’Italia e che avrà ricadute molto importanti sulla credibilità e sul futuro dell’Unione“, spiega Giorgia Meloni all’Aula di Montecitorio.

Roma lavora alla riforma da mesi, in condizioni negoziali, tiene a ricordare la premier, “non semplici“. L’approccio è “costruttivo e pragmatico“, per bilanciare la solidità dei bilanci nazionali e la sostenibilità dei loro debiti pubblici, senza dimenticare la crescita e il sostegno agli investimenti. Oggi la posizione dell’Italia è “credibile e seria”, rivendica la presidente, soprattutto “grazie all’azione del ministro Giorgetti“. Ed è proprio grazie a una ritrovata credibilità internazionale che, dice, “nonostante una trattativa difficilissima siamo ancora in partita“. L’accordo finale è stato posticipato a una nuova riunione dell’Ecofin, che verrà convocata nei giorni successivi al Consiglio europeo con il mandato di chiudere l’accordo entro l’anno. “A Bruxelles hanno capito che la posizione del governo non si basa sul classico ‘tiriamo a campare’ ma su una politica di bilancio seria e rigorosa che anche oggi voglio rivendicare“, insiste Meloni. Le modifiche chieste dall’Italia non sono per “sperperare risorse senza controllo“, ma il contesto è “eccezionale” e richiede una governance adeguata.  E, nella replica, Meloni precisa che non è disposta a dare l’assenso “a una riforma del Patto di stabilità che nessun governo italiano potrebbe in futuro rispettare”, perché “preferisco da una vita essere accusata di essere isolata che essere accusata di aver svenduto l’Italia”.

Anche sul Pnrr l’Italia ha avuto la sua rivincita, “grazie all’impegno encomiabile di tutto il governo, e del ministro Fitto in particolare, abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione e l’attuazione”, scandisce. Oggi questi risultati, vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e “da tutti gli analisti economici“. Eppure, osserva la leader di Fdi, nei mesi della campagna elettorale, la volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico diverso da quello attuale “veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l’Italia con un piede fuori dall’Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici“. La tenacia ha premiato: “Con perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo, si doveva fare ed è stato fatto“.

Cop28, Meloni annuncia: “100 mln a fondo perdite e danni”. A Dubai firmato accordo Mase-Fao

La prima volta di Giorgia Meloni alla Cop. La premier fa il suo esordio alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, la 28esima della storia, e alla platea di Dubai non si presenta a mani vuote. Annunciando, infatti, che l’Italia “fornirà al fondo Loss&Damage 100 milioni di euro per aiutare a raggiungere gli obiettivi” che si pone l’assemblea.

La presidente del Consiglio spiega: “Il mondo che voglio vedere è quello in cui la natura, la nutrizione e gli esseri umani sono uniti e la ricerca è capace di aiutare ad ottimizzare quel legame, facendo in modo che ci siano delle colture resilienti verso il cambiamento climatico, ma anche creando nuove tecniche più innovative e moderne, che possano migliorare sia la qualità che la quantità dei raccolti, riducendo gli impatti negativi come per esempio il consumo di acqua eccessivo. Questo è quello in cui ci siamo impegnando“. Un discorso a 360 gradi, ma senza dimenticare la parte più importante, quella delle risorse, che dall’osservatorio di Palazzo Chigi “devono essere dedicate proprio al sistema alimentare“. Non a caso ricorda che “questo è uno degli scopi del fondo italiano sul clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato al continente africano“.

Perché nell’agenda della premier il Piano Mattei occupa sempre lo spazio di primo piano: “Una sostanziale parte del nostro progetto per l’Africa – ribadisce a Dubai –, che è basato sulla cooperazione con il continente africano, è diretto al settore agricolo. Ma il nostro scopo non è fare beneficenza, l’Africa non ha bisogno di elemosina, ma di qualcosa di diverso: la possibilità di competere su un campo da gioco che sia equo”. Perciò esorta ad “aiutare questo continente a prosperare basandosi sulle sue risorse, visto che ha il 65% delle terre arabili presenti al mondo e ciò implica che con una adeguata tecnologia e un adeguato addestramento possa soddisfare il proprio bisogno e la propria crescita economica“.

