Coesione, siglato accordo con Campania: Governo assegna 3,5 mld di euro

Altri tre miliardi e mezzo alla Campania, con l’accordo di Coesione siglato a Palazzo Chigi tra il governatore Vincenzo De Luca e la premier Giorgia Meloni. I fondi utilizzati sono quelli per lo Sviluppo e Coesione (Fsc) 2021-2027 e quello di rotazione, 3.478 milioni di euro per investimenti strategici per cittadini e imprese del territorio.

L’Accordo completa il percorso di assegnazione delle risorse FSC 2021-2027 previste da programma alla Campania, di 6,5 miliardi di euro. Una prima quota di 582,18 milioni è stata assegnata nel 2021 su progetti ‘di immediato avvio’ presentati dalla Regione. In seguito, per rispondere alle esigenze emerse dal territorio, sono stati assegnati fondi del FSC 2021-2027 per completare gli interventi della precedente programmazione, soprattutto di competenza dei Comuni (388 milioni), per il risanamento e la riqualificazione dell’area di Bagnoli-Coroglio (1.218 milioni), per interventi infrastrutturali strategici e di pronta cantierabilità in campo ambientale, trasportistico e culturale (1.973 milioni), e, per rispondere all’emergenza bradisismo nell’area dei Campi Flegrei (206 milioni).

Dei 6,5 miliardi programmati per la Campania, quindi, il Governo aveva già finalizzato 4,3 miliardi, a cui si aggiungono oggi i 2,2 miliardi di euro per il finanziamento di 181 interventi negli ambiti della riqualificazione urbana, incluso il potenziamento delle infrastrutture sportive, della salute, con interventi infrastrutturali sugli ospedali regionali, e della competitività delle imprese.
L’Accordo include, oltre alle risorse FSC, anche la finalizzazione delle risorse del Fondo di Rotazione ex lege 183/1987, pari a ulteriori 1.277 milioni di euro, quale quota non utilizzata dalla Regione a cofinanziamento dei Programmi europei regionali 2021-2027. A valere su questa ulteriore disponibilità, si prevedono in accordo altri 72 interventi in ambito culturale, per ridurre il costo del trasporto pubblico per gli studenti, per aiutare le famiglie e la natalità nonché per completare il programma di investimenti infrastrutturali.

Palazzo Chigi considera la firma di oggi l’esito di un percorso “a ritmo serrato“, per individuare le priorità, compatibilmente con le tempistiche di realizzazione. La previsione di tempi certi per l’utilizzo dei fondi, pena la revoca, è proprio l’elemento caratterizzante della riforma della politica di coesione nazionale varata dal Governo nel settembre 2023.

Quello con la Campania è il diciannovesimo Accordo per la Coesione in poco meno di un anno dalla riforma varata dal Governo. “Abbiamo sottoscritto gli accordi con le due Province Autonome e quasi tutte le Regioni – ricorda Meloni -, assegnando 22,6 miliardi di euro per investimenti, soprattutto in infrastrutture, finalizzati alla riduzione degli storici divari territoriali che caratterizzano il nostro Paese”. Si tratta di interventi che, afferma, “incidono profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani e sulla competitività del tessuto produttivo del territorio, con l’obiettivo di imprimere un’accelerazione nel percorso di crescita e sviluppo della Regione e nella sua capacità di sfruttare appieno le risorse nazionali destinate alle politiche di coesione”.
Con l’accordo di oggi si completa quindi il quadro degli interventi per la Campania promossi dal Governo attraverso il Fondo Sviluppo e Coesione, tra i quali l’azione di bonifica di Bagnoli, gli interventi urgenti di messa in sicurezza per affrontare l’emergenza bradisismo nei Campi Flegrei, il completamento di progetti della precedente programmazione per i Comuni, gli interventi per l’ambiente, i trasporti e la cultura. “Un’attenzione alle esigenze espresse dal territorio – aggiunge Meloni – che trovano nelle risorse nazionali per la coesione un’occasione concreta di tempestiva realizzazione”.

