Frans Timmermans

L’Ue chiude sui biocarburanti: “Non riapriremo l’accordo, stop al 2035”

A Bruxelles non c’è margine per riaprire il negoziato sullo stop all’immatricolazione di auto a combustione interna, diesel e benzina, a partire dal 2035. Su questo, la Commissione europea è chiara. Nei colloqui in corso con Berlino per sbloccare lo stallo sul dossier fermo da settimane in Consiglio “non stiamo ampliando il quadro” normativo. Il testo “dell’accordo prevede un ‘considerando’ sugli e-fuels e tutto quello che stiamo facendo è essere più espliciti sul significato di quella” parte del testo, ha spiegato il vicepresidente della Commissione per il Green Deal, Frans Timmermans, a margine del pre-vertice del Partito socialista europeo che si è tenuto a Bruxelles. “Qualsiasi altra cosa riaprirebbe l’intero accordo, e non è quello che stiamo facendo”, ha assicurato. “Stiamo parlando all’interno dell’accordo per il quale c’è stata una maggioranza in Parlamento europeo e in Consiglio“.

Non solo, dunque, non c’è margine per riaprire l’accordo sullo stop alla vendita di auto a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035, su cui Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo politico a ottobre. Ma secondo Bruxelles non c’è spazio di manovra neanche per includere una deroga sui biocarburanti oltre che agli e-fuels, come richiede il governo Meloni. “La tesi che continuiamo a sostenere è che, fermi restando gli obiettivi della transizione che condividiamo, non riteniamo che l’Unione debba occuparsi anche di stabilire quali siano le tecnologie con cui arrivare a quegli obiettivi“, ha sottolineato la premier all’arrivo al Consiglio europeo in corso a Bruxelles. Ha aggiunto che “ci sono tecnologie su cui l’Italia e l’Europa sono potenzialmente all’avanguardia e decidere di legarsi a tecnologie che invece di fatto sono detenute come avanguardia da nazioni esterne all’Unione è una scelta che non favorisce la competitività del nostro sistema“, ha detto, presumibilmente in riferimento al motore elettrico. Per la premier si tratta di “una tesi di buon senso, confidiamo possa passare anche per quel che riguarda i biocarburanti“, ha aggiunto.

Il ‘no’ secco di Meloni sulle auto è motivo di scontro con l’opposizione al governo e lo ha ricordato la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, alla sua prima riunione pre-vertice del Partito socialista europeo. Sul ‘no’ allo stop ai motori tradizionali dal 2035 i partiti di maggioranza “si sbagliano”, ha dichiarato secca. Per il Pd la sfida vera sfida non è fare la transizione, ma capire “come accompagnare la conversione ecologica” su cui ha assicurato che “l’ambizione delle proposte della Commissione continuerà ad avere il nostro pieno supporto affinché si creino le competenze per riprofessionalizzare lavoratrici e lavoratori“. Aggiornare le competenze, creare nuovi posti di lavoro dedicati alla doppia transizione verde e digitale. E’ tutto necessario, come lo è accompagnare questa riconversione dell’economia italiana e europea con ulteriori risorse. E’ necessario che “ci siano risorse in più anche da parte dell’Unione europea per accompagnare le imprese, le famiglie, i lavoratori, per accompagnare le imprese a innovare i loro processi produttivi e ridurre l’impatto negativo sull’ambiente“, ha avvertito la segretaria.

La Germania blocca da settimane ormai il dossier del ‘Fit for 55’ chiedendo alla Commissione europea di scrivere nero su bianco che anche dopo il 2035 ci sarà la possibilità di vendere le auto con motore a combustione, purché alimentate da combustibili sintetici, gli e-fuels. Nelle scorse settimane, Bruxelles ha messo a punto un piano per convincere la Germania a dire ‘sì’ al dossier su cui invece da settimane ormai sta puntando i piedi. Ma sull’idea di non riaprire un accordo già chiuso è d’accordo anche la stessa cancelleria di Berlino. “Ci sono chiare intese in Europa. Ciò include anche l’idea, sottoscritta da tutti, che dovrebbe esserci un regolamento proposto dalla Commissione europea che garantisca che dopo il 2035 i veicoli che possono essere utilizzati solo con e-fuel possano continuare a essere immatricolati“, ha chiarito il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in arrivo al Vertice. “Questo è il risultato di un dialogo” tra le istituzioni europee e dunque “in realtà si tratta solo di trovare il modo giusto, in modo molto pragmatico, per attuare effettivamente la promessa che la Commissione ha fatto molto tempo fa“, ha spiegato.

