La proposta al vaglio dei governi: price cap sul gas a 275 euro/MWh

Un meccanismo di correzione del mercato da attivare automaticamente di fronte a picchi di prezzo sul mercato olandese usato per le transazioni nell’Ue, il TTF (Title Transfer Facility). Dopo non poche indecisioni, è da Strasburgo (dove è riunito l’Europarlamento) che la Commissione europea ha avanzato oggi nei dettagli la proposta per introdurre uno strumento temporaneo di correzione del mercato (MCM – Market Correction Mechanism), di cui la scorsa settimana aveva presentato ai governi uno schema privo dei dettagli essenziali, tra cui il prezzo di riferimento per farlo scattare.

Il nome tecnico scelto dall’esecutivo è quello di un meccanismo di correzione del mercato, ma nei fatti si traduce in un prezzo massimo “di sicurezza” da applicare in automatico sulle transazioni quando sono soddisfatte due condizioni contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul TTF supera i 275 euro per megawattora (MWh) per un periodo di due settimane e quando i prezzi del gas sul TTF sono superiori di 58 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL per 10 giorni consecutivi nelle due settimane di scambi. Il prezzo di riferimento del GNL viene calcolato sulla media giornaliera di un paniere di parametri di riferimento globali, tra cui la Commissione Ue cita il Mercato Spot Giornaliero del Mediterraneo, il Mercato Spot Giornaliero dell’Europa Nordoccidentale.

Di fronte a entrambe le condizioni, ha chiarito Simson in conferenza stampa, il tetto massimo che impedisce le transazioni sul mercato olandese si applicherebbe automaticamente, senza un ulteriore passaggio decisionale a livello politico. Nello specifico, la proposta della Commissione prevede che sia l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) a pubblicare un avviso nella Gazzetta ufficiale Ue, informandone l’Esecutivo europeo, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e la Banca centrale europea (BCE). Proprio a queste tre autorità di controllo, insieme al Gas Coordination Group e all’European Network of Transmission System Operators for Gas (ENTSO-G), spetta il compito di monitoraggio dello strumento e della sicurezza dell’approvvigionamento in Ue. La commissaria estone ha assicurato il meccanismo è progettato “per essere efficace, ma senza compromettere la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Ue. Come ‘freno di emergenza’, la Commissione ha previsto che il meccanismo possa essere sospeso o disattivato a seconda dei casi attraverso due procedimenti diversi: può essere disattivato automaticamente quando la seconda condizione di attivazione (ovvero la differenza tra il prezzo TTF e il prezzo di riferimento del GNL) viene meno per dieci giorni; oppure, la Commissione europea propone che possa essere solo sospeso (dietro decisione della Commissione stessa) “quando ci sono rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Unione”, ha chiarito Simson. Secondo la Commissione, la proposta dovrebbe entrare in vigore già dal 1° gennaio 2023 e restare in vigore per un anno, fa leva sull’articolo 122 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e dunque prevede l’approvazione a maggioranza qualificata degli Stati membri al Consiglio (quando il 55% degli Stati membri vota a favore, ovvero 15 paesi su 27; e quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell’Ue).

La prima occasione di confronto e dibattito tra gli Stati membri sarà domani nella riunione degli ambasciatori dei 27 stati membri che si incontreranno al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue. Ma il primo confronto a livello politico sulla questione sarà giovedì al Consiglio Energia che si terrà a Bruxelles, dove i ministri sono chiamati a dare il via libera al terzo pacchetto di misure di emergenza presentato dalla Commissione lo scorso 18 ottobre (che comprende l’obbligo di acquisti congiunti di gas e solidarietà in caso di tagli alle forniture) e alla proposta di regolamento per accelerare i permessi sulle infrastrutture energetiche rinnovabili. Sul price cap, visti i tempi stretti, si prevede solo un primo confronto, fonti europee chiariscono che è troppo ottimistico sperare in un accordo già in settimana. I ministri dell’energia hanno in programma, da calendario, un’altra riunione il 6 dicembre, ma non è da escludere che la questione possa finire direttamente sul tavolo dei capi di stato e governo il 15-16 dicembre al Vertice Ue.

