INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, Italia a quota 68,76% e media Ue scende a 73%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 23 gennaio), l’Italia cala al 68,76% di riempimento, mentre la media Ue si attesta a 73%. Nelle ultime due posizioni Ue, Belgio (61,98%) e Croazia (56,98%) mentre il Portogallo resta in testa, in aumento a 98,37%.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, Italia cala a 70,65% e media Ue scende a 74,44%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 21 gennaio), l’Italia cala al 70,65% di riempimento mentre la media Ue si attesta a 74,44%. Nelle ultime due posizioni Ue, Belgio (62,99%) e Croazia (59,65%) mentre il Portogallo resta in testa, in aumento a 96,99%.

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Von der leyen

Von der Leyen lancerà il 25 gennaio il dialogo strategico sull’agricoltura

Il dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’Ue con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, partirà formalmente il 25 gennaio, alla presenza di una trentina di organizzazioni della filiera. Il dialogo strategico per rimettere gli agricoltori al centro della transizione era stato annunciato a settembre da von der Leyen in occasione del Discorso sullo stato dell’Unione e confermato a dicembre dalla leader tedesca, che ha indicato il mese di gennaio per l’avvio.

A guidare il confronto, spiegano a GEA fonti della Commissione, sarà Peter Strohschneider, indicato per la “lunga e riconosciuta esperienza professionale“, in particolare come presidente della ‘commissione per il futuro dell’agricoltura’ (Zukunftskommission Landwirtschaft, ZKL) del governo federale tedesco. L’iniziativa, a cui parteciperanno diverse organizzazioni degli agricoltori tra cui COPA e COGECA e IFOAM Organics Europe, punterà nei prossimi mesi a promuovere la creazione di nuove soluzioni e a realizzare una “visione comune” entro l’estate del 2024. Dopo la riunione di avvio saranno organizzati diversi incontri tematici, che si svolgeranno nella prima metà dell’anno.

Il confronto tra agricoltori, cooperative, imprese agricole e organizzazioni non governative e i rappresentanti della società civile, servirà a mettere a fuoco sfide e opportunità per la filiera, come un tenore di vita equo per gli agricoltori e le comunità rurali, il sostegno all’agricoltura entro i confini del nostro pianeta e dei suoi ecosistemi, lo sfruttamento delle enormi opportunità offerte dalla conoscenza e dall’innovazione tecnologica e la promozione di un futuro prospero per il sistema alimentare dell’Ue in un mondo competitivo.

L’intero sistema alimentare deve anche affrontare diverse sfide serie, come il cambiamento climatico e un mercato globale molto competitivo, con un enorme impatto sull’intero settore, in particolare sugli agricoltori e sulle comunità rurali”, ricordano fonti della Commissione. Il dialogo dovrebbe servire a trovare il giusto equilibrio tra gli obiettivi di sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori, non perdendo di vista gli obiettivi della transizione verde che devono coinvolgere anche il comparto (dal momento che da lì arriva oltre il 10 per cento delle emissioni).

Dallo scorso autunno la Commissione europea ha lanciato una nuova fase del Green Deal, più attenta alla realtà industriale e agli agricoltori che negli ultimi mesi hanno manifestato il loro disappunto su alcuni dei pilastri chiave della strategia per la crescita verde dell’Europa. E la loro insoddisfazione è presto diventata bandiera politica del Partito popolare europeo (Ppe) – famiglia politica della stessa von der Leyen – in vista delle prossime elezioni di giugno. Il gruppo e in generale il centrodestra europeo ha preso di mira prima la proposta di Legge sul ripristino della natura, accusata di minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare in un momento delicato, come quello attuale, della guerra di Russia in Ucraina. E poi, ha contribuito ad affossare la proposta di riduzione dell’uso dei pesticidi, che ormai slitterà direttamente alla prossima legislatura.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, l’Italia cala a 76,72% e media Ue a 81,77%

Nell’infografica interattiva di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 10 gennaio), l’Italia cala al 76,72% di riempimento, superando la Francia (76,09%). Nelle ultime due posizioni Ue, Lettonia (72,24%) e Croazia (69,49%). La media Ue scende all’81,77% mentre il Portogallo resta stabile in testa, con 97,02%.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, l’Italia cala ma meno della Francia. Media Ue a 82,64%

Nell’infografica interattiva di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 9 gennaio), l’Italia scende al 77,37% di riempimento, superando di poco la Francia (77,36%). Nelle ultime due posizioni Ue, Lettonia (72,65%) e Croazia (70,45%). La media Ue scende all’82,64% mentre il Portogallo resta stabile in testa, con 97,93%.