autostrade

Auto, Roma all’Ue: “Non escludere i biocarburanti”. Bruxelles punta sugli e-fuels per convincere Berlino

Non escludere i biocarburanti dai futuri piani Ue per le auto a zero emissioni. Roma chiama Bruxelles e cerca di inserirsi nei colloqui in corso tra la Commissione europea e la cancelleria di Berlino per sbloccare lo stallo sullo stop alla vendita dei motori a combustione interna, diesel e benzina, a partire dal 2035. Uno dei dossier cruciali del pacchetto climatico ‘Fit for 55’ che Berlino tiene in ostaggio al Consiglio per ottenere un riconoscimento da parte della Commissione che anche dopo il 2035 potranno essere vendute le auto a combustione interna con carburanti neutri per il clima, come i biocarburanti e gli e-fuels, ovvero combustibili liquidi o gassosi, di origine sintetica, che vengono prodotti attraverso processi alimentati da energia elettrica.

Per cercare di superare il veto tedesco, la Commissione europea ha messo a punto una proposta vista da Reuters che – confermano fonti, ha raggiunto solo la cancelleria di Berlino nelle scorse ore – per modificare il regolamento e consentire la vendita di nuove auto con motori a combustione oltre il 2035, ma solo alimentati da combustibili elettrici a impatto climatico neutro. Bruxelles spera così di convincere la Germania a dire ‘sì’ al dossier su cui invece da settimane ormai sta puntando i piedi. Secondo media tedeschi, il governo di Berlino avrebbe già respinto nei fatti la proposta di Bruxelles ma per ora non ci sono conferme ufficiali. Il voto in Consiglio Ue sulle auto a combustione è tenuto in ostaggio da settimane da Berlino, che chiede alla Commissione europea un impegno più vincolante di quello attuale a presentare una proposta per aprire la strada ai veicoli alimentati con carburanti sintetici (e-fuel) anche dopo il 2035. Un mercato ancora poco sviluppato in Europa, su cui però Berlino punta e che al momento potrebbe costare più dell’elettrico.

Sul dossier auto Parlamento e Consiglio Ue avevano già raggiunto un accordo a ottobre, che ora è in attesa dell’ultimo via libera tra gli Stati membri. L’intesa tra i co-legislatori prevede un riferimento al fatto che la Commissione europea presenti una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035 e a un impegno della Commissione europea a valutare i progressi verso il target di zero emissioni per le auto, valutando anche se e-fuel e biocarburanti possano contribuire all’obiettivo. Berlino preme però per un impegno da parte di Bruxelles che le nuove norme siano vincolanti, non lasciate ai confini indefiniti di due ‘considerando’ (dunque non vincolanti) all’interno del regolamento.
La proposta di Bruxelles per sciogliere la controversia con Berlino parla però solo di e-fuels, non dei biocarburanti. Qui si inserisce la lettera che il vicepremier ai Trasporti Matteo Salvini e i ministri dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin e del Made in Italy, Adolfo Urso, hanno indirizzato al vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ribadendo che l’Italia non è disposta ad accettare “una interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri”, con l’esclusione dei biocarburanti. L’Italia – continua la lettera – ha sponsorizzato (insieme alla Germania) l’utilizzo di carburanti CO2 neutrali per consentire immatricolazioni anche dopo il 2035. Per questo, scrivono i ministri, “abbiamo proposto il considerando 11 del nuovo regolamento CO2 in buona fede e ci aspettiamo che la Commissione lo attui ben prima della revisione del 2026, proponendo un atto giuridicamente vincolante. Un impegno in tal senso da parte della Commissione, con l’indicazione di una tempistica, sarebbe molto apprezzato e permetterebbe di concludere positivamente il dossier”.