Io credo che il risultato finale sia importante e positivo per la Campania“, commenta De Luca, che ha avuto in passato non poche divergenze con la premier: “Si poteva fare prima? Benissimo, siamo arrivati adesso ma abbiamo difeso la sostanza“, rivendica. “Ci sono tutte le condizioni per fare un lavoro eccellente”, sostiene, dicendosi pronto con una struttura amministrativa e di gestione “di grande qualità e di grande efficienza“. Quanto al rapporto con Meloni, è “assolutamente tranquillo e cordiale, non ci sono problemi“, assicura il governatore.

Grande soddisfazione arriva anche dal ministro Raffaele Fitto, appena nominato vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario per la Coesione e le Riforme. La sottoscrizione dell’Accordo per la Campania, afferma, è “un traguardo che corona gli sforzi profusi nel coniugare le istanze provenienti dal territorio con la strategia del Governo in materia di politiche di coesione”. “A Fitto ho fatto gli auguri e una raccomandazione, ‘cerca di difendere le politiche di coesione‘”, riferisce De Luca lasciando Palazzo Chigi. Il tema è delicato, ricorda, perché “avremo sicuramente una spinta da alcuni Paesi, in particolare dalla Germania, a eliminare le politiche di coesione e sostegno ai Paesi e ai territori più deboli”.

Italia-Regno Unito, Starmer a Roma: Dichiarazione congiunta e investimenti per 500 mln

Un bilaterale fiume che si chiude con una dichiarazione congiunta sul partenariato strategico tra Italia e Regno Unito. L’incontro a villa Pamphilj, a Roma, tra il primo ministro britannico Keir Starmer e la premier Giorgia Meloni vuole ribadire il legame e il “dialogo costante” tra i due Stati.

Politica estera, difesa e sicurezza, il programma Global Compact Air Program (GCAP) sono tutte materie di interesse comune, hanno per entrambi “valenza strategica“, spiegano alla stampa i due leader. Il contrasto alla migrazione irregolare è al centro dell’incontro, ma si intreccia con molte altre questioni. “Non bisogna avere timore a esplorare soluzioni nuove”, chiosa Meloni, che sul tavolo mette il protocollo Italia-Albania su cui il governo britannico, assicura, “ha molta attenzione”. Lo presenta come un’alternativa al Piano Ruanda, creato un comando d’élite di polizia. I premier però passano anche in rassegna la profondità delle relazioni bilaterali economiche, culturali, scientifiche, nell’ambito dell’innovazione e degli scambi giovanili. Dichiarano l’intenzione di “fare di più in tutti i settori“.

Annunciano investimenti per 574 milioni di euro (485 milioni di sterline) nella difesa del Regno Unito, nella crescita green e nell’innovazione da parte di Leonardo e del gruppo Marcegaglia. Starmer ringrazia la presidente del Consiglio per la sua “forte leadership, in particolare sull’Ucraina“, garantendo che lavorerà “fianco a fianco, per tutto il tempo necessario”.
Il nostro obiettivo è mettere fine a questa guerra – spiega Meloni -, aiutare l’Ucraina nel cammino verso un futuro di pace, di libertà e di prosperità, chiaramente con il sostegno che è necessario oggi e alla ricostruzione“. Nel 2025 l’Italia ospiterà la Ukraine Recovery Conference, che si è tenuta a Londra nel 2023: “Anche questo è un importante elemento della nostra sinergia“, aggiunge.

Nel confronto, si parla di “grandi opportunità da realizzare insieme“: “L’Italia è già nella top-ten dei partner commerciali e al sesto posto per investimenti esteri diretti, questo sosterrà la crescita reciproca, che è una priorità fondamentale per il mio governo“, chiosa il primo ministro britannico. Si complimenta per la “cornice bellissima”, il “tempo stratosferico”, riconosce la “leadership dell’Italia in Europa, con l’economia, e nel G7” e sembra felice di rivendicare l’inizio di “una nuova era nei rapporti tra Regno Unito e Unione europea“.