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Pnrr, Parlamento Ue: “Stati devono ancora raggiungere 86% obiettivi”

Qualcosa è stato fatto, progressi si sono registrati. Ma la partita della doppia transizione va chiusa, con successo, entro il 2026 e c’è ancora molto da fare. Il 2024 deve essere l’anno in cui i Piani nazionali per la ripresa (Pnrr) conoscono un’accelerazione nella loro attuazione. Un obiettivo che in Parlamento europeo si incastona in un documento di lavoro che intende rinnovare attenzione e pressioni sui governi nazionali, responsabili delle riforme che richiedono sostenibilità e digitalizzazione.

Dati aggiornati all’8 gennaio 2024, “gli Stati membri dell’Ue hanno raggiunto il 15% degli obiettivi nell’ambito del pilastro transizione verde e il 13% di quelli nell’ambito del pilastro trasformazione digitale”, rileva il documento. “Il fatto che gli Stati membri debbano ancora raggiungere l’86% degli obiettivi dei Piani nazionali per la ripresa legati alla doppia transizione significa che sarà importante che l’attuazione del programma per la ripresa riprenda slancio, ora che la revisione della maggior parte dei piani è stata completata”. L’anno che si è appena aperto deve dunque essere quello della svolta. Svolta ‘green’, svolta tecnologica, svolta politica nella capacità di utilizzare fondi e mettere a terra le riforme su carta concordate. Un impegno che riguarda soprattutto l’Italia, secondo beneficiario dopo la Spagna per mole di contributi Ue da NextGenerationEU, il programma di ripresa post pandemico da 750 miliardi di euro, e il suo Recovery Fund (672,5 miliardi) che finanzia i Pnrr.

Il pieno utilizzo di tali risorse è tanto più rilevante ora dato che si prevede che il Recovery Fund “sarà un fattore chiave di investimento pubblico nell’Ue in tempi di politica monetaria più restrittiva, spazio di bilancio limitato degli Stati membri e rinnovata applicazione delle norme di bilancio dell’Ue”, viene sottolineato. Nel ribadire questo aspetto non si fa che tracciare una volta di più l’identikit dell’Italia, Paese con il secondo livello più alto di debito/Pil nell’Ue dopo la Grecia, Paese chiamato a ridurre spesa e disavanzi, e alle prese con i problemi legati al maggior costo degli interessi sui titoli di debito derivati dall’aumento dei tassi della Bce. E’ dunque per il governo Meloni, più di altri, il richiamo contenuto nel documento di lavoro del Parlamento Ue. Una sfida.

Del resto attenzione e sforzi per la doppia transizione non sono minimi. Al contrario. Considerando che tutto andrà chiuso entro il 2026, “sullo sfondo dell’enorme fabbisogno di investimenti in questi settori politici strategici, il 2024 segna una fase cruciale nell’implementazione di NextGenerationEU”. Anche perché nel 2024 si torna alle regole del patto di stabilità. Che piacciano o meno (questa è un’altra storia), i vincoli alla spesa pubblica ridurranno ancora meno i margini di manovra. Anche per questo bisognerà darsi da fare sul piano delle riforme e della corretta spesa dei fondi Ue.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, l’Italia cala al terzultimo posto in Ue

Nell’infografica interattiva di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 3 gennaio). L’Italia scende in terzultima posizione all’80,16% di riempimento, preceduta da Lettonia (77,37%) e Croazia (72,69%). La media Ue cala all’85,86% mentre Il Portogallo resta in testa con 102,34%.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Ue, il quadro delle presidenze del Consiglio europeo fino al 2030

Nell’infografica interattiva GEA viene illustrata la rotazione della presidenza di turno del Consiglio europeo fino al 2030. Ogni sei mesi infatti la presidenza va a uno dei 27 Paesi dell’Ue; ieri ha iniziato il suo periodo, che terminerà il 30 giugno, il Belgio. All’Italia spetterà nel 2028.

Il lavoro per la nuova legislatura Ue in vista nel 2024: ultima corsa verso il Green Deal

Sei mesi per completare il lavoro rimasto, una nuova legislatura per continuare a spingere le attuali priorità dell’Unione Europea, prima di iniziare il mandato della prossima Commissione Europea con i suoi indirizzi tutti da scrivere. È tutto pronto per il 2024, l’ultimo dei cinque anni del gabinetto guidato da Ursula von der Leyen, quello in cui i cittadini dell’Unione torneranno alle urne per eleggere i nuovi rappresentanti all’Eurocamera e quello in cui i co-legislatori dovranno ultimare i dossier ancora sul tavolo. 