Altro punto importante toccato da Meloni è quello del sistema di relazioni, perché “le nazioni a livello individuale non possono fare molto“. Tra gli obietti della Presidenza italiana del G7, il prossimo anno, c’è proprio quello di intensificare i rapporti con i partner internazionali. Ad esempio spingendo perché “ad accompagnare gli sforzi pubblici ci sia il coinvolgimento di investimenti privati, per assicurare un mercato aperto alla libera competizione, ma protetto dalla concorrenza sleale“. Del resto, il capo del governo riconosce che “essere efficaci ed efficienti richiederà molte risorse che il settore pubblico da solo non sarà in grado di mobilitare“. Ma, sempre secondo Meloni, “essere in grado di mobilitare molte risorse non sarà sufficiente se non riusciremo ad assicurare facilitare l’accesso alle risorse rafforzando la promozione di un clima finanziario favorevole e lavorando a sistemi di assicurazioni connessi ai rischi climatici, come sta facendo l’Italia“. Ecco perché ritiene il ruolo delle banche multilaterali per lo sviluppo “essenziale, ma – avverte – devono riformarsi e adattarsi ai contesti odierni“.

A Dubai l’Italia porta a casa anche un accordo di primo livello. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, firma infatti una lettera d’intenti con il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, per il sostegno ad azioni climatiche a livello globale, con investimenti in particolare in Medio Oriente, Africa e Stati insulari in via di sviluppo, oltre all’implementazione dell’attuazione della Strategia sul cambiamento climatico e della Strategia Fao sulla ‘Mainstreaming Biodiversity nei Settori Agricoli’. “Rinnoviamo il nostro impegno a promuovere la crescita sostenibile della produttività agricola, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra“, commenta il responsabile del Mase. Attualmente, la collaborazione tra il dicastero di via Cristoforo Colombo e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione si basa su due principali linee di attività: la partnership sulle Bioenergie con il Global Bioenergy Partnership e la promozione della Climate Smart Agriculture attraverso il progetto ‘International Alliance for Climate Smart Agriculture’. Ora il campo di azione di allarga, facendo segnare un nuovo punto all’Italia.

Cop28, Meloni vola a Dubai e guarda all’Africa: Piano Mattei in filigrana

Giorgia Meloni vola a Dubai con lo sguardo rivolto all’Africa.

La 28esima Conferenza dell’Onu sul clima si muove su tre binari: l’aumento dell’ambizione di mitigazione delle emissioni climalteranti, l’ampliamento delle azioni di adattamento al cambiamento e la questione della finanza climatica.

Su nutrizione e adattamento la premier italiana ha deciso di intervenire in due eventi settoriali di alto livello domani, 1 dicembre. Nel primo parlerà in particolare di nutrizione, toccando questioni care ai Paesi africani, che si intrecciano a stretto giro con il suo Piano Mattei. Sull’Africa, l’Italia confermerà gli impegni, ribadendo l’intenzione di destinare al Continente gran parte del suo Fondo per il Clima.

Il tema principale al centro del vertice è il ‘global stocktake‘, cioè il primo ‘tagliando’ dell’accordo di Parigi siglato nel 2015, per fare il punto sullo stato di attuazione dell’Accordo di Parigi e indirizzare i prossimi traguardi per il quinquennio 2025-2030. Gli obiettivi della presidenza emiratina, ai quali l’Italia ha aderito sono diversi: triplicare le rinnovabili installate entro il 2030 e portare il tasso medio annuo globale di miglioramento nell’efficienza energetica dal 2,2% al 4%; rafforzare l’attenzione al nesso fra cambiamenti climatici e resilienza dei sistemi alimentari, inserendo nelle principali strategie nazionali su clima e ambiente anche i piani nazionali tesi alla trasformazione dei sistemi alimentari; dare impulso alla finanza per il clima.

In questo contesto, è atteso un annuncio finanziario importante da parte degli Emirati. Come per la Cop27 di Sharm el-Sheikh, che ha dovuto fare i conti con il conflitto in Ucraina, la guerra entra anche nella Cop28, che si apre con un minuto di silenzio per “tutti i civili morti nell’attuale conflitto a Gaza” chiesto dal presidente egiziano Sameh Choukri. Il tema della sicurezza, declinato anche in chiave sicurezza energetica, sarà comunque all’ordine del giorno.

