Zelensky: “Incontro con Putin solo dopo garanzie sulla sicurezza”. Record di droni e missili russi

Il bilaterale con il presidente russo, Vladimir Putin, potrà avvenire soltanto “dopo un accordo sulle garanzie di sicurezza per Kiev”. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parlando con un gruppo di giornalisti. “Vogliamo raggiungere un’intesa sull’architettura delle garanzie di sicurezza entro sette-dieci giorni. E sulla base di tale intesa, intendiamo organizzare un incontro trilaterale” che includa il presidente americano Donald Trump, ha precisato il leader ucraino. Esclusa l’ipotesi di Mosca, il faccia a faccia, dovrebbe avvenire “in Austria, Svizzera o Turchia”. “Riteniamo giusto – ha detto Zelensky– che l’incontro si svolga in un paese europeo neutrale”. Tenere questa riunione a Budapest “non sarebbe facile” vista la vicinanza tra l’Ungheria e la Russia. Anche se, “non c’è ancora alcun segnale da Mosca che dimostri che hanno davvero intenzione di avviare negoziati significativi e porre fine a questa guerra. È necessaria pressione. Sanzioni forti, tariffe forti”.

Il leader ucraino ha precisato che “la Cina non può essere garante della sicurezza” di Kiev, “in primo luogo” perché “non ci ha aiutato a porre fine a questa guerra sin dall’inizio. In secondo luogo, ha aiutato la Russia aprendo il mercato dei droni”. “Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l’Ucraina”, ha aggiunto.

Negli ultimi giorni si sono intensificati i contatti diplomatici per trovare una via d’uscita all’invasione russa iniziata nel febbraio 2022, il peggior conflitto armato in Europa dalla seconda guerra mondiale. Ma l’intensità delle ostilità non accenna a diminuire e entrambe le parti sembrano prepararsi a un proseguimento dei combattimenti. Le incognite rimangono numerose, date le posizioni opposte di Mosca e Kiev, in particolare sulla questione dei territori ucraini occupati e sulle garanzie di sicurezza che Kiev sta negoziando con i suoi alleati. Trovare un accordo si preannuncia complesso.

Negli ultimi mesi, europei e americani hanno evocato diverse possibilità, che vanno da garanzie simili al famoso articolo 5 della Nato allo schieramento di un contingente militare in Ucraina o ancora al sostegno in materia di formazione, aerea o navale. L’Ucraina ritiene che, anche se si trovasse una soluzione a questa guerra, la Russia tenterebbe comunque di invaderla, da qui l’importanza di tali garanzie. Mosca, che considera l’espansione della Nato ai suoi confini come una delle “cause profonde” che hanno portato al conflitto, respinge categoricamente la maggior parte di queste ipotesi e vuole che le sue richieste siano prese in considerazione.

Nonostante gli incontri diplomatici, il conflitto non mostra segni di rallentamento. Nella notte tra mercoledì e giovedì, la Russia ha lanciato il suo più grande attacco con droni e missili delle ultime settimane, causando un morto e una quindicina di feriti, secondo le autorità locali. Mosca ha utilizzato 574 droni e 40 missili, ha affermato l’aviazione ucraina. Zelensky ha accusato Mosca di ammassare truppe nella parte occupata della regione di Zaporijjia, nel sud dell’Ucraina, in vista di una potenziale offensiva. Secondo il leader ucraino, Mosca sta trasferendo in questa zona le sue forze dalla regione russa di Kursk, una piccola parte della quale era stata occupata dalle forze ucraine fino alla primavera scorsa e dove Kiev afferma di continuare i suoi attacchi.

Da parte sua, l’Ucraina sta cercando di aumentare la produzione di armi, un modo per ridurre la sua dipendenza dagli aiuti degli alleati.  Zelensky ha affermato che il suo Paese ha testato con successo un nuovo missile con una gittata di 3.000 chilometri chiamato Flamingo. “Si tratta attualmente del nostro missile più potente”, ha dichiarato, evocando una possibile produzione di massa entro la fine dell’anno o all’inizio del 2026.

 

 

Nato unita su garanzie sicurezza Kiev. Ma Russia frena: “Inutile discuterne senza Mosca”

Ginevra, Budapest, Vienna, Mosca. Sulla sede del faccia a faccia tra Vladimir Putin e Volodomyr Zelensky si brancola nel buio, mentre la Nato lavora alle garanzie di sicurezza per Kiev. Ma la Russia frena.

L’Occidente comprende perfettamente che discutere seriamente di garanzie di sicurezza senza la Russia è utopistico, è una strada che non porta da nessuna parte”, avverte il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, al termine dei colloqui con il suo omologo giordano a Mosca. “Non possiamo accettare che le questioni di sicurezza collettiva siano ora affrontate senza la Russia”, ribadisce, accusando gli europei di compiere “tentativi piuttosto maldestri” per influenzare la posizione del presidente americano Donald Trump sul conflitto. “Per il momento vediamo solo un’escalation aggressiva della situazione e tentativi piuttosto maldestri di cambiare la posizione del presidente degli Stati Uniti”, osserva il capo della diplomazia russa. Per Lavrov, gli europei, per il momento, “stanno solo cercando di mantenere gli Stati Uniti nella corsa agli armamenti” in Ucraina. Il ministro si è tuttavia rallegrato che “questa posizione totalmente avventurista, conflittuale e bellicista non trovi alcun eco nell’attuale amministrazione americana”, che secondo lui si sta sforzando di “contribuire ad eliminare le cause profonde del conflitto”.

