Meloni a Parigi per Roma Expo2030: “Progetto innovativo e sostenibile”

La città universale per eccellenza. La prima megalopoli della storia, che “vive continuamente rigenerandosi“. Culla del dialogo tra religioni monoteiste, capitale della cultura, uno degli hub universitari più grandi del mondo. La città “dal cuore antico che batte al ritmo della storia“. Dal palco dell’assemblea generale del Bureau International des Expositions, a Parigi, Giorgia Meloni usa tutte le frecce al suo arco per promuovere Roma, città in cui è nata e cresciuta, per ospitare l’Expo 2030. Lo stesso anno in cui tutti i Paesi saranno chiamati a valutare i risultati degli obiettivi dello sviluppo sostenibile posti dalle Nazioni Unite.

E’ per questo che il progetto di Roma è tutto incentrato sulla sostenibilità, con il più grande parco solare urbano al mondo. Coprirà un’area di 150mila metri quadrati e avrà una capacità produttiva di picco di 36 Megawatt, composto da centinaia di “alberi energetici” che aprono e chiudono i pannelli durante il giorno, raccogliendo energia e offrendo ombra ai visitatori. Una complessa rete completata dal padiglione ‘Eco-system 0.0‘, l’edificio più alto, che fornirà il raffreddamento attraverso l’evaporazione.

Stiamo spiegando ai nostri partner che realizzare un progetto su larga scala senza deturpare il territorio è possibile“, scandisce la premier. Il progetto sarà, ribadisce, “innovativo e sostenibile, ogni padiglione produrrà energia pulita“. L’Expo, ricorda, è stata sempre “molto di più di una esposizione mondiale“: “E’ stata la storia di un disegno dell’era successiva. Roma vuole fare questo: ponendo al centro le persone, i territori, la rigenerazione. Parliamo di un’eredità ambiziosa di progresso“.

La Città Eterna non è però l’unica a contendersi l’Esposizione Universale del 2030. In lizza ci sono anche Busan (Corea del Sud) e Riad (Arabia Saudita). L’Ucraina, che aveva presentato una candidatura nel settembre 2022 per Odessa, non risulta più menzionata nel testo del Bie.

A Parigi il principe saudita Mohammad bin Salman presenta il suo faraonico piano di sviluppo chiamato ‘Vision 2030’. Pranza con il presidente francese, che a luglio aveva espresso il sostegno della Francia alla candidatura di Riad.

Macron però incontra tutti. Vede il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol per discutere di “energia nucleare civile” e “cooperazione nei settori del futuro“, secondo quanto riferito dall’Eliseo.
Poi vede Meloni e disinnesca le tensioni dei mesi precedenti. “Italia e Francia sono due nazioni legate, importanti, protagoniste in Europa, che hanno bisogno di dialogare perché molti e convergenti sono gli interessi comuni. La nostra collaborazione è stretta e proficua in molti settori“, assicura la premier italiana nelle dichiarazioni all’Eliseo dopo l’incontro.

I 179 Stati membri del Bie voteranno a novembre, a scrutinio segreto, per determinare il vincitore. Le esposizioni universali si tengono ogni cinque anni e durano al massimo sei mesi. Busan vuole ospitare l’evento dal primo maggio al 31 ottobre 2030 sul tema ‘Trasformare il nostro mondo, navigare verso un futuro migliore‘, mentre la candidatura di Roma, nelle stesse date, si concentra su ‘Persone e territori: rigenerazione, inclusione e innovazione‘. Riad si candida dall’1 ottobre 2030 al 31 marzo 2031 con il tema: ‘L’era del cambiamento: insieme per un futuro luminoso‘.

Secondo il Bie, le esposizioni consentono al Paese ospitante di “costruire padiglioni straordinari e trasformare la città ospitante nel lungo periodo“. La più recente esposizione, quella di Dubai, ha attirato 24 milioni di visitatori. Quella del 2025 si terrà a Osaka, in Giappone.

 

Photo credit: Expo2030 Roma (Instagram)

Meloni: “Piano Mattei soluzione al grande problema d’Europa, l’energia”

La guerra in Ucraina ha cambiato la geopolitica energetica. L’approvvigionamento è diventato “il grande problema dell’Europa” che “non può guardare più a Est, ma deve guardare a Sud” del Mediterraneo. Nel ‘Forum in masseria’, organizzato ogni anno da Bruno Vespa, Giorgia Meloni torna a ripetere quanto fondamentale sia, non solo per l’Italia, ma per l’intero continente il suo Piano Mattei.