La sera di domani, 1 dicembre, l’Italia offrirà un concerto del Teatro alla Scala con molti degli ospiti della Cop28, organizzato in collaborazione con la Farnesina e il sostegno dell’Eni. Sabato 2 dicembre è previsto invece l’intervento di Meloni in plenaria, intorno alle 11.30 del mattino. Nei due giorni di permanenza, saranno diversi i bilaterali tenuti dalla premier con gli altri leader. Con la premier, ci saranno anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, e la sua vice, Vannia Gava.

Ad aprire i lavori della plenaria, il 2 dicembre, ci sarebbe dovuto essere Papa Francesco in persona. I medici del Pontefice gli hanno però sconsigliato il viaggio, dato il suo stato di salute. Bergoglio ha una bronchite acuta, anche se non ha più la febbre. “Speriamo che quanti interverranno nella Cop28 siano strateghi capaci di pensare al bene comune e al futuro dei loro figli, piuttosto che agli interessi di circostanza di qualche Paese o azienda – ha twittato oggi -. Possano così mostrare la nobiltà della politica e non la sua vergogna“. La Santa Sede sarà comunque a Dubai, con il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, e il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Nell’area Expo verrà inaugurato il Faith Pavillon, istituito dall’Interfaith Center for Sustainable Development insieme al Muslim Council of Elders. E’ il primo del suo genere nella storia delle Cop e promuove l’impegno religioso e il dialogo interreligioso nell’attuazione di misure efficaci per affrontare la crisi climatica. Con al-Tayyeb, Francesco avrebbe dovuto firmare la Dichiarazione ‘Confluence of Conscience’. “Il Papa è in via di guarigione, solo che non voleva esporsi a rischi, questo secondo l’indicazione data dai medici”, spiega Parolin su Vatican News. Le modalità di partecipazione della Santa Sede sono allo studio in queste ore: “Stiamo vedendo adesso. Di solito io ho a tutte le Cop, penso quindi che andrò questa volta anche io ma naturalmente riducendo la permanenza. Poi – ricorda – c’è la delegazione che si ferma per tutte e due le settimane dei lavori, io parteciperei solo alla prima parte dei lavori”.

benzina diesel

Scontro Meloni-Renzi su accise carburanti: “Parla col tuo amico bin Salman”

La benzina accende il fuoco dello scontro tra Giorgia Meloni e Matteo Renzi. La presidente e il leader di Italia viva si trovano di fronte al premier question time del Senato e bastano poche ‘gocce’ per far divampare l’incendio.

E’ metà pomeriggio quando Renzi prende la parola per introdurre l’interrogazione del suo gruppo: due minuti il tempo a disposizione, che utilizza per pungere sul vivo. Tra i temi messi sul tavolo c’è anche quello dei carburanti: “Aveva detto in un meraviglioso spot, del quale voglio darle atto che è stata una ‘straordinaria attrice’, che le accise sulla benzina erano uno scandalo, ma lei le ha aumentate, rispetto al governo Draghi“. Anche in politica viene dimostrato il terzo principio della Dinamica, quello secondo cui ‘ogni azione ha una reazione uguale e contraria’. Quella di Meloni non si fa attendere, tre minuti il tempo a disposizione: “Non abbiamo la bacchetta magica per fare i miracoli, perché, per esempio, il costo della benzina dipende soprattutto dalle scelte che fanno i Paesi che detengono il petrolio“. E qui arriva la zampata della premier, che dirige lo sguardo direttamente al suo interlocutore, quasi bypassando l’intermediazione della Presidenza del Senato, come regolamento impone: “Se ci volesse dare una mano con il suo amico Mohammad bin Salman, forse ci aiuterebbe ad abbassare il prezzo della benzina. Dato che ha buoni rapporti, faccia da ponte per aiutare gli italiani“.

