I cinque pilastri del Piano Mattei: dalla formazione all’energia

Il piano Mattei potrà contare su una dotazione iniziale di 5,5 miliardi tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa 3 miliardi verranno destinati dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi da fondo per la cooperazione allo sviluppo. Si articola su cinque pilastri, interconnessi con gli interventi sulle infrastrutture, generali e specifiche su ogni settore di intervento.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE. Il Piano si occuperà degli interventi che si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani e sfruttando il ‘modello’ italiano di Piccola e Media Impresa.

AGRICOLTURA. Gli interventi saranno finalizzati a diminuire i tassi di malnutrizione; favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari; sostenere lo sviluppo dei biocarburanti non fossili. In questo quadro noi riteniamo fondamentali lo sviluppo dell’agricoltura familiare, la salvaguardia del patrimonio forestale e il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici tramite un’agricoltura integrata.

SALUTE. Si punta a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili; a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione; sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.

ENERGIA. L’energia è uno dei settori centrali del Piano. L’obiettivo è quello di rendere l’Italia un hub energetico, un “vero e proprio ponte tra l’Europa e l’Africa“, spiega la premier, Giorgia Meloni. Sarà centrale il nesso clima-energia, come tutti gli interventi che verranno portati avanti per rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili con azioni volte ad accelerare la transizione dei sistemi elettrici, in particolare per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e le infrastrutture di trasmissione e distribuzione. È un impegno che ricomprenderà anche lo sviluppo in loco di tecnologie applicate all’energia anche attraverso l’istituzione di centri di innovazi I cinque pilasti del Piano Mattei: dalla formazione all’energiaone, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali e sostenere così l’occupazione e la valorizzazione del capitale umano.

ACQUA. La scarsità della risorsa idrica in Africa rappresenta uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflittualità e spinta alla migrazione. In questo quadro gli interventi riguarderanno: la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici; la manutenzione dei punti d’acqua preesistenti; gli investimenti sulle reti di distribuzione; e le attività di sensibilizzazione circa l’utilizzo dell’acqua pulita e potabile.

Giorgia Meloni pronta a presentare il Piano Mattei al Vertice Italia-Africa

Non è più il tempo delle parole. Nel fine settimana la premier, Giorgia Meloni, accoglierà a Roma diversi leader per il Vertice Italia-Africa, nel quale presenterà il Piano Mattei, il progetto di cooperazione che nelle intenzioni del governo dovrà far diventare il nostro Paese hub energetico dell’Europa e allo stesso tempo avviare un programma di sviluppo infrastrutturale, economico e occupazionale negli Stati a sud del Mediterraneo che decideranno di aderire all’iniziativa, anche per bloccare i flussi migratori in uscita.

A Palazzo Madama sono attesi anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, i rappresentanti delle agenzie delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, anche se difficilmente – secondo quanto scrive France Presse – arriverà sostegno economico al Piano da Bruxelles, che ha già presentato un pacchetto di aiuti per l’Africa da 150 miliardi di euro entro il 2022. L’Italia, che in questi mesi ha comunque continuato a interloquire con l’Ue lontana dai riflettori, si è già cautelata stanziando per il continente africano il 70% dei 4 miliardi di Fondo nazionale sul clima.

Adesso manca solo il paper. Ad oggi, infatti, è nota esclusivamente la ‘cornice’ di governance, con il decreto approvato nel 2023 che istituisce cabina di regia e struttura di missione, oltre a definire gli ambiti di azione. Non solo energia, come aveva detto a inizio gennaio la presidente del Consiglio. Infatti si va dalla cooperazione allo sviluppo alla promozione delle esportazioni e degli investimenti, l’istruzione e formazione professionale, la ricerca e innovazione, la salute, l’agricoltura e sicurezza alimentare, l’approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, ma anche la tutela dell’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici. Inoltre, l’ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, anche digitali, nonché la valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, il sostegno all’imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile.

Nell’immediata vigilia della presentazione, però, le organizzazioni della società civile africana chiedono che il Vertice di domenica e lunedì prossimi tracci un nuovo corso per la cooperazione euro-africana, proteggendo le popolazioni africane, gli ecosistemi e la biodiversità del continente e affrontando l’emergenza climatica. Le Cso, inoltre, temono tuttavia che il piano non abbia seguito un approccio consultivo e che sia insufficiente nell’identificare e incorporare gli obiettivi centrali per l’Africa.