G7, Meloni rilancia Piano Mattei, ma salta trasferta. Zelensky la attende a Cernobbio

Giorgia Meloni partecipa al G7 dei Parlamenti solo virtualmente. In queste ore turbolente per il governo, ha preferito restare a Roma. Del resto, subodorava che sarebbe stata una giornata convulsa. Non a caso, con il G7 della Cultura alle porte (19-21 settembre a Pompei), il ministro Gennaro Sangiuliano presenta le dimissioni dopo una settimana di agonia con i fari puntati sull’affaire Boccia. “Mi scuso per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente“, dice la premier in apertura di intervento, senza aggiungere altro.

Se la sua agenda non subirà ulteriori modifiche, la sua presenza è prevista domattina a Cernobbio, per il Forum di Ambrosetti. Ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato sui social la partecipazione per incontri con rappresentanti delle imprese italiane e con la presidente del Consiglio. In collegamento con Verona, Meloni ribadisce il suo appoggio incondizionato all’Ucraina, “nazione aggredita” che “difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti“.

E non perde l’occasione per rivendicare che, sotto la presidenza italiana, il vertice del G7 ha “segnato un cambio in basso e di prospettiva“. Pensa alle sinergie strategiche instaurate tra il piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment G7 e ai nuovi strumenti finanziari creati con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del continente africano. Lo sguardo, quindi, è sempre puntato al di là del Mediterraneo.

Questo respiro sinergico è in qualche modo lo stesso con cui l’Italia parteciperà al G20 di novembre a Rio, quando l’Italia “assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti“, scandisce. La premier punterà quindi su un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, senza trascurare gli sforzi necessari per, spiega, “affrontare il nesso clima e energia in un modo più pragmatico, meno ideologico, socialmente più giusto“, e le azioni urgenti per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Alla ministeriale di Verona, Meloni tocca anche un altro punto che le sta particolarmente a cuore, l’intelligenza artificiale generativa. Una delle sfide del futuro, sulla quale ha invitato a riflettere Papa Francesco durante il G7 di Borgo Egnazia. “Il Santo Padre ci ha ricordato che ogni strumento tecnologico creato dall’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere un’ispirazione etica che sia, cioè, ordinata al bene di ogni essere umano“, afferma. La domanda che la politica deve porsi, sottolinea Meloni è: “che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?“. Le strade sono due, utilizzarla per concorrere al bene comune o per “aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali“. Alla politica spetta rispondere alla domanda non, ribadisce, “agli algoritmi o alle macchine”.

Manovra, Meloni: “Stagione dei soldi gettati è finita, scelte serie e di buon senso”

La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà“. Giorgia Meloni risponde sui social alle polemiche che ruotano intorno alla legge di Bilancio. Il governo viene accusato di tagliare su sanità, trasporto pubblico e istruzione a favore di norme ritenute non indispensabili e inique dall’opposizione, come la flat tax.

L’impatto della Manovra sarà di 25 miliardi, “come quella di un anno fa”, assicura il sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Prima, sarà licenziato il piano strutturale di bilancio (che deve essere presentato alla Commissione europea entro il 20 settembre) e che deve passare dall’approvazione del Consiglio dei ministri e del Parlamento. “Sarà esaminato e con il sistema delle mozioni, auspicabilmente, sarà approvato“, afferma. Per la presidente del Consiglio “tutte le risorse disponibili devono continuare a essere concentrate nel sostegno alle imprese che assumono e che creano posti di lavoro e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori“.