Per tracciare le future priorità dei co-legislatori dopo la tornata elettorale del 6-9 giugno 2024 si può partire dal documento di lavoro presentato il 17 ottobre dal Collegio dei commissari e basato su sei direttrici: Green Deal, Europa Digitale, economia a sostegno delle persone, Ue nel mondo, promozione dello stile di vita europeo e nuovo slancio alla democrazia dell’Ue. Sul pilastro-cardine del Green Deal, è prioritario per il gabinetto von der Leyen mettere la spunta verde su tutti i file legislativi ancora pendenti prima della fine della legislatura – come quello sul rendimento energetico degli edifici (la cosiddetta direttiva ‘case green’) o quello sull’omologazione dei veicoli a motore e dei motori – ma in caso non andassero in porto prima delle urne, si dovrà riprendere quanto prima la strada dei negoziati per la neutralità climatica dell’Unione.

Può iniziare subito (ma si svilupperà nella nuova legislatura) il lavoro sul pacchetto per l’energia eolica, mentre la Commissione avvierà prossimamente il processo di definizione di un obiettivo climatico per il 2040 “per mantenere l’Ue in rotta verso la neutralità climatica entro il 2050”. La comunicazione prevista dalla legge europea sul clima è attesa per il primo trimestre del prossimo anno. Il documento di lavoro dell’esecutivo comunitario anticipa sempre per l’inizio del 2024 anche un’iniziativa sulla gestione del carbonio, con l’obiettivo di definire una strategia per la cattura e lo stoccaggio del carbonio sostenibile dal punto di vista ambientale. Sarà adottata un’iniziativa sulla resilienza idrica (accesso all’acqua, carenza idrica, lotta contro le inondazioni) e una per identificare e valutare le modalità di gestione dei rischi climatici “in tutte le aree politiche dell’Ue”.

Per quanto riguarda la priorità politica dell’Europa Digitale – che si interseca agli obiettivi del Green Deal – dal 2024 si dovrà lavorare sull’imminente comunicazione sullo spazio sicuro per la transizione verde e la transizione digitale, sulla strategia per l’economia dei dati spaziali e sull’iniziativa per aprire la capacità dei supercomputer europei alle start-up di intelligenza artificiale etiche e responsabili. Ma ci sono anche dossier per ora accantonati, che richiederanno nella prossima legislatura un impegno politico dall’inizio (proposta della Commissione) alla fine (accordo tra Parlamento e Consiglio) dell’iter legislativo. In primis la revisione mirata del regolamento Reach sulle sostanze chimiche, ma anche la nuova normativa sul benessere degli animali, il quadro di sostenibilità alimentare, e soprattutto il tanto discusso Nutriscore.

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Energia, imballaggi e motori puliti: il 2023 dell’Unione europea

La guerra in Russia che si protrae, il conflitto arabo-israeliano che si riaccende, scenari di guerra commerciale con la Cina che si affacciano. E poi la partita della sostenibilità, con i voti sui diversi pacchetti ‘green’ dell’agenda a dodici stelle che producono momenti di tensione e attriti, con tanto di critiche nei confronti di un piano per la doppia transizione verde e digitale il cui artefice, Frans Timmermans, alla fine abbandona per scelte politiche personali. Il 2023 dell’Unione europea è stato ricco di avvenimenti, tanti, tutti diversi ed egualmente importanti, che GEA ripercorre in maniera schematica e riassuntiva.

ENERGIA. Il dossier resta alto anche nel 2023. Gli sforzi dell’Europa degli Stati di ridurre consumi di gas e petrolio russo continua senza sosta nel rispetto delle sanzioni decretate contro Mosca e i suoi fornitori. Così come l’impennata dei prezzi dell’energia seguita all’aggressione russa dell’Ucraina continua ad animare politica ed economia. La crescita dell’eurozona, alla fine, per quanto debole (0,6%), si registra scongiurando i rischi di una recessione che nella seconda metà dell’anno a Bruxelles si iniziava a considerare come possibile, anche se non auspicata. I governi hanno potuto mantenere le misure di sostegno nazionali varate per rispondere al caro-bollette, anche se a novembre la Commissione ha iniziato a chiederne l’eliminazione visti i listini e un’inflazione generale ridotta. Ma a inizio ottobre l’offensiva di Hamas contro Israele ha innescato un conflitto che potrebbe produrre nuovi shock energetici. Tanto che la Commissione Ue deve ammettere: “La possibilità di crisi energetiche è ancora alta”.