Un progetto che, a suo avviso, porterà non pochi benefici anche in Africa dove, scandisce, “sanno benissimo cosa significa”. Il tema si incrocia con una nuova, incombente, emergenza migratoria, di cui la premier ha discusso ieri con il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Chi è intellettualmente onesto non può notare che dalle sue parole, a margine dell’incontro di ieri, in Europa c’è un cambio di schema”, che c’è la necessità di “occuparci della dimensione esterna, mentre fino a ieri il dibattito era come gestiamo i movimenti secondari”.

La questione, insiste, “non si può risolvere se non si capisce che la frontiera d’Europa è una, che l’immigrazione illegale si deve fermare prima che arrivi in Europa e non si può prescindere da accordi con i Paesi di partenza e transito, è il lavoro che stiamo facendo con quei Paesi soprattutto del Nord Africa”, con il Piano Mattei: “Stiamo mettendo in campo un progetto di cooperazione non predatoria, da pari, come faceva Enrico Mattei e i Paesi africani“.

Domenica la presidente del Consiglio tornerà in Tunisia con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro olandese, Mark Rutte. L’obiettivo è spingere per trovare l’accordo sugli aiuti del Fondo monetario internazionale al Paese, bloccati per le mancate riforme: “Ci sto lavorando quasi quotidianamente e se domenica ci recheremo lì è grazie a lavoro, molto prezioso, fatto dall’Italia“, rivendica. “Insieme a quella missione, si sta per concretizzare un primo pacchetto aiuti della Commissione Ue, propedeutico all’accordo con il Fmi – aggiunge -. Accordo sul quale continuo a chiedere un approccio pragmatico e non ideologico, sia alla Tunisia che al Fondo monetario internazionale“.

Meloni incontra Scholz: “Italia-Germania, grandi convergenze sul Piano Mattei per l’Africa”

Si consolida il canale di dialogo tra Italia e Germania anche in capo alla visita del cancelliere Olaf Scholz a Roma. Il numero uno tedesco ha incontrato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Al termine dell’incontro di Palazzo Chigi, la premier ha riassunto i temi che sono stati affrontati con uno sguardo particolarmente fiducioso per il futuro; “Il piano d’azione Italia-Germania sul quale abbiamo raggiunto intesa e che vorremo adottare nel vertice intergovernativo in Germania entro fine anno, intende rendere più regolare e intenso il nostro dialogo bilaterale a livello politico e tecnico che ci permetterà di lavorare con un approccio pragmatico su molti temi di importanza fondamentale per il futuro delle nostre nazioni: innovazione, ricerca, sviluppo, mercato del lavoro, coesione sociale, crescita ecologicamente sostenibile e protezione del clima”, la sua dichiarazione.

L’idea è quella di una collaborazione intensa per fronteggiare il problema migratorio e, soprattutto, il problema dell’approvvigionamento energetico: “Siamo d’accordo che è molto importante assicurare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, lavorare sulle infrastrutture di collegamento, particolarmente nel Mediterraneo in tema di rapporto con il Nord Africa. Lavoriamo anche a sostegno del progetto SoutH2 Corridor, che collegherà i flussi di idrogeno verde di Italia, Germania, Austria. Sfide strategiche molto importanti”, la sottolineatura di Meloni.

Con la Germania, ha poi aggiunto, la presidente dell’esecutivo ci sono “importanti convergenze” sul Piano Mattei per l’Africa che, alla luce della seconda visita ravvicinata in Tunisia nel giro di pochi giorni (questa volta domenica, assieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e al primo ministro olandese Rutte), diventa sempre più strategico.

Dal canto suo, il cancelliere Scholz ha evidenziato come “il potenziamento delle reti gioverà a tutti, soprattutto per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Sono felice che abbiamo deciso di portare avanti lavori per una pipeline per il gas e l’idrogeno tra l’Italia e la Germania. I nostri colloqui hanno dimostrato quanto siano stretti e fiduciosi i rapporti tra i due Paesi. Sono lieto della presidenza del G7 italiana e offro il mio pieno appoggio”.