La premier si appoggia alle rilevazioni dell’Istat pubblicate in giornata, ricordando che l’Italia cresce “più di altre nazioni europee“, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la “delicata situazione internazionale“. I dati macroeconomici, infatti, dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti, sono positivi e per la premier “rappresentano un segnale di grande fiducia“. Il tasso di disoccupazione è il più basso dal 2008: 6,5%, rivendica. Parla di “scelte serie“, di “centralità” e “autorevolezza” dimostrata a livello internazionale: “Adesso è fondamentale rafforzare e consolidare il quadro economico con le scelte che faremo nella prossima manovra economica, ispirata al buon senso e alla serietà“, scandisce.

Meloni vede Weber per sponda Ue su Fitto. Venerdì Cdm e vertice, opposizioni attaccano su clima

L’estate sta finendo. Se non a livello climatico, almeno per la politica. Giorgia Meloni è tornata a Palazzo Chigi e riapre i dossier in scadenza, primo tra tutti il nome da indicare per la prossima Commissione europea. Non che ci sia troppo da discutere, da settimane ormai è Raffaele Fitto il profilo individuato per la nuova squadra di Ursula von der Leyen. Semmai c’è da sfruttare anche il più piccolo margine di trattativa per ottenere una delega prestigiosa e, soprattutto, una vicepresidenza. Incarico che, al momento, non sembra spettare all’Italia nelle intenzioni della presidente della Commissione Ue: per la scelta politica di Meloni (come leader dei Conservatori europei) di non votare Udl, dicono quelli che sanno come gira il vento a Bruxelles.

La premier, però, non si dà per vinta e gioca anche la carta della sponda per arrivare al suo scopo, invitando a Palazzo Chigi Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo (famiglia a cui appartiene anche la presidente della Commissione europea), che prima incontra Fitto per circa un’ora e, successivamente, verso le 15, varca a piedi il portone principale che da su Piazza Colonna, per uscirne dopo circa novanta minuti, stavolta in auto, direttamente dal cortile d’onore, evitando i cronisti in attesa all’esterno. Bocche cucite, perché la situazione è delicata. Weber, nel viaggio di lavoro a Roma, fa tappa anche nella sede dell’Udc per incontrare il segretario, Lorenzo Cesa, e il presidente del partito, Antonio De Poli, i quali ribadiscono l’opportunità di sostenere Fitto, ritenendo “fondamentale” riconoscere una delega di peso all’Italia. In sostanza la portata principale anche della cena serale tra il capo del Ppe e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Del resto, il tempo a disposizione è poco e il countdown è partito: entro il 30 agosto va spedita la missiva di Chigi (in realtà una più moderna Pec) per Bruxelles con la candidatura italiana, che von der Leyen dovrà poi lavorare per assegnare le deleghe e decidere se riconoscere al nostro Paese il peso che merita (secondo Meloni e alleati) o premiare altri Paesi con la vicepresidenza, magari quelli che a differenza della presidente del Consiglio hanno deciso di appoggiarla.

Venerdì sarà una giornata pienissima per il governo, di quelle segnate con la penna rossa sull’agenda. Oltre alla partita europea, c’è anche un altro match (intenso) da giocare, stavolta tutto interno, con il vertice tra Meloni e i suoi vice e alleati, Matteo Salvini e Antonio Tajani, cui potrebbe aggiungersi anche Maurizio Lupi. Premier e segretario leghista si erano già visti il pomeriggio del 18 agosto nella masseria in Puglia dove Meloni e famiglia hanno trascorso le vacanze, ma il ministro degli Esteri era solo collegato al telefono. Ragion per cui avevano deciso di darsi appuntamento al 30 per fare il punto sul programma di lavoro per l’inverno: legge di Bilancio in primis (che dovrà sciogliere il nodo pensioni), ma anche per discutere guardandosi negli occhi della proposta sullo Ius Scholae rimessa un po’ a sorpresa sul tavolo proprio da Tajani. Alle 17, invece, è in calendario il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa.