Dai banchi della maggioranza si leva un forte applauso e qualche risata divertita. La controreplica del presidente di Iv, è proprio il caso di dirlo, è altra benzina sul fuoco. “Noi siamo qui per aiutarla rispetto alle sue evidenti difficoltà. Ci siamo passati tutti – continua Renzi -, quando si è al suo posto si è abituati ad avere intorno un coro di adulatori che ti dicono bravo, i laudatores che ti fanno gli applausi e uno tende a crederci alle cose che dice. Per il mio Paese le do una mano su qualsiasi cosa e lei lo sa – si fa più serio -, ci sono centinaia di sms a dimostrarlo. Il punto è che lei si trova a guidare un Paese non con lo stile di una che fa la campagna all’opposizione, ma con il fatto che non sta governando la situazione economica delle famiglie“.

Lo scambio in aula tra i due protagonisti finisce qui, perché queste sono le regole. Ma le notizie intanto rimbalzano fino a Bratislava, dove Adolfo Urso si trova per la cerimonia della messa in funzione del terzo reattore della centrale nucleare di Mochovce, realizzato da Enel in sinergia con i partner slovacchi. Via social il ministro delle Imprese e del Made in Italy ribatte alle accuse: “Si possono avere opinioni diverse, ma non si può falsare la realtà – scrive su X -. Il prezzo della benzina oggi in Italia ha toccato il suo minimo annuo a 1,81 euro al litro. I prezzi dei carburanti sono in calo da due mesi, così come l’inflazione che nel nostro Paese ad ottobre ha segnato l’1,7%, ben al di sotto della media europea“. Fonti del Mimit, poi, fanno notare che Renzi “evidentemente è così lontano dalla realtà italiana da non conoscere l’andamento del prezzo della benzina“. L’impressione è che il fuoco delle polemiche resterà alto ancora per un bel po’.

Meloni si prepara a vedere Scholz: piano d’azione Roma-Berlino

Giorgia Meloni si prepara a incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz tornando a Berlino scortata da ben sette ministri. La giornata di domani è carica di impregni: un collegamento con la riunione dei capi di Stato e di governo del G20. Quindi l’apertura dei lavori del Business Forum e del Vertice intergovernativo.

Ad accompagnare la premier, i ministri Antonio Tajani (Esteri), Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese), Marina Elvira Calderone (Lavoro), Anna Maria Bernini (Università). Chi non sarà coinvolto nel Business Forum avrà i bilaterali separati, nelle diverse cancellerie.

Nel pomeriggio, il vertice Meloni-Scholz e la firma del Piano d’Azione per la cooperazione strategica tra i due Paesi, prima della plenaria conclusiva del vertice.
Comunanza di interessi strategici e di sicurezza, vicinanza e profondità di rapporti fra la società civile e le culture, sistemi produttivi simili: la Germania è il primo partner economico dell’Italia, primo mercato di destinazione dell’export italiano al mondo, primo fornitore dell’Italia e ospita una comunità di oltre 870mila italiani residenti, la seconda comunità italiana all’estero in assoluto, dopo quella in Argentina. Le due nazioni vantano un interscambio superiore ai 100 miliardi di euro, cresciuto dai 112,6 miliardi del 2016 al valore record di 168,5 miliardi del 2022 (+16,7% rispetto al 2021), e i primi sette mesi del 2023 confermano questa tendenza. E’ la prima Nazione straniera per numero di imprese in Italia (1.712) con 193.000 occupati.
Anche per questo, sono diversi i temi su cui i due leader si impegnano a cooperare. Filtra la volontà di approfondire l’asse tra i Paesi, portandolo a un livello nuovo e più strutturato.

Il Piano d’Azione che Roma e Berlino si preparano a firmare prevede un’intensificazione del dialogo bilaterale in tutti i settori. Un preambolo e cinque capitoli tematici, focalizzati su: economia, innovazione e coesione sociale; clima, energia e ambiente; politica estera e di Difesa; agenda europea e migrazione; contatti people-to-people e cultura.

La cooperazione energetica è un ambito a elevato potenziale. Il ruolo che l’Italia si propone di vestire, come hub energetico del Mediterraneo, porterebbe benefici anche alla Germania. Roma sfrutterà le interconnessioni esistenti, tra cui l’oleodotto Tal, che serve la Germania da Trieste. Tra le nuove iniziative, la Commissione ha incluso tra i Progetti di Comune Interesse Ue il ‘South H2 Corridor’, per il trasporto dell’idrogeno che collega il Nord Africa, l’Italia, l’Austria e la Germania. Partendo dall’energia, l’Africa è un dossier sempre presente per l’Italia: il consolidamento di pace, stabilità e crescita è al centro dell’impegno che il Paese ha preso verso il Continente, con iniziative a tutto campo.

