agricoltura

A Bruxelles l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’

Si tiene oggi a Bruxelles, presso la Sala Félicien Cattier, Fondazione Universitaria, l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di GEA, Eunews e Fondazione art. 49. L’incontro si concentrerà sulla nuova Politica Agricola Comune e sugli investimenti del prossimo Mff sull’agricoltura e la sua sostenibilità; sulla prospettiva dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue; sul ruolo dell’industria agroalimentare nella tutela della salute e sulla promozione di stili di vita sani. Sarà possibile seguire il convegno in diretta streaming qui.

L’appuntamento è alle 9.30, con l’opening del direttore di Eunews Lorenzo Robustelli. A seguire, il primo panel si occuperà di ‘Pac e nuovo Mff: le risorse per l’agricoltura e la sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica’ e vedrà gli intervento di Paolo De Castro, eurodeputato, Comm. AGRI e INTA; Leonardo Pofferi, vice presidente Cogeca; Ettore Prandini, presidente di Coldiretti; Cristiano Fini, presidente di Cia; Cristina Tinelli, direttrice Relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura e Presidente del gruppo Sviluppo rurale di Copa-Cogeca; Carmen Naranjo Sanchez, Commissione Ue, Direttrice Risorse DG AGRI. Modererà il direttore di GEA, Vittorio Oreggia.

Il secondo panel, dal titolo ‘Il contributo della filiera agroalimentare a un sano stile di vita europeo’, vedrà gli interventi di Peter Schmidt, Cese, presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente; Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e Presidente di Eat Europe; Franco Ferroni, coordinatore della Coalizione #CambiamoAgricoltura. Modererà il direttore di Eunews, Lorenzo Robustelli.

Le conclusioni saranno affidate, intorno alle 12.15, al commissario europeo per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski

INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio gas, Italia cala a 56,84% e media Ue a quota 62,12%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 2 marzo), l’Italia cala al 56,84% e la media Ue scende a quota 62,12%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni mentre in testa c’è sempre il Portogallo, in aumento a 98,29%.

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Clima, emissioni e sostenibilità: la Commissione europea rivendica i 10 “risultati chiave”

La prima legge europea sul clima, il fondo europeo per una transizione giusta, il dispiegamento di colonnine elettriche su strade e autostrade d’Europa. E, ancora, la revisione dell’Ets, il sistema di certificati di emissioni, affiancato dal nuovo sistema di carbon tax transfrontaliero. Con la legislatura europea agli sgoccioli la Commissione prova a fare un bilancio dell’attività svolta e i successi ottenuti nel corso del mandato. Per quanto riguarda la parte ‘green’ dell’azione dell’esecutivo comunitario, il rapporto stilato a Bruxelles, si concentra su 10 risultati considerati chiave.

Al primo posto viene menzionata la prima legge europea sul clima, approvata nel 2021, che fissa obiettivi chiari per fare dell’Ue una regione climaticamente neutrale entro il 2050, oltre a fissare l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, rispetto al 1990. Obiettivi rivisti a febbraio 2024, con la raccomandazione della Commissione per un ulteriore obiettivo intermedio di ridurre del 90% le emissioni entro il 2040.

Secondo obiettivo chiave raggiunto: il Just Transition Fund. “Con il sostegno di 19,7 miliardi di euro di finanziamenti – rivendica la Commissione – l’Ue ha aiutato le regioni vulnerabili a diversificare le attività economiche e ad affrontare l’impatto socioeconomico della transizione pulita”.

Terzo risultato della lista: sostegno a gli agricoltori di 22 Stati membri con 330 milioni di euro per far fronte agli impatti degli eventi climatici e ai maggiori costi dei fattori di produzione. A questo si aggiunge la concessione di flessibilità ai governi nazionali per integrare il sostegno dell’U e fino al 200% con fondi nazionali e di fornire anticipi più elevati sui fondi della politica agricola comune per migliorare il flusso di cassa degli agricoltori.

Risultato numero quattro: “Dal 2019 abbiamo approvato sette importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI) che coinvolgono 22 Stati membri”. Questi progetti ambiziosi riguardano, ad esempio, le batterie, la microelettronica, l’idrogeno e il cloud computing. Con aiuti di Stato pari a 32,9 miliardi di euro, si sbloccheranno almeno 50,3 miliardi di euro di investimenti privati aggiuntivi.