Quello che, invece, le opposizioni continuano a non trovare tra i dossier più urgenti dell’esecutivo è la transizione ecologica. Non usa giri di parole Angelo Bonelli: “Non solo nessuno dal governo profferisce parola, ma la Manovra che la Premier Meloni si accinge a proporre e approvare non considera minimamente la crisi climatica”. Eppure, avverte il portavoce di Europa Verde e deputato Avs, gli “eventi estremi meteo saranno sempre più frequenti e il calore accumulato dal mare si trasformerà in energia distruttiva come sta capitando negli eventi delle ultime ore. Mentre in altre parti d’Italia il caldo e la siccità stanno determinando situazioni di estrema crisi per le persone”. Bonelli chiede che al vertice di maggioranza “il governo prenda l’impegno di dichiarare lo stato di crisi climatica e adottare i provvedimenti conseguenti. E’ questione di sicurezza nazionale e globale, ma il governo Meloni fa finta di non vedere, con gravi conseguenze presenti e future”.

Sullo sfondo c’è anche la furia del maltempo che nelle ultime ore ha colpito duramente la zona del Casertano, con la frana nel territorio di San Felice a Cancello, dove al momento risultano disperse due persone, una madre e suo figlio. Il sindaco del comune campano ha già inviato la richiesta di riconoscere lo stato di calamità naturale, intanto il Pd attiva anche il canale parlamentare. Il deputato casertano, Stefano Graziano, ha infatti presentato un’interrogazione al ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, “per chiedere quali misure intenda attivare il governo con la massima urgenza per supportare le comunità del comprensorio casertano”. Perché, spiega l’esponente dem, “di fronte alla eccezionalità dell’evento meteo serve una tempestiva risposta da parte di tutte le istituzioni”. La ‘tregua’ politica estiva è ufficialmente terminata.

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A tutte le unità: arriva un autunno caldo, a cominciare dal Commissario Ue

Con il videomessaggio della ripresa di possesso di Palazzo Chigi, il vertice di maggioranza e il Cdm fissato per il fine settimana, Giorgia Meloni ha aperto l’autunno (caldissimo) della politica e chiuso la parentesi (torrida) delle vacanze. “A tutte le unità” il messaggio è chiaro: ci attendono mesi delicati, dalla nomina del commissario Ue alla grana non da poco dei balneari, via via fino ad arrivare alla legge di Bilancio, che è la madre (e il padre) di tutti i provvedimenti. Sullo sfondo lo ius scholae, l’autonomia e le tensioni internazionali suddivise tra Russia-Ucraina e il Medioriente, le divergenze di vedute tra Forza Italia e Lega. Un mappazzone, direbbe qualcuno.

La presidente del Consiglio ha detto di voler infondere il massimo delle energie nei suoi impegni interni e internazionali dopo essersi ricaricata in Puglia. Venerdì c’è la scadenza del commissario Ue, che è un nodo delicatissimo da sciogliere: potrebbe/dovrebbe essere Raffele Fitto il prescelto, però solo se Ursula von der Leyen ci concederà un ruolo di peso, cioè un commissario con competenze economiche. Nel caso non sarà facile sostituire Fitto, che in questi due anni ha preso per mano il Pnrr e ne ha gestito la delicatissima applicazione. Pnrr significa il piano indispensabile di rilancio del Paese, una chance da non sprecare mentre il traguardo del 2026 si avvicina. ‘Dum differtur vita transcurrit’, raccontavano i latini e tempo da perdere non ce n’è. Perché poi, dietro la scelta del Commissario, ci sono le scelte della Nuova Europa che entra davvero in funzione a novembre e che si porta appresso l’eredità non sempre comoda del Green Deal. Sul quale l’Italia ha dato e, salvo cambiamenti abbastanza netti, vuole dare battaglia. Le auto a motore endotermico, le case green, il packaging, la Pac: ce n’è per tutti i gusti. E se il Commissario fosse di secondo piano? Allora probabilmente Fitto rimarrebbe al suo posto e verrebbe chiamato in causa qualcun altro, ma di secondo livello. Ipotesi, ques’utlima, che non vuole essere presa in considerazione. Comunque, è questione di poco e si saprà.