Italia e Germania lavorano a livello europeo anche sul settore automotive, per assicurare competitività ai rispettivi settori industriali caratterizzati da un crescente livello di complementarietà. Accanto alla tradizionale integrazione produttiva, c’è dinamismo nella cooperazione bilaterale in campo della difesa e dell’aerospazio. Altri settori di interesse sono i servizi e le infrastrutture e quelli più innovativi come intelligenza artificiale o biotecnologie, che possono beneficiare di una crescente collaborazione a livello di ricerca scientifica.

Quanto alla competitività europea, internamente si punta a creare un quadro regolatorio ‘fit for business’, che alleggerisca le imprese e stimoli l’innovazione per rafforzare la resilienza e la competitività della Ue. Esternamente, invece, l’obiettivo è promuovere una politica commerciale aperta capace di rafforzare la sicurezza economica dell’Italia attraverso la diversificazione di approvvigionamenti e dei mercati di esportazione. Ecco perché il governo Meloni chiede processi di riconversione e transizione che tengano conto anche della sostenibilità economica e sociale.

Ue, Meloni: Per Green Deal ridurre dipendenze strategiche o sarà insostenibile

Imporre a “tappe forzate” alcuni provvedimenti del Green Deal senza aver prima ridotto le dipendenze strategiche è un “errore” che rischia di “impattare pesantemente” sui cittadini, che potrebbero trovarsi a pagare un “prezzo insostenibile” alla doppia transizione.
Alla vigilia di un consiglio europeo che “non sarà semplice“, la premier Giorgia Meloni torna a insistere sull’importanza di non trascurare la sostenibilità economica e sociale della doppia transizione. E’ un punto su cui promette di insistere: “Il governo continuerà a sostenere la necessità di un approccio pragmatico e non ideologico alla transizione“, garantisce. Parla di valutazioni di impatto affidabili, criteri di gradualità e strumenti di incentivazione e di accompagnamento per le imprese e per i cittadini.

Il 26 e 27 ottobre in Europa terrà banco il conflitto in Medioriente e la difficile gestione delle tensioni tra Hamas e Israele. “Prima e più che una serie di provvedimenti concreti, mi aspetto una discussione franca sulla visione e sulla missione che vogliamo svolgere come europei in un mondo che ci sollecita a sfide sempre più stringenti e sempre più drammatiche“, tuona la presidente del Consiglio in aula al Sentato.

E non trascura il peso della transizione che significa, davanti a uno scacchiere geopolitico impazzito, sicurezza e indipendenza.  “Se ben impostata“, precisa, può essere uno “straordinario strumento per rafforzare la competitività europea“. Ma se portata avanti con un “approccio miope“, può portare a una “irreparabile desertificazione industriale del continente“.

L’Italia, in Europa, sosterrà tutto ciò che “parla di autonomia strategica, sostanzialmente di sovranità“, spiega Meloni nelle comunicazioni al Senato. Si riferisce al Chips Act sui semiconduttori, al critical raw materials Act, sulle materie prime critiche, e a Step, l’iniziativa per le tecnologie critiche. “In buona sostanza mi riferisco a tutto ciò che serve a sostenere la doppia transizione limitando e auspicabilmente diminuendo la nostra dipendenza dai Paesi terzi, in particolare modo dalla Cina e dai Paesi asiatici“, spiega.