Maltempo, Meloni: “Tavolo permanente”. Non c’è commissario, coordinamento a Musumeci

I risultati che gli amministratori portano a casa da Palazzo Chigi sono due: il tavolo sull’emergenza sarà permanente e l’impegno del governo per il 100% degli indennizzi a famiglie e imprese. La nomina del commissario straordinario per la ricostruzione, invece, slitta ancora. E’ questo il bilancio dell’incontro convocato dal governo con i rappresentanti istituzionali dei territori colpiti dalle alluvioni. Aperto dalla premier, Giorgia Meloni, che accoglie subito la proposta di lasciare la cabina di confronto aperta e operativa, ma comunica che fino alla nomina del commissario sarà il ministro per la Protezione civile e le politiche del Mare, Nello Musumeci, a svolgere il ruolo di riferimento dell’esecutivo. Allo stesso tavolo sono seduti diversi ministri (oltre al sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano), a partire dai vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, che ascoltano con attenzione. Qualche rumors descrive addirittura il leader della Lega “amareggiato” ma la smentita non tarda, con una nota del Mit: “Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni al tavolo per l’Emilia-Romagna, contrariamente a quanto riportato da alcuni media”.

Anzi, da Porta Pia il messaggio che passa è totalmente differente: “La riunione di oggi ha ribadito la compattezza dell’esecutivo e la totale collaborazione con gli amministratori emiliano-romagnoli”. A Palazzo Chigi c’era il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, con i colleghi della Toscana, Eugenio Giani, e delle Marche, Francesco Acquaroli, oltre ai presidenti delle Province di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, di Ravenna, Michele de Pascale, di Rimini, Jamil Sadegholvaad, di Pesaro-Urbino, Giuseppe Paolini, del sindaco metropolitano di Bologna, Matteo Lepore, e dei sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, e Firenze, Dario Nardella. Anche loro non perdono uno scambio, soprattutto quando è Musumeci a prendere la parola, perché spiega che non sarà materialmente possibile dialogare con tutti i sindaci, quindi la sua convinzione è che “in questo momento le Province devono diventare l’ente di coordinamento dell’area vasta” e a loro, infatti, affida “la prima pianificazione e ricognizione delle cose che servono”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro”.

Nel corso della riunione si è parlato ancora dei danni subiti dai vari territori, anche se è Bonaccini, ai microfoni di ‘Oggi è un altro giorno’ (Rai1) a spiegare che “più del 90% del totale riguarderà l’Emilia-Romagna, purtroppo”, nonostante Toscana e Marche abbiano avuto “diversi comuni disastrati, con alcune centinaia di milioni di euro di danni”. A proposito di risorse, resta il nodo su quelle stanziate dal decreto Alluvioni: “Abbiamo i dirigenti della Regione che stanno lavorando sul dl uscito da pochi giorni – aggiunge ancora Bonaccini -, per verificare esattamente la capienza di risorse in ogni voce di spesa. Non so dire in questo momento se i fondi sono 1,5 miliardi, 1,6 o 2,2 miliardi. Sono comunque parecchie risorse, anche se non sufficienti perché, ad esempio, solo per le strade comunali e provinciali, circa 800 tra interrotte e distrutte, ci vorrà oltre 1 miliardo”.

Piccola postilla anche sul commissario, ruolo per il quale si era parlato anche del generale Francesco Paolo Figliuolo: “Decidano quello che vogliono, noi abbiamo chiesto solo che lo facciano in tempi brevi”. Circostanza ribadita anche nella nota vergata da Lattuca e de Pascale, al termine dell’incontro col governo. Mentre il governatore delle Marche ribadisce “l’importanza di agire in maniera organica, superando una visione troppo parcellizzata nell’affrontare le emergenze e mettere in sicurezza il territorio, anche rispetto alla scelta del commissario”.

E oltre alle risorse, Acquaroli sottolinea la necessità “di giungere ad un tentativo di semplificazione, volta ad una manutenzione più agevole di argini ed alvei al fine di limitare l’impatto delle precipitazioni sul reticolo idrografico e sull’intero assetto idrogeologico del nostro territorio”. Intanto, “da domani sarà attiva la misura ristori del ministero degli Esteri che ha predisposto aiuti per 700 milioni di euro” ricorda Tajani via Twitter.

Ma dalle opposizioni il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, Angelo Bonelli, continua a chiedere spiegazioni a Meloni e al governo sul fatto che “in conferenza stampa dichiarava che il Cdm aveva destinato 2,1 miliardi di euro alle zone alluvionate, invece dal testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale mancano oltre 500 milioni. Tra l’altro – continua –, le risorse sono state realizzate tagliando gli ammortizzatori sociali del lavoro, le risorse del Reddito di cittadinanza e il bonus sociale per riscaldamento”.