Meloni, intanto, continua a tessere la tela di relazioni internazionali. Nel pomeriggio di venerdì, in vista proprio dell’appuntamento del fine settimana, ha avuto colloqui telefonici sia con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, sia con il presidente egiziano, Abdelfattah al-Sisi. Secondo quanto riferisce Palazzo Chigi, in entrambe le conversazioni c’è stato uno scambio di idee sul rilancio delle relazioni dell’Italia con il continente africano e sullo sviluppo congiunto del Piano Mattei, ma anche sulle ultime evoluzioni delle crisi mediorientalale. Sia Tebboune che al-Sisi, poi, esprimono l’auspicio di poter presto avere una occasione di incontro con la premier italiana.

Il rapporto con l’Africa, così come “il nesso clima-energia e la sicurezza alimentare“, saranno tra le priorità nell’agenda della Presidenza italiana del G7, iniziata lo scorso 1 gennaio. “Centrale sarà il rapporto con le nazioni in via di sviluppo, con le economie emergenze con un’attenzione particolare rivolta all’Africa – spiega proprio Meloni in un video di presentazione -. Perché l’obiettivo che ci siamo dati è quello di costruire un modello di cooperazione da pari a pari, che rifiuta l’approccio predatorio e che sia capace di offrire benefici per tutti”. Anche l’Intelligenza artificiale avrà ampio spazio nelle iniziative in programma. Con un approccio ben definito: “Tra le sfide al centro della Presidenza italiana ci sarà anche quella che molti ritengono la più decisiva di questo tempo: l’Ia, tecnologia che può generare grandi opportunità ma anche enormi rischi, oltre a incidere sugli equilibri globali”, dice la premier. Che rilancia: “Il nostro impegno è sviluppare meccanismi di governance e fare in modo che l’intelligenza artificiale sia incentrata sull’uomo e controllata dall’uomo”.

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Meloni: “Difenderemo produzione nazionale”. Stellantis replica: “Fortemente impegnati in Italia”

Non si ferma lo ‘scontro’ a distanza fra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e Stellantis. Dopo le parole di pochi giorni fa a ‘Quarta Repubblica’, dove, riferendosi al quotidiano ‘Repubblica’, aveva detto di non accettare “lezioni sull’italianità da chi ha venduto la Fiat ai francesi”, la premier torna sull’argomento durante il question time alla Camera. L’occasione è l’interrogazione di Matteo Richetti, capogruppo di Azione a Montecitorio, che chiede conto delle “iniziative volte a garantire la continuità produttiva e occupazionale presso gli stabilimenti italiani di Stellantis e di Magneti Marelli, nell’ambito di un piano di rilancio del comparto automobilistico”.

Meloni non se lo fa dire due volte e parte all’attacco. Intanto, difendendo il suo diritto di critica, dopo che ieri il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha definito le critiche della premier ingiuste nei confronti dei dipendenti italiani e ha accusato il Governo di aver perso nove mesi sugli incentivi. “Il gruppo automobilistico Fiat e i marchi italiani collegati – inizia la presidente – rappresentano una parte importante della storia industriale nazionale, sia in termini occupazionali che di ricchezza prodotta. E’ un patrimonio economico che merita la massima attenzione. E credo che questo significhi anche avere il coraggio di criticare alcune scelte fatte dalla proprietà e dal management del gruppo quando sono state distanti dagli interessi italiani”. Il riferimento è presto detto, e neanche tanto fra le righe: “Penso allo spostamento della sede fiscale e legale fuori dai confini nazionali, all’operazione di presunta fusione fra Fca e Psa che celava un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano, tanto che oggi nel cda di Stellantis siede un rappresentante del governo francese e non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengono in considerazione molto più le istanze francesi rispetto a quelle italiane“.

La linea tracciata per il futuro dal Governo è dritta e segnata. “Noi vogliamo come sempre difendere l’interesse nazionale, instaurare un rapporto equilibrato con Stellantis per difendere la produzione in Italia, i livelli occupazionali e tutto l’indotto dell’automotive”. Per questo “abbiamo modificato le norme, da una parte incentivando chi torna a produrre in Italia e dall’altra scoraggiando chi delocalizza, che dovrà restituire ogni beneficio o agevolazione pubblica ricevuta negli ultimi dieci anni. Vogliamo tornare a produrre in Italia almeno un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana”. Con un avvertimento preciso: “Se si vuole vendere un’auto sul mercato mondiale pubblicizzandola come gioiello italiano, allora quell’auto deve essere prodotta in Italia. Queste sono le regole con l’attuale Governo e valgono per tutti“.

Non si fa attendere la replica a distanza di Stellantis che, tramite un portavoce, sottolinea come l’azienda sia “fortemente impegnata in Italia” e abbia “investito diversi miliardi di euro nelle attività italiane per nuovi prodotti e siti produttivi“. “Oltre il 63% dei veicoli prodotti lo scorso anno negli stabilimenti italiani di Stellantis sono stati esportati all’estero, contribuendo così alla bilancia commerciale italiana“, sottolinea, precisando che lo scorso anno sono stati prodotti oltre 752 mila veicoli (auto + veicoli commerciali), in crescita del 9,6% rispetto al 2022, di cui oltre 474 mila sono stati commercializzati all’estero. In particolare, con oltre 85.00 unità prodotte, Mirafiori ha un avuto un export pari al 93%, Cassino, con circa 48.800, del 75%, Pomigliano, con circa 215.000, del 41%, Modena, con circa 1240, del 92%, Atessa, con circa 230.000, dell’85%, e Melfi, con oltre 170.120, del 53%.

Meloni e von der Leyen in Emilia Romagna: nuovi fondi ai territori alluvionati

Dalla revisione del Pnrr e dall’accordo delle Politiche di sviluppo arrivano nuovi fondi per i territori alluvionati dell’Emilia Romagna. L’accordo viene siglato tra il governo e la Regione. Tra Bologna e Forlì il presidente, Stefano Bonaccini, accompagna la premier, Giorgia Meloni, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, e la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, incassando anche qualche protesta dei cittadini, che accusano le istituzioni di “passerelle” troppo facili. Con l’intesa, però, 588 milioni di euro vengono sbloccati dalle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 e assegnati alla regione. Se alle risorse FSC si aggiunge la quota di cofinanziamento (circa 99 milioni di euro), si arriva a 687 milioni di euro che serviranno a finanziare 92 progetti ritenuti strategici. “E’ stato fatto un lavoro silenzioso e difficile“, rivendica la premier smarcandosi dalle polemiche. L’obiettivo è dichiarato: “Trasformare l’Italia, spesso considerata fanalino di coda nell’utilizzo dei fondi europei, in un modello“.

Ursula von der Leyen era stata nei territori colpiti dal maltempo pochi giorni dopo le inondazioni, assicurando l’impegno dell’Europa. Ora “quelle risposte sono arrivate“, conferma Meloni. Intanto con la revisione del Pnrr, che “si diceva fosse impossibile e invece non solo era possibile, ma anche doverosa“, rimarca. Il nuovo piano, infatti, assegna un miliardo e 200 milioni alla difesa idraulica, al ripristino della viabilità e delle infrastrutture stradali, al patrimonio edilizio residenziale e pubblico, alle strutture socio-sanitarie pubbliche, alle scuole e infrastrutture sportive. In altre parole, con questi soldi, “si fa ricostruzione, ma anche e soprattutto prevenzione rispetto a eventuali ulteriori eventi di questa natura“, spiega la presidente del Consiglio. Si dice commossa dal ritorno in Romagna von der Leyen: “Mi ricordo chiaramente la visita a maggio dell’anno scorso e non dimenticherò mai la devastazione che hanno causato le inondazioni“, confessa, rimembrando “le enormi quantità di fango ovunque e le rovine delle case andate distrutte“, ma anche “la fenomenale solidarietà di uomini, donne e anche bambini per aiutarsi e confortarsi“. Il Fondo di solidarietà è stato mobilitato, con l’anticipo di 95 milioni per le emergenze, le operazioni di pulizia e ripristino. “Molto altro arriverà nei prossimi mesi“, garantisce la presidente della Commissione.

Gli Accordi delle Politiche di sviluppo e coesione “consentono al Governo di essere al fianco dei territori e seguire da vicino lo stato di attuazione dei progetti che scelgono di sostenere col ciclo 2021/2027 delle risorse”, precisa Fitto. “Da tempo ho stressato il ministro per firmare prima possibile questo accordo in linea con quel Patto per il lavoro e il clima condiviso con province, comuni, parti sociali. Oggi con questa firma il sistema regionale avrà ulteriori investimenti per ambiti cruciali”. Tira un sospiro di sollievo Bonaccini alla firma dell’accordo. Un programma, continua Bonaccini, “che andiamo ad attuare e che da tempo abbiamo condiviso con l’assemblea legislativa e con il Patto, naturalmente avrà attenzione particolare ai territori alluvionati“.

 

Meloni firma il patto con Emilia-Romagna: 687 milioni pro-alluvione. Oggi a Forlì con Von der Leyen

Prima Davos, poi Strasburgo, poi ancora l’Italia. Agenda impegnata quella della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che oggi tornerà in Emilia Romagna, in uno dei luoghi simbolo delle devastanti alluvioni che lo scorso maggio hanno colpito il centro Italia.

Von der Leyen in giornata sarà a Forlì, città toccata dalle inondazioni che hanno colpito la regione lo scorso anno, insieme alla premier Giorgia Meloni. Nel pomeriggio è prevista una conferenza stampa. Un incontro per discutere di fondi europei per le zone colpite dalle alluvioni, a cui parteciperanno anche il governatore della Regione, Stefano Bonaccini, e il ministro per gli Affari europei, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto.

Il governo ha presentato a Bruxelles il 24 luglio la domanda di sostegno attraverso il Fondo europeo di solidarietà, per contribuire a ripristinare le infrastrutture principali, finanziare i servizi di soccorso e le operazioni di pulizia generale, e attuare misure di protezione del patrimonio culturale della regione. A novembre la Commissione europea ha deciso di concedere all’Italia un anticipo di 94,7 milioni di euro dal Fondo europeo di solidarietà per alleviare l’onere finanziario causato dal disastro naturale.

Il Fondo di solidarietà è un dispositivo fuori bilancio che permette di mobilitare fino a 500 milioni di euro all’anno – oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente – per coprire parte dei costi per la ricostruzione. Gli Stati membri colpiti da disastri naturali possono richiederne l’attivazione alla Commissione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni. Questo dispositivo ammette interventi d’emergenza come il “ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione”. Dalla sua attivazione nel 2002 quasi un terzo degli 8,2 miliardi di euro complessivi – circa 3 miliardi – sono stati destinati all’Italia, quasi in doppio della Germania seconda beneficiaria con 1,6 miliardi.

Intanto in mattinata la premier ha firmato il nuovo accordo sui Fondi di sviluppo e coesione con il governatore Stefano Bonaccini e il ministro Raffaele Fitto.  “Arriviamo a una cifra di 687 milioni di euro che viene mobilitata oggi con questa firma. Complessivamente 92 progetti, poche grandi priorità: non risorse che vengono spese in centinaia di microprogetti, ma scegliere sulle priorità che rappresentano un volano” ha affermato la premier. “Non avremmo potuto non occuparci dell’alluvione, torna Von Der Leyen che si era presa responsabilità e impegni, quelle risposte sono arrivate – ha aggunto Meloni – grazie alla revisione del Pnrr, difesa idraulica, ripristino del patrimonio pubblico, delle scuole e delle infrastrutture sportive: 1,2 miliardi. Con il Fsc invece la Regione ha proposto, e il governo ha condiviso, 137 milioni per la manutenzione stradale, con rilevazione annuale del fabbisogno delle province. Sono risorse che si aggiungono a quelle che la Regione aveva già destinato a viabilità e trasporti, ci sono anche 27 milioni destinati a manutenzione straordinaria di opere idrauliche che insistono sui bacini idrografici della Regione, ma c’è anche molto altro”.

Meloni non parla di ambiente nella conferenza di fine anno: tema citato 212 volte in 135 discorsi

Nelle 42 domande fatte giovedì alla presidente del consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno, sono stati diversi i temi assenti. Scuola, sanità, ma anche Sud, fisco e, fra tutti, ambiente.

In tre ore di conferenza sono state citate, una volta sola, “energia pulita”, “sostenibilità ambientale” e “transizione verde. Migranti e immigrazione, al contrario, 25 volte in totale.

Questo dato stride soprattutto se si considera che Mattarella, nel discorso di fine anno, ha parlato chiaramente di “una crisi ambientale sempre più minacciosa. Il peso dato al tema dai principali rappresentanti dello stato è diverso, e non solo in questo singolo episodio.

Se confrontati, infatti, gli interventi pubblici fatti da gennaio 2023 a oggi dalla premier e dal presidente della Rebubblica evidenziano una differenza decisa riguardo alle tematiche ambientali.

Prendendo in analisi i 99 discorsi raccolti nel sito del Quirinale, il capo sello stato cita direttamente termini come “ambiente”, “transizione energetica” e “sostenibilità” 495 volte. “Cambiamento climatico” è stato quello che è apparso di più, con un totale di 119 citazioni.

Gli interventi pubblici di Meloni (che si trovano invece sul sito del governo) sono in totale 135, ma contengono solamente 212 citazioni a termini e tematiche ambientali. Trentasei discorsi in più, quindi, ma meno della metà delle occorrenze.

Se per ogni discorso di Mattarella ci sono 4,8 parole o piccole frasi legate all’ambiente, quelli di Meloni si fermano a 1,6.

Mattarella preferisce riferirsi direttamente al problema (i termini più utilizzati sono “cambiamento climatico”, appunto, “ambiente”, con 72 occorrenze e “sostenibilità”, con 59), mentre la premier sceglie per lo più di occuparsi di “transizione verde” (30 occorrenze) e “transizione energetica” (15).

Piano Mattei, Meloni: “E’ più avanti di quanto sembri, Africa al centro del G7”

Intelligenza artificiale, Piano Mattei, europee. In oltre tre ore con i giornalisti della stampa parlamentare, Giorgia Meloni si confronta sui temi caldi dell’anno passato e di quello che verrà, con l’Italia impegnata nella presidenza del G7.

Un focus centrale, lo aveva anticipato più volte, sarà sull’Africa e su un nuovo approccio con il continente oltre il Mediterraneo. E’ il Piano Mattei che ha in cantiere e che in parte, negli accordi sull’approvvigionamento energetico, è già iniziato. Non si conosce ancora nei dettagli, ma “è più avanti di quanto sembri”, assicura la premier e sarà presentato tra qualche settimana, in occasione della conferenza Italia-Africa.

Il punto, per la presidente del Consiglio, è capire che il Continente africano ha una ricchezza enorme, soprattutto di materie prime critiche, di cui l’Europa ha un disperato bisogno. Ma d’altra parte, non si può restare inermi davanti alla destabilizzazione dei Paesi, che influisce nei rapporti con l’Occidente. nel piano di Meloni, bisogna agire a monte, anche per governare i flussi migratori: “Non risolveremo mai questo problema se pensiamo solo a come gestire i migranti una volta che arrivano in Europa. Finora, non ha funzionato un certo approccio paternalistico e predatorio. Quello che va fatto in Africa non è carità, ma partership strategiche da pari a pari”, spiega alla stampa. L’obiettivo è che il Piano Mattei “diventi un modello” anche per gli altri.

Nei giorni che verranno Meloni, presidente di Fratelli d’Italia ma anche del partito dei conservatori europei, sarà sempre più impegnata sul fronte di Bruxelles, in vista delle elezioni per l’Europarlamento, che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024. Sulla sua candidatura non scioglie ancora le riserve: “E’ una decisione che non ho ancora preso – scandisce -. Sono una persona per la quale niente conta di più che sapere di avere il consenso dei cittadini, lo valuterò“. Quanto a eventuali rimpasti di governo, nel caso in cui alcuni dei suoi ministri decidessero di candidarsi, esclude l’ipotesi: ”Non auspico, non voglio e non lavoro a un rimpasto – conferma-. Poi quello che decideranno i partiti lo valuteremo caso per caso. Per ora stiamo ragionando solo delle candidature dei tre leader di partito”. Su una cosa è certa: l’Ecr non farà alleanze in Parlamento con partiti di sinistra. Nessuna maggioranza Ursula dunque: “Lavoro per una maggioranza alternativa che negli ultimi mesi ha dimostrato di poter esistere, penso alla transizione verde o alle migrazioni”, spiega. E, incalzata sull’Afd, il partito tedesco di estrema destra, taglia corto: “Ci sono distanze insormontabili”. Più probabile un asse col Rassemblement National di Marine Le Pen. Ma non si sbilancia: “Non sono una persona che ama dare patenti, anche per ragioni di storia. Io per ora lavoro con i conservatori europei”, afferma.

Altro tema al centro della presidenza italiana del G7 e che monta in vista delle Europee è il dibattito intorno all’intelligenza artificiale: “Sono particolarmente preoccupata dall’impatto che può su vari livelli e particolarmente sul lavoro”, confessa in apertura di conferenza. “Organizzeremo sull’Ia un focus molto preciso, perché rischiamo un impatto devastante che vedrà sempre più persone essere sempre meno necessarie“, osserva.

Da quando è al governo, rivendica, l’Italia ha fatto bene in Europa. E si dice “soddisfatta” dell’accordo trovato sul Patto di Stabilità: “Non è quello che avrei voluto, ma è quello che emerge da una sintesi”, precisa.

Su terreno nazionale, difende la legge di bilancio (“all’aumento delle tasse abbiamo preferito il taglio della spesa pubblica”) e biasima chi la critica per la tassa sugli extraprofitti delle banche, guardando al passato: “Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione delle banche siano quelli che quando erano al governo alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd, vale per il Movimento 5 Stelle, che è stato cintura nera in questo“, riferisce Meloni.

Risposte che non piacciono alle opposizioni, che urlano alla menzogna. “Se c’è una ‘cintura nera’ di prese in giro ai cittadini quella spetta di diritto a Giorgia Meloni”, si difende il leader pentastellato Giuseppe Conte, accusandola di aver piegato la testa a Germania e Francia per il Patto di stabilità: “Abbiamo un grosso problema a Chigi se la premier è ‘soddisfatta’ per 12 miliardi di tagli che rischiano di colpire come al solito i diritti, i servizi, la sanità e così via“, tuona. “Troppe cose non vere” anche per Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra. “Non è vero che ha tassato le banche, anzi ha usato lo stesso metodo – debole con i forti e forte con i deboli – utilizzato con le lobby energetiche, non tassando gli extraprofitti e regalando loro 450 milioni di soldi pubblici”, sostiene. E giudica il Piano Mattei l’opposto di quello descritto dalla premier: “Rappresenta il neo colonialismo predatorio delle risorse energetiche dell’Africa“. “Mai sentite così tante bugie tutte insieme”, fa eco il leader di IV, Matteo Renzi. “La premier dice che lei non ha aumentato le tasse: evidentemente le accise sulla benzina e l’IVA sugli assorbenti si sono aumentate da sole“, ironizza. Elly Schlein si esprime ancora prima che la conferenza inizi: “Meloni proverà a difendere l’indifendibile, dai disastri della manovra economica che taglia pensioni e sanità all’affossamento del salario minimo, dalla riforma costituzionale che riduce i poteri del Presidente della Repubblica allo smacco di aver accettato a testa bassa un compromesso dannoso sul Patto di Stabilità. Le ribatteremo punto per punto, perché gli italiani hanno diritto a conoscere la verità“. Avrà probabilmente occasione di farlo direttamente con la premier, che a domanda non si tira indietro su un eventuale confronto tv con la segretaria del Pd in vista delle Europee: “Mi impegno volentieri, credo sia normale e giusto confrontarsi con un altro leader politico. Non mi sono mai sottratta, non lo farò stavolta”.

Pnrr, Italia prima a chiedere quinta rata entro fine anno

I 52 obiettivi della quinta rata del Pnrr sono verificati. L’Italia, prima tra gli Stati membri, presenterà alla Commissione europea la richiesta di pagamento per i 10,5 miliardi di euro previsti. Intanto, a giorni arriveranno i 16,5 miliardi di euro della quarta rata, che faranno salire complessivamente la quota già incassata a circa 102 miliardi di euro, più della metà dell’intero Piano.