Sulla via dell’indipendenza, Roma punta tutto sulla proposta del Piano Mattei per l’Africa, sostenendo la necessità di integrare il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, definendo un “errore” rivedere il bilancio solo per aumentare gli aiuti all’Ucraina, perché “se non fossimo in grado di rispondere alla conseguenze che il conflitto in Ucraina genera per i nostri cittadini finiremmo inevitabilmente per indebolire anche il sostegno a quella causa“, mette in guardia. Non sarà una “cosa astratta“, tranquillizza l’Aula, assicurando che ci sarà un passaggio parlamentare per un “confronto a 360 gradi“. Il Piano, rivendica, “fa guardare l’Italia con molto interesse. Puntiamo a essere pionieri di un nuovo approccio con l’Africa. E’ un’iniziativa strategica italiana di politica estera, come non ne ho viste tante in passato“. La strategia si intreccia inevitabilmente con l’emergenza migranti. Per questo, in Consiglio, l’Italia si prepara a sostenere l’implementazione dell’accordo con la Tunisia, l’attuazione piena del Piano di azione in dieci punti della Commissione, il varo di una missione navale con le autorità del Nord Africa. Sull’ultimo punto però la premier italiana vuole essere chiara: “Per ottenere questa disponibilità è necessario un radicale cambio di rapporto con quelle autorità, basato sul rispetto e non su un approccio paternalistico e predatorio, come purtroppo spesso è accaduto in passato“.

Un anno di governo Meloni: Borsa e fiducia su, mentre prezzi, bollette e industria giù

Il 22 ottobre di un anno fa Giorgia Meloni e i ministri del suo governo giuravano davanti al capo dello Stato. Quasi un mese dopo le elezioni, quel sabato mattina al Quirinale partiva ufficialmente l’azione politico-amministrativa della maggioranza di centrodestra.

All’epoca la tensione era alta, sulla scia della guerra in Ucraina, sul fronte gas. Ad agosto il prezzo nella borsa di Amsterdam era arrivato a toccare i 350 euro per megawattora. Si ipotizzava addirittura un lockdown energetico in caso di un inverno particolarmente freddo e un problema sulle forniture. Inoltre l’esecutivo italiano era in prima fila a Bruxelles per imporre un tetto al prezzo del metano, poi partorito a dicembre.

Altro fronte caldo, derivante proprio dal caro-bollette e non solo, era l’inflazione: +11,8% quella certificata da Istat ad ottobre, record da 40 anni. Il carrello della spesa iniziò a diventare proibitivo per alcuni, tant’è che i consumi – fino ad allora sostenuti come risposta al dopo pandemia – hanno iniziato a scendere in volume.

Palazzo Chigi varò comunque una legge di Bilancio che conteneva numerosi bonus energia per famiglie e imprese, ma per non stressare ulteriormente i conti pubblici, decise di revocare prima a dicembre e poi a gennaio 2023 gli sconti sulle accise dei carburanti. Risultato: il prezzo di benzina e diesel a Capodanno fece un balzo di circa 30 centesimi. Rincaro che scatenò la protesta dei consumatori e che portò a un decreto cosiddetto anti-speculazione che – nonostante i vari embarghi e price cap imposti su petrolio e carburanti russi – incontrò un inaspettato calo delle quotazioni del greggio, tirate giù dalla debolezza cinese che invece si pensava fosse più forte dopo l’eliminazione delle ultime restrizioni Covid.

Contemporaneamente un inverno mite permise un calo della domanda di gas e la moltiplicazione di rigassificatori in giro per l’Europa attenuò le tensioni sul prezzo che scese di oltre l’80% dai massimi nel 2022 nei primi mesi di quest’anno. Tutto ciò ha contribuito a ridurre l’inflazione, che a settembre – ultimo dato disponibile – è calata al 5,3%. Dimezzata in pratica nei confronti del picco proprio di ottobre-novembre dello scorso anno.

I prezzi hanno iniziato a scendere anche perché quelli alla produzione hanno subito momenti quasi di deflazione, una tendenza innescata dalla stretta aggressiva decisa dalla Banca centrale europea nel tentativo di portare l’inflazione al 2% classico. I tassi di interesse sono saliti ininterrottamente fino a settembre arrivando al 4,5%, top da quasi 15 anni. Un costo del denaro più caro ha spinto mediamente gli interessi sul credito al consumo al 10,6% e quelli sui mutui al 4,6% ad agosto, in base alle ultime rilevazioni di Bankitalia. Per un Paese come l’Italia, seduto su oltre 2.800 miliardi, tassi così alti significano maggiori costi per alimentare questa massa di indebitamento. Tant’è che nella recente Nadef presentata dal governo si ipotizza che fra tre anni gli interessi arriveranno a costare qualcosa come 100 miliardi l’anno. Risorse ovviamente che vengono tolte da eventuali politiche di sviluppo. Per quelle c’è solo il Pnrr, che per metà è comunque altro debito, con l’Italia che pende sempre più dai verdetti di Bruxelles per poter incassare gli assegni legati alle varie tranche. Ora si attende la quarta.