La partita incrociata di Meloni in Ue, tra fondi per il maltempo e Pnrr

Per ricostruire l’Emilia Romagna si dovranno usare tutti gli strumenti necessari. Bisognerà bussare ancora alla porta dell’Unione europea, ma il Fondo di Solidarietà, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha già garantito verrà attivato, non basta. La premier Giorgia Meloni chiede flessibilità sull’uso del Pnrr: “Esistono gli imprevisti“, scandisce alla platea del Festival dell’Economia di Trento, ricordando di essere partita per il G7 in Giappone nominando un commissario alla Siccità e di essere tornata nominando un commissario per l’emergenza alluvione. Ci sono anche i Fondi di coesione a cui attingere e, ha ricordato ieri von der Leyen, “se guardiamo al futuro, nel Next Generation Eu abbiamo 6 miliardi di euro per la prevenzione delle inondazioni e dei terremoti, e il rafforzamento delle infrastrutture“.

L’ondata di maltempo che ha colpito la Regione è eccezionale. In 15 giorni è caduta la metà di tutta la pioggia che cadrebbe sullo stesso territorio in un anno intero. “Il bilancio è grave, in termini di vittime, in termini di evacuati, perché sono oltre 15mila sfollati, ci sono infrastrutture compromesse, attività produttive in ginocchio”, sottolinea Meloni. Per questo, non è ancora possibile una quantificazione complessiva dei danni, che, ripete, “sono ingenti“. Si lavorerà sulle misure e sulle richieste che vanno fatte all’Ue quando il quadro sarà completo.

Intanto, lunedì il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sarà a Roma per vedere il ministro per gli Affari europei, con delega al Pnrr, Raffaele Fitto. “Stiamo lavorando bene con il presidente Meloni e con molti ministri“, conferma, dopo aver incontrato anche il ministro allo Sport, Andrea Abodi. Domani il presidente della Regione vedrà anche la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e poi a Rimini la ministra del Turismo, Daniela Santanché, per mettere a punto un piano di rilancio del turismo, in vista della stagione estiva in Romagna. Sulla terza rata del Piano di Ripresa e Resilienza, assicura Fitto, non c’è da preoccuparsi: “Siamo nei termini, bisogna fare velocemente ma non in fretta, che è pericoloso. Rischiamo di fare scelte che rischiano portarci in una fase successiva a una conclusione non positiva del programma“. Giudica il dibattito che si è creato “isterico” e richiama tutti alla responsabilità e alla lungimiranza: “Stiamo lavorando per completare il lavoro rapidamente ragionando in ottica 2026“. La finestra per la proposta delle modifiche al Pnrr si chiude il 31 agosto.

Tutti gli interventi saranno completati entro il 2026, altrimenti “oltre al danno ci sarà la beffa, perché non solo ci sarebbe il ritiro dei fondi, ma il governo dovrebbe anche trovare le risorse per completare le opere“, avverte. Gli interventi necessari sul Pnrr, spiega il ministro, “non riguardano solo la

modifica della spesa, ma anche degli obiettivi, che devono essere proiettati al 2026. Non possiamo svegliarci a ridosso della scadenza” senza essere pronti, altrimenti “avremmo un grande problema“. Di ritardo sulla presentazione delle modifiche, di sicuro, non si tratta, ribadisce Fitto: “Trovo singolare parlarne, visto che solo 4 Paesi europei su 27 hanno presentato il loro piano aggiornato e modificato“.

L’obiettivo del Governo, fa sapere, è di proporre alla Commissione di cambiare diversi obiettivi, non solo quelli del 30 giugno: “Concentrarsi sugli obiettivi intermedi è un errore, sarebbe un errore ragionare solo sugli obiettivi di immediata scadenza, a noi interessa il percorso finale“. Per lo sblocco della terza rata del Pnrr, “i tempi saranno molto brevi, dipende da Bruxelles, ma credo che saranno davvero molto brevi“, conferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, “il ministro Fitto ha fatto un buon lavoro“, garantisce. Bisogna “continuare a lavorare per utilizzare al meglio le risorse del nuovo piano Marshall che l’Europa ci ha offerto“, sottolinea il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, rivendicando il suo personale impegno con i colleghi leader del Ppe. “Naturalmente con il passare del tempo alcuni aggiustamenti si sono resi necessari, ma – rassicura – non vedo problemi difficili da superare“.

Ursula von der Leyen in Emilia Romagna con Meloni: “Ho il cuore spezzato, l’Ue è con voi”

In attesa della conta dei danni in Emilia Romagna, lo stato di emergenza si estende anche ai comuni colpiti delle Marche e della Toscana. Giorgia Meloni torna sui luoghi alluvionati, per accompagnare la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e mostrarle le condizioni in cui versa la Regione. Le due leader sorvolano sulle zone più colpite dalle inondazioni e dalle frane (Bologna, Conselice, Lavezzola, Ravenna, Forlì, Faenza, Modigliana, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Bagnacavallo, Lugo). Immagini che spezzano il cuore di von der Leyen, con “le terre coperte dall’acqua, il fango e le molte cicatrici aperte con smottamenti e devastazioni. È stato importante vedere dall’alto i problemi“. Il messaggio da parte dell’Ue è forte è chiaro: “Tenete botta, l’Europa è con voi”, dice von der Leyen, spiegando che il fatto che il maltempo abbia travolto una regione che ha “una lunga e ricca storia, rende ancora più doloroso vedere la devastazione”.

Gli occhi, però, sono tutti puntati agli aiuti che potranno arrivare all’Emilia Romagna dall’Europa. Con l’attivazione del Meccanismo di protezione civile dell’Ue nove Paesi hanno già dato immediato soccorso. Ma si parlerà anche di ulteriore supporto, dopo quello di emergenza, afferma la presidente della Commissione Europea. “Per molti agricoltori è stato un disastro, per questo deve essere attivato il fondo di emergenza per l’agricoltura, è il primo punto“. Successivamente, “il Fondo di solidarietà dell’Unione Europea è il mezzo più appropriato per dare sostegno“, ricorda: “Prima c’è bisogno di una stima dei danni, sfortunatamente questa regione ha già un ‘esperienza a riguardo con il terremoto di 10-11 anni fa“. La numero uno dell’esecutivo Ue menziona anche “i Fondi di coesione, che possono essere utilizzati“, ma “se guardiamo al futuro e alla prevenzione, nel Next Generation Eu abbiamo 6 miliardi di euro per la prevenzione delle inondazioni e dei terremoti, e il rafforzamento delle infrastrutture“.

D’accordo la premier, che spiega che “nelle prossime settimane, dopo la stima complessiva dei danni faremo richiesta di attivazione del Fondo di solidarietà previsto per i disastri e le calamità naturali, un fondo cui l’Italia ha già dovuto accedere altre volte. Ma penso sia stato importante che la presidente von der Leyen vedesse coi suoi occhi l’estensione del problema e anche i problemi multiformi coi quali avremo a che fare perché avremo bisogno di un occhio di riguardo anche per i programmi di vario genere e agli altri fondi, penso al tema agricolo. Questa è una regione fortemente agricola e c’è bisogno di attenzione per le aziende che sono particolarmente in difficoltà”. Il suo pensiero, al momento, non è focalizzato sulla nomina del commissario per la ricostruzione. Anzi, “sono francamente molto colpita – sottolinea – che il dibattito che vi interessa sia quello sul commissario, mentre ci sono i funerali delle persone. Oggi il mio principale problema non è chi spende i soldi, ma trovarli“.

Il Governo approva il dl Alluvione: stanziati 2 miliardi di euro

Oltre due miliardi di euro. Tanto vale il decreto Alluvioni, il primo provvedimento varato oggi dal Consiglio dei ministri per far fronte all’emergenza in Emilia-Romagna, insieme a un’ordinanza di protezione civile che estende lo stato di emergenza ai comuni colpiti dalla seconda alluvione e non inclusi nella prima, con riserva di estenderla ai comuni nelle Marche e in Toscana, per i quali servirà un altro provvedimento.

Non c’è ancora il commissario, arriverà. Intanto, nel decreto c’è una misura per l’estensione delle competenze del commissario nominato per la Siccità, Nicola Dell’Acqua, per la verifica e il monitoraggio delle opere di drenaggio dell’acqua, per accelerare i tempi.

Bisogna dare atto al governo di essersi dedicato a questa emergenza con il massimo della concentrazione, della disponibilità e dell’operatività“, rivendica Giorgia Meloni. Non organizza una conferenza stampa, ma una diretta streaming in cui illustra il dl: “Ci sarà anche una fase di ricostruzione, per cui non è ancora possibile fare una stima precisa dei danni, ma in passato interventi di emergenza da 2 miliardi non si erano mai visti, per questo voglio ringraziare tutto il governo e i ministri“, afferma. Il provvedimento, spiega, “è molto corposo”.