La soglia dei 275 euro/MWh è stata stabilita dopo varie indecisioni da parte de, scelta accuratamente alta in parte perché la Commissione europea spera di non attivare mai il meccanismo (lo vuole usare da deterrente) in parte perché sa che nei negoziati gli Stati membri giocheranno al ribasso per abbassarla. La maggior parte dei governi sposa l’idea di un limite di prezzo che si aggira tra i 150-180 euro per megawattora. Ad agosto, il mese che viene preso come riferimento per il picco, i prezzi si sono avvicinati ai 310 euro/MWh ma non sono mai andati oltre la soglia dei 275 euro/MWh per un periodo consecutivo di due settimane, il che rende improbabile che a queste condizioni il cap sia attivato realmente.

Motivo di attrito con i governi sulla proposta sarà quindi la fascia di prezzo, ma sicuramente anche il fatto che la decisione di sospendere il meccanismo rimarrebbe in capo alla Commissione europea. E’ sicuro che gli Stati membri, in sede di negoziato politico, cercheranno di spostare l’asse delle competenze sulla sospensione del meccanismo al Consiglio stesso.

Gas, risparmiato il 10% stoccaggi: due settimane in più assicurate

Secondo gli ultimi dati forniti da Gie (Gas Infrastructure Europe) Agsi (Aggregated Gas Storage Inventory) il tasso di riempimento degli stoccaggi al 19 novembre nell’Unione Europea è al 95,17%. Lo stesso giorno di un anno fa la percentuale era al 75,57%. Il tasso di riempimento dell‘Italia è leggermente sotto la media Ue al 94,42%. Un anno fa la percentuale era però all’82,92%.

In pratica, fermandoci al caso italiano, abbiamo risparmiato finora circa il 10% delle scorte di gas stipate nei siti dove un tempo si estraeva metano, gran parte dei quali si trovano in Lombardia o comunque nella pianura padana. In parte merito del clima, più mite di altri anni, in parte per una riduzione forzata dei consumi, soprattutto da parte del mondo industriale, che inevitabilmente genereranno un calo dell’attività produttiva.

A ottobre, primo mese del nuovo anno termico, i consumi di gas naturale in Italia si attestano a 4.339 milioni di mc (-23,2%)”, sintetizzava pochi giorni fa il Gme. La frenata della domanda è proseguita anche a novembre, basta considerare che l’accessione dei riscaldamenti in alcune città è scattata solo pochi giorni fa, un mese dopo il tradizionale avvio degli scorsi anni.

Ora, visto che gennaio generalmente mangia 10 miliardi di metri cubi, febbraio 7,7, marzo 7,3 e aprile 5,3, il risparmio di gas non appare granché. Più o meno parliamo di un mancato utilizzo di oltre 2 miliardi di metri cubi di gas. Tuttavia, visti anche i prezzi – il Ttf con consegna a dicembre è scambiato a 113,7 euro/Mwh in calo dell’1,5% – si può ipotizzare che proprio grazie a questo tesoretto di metano, che allunga le scorte di un paio di settimane, non andremo incontro all’incubo razionamento. Anche in Italia, nonostante il balzo a quota 108,4 euro, il valore medio del gas di novembre (78,4 euro) resta ancora sotto la media di 80,7 di ottobre. Siamo in linea con le quotazioni di un anno fa e il boom di luglio/agosto sembra un lontano brutto ricordo.

Il mercato dunque è convinto che questo inverno è al sicuro e che le scorte non arriveranno a zero a inizio primavera. “Con gli stoccaggi che abbiamo, con tutti i meccanismi messi a punto, con distinzioni tra gasivori e altri, con una graduatoria di interrompibilità temporanea a fronte di indennizzo, vedo questo inverno con fiducia. Si può superare. La preoccupazione maggiore è per il 2023. Dovremmo ricostituire tutte le riserve e gli stoccaggi e non avremo più il gas russo“, avvertiva stamattina il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo all’evento ‘Direzione Nord’ al Palazzo delle Stelline di Milano. Questi oltre due miliardi di metri cubi di gas risparmiati comunque sono fondamentali. Proprio grazie a questa base di stoccaggio più elevata del previsto, “la domanda di gas europea nordoccidentale può essere mediamente di circa 22 milioni di metri cubi al giorno superiore alle nostre precedenti aspettative per l’estate senza compromettere l’obiettivo di riempire al 90% gli stoccaggi a fine ottobre 2023“, scriveva pochi giorni fa Goldman Sachs. Una analisi in base alla quale, “ipotizzando una sensibilità alla domanda che vale 2,4 euro per milione di metro cubo“, la banca d’affari americana ha rivisto al ribasso la previsione del prezzo Ttf per l’estate 2023 a 180 euro/MWh, 55 euro in meno rispetto alle precedenti stime. E questo significa che il gas, sulla carta, costerà sempre caro ma non mancherà.