In 50 stazioni di servizio arriva il primo biodiesel di Eni: è prodotto da scarti vegetali

Si chiama HVOlution, il primo diesel di Eni Sustainable Mobility prodotto con 100% di materie prime rinnovabili, è in vendita in 50 stazioni di servizio Eni e sarà disponibile a breve, entro marzo 2023, in 150 punti vendita in Italia. HVOlution è un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. “HVOlution – si legge in una nota – può contribuire all’immediata decarbonizzazione del settore dei trasporti anche pesanti, tenuto conto delle emissioni allo scarico, perché utilizzabile con le attuali infrastrutture e in tutte le motorizzazioni omologate, di cui mantiene invariate le prestazioni”.

Eni è in grado di offrire ai propri clienti questo innovativo biocarburante grazie all’investimento realizzato sin dal 2014 con la trasformazione delle raffinerie di Venezia e Gela in bioraffinerie, che dalla fine del 2022 sono palm oil free. La tecnologia proprietaria Ecofining consente, infatti, di trattare materie prime vegetali di scarto e olii non edibili per produrre biocarburante HVO (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrogenato) di cui Eni Sustainable Mobility è il secondo produttore in Europa. HVOlution è un biocarburante composto al 100% da HVO puro. Prima della commercializzazione nelle stazioni di servizio Eni, l’HVO in purezza è stato utilizzato da diversi clienti, i quali hanno movimentato dai mezzi per la movimentazione dei passeggeri a ridotta mobilità in ambito aeroportuale fino ai veicoli commerciali della logistica; inoltre, addizionato al gasolio, dal 2016 il biocarburante HVO è presente al 15% nel prodotto Eni Diesel +, disponibile in oltre 3.500 stazioni di servizio in Italia.

Per Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility, “il biocarburante puro HVOlution ha un ruolo fondamentale perché già da oggi può dare un contributo importante alla decarbonizzazione della mobilità, anche del trasporto pesante. Questo prodotto arricchisce l’offerta nelle stazioni di servizio, affiancandosi all’attuale proposta di prodotti low-carbon, come le ricariche elettriche, e di servizi per le persone in mobilità: obiettivo di Eni Sustainable Mobility è integrare gli asset industriali e commerciali lungo tutta la catena del valore, dalla disponibilità della materia prima fino alla vendita di prodotti decarbonizzati al cliente finale”.

Eni ha siglato accordi e partnership che permettono di valorizzare gli scarti e i rifiuti utilizzandoli come feedstock per la produzione di biocarburanti come HVOlution. In diversi paesi dell’Africa tra i quali Kenya, Mozambico e Congo, Eni sta sviluppando una rete di agri-hub in cui verranno prodotti olii vegetali in grado di crescere in terreni marginali e aree degradate e non in competizione con la filiera alimentare e, al tempo stesso, di creare opportunità di lavoro sul territorio. L’obiettivo è di coprire il 35% dell’approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025.

Benzinai revocano seconda giornata di sciopero: “Lo facciamo per gli automobilisti, non per il governo”

Sciopero sì, sciopero no. E alla fine, al termine di un pomeriggio di dialogo, i gestori carburanti hanno annunciato che la seconda giornata di serrate non ci sarà. Ma, avvertono i presidenti di Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, “lo revochiamo a favore degli automobilisti, non certo per il Governo”. La posizione è stata affidata a una nota, diffusa al termine dell’incontro avvenuto al Mimit, nella quale evidenziano come “pur riconoscendo di aver potuto interloquire in maniera costruttiva con il ministero che si è speso per diventare interlocutore propositivo, l’incontro ha confermato il persistere di molte criticità – spiegano -. Anche quest’ultimo ennesimo tentativo di rimediare ad una situazione ormai logora, non è riuscito ad evidenziare alcun elemento di concretezza che possa consentire anche solo di immaginare interventi sui gravissimi problemi del settore e di contenimento strutturale dei prezzi”. Per Giuseppe Sperduto, presidente di Fiab Confesercenti, “ridurre lo sciopero non sta significare smontare la partita, anzi tutto il contrario”.