Prevede la sospensione dei termini relativi agli adempimenti e ai versamenti tributari e contributivi fino al 31 agosto con ripresa dei pagamenti al 20 novembre; il differimento per i comuni e le province del pagamento dei mutui nei confronti di Cassa Depositi e Prestiti. Sul tema delle utenze, è già stata deliberata la sospensione di pagamento da Arera, ma c’è una norma che rafforza questa previsione. Per i mutui non serve una norma, perché fa fede il protocollo d’intesa tra governo e Abi che già esiste.
Inoltre, scandisce Meloni, “prevediamo per la giustizia il rinvio dei processi civili e penali, quando una delle parti risiede nelle zone colpite, e la sospensione fino al 31 agosto per quello che riguarda l’amministrazione dei giudizi amministrativi, contabili, tributari e militari”. Ma c’è anche “la sospensione dei termini amministrativi compresi i concorsi”. Poi, “i dipendenti pubblici delle zone colpite verranno ugualmente retribuiti”.

Il ministero dell’Agricoltura ha stanziato 100 milioni di euro per interventi di indennizzo a favore delle aziende agricole e ulteriori 75 milioni di euro a valere sul fondo innovazione, per l’acquisto di macchinari per le aziende danneggiate. “Il Governo non ha perso un minuto per dare risposte immediate all’emergenza“, dice il ministro, Francesco Lollobrigida.

Sul lavoro, si prevede una cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti fino a 90 giorni, con una copertura fino a 580 milioni di euro. Ci sarà poi una tantum fino a 3mila euro per i lavoratori autonomi costretti a interrompere le attività, con una copertura che arriva fino a 298 milioni di euro.

Il ministero degli affari Esteri ha previsto un contributo a fondo perduto per le imprese esportatrici danneggiate dall’alluvione a valere sul fondo Simest, con una copertura di altri 300 milioni di euro ed è stata creata una quota riservata di 400 milioni di euro per i tassi agevolati a fondo perduto.

Il Fondo emergenze nazionali viene rifinanziato con 200 milioni di euro, che vengono, sottolinea la premier, “interamente destinati a questa emergenza“.

Quanto alla scuola, c’è un fondo da 20 milioni di euro per la continuità didattica ed è stata data facoltà al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, di lavorare con “una certa flessibilità” per l’adempimento degli esami di maturità, in base alle necessità degli istituti coinvolti. Il governo lavora poi per l’acquisto di computer da mettere a disposizione degli studenti che dovessero fare didattica a distanza. Anche per l’università si prevede la possibilità di didattica ed esami a distanza, oltre a un fondo di solidarietà, di 3 milioni e mezzo, per i docenti e per gli interventi di ripristino.

Per la copertura finanziaria degli stanziamenti, tra l’altro, si autorizza fino al 31 dicembre l’Agenzia delle dogane a effettuare estrazioni straordinarie del Lotto e del Superenalotto e alla vendita dei beni confiscati, anche in deroga, disponendo il trasferimento al bilancio dello Stato degli introiti che ne derivano. Ci sarà poi un sovrapprezzo di un euro per l’accesso ai musei statali tra il 15 giugno e il 15 settembre, prevedendo di destinare i maggiori incassi a interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale e al sostegno degli operatori della cultura e dello spettacolo dei territori colpiti. Infine, si semplifica la disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e si qualificano come opere di pubblica utilità, “indifferibili e urgenti“, si legge nella nota di Palazzo Chigi, quelle “a ciò finalizzate mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione“.

Meloni al lavoro per il Consiglio dei ministri sul maltempo di domani: “Il Governo c’è, risposte immediate”

Photo credits: Palazzo Chigi

Il Governo c’è”. E’ questo il messaggio che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rientrata dal G7 in Giappone per visitare i luoghi dell’Emilia Romagna dove il maltempo si è abbattuto con tutta la sua forza, ha voluto portare alle popolazioni colpite dall’emergenza. “E’ stata una tragedia – ha sottolineato – ma noi dalle crisi possiamo sempre rinascere forti. Può essere un’occasione per dimostrare quanto l’Italia sappia essere concreta e immediata”. La premier tocca con mano una “situazione molto complessa, con diverse emergenze”, dove “c’è bisogno di molto lavoro”, ma vede anche cittadini “molto orgogliosi che stavano al lavoro e dicevano: ‘Ci rimettiamo in piedi’”.

La priorità, ora, è “garantire risposte immediate”, motivo per cui Meloni ha visitato la zona domenica, in modo da potere già oggi, in vista del Consiglio dei ministri di domani, “ottimizzare i provvedimenti”. Niente passerelle, quindi, perché “non è il momento”.