Sul fronte nazionale, l’agenda è ricca di impegni per il governo. A cominciare dalle molte partite che si giocano nelle sale del Mimit, il ministero dell’Impresa e del Made in Italy. Una a caso? La questione delle auto con Stellantis, l’apertura a un fabbricante cinese, la gigafactory di Termoli… Tutto ruota intorno all‘auto elettrica che, al momento, non ha molto appeal in assoluto e non viene quasi considerata dagli italiani. Ma poi c’è la sistemazione definitiva dell’ex Ilva e altri casi. In totale i tavoli di crisi al Mimit sono 32, non proprio bruscolini.

 

Pnrr, Commissione Ue versa all’Italia quinta rata da 11 miliardi

La Commissione europea versa all’Italia la quinta rata del Pnrr, 11 miliardi di euro. ll pagamento segue la valutazione positiva della Commissione, adottata formalmente lo scorso 2 luglio, connessa al conseguimento di 53 traguardi e obiettivi della quinta rata del Pnrr italiano.

L’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto“, rivendica la premier, Giorgia Meloni, ricordando che Roma è stata anche prima a richiedere il pagamento della quinta rata e il pagamento della sesta. “I recenti dati Istat sul PIL, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del PIL nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%, sono la riprova dell’efficace lavoro portato avanti dal Governo e dalle Amministrazioni titolari per il conseguimento degli obiettivi programmati e per l’attuazione di misure virtuose per la crescita economica strutturale dell’Italia”, spiega Meloni.

Con l’incasso della quinta rata, l’ammontare complessivo di finanziamento ricevuto sale a 113,5 miliardi di euro, corrispondente al 58,4% delle risorse del Piano. I traguardi e gli obiettivi conseguiti con questo pagamento riguardano quattordici riforme e ventidue investimenti in settori “strategici per la modernizzazione del Paese”, sottolinea Palazzo Chigi, tra cui la concorrenza, gli appalti pubblici, la giustizia, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, l’istruzione secondaria e terziaria, le infrastrutture, la sanità, la cultura, l’università e la pubblica amministrazione, con la messa a terra degli interventi per la transizione al digitale.

Nei prossimi mesi, insieme all’attività di assessment propedeutica al pagamento della sesta rata, annuncia il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, “il Governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le Amministrazioni titolari, finalizzato al conseguimento degli obiettivi della settima rata, riservando particolare attenzione alle misure inserite nelle ultime tre rate, all’allineamento della piattaforma ReGiS, all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano”.

La Via della Meta: portare in Italia le aziende cinesi dell’auto (elettrica)

Il viaggio della premier Giorgia Meloni a Pechino segna una (nuova) svolta nei rapporti tra Italia e Cina dopo lo strappo della Via della Seta, là dove i rapporti con una delle grandi potenze del mondo non è mai stato agevole in passato e pare resti comunque delicato nel presente. Però, pur con tutte le tutele del caso, è quasi un passaggio ineludibile guardare alla Cina per dare ossigeno al made in Italy e per capire quali ricadute (positive) possano scaturire da alcune sinergie industriali che riguardano il nostro Paese, segnatamente nel settore dell’automotive. Nell‘accordo quadro (triennale) strutturato in sei punti, l’auto elettrica e la possibilità da parte di aziende cinesi di impiantare fabbriche in Italia è forse lo snodo più importante, assieme a un accordo sulle rinnovabili, in particolare l’eolico offshore, e all’eventualità di scansare i dazi sulle merci importate dalla Ue, in risposta ai dazi imposti dall’Europa sulle auto cinesi.