La Russia considera l’espansione della Nato ai suoi confini come una minaccia esistenziale e la volontà dell’Ucraina di aderire all’alleanza militare occidentale è uno dei motivi che hanno spinto il Cremlino a inviare le sue truppe all’assalto del Paese nel febbraio 2022. Mosca respinge anche qualsiasi dispiegamento di un contingente militare europeo in Ucraina dopo la conclusione della pace, come proposto da diversi paesi dell’UE, tra cui la Francia. L’Ucraina insiste invece per ottenere solide garanzie di sicurezza dai suoi alleati per dissuadere la Russia dall’invadere nuovamente il paese in caso di pace. Lavrov ribadisce che qualsiasi incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky deve essere “preparato con la massima cura” affinché tale vertice “non si concluda con un deterioramento della situazione”.

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Dmitrij Medvedev, mette in chiaro che la Russia non accetterà alcuna presenza di truppe Nato in Ucraina sotto le spoglie di “forze di pace”. E sul presidente francese Emmanuel Macron, attacca: “Il gallo gallico senza cervello non può in alcun modo rinunciare all’idea di inviare truppe in Ucraina. È stato detto chiaramente: nessuna truppa Nato come forza di pace. La Russia non accetterà tali ‘garanzie di sicurezza’. Ma il gallo rauco e patetico continua a cantare, dimostrando di essere il re del pollaio”.

Intanto, al termine della riunione del Comitato per discutere degli ultimi sviluppi nei negoziati, il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, parla di una discussione “ottima e franca” tra i capi di Stato maggiore. “Siamo uniti e questa unità è stata davvero tangibile oggi, come sempre”, riferisce, confermando il sostegno a Kiev. La priorità, assicura, “rimane una pace giusta, credibile e duratura”.

Putin propone Mosca per vertice con Zelensky, “no” di Kiev. Ue e Usa lavorano a garanzie di sicurezza

L’incontro tra il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, e quello russo, Vladimir Putin, si terrà. Questa al momento è l’unica certezza. Quando e dove avverrà il faccia a faccia non è chiaro, ma lo sono, invece, le aspettative che aleggiano dall’una all’altra parte dell’Oceano Atlantico. Da un lato c’è il presidente Usa, Donald Trump, che all’indomani del vertice di Washington spinge affinché Mosca e Kiev si incontrino “senza di me, da soli” e poi “se tutto funziona e va bene” via libera al trilaterale così “chiuderò la questione”. Anche se, avverte, “spero che Putin si comporti bene”, perché “se non lo fa, la situazione sarà difficile”.

Dall’altro lato c’è l’Europa che nel corso del Consiglio europeo convocato in videoconferenza ribadisce la propria unità e mostra di non voler indietreggiare sulle “pressioni” nei confronti di Putin. “Ciò che importa è che riusciamo a mantenere la pressione attraverso le sanzioni sulla Russia, nel caso in cui non si conformi a questa la decisione”, dice il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, al termine dell’incontro. La responsabile della Difesa europea, Kaja Kallas, conferma che il 19esimo pacchetto di sanzioni sarà pronto “entro settembre”.

Nel mezzo ci sono decine di punti interrogativi, dalla spartizione dei territori ucraini, alle garanzie di sicurezza. Passando anche per la possibile sede del bilaterale tra Putin e Zelensky. Il presidente francese, Emmanuel Macron lancia l’idea di Ginevra. “Più che un’ipotesi, è addirittura la volontà collettiva”, dice alla tv francese, sottolineando la necessità che avvenga in un paese “neutrale”. A stretto giro arriva il via libera della Svizzera che annuncia di voler offrire “l’immunità” a Putin, nonostante la sua incriminazione davanti alla Corte penale internazionale, a condizione che venga “per una conferenza di pace”, assicura il ministro degli Esteri Ignazio Cassis. Favorevole a questa ipotesi anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Ma verso metà pomeriggio di lunedì Afp rivela che nel corso della telefonata tra Trump e il presidente russo – avvenuta lunedì, dopo il vertice con i Volenterosi – Putin avrebbe proposto Mosca come sede dei colloqui, incassando immediatamente il “no” di Zelensky. Anche gli stessi membri della coalizione avrebbero definito come “non opportuna” l’idea dello zar. La Commissione europea non entra nel merito della scelta della sede perché “non spetta a noi decidere” dove avverrà l’incontro, chiarisce la portavoce, Anna Podestà, ma “alle parti” coinvolte. Spunta anche l’ipotesi Budapest: secondo diverse fonti, i servizi segreti Usa starebbero lavorando per portare il vertice nella capitale ungherese.