Ue verso proposta price cap sul gas martedì: si cerca l’accordo

Dopo le accuse dei governi di inazione sul fronte energia, la Commissione europea accelera il passo e dovrebbe presentare la proposta legislativa vera e propria per il price cap sul gas “alla riunione del collegio dei commissari di martedì prossimo“, il 22 novembre, che si terrà a Strasburgo in occasione della plenaria dell’Europarlamento. In tempo utile, dunque, perché i ministri europei dell’energia riuniti a Bruxelles giovedì 24 novembre possano discuterne ed eventualmente approvarlo.

L’agenda ancora non è confermata (l’ordine del giorno verrà stabilito lunedì), ma a chiarire che c’è questa possibilità è stato venerdì il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, nel briefing quotidiano con la stampa, rispondendo a una domanda sulle tempistiche di presentazione della proposta legislativa da parte dell’esecutivo. Dopo le pressioni dei governi, la Commissione europea ha presentato mercoledì alle delegazioni dei Paesi membri Ue uno schema con alcuni dettagli per l’introduzione di un potenziale tetto al prezzo del gas come meccanismo di correzione del mercato, ma senza presentare ancora una proposta legislativa vera e propria e soprattutto priva delle cifre essenziali. Proprio l’assenza dell’atto normativo ha rischiato di essere nuovo motivo di attrito con gli Stati membri, che hanno minacciato di bloccare il via libera alle altre misure del pacchetto di emergenza che sarà sul tavolo del Consiglio energia (che include interventi per contrastare l’aumento dei prezzi del gas come un ‘price cap’ dinamico per le transazioni sulla principale borsa del gas di Amsterdam; una base giuridica per avviare gli acquisti congiunti di gas e nuove regole di solidarietà tra gli Stati membri). Al pacchetto del 18 ottobre mancava però la proposta vera e propria sul price cap, per la quale la Commissione Ue si è presa più tempo.

Lo ‘schema’ propone nei fatti l’idea di un tetto ‘statico’ ma con elementi dinamici sui prezzi dei prodotti del mese prima del TTF olandese, il mercato di riferimento per le transazioni del gas in Europa, da attivare in automatico quando vengono soddisfatte due condizioni: quando i prezzi raggiungono una certa soglia (che ancora deve essere definita dai governi) e quando all’aumento non corrisponde un aumento analogo dei prezzi sul mercato mondiale del gas naturale liquefatto (Gnl). Una volta soddisfatte entrambe le condizioni, il meccanismo si attiverebbe in automatico anche se l’esecutivo Ue si assicura di avere la prerogativa di sospenderlo in caso di interferenze sul mercato o disattivarlo in caso di timori per la sicurezza degli approvvigionamenti o in assenza di necessità e questo elemento della proposta è destinato a far creare attrito tra le Capitali.

L’idea dell’Esecutivo è stata accolta con un giudizio positivo dalla maggioranza degli Stati membri, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche, soprattutto dal blocco di 16 Paesi – guidato dall’Italia, insieme Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna – da mesi ormai a favore di un meccanismo di correzione del mercato come un tetto al prezzo del gas. Alcune riserve sono state sollevate da Stati come Germania e Olanda, che hanno sollevato gli stessi timori sullo schema e sulla proposta, sostenendo in più anche la necessità di effettuare una valutazione di impatto sulle sue implicazioni. La Commissione Ue aveva inizialmente deciso di aspettare di avere il via libera formale da parte dei ministri su questo schema, prima di presentare la proposta vera e propria. Ma la minaccia da parte dei governi Ue di tenere in ostaggio tutto il resto del pacchetto di emergenza, dovrebbe aver convinto l’esecutivo europeo a presentare la proposta vera e propria prima del tempo.