Nonostante mutui e prestiti più cari, una frenata dei consumi, un‘industria in netta frenata e un petrolio sui massimi del 2023, complice anche la recente guerra scoppiata in Israele, la fiducia dei consumatori italiani – secondo l’Istat – è nettamente superiore a quella di un anno fa, lo spread è più basso rispetto ad ottobre 2022 e Piazza Affari è a +27% nei confronti di un anno fa. Il dato del Pil del terzo trimestre – che sarà pubblicato a fine mese – sarà decisivo: dopo il -0,4% di aprile, maggio, giugno in parte generato dalla maxi alluvione nella ricca Emilia-Romagna, bisogna vedere se l’Italia entrerà in recessione tecnica o se il turismo aiuterà il governo a confermare le stime di un +1,2% per quest’anno. Finché c’è Pil, c’è speranza. La Germania, in forte contrazione, lo sa bene.

Medioriente, rischio effetto domino su economia. Italia rinvia anche Med Dialogues

Il rischio di un effetto domino sull’economia è più che concreto. Non è difficile immaginare che sulla scrivania di Giorgia Meloni, al piano nobile di Palazzo Chigi, passino continui aggiornamenti sull’andamento delle borse, oltre a un flusso di informazioni costante sulle evoluzioni delle tensioni in Medio Oriente.

Il fronte è caldissimo non solo per la questione umanitaria, su cui anche la premier continua a battere sperando che si possa aprire uno spiraglio che consenta di far tacere le armi, ma anche per le conseguenze che il conflitto può, anzi sta già avendo sui mercati di gas, petrolio e molte altre voci che compongono il paniere del commercio internazionale. Il quantum dei vari rimbalzi sulla vita di famiglie, cittadini e imprese si comprenderà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma gli effetti si stanno già riverberando sull’attività di ogni governo. Compreso quello italiano, costretto a tirare il freno dei negoziati con i Paesi dell’Africa su quello che la premier ha chiamato Piano Mattei. Un progetto di cooperazione per fare dell’Italia l’hub energetico d’Europa, attraverso accordi per investire in diversi Paesi della sponda sud del Mediterraneo. La presentazione sarebbe dovuta avvenire il prossimo mese di novembre, al vertice Italia-Africa in programma a Roma, ma i venti di guerra del Medio Oriente hanno costretto a cancellare le date e spostare tutto al prossimo anno.

Adesso arriva anche un altro slittamento importante. A comunicarlo è la Farnesina: “A causa della congiuntura internazionale attuale, anche la IX edizione dei Med Dialogues, prevista a Roma dal 2 al 4 novembre prossimi, è rinviata al 2024, a data da destinarsi”. Un segnale che dà chiaramente la misura del livello di incertezza che offre lo scenario internazionale. Così come le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell’Ordine ‘Al merito del lavoro’, sono un monito da tenere in grande considerazione. “La storia ci chiama a un’ora di responsabilità”, dice infatti il capo dello Stato, sottolineando che “l’aggressione russa in Ucraina, il barbaro attacco di Hamas contro Israele con la spirale di violenze che si è perseguita, la destabilizzazione che rischia di coinvolgere l’intero Medio Oriente, per restare solo nell’area del Mediterraneo allargato, reclamano un’Europa capace di esercitare la propria positiva influenza”, testimoniando “con convinzione i propri valori di pace, cooperazione, rispetto dei diritti delle persone e dei popoli”.

Tra gli effetti della guerra israelo-palestinese sull’Italia, c’è anche quello sui flussi di persone e merci sul territorio nazionale. Il governo, infatti, ha deciso di reintrodurre i controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen. La decisione è stata comunicata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alla vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, al commissario agli Affari interni, Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Ue, Thérèse Blanchet, e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen. Palazzo Chigi spiega che “l’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa ha aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione. Un quadro ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022)”. L’esempio portato è il Friuli Venezia Giulia: “Dall’inizio dell’anno sono state individuate 16mila persone entrate irregolarmente” e “nelle valutazioni nazionali le misure di polizia alla frontiera italo-slovena non risultano adeguate a garantire la sicurezza richiesta”. L’Italia comunque assicura che “le modalità di controllo saranno attuate in modo da garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”.