Sulla revoca dello sciopero ci sperava anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Un’associazioneha detto parlando con la stampa a Bruxelles prima della conclusione dell’incontro al Mimit intende concludere prima lo sciopero, sulla base delle proposte fatte ieri sera, altre due hanno chiesto dei chiarimenti. Mi auguro che rivedano la loro decisione sulla base dell’impegno concreto del governo”.  “Da parte nostra – ha proseguito  – ho già detto ieri, riconvocando il tavolo permanente per l’8 febbraio, che il governo è impegnato in maniera continuativa per giungere a un riordino complessivo del settore che ne ha davvero bisogno, un settore troppo a lungo bistrattato. Ed è questo forse il primo governo che li ascolta e si confronta con le associazioni. Siamo ormai alla quarta riunione in due settimane”.

Le proposte emendative avanzate dal Governo al suo stesso decreto, spiegano i gestori “non rimuovono l’intenzione manifesta di individuare i benzinai come i destinatari di adempimenti confusi, controproducenti oltreché chiaramente accusatori”. “Appare ormai chiaro – dicono – che ogni tentativo di consigliare al Governo ragionevolezza e concretezza non può o non vuole essere raccolto – sottolineano -. Per questa ragione anche insistere nel proseguire nell’azione di sciopero, utilizzata per ottenere ascolto dal Governo, non ha più alcuna ragione di essere. Tanto più che uno degli obiettivi fondamentali, vale a dire ristabilire la verità dopo le accuse false e scomposte verso una categoria di lavoratori, è stato abbondantemente raggiunto. I cittadini italiani hanno perfettamente capito. È, quindi, a loro, ai cittadini che i benzinai si rivolgono, non certo al Governo, revocando il secondo giorno di sciopero già proclamato, eliminando ogni possibile ulteriore disagio, a questo punto del tutto inutile. I distributori quindi riapriranno già da questa sera. Il confronto a questo punto si sposta in Parlamento dove i benzinai hanno già avviato una serie di incontri con tutti i gruppi parlamentari perché il testo del decreto cosiddetto trasparenza raccolga in sede di conversione le necessarie modifiche”, concludono.

 

 

 

Carburanti, Urso ci prova ma sciopero resta. Benzinai divisi

Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero. Due sigle sindacali su tre confermano in pieno lo sciopero, una lo riduce da due a un giorno, nonostante sia iniziato un dialogo in Parlamento e i benzinai siano stati convocati al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per tentare una mediazione sul filo del rasoio.

Il tentativo in extremis di Adolfo Urso è stato “apprezzato“, fanno sapere i presidenti di Fegica e Figisc/Anisa. Quello che manca, però, a loro avviso è la “concretezza“: “L’annuncio dell’avvio del tavolo volto a ristrutturare la rete distributiva e ridare un piano regolatoria certo va nella direzione giusta e auspicata – ammettono -, ma le modifiche ipotizzare sul decreto, oltre a non essere sufficienti, sono ormai nelle mani del Parlamento“.

Tra le proposte del ministro una riduzione delle sanzioni nel caso di mancata ottemperanza al Decreto Trasparenza, la razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, la convocazione di un tavolo di filiera per affrontare i problemi storici del settore, a partire dall’illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche. Urso ci ha sperato fino all’ultimo: “Penso che le nostre proposte siano assolutamente ragionevoli. Ci auguriamo che gli esercenti evitino questo disagio. Peraltro in Parlamento è iniziato il confronto questa mattina, prima del decreto attuativo del decreto legge. Il Dl è a beneficio dei gestori, proprio per far emergere le sacche di approfittatori“, ha detto a margine del tavolo al Mimit.

Restano sullo sfondo “sconti o non sconti sulle multe“, “cartelli o non cartelli da esporre“, ma soprattutto l’idea di una categoria di lavoratori che “speculano sui prezzi dei carburanti. Il che è falso e inaccettabile“, tuonano Fegica e Figisc/Anisa. Lo sciopero è quindi confermato, così come confermata è l’intenzione della categoria di “dare tutto il proprio contributo al processo di riforma, per ora solo annunciato“. Più morbida la linea di Faib Confesercenti, riunita d’urgenza: “In segno di apprezzamento del lavoro svolto dal Ministro e dai suoi collaboratori, e con l’obiettivo di ridurre il disagio alla cittadinanza, la presidenza Faib ha deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione”.