GAZPROM

La procura svedese conferma: Grave sabotaggio a Nord Stream

Quanto accaduto alla fine di settembre ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 è stato “un sabotaggio“. A un mese e mezzo circa dalle 4 falle trovate sui condotti nel Mar Baltico – costruiti per portare il gas russo in Europa – la procura svedese ha confermato che non si è trattato di un incidente, ma della mano dell’uomo. Lo ha annunciato il procuratore incaricato delle indagini preliminari svolte in Svezia, Mats Ljungqvist. “Le analisi che sono state effettuate mostrano resti di esplosivo“, ha spiegato il pm. L’ipotesi del sabotaggio si era fatta strada quasi fin da subito. Secondo l’accusa il proseguimento delle indagini preliminari potrà dimostrare se qualcuno dovrà essere perseguito per un reato.

Nelle ultime settimane a livello internazionale si è discusso molte volte di eventuali responsabilità. La Russia ha sempre negato il suo coinvolgimento nei sabotaggi e, anzi, ha accusato la Marina britannica dei danni ai gasdotti.

A fine settembre erano state rilevate quattro enormi fughe di gas sui gasdotti che collegano la Russia alla Germania. Due si trovavano nella zona economica svedese e due in quella danese. Le ispezioni subacquee preliminari avevano rafforzato i sospetti di sabotaggio, poiché le perdite erano state precedute da esplosioni. A fine ottobre il consorzio Nord Stream, di cui la russa Gazprom è azionista di maggioranza, aveva inviato una nave civile battente bandiera russa per effettuare un sopralluogo nella zona svedese. A novembre Nord Stream ha ricevuto anche l’autorizzazione a ispezionare i gasdotti nell’area danese, dove è in corso un’altra indagine.

Dall’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, i due gasdotti, che collegano la Russia alla Germania, sono stati al centro delle tensioni geopolitiche, alimentate dopo la decisione di Mosca di interrompere le forniture di gas all’Europa come presunta rappresaglia contro le sanzioni occidentali. Fuori servizio al momento dei fatti, i due gasdotti contenevano comunque ingenti quantitativi di metano, che sono fuoriusciti per diverse settimane.

I ministri dell’Interno del G7, riuniti a Eltville (ovest), non lontano da Francoforte, hanno ribadito l’impegno ad affrontare le “minacce ibride” alla sicurezza, acuite dalla guerra in Ucraina, sia che si tratti del rischio di danni alle infrastrutture critiche sia della manipolazione di alcune informazioni. Parlando di “minacce ibride” da “attori statali e non statali” volte a seminare “insicurezza” e “divisione” , soprattutto contro infrastrutture critiche, i ministri hanno fatto riferimento proprio al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.

Meloni: Con decreto energia risposta immediata per famiglie e imprese

Con 9,1 miliardi di euro il governo di Giorgia Meloni vara il suo primo decreto di Aiuti a famiglie e imprese contro il rincaro delle bollette e dei carburanti. Il provvedimento, varato ieri in tarda serata dal Consiglio dei ministri, è stato presentato oggi, 11 novembre, dalla premier in una conferenza stampa.

I fondi sono “destinati prevalentemente a dare una immediata risposta a famiglie e imprese per fronteggiare l’aumento del costo delle bollette in parte fino a fine anno, ma anche inserendo nuove norme“, dice la premier. Spiegando che c’è la proroga del credito d’imposta per le imprese, la rateizzazione in bolletta degli aumenti rispetto all’anno precedente, per i consumi fino al 31 marzo 2023, per un minimo di 12 e un massimo di 36 rate coperta da garanzia statale Sace. “Dovrebbe in qualche modo intervenire a mitigare l’impatto sulla liquidità“, sottolinea il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Nel decreto ci sono l’estensione del fringe benefit sui bonus aziendali da 600 a 3000 euro, totalmente senza tasse. E ancora, l’aumento delle concessioni per ricerca ed estrazione di gas in Italia, per “diminuire la dipendenza dall’estero e in sicurezza il tessuto produttivo italiano“, rivendica Meloni.

Nonostante le frizioni registrate nella maggioranza, tra le misure figurano anche le modifiche al Superbonus, che scende dal 110 al 90%. La decisione di concentrarlo in modo selettivo a favore di reddito medio-bassi è “politica“, sostiene Giorgetti. Continua a favore di chi “non può permettersi la ristrutturazione di casa“. Ma le novità non saranno retroattive: “Abbiamo salvaguardato chi ha deciso di fare interventi”, chiarisce il responsabile del Mef.

Infine, sul tetto al pagamento in contante, che sarebbe dovuto scendere da gennaio da 2mila a mille euro e che invece sale a 5mila, la scelta è stata fatta per “allinearsi alla media europea” e comunque, “era in programma“.

Il governo riattiva le trivelle: via libera all’estrazione di gas italiano

Il governo sceglie di riaprire la questione delle concessioni per l’estrazione di gas dai giacimenti nazionali. Il Consiglio dei ministri dà il via libera a un emendamento dell’esecutivo al decreto Aiuti ter, attualmente al vaglio delle commissioni speciali di Camera e Senato. Gli obiettivi, spiega il ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sono quelli di “ampliare le fonti di approvvigionamento e calmierare l’andamento dei prezzi, almeno sul fronte del sistema imprese“.

Tra le condizioni per la stipula dei contratti a lungo termine, infatti, c’è quella che i soggetti interessati dovranno mettere a disposizione del gruppo Gse “un quantitativo di diritti sul gas corrispondente, fino al 2024, ad almeno il 75% dei volumi produttivi attesi dagli investimenti” e per gli anni successivi “ad almeno il 50% dei volumi produttivi attesi dagli investimenti medesimi“. Per quel che concerne i costi, invece, si applica “una riduzione percentuale, anche progressiva, ai prezzi giornalieri registrati al punto di scambio virtuale” e comunque variabile “nel limite di livelli minimi e massimi quantificati rispettivamente in 50 e 100 euro per MWh“. Un tetto, di fatto, che la premier, Giorgia Meloni, definisce comunque “vantaggioso.

La norma, però, prevede anche una limitazione all’area in cui poter attivare le trivelle. Secondo il testo approvato in Cdm è “consentito il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone di mare poste fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette“, ma solo per i giacimenti di almeno 500 milioni di metri cubi metri cubi. Questo “per evitare il proliferare eccessivo di giacimenti“, chiarisce Pichetto.

Il Cdm, poi, ha dato anche il via libera alla Nota di aggiornamento al Def. Che libera “circa 9,5 miliardi che intendiamo iniziare a utilizzare già a partire dalla prossima settimana sul caro energia“, sottolinea Meloni. E non solo, perché “liberiamo tra i 22 e i 23 miliardi per il 2023, che intendiamo destinare in via esclusiva per affrontare il tema del caro energia, per un totale di oltre 30 miliardi“, continua la premier. Che comunque attende dall’Europaimmediate e concrete risposte su prezzo del gas“, perché i primi passi mossi sono serviti a far calare il prezzo del gas e mettere in difficoltà gli speculatori “ma non durerà senza segnali chiari e seri” dall’Ue. Nell’attesa che il Vecchio continente faccia le proprie mosse – ne ha parlato anche ieri con Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e Charles Michel, anche sul disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica -, l’Italia ad ogni modo “deve tutelarsi“.

L’obiettivo della Nadef è mitigare gli effetti del caro energia su famiglie e imprese con un approccio prudente, realistico e sostenibile“, dice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Creiamo lo spazio rispetto a quello che riteniamo un intervento doveroso per famiglie e imprese“. Ma il governo è “consapevole che fare previsioni a lungo termine in questo momento, in materia economica, può essere un esercizio di pura accademia e siamo consapevoli e pronti a fronteggiare i rischi di recessione che da più parti a livello globale ed europeo vengono evocate e che potrebbero toccare anche l’economia italiana“. Per questo l’indebitamento netto per il 2023 “viene stimato del 4,5%, in aumento rispetto a quello previsto che crea spazio per fare quello riteniamo doveroso per le famiglie e imprese, per circa 23 miliardi per l’energia“, sottolinea il responsabile del Mef. La partita del governo Meloni, dunque, è iniziata.

Tanti soldi e trivelle: è la scommessa del governo Meloni

Trenta miliardi per contrastare il caro bollette, di qui a tutto il 2023, di cui 9,5 subito e fino al 31 dicembre di quest’anno, e poi la possibilità di trivellare per estrarre gas dove sono stati individuati i giacimenti. Il governo – volendo sintetizzare – non si è tirato indietro: la Nota di aggiornamento al Def è stata approvata dal Consiglio dei ministri e porta in dote un tesoretto per venire incontro a famiglie e imprese stressate dalla crisi energetica. “Dobbiamo metterci in sicurezza, questa è la priorità”, ha detto Giorgia Meloni, al primo, importante passaggio della sua leadership dopo la missione di Bruxelles, durante la quale ha chiesto “alla Ue di fermare la speculazione sul gas”. L’avranno ascoltata?