Meloni in Mozambico e Congo: “Piano Mattei va scritto insieme, allargare cooperazione”

Credit Photo: Palazzo Chigi

La situazione geopolitica rallenta ogni progetto, anche quelli dell’Italia ovviamente. Meglio, quindi, ribadire la volontà di andare avanti nel Piano Mattei di cooperazione con l’Africa, e farlo di persona. Perciò Giorgia Meloni ha compresso al massimo la sua visita diplomatica accorpando Mozambico e Congo in un’unica giornata, pur di lasciare un segno tangibile ai partner della sponda sud del Mediterraneo sulle intenzioni del suo governo.

È stata anche l’occasione giusta per spiegare ai suoi interlocutori, de visu, le motivazioni che hanno indotto l’esecutivo a rinviare la Conferenza Italia-Africa dal prossimo mese di novembre ai primi di gennaio del nuovo anno. “Per cercare di capire meglio il quadro della situazione internazionale, che intanto sta evolvendo”, spiega Meloni a Maputo, nel punto stampa con il presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Nyusi. Durante il quale lancia altri segnali ai Paesi del continente con cui sono state intavolate negoziazioni in questi mesi. “Il Piano Mattei va scritto insieme. Perché non ci sarebbe niente di nuovo se pretendessimo di scrivere uno da presentare all’Africa”. Che, tradotto dal linguaggio diplomatico, significa: nonostante tutto quello che sta accadendo in Medio Oriente, la strada è tracciata e non ci tireremo indietro.

Soprattutto in uno quadro geopolitico come quello attuale, dove l’energia, che è il fulcro del progetto governativo, rischia di vivere una nuova fase di crisi dopo quella attraversata con la guerra in Ucraina. Meloni, infatti, non nasconde di essere “abbastanza preoccupata dallo scenario generale”, ovvero il conflitto tra Israele e Palestina. Anche se poi aggiunge che “c’è un lavoro da poter fare, come stiamo facendo, per evitare un’escalation che porti a un conflitto regionale, quindi molto più esteso” e che rischierebbe di finire fuori controllo.

In questo risiko, dunque, torna ad assumere un peso ancora maggiore il lavoro diplomatico con l’Africa, ripartendo dalle nazioni con cui c’è già una porta ben aperta. Come il Mozambico: “Le nostre nazioni – dice Meloni – hanno lunghissimo portato di cooperazione e sono legate da un’amicizia profonda”. Al punto da poter spiegare pubblicamente che dal suo punto di vista “e da quello del presidente Nyusi” i rapporti “possono allargarsi a nuove e maggiori forme di collaborazione”.

Sebbene “il fiore all’occhiello è il settore energetico, soprattutto grazie alla presenza sul territorio di Eni”, perché “i giacimenti scoperti al largo delle coste settentrionale del Mozambico sono una enorme enorme opportunità”, ci sono comunque altri campi da esplorare. L’agricoltura, ad esempio. L’Africa, sottolinea la premier, “ha il 60% di terre coltivabili che non sempre vengono coltivate”, dunque “il know-how e la tecnologia italiana possono aiutare a rendere le aziende più grandi e più competitive anche a livello internazionale”. Così come si può “sviluppare un partenariato che consenta al continente africano di poter valorizzare di più le tante risorse di cui dispongono: dalle materie prime e la capacità di processarle sul territorio al turismo”. Sempre con un approccio che la premier definisce “non predatorio”, ragion per cui “il Piano Mattei, peraltro, è sostenuto dal nostro Fondo clima”, con “il 70% dedicato all’Africa: parliamo di circa 3 miliardi di euro, un investimento sicuramente importante con il quale vorremmo anche spingere a un nuovo approccio e a una nuova cooperazione con l’Ue”. Ovviamente, con la leadership nel Mediterraneo affidata all’Italia.