Appuntamento oggi alle 11 in piazza Montecitorio a Roma, per un’assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria dei distributori di carburanti, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari.

Dal lato loro, i consumatori chiedono di essere coinvolti nei tavoli con il governo e chiedono controlli a tappeto sui gestori, per accertare il rispetto della regolamentazione sugli scioperi e perché nella rete autostradale i distributori rimangano aperti almeno ogni 100 chilometri e nella rete ordinaria in numero non inferiore al 50% degli esercizi aperti nei giorni festivi. “Quanto ai benzinai, se è vero che questa volta non hanno speculato non vuol dire che non commettano gravi irregolarità – osserva Massimiliano Dona, presidente dell’Unc -. E’ vergognoso, ad esempio, che 4000 distributori non comunichino al Mise, ora Mase, i prezzi o che li comunichino in modo farlocco. Per questo le multe andrebbero quadruplicate dai vigenti 516 euro ad almeno 2000 euro a infrazione. Il Governo, invece, nel tentativo maldestro di farsi perdonare per le accuse infondate di speculazioni, ora le abbassa a 200 euro. Una beffa e una farsa!“.

Dalle 19 scatta lo sciopero dei benzinai: stop anche ai self

Dalle 19 di questa sera (24 gennaio) scatterà lo sciopero di 48 ore dei benzinai. Pompe chiuse e self service staccati fino alle 19 del 26 gennaio nelle città, mentre in autostrada la protesta scatterà dalle 22, sempre di domani, fino alle 22 di giovedì prossimo. Come annunciato dalle tre sigle dei gestori, Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, saranno comunque garantiti i servizi minimi essenziali in un determinato numero di stazioni nelle città ma anche sulle reti autostradali. Difficile pensare che possa esserci una retromarcia dell’ultimo minuto, anche perché la tensione con il governo sta salendo di ora in ora, come si evince dai cartelli esposti dalle associazioni negli impianti per spiegare le loro ragioni: “Chiuso per sciopero. Per protestare contro la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria e gli inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori. Per scongiurare nuovi aumenti del prezzo dei carburanti”.

Non è servito nemmeno il tentativo estremo del ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, dalle colonne del ‘Corriere della sera‘: “È il primo governo che riconosce le loro ragioni e proprio per questo lo sciopero è davvero incomprensibile. Mi appello al buon senso”. Se possibile, l’effetto è stato proprio l’opposto. Soprattutto quando afferma di non capire “come si possa scioperare contro la trasparenza, contro un cartello”, perché “il decreto prevede che in ogni stazione sia visibile il prezzo medio regionale, ciò a beneficio dei consumatori come della stragrande maggioranza dei gestori: la trasparenza aiuta tutti”.

I gestori non l’hanno presa bene: “Le dichiarazioni del ministro Urso sono l’ennesima dimostrazione della confusione in cui si muove il governo in questa vicenda”, scrivono in un nota congiunta i presidenti di Faib Confercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio. “Continuano a chiedere trasparenza e noi l’abbiamo offerta in tutti i modi – proseguono -. Quello che non ci si può chiedere è di autorizzare nuovi adempimenti e nuove sanzioni a carico dei gestori, questo no”. Ecco perché pur ricordando che “le organizzazioni di categoria hanno sempre sostenuto la necessità di un confronto aperto fino all’ultimo minuto utile prima dello sciopero”, le parole del responsabile del Mimit “rischiano seriamente di chiudere ogni residua possibilità di concludere positivamente la vertenza in atto”. Poi l’invito a intervenire rivolto direttamente a Palazzo Chigi: “Dia un segnale sull’intera vertenza”.

La premier, Giorgia Meloni, però, da Algeri non fa retromarcia: “Non c’è alcuna volontà di colpire una categoria, solo la necessità di fare ordine per evitare comportamenti sbagliati”. Sul decreto Trasparenza “abbiamo immaginato il provvedimento, ci siamo confrontati con loro due volte – sottolinea -. Alcune rimostranze erano di buonsenso e siamo andati loro incontro, ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento giusto. Pubblicare il prezzo medio settimanale per far capire all’utente la situazione è una iniziativa di buon senso”.

Nel frattempo, si muovono le associazioni dei consumatori. Il Codacons è pronto a presentare alla Procura della Repubblica di Roma una denunciaper la possibile fattispecie di interruzione di pubblico servizio”. Stesso orientamento anche per l’Unc, che attacca: “La verità dei fatti è che la lobby dei benzinai ha già vinto, visto che il Governo, dopo aver partorito un topolino, si è già rimangiato il decreto, riducendo le multe dai 516 euro attuali al ridicolo balzello di 200 euro”. Va oltre Assoutenti, che chiede ai prefetti di tutta Italia di intervenire “per precettare i benzinai e costringere i distributori a rimanere aperti”, facendo sul leva sul “maltempo che sta imperversando in Italia e l’allerta neve che interessa diverse regioni”. Al momento non ci sono riscontri, dunque agli automobilisti non resta che mettersi in fila e fare il pieno per non rimanere a piedi.

Sperduto (Faib): Sciopero benzinai per far prendere coscienza e posizione al governo

E’ fiducioso che il Parlamento possa migliorare il decreto Trasparenza? “Me lo auguro, non fosse altro perché non abbiamo alcuna intenzione di portare avanti uno sciopero fine a se stesso, ma serve fondamentalmente a far prendere coscienza e posizione al governo”. Risponde così il presidente di Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto, ai microfoni di GEA, al termine della conferenza stampa con le altre sigle dei gestori (Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio) che hanno proclamato lo sciopero dei benzinai dalle 19 del 24 gennaio alla stessa ora del 26 gennaio, compresi i distributori self service.

Governo e benzinai trattano sullo sciopero. Antitrust indaga su 5 compagnie per i prezzi

Domani alle 14.30 i rappresentati dei benzinai parteciperanno a un tavolo tecnico al ministero delle Imprese e del Made in Italy sul tema rincari dei carburanti. Si tratta del secondo round fra Faib, Fegica e Figisc dopo il vertice a Palazzo Chigi di venerdì scorso. Una riunione che era terminata col congelamento dello sciopero indetto dalla categoria, annunciato per protestare contro la campagna “di fango” che aveva colpito i gestori degli impianti di carburanti in seguito all’eliminazione dello sconto sulle accise a Capodanno.

Tra un vertice e l’altro, però, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Trasparenza, varato dal governo per combattere eventuali speculazioni. Il provvedimento prevede, tra le altre cose, che “i gestori degli impianti di carburante che non comunicheranno i loro prezzi e non esporranno nel punto vendite le medie calcolate dal ministero potranno essere puniti con sanzioni da 500 a 6mila euro. Dopo la terza violazione può essere disposta la sospensione dellʼattività (che può andare da una settimana a tre mesi)”. Una regola che non è andata giù ai diretti interessati. Al punto che la giunta nazionale di Faib Confesercenti in un comunicato ha voluto esprimere “delusione per l’esito dell’incontro di venerdì scorso, che pure si era svolto in un clima positivo. Faib, di conseguenza, conferma il giudizio di forte contrarietà sul decreto Trasparenza. Pesa la formulazione della norma che conferma l’obbligo di un nuovo cartello e l’inasprimento inaccettabile delle sanzioni. Ben venga maggiore trasparenza ma si eliminino adempimenti che risulterebbero inutili e si riveda il sistema sanzionatorio, senza duplicazioni e senza accanimenti. Si perseguano con razionalità gli strumenti utili per dare informazioni corrette ai consumatori, ma si eviti – sottolinea l’associazione – la giungla cartellonistica che creerebbe solo confusione. Se si vuole un nuovo cartello significa che quelli che ci sono non sono utili. E allora li si eliminino e si razionalizzi la giungla cartellonistica“.