La Cina, assieme all’India, è uno dei grandi inquinatori del Pianeta. Eppure sull’elettrico è anni luce avanti rispetto a tutti i potenziali competitor. E l’Italia, che attualmente ha un solo produttore di automobili, potrebbe/vorrebbe accogliere aziende cinesi. Sembra che ce ne siano sei pronte a sbarcare da noi, agevolate dall’ok del governo e dal dialogo che sta portando avanti da mesi Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy. Se da un lato è fondamentale la stabilità del sistema delle regole che sta alla base di una cooperazione non solo commerciale, dall’altro è indispensabile una certa flessibilità interpretativa per non irrigidire le posizioni. “Solo i cinesi possono produrre un’utilitaria elettrica”, ha detto Federico Visentin, presidente di Federmeccanica, certificando la superiorità tecnologica di Pechino. Tutto questo anche se il mercato dell’elettrico è in stallo per una questione di prezzo (elevato) delle autovetture, di autonomia delle stesse e di carenze di strutture, le agognate colonnine di ricarica. Rimane un dato inconfutabile: il 20% delle auto elettriche acquistate entro i confini dell’Unione europea è cinese e persino Tesla costruisce in Cina dove il costo della manodopera è inferiore.

Tornando all’Italia, il paradosso è che attualmente importiamo di più dalla Cina di quanto esportiamo in Cina (47 miliardi a fronte di 19 miliardi) e la missione della premier a Pechino va vista anche sotto questo aspetto non proprio trascurabile. Dalla Via della Seta si è passati alla Via della Meta, con l’obiettivo dichiarato di intensificare le relazioni commerciali. Meloni si è anche offerta come facilitatore dei rapporti tra la Cina e la Ue, proprio perché alcune rigidità di Bruxelles sono state mal digerite da Pechino, ma aggettivamente gli equilibri della nuova Ue non legittimano a ottimismi assortiti.

Meloni in Libia rilancia Piano Mattei: Con Africa cooperazione strategica

Giorgia Meloni vola a Tripoli per il Trans-Mediterranean migration forum. La Libia chiede aiuto sui migranti e la premier approfitta del palco per rilanciare il Piano Mattei.

Per affrontare seriamente il problema, è convita, serve un “approccio a 360 gradi“, perché con l’Africa l’approccio predatorio “è sicuramente sbagliato“. Parte tutto da lì, spiega: “Il modo giusto di collaborare è una cooperazione tra pari, strategica“.

In altre parole, bisogna portare nel Continente investimenti, per evitare che la gente sia costretta a lasciare le proprie case in cerca di un futuro migliore e “risolvere i problemi di entrambi“. Un esempio? L’energia. Con l’invasione della Russia in Ucraina, tutta l’Europa ha risentito di una crisi senza precedenti, “ma ogni crisi nasconde anche un’opportunità“, osserva Meloni. Tutto quello che Roma ha fatto è stato porre le basi per diversificare le fonti, ma anche i fornitori. Così, l’asse strategico per l’Europa e per l’Italia in primis, data la sua posizione geografica, si sposta da Est a Sud, perché, sottolinea la presidente del Consiglio, “l’Africa è potenzialmente un grande produttore di energie“.

A Tripoli, Meloni viene accolta dal primo ministro del Governo di Unità Nazionale Abdulhameed Dabaiba. Con lei, c’è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il Forum riunisce i Paesi dell’area Mediterranea, dell’Africa Subsahariana, la Commissione europea e le organizzazioni internazionali, “pienamente in linea con il metodo di lavoro che l’Italia ha adottato a partire dall’insediamento del Governo Meloni nel 2022, come dimostrano la Conferenza di Roma del luglio 2023 e il lancio del Piano Mattei”, conferma Piantedosi.

L’inquilino del Viminale ribadisce che è “essenziale passare da una cooperazione tattica tra singoli Paesi a un approccio regionale strategico“. L’obiettivo comune non è quello di “alleggerire la situazione migratoria dell’Italia o dell’Europa”, assicura, ma quello di “creare le condizioni per una riduzione di carattere regionale dei flussi illegali a beneficio di tutti i Paesi“. La presenza a Tripoli del vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas e il lancio lo scorso novembre a Bruxelles dell’Alleanza Globale per contrastare il traffico di migranti, osserva Piantedosi, “testimoniano che il contrasto ai trafficanti è uno dei terreni sui quali l’UE vuole impegnarsi, proprio perché soltanto attraverso una azione comune potremo sconfiggere la criminalità internazionale”.