Si lavora, intanto, Europa e Usa insieme “per rafforzare ulteriormente i piani volti a fornire solide garanzie di sicurezza e preparare il dispiegamento di una forza di rassicurazione qualora le ostilità dovessero cessare”, come spiega il primo ministro britannico, Keir Starmer, al termine della riunione virtuale della Coalizione dei Volenterosi con oltre 30 leader internazionali. Un processo, ricorda Zelensky, “a tutti i livelli” per operare “sui dettagli, sull’architettura delle garanzie, con tutti i membri della coalizione, in modo molto concreto, con gli Stati Uniti, e questo è uno dei risultati più importanti di Washington”. Lato Bruxelles, la Commissione ricorda che “non abbiamo un calendario preciso al riguardo”, ma “gli scambi continueranno a livello tecnico e a livello di leader”. Trump esclude l’invio di truppe Usa in territorio ucraino, ma allo stesso tempo non esclude che le garanzie di sicurezza possano essere fornite via aerea.

Sul fronte russo, il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov mostra una certa apertura: Mosca, dice, non rifiuta alcun tipo di confronto sulla risoluzione ucraina, né bilaterale né trilaterale, ma serve fare “passo dopo passo, gradualmente, partendo dal livello degli esperti e poi attraversando tutte le fasi necessarie per preparare i vertici. Questo è il tipo di approccio serio che sosterremo sempre”, dice alla tv russa. In ogni caso – è il punto fermo – qualsiasi futuro accordo di pace in Ucraina dovrà tenere conto degli “interessi di sicurezza” della Russia. Meno diplomatico Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, che affida a un post in inglese pubblicato su X il suo pensiero: “La coalizione bellicista anti-russa dei volenterosi non è riuscita a battere” Donald Trump “sul suo terreno. L’Europa lo ha ringraziato e lo ha adulato. La domanda è: quale melodia suonerà il pagliaccio di Kiev riguardo alle garanzie e ai territori una volta tornato a casa, dopo aver indossato nuovamente la sua uniforme militare verde?”.

Ucraina, vertice Putin-Zelensky in vista dopo l’incontro degli europei con Trump

Donald Trump “avvierà i preparativi” per un incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin al termine di un “ottimo” colloquio con il presidente ucraino e diversi leader europei.

Il presidente russo ha acconsentito a questo futuro incontro, che dovrebbe avvenire nelle prossime due settimane, durante una conversazione telefonica con il suo omologo americano, ha reso noto il cancelliere tedesco Friedrich Merz. “Siamo pronti per un incontro bilaterale con Putin e dopo di ciò ci aspettiamo un incontro trilaterale“ con la partecipazione di Donald Trump, ha dichiarato alla stampa il capo di Stato ucraino. Le eventuali concessioni territoriali richieste dalla Russia all’Ucraina sono ”una questione che lasceremo tra me e Putin”, ha aggiunto. “È stata discussa l’idea che sarebbe necessario studiare la possibilità di portare a un livello più alto la rappresentanza dell’Ucraina e della Russia“, ha reso noto il consigliere diplomatico del presidente russo Yuri Ushakov, citato dall’agenzia Tass.

Donald Trump ha precisato sul suo social network Truth Social che l’incontro, in un luogo ancora da definire, sarà seguito da un incontro a tre con lui stesso, volto a porre fine a tre anni e mezzo di conflitto, scatenato dall’invasione russa. Lunedì, il presidente americano e i suoi ospiti hanno “discusso delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, garanzie che sarebbero fornite da vari paesi europei, in coordinamento con gli Stati Uniti d’America”, secondo il presidente americano. “Le garanzie di sicurezza saranno probabilmente decise dai nostri partner e ci saranno sempre più dettagli, perché tutto sarà messo nero su bianco e ufficializzato entro una settimana o dieci giorni“, ha detto da parte sua Zelensky. Mosca rifiuta qualsiasi garanzia di sicurezza che passi attraverso la NATO e il suo meccanismo di difesa collettiva, il famoso articolo 5.

Penso che abbiamo avuto un’ottima conversazione con il presidente Trump, è stata davvero la migliore”, ha confessato il capo di Stato ucraino nel primo pomeriggio. Ha poi aggiunto che Kiev ha offerto di acquistare armi americane per 90 miliardi di dollari, mentre il Financial Times parla di un budget di 100 miliardi finanziato dagli europei. Prima di una riunione allargata con i leader europei, i due uomini hanno avuto un colloquio bilaterale nello Studio Ovale, dove hanno risposto ad alcune domande dei giornalisti in tono cordiale, in netto contrasto con l’umiliazione pubblica subita da Volodymyr Zelensky nello stesso luogo alla fine di febbraio. “Grazie per l’invito e grazie mille per i vostri sforzi, i vostri sforzi personali per porre fine alle uccisioni e fermare questa guerra”, ha detto il presidente ucraino, che era stato accusato di ingratitudine l’ultima volta. Volodymyr Zelensky e gli europei hanno fatto di tutto per mettere Donald Trump nelle migliori condizioni dopo il suo incontro poco conclusivo di venerdì con Vladimir Putin, durante il quale il presidente russo non ha fatto alcuna concessione pubblica sull’Ucraina.

Il presidente ucraino indossava una giacca e una camicia nere che gli sono valse i complimenti di Donald Trump, attento ai segni di rispetto protocollare. Volodymyr Zelensky era stato criticato dai sostenitori di Donald Trump a febbraio per il suo abbigliamento di ispirazione militare, giudicato troppo informale. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha da parte sua affermato che l’Ucraina non dovrebbe essere costretta a fare concessioni territoriali nell’ambito di un eventuale accordo di pace. “La richiesta russa che Kiev rinunci alle parti libere del Donbass corrisponde, per dirla francamente, a una proposta che gli Stati Uniti rinuncino alla Florida”, ha affermato. Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto di “aumentare le sanzioni” contro la Russia se i futuri colloqui fallissero, precisando che la questione senza dubbio più difficile, quella di eventuali concessioni territoriali, non era stata affrontata lunedì. Donald Trump ha ribadito che, a suo avviso, non è necessario un cessate il fuoco prima di un accordo di pace definitivo, mentre continua il conflitto più sanguinoso in Europa dalla seconda guerra mondiale, con attacchi di droni e missili balistici russi.

Prima dell’inizio dei colloqui con gli europei, il presidente americano ha detto al suo omologo francese Emmanuel Macron, in uno scambio apparentemente captato a sua insaputa da un microfono, parlando di Vladimir Putin: “Penso che voglia concludere un accordo per me. Capisci? Per quanto folle possa sembrare”. Il segretario generale della NATO Mark Rutte, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il primo ministro britannico Keir Starmer, la prima ministra italiana Giorgia Meloni, il presidente finlandese Alexander Stubb, Friedrich Merz ed Emmanuel Macron hanno fatto fronte comune intorno a Volodymyr Zelensky lunedì alla Casa Bianca, in una dimostrazione di solidarietà diplomatica senza precedenti.

Faccia a faccia Trump-Zelensky. Il presidente Usa: “Trilaterale se tutto andrà bene. Chiamerò Putin”

Conciliare due posizioni, attualmente, molto distanti, per arrivare a una pace “giusta e duratura” in Ucraina. E’ questo il focus della giornata concitata a Washington, dove il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, è stato ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Usa, Donald Trump, ‘scortato’ dalla coalizione dei volenterosi europei. Poco prima del faccia a faccia tra i due – il secondo nello Studio Ovale dopo quello disastroso dello scorso 28 febbraio – si è svolto il pre vertice tra lo stesso presidente ucraino e i leader europei, tra cui la premier Giorgia Meloni, durante il quale sono state “coordinate le nostre posizioni”, come annunciato dallo stesso Zelensky.

L’incontro tra i due leader era molto atteso, anche alla luce di quanto accaduto la volta scorsa, quando il presidente ucraino era stato pubblicamente umiliato dal repubblicano, a cominciare dalle critiche sull’abbigliamento scelto per il colloquio. A Trump non era proprio piaciuta la divisa militare indossata dal suo omologo, tanto che per questo secondo vertice la Casa Bianca – come riportano alcuni media Usa – avrebbe chiesto alla delegazione ucraina di optare per un completo. Richiesta non del tutto soddisfatta: Zelensky è arrivato alla Casa Bianca con giacca e camicia nera, ma senza cravatta. Un cambio di stile che è stato comunque pubblicamente apprezzato da Trump.

Alla Casa Bianca è andato in scena un confronto non proprio tra pari – era palpabile il timore di Zelensky di uscirne di nuovo sconfitto – ma sicuramente cordiale e a tratti scherzoso. Il presidente ucraino ha ringraziato più volte il repubblicano, memore delle critiche ricevute la volta scorsa per non aver espresso con maggiore entusiasmo gratitudine agli Stati Uniti. “Grazie per l’invito e grazie mille per i vostri sforzi, anche personali per porre fine alle uccisioni e fermare questa guerra”, ha detto nello Studio Ovale, dove erano presenti anche il vicepresidente Usa, JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, e gli inviati speciali Steve Witkoff e Keith Kellogg .

Trump ha ribadito di non volere “un cessate il fuoco”, ma “una pace duratura” lavorando “con tutti”. “Se tutto andrà bene oggi, ci sarà un incontro trilaterale, ci sarà la possibilità di porre fine a questa guerra”, ha spiegato. E lo stesso Zelensky, che da tempo chiede a Putin un faccia a faccia, si è detto “pronto” a incontrarlo insieme a Trump.

Questioni di stile a parte, sul tavolo restano alcuni nodi cruciali. Il presidente ucraino ha ribadito che la Russia non deve essere “ricompensata” per aver invaso il suo Paese nel febbraio 2022 e ha chiesto di assicurare una pace “solida e duratura” attraverso garanzie di sicurezza. “So esattamente cosa sto facendo”, aveva scritto nel pomeriggio Trump su Truth Social. Il miliardario repubblicano, molto vago su ciò che si aspetta da Mosca, ha detto invece pubblicamente ciò che vuole da Kiev: rinunciare alla Crimea occupata dalla Russia dal 2014 e all’adesione alla Nato. Al suo ritorno dall’Alaska, Trump aveva evocato la possibilità di una clausola di sicurezza collettiva ispirata all’articolo 5 dell’Alleanza, ma al di fuori del quadro della Nato, considerata da Mosca una minaccia esistenziale.

Senza entrare nei dettagli, Trump ha comunque assicurato che gli Stati Uniti “saranno coinvolti” nella futura sicurezza dell’Ucraina, tema cruciale per Kiev e per gli europei. “Daremo loro un’ottima protezione”, ha promesso, annunciando poi che al termine degli incontri avrebbe chiamato Putin per riferirgli gli esiti dei colloqui.

Zelensky e leader Ue attesi a Washington per incontrare Trump

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e alcuni leader europei, tra cui Giorgia Meloni, sono attesi oggi a Washington per sostenere la posizione di Kiev, invitata dal presidente americano ad accettare concessioni dopo il vertice Trump-Putin che non è riuscito a fermare i combattimenti in Ucraina.

Ieri, alla vigilia della partenza per gli Stati Uniti, Meloni ha partecipato nel pomeriggio a una nuova video-conferenza della Coalizione dei Volenterosi, che ha permesso un coordinamento in vista dell’incontro. Nel corso della discussione, comunica Palazzo Chigi, è stata ribadita l’importanza di continuare a lavorare con gli Stati Uniti per porre fine al conflitto e raggiungere una pace che assicuri la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina, che dovrà essere coinvolta in ogni decisione relativa al suo futuro. La discussione ha inoltre confermato la necessità di mantenere la pressione collettiva sulla Russia e di solide e credibili garanzie di sicurezza.

L’incontro alla Casa Bianca sarà il primo in questo formato dall’inizio dell’invasione russa, nel febbraio 2022. Dovrebbe consentire di affrontare, in particolare, possibili concessioni territoriali e la fornitura di garanzie di sicurezza, per porre fine al conflitto più sanguinoso in Europa dalla seconda guerra mondiale. Secondo quanto riferisce la Casa Bianca, Trump avrà un bilaterale con Zelensky alle 13.15 ora locale (le 19.15 in Italia) e poi “saluterà” i leader europei alle 14.15 (le 20:15 italiane). L’incontro è previsto per le 15, (le 21 in Italia).

Per Trump, Zelensky potrebbe porre fine alla guerra con la Russia “quasi immediatamente”. Il presidente Usa esclude che Kiev possa riprendere il controllo della Crimea annessa da Mosca nel 2014 ed entrare nella Nato. “Il presidente ucraino Zelensky può porre fine alla guerra con la Russia quasi immediatamente se lo desidera, oppure può continuare a combattere. Ricordate come è iniziata. Non si tratta di recuperare la Crimea ceduta da Obama (12 anni fa, senza che fosse sparato un solo colpo) e non si tratta di far entrare l’Ucraina nella Nato”, scrive Trump sul suo social network Truth.

La Cina ha dichiarato di sperare in un accordo “accettabile per tutte le parti sull’Ucraina. “Ci auguriamo che tutte le parti e tutti gli attori partecipino ai colloqui di pace in modo tempestivo e raggiungano un accordo di pace equo, duraturo, vincolante e accettabile per tutte le parti il prima possibile”, spiega in conferenza stampa Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese.

Trump-Putin, 3 ore di colloquio ma non c’è il cessate il fuoco in Ucraina. Lunedì Zelensky vola in Usa

Tre ore di colloquio in un angolo sperduto del mondo (Anchorage, la capitale dell’Alaska) tra Donald Trump e Vladimir Putin hanno portato a “grandi progressi” ma non al cessate il fuoco in Ucraina. Il presidente americano e quello russo, in buona sostanza, hanno imbastito un dialogo per arrivare a un accordo di pace e a una convergenza su altri temi economici (terre rare, energia, commercio), ma siamo appena all’inizio di un percorso. Il prossimo appuntamento (“Ci vedremo a Mosca”, ha rilanciato Putin alla fine della conferenza stampa), sarà allargato anche a Volodimir Zelensky, a cui il tycoon ha rivolto un messaggio chiaro in una intervista all’emittente Fox: conviene accordarsi perché la Russia è più grande.

CESSATE IL FUOCO Fosse stato un successo, Trump l’avrebbe sbandierato ai quattro venti, smanioso com’è di accaparrarsi il Nobel per la pace. Si è dovuto accontentate del “fosse stato lui il presidente non ci sarebbe stata la guerra”, sentenziato dal capo del Cremlino: pochino. Ma era chiaro che il vertice di Anchorage non avrebbe portato a risultati definitivi nonostante molti sperassero nel cessate il fuoco come base di partenza per poter iniziare una vera trattativa. Invece non è successo nulla e chissà quali riflessioni ha maturato nel suo intimo Trump che, prima di sedersi al tavolo con Putin, aveva dichiarato sull’Air Force One che “non sarebbe stato contento se il cessate il fuoco non sarebbe arrivato oggi”. Eppure, nella conferenza stampa congiunta, i due leader si sono mostrati soddisfatti e propositivi per il futuro, senza però svelare niente di cosa si sono detti.

LE PAROLE DI PUTIN Dietro un pannello con la scritta ‘Pursuing peace’, inseguiamo la pace, Trump e Putin hanno parlato per 12 minuti, facendo saltare il protocollo che prevedeva anche una colazione di lavoro. Putin si è esposto per primo e ha fatto i complimenti a Trump, definendo “costruttivi” i negoziati, anche se sull’Ucraina non ha compiuto una marcia indietro: “La situazione ha a che fare con la nostra sicurezza nazionale, per arrivare a una soluzione bisogna eliminare le radici primarie di quel conflitto”, ha spiegato. E le ‘radici’ sono evitare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, limitarne le capacità militari, fare in modo che a Kiev ci sia un governo favorevole a Mosca. Sorridente e soddisfatto, Putin ha poi lasciato la parola a Trump, consapevole che le immagini del suo arrivo ad Anchorage e il calore dell’accoglienza che gli sono state riservate gli restituiscono l’immagine di un leader non isolato dal resto del mondo ma assolutamente protagonista. Putin su cui, va ricordato, pende una mandato di cattura della Corte di giustizia internazionale, non riconosciuta dagli Usa. Il capo del Cremlino ha comunque inviato un messaggio chiaro all’Europa nell’augurarsi che le “capitali europee e Kiev non creeranno ostacoli, non cercheranno di danneggiare i progressi emergenti attraverso provocazioni o intrighi dietro le quinte”.

LE PAROLE DI TRUMP Trump è stato molto più asciutto del presidente russo. Tre minuti di intervento e nessuna risposta alle domande lanciate dai giornalisti presenti in sala con la premessa di un vertice che è stato “molto produttivo. Su molti punti ci siano trovati d’accordo, la maggior parte, ma su un paio di grossi punti non ci siano ancora ma abbiamo fatto progressi e ci lavoreremo”. Il tycoon ha annunciato che “parlerà con gli alleati europei e con Zelensky” di quanto emerso dall’incontro con Putin ma senza svelare nulla e senza chiarire in che ambito sono stati fatti progressi. Un atteggiamento mantenuto anche sucessivamente, in una intervista a Fox: “Una grande cosa su cui non c’è stato accordo… Preferisco non dirlo. Credo che qualcuno lo rivelerà ma io non voglio farlo. Voglio vedere se possiamo risolverlo”, la frase che mette in dubbio la buona riuscita del vertice che altrimenti avrebbe portato al cessate il fuoco. Poi, sempre nell’intervista Fox, ha consegnato un messaggio a Zelensky: “Fai un accordo. La Russia è una potenza molto grande, l’Ucraina no”.

ZELENSKY A WASHINTGON Ora la palla passa nella mani dell’Unione europea e soprattutto di Zelensky che lunedì sarà a Washington, protagonista di un incontro con Trump al quale sono stati invitati anche i capi di governo europei. Nelle prossime ore si capirà quale piega può prendere il vertice di Anchorage: la sensazione è di una pace possibile a costo di rinunce dolorose, come il Donetsk

Emissario Usa atteso a Mosca. Trump: “Sottomarini nucleari sono già nella regione”

L’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, è atteso in Russia a metà settimana, a pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum lanciato dal presidente americano al suo omologo russo Vladimir Putin affinché ponga fine alla guerra in Ucraina. La visita avrà luogo “credo la prossima settimana, mercoledì o giovedì”, ha confermato il presidente americano ai giornalisti. Per il Cremlino, la visita sarà “importante e utile”. “Siamo sempre lieti di vedere Witkoff a Mosca e sempre felici di essere in contatto con lui. Riteniamo che questi contatti siano importanti, costruttivi e utili”, ha dichiarato il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, durante un briefing, aggiungendo che un incontro con Putin “non è escluso”.

Trump ha ribadito che due sottomarini nucleari, il cui dispiegamento era stato ordinato a seguito di una disputa online con l’ex presidente russo Dmitri Medvedev, si trovano ora “nella regione”, senza fornire però ulteriori dettagli, nemmeno se siano sottomarini a propulsione nucleare o dotati di testate nucleari.  Il Cremlino ha replicando chiedendo di usare “grande cautela” nelle minacce nucleari. “Non vogliamo lasciarci trascinare in una polemica del genere”, ha detto Peskov.

Questa dimostrazione di forza arriva dopo che Donald Trump ha dato alla Russia dieci giorni, ovvero fino a venerdì prossimo, per porre fine alla guerra in Ucraina, pena nuove sanzioni non specificate. Il presidente russo ha già incontrato Steve Witkoff a più riprese a Mosca, ma gli sforzi di Trump per ristabilire il dialogo con il Cremlino non hanno dato frutti.

Il miliardario repubblicano, che aveva iniziato il suo secondo mandato vantandosi di poter fermare la guerra in Ucraina in pochi giorni, esprime ora sempre più apertamente la sua frustrazione nei confronti di Putin. Ai giornalisti che gli hanno chiesto quale sarà il messaggio di Witkoff a Mosca e se c’è qualcosa che la Russia può fare per evitare le sanzioni, Trump ha risposto: “Sì, concludere un accordo affinché la gente smetta di essere uccisa”. Trump ha minacciato di imporre “dazi secondari” ai paesi che continuano a commerciare con la Russia, come la Cina e l’India.

Putin, che ha sempre respinto gli appelli al cessate il fuoco, venerdì ha affermato di volere la pace, ma che le sue condizioni per porre fine all’invasione iniziata nel febbraio 2022 rimangono invariate. “Abbiamo bisogno di una pace duratura e stabile, fondata su basi solide, che soddisfi sia la Russia che l’Ucraina e garantisca la sicurezza di entrambi i paesi”, ha dichiarato il presidente russo ai giornalisti, aggiungendo che “le condizioni rimangono ovviamente le stesse” da parte russa. Mosca chiede che l’Ucraina ceda formalmente quattro regioni ucraine parzialmente controllate dall’esercito russo (Donetsk, Lugansk, Zaporizhia, Kherson) e la penisola Ucraina della Crimea annessa nel 2014. Oltre a queste annessioni, il Cremlino vuole che Kiev rinunci alle forniture di armi occidentali e a qualsiasi adesione alla Nato.

Condizioni inaccettabili per l’Ucraina, che vuole il ritiro delle truppe russe e garanzie di sicurezza occidentali, tra cui la prosecuzione delle forniture di armi e il dispiegamento di un contingente europeo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è dichiarato più volte disposto a incontrare di persona Vladimir Putin per cercare di sbloccare i negoziati, una proposta per ora respinta dal Cremlino. Domenica l’Ucraina ha lanciato un attacco con droni che ha provocato un incendio in un deposito petrolifero a Sochi, città ospitante dei Giochi olimpici invernali del 2014 sul Mar Nero. Kiev ha annunciato l’intenzione di intensificare i suoi attacchi aerei contro la Russia in risposta all’aumento degli attacchi russi mortali sul suo territorio nelle ultime settimane. Zelensky ha anche dichiarato domenica che le due parti stanno preparando uno scambio di prigionieri che consentirebbe a 1.200 soldati ucraini di tornare a casa, a seguito dei colloqui con la Russia a Istanbul nel mese di luglio.

Trump: “Armi a Kiev ma pagherà l’Europa. Mosca? Dazi al 100% senza accordo”

Armi, “le migliori del mondo”, a Kiev, ma “gli Usa non pagheranno nulla”, perché il conto andrà tutto all’Europa. Nel mezzo, tra le due sponde dell’Atlantico, c’è la Nato di Mark Rutte, il ‘ponte’ tra i due continenti. Il presidente degli Usa, Donald Trump, ha annunciato il suo piano per supportare l’Ucraina, flagellata da oltre tre anni di guerra (conflitto che era “di Biden, non il mio” e “se io fossi stato presidente non ci sarebbe stato”), ma ha assicurato che gli Stati Uniti non vogliono più “spendere tutti i soldi”. L’intesa è frutto di un accordo con l’Alleanza atlantica: “noi costruiremo delle armi all’avanguardia, le invieremo alla Nato” che, a sua volta le farà avere “ad altri Paesi” europei e “ci sarà una sorta di sostituzione”. Si tratta, ha spiegato Rutte, di un “numero molto elevato di equipaggiamenti militari”, in particolare attrezzature per la difesa aerea, missili e munizioni.

Un accordo che per il numero uno della Nato “è davvero una cosa importante” e “parte dal summit dell’Alleanza che ha avuto un grande successo”, definendo investimenti pari al 5% del Pil nelle spese per la difesa. L’Europa, ha detto Rutte “sta facendo il primo passo, sta entrando in gioco. Io ho contattato una serie di paesi come la Germania, la Finlandia, la Danimarca, la Svezia, la Norvegia, il Regno Unito, il Canada, tutti vogliono essere parte di questa iniziativa e questo è soltanto il primo contatto, quindi noi lavoreremo attraverso la Nato per far sì che gli ucraini abbiano quello di ciò di cui hanno bisogno”. I primi missili Patriot, ha assicurato Trump, “arriveranno a giorni” e serviranno perché “la Russia davvero li sta bombardando con molta forza”.

Almeno “quattro volte” ha spiegato il repubblicano, “ho pensato che l’accordo fosse vicino” e per questo “sono deluso dal presidente Putin”. Da qui la decisione di introdurre “dazi doganali secondari”, ovvero sui paesi alleati di Mosca. “Se non avremo un accordo entro 50 giorni, i dazi doganali saranno al 100%” ma “spero che non si arrivi a quel punto”, ha aggiunto. In sostanza, se non verrà definita “una pace duratura”, l’accetta delle imposte doganali Usa si abbatterà su tutto il sistema economico che ruota intorno a Mosca, nel tentativo di aumentare la pressione per spingere verso un accordo. “Se fossi in Putin – ha aggiunto Rutte – prenderei i negoziati più seriamente” di quanto fatto finora.

A Roma si chiude conferenza per l’Ucraina. Accordi su ricerca, trasporti, ricostruzione verde, lavoro

Si è chiusa a Roma la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina 2025, una due giorni che ha riunito governi, imprese, organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie e rappresentanti della società civile nell’impegno comune di sostegno all’Ucraina. Numerosi gli accordi siglati anche nella giornata conclusiva, con molti ministri del governo Meloni arrivati alla Nuvola dell’Eur per le firme ufficiali. Le intese spaziano da scienza e ricerca ai trasporti, passando per ricostruzione verde, lavoro.

Nasce la Coalizione internazionale per la scienza, la ricerca e l’innovazione in Ucraina. Iniziativa voluta dalla collaborazione tra il Ministero dell’Università e della Ricerca italiano, il Ministero dell’Istruzione e della Scienza ucraino, l’UNESCO e la Commissione Europea, che rappresenta un passo centrale nella promozione della scienza, della ricerca e dell’innovazione, ritenuti “pilastri per una ripresa sostenibile, inclusiva e duratura dell’Ucraina”. Durante la giornata è stata presentata e sottoscritta anche la Dichiarazione d’Intenti di Roma per la scienza, la ricerca e l’innovazione in Ucraina che sancisce ufficialmente la nascita della Coalizione, chiamata a promuovere azioni concrete per la ricostruzione e la modernizzazione del Paese, sostenere gli scienziati locali e riconoscere il ruolo centrale del settore nella ripresa dell’Ucraina.

Firmato anche un memorandum per evolvere la rete ferroviaria ucraina, a sancirlo il Gruppo FS. Tra i principali punti c’è lo sviluppo dei collegamenti passeggeri e merci tra Italia e Ucraina, il commercio e la logistica internazionale, il trasferimento del know-how tecnico del settore del trasporto e la consulenza per lo sviluppo di un’infrastruttura ferroviaria moderna e resiliente. L’accordo è stato firmato dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Fs, Stefano Antonio Donnarumma, e dal Ceo di UZ, Oleksandr Pertsovskyi, che avrà l’obiettivo, non vincolante, di esplorare opportunità di collaborazione nell’arco dei prossimi due anni. “Da mesi lavoriamo con la controparte ucraina per un’evoluzione della rete ferroviaria del Paese, infrastruttura molto importante vista l’estensione dell’Ucraina”, ha commentato Donnarumma.

Annunciata quindi la firma di un Piano di Lavoro a Medio Termine con Kiev “per una ricostruzione verde e sostenibile”. Si tratta del primo progetto concreto da oltre 2 milioni di euro per il monitoraggio dell’aria in Ucraina, dove è già vivo l’impegno dell’Italia attraverso il Fondo Clima, che destina oltre 1,2 miliardi anche all’Europa orientale. Il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Vannia Gava, ha ribadito l’impegno italiano “come parte integrante della costruzione di una pace duratura”. C’è voglia di sinergie anche sull’energia. Per il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, “l’Italia è il paese di raccordo tra l’Europa continentale e l’Africa. Questo ci porta ad essere uno dei punti di approdo per le energie che vengono da sud per trasferirle nella parte continentale dell’Europa. L’integrazione con la realtà ucraina diventa quindi fondamentale per noi, proprio nell’ottica di futuro”.

Altro memorandum firmato sul lavoro, a siglarlo la vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko con la ministra del Lavoro, Marina Calderone, che spiega: “Metteremo a disposizione la nostra esperienza nella gestione di un sistema di relazioni industriali evolute e di competenze in materia di dialogo sociale, ma anche l’utilizzo degli strumenti tecnologici avanzati”.

Alla Nuvola c’è stato anche il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, per certificare come l’agricoltura “sia strategica per la stabilità globale. Aiutare l’Ucraina a ricostruire il suo sistema agricolo significa anche garantire la sicurezza alimentare di interi continenti, a partire dall’Africa”.

Il supporto italiano è ribadito pure dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “L’Ucraina ha bisogno delle imprese italiane”, ha spiegato riferendosi all’accordo siderurgico su Piombino con Metinvest. “Il fatto che in queste ore migliaia di persone si siano ritrovate a Roma nel momento decisivo anche per le sorti dell’Ucraina, dimostra la centralità del governo italiano e dell’Italia nei nuovi processi europei e internazionali”.