Boom dei prezzi alimentari in Italia: dal 2021 fare la spesa costa il 25% in più

Prima la ripresa dalla pandemia, poi gli shock energetici causati dalla guerra in Ucraina scatenata dalla Russia. Sono queste quelle che Istat definisce le “principali determinanti” della crescita dei prezzi dei beni alimentari in Italia. Una vera e propria impennata: da ottobre 2021 a ottobre 2025 hanno registrato aumenti del 24,9%, quasi 8 punti sopra l’inflazione generale misurata dall’Ipca (+17,3%). E se l’Italia è messa male, le altre principali economie Ue fanno anche peggio. L’Istat ricorda che i prezzi del cibo sono infatti aumentati, nel periodo in esame, del 29% per l’area euro (+32,3 nella Ue), del 32,8% in Germania, del 29,5% in Spagna. Solo la Francia ha registrato incrementi leggermente inferiori (23,9%).

Nel focus allegato all’ultima ‘Nota di andamento dell’economia italiana’, l’istituto nazionale di statistica rileva che i prezzi degli alimentari iniziano a crescere nella seconda metà del 2021, subiscono un’impennata dall’inizio del 2022 fino alla metà del 2023, e continuano ad aumentare, seppure a tassi più moderati, anche nel periodo successivo. Si arriva a settembre 2025 con prezzi in aumento del 26,8% rispetto all’ottobre 2021 e incrementi molto ampi per i prodotti vegetali (+32,7%), latte, formaggi e uova (+28,1%) e pane e cereali (+25,5%). L’impatto è facile da immaginare, considerando che i beni alimentari rappresentano oltre un quinto del valore economico dei beni e servizi consumati dalle famiglie italiane e che la sola componente cibo rappresenta il 16,6% della spesa media. Istat sottolinea che si tratta di “beni in prevalenza necessari” e si caratterizzano “per la rigidità della loro domanda rispetto ad aumenti di prezzo”. L’impatto risulta dunque “rilevante” sul potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle a più basso reddito, in considerazione della maggiore quota dei beni alimentari rispetto al totale dei consumi.

Come si è arrivati fin qui lo spiega sempre Istat, con una fotografia plastica: a partire dalla seconda metà del 2021 sono iniziate a manifestarsi pressioni al rialzo dei prezzi internazionali delle materie prime alimentari dovute alla fase di ripresa economica post pandemica. In tale contesto, in presenza di una domanda crescente e di frizioni nell’approvvigionamento dovute ai riassestamenti delle catene globali dopo la pandemia, si è verificata una contrazione dell’offerta mondiale determinata anche da eventi metereologici avversi nei principali paesi esportatori. A partire da febbraio 2022, l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni internazionali contro la Russia (con il blocco delle importazioni di gas) hanno determinato forti pressioni inflattive sui beni energetici. Nello stesso periodo hanno infatti continuato a crescere i prezzi delle materie prime alimentari. Lo shock energetico ha inoltre colpito anche indirettamente il settore alimentare, attraverso gli incrementi dei prezzi di altri prodotti intermedi, in particolare i fertilizzanti (il cui prezzo – rileva Istat – è più che raddoppiato dall’inizio del 2021 alla fine del 2022).

Un effetto a cascata: gli incrementi del prezzo dei prodotti alimentari non lavorati si sono trasmessi poi a quelli lavorati. Così i prezzi alla produzione dell’industria alimentare sono aumentati del 21,4%, tra il terzo trimestre del 2021 e il terzo del 2023, data un’analoga crescita delle materie prime agricole. Negli ultimi due anni, i prezzi hanno continuato ad aumentare “ma a tassi notevolmente più contenuti”, spiega Istat. A tale dinamica ha contribuito il recupero dei margini di profitto delle imprese del settore agricolo, mantenutisi su livelli particolarmente bassi nel periodo 2021-2022.

Secondo le associazioni dei consumatori sono dati che spiegano la depressione dei consumi. “I maxi rincari nel settore alimentare non solo impoveriscono le famiglie, ma portano a profonde modifiche nelle abitudini degli italiani, al punto che una famiglia su tre è stata costretta nell’ultimo anno a tagliare la spesa per cibi e bevande” spiega il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, secondo cui gli aumenti dei listini alimentari proseguono ancora oggi: a fronte di una inflazione nazionale all’1,2%, alcuni prodotti registrano “rincari fortissimi”. Ad ottobre la carne balza del +5,8% su anno con punte del +7,9% per la carne bovina, le uova segnano un +7,2%, formaggi e latticini +6,8%, burro +6,7%, riso +4,6%. Per altri prodotti gli aumenti sono addirittura a due cifre: il cioccolato sale del +10,2%, il caffè del +21,1%, il cacao del +21,8%. Insomma, le famiglie italiane spendono sempre di più per un carrello sempre più vuoto: da ottobre 2021 ad oggi le vendite alimentari nel nostro Paese sono crollate in volume del -8,8%. Il Codacons chiama in causa Mister Prezzi e l’Antitrust “affinché avviino una approfondita indagine sull’andamento dei listini alimentari in Italia” dato che i listini “non sono tornati alla normalità” quando le emergenze sono terminate e hanno dato vita “a una forma di speculazione sulla pelle dei consumatori“.

Mosca: “Italia crolla se sostiene Kiev”. Farnesina richiama ambasciatore: “Abisso di volgarità”

Il dodicesimo pacchetto di aiuti dell’Italia a Kiev è in arrivo. Mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, annuncia la notizia parlando con i cronisti al ministero, nel centro di Roma si consuma una tragedia: una porzione della torre medievale dei Conti, nei Fori Imperiali, crolla, coinvolgendo quattro operai.

La notizia dovrebbe essere totalmente slegata all’impegno del Paese per l’Ucraina. Ma Maria Zakharova, portavoce di Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, la utilizza per attaccare i piani di Roma: “Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente il denaro dei contribuenti, l’Italia crollerà completamente: dall’economia alle torri”, scrive su Telegram.

Parole che sollevano l’indignazione trasversale del Paese. A partire dalla Farnesina, che convoca subito l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, per un richiamo formale e che tramite fonti interne fa filtrare un commento durissimo: Mosca è piombata in un “abisso di volgarità”, sostiene il dicastero, definendo le frasi di Zakharova “squallide” e “preoccupanti”. Dal ministero degli Esteri viene ricordato che “a nessuno in Italia, proprio a nessuno, sarebbe mai venuto in mente di gioire, di speculare su un incidente, una tragedia in cui siamo ancora tutti coinvolti come popolo italiano”. L’Italia, viene garantito, manterrà “modi civili” ed “educazione”. Come è stato fatto anche in questi mesi, quando in Russia è stato attaccato un centro commerciale. “Esprimeremo sempre e comunque solidarietà e amicizia per i più deboli, per chi è in difficoltà, per chi è sotto attacco. Per questo appoggiamo il popolo ucraino. Perché siamo italiani“, scandiscono le fonti.

In mattinata, Crosetto aveva spiegato che gli aiuti italiani, in termini di mezzi, restano secretati, ma che verrà inviato a Kiev tutto quello che sarà possibile “senza indebolire la nostra difesa“. Che comunque, ha insistito, va rafforzata urgentemente. Non perché lo chiede la Nato, ma perché “siamo preoccupati”, ha confessato il ministro. “Dobbiamo prepararci in modo serio a dover difendere il paese, è finito il tempo di dover edulcorare le parole. I tempi sono molto cambiati, la difesa ha il compito di programmarli per affrontare tutti gli scenari. Non siamo ancora all’altezza di farlo, i tempi però non li decidiamo noi”, ha detto, domandando che si eviti una spaccatura tra maggioranza e opposizione sul tema. “In momenti come questo l’investimento in difesa non dovrebbe essere un elemento di differenziazione, è la garanzia che esistano una maggioranza, un’opposizione e un Parlamento anche in futuro, è il prerequisito che gli ospedali ci siano e non siano abbattuti, che le scuole siano aperte perché tutto funziona bene e perché c’è la pace”.

Quanto all’Ucraina e alla possibilità che accetti o meno la tregua proposta dalla Russia in cambio dei territori occupati, “il limite di ciò che Kiev può accettare o meno lo decide l’Ucraina e non noi”, ha messo in chiaro Crosetto, ammettendo che sarà “difficile” che l’Ucraina possa riconquistare una parte dei territori persi. Crimea in primis, che non è più sua dal 2014. Sul tema la palla passa a Kiev, anche se il problema più grosso, ha osservato, è che “la Russia per ora non ha mai dimostrato la volontà di affrontare la pace, neanche parlando di cessione dei territori”.

Ucraina, Orbàn da Meloni: Ue non conta niente. E settimana prossima incontra Trump

Sull’Ucraina, “l’Unione europea non conta nulla“. Non usa mezzi termini Victor Orbàn a Roma, tra l’udienza da Papa Leone XIV in Vaticano e l’incontro con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. La possibilità di risolvere la guerra, a suo avviso, è stata ormai appaltata agli americani e ai russi: “Purtroppo, non abbiamo un ruolo. L’Europa è totalmente fuori dai giochi’’, spiega, intercettato da La Repubblica.

Tra qualche giorno sarà a Washington da Donald Trump per “risolvere il problema delle sanzioni al petrolio russo“. Ma anche per discutere con il presidente americano di come costruire un “sistema sostenibile” per l’Ungheria. “Senza di loro, i prezzi dell’energia andranno alle stelle, provocando delle carenze nelle nostre scorte’’, denuncia.

La notizia del viaggio negli Stati Uniti viene confermata da Budapest: “Il Primo Ministro incontrerà Trump la prossima settimana a Washington per discutere di questioni energetiche”, annuncia il ministro degli Esteri Peter Szijjarto. La scorsa settimana, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni ai due maggiori produttori di petrolio russi, Rosneft e Lukoil, che potrebbero potenzialmente avere ripercussioni sull’Ungheria, che dipende ancora fortemente dal petrolio e dal gas russi. Secondo l’ambasciatore Usa presso la Nato, Matthew Whitaker, gli Stati Uniti si aspettano che paesi come l’Ungheria “sviluppino e attuino un piano” per “svincolarsi” dalle fonti energetiche russe. Szijjarto fa sapere che l’Ungheria sta analizzando cosa significherebbero “legalmente e fisicamente” le sanzioni statunitensi contro i due giganti russi degli idrocarburi una volta entrate in vigore.