Il tema sarà al centro del G7 dei Ministri dell’Interno che si terrà a Mirabella Eclano, dove il ministro ha invitato alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo, proprio per sviluppare il dialogo strategico e per lanciare un Piano d’azione per il contrasto al traffico di esseri umani sulla base delle direttrici fornite dal G7 dei Primi Ministri lo scorso giugno. “Sarà sempre più utile – afferma – ragionare su nuovi modelli di partenariato per gestire i flussi illegali”.

Pnrr, ok Commissione a pagamento V rata. Meloni: “Smentito chi puntava sul fallimento”

Due obiettivi e 400 milioni in più. Il governo italiano festeggia un “altro record” in Europa sul Pnrr, con il pagamento della quinta rata, che vale nel complesso 11 miliardi di euro.

La richiesta inviata a dicembre era per 10 miliardi e 600 milioni. Avendo raggiunto 53 e non 51 obiettivi, una parte è quindi l’anticipo della sesta rata. I due goal aggiuntivi riguardano il contrasto all’evasione fiscale e si riferiscono in modo particolare all’aumento del 40% rispetto al 2019 delle lettere di conformità inviate dall’amministrazione fiscale ai contribuenti e all’aumento del 30% rispetto al 2019 del gettito fiscale derivante da queste lettere di conformità.

Una “ottima notizia” per la premier Giorgia Meloni che, tiene a ribadire, “smentisce quanti avevano scommesso sul fallimento di questo governo, quanti speravano in cuor loro che l’Italia potesse perdere i soldi dell’Europa per ottenere magari un vantaggio elettorale“. Il lavoro di questi mesi ha pagato, rivendica, dimostrando “che stiamo facendo quello che sappiamo fare meglio”, e cioè “studiare i dossier, lavorare, portare a casa i risultati concreti”. La messa a terra del Pnrr “rimarrà una priorità assoluta dell’intero governo“, assicura Meloni, perché ogni obiettivo raggiunto è “un passo avanti per rendere la nostra nazione più forte, più moderna, più attenta ai bisogni delle famiglie e delle imprese“.

A questo punto, l’Italia è al primo posto in Europa per “obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario”, sostiene la presidente del Consiglio. Roma, finora, ha ricevuto l’importo maggiore, 113 miliardi e mezzo di euro a fronte dei 194 miliardi quasi e mezzo previsti, ovvero il 58,4% del totale. Pochi giorni fa, inoltre, è stata inoltrata la sesta richiesta di pagamento da 8 miliardi e mezzo di euro e “anche su questo siamo i primi in Europa“, ricorda la premier, che per domani ha convocato un’altra cabina di regia per verificare lo stato d’attuazione degli obiettivi previsti per chiedere il versamento della settima rata da 18,2 miliardi di euro. Giovedì invece ci saranno due cabine di regia tematiche, una per gli insediamenti abusivi in agricoltura e la seconda collegata agli studentati.

E’ stato un iter complesso“, spiega il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, che ha visto una “proficua collaborazione tra la Commissione europea e il governo italiano“. Sono stati compiuti, ricorda il ministro per gli Affari europei, “importanti progressi nell’attuazione di 14 riforme e 32 investimenti“: digitalizzazione uffici pubblici, costruzione di nuovi edifici scolastici, trasporti pubblici, telemedicina, l’ efficientamento energetico di tribunali e dei luoghi della cultura. Il via libera della Commissione europea alla quinta rata, insieme alla richiesta inviata per la sesta, “mette il nostro Paese in una condizione positiva di approccio rispetto all’avanzamento del Piano“, ribadisce, sottolineando la sua “piena soddisfazione“.