Atteso al varco, il governo non si è tirato indietro. E ha adottato provvedimenti importanti sotto il profilo dell’esposizione finanziaria. “Un approccio prudente, realistico e sostenibile”, nell’accezione di Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, che ha preferito non sbilanciarsi in altre previsioni. Però i soldi messi sul tavolo sono tanti, anche se per il futuro, non quello immediato, molto dipenderà dalla piega che prenderà nei prossimi mesi la guerra tra Russia e Ucraina, dalle posizioni dell’Europa, dall’inflazione e dalle speculazioni varie ed assortite. Trenta miliardi, insomma, possono essere tanta o poca roba, dipende. Però va dato atto all’esecutivo di non aver tentennato di fronte a una situazione che sta precipitando e che sta mettendo in ginocchio il sistema paese. E, di conseguenza, il sistema famiglie. Ora ci sarà il passaggio in Parlamento, non proprio una passeggiata di salute.

Al di là dei denari, un’altra svolta sostanziale è rappresentata dall’emendamento al dl aiuti in cui si autorizzano le trivellazioni in quei “giacimenti nazionali con capacità superiori ai 500 milioni di metri cubi”. La stima del governo è di 15 miliardi di metri cubi estratti nei prossimi 10 anni, sostanzialmente tutti nell’Adriatico, al di sotto del 45° parallelo. Insomma, là dove trivellano i croati, trivelleremo pure noi malgrado non sia così semplice mettere a terra queste intenzioni che, tecnicamente, hanno attuazioni e tempistiche non proprio immediate. Pure questo passaggio, immaginiamo, non sarà indolore. Sulle trivelle era stata netta l’opposizione di M5s, Verdi e Sinistra Italiana. In Parlamento, immaginiamo, sarà battaglia.

Gas meno caro: cala del 12,9% il prezzo delle bollette nel mercato tutelato

Dopo mesi di passione c’è un primo calo delle bollette del gas. Almeno nel mercato tutelato. L’Arera, l’autorità per l’energia, ha deciso che i consumi di metano di ottobre costeranno il 12,9% in meno rispetto alle tariffe del terzo trimestre 2022. Tecnicamente, si legge nel comunicato diffuso da Arera, “in base al nuovo metodo di calcolo introdotto a luglio da Arera, la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento (CMEMm), applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano (il PSV day ahead) e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento. Per il mese di ottobre il prezzo della materia prima gas (CMEMm), per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è quindi fissato in 78,05 €/MWh, pari alla media dei prezzi rilevati quotidianamente durante tutto il mese appena trascorso”.

D’altronde il prezzo del gas è calato drasticamente negli ultimi mesi, soprattutto ad ottobre. Basti pensare che lo scorso mese la media del prezzo scambiato in Italia, con consegna giornaliera, ha avuto una media di 80,7 euro/MWh, contro un 232,658 medio di agosto e 187,17 di settembre. E il prezzo che esce dalla borsa del Gme è diventato, dopo appunto la riforma della bolletta decisa dall’Arera a metà estate, il nuovo punto di riferimento per stabilire le tariffe del mercato tutelato, ovvero di pochi milioni di famiglie e piccole imprese, che fanno comunque tendenza anche nel mercato libero. Basta Ttf olandese, anche se pure l’indice dei Paesi Bassi si è più che dimezzato negli ultimi due mesi. E basta tariffe trimestrali.

Per tutelare operatori che rischiavano di finire gambe all’aria, l’Arera – l’authority per l’energia – aveva stabilito che le bollette del gas sarebbero state mensili, il cui costo sarebbe stato fissato ex ante ovvero all’inizio del mese successivo. Per questo oggi l’ente presieduto da Stefano Besseghini ha stabilito i costi di ottobre. Magari per il cliente cambierà poco, dipende dal mercato, però gli operatori potranno adeguare subito le bollette in caso di oscillazioni tali da costringerli ad alzare bandiera bianca: ad esempio, se compravano a 300, con le tariffe trimestrali sarebbero stati costretti magari a inviare il bollettino a 100, mentre con calcoli mensili i famosi 300 possono subito essere trasferiti al cliente. Ora, specifica Arera, “per chi avesse ricevuto, nelle scorse settimane, una bolletta con il valore in acconto della componente CMEMm, il ricalcolo sarà effettuato nella prima bolletta utile con il valore effettivo (più basso) pubblicato oggi. Lo stesso valore CMEMm dovrà essere usato dai venditori per fatturare, a titolo di acconto, i consumi del mese di novembre nelle bollette inframensili”.

Bozza vertice Ue: Corridoio dinamico gas e acquisti congiunti

Esplorare un corridoio di prezzo dinamico temporaneo per il gas naturale e sviluppare un nuovo benchmark che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas in Europa. Poi ancora, fare acquisti congiunti di gas e negoziare con i partner affidabili dell’Ue forniture a prezzi vantaggiosi per entrambi. E’ quanto proporranno i capi di stato e governo dell’Ue riuniti a Bruxelles giovedì e venerdì (20-21 ottobre), secondo l’ultima bozza di conclusioni del vertice Ue (datata 16 ottobre) di cui GEA ha preso visione.

Il documento è solo una bozza, sarà discussa tra gli ambasciatori dei 27 nel comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue e subirà verosimilmente delle modifiche da qui alla riunione di giovedì dei leader dell’Ue, ma è indicativo di quali saranno i temi al centro della riunione. Per accelerare la risposta dell’Ue contro il caro bollette, il Consiglio europeo propone una serie di misure, tra cui acquistare congiuntamente il gas” e “accelerare i negoziati con partner affidabili per cercare partenariati reciprocamente vantaggiosi”; sviluppare un nuovo parametro di riferimento per il gas naturale liquefatto “che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas”, quindi alternativo al mercato olandese Ttf di Amsterdam; “esplorare un corridoio di prezzo dinamico temporaneo per il gas naturale per limitare i prezzi fino all’introduzione del parametro di riferimento”.

Si apre anche all’idea di “esplorare un quadro temporaneo dell’UE per limitare il prezzo del gas nella produzione di elettricità”, ovvero pensare di estendere il modello di price-cap iberico (introdotto da Spagna e Portogallo) a tutta l’Ue (diversi Stati membri, come l’Italia, sono contrari a questa misura perché andrebbe finanziata con risorse nazionali). Nella bozza si legge ancora che l’Ue dovrebbe “aumentare gli investimenti in infrastrutture energetiche pronte per il futuro, comprese le interconnessioni” e “accelerare i lavori sulla riforma strutturale del mercato dell’energia elettrica”, una proposta che la Commissione europea dovrebbe avanzare nel primo trimestre del 2023.

Sulla questione energetica la bozza apre quindi a diverse opzioni, ma lo fa perché i governi sono nei fatti in attesa della presentazione da parte della Commissione europea della nuova proposta legislativa contro il caro energia, che avverrà dopo l’adozione del collegio riunito a Strasburgo. La proposta dell’esecutivo, secondo le indiscrezioni, dovrebbe prevedere un limite di prezzo dinamico e temporaneo a tutte le transazioni nel Dutch Title Transfer Facility (Ttf), il mercato olandese di riferimento per gli scambi del gas in Europa; una misura temporanea fino all’introduzione di un nuovo parametro di riferimento per il gas naturale liquefatto (GNL) da rendere operativo entro la fine del 2022 e acquisti congiunti di gas obbligatori per il riempimento di almeno il 15% delle riserve europee. Per ora Bruxelles sembra invece escludere l’idea di estendere il ‘cap’ iberico applicato in Spagna e Portogallo anche al resto dell’Ue.

I leader dovrebbero fissare tra le priorità quella di proteggere famiglie e imprese dai rincari energetici. E farlo “coordinando strettamente le nostre risposte politiche” ma anche rimanendo pronti “a sviluppare soluzioni comuni a livello europeo”. La bozza di conclusioni del Vertice Ue del 20-21 ottobre sembra aprire all’idea di sviluppare soluzioni economiche comuni di fronte alle sfide energetiche che la guerra di Russia in Ucraina ha portato con sé. Il passaggio citato è parte del quarto paragrafo sulle ‘Questioni economiche’, in cui si legge che di fronte alla crisi la priorità immediata dell’Ue deve essere quella di proteggere famiglie e imprese, “in particolare i soggetti più vulnerabili delle nostre società, preservando la competitività globale dell’Unione e mantenendo condizioni di parità e integrità” del mercato unico. Il Consiglio europeo si impegna dunque “a coordinare strettamente le risposte politiche, rimanendo al contempo pronto a sviluppare soluzioni comuni a livello europeo”.

Una questione aperta ormai due settimane fa da una proposta dei commissari per l’Economia, Paolo Gentiloni, e per il mercato interno, Thierry Breton, di introdurre uno strumento simile a Sure (varato durante il Covid-19 per il sostegno temporaneo contro la perdita di posti di lavoro e rischi di disoccupazione) contro il caro bolletta. Nella sostanza, hanno evocato la necessità di emettere nuovo debito comune (come è stato fatto per il Next Generation Eu) per finanziare la risposta alla crisi dei prezzi dell’energia attraverso nuovi prestiti ai governi, dopo il varo da parte della Germania dello scudo da 200 miliardi di euro per famiglie e aziende. Una questione aperta ma al momento divisiva, su cui, stando alla bozza di conclusioni, i leader si confronteranno.

Fonderie e crisi energetica. Assofond: Senza misure strutturali punto di non ritorno

Oltre 1.000 imprese, 30.000 addetti, 7 miliardi di fatturato. Sono i numeri del settore delle fonderie italiane che sta affrontando una crisi energetica senza precedenti. E chi più delle imprese così altamente energivore può soffrire la situazione economica e geopolitica attuale? Il tema è infatti il focus del 36esimo Congresso Nazionale di Fonderia, in corso a Torino fino a domenica e organizzato da Assofond, associazione di Confindustria. Il primo a lanciare l’allarme è Fabio Zanardi, presidente di Assofond, spiegando che “senza misure strutturali, in tempi brevi arriveremo al punto di non ritorno: il mercato, che già è in fase di rallentamento, potrebbe sgonfiarsi repentinamente e portare di conseguenza anche nel nostro settore fermi produttivi”. Il titolo del Congresso, ‘Al timone con l’inflazione: come mantenere la rotta?’, evidenzia il contesto in cui si sta muovendo l’industria di fonderia italiana, la cui sostenibilità è messa in discussione proprio dai costi insostenibili di energia elettrica e gas.

Sostenibilità sotto tutti i punti di vista: economico, sociale e ambientale. Dell’aspetto economico-finanziario parla Claudio Teodori, docente di economia aziendale al Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, secondo cui, in un contesto di rallentamento dell’economia e inflazione, con costi elevati di materie prime ed energia, “l’unica arma a disposizione delle imprese è fare tutto il possibile per difendere la redditività che tende a contrarsi, anche grazie a investimenti in digitalizzazione e innovazione, che permettano l’incremento del valore aggiunto”. Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana S.p.a., spiega come “oggi trovare personale in linea con le esigenze delle imprese è sempre più difficile”, soprattutto per i settori industriali che i giovani neolaureati sentono distanti dalle loro aspettative.

Infine, ma non per ordine di importanza, il tema della sostenibilità ambientale, che nell’attuale contesto è fortemente influenzata dalla crisi energetica. Secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, l’Europa dovrà intraprendere un percorso difficile: “La realtà è che siamo in un’economia di guerra, ma in Europa si discute per lo più di soluzioni tampone, che forse possono migliorare la situazione, ma che non sono adatte a risolvere il problema. La politica ha impiegato troppo tempo per rendersi conto della crisi. Ora bisogna tornare ai fondamentali, che sono quelli che contano: i prezzi sono esplosi non per la speculazione, ma perché manca il 40% di offerta di un bene, il gas, che è essenziale, e che è impossibile sostituire con qualcos’altro in pochi mesi”. Secondo Tabarelli “il prezzo non è alto, perché la domanda non crolla, sta cominciando a farlo solo in questi giorni. Per questo fra le possibili soluzioni c’è quella di fare pressione ai governi per dare segnali dal lato della domanda, essendo pronti anche a fare razionamento. Perché questo riduce la domanda. E’ inutile che l’Europa si scanni su tetto, extra profitti, disaccoppiamento prezzi. Quello che conta veramente è dare un segnale sulla domanda, dire che siamo pronti a fare razionamento”.