Il premier ungherese pone a Meloni soprattutto il tema dell’economia europea e della perdita di competitività, a suo avviso il problema principale dell’Unione. In particolare, scandisce, “la transizione green e le decisioni sul tavolo dell’Unione, l’Ets2“, la direttiva sulle emissioni, che “aumenterà il prezzo dell’energia per chi ha una casa o per chi possiede un’auto”. In una nota, Palazzo Chigi chiarisce che nel faccia a faccia, durato circa un’ora, i due premier hanno in realtà affrontato anche la situazione in Ucraina e gli sviluppi in Medio Oriente, oltre che l’agenda europea. “I due leader hanno discusso delle opportunità offerte dallo strumento europeo SAFE, valutando possibili sinergie tra Italia e Ungheria a sostegno delle rispettive capacità industriali e tecnologiche“, viene precisato.

Le dichiarazioni del leader ungherese sull’irrilevanza dell’Europa in Ucraina non piacciono alle opposizioni. “Sono sbagliate e non condivisibili”, tuona Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee della Camera. È una posizione che, sostiene, “mina i principi di solidarietà europea, indebolisce il fronte comune contro l’aggressione di Putin e rischia di compromettere la sicurezza e l’autonomia economica, industriale ed energetica del nostro continente”. Il dem domanda alla presidente del Consiglio di prendere le distanze pubblicamente dalla linea dell’alleato sovranista: “Non è più tollerabile che il Governo italiano si mostri indulgente e ambiguo verso chi lavora per distruggere l’Europa dall’interno“. Durante il colloquio a Palazzo Chigi, +Europa organizza un flashmob per contestare il premier ungherese: “E’ il burattino di Putin – scrive sui social Riccardo Magi -, il simbolo della democrazia illiberale, l’uomo che usa i soldi europei per distruggere la libertà in Ungheria. Questa non è la nostra Europa. La nostra è quella della democrazia, dello Stato di diritto, della libertà. Mettiamo il veto a Orbán”.

Ucraina, la pace è più lontana. Annullato vertice Trump-Putin a Budapest

Si allontana sempre di più la prospettiva a breve termine di una pace duratura in Ucraina. L’incontro tra il leader Usa, Donald Trump, e quello russo, Vladimir Putin, previsto a Budapest entro 15 giorni è stato cancellato. “Non voglio perdere tempo, quindi vedremo cosa succederà”, ha annunciato il repubblicano, spiegando di non voler “un incontro inutile” con il suo omologo. Anche il Cremlino ha confermato che non c’è una data “precisa” per un nuovo faccia a faccia tra i due. Anche il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov hanno annullato una riunione prevista per organizzare l’incontro di Budapest, di cui avevano parlato al telefono soltanto lunedì.

Il presidente americano ha mostrato una crescente frustrazione nei confronti di Putin negli ultimi mesi, nonostante quello che descrive come “un buon rapporto personale”. Dopo aver incontrato Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca venerdì – all’indomani di una conversazione telefonica con il leader del Cremlino – il presidente americano sembrava essere tornato dalla parte di Mosca. Ha cercato di persuadere il suo omologo ucraino a cedere la contesa provincia del Donbass, nell’Ucraina orientale, durante le “tese” discussioni di venerdì, ha dichiarato un alto funzionario ucraino all’AFP. La fonte ha aggiunto che i colloqui con Trump “non sono stati facili” e che gli sforzi diplomatici per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina sembrano “girare a vuoto”.

Zelensky sperava di trarre vantaggio dalla crescente frustrazione del presidente americano di fronte alla riluttanza del suo omologo russo ad accettare un cessate il fuoco. Ma è tornato a mani vuote dopo che il presidente Usa ha respinto la sua richiesta di missili a lungo raggio Tomahawk e lo ha esortato a concludere un accordo.

Dopo l’incontro, Trump aveva dichiarato sui social media che le loro discussioni erano state “molto interessanti e cordiali”. “Ma gli ho detto, come avevo anche fortemente suggerito al presidente Putin, che era ora di smettere di uccidere e di concludere un ACCORDO!”, aveva anche scritto l’inquilino della Casa Bianca.

Il presidente americano ha poi ritenuto necessario che qualsiasi negoziazione partisse dalla situazione attuale sul fronte per porre finalmente fine ai “massacri” in Ucraina.

Diversi leader europei, tra cui quelli di Italia, Francia, Regno Unito e Germania, nonché lo stesso Zelensky, hanno dichiarato martedì di sostenere “con fermezza la posizione del presidente Trump secondo cui i combattimenti devono cessare immediatamente” e hanno ritenuto che “l’attuale linea di contatto debba servire da base per i negoziati”. Ma, hanno subito aggiunto: “rimaniamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza”. Eventuali concessioni territoriali in Ucraina “non possono essere negoziate” se non dal suo presidente, ha ribadito martedì a Lubiana Emmanuel Macron.