Difficile, però, ancora, fare una stima dei danni. Sicuramente “sono ingenti, ma finché non siamo sicuri che situazione si fermi è molto difficile. Andranno mobilitate molto risorse, il Governo è al lavoro per capire quali possano essere i fondi dai quali attingere. Stanzieremo altre risorse per l’emergenza, ma il Fondo europeo di solidarietà è uno di quelli che possono essere utilizzati”. Difficile, invece, utilizzare i fondi del Pnrr.

Il maltempo flagella l’Emilia Romagna. Meloni segue la situazione in vista del Cdm

Photo credits: Dipartimento della Protezione Civile

Il maltempo flagella ancora l’Emilia Romagna, con l’allerta rossa confermata anche per la giornata di sabato e le vittime salite ad almeno 14, con un uomo trovato morto in casa a Faenza. Più di 15.000 persone hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dell’alluvione, 8mila di loro hanno già trovato accoglienza in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre. Le altre hanno trovato sistemazioni alternative in seconde case o da amici e parenti. Gli allagamenti sono stati 58 in 43 comuni, 23 i fiume e corsi d’acqua esondati, anche in più punti. Le frane sono state 290 sull’intero territorio, di cui 104 solo nel territorio di Forlì-Cesena. Ancora difficile anche la situazione della viabilità, con 544 strade chiuse.

Una situazione incredibile, difficile da immaginare. Tanto che il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, spiega che “non c’è memoria di eventi di questo tipo in passato”. Perché se le prime criticità del 2 maggio erano, in qualche modo, prevedibili, poi “si sono sviluppati con una persistenza che li classifica come eventi rari“. Per questo ci sono ancora innumerevoli criticità. Da quelle di soccorso e di evacuazione preventiva, fino a quelle delle infrastrutture. “C’è una diffusa problematica legata alle infrastrutture viarie che va ad aggravare la capacità di trasferimento persone, ci sono problemi di ripristini elettrici e della parte idrica. Si sta lavorando per recuperare il più rapidamente possibile l’infrastruttura. In alcuni casi con centraline in zone piene d’acqua l’operazione richiederà un po’ di tempo“, spiega Curcio. Intanto proseguono le operazioni di approvvigionamento di cibo soprattutto in montagna, alcune criticità permangono in pianura dove ci sono ancora allagamenti.

Drammatica la situazione dell’agricoltura, con allagamenti, asfissia delle piante che si trovano nei terreni inondati, perdite e danni irreversibili ad allevamenti e strutture da quelle delle imprese alle reti viarie, di scolo e irrigue. Per il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, “l’agroalimentare e l’ortofrutta hanno bisogno di rimborsi al 100%. Abbiamo avuto siccità, gelate, e adesso questa drammatica alluvione. Io credo seva un piano shock per evitare che le azione del settore chiudano”. Sono oltre 5mila secondo la Coldiretti le aziende agricole colpite dal maltempo, con almeno 50mila posti di lavoro a rischio tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione. Danni al momento incalcolabili, in attesa del deflusso delle acque e del fango.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue la situazione a distanza, dal Giappone dove sta partecipando al G7. E sta condividendo la sua apprensione con i colleghi, mostrando loro le immagini della situazione disastrosa in corso nel nostro Paese. Intanto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, nel corso della missione in Slovacchia, contatta telefonicamente l’Assessore allo sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, per avere informazioni dirette sull’entità dei danni alle imprese e sulle prime necessità del tessuto produttivo del territorio. Le direzioni del ministero effettuano una prima ricognizione con le organizzazioni di rappresentanza delle aziende della Regione, per avere un quadro complessivo su quali sia l’entità dei danni subiti dal sistema produttivo e sui primi interventi necessari a fronteggiare la crisi in corso. Sabato sul posto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. L’appuntamento sarà poi martedì, con il Consiglio dei ministri che sarà dedicato in larga parte ai primi urgenti provvedimenti relativi all’alluvione. Oltre alla rimodulazione dell’ordinanza di Protezione civile, che aveva già dichiarato nei giorni scorsi lo stato di emergenza, con l’estensione del perimetro della relativa area, all’ordine del giorno ci sarà un decreto-legge con i primi stanziamenti e con la sospensione o proroga dei termini fiscali, contributivi, giudiziari e di altro tipo. Al termine del Cdm Meloni e i ministri competenti per l’emergenza incontreranno Bonaccini.