IDROGENO. Proprio per risolvere la questione energetica la commissione von der Leyen a marzo lancia l’iniziativa per la produzione su vasta scala dell’idrogeno verde (quello ‘pulito’ prodotto da elettrolisi da fonti rinnovabili) in Europa, quale risposta al problema degli approvvigionamenti energetici e il rispetto degli obiettivi di sostenibilità incardinato nel Green Deal europeo. La sfida è quella di ridurre il divario economico tra i costi più alti delle energie verdi, idrogeno ‘green’ compreso. L’esecutivo comunitario presenta l’iniziativa come ‘Banca dell’idrogeno’, ma a dispetto del nome non si tratta di un istituto finanziario bensì di un sistema di aste per la produzione di idrogeno rinnovabile per sostenere i produttori attraverso un pagamento a prezzo fisso per kg di idrogeno prodotto per un massimo di 10 anni di funzionamento. Il 23 novembre viene lanciata la prima asta da 800 milioni di euro, finanziata attraverso il Fondo europeo per l’innovazione (ovvero attraverso le entrate del mercato europeo del carbonio, il sistema Ets dell’Ue).

IMBALLAGGI. Sugli involucri dei prodotti si consuma lo strappo tra Italia e resto d’Europa. In consiglio il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, è il solo a votare contro la proposta di mandato negoziale con il Parlamento Ue per il nuovo regolamento in materia. L’Italia contesta la forma normativa, il regolamento, che fissa obiettivi finale e intermedi. Sarebbe stata più gradita una direttiva, che lascia libertà di manovra ai governi nel raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, critica l’Italia, non si tiene conto degli sforzi di riciclo e raccolta differenziata, che nel caso tricolore è migliore della media europea. Italia solo contro tutti, in attesa dell’esito negoziale e confidando nella capacità correttiva del Parlamento.

MOTORI PULITI. Il 2023 è l’anno della rivoluzione della mobilità. Parlamento e Consiglio Ue votano la proposta per bandire, dal 2035, la produzione e la messa in commercio di auto e veicoli commerciali leggeri con motori tradizionali. Largo all’elettrico, e motori alimentati con carburanti sintetici. Il voto spacca l’Aula del Parlamento e vede una fronda di Stati membri in Consiglio, ma alla fine l’Ue decide per la mobilità ‘green’, che si chiude con la vittoria italiana all’ultimo momento utile: viene approvato l’emendamento che riconosce il ruolo dei carburanti neutri da un punto di vista di emissione, inclusi quelli ‘bio’ che interessano al sistema Paese.

CINA. A proposito di auto, la Commissione europea prima annuncia e poi avvia l’indagine contro la Cina per i sussidi statali concessi alle industrie dell’auto elettrica. L’Ue non accetta che nella corsa al green-tech possano esserci pratiche sleali e anti-concorrenziali. La mossa nei fatto trasforma il confronto con la Repubblica popolare in scontro. L’esecutivo comunitario si prende il tempo necessario per un’eventuale imposizione di dazi sulle auto elettriche ‘made in China’, ma intanto le relazioni con Pechino si sfilacciano.

CASE GREEN. Più efficienza energetica, sostituzione di infissi e anche di caldaie. In nome della sostenibilità continua il lavorio delle istituzioni Ue per case a prova di Green Deal e di futuro. Diverse proposte ma tutte con un unico scopo: la sostenibilità. A marza il primo ‘sì’ dell’Aula sul rendimento energetico. Le case dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica ‘E’ entro il 2030 e ‘D’ entro il 2033 (la Commissione Ue proponeva di raggiungere la classe “F” entro il primo gennaio 2030 e la classe “E” entro il primo gennaio 2033). Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto ‘F’ ed ‘E’). Il testo adottato prevede che tutti i nuovi edifici siano a emissioni zero dal 2028 (la Commissione proponeva il 2030) e tutti i nuovi edifici dovranno disporre di impianti solari entro il 2028. Il negoziato inter-istituzionale con il Consiglio stravolge tutto. A ottobre viene deciso di evitare i requisiti di ristrutturazione dell’Ue per i singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate, preferendo un approccio in cui saranno stabilite le medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio.

TIMMERMANS. Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal, esce di scena il 22 agosto, quando comunica la decisione di rassegnare le dimissioni. Sceglie di guidare il partito laburista olandese alle elezioni generali di novembre, e per questo abbandona Bruxelles e i suoi dossier. La scelta non è premiata dagli elettori, che gli preferiscono l’euroscettico Geert Wilders, leader del Pvv. Il Green Deal diventa competenza di Maros Sefcovic, mentre l’azione per il clima di Woepke Hoekstra.

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