Il segretario generale della Nato Mark Rutte è in visita a Washington per incontrare Donald Trump e discutere “diverse questioni relative al sostegno dell’Alleanza all’Ucraina e agli sforzi degli Stati Uniti per una pace duratura”, secondo quanto riferito dal suo team.

Gli europei, dal canto loro, si riuniranno giovedì a Bruxelles – ad eccezione del primo ministro britannico Keir Starmer – per un vertice durante il quale sperano di concordare un sostegno finanziario duraturo all’Ucraina. Venerdì è prevista una riunione della coalizione dei Volenterosi, che riunisce i sostenitori di Kiev.

Per la responsabile della politica estera europea, Kaja Kallas, c’è un “ampio sostegno” all’interno dell’Unione europea alla proposta di mobilitare i beni russi congelati, al fine di concedere a Kiev un prestito di 140 miliardi di euro.

Oggi Zelensky sarà in Svezia, dove i due paesi annunceranno un accordo per l’“esportazione” di armi.

Dazi, video Maga: “Accordo separato Trump-Meloni”. Opposizioni: “Premier venga in Parlamento”

Donald Trump rilancia su Truth un video Maga secondo cui Meloni avrebbe deciso di rompere con l’Ue sia sul dossier dazi, cercando un accordo separato bilaterale Italia-Usa, che sull’Ucraina, concordando per un disimpegno nel supporto a Kiev. L’opposizione in Italia solleva il caso, mentre Palazzo Chigi cerca di abbassare le tensioni, chiarendo che sui dazi “la trattativa la conduce la Commissione europea“.

In particolare, sottolinea una fonte, sui produttori italiani di pasta “è stata da tempo avviata un’interlocuzione bilaterale, che affianca l’azione della Commissione“. Bruxelles conferma, ancora tramite una fonte, che sulla pasta la Commissione “sta collaborando con gli Stati Uniti, in stretto coordinamento con le autorità italiane“.

Noi abbiamo sempre lavorato con l’Unione europea e grazie all’Italia, anzi, si è potuto fare qualche importante passo in avanti. Con il commissario Sefcovic lavoriamo in perfetta sintonia“, rivendica dalla Slovenia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine dei lavori del vertice dei Paesi meridionali dell’Unione europea-Med9.

Le opposizioni però non si accontentano e chiedono, ancora una volta, la presenza della premier in Parlamento. “Meloni non può far finta di nulla“, tuona Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, che precisa: “Deve chiarire da che parte sta l’Italia e se è destinata a essere l’avamposto di Trump per rompere il fronte europeo e indebolire definitivamente l’Unione europea che non è soltanto un sodalizio economico, ma anche e soprattutto un patto politico tra stati che condividono valori, diritti e libertà“. Il video ripostato da Trump sui suoi social è preoccupante anche per la capogruppo di Italia Viva al Senato Raffaella Paita: “Giorgia Meloni non vuole evidentemente infastidire il presidente degli Stati Uniti. Ma così si fa un danno all’immagine internazionale dell’Italia. Una presa di posizione di palazzo Chigi è più che mai necessaria“, osserva. Le notizie sui presunti contatti diretti tra Meloni e Trump per accordi separati e alternativi all’Ue tra Italia e Stati Uniti sono “gravissime” per il capogruppo al Senato dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro: “Il governo dei sovranisti è inginocchiato al Presidente Usa”, denuncia, accusando l’esecutivo di “fare il patriota e lavorare per spaccare l’Unione Europea”.

La posizione dell’Italia sui dazi e sul sostegno all’Ucraina è “sempre stata chiara e netta“, smorza i toni il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ricordando che “sui dazi Meloni ha più volte ribadito che la competenza dei negoziati è della Commissione europea, che l’Italia ne sostiene gli sforzi e che comunque il governo farà del suo meglio per tutelare gli interessi nazionali” e che, quanto all’Ucraina, “il sostegno a Kiev del governo non è mai stato in discussione”.

Ucraina, Zelensky: “Mosca vuole espandere guerra”. Von der Leyen apre a dazi su petrolio russo

La guerra in Ucraina è al centro della seconda giornata di lavori all’Assemblea generale dell’Onu. A New York è infatti il giorno di Volodymyr Zelensky che, rinfrancato da un rinnovato sostegno a Kiev del presidente americano Donald Trump, ha esortato la comunità internazionale a fare di più in difesa dell’Ucraina. “A causa della debolezza delle istituzioni internazionali, questa follia continua, e anche far parte di un’alleanza militare di lunga data (come la Nato, ndr), non significa automaticamente essere al sicuro”, ha dichiarato lanciando un appello. “La Russia vuole espandere la guerra. Nessuno se non noi stessi possiamo garantire la sicurezza. Solo forti alleanze, forti alleati e solo le nostre armi”.

Intanto, sempre sulla scia delle dichiarazioni di Trump, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ammesso di stare lavorando a dazi sulle forniture di petrolio “che continuano ad arrivare in Ue dalla Russia”. “Il presidente Trump ha assolutamente ragione. Ci stiamo lavorando. Abbiamo già ridotto in modo massiccio la fornitura di gas dalla Russia, abbiamo completamente eliminato il carbone russo e abbiamo ridotto drasticamente anche l’approvvigionamento di petrolio”, ha detto in un punto stampa con il presidente degli Stati Uniti, a margine dei lavori dell’Assemblea.

Gli Stati Uniti hanno escluso qualsiasi possibile adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica, uno dei cui principi fondanti è che un attacco a uno dei suoi membri è un attacco a tutti. Il leader ucraino ha nuovamente espresso soddisfazione per l’incontro di martedì a margine dell’Assemblea Generale con il presidente americano. “Abbiamo avuto un buon incontro con il presidente Trump e ho parlato anche con molti altri leader influenti. Insieme possiamo cambiare molto”, ha affermato. “Certo, stiamo facendo tutto il possibile per garantire che l’Europa fornisca un’assistenza concreta e, naturalmente, contiamo sugli Stati Uniti“, ha aggiunto.

Ieri, dallo stesso pulpito, Trump ha affermato che Kiev potrebbe “riconquistare il suo territorio nella sua forma originale e forse anche spingersi oltre” contro la Russia, cambiando completamente il suo approccio al conflitto dopo mesi in cui aveva affermato che l’Ucraina, al contrario, avrebbe probabilmente dovuto cedere territorio. Anzi, il presidente americano ha definito la Russia “una tigre di carta“, che “combatte senza scopo da tre anni e mezzo una guerra che una vera potenza militare avrebbe dovuto vincere in meno di una settimana” assicurando che “dopo aver conosciuto e compreso appieno la situazione militare ed economica” tra i due Paesi “con il sostegno dell’Unione Europea, l’Ucraina sia in grado di combattere e riconquistare l’intero Paese nella sua forma originale. Con il tempo, la pazienza e il sostegno finanziario dell’Europa e, in particolare, della Nato, i confini originali da cui è iniziata questa guerra sono un’opzione concreta”.

Dichiarazioni che non sono affatto piaciute al Cremlino. “Continuiamo la nostra operazione militare speciale per garantire i nostri interessi e raggiungere gli obiettivi che (…) il presidente del nostro Paese ha stabilito fin dall’inizio. E agiamo così per il presente e il futuro del nostro Paese, per le numerose generazioni a venire. Non abbiamo quindi altra alternativa”, dice il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, secondo il quale il riavvicinamento tra Washington e Mosca avviato da Trump è stato infruttuoso. “Nelle nostre relazioni (russo-americane), una linea di condotta mira ad eliminare i fattori di irritazione (…). Ma questa linea di condotta procede lentamente. I suoi risultati sono vicini allo zero”, spiega durante un’intervista alla radio russa. L’appellativo di ‘tigre di carta’ non è piaciuto alla Federazione Russa, che ha ribattuto: il Paese “mantiene la sua stabilità economica”, dice Peskov, aggiungendo tuttavia che “la Russia sta affrontando tensioni e problemi in diversi settori dell’economia”. “La Russia non è una tigre. La Russia è più simile a un orso. E gli orsi di carta non esistono”, dice Peskov. Da New York Zelensky ha accusato la Russia “di non volere il cessate il fuoco” e ha anche lanciato l’allarme sullo sviluppo di droni autonomi e velivoli senza pilota in grado di abbattere altri droni e di colpire infrastrutture critiche. “Stiamo vivendo la corsa agli armamenti più distruttiva della storia dell’umanità, perché questa volta include l’intelligenza artificiale”, ha sostenuto. “Se il mondo non riesce a rispondere a tutte le minacce e se non esiste una solida piattaforma per la sicurezza internazionale, ci sarà ancora pace sulla Terra?”, ha esclamato

 

Polonia schiera 40mila soldati a confine Russia-Bielorussia. Oggi Consiglio sicurezza Onu

In cerca di supporto diplomatico dopo l’intrusione di presunti droni russi nel suo territorio, la Polonia ha annunciato di aver deferito la questione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che terrà una riunione d’urgenza oggi a New York. Ritenuta intenzionale da Varsavia e dai suoi alleati, ma smentita da Mosca, l’intrusione di una ventina di droni dai cieli di Ucraina e Bielorussia ha suscitato forti reazioni nel Paese, che chiede un rafforzamento delle capacità militari dell’Ue e della Nato sul suo territorio. Il deferimento al Consiglio di Sicurezza mira a “attirare l’attenzione del mondo su questo attacco senza precedenti condotto da droni russi contro un Paese che non è solo membro dell’ONU, ma anche dell’Unione Europea e della NATO“, ha spiegato il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.

La presidenza sudcoreana del Consiglio di Sicurezza ha annunciato che si riunirà alle 15 locali (le 21 in Italia). Il Consiglio è composto da cinque membri permanenti con potere di veto, divisi in due gruppi geopoliticamente contrapposti: Stati Uniti, Francia e Regno Unito, alleati di Polonia e Ucraina, da una parte, e Russia e Cina dall’altra. L’intrusione di droni nella notte tra martedì e mercoledì si inserisce in un contesto già teso, alla vigilia di importanti esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse, denominate Zapad-2025 (Ovest-2025), previste dal 12 al 16 settembre. Queste esercitazioni hanno portato la Polonia a chiudere il confine con la Bielorussia a partire da oggi e a limitare il traffico aereo ai suoi confini orientali. Anche Lituania e Lettonia hanno annunciato restrizioni al traffico aereo ai loro confini con Russia e Bielorussia.

Allo stesso tempo Varsavia sta schierando circa 40.000 soldati ai confini con Bielorussia e Russia. Secondo Varsavia, 19 droni sono entrati nello spazio aereo polacco, senza causare feriti. Almeno tre droni, “di fabbricazione russa”, ha dichiarato Sikorski, sono stati abbattuti dall’esercito polacco, supportato dagli alleati della Nato. Il Ministro della Difesa ha affermato che i droni sono decollati dalle regioni russe di Bryansk, Kursk, Orel, Krasnodar e Crimea. Senza commentare direttamente queste accuse, le autorità russe hanno negato qualsiasi coinvolgimento, accusando Varsavia di non aver fornito prove concrete. Da allora diversi alleati della Polonia hanno promesso o offerto di inviare rinforzi nell’ambito della “polizia aerea” della Nato. La Germania ha annunciato di voler estendere di tre mesi la sua missione di protezione dello spazio aereo polacco e di aumentare il numero dei suoi caccia da due a quattro. I Paesi Bassi, da parte loro, hanno deciso di accelerare la consegna di due batterie Patriot e di schierare sistemi di difesa aerea a corto raggio e sistemi di difesa anti-drone, con 300 soldati. La Repubblica Ceca schiererà tre elicotteri Mi-17, mentre, secondo Varsavia, Francia e Gran Bretagna vogliono impegnare Rafale ed Eurofighter. Anche la Svezia intende intensificare i propri sforzi.

Il presidente polacco Karol Nawrocki ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale per oggi pomeriggio, con la partecipazione del Primo Ministro Donald Tusk, dei ministri responsabili per la sicurezza, dei funzionari parlamentari e di tutti i partiti rappresentati in Parlamento. L’intrusione dei droni ha scatenato una valanga di proteste da parte degli alleati della Polonia, da Berlino a Parigi, da Washington a Bruxelles. Il Consiglio Nord Atlantico, il principale organo decisionale politico della NATO, ha modificato il formato della sua riunione settimanale lo stesso giorno per tenerla nel quadro dell’articolo 4 del trattato istitutivo dell’organizzazione, che Varsavia ha richiesto di attivare. Questo stabilisce che “le parti si consulteranno reciprocamente ogniqualvolta, a giudizio di una delle parti, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti siano minacciate”. Ieri, la Cina, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sostenitore diplomatico di Mosca, ha chiesto il “dialogo”. “La Cina auspica che tutte le parti interessate risolvano adeguatamente le loro divergenze attraverso il dialogo e la consultazione”, ha affermato Lin Jian, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese.

Ucraina, Macron: “Sostegno militare da 26 Paesi, anche Italia”. Meloni: “Non invieremo truppe”

Ventisei Paesi si impegnano a sostenere militarmente l’Ucraina, “via terra, mare o aria“, dopo un cessate il fuoco con la Russia. Ma ognuno con modalità proprie: “Il loro contributo andrà dalla rigenerazione dell’esercito ucraino, al dispiegamento di truppe o la messa a disposizione di basi”, spiega Emmanuel Macron dopo il vertice dei volenterosi di Parigi.

L’inquilino dell’Eliseo non entra nei dettagli per non dare vantaggi a Mosca, ma precisa che Italia, Polonia e Germania sono tra i 26. “L’Italia è indisponibile a inviare soldati in Ucraina“, si affretta a precisare Giorgia Meloni in una nota, confermando però l’apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con “iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini”. La premier, collegata con Parigi in videoconferenza, rilancia la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, come “elemento qualificante” della componente politica delle garanzie di sicurezza. Per Meloni una pace giusta e duratura può essere solo raggiunta con un approccio che unisca il continuo sostegno all’Ucraina, il perseguimento di una cessazione e il “mantenimento della pressione collettiva sulla Russia“. Anche attraverso le sanzioni, e “solide e credibili garanzie di sicurezza”, da definire in “uno spirito di condivisione tra le due sponde dell’Atlantico“, mette in chiaro.

Il nodo resta infatti il contributo degli Stati Uniti alle garanzie. Che ci sarà, assicura Macron, ma verrà definito nei prossimi giorni. Del sostegno o “backstop” americano si è parlato nella videoconferenza con Trump dopo il vertice, alla quale ha partecipato in parte anche il suo inviato speciale Steve Witkoff, presente all’Eliseo. La speranza degli europei è che Washington contribuisca in “modo sostanziale”, riferisce il portavoce del cancelliere tedesco Friedrich Merz. Di certo, Trump spinge l’Europa a interrompere l’acquisto di petrolio russo, che a suo dire aiuterebbe Mosca a proseguire la guerra. E’ “molto scontento che l’Europa acquisti petrolio russo”, ribadisce in conferenza stampa il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, dopo il collegamento del Tycoon con il vertice, citando in particolare Slovacchia e Ungheria

. In base ai piani dei volenterosi, di cui Macron rifiuta di specificare i contributi paese per paese, il giorno in cui il conflitto cesserà “saranno messe in atto le garanzie di sicurezza”, fa sapere il presidente, sia attraverso un “cessate il fuoco”, un “armistizio” o un “trattato di pace”. Intanto, se Mosca non accetterà la pace, l’Europa adotterà nuove sanzioni “in collaborazione con gli Stati Uniti” e misure punitive contro i paesi che “sostengono” l’economia russa o aiutano la Russia ad “aggirare le sanzioni”. La Cina è nel mirino.

Gli europei chiedono sanzioni americane da mesi, finora senza successo. Trump, dicendosi “molto deluso” da Putin, aveva avvertito nei giorni scorsi che “succederà qualcosa” se Mosca non risponderà alle sue aspettative di pace. La Russia ribadisce che non accetterà alcun “intervento straniero di qualsiasi tipo”, con la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova che definisce le protezioni richieste da Kiev “garanzie di pericolo per il continente europeo”. “Non spetta a loro decidere”, replica Mark Rutte a nome della Nato. Quella di oggi è stata una “riunione cruciale“, rimarca la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sull’importanza del dossier non ha dubbi: “Sappiamo tutti che la posta in gioco è il futuro e la sicurezza dell’intero continente”.

Xi-Putin-Kim alla parata della vittoria a Pechino. Trump: “Cospirate contro gli Usa”

Basta un’immagine a raccontare la storia: il presidente cinese Xi Jinping, il suo omologo russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un insieme a Pechino per assistere alla parata che celebra la vittoria sul Giappone e la fine della Seconda guerra mondiale. Un evento che si è trasofrmato in una dimostrazione di forza militare e diplomatica da parte di un Paese “inarrestabile”. Dall’altra parte del mondo, il presidente Usa, Donald Trump ha sfoggiato il suo sarcasmo: “Auguro al presidente Xi e al meraviglioso popolo cinese una splendida giornata di festeggiamenti. Porgete i miei più cordiali saluti a Vladimir Putin e Kim Jong Un mentre cospirano contro gli Stati Uniti d’America”, ha scritto su Truth. A stretto giro è arrivata la replica del Cremlino: “Nessuno stava complottando, nessuno stava tramando nulla”, ha dichiarato Yuri Ushakov, consigliere diplomatico di Vladimir Putin, a un media statale russo.

La geopolitica mondiale ha trovato nella capitale cinese un nuovo punto fermo: l’asse Russia-Cina-Corea del Nord esiste ed è sempre più compatto. I tre leader, con Xi al centro, prima hanno camminato sul tappeto rosso in piazza Tienanmen e poi, fianco a fianco, hanno assistito alla coreografia impeccabile dei soldati che marciavano al passo sotto le bandiere e all’intera gamma di armamenti aerei, terrestri e marittimi: droni sottomarini, carri armati, armi laser, aerei ed elicotteri che disegnano il numero 80 nel cielo leggermente velato. L’esercito cinese ha presentato per la prima volta nuovi missili anti-nave e quella che dovrebbe essere l’ultima versione del suo colossale missile balistico intercontinentale DF-5, il DF-5C, in grado di trasportare diverse testate nucleari in qualsiasi punto della Terra.

Migliaia di partecipanti hanno intonato canti patriottici sull’immensa piazza decorata con bandiere rosse. Xi, in piedi nella sua auto con tetto apribile mentre percorreva il viale della Pace Eterna, ha passato in rassegna le truppe rispondendo al loro saluto militare. “La rinascita della nazione cinese è inarrestabile e la nobile causa della pace e dello sviluppo dell’umanità trionferà sicuramente”, ha detto nel suo discorso. E in un periodo di tensioni geopolitiche e di guerra commerciale, ha avvertito: “L’umanità si trova nuovamente di fronte a una scelta tra pace o guerra, dialogo o confronto”. Xi ha invitato a prevenire il ripetersi di “tragedie storiche” come quella che ha visto morire milioni di cinesi di fronte alle truppe giapponesi più di 80 anni fa. Nessun riferimento esplicito agli Stati Uniti o a temi controversi come Taiwan o i dazi doganali.

Novità assoluta la presenza del leader nordcoreano, Kim Jong Un che da quando è salito al potere alla fine del 2011 ha sempre limitato le uscite dal suo paese isolato e soggetto a pesanti sanzioni occidentali e non si era mai mostrato in un incontro di questo tipo con leader stranieri. Poco prima dell’evento celebrativo ha incassato il ringraziamento di Vladimir Putin “per la partecipazione comune alla lotta contro il neonazismo contemporaneo”. Il leader del Cremlino ha voluto ricordare i soldati nordcoreani che hanno combattuto nella regione russa di Kursk, teatro per alcuni mesi di una massiccia incursione ucraina: “Non dimenticherò mai le perdite che avete subito”. “Negli ultimi tempi, le relazioni tra i nostri paesi sono diventate particolarmente amichevoli, basate sulla fiducia tra alleati”, ha dichiarato Putin all’inizio dell’incontro con Kim. La Russia e la Corea del Nord hanno intensificato la loro cooperazione militare negli ultimi anni e lo scorso anno hanno firmato un accordo di difesa reciproca

Ottima anche l’intesa di Putin con Xi, che si è concretizzata anche in una lunga serie di accordi siglati tra Russia e Cina, in particolare sul tema dell’energia. Via libera, infatti, all’intesa per la costruzione del tanto atteso gasdotto Power of Siberia 2 verso la Cina attraverso la Mongolia e a partenariati su temi cruciali come l’intelligenza artificiale, la ricerca, l’agricoltura, l’aerospazio e le terre rare.

Von der leyen

Interferenze russe su Gps aereo von der Leyen: atterraggio in Bulgaria con mappe cartacee

Domenica 31 agosto l’aereo su cui viaggiava la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stato vittima di una interferenza Gps – frequente in questa parte dell’Europa orientale – al suo arrivo in Bulgaria, tanto da costringere i piloti ad atterrare utilizzando mappe cartacee. Lo ha confermato la Commissione europea dopo le anticipazioni pubblicate dal Financial Times.

“Le autorità bulgare ci hanno informato che sospettano che la causa sia stata una palese interferenza da parte della Russia”, ha spiegato la portavoce della Commissione, Arianna Podestà. In ogni caso, ha assicurato, l’areo – che era un volo charter – è atterrato “senza difficoltà” in Bulgaria. “Siamo ovviamente consapevoli, e in un certo senso abituati, alle minacce e alle intimidazioni che sono parte integrante del comportamento ostile della Russia”, tanto è vero che a giugno 13 Stati membri hanno inviato una lettera alla Commissione per “chiederci di sollevare la questione in sede di Consiglio per discuterne”, ha spiegato un’altra portavoce Anna-Kaisa Itkonen. “Stiamo già lavorando a un piano specifico per l’aviazione in collaborazione con l’AESA – ha aggiunto – Eurocontrol, ovviamente anche con i nostri Stati membri, i fornitori di servizi di navigazione aerea e l’industria manifatturiera. Quindi, in questi casi, la collaborazione, lo scambio di informazioni e la cooperazione tra gli Stati membri sono ovviamente fondamentali”

Venerdì la presidente della Commissione ha iniziato un tour dei paesi dell’Ue confinanti o situati non lontano dalla Bielorussia e dalla Russia per esprimere la “piena solidarietà” dell’Ue nei loro confronti. Il suo viaggio in Bulgaria si è svolto luogo domenica, dopo tappe in Lettonia, Finlandia, Estonia e Polonia e l’attacco non ha modificato il suo programma.

“Durante l’avvicinamento per l’atterraggio all’aeroporto di Plovdiv, il segnale Gps è scomparso”, ha dichiarato il governo bulgaro. “Al fine di garantire la sicurezza del volo, i servizi di controllo del traffico aereo hanno immediatamente proposto un approccio alternativo per l’atterraggio utilizzando mezzi di navigazione terrestri”, ha precisato. In Bulgaria, Ursula von der Leyen ha visitato una fabbrica di munizioni destinate all’Ucraina e al rafforzamento della sicurezza del continente europeo.

“Naturalmente – ha detto Podestà – questo non farà altro che rafforzare ulteriormente il nostro incrollabile impegno a potenziare le capacità di difesa e il sostegno all’Ucraina. Questo incidente sottolinea in realtà l’urgenza della missione che la presidente sta svolgendo in questi giorni negli Stati membri in prima linea. Lì ha potuto constatare di persona le sfide quotidiane rappresentate dalle minacce provenienti dalla Russia e dai suoi alleati. E naturalmente l’Ue continuerà a investire nella spesa per la difesa e nella preparazione dell’Europa ancora di più dopo questo incidente”.

Gli europei stanno cercando con ogni mezzo di influenzare le discussioni sulla sicurezza dell’Ucraina e del Vecchio Continente. Sono in corso intense trattative tra gli alleati di Kiev per determinare quale tipo di garanzie di sicurezza offrire al Paese in caso di accordo di pace con Mosca, al fine di prevenire nuovi attacchi russi. Queste trattative hanno subito una netta accelerazione dopo il vertice del 15 agosto tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska, seguito da un incontro alla Casa Bianca tra il presidente americano, il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky e sette leader europei. La settimana scorsa, gli uffici dell’Unione Europea a Kiev sono stati danneggiati dai bombardamenti russi.