Il punto numero 5 della lista dei principali obiettivi ‘green’ raggiunti nella legislatura riguarda lazione per utilizzare meglio le risorse scarse e ridurre i rifiuti. Qui, sottolinea la Commissione, “abbiamo adottato misure per rendere i prodotti più sostenibili, riducendo i 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti che l’Ue produce ogni anno”.

In termini di efficienza e sostenibilità, il grande successo numero sei per la Commissione è “la nostra forte attenzione all’uso più intelligente dei materiali” dimostrata con il Nuovo Bauhaus europeo. “Con oltre 600 organizzazioni partner ufficiali che vanno dalle reti a livello europeo alle iniziative locali, il Bauhaus raggiunge ora milioni di cittadini”.

Ancora, durante questo mandato la Commissione ha aggiornato il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue (ETS) per coprire più attività, motivando più settori economici ad attuare riforme verso la transizione pulita. Ciò genera maggiori entrate che verranno reinvestite in innovazione, azione per il clima e sostegno sociale, ad esempio attraverso il Fondo per l’innovazione, il Fondo per la modernizzazione e il Fondo sociale per il clima.

Risultato ‘green’ numero otto: la trasformazione sostenibile del settore trasporti. “Abbiamo sostenuto la produzione di batterie nell’Ue e lo sviluppo dell’idrogeno pulito”, sottolinea la Commissione. “Abbiamo inoltre stabilito requisiti per garantire che le stazioni di ricarica per veicoli elettrici siano disponibili ogni 60 km nella rete transeuropea dei trasporti”.

Nove: il meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio (Cbam). Con questo meccanismo “abbiamo affrontato la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, assicurandoci che le emissioni siano ridotte ovunque vengano prodotte, e non semplicemente all’estero”.

Infine, il Piano d’azione ‘Inquinamento zero’ (Zero Pollution) della Commissione, che ha portato a proposte per standard modernizzati sulla qualità dell’acqua, della qualità dell’aria, delle emissioni industriali e delle sostanze chimiche.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, Italia cala a 58,36% e media Ue a 63,86%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 25 febbraio), l’Italia scende di poco a 58,36%, mentre la media Ue cala a 63,86%. Nelle ultime due posizioni Ue, Francia (46,52%) e Croazia (43,70%), mentre il Portogallo rimane in cima alla classifica, stabile a 95,87%.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Commercio, Eurostat: Sempre meno scambi tra Ue e Russia

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, su dati Eurostat, è riportato l’andamento di import ed export dell’Ue con la Russia negli ultimi anni. I flussi sono stati fortemente influenzati dalle restrizioni all’importazione e all’esportazione imposte dall’UE in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Sia le esportazioni che le importazioni sono scese considerevolmente al di sotto dei livelli prima dell’invasione. I valori destagionalizzati mostrano che la quota della Russia nelle importazioni extra-UE è scesa dal 9,5% nel febbraio 2022 all’1,9% nel dicembre 2023, mentre la quota delle esportazioni extra-UE è scesa dal 3,8% all’1,4% nello stesso periodo. Nell’infografica GEA l’andamento degli scambi commerciali.
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INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, Italia ancora sotto quota 60% e media Ue a 65,32%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 18 febbraio), l’Italia resta sotto quota 60%, mentre la media Ue si attesta a 65,32%. Nelle ultime due posizioni Ue, Francia (49,45%) e Croazia (45,61%), mentre il Portogallo cala di oltre il 2,4% rispetto al giorno precedente ma resta in testa a 98,64%.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, Italia cala al 60,34% e media Ue giù a 65,94%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 14 febbraio), l’Italia cala al 60,34% di riempimento, mentre la media Ue si attesta a 65,94%. Nelle ultime due posizioni Ue, Francia (51,04%) e Croazia (46,58%), mentre il Portogallo resta in testa, stabile a 105,16%.

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Fini (Cia): “Irpef piccolo passo ma montagna da scalare. Domani non saremo in piazza”

Il ripristino dell’esenzione dell’Irpef è un “piccolo passo“, ma in agricoltura “la montagna è ancora da scalare“. Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori italiani, venerdì 9 febbraio è stato convocato dal governo con le altre associazioni di categoria a Palazzo Chigi.

Sul tavolo c’era anche l’Irpef, la punta di un iceberg di problemi. Il ripristino è comunque un segnale, spiega durante il #GeaTalk: “Tante aziende agