Green Deal, Meloni: “Effetti disastrosi sull’industria”. Avs-M5S: “La crisi è colpa sua”

L’approccio “ideologico” delle politiche ambientali europee ha effetti “disastrosi” sull’industria, perché “inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è un suicidio, ed è una strada che noi non intendiamo seguire“. Ancora una volta, Giorgia Meloni denuncia le conseguenze del Green Deal, che derubrica a un “errore del passato” da non ripetere.

In un messaggio inviato per il decennale dell’Associazione italiana Pressure equipment, che rappresenta i produttori italiani che operano nel settore degli apparecchi in pressione, ricorda che il suo esecutivo, fin dall’insediamento, lavora per mettere le imprese e i lavoratori “nelle condizioni di esprimere al massimo il loro potenziale, non creando difficoltà e ostacoli”.
La ricetta del governo per la transizione ecologica parte dal principio di neutralità tecnologica: “Abbiamo bisogno di tutte le tecnologie che ci permettono di trasformare l’economia da lineare a circolare, e tutte le tecnologie utili alla transizione devono essere prese in considerazione“, spiega la premier.

Non parla solo di rinnovabili, ma anche di gas, biocarburanti, idrogeno, cattura dell’anidride carbonica e, non ultima, la “grande prospettiva” che arriva dalla possibilità di produrre, in un futuro che definisce “non troppo lontano“, energia dal nucleare da fusione. “L’Italia è la Patria di Enrico Fermi, e su questo fronte non è seconda a nessuno, grazie all’expertise tecnologico di cui disponiamo, alla nostra formazione accademica superiore e all’attività di ricerca e sviluppo, portata avanti dai nostri centri d’eccellenza e dal nostro sistema produttivo“, rivendica, considerando la fusione un “obiettivo nel quale possiamo e dobbiamo credere“.

Parole che non piacciono alle opposizioni. “E’ la presidente Meloni che porta al suicidio la nostra economia non il Green deal“, tuona Angelo Bonelli, che grida alla “miopia” e alla “totale mancanza di visione” di fronte all’emergenza climatica in atto. Le “lobby del fossile – denuncia – si ostinano a mantenere lo status quo“. Intanto, ricorda Bonelli, la devastazione degli eventi meteo estremi legati alla crisi climatica e ai danni economici e sociali, ogni anno costano all’Italia 300 euro per abitante “un record in Europa“.

Meloni “frigna“, accusano i parlamentari delle commissioni Attività Produttive di Senato e Camera del Movimento 5 Stelle, ma “la crisi è colpa del suo immobilismo”: “Con i patrioti alla gricia, del resto, è sempre colpa di qualcun altro”, scrivono. Certi “piagnistei“, sostengono, “cominciano a stancare, in primis agli imprenditori italiani, i quali sanno benissimo che anche quest’anno in manovra rimarranno all’asciutto“. I pentastellati definiscono Transizione 5.0 un “reticolo informe di ostacoli burocratici, creato ad hoc per far sì che le imprese rinuncino a priori a investire su sé stesse“. E parlano del “down” in cui sta sprofondando il settore delle costruzioni, dall’eliminazione del Superbonus: “Dopo due anni di becera e fasulla narrazione sui bonus edilizi, presto Meloni si accorgerà che la paralisi dell’edilizia porterà con sé nell’abisso tanti altri segmenti industriali“, osservano i parlamentari, chiedendo che si eviti un “impresicidio di massa“.

Europee, Fdi ancora primo e Forza Italia supera la Lega. Sorpresa Pd e Avs, Renzi e Calenda fuori

Una conferma e diverse sorprese, sia in senso positivo che negativo. Prima di tutto, però, va sottolineato il dato dell’affluenza, che si ferma al 49,69 percento, un brusco passo indietro rispetto al 56,09 di cinque anni fa, ma anche nel confronto con il 63,91 del 2022. Le urne delle elezioni europee consegnano una fotografia del Paese che, tutto sommato, rispecchia l’attuale composizione di Parlamento e governo, con Fratelli d’Italia che si attesta al 28,8% aumentando di quasi tre punti percentuali la sua performance rispetto alle Politiche, ma diminuendo il numero di voti assoluti di oltre 700mila (nel 2022 furono 7,3 milioni, quasi due anni dopo sono 6,7 milioni). Alle sue spalle si piazza il Partito democratico, tra le rivelazioni di questa tornata, che balza al 24,08% con un buon recupero di preferenze: 5,6 milioni contro i 5,3 milioni di due anni fa. Un’altra, inaspettata sorpresa è sempre nel campo progressista, con l’Alleanza verdi sinistra che per la prima volta nella sua storia sfonda il muro del 6% e per lunghi tratti dello spoglio si è avvicinata al 7.

Chi trae nuova linfa vitale da queste europee è sicuramente Forza Italia, che proprio alla vigilia delle commemorazioni del primo anno dalla scomparsa del suo fondatore e leader, Silvio Berlusconi, sorpassa la Lega nella partita interna al centrodestra. Gli azzurri di Antonio Tajani, infatti, si attestano al 9.61% (2,2 milioni di voti) e staccano gli alleati del Carroccio, fermi al 9 percento, che resta un risultato accettabile per i vertici, considerando che alle Politiche presero l’8,77. Se si contano le preferenze, invece, il discorso cambia, perché il gruppo guidato da Matteo Salvini nel 2022 fu scelto da oltre 2,4 milioni di italiani mentre adesso solo da quasi 2,1 milioni. Nel complesso, la tenuta della Lega è soprattutto merito del generale, Roberto Vannacci, che prende in totale oltre 541mila voti sommando i risultati delle cinque circoscrizioni in cui era candidato. In questo senso, tra le sorprese c’è sicuramente il sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro, presidente dell’Anci, che in una sola circoscrizione, quella meridionale, taglia il traguardo delle 496mila preferenze.

Capitolo a parte merita il Movimento 5 Stelle, vero sconfitto di queste consultazioni assieme alla lista Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi ed Emma Bonino (3,76% e 875mila preferenze) e Azione-Siamo europei di Carlo Calenda (3,35 percento e 778mila voti). Ma è clamoroso il crollo dei pentastellati di Giuseppe Conte, finiti un filo sotto il 10% (9,99 per la precisione), con 2,3 milioni di voti: il peggior risultato della sua storia, ma soprattutto una debacle in confronto al 15,4 percento delle politiche, quando ottenne la fiducia di 4,3 milioni di italiani. Se la macchina del tempo resta al 2022 fa parecchio rumore anche il doppio tonfo di Calenda e Renzi, che all’epoca, uniti nel progetto di Terzo Polo, portarono a casa il 7,79% e oltre 2,1 milioni di voti, mentre oggi, divisi, non superano la soglia di sbarramento e rimangono fuori dal prossimo Parlamento Ue.

Fuori dai giochi anche tutto il resto delle liste che si erano presentate: da Libertà di Cateno De Luca e dell’ex vice ministra dell’Economia, Laura Castelli, a Pace terra e dignità di Michele Santoro, ad Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi, Partito animalista-Italexit per l’Italia e Democrazia sovrana popolare.

Green Deal, Bonelli: Su obiettivi von der Leyen ha cambiato idea per farsi rieleggere

“Dove è stato applicato il Green Deal? Il Green Deal non ha avuto nessun tipo di applicazione. Noi abbiamo degli obiettivi climatici, voluti anche dal von der Leyen, che poi ha cambiato idea per farsi rieleggere. Stiamo parlando di alcuni problemi, come i pesticidi, messo da parte per fare un favore all’agroindustria. Questo è il punto. La norma del 4% dei terreni messo a riposo è nella Pac, che non abbiamo mica votato noi, l’ha votata anche Fdi. C’è un livello incredibile di mistificazione della realtà a proprio uso che prescinde dai contenuti. Il Green Deal va applicato, investendo sulle rinnovabili, facendo una legge sullo stop del consumo di suolo, facendo una politica di efficientamento delle case. Nella prossima finanziaria ci sarà un taglio di 12-13 miliardi di euro sulla spesa pubblica. Perché dobbiamo tagliare la sanità, trasporto pubblico, quando in questo paese 62 persone hanno un patrimonio di 230 miliardi di dollari? Qualcuno che ha tanto, può dare qualcosa al proprio Paese?”. Così l’esponente di Avs, Angelo Bonelli, intervenendo al Gea Talk.

Avs, Bonelli: Candidatura di Salis è battaglia per democrazia

“La scelta della candidatura di Ilaria Salis? C’era una donna da 16 mesi in detenzione preventiva a cui sono stati negati diritti fondamentali, una vergogna totale. Di fronte a questa barbarie, che si aggiunge alla barbarie di un governo, quello di Orban, già condannato più volte per violazione dei diritti umani, la vediamo come una battaglia per la democrazia”. Così l’esponente di Avs, Angelo Bonelli, intervenendo al Gea Talk.

Case Green, Fratoianni: Eco-patrimoniale? Balle, non parla di costi a carico dei proprietari

“L’eco-tassa patrimoniale è già quella delle Case Green? Stanno raccontando una balla. In quella direttiva non c’è scritto da nessuna parte, e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario, che i costi dell’adeguamento siano obbligatoriamente a carico dei proprietari. Nessuno dice ‘devi pagare quella cosa o incorri in una sanzione’. Quella direttiva dice agli Stati membri di predisporre un piano”. Lo dice il deputato di Avs e leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ai microfoni del Gea Talk. “Smontiamo l’imbroglio della destra e poi costruiamo gli strumenti”, aggiunge.

Ponte sullo Stretto, via libera alla relazione sul progetto finale. Salvini: “In funzione nel 2032”

Il Ponte sullo Stretto prende corpo. Con il via libera del Consiglio di amministrazione della Stretto di Messina spa alla Relazione del progettista di aggiornamento al progetto definitivo del 2011, può completarsi l’iter ministeriale, con l’invio al Mit (che dovrà indire la Conferenza dei servizi) e al ministero dell’Ambiente della documentazione completa, per poi arrivare alla tappa finale del Cipess, che avrà il compito di approvare il progetto finale e il piano economico-finanziario, che si stima possa arrivare già alla metà del 2024.

Il Cda, inoltre, ha approvato l’aggiornamento della documentazione ambientale, in particolare lo Studio di impatto ambientale (Sia), lo Studio di incidenza ambientale (Sinca) e la Relazione di ottemperanza e della relazione paesaggistica; l’analisi costi-benefici, che ha evidenziato come il progetto sia in grado di generare un Valore attuale netto economico (Vane) ampiamente positivo con un Saggio di rendimento interno del 4,5% superiore al livello minimo previsto dalla normativa vigente (3%); l’aggiornamento del Piano degli espropri e il programma di opere anticipate.

È un grande risultato ottenuto in pochi mesi grazie all’impegno del governo, in particolare del ministro Salvini, e al lavoro del Contraente generale Eurolink, della società Stretto di Messina e dei nostri altri contraenti ed esperti nelle diverse discipline ingegneristiche legate al Ponte“, commenta l’amministratore delegato della Sdm, Pietro Ciucci. “Si conferma un progetto straordinario, tecnicamente all’avanguardia e di riferimento a livello internazionale. Dopo i molti ponti ‘Messina Style’ costruiti nel mondo, è il momento di realizzarlo nello Stretto di Messina“.

Intanto, il ministero di Porta Pia è già al lavoro. Il vicepremier, Matteo Salvini, ha subito convocato l’incontro istituzionale per presentare la relazione del progettista, al quale hanno preso parte, oltre a Ciucci e al presidente della Stretto di Messina spa, Giuseppe Recchi, anche i presidenti della Regione Siciliana, Renato Schifani, della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e i sindaci di Villa San Giovanni, Giuseppina Caminiti, e Messina, Federico Basile. Poche parole in apertura di confronto: “Per me è una grande soddisfazione, vi ringrazio“, viene riferito da fonti del Mit. Sulle tempistiche è ancora Salvini, ma al question time del Senato, a confermare le date: “L’intenzione è aprire i cantieri entro quest’anno e aprire al traffico stradale e ferroviario entro il 2032“.

Il tema ‘Ponte’ resta comunque caldo nel dibattito pubblico. Tra le prime reazioni c’è quella del Wwf, contraria all’opera, che definisce l’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina “una fuga in avanti che ricade sulle spalle del Paese, visto che ad oggi il Governo ha immobilizzato sino al 2032 ingenti risorse senza avere stime credibili sull’entità dei costi finali dell’opera, sulla sua redditività dal punto di vista economico-finanziario, sulle pesantissime ricadute sull’ambiente e il territorio“. Nei giorni scorsi, invece, i leader di Pd, Europa verde e Sinistra italiana, Elly Schlein, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, avevano annunciato di aver presentato un esposto in Procura per la poca trasparenza sull’infrastruttura. In particolare per il mancato accesso alla documentazione, negata – denunciano – anche ai parlamentari. “Attendiamo ora di esaminare i documenti per una valutazione approfondita, inclusa un’analisi costi-benefici che evidenzi l’impatto positivo del progetto“, commenta Bonelli. Accusa, però, che fonti della società Stretto di Messina hanno più volte respinto al mittente, spiegando che non c’è stato alcun diniego ma solo un rinvio per aspettare che l’iter interno fosse completato, come prescrive la legge. Ma che una volta approvato tutto sarebbe stato pubblico. Cosa che, dopo il via libera del Cda, dovrebbe avvenire a stretto giro di posta.

 

Photo credit: ministero delle Infrastrutture e dei trasporti

Energia, da extraprofitti 6,2 mld in due anni ma no recupero crediti. Avs attacca

Il tema degli extraprofitti resta sempre caldissimo nel dibattito politico italiano. Il governo mette sul tavolo i risultati del gettito 2022 e 2023, che in totale superano di poco i 6,2 miliardi di euro, come spiegato in aula alla Camera dalla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Matilde Siracusano, rispondendo a un’interpellanza urgente di Avs al ministro dell’Economia. Nello specifico si tratta di 2,7 miliardi nel 2022 e 82 milioni nel 2023 che sono frutto della tassazione decisa dal governo Draghi a carico dei produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, gas e prodotti petroliferi, mentre gli altri 3,4 miliardi sono l’incasso dello Stato nel 2023 per il contributo di solidarietà deliberato dall’esecutivo di Giorgia Meloni.

C’è anche un altro elemento che emerge dalla seduta di Montecitorio. Relativo alle attività di controllo, perché Siracusano risponde ad Alleanza Verdi Sinistra che “attualmente risulta pendente un giudizio di legittimità costituzionale dell’articolo 37 del decreto legge n. 21 del 2022, essendo stata ritenuta rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della norma in materia di contributo sugli extraprofitti, poiché il relativo presupposto non si riflette sulla struttura dell’imposizione stessa“. Dunque, al di là dei tecnicismi, “ferma restando l’attività di analisi del rischio già avviata in relazione al corretto adempimento degli obblighi di versamento del contributo” e “considerata l’instabilità del quadro giuridico di riferimento e tenuto conto dell’autorevolezza dei chiarimenti che potrebbero emergere dal giudizio di legittimità costituzionale“, al momento l’Agenzia delle entrate “ha ritenuto non opportuno intraprendere attività di controllo sostanziale, anche in ossequio al principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione“. Inoltre, l’Ade “non potendo disapplicare autonomamente disposizioni vigenti – comunica Siracusano -, ha rigettato le istanze di rimborso presentate da diversi contribuenti e fondate sulla incostituzionalità della norma che ha istituito il contributo straordinario“.

La scelta di non avviare procedure di recupero è bocciata dalle opposizioni. “Se un cittadino non paga le tasse, l’Agenzia delle entrate bussa alla sua porta. Con le grandi lobby energetiche, invece, si decide di fatto di fare un condono fiscale: questo sì che è un comportamento incostituzionale perché lede il principio di uguaglianza davanti alla legge“, tuona Angelo Bonelli. “I numeri comunicati dalla sottosegretaria evidenziano una discriminazione e iniquità sociale inaccettabile – aggiunge il co-portavoce di Europa Verde -. Mentre le famiglie italiane subiscono rincari significativi e hanno visto raddoppiare le loro bollette energetiche, le società energetiche restituiscono solamente una frazione dei loro extraprofitti. Parliamo di circa 6 miliardi di euro, una cifra irrisoria rispetto agli oltre 70 miliardi di extraprofitti realizzati“.

L’attacco di Bonelli è anche alle politiche generali del governo, per la “lentezza” nello sviluppo delle rinnovabili e “l’incoraggiamento di pratiche come quelle delineate nel Piano Mattei, orientato verso lo sfruttamento di fonti fossili“, indicativi di “una politica energetica obsoleta che necessita di un cambiamento radicale” per “far pagare meno l’energia a famiglie e imprese e dare una risposta alla crisi climatica“.

Cdm approva nuovo dl Energia da 27,4 miliardi. Non c’è la proroga del mercato tutelato

A pochi giorni dall’approvazione definitiva in Parlamento del decreto varato nello scorso mese di settembre, il Consiglio dei ministri vara un nuovo dl Energia. Avanti sulle rinnovabili e sulla decarbonizzazione delle aziende gasivore ed energivore. Avanti sull’approvvigionamento, con la norma che sblocca i rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle. Non c’è la proroga del mercato tutelato, ma non è una novità: il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, lo aveva anticipato la scorsa settimana, parlando di uno spacchettamento degli utenti, in modo da tutelare i fragili.

Una scelta che fa saltare sulla sedia l’opposizione. “È davvero sconcertante l’atteggiamento di questo governo che, su un tema come il mercato tutelato, fa orecchie da mercante e gioca a scarica barile“, tuona Annalisa Corrado, responsabile Ambiente nella segreteria Pd. E annuncia una conferenza stampa sul tema al Nazareno con la segretaria Elly Schlein, Pierluigi Bersani, la capogruppo alla Camera, Chiara Braga, e Antonio Misiani. I deputati M5S in commissione Attività Produttive della Camera bollano la mancata proroga come “furia cieca verso le famiglie” e Luana Zanella, capogruppo di Avs a Montecitorio, avverte: “Famiglie e imprese si preparino al salasso voluto da una destra pericolosa e irresponsabile“.

Il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo rivendica però lo sforzo fatto per un decreto che definisce “molto variegato“, con una serie di misure riconducibili a “una solida e pragmatica visione energetica”. Si liberano, scandisce, “le grandi potenzialità del Paese“, per renderlo “riferimento nel Mediterraneo sulle rinnovabili“.

Il provvedimento vale 27,4 miliardi di investimenti: “Vogliamo sostenere famiglie e imprese, per renderle ancor più protagoniste di una transizione bilanciata e realistica”, spiega Pichetto.

C’è il sostegno all’eolico offshore nel Mezzogiorno, con l’individuazione di due porti del Sud per sviluppare investimenti nel settore, funzionali a ospitare piattaforme galleggianti, da individuare dopo le manifestazioni di interesse.

Si sostengono i settori produttivi impegnati nel percorso di decarbonizzazione, “fornendo ad esempio importanti risposte per migliaia di imprese a forte consumo di energia elettrica e gas“, afferma Pichetto. Al via anche un nuovo studio per valorizzare la filiera della cattura e stoccaggio di carbonio. Per accelerare sullo sviluppo delle rinnovabili verso gli obiettivi 2030, si spingono le Regioni a realizzare impianti fotovoltaici in aree idonee con un fondo per opere compensative. Il fondo, per Regioni e Province Autonome, ammonta a 350 milioni l’anno fino al 2032.

Il provvedimento adotta poi un sistema di incentivazione a installare impianti a fonti rinnovabili rivolto a circa 3.800 imprese a forte consumo di energia elettrica come quelle della chimica, del vetro e del tessile, che potranno vedersi anticipare dal GSE gli effetti della realizzazione di questi impianti, da restituire nei successivi venti anni.

Approviamo inoltre una norma per considerare di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, le opere per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquido on-shore, nonché le infrastrutture connesse: una norma importante per impianti come Porto Empedocle e Gioia Tauro“, precisa. Avanti anche sul geotermoelettrico e sul bioetanolo, sul teleriscaldamento.

Un portale digitale raccoglierà dati e informazioni sullo sviluppo della rete elettrica nazionale. Gli enti territoriali potranno infine autocandidarsi a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. “Un passo necessario – insiste il ministro – per accelerare i tempi di individuazione di un’area di cui il Paese ha forte bisogno”.