Un altro obiettivo estremamente importante“, rivendica Giorgia Meloni dopo la cabina di regia. Un “grande risultato“, ribadisce, che “testimonia ancora una volta lo straordinario lavoro portato avanti in questi mesi“. Tra gli obiettivi previsti nella quinta rata ci sono l’aggiudicazione degli appalti del settore idrico, l’elettrificazione della linea ferroviaria nel Mezzogiorno e la tratta Ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. In tema di ambiente sono previsti interventi per il potenziamento delle condotte, della depurazione e per la realizzazione degli impianti per la valorizzazione dei rifiuti.

La Cabina di regia di oggi permetterà al Governo di dare seguito alla richiesta di pagamento entro fine anno, per, spiega il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, “proseguire nell’azione di sostegno alla crescita economica e per raggiungere, con i nuovi investimenti inseriti nel piano, gli obiettivi del potenziamento della competitività industriale, della transizione verso energie pulite e dell’indipendenza energetica dell’Italia”.

Le risorse e le opere programmate dal Piano, assicura Fitto, sono “salvaguardate“: andranno a implementare le riforme e ad alimentare nuovi investimenti strategici per “la crescita strutturale dell’Italia“, commenta il ministro. L’anno di lavoro sul Pnrr è stato “positivo“, osserva, e la collaborazione con la Commissione europea “costruttiva“. Il macro obiettivo è “mettere concretamente a terra i progetti, per dare una risposta tangibile, in termini di efficienza ed efficacia dell’azione governativa, alle legittime aspettative delle imprese e degli italiani“.

Sotto la guida del presidente Giorgia Meloni e del ministro Raffaele Fitto il governo – scrive sui social la ministra delle Riforme, Elisabetta Casellatiha lavorato compatto, smentendo ancora una volta i detrattori con risultati concreti“.

Patto di Stabilità, Meloni: “E’ una partita aperta, non svenderò l’Italia”

Formalmente, il Patto di stabilità non è all’ordine del giorno del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre. Ma la questione è certamente al centro del dibattito: “Mancherei di onestà intellettuale se non affrontassi per primo il tema che in questo momento vede maggiormente impegnata l’Italia e che avrà ricadute molto importanti sulla credibilità e sul futuro dell’Unione“, spiega Giorgia Meloni all’Aula di Montecitorio.

Roma lavora alla riforma da mesi, in condizioni negoziali, tiene a ricordare la premier, “non semplici“. L’approccio è “costruttivo e pragmatico“, per bilanciare la solidità dei bilanci nazionali e la sostenibilità dei loro debiti pubblici, senza dimenticare la crescita e il sostegno agli investimenti. Oggi la posizione dell’Italia è “credibile e seria”, rivendica la presidente, soprattutto “grazie all’azione del ministro Giorgetti“. Ed è proprio grazie a una ritrovata credibilità internazionale che, dice, “nonostante una trattativa difficilissima siamo ancora in partita“. L’accordo finale è stato posticipato a una nuova riunione dell’Ecofin, che verrà convocata nei giorni successivi al Consiglio europeo con il mandato di chiudere l’accordo entro l’anno. “A Bruxelles hanno capito che la posizione del governo non si basa sul classico ‘tiriamo a campare’ ma su una politica di bilancio seria e rigorosa che anche oggi voglio rivendicare“, insiste Meloni. Le modifiche chieste dall’Italia non sono per “sperperare risorse senza controllo“, ma il contesto è “eccezionale” e richiede una governance adeguata.  E, nella replica, Meloni precisa che non è disposta a dare l’assenso “a una riforma del Patto di stabilità che nessun governo italiano potrebbe in futuro rispettare”, perché “preferisco da una vita essere accusata di essere isolata che essere accusata di aver svenduto l’Italia”.

Anche sul Pnrr l’Italia ha avuto la sua rivincita, “grazie all’impegno encomiabile di tutto il governo, e del ministro Fitto in particolare, abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione e l’attuazione”, scandisce. Oggi questi risultati, vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e “da tutti gli analisti economici“. Eppure, osserva la leader di Fdi, nei mesi della campagna elettorale, la volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico diverso da quello attuale “veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l’Italia con un piede fuori dall’Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici“. La tenacia ha premiato: “Con perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo, si doveva fare ed è stato fatto“.

Cop28, Meloni annuncia: “100 mln a fondo perdite e danni”. A Dubai firmato accordo Mase-Fao

La prima volta di Giorgia Meloni alla Cop. La premier fa il suo esordio alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, la 28esima della storia, e alla platea di Dubai non si presenta a mani vuote. Annunciando, infatti, che l’Italia “fornirà al fondo Loss&Damage 100 milioni di euro per aiutare a raggiungere gli obiettivi” che si pone l’assemblea.

La presidente del Consiglio spiega: “Il mondo che voglio vedere è quello in cui la natura, la nutrizione e gli esseri umani sono uniti e la ricerca è capace di aiutare ad ottimizzare quel legame, facendo in modo che ci siano delle colture resilienti verso il cambiamento climatico, ma anche creando nuove tecniche più innovative e moderne, che possano migliorare sia la qualità che la quantità dei raccolti, riducendo gli impatti negativi come per esempio il consumo di acqua eccessivo. Questo è quello in cui ci siamo impegnando“. Un discorso a 360 gradi, ma senza dimenticare la parte più importante, quella delle risorse, che dall’osservatorio di Palazzo Chigi “devono essere dedicate proprio al sistema alimentare“. Non a caso ricorda che “questo è uno degli scopi del fondo italiano sul clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato al continente africano“.

Perché nell’agenda della premier il Piano Mattei occupa sempre lo spazio di primo piano: “Una sostanziale parte del nostro progetto per l’Africa – ribadisce a Dubai –, che è basato sulla cooperazione con il continente africano, è diretto al settore agricolo. Ma il nostro scopo non è fare beneficenza, l’Africa non ha bisogno di elemosina, ma di qualcosa di diverso: la possibilità di competere su un campo da gioco che sia equo”. Perciò esorta ad “aiutare questo continente a prosperare basandosi sulle sue risorse, visto che ha il 65% delle terre arabili presenti al mondo e ciò implica che con una adeguata tecnologia e un adeguato addestramento possa soddisfare il proprio bisogno e la propria crescita economica“.

Altro punto importante toccato da Meloni è quello del sistema di relazioni, perché “le nazioni a livello individuale non possono fare molto“. Tra gli obietti della Presidenza italiana del G7, il prossimo anno, c’è proprio quello di intensificare i rapporti con i partner internazionali. Ad esempio spingendo perché “ad accompagnare gli sforzi pubblici ci sia il coinvolgimento di investimenti privati, per assicurare un mercato aperto alla libera competizione, ma protetto dalla concorrenza sleale“. Del resto, il capo del governo riconosce che “essere efficaci ed efficienti richiederà molte risorse che il settore pubblico da solo non sarà in grado di mobilitare“. Ma, sempre secondo Meloni, “essere in grado di mobilitare molte risorse non sarà sufficiente se non riusciremo ad assicurare facilitare l’accesso alle risorse rafforzando la promozione di un clima finanziario favorevole e lavorando a sistemi di assicurazioni connessi ai rischi climatici, come sta facendo l’Italia“. Ecco perché ritiene il ruolo delle banche multilaterali per lo sviluppo “essenziale, ma – avverte – devono riformarsi e adattarsi ai contesti odierni“.

A Dubai l’Italia porta a casa anche un accordo di primo livello. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, firma infatti una lettera d’intenti con il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, per il sostegno ad azioni climatiche a livello globale, con investimenti in particolare in Medio Oriente, Africa e Stati insulari in via di sviluppo, oltre all’implementazione dell’attuazione della Strategia sul cambiamento climatico e della Strategia Fao sulla ‘Mainstreaming Biodiversity nei Settori Agricoli’. “Rinnoviamo il nostro impegno a promuovere la crescita sostenibile della produttività agricola, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra“, commenta il responsabile del Mase. Attualmente, la collaborazione tra il dicastero di via Cristoforo Colombo e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione si basa su due principali linee di attività: la partnership sulle Bioenergie con il Global Bioenergy Partnership e la promozione della Climate Smart Agriculture attraverso il progetto ‘International Alliance for Climate Smart Agriculture’. Ora il campo di azione di allarga, facendo segnare un nuovo punto all’Italia.