I prezzi dei carburanti sono già oggi i più pubblicizzati rispetto ad ogni altro prodotto di largo e generale consumo e occorre attenzione nel costruire nuove informazioni, tenendo conto delle specificità che ci sono tra rete ordinaria e rete autostradale. Pertanto, lo sciopero contro questo provvedimento inutile e dannoso resta congelato – continua la nota stampa di Faib – in attesa dell’incontro” di domani al ministero delle Imprese e del made in Italy. “In quella sede valuteremo se il governo ha intenzione di accogliere le richieste della categoria o meno. E prenderemo le decisioni conseguenti che saranno illustrate nel dettaglio nella conferenza stampa unitaria, indetta per giovedì 19 gennaio“.

Mentre governo e benzinai trattano, l’Antitrust indaga. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, ha svolto ispezioni nelle sedi delle compagnie petrolifere: Eni, Esso, Ip, Kuwait Petroleum e Tamoil. I procedimenti sono stati avviati anche sulla base della documentazione “tempestivamente fornita” dalle stesse fiamme gialle.

Carburanti, benzinai congelano lo sciopero dopo l’incontro con il governo

Lo sciopero del 25 e 26 gennaio è “congelato“. Il governo porta a casa un primo risultato dall’incontro con gestori e titolari dei distributori di carburanti, convocati a Palazzo Chigi subito dopo l’annuncio dell’inizio dello stato di agitazione che sarebbe poi sfociato nell’astensione dal lavoro e il presidio a Montecitorio. A riceverli il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, assieme ai ministri competenti in materia, Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso, e al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo. L’incontro, da programma, sarebbe dovuto durare 30 minuti, ma alla fine è andato ben oltre l’ora. Le tre sigle, rappresentante da Giuseppe Sperduto (Faib Confesercenti), Alessandro Zavallone (Fegica) e Bruno Bearzi (Figisc) ne avevano di cose da dire all’esecutivo. Alla fine tutti concordano che il passaggio di oggi è stato utile, se non altro a togliere dal tavolo l’equivoco su presunte speculazioni, con cui la foga della politica li aveva spinti nell’occhio del ciclone.

L’incontro è stato assolutamente proficuo, i ministri hanno ascoltato le esigenze della categoria e siamo nelle condizioni di dirci abbastanza soddisfatti, non fosse altro perché è stato stabilito a breve di incontrarci di nuovo per far partire il tavolo tecnico emergenziale“, spiega Sperduto. L’appuntamento è per martedì prossimo: “Il tavolo sarà basato su tutti i temi emergenziali di settore“, spiegano le associazioni, precisando che lo sciopero non è revocato ma solo messo in ‘ghiacciaia’. “Valuteremo tutte le opzioni che sono sul tavolo – spiegano –. Si andrà a esaminare un settore che ha già una serie di crisi interne, strutturali, ma c’è il dato positivo di aver pacificato un rapporto incrinato negli ultimi tempi da polemiche sicuramente infondate“. Dunque, col governo “si ristabilisce un corretto rapporto su una categoria che non ha mai commesso crimini o nefandezze: queste sono le condizioni di partenza, vedremo quando saremo riconvocati: ci riserviamo di fare la nostra scelta sulle iniziative che ora sono congelate“.

I reciproci segnali di apertura sono comunque una buona base di partenza: “Siamo fiduciosi del fatto che le intenzioni del governo sono quelle di lavorare velocemente ed efficacemente e non solo sugli aspetti legati alle accise“, sottolinea Sperduto. Che tocca anche il tema dei controlli: “Devono essere effettuati, è corretto che ci siano e noi cerchiamo di snellire le procedure e le incombenze, che diventano sempre di più ogni giorno. Che ci debbano essere delle sanzioni può anche andar bene, qualora ci fosse del malaffare. Ma così non è“. Sul punto torna anche il segretario nazionale di Fegica, Alessandro Zavallone, che al termine dell’incontro aggiunge: i ministri “hanno capito la differenza differenza tra omissioni e ritardo“, spiegando che le multe comminate ai gestori dalla Guardia di finanza riguardano la mancata comunicazione dei prezzi, un obbligo giornaliero a cui i gestori sono sottoposti, ma “c’è una bella differenza tra chi non comunica e si nasconde e chi, invece, lo fa con tre ore di ritardo. E comunque, questo non incide sul prezzo“.

Sul decreto Trasparenza varato dal Cdm in settimana, invece, il giudizio resta sospeso. Il provvedimento non è ancora stato pubblicato e le associazioni attendono di leggerlo sulla Gazzetta ufficiale, prima di esprimersi. Di sicuro nell’ora a Palazzo Chigi nessuno ha consegnato loro nulla, dicono all’unisono. Eppure nel testo c’è un altro motivi di distanza con le istituzioni, quello sull’obbligo di esporre il prezzo medio dei carburanti accanto a quello di vendita. Sia per i gestori, sia per associazioni dei titolari degli impianti servirà a poco. “Abbiamo prospettato al governo l’idea di dare visibilità ai prezzi di cessione perché venga dato un ulteriore elemento di valutazione al consumatore finale e non solo il prezzo medio di vendita“, dicono i rappresentanti dell’Angac, appena usciti da Palazzo Chigi, dove sono stati ricevuti assieme a Unem e Assopetroli. “Si tratta del prezzo con cui la compagnia petrolifera vende il carburante ai gestori degli impianti – spiega Fausto Liuzzi –. Questo potrebbe far capire al consumatore che non è il gestore l’artefice di questa paventata speculazione, perché è l’ultimo tassello, assieme proprio al consumatore finale, di una catena che dovrebbe essere effettivamente controllata e monitorata“.

Soddisfatto anche il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, che al Mimit incontra anche le associazioni dei consumatori. “Abbiamo aperto un confronto, credo estremamente positivo e anche costruttivo, sia con gli operatori del settore a Palazzo Chigi, con due tavoli specifici, poi successivamente al con i consumatori – dice -. Le due facce della stessa medaglia, che è quella di riportare in questo settore la maggiore trasparenza possibile, al fine anche di controllare l’aumento dei prezzi“. A latere degli incontri, infatti, il governo non esclude che se i prezzi dovessero raggiungere soglie troppo alte ci possa essere una ‘sterilizzazione’ delle accise: ovvero, come spiegato dalla premier, Giorgia Meloni, “quello che lo Stato guadagna in più da accise e Iva lo usa per riabbassare il prezzo ed è esattamente quello che prevede il nostro decreto“.

benzina diesel

Carburanti, il Governo contro le speculazioni: distributori dovranno esporre prezzo medio nazionale

Il caro benzina entra di prepotenza nel Consiglio dei ministri dedicato al Dl Ricostruzione e alla proroga del termine del payback sanitario al 30 aprile. Tutto era iniziato con l’incontro, nel pomeriggio di martedì, fra la premier Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti e il comandante generale della Guardia di finanza, il generale Giuseppe Zafarana. L’obiettivo era fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti. Detto, fatto: in serata il Cdm ha dato il via libera ad un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del Garante prezzi.

Diverse le misure messe in campo. Innanzitutto un cambio importante nel monitoraggio dei prezzi, che non sarà più settimanale ma giornaliero. Poi, introdotto l’obbligo per i distributori di carburante di esporre il prezzo alla pompa praticato insieme a quello medio nazionale comunicato sul sito del ministero delle Imprese, pena possibili sanzioni. In caso di recidiva, la sanzione può giungere alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni. E ancora, si rafforzano i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative. Allo stesso fine, si irrobustisce la collaborazione tra Garante e Guardia di Finanza e viene istituita una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare le ragioni dei turbamenti e definire le iniziative di intervento urgenti. Sul fronte aiuti ai consumatori, invece, prevista l’erogazione di buoni benzina per un valore massimo di 200 euro per i lavoratori dipendenti nel periodo gennaio-marzo 2023.

Intanto, nelle ore precedenti al Consiglio dei ministri, era stato l’Antitrust a muoversi contro eventuali speculazioni. Con il presidente Roberto Rustichelli che ha chiesto alla guardia di finanza la collaborazione al fine di acquisire la documentazione “inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate“. Documentazione richiesta “per valutare pratiche commerciali scorrette nei confronti dei consumatori e violazioni della concorrenza“.