Il Governo vuole l’Italia hub europeo dell’energia, a ottobre il ‘Piano Mattei’

Il ‘Piano Mattei’ esiste, ma è work in progress. Nero su bianco ancora non è stato messo, ragion per cui ad oggi nessuno può stabilire dove possa arrivare il governo nel processo che, nelle intenzioni della premier, Giorgia Meloni, dovrebbe portare l’Italia a essere hub europeo dell’energia, sfruttando la posizione geografica (e geopolitica) di vera porta del Mediterraneo sul Vecchio continente. Anche di questo tema si parlerà il prossimo 30 maggio a Roma, presso l’Europa Experience-David Sassoli, durante l’evento ‘L’energia per l’Italia e l’Ue: le fonti e le regole del mercato energetico’ organizzato da Withub, con la direzione editoriale di GEA ed Eunews.

La presidente del Consiglio, nella recente visita diplomatica in Etiopia, ha però assicurato che in autunno il Piano sarà pronto. Anzi, che “l’occasione giusta” per presentarlo sarà ad ottobre, al summit intergovernativo Italia-Africa. Prima, però, vanno costruite basi e fondamenta del progetto. Che coinvolge, ovviamente e soprattutto, i Paesi del Nord Africa, dai quali possono arrivare gas, Gnl e anche energia prodotta da fonti rinnovabili, unendole poi a quella ricavata da eolico, solare e geotermico ‘italiano’, di cui può essere una preziosa ‘miniera’ il Sud del nostro Paese. Una cosa alla volta, però. Si parte dall’assunto, ripetuto più volte anche dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che la decarbonizzazione al 2030 e il net zero al 2050 restano il faro entro cui costruire ogni strategia, prevedendo se non un’uscita definitiva dalle fonti fossili, quantomeno la riduzione all’uso di una sola di queste risorse: il gas. In poche parole, non se ne può fare a meno, per ora.

Concetto ribadito in più occasioni anche dal Ceo di Eni, Claudio Descalzi, che da più di un anno è impegnato nel lavoro sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico per liberare l’Italia dalla dipendenza russa. Il manager ha guardato da subito all’Africa, dove il Cane a sei zampe ha investito moltissimo, da diversi decenni. Non a caso, il nome dato da Meloni al dossier sull’energia prende spunto dall’indimenticato presidente dell’Ente nazionale Idrocarburi, Enrico Mattei. Che introdusse la regola di lasciare il 75% delle risorse generate ai territori dai quali veniva estratto dai giacimenti. Una regola a cui Palazzo Chigi si ispira per il proprio progetto, che “non vuole essere predatorio“, si premura di ricordare la premier ogni volta che ne parla, in pubblico o nei colloqui con i leader dei Paesi con cui sta negoziando.

Qui si innesta l’altra gamba del piano, squisitamente politica e geopolitica. Perché l’Italia ha dei rapporti più che fruttuosi con diverse nazioni del Nordafrica. “L’Italia sta lavorando per essere il ponte che da Mediterraneo e Africa porta in Europa l’energia sempre più verde, con l’idrogeno e l’elettricità che siano sempre più prodotti localmente e destinati sia alle popolazioni locali sia all’Europa”, è la sintesi di Pichetto. Spiegando che “gli obiettivi del nostro ‘nuovo Piano Mattei’ sono proprio garantire prosperità, pace e stabilità in queste regioni”. Oltre alla liaison fortissima con l’Algeria, verranno intensificati i rapporti con Mozambico, Egitto e Angola, per quanto riguarda il continente africano. Ma poi ci sono anche l’Azerbaijan, che già ci fornisce gas in arrivo in Puglia (in programma c’è anche il raddoppio del Tap), la Libia e Israele, sempreché il progetto del gasdotto Eastmed vada avanti. L’Italia, in quest’ultimo caso, è spettatore interessato, visto che a decidere dovranno essere Tel Aviv e Cipro, anche se, stando alla visione di Descalzi, servirà un accordo pure con la Turchia.

Dunque, il progetto di fare del nostro Paese l'hub di gas ed energia, sta nascendo con prospettive sicuramente interessanti. Sfruttando anche le potenzialità delle fonti rinnovabili, che possono dare un prezioso contributo per rimpinguare il mix, ma soprattutto opportunità di sviluppo economico e infrastrutturale per il Mezzogiorno d'Italia. Adesso, però, come ogni grande progetto che si rispetti, viene la parte difficile: la messa a terra. Quello sarà il banco di prova per il 'Piano Mattei' e per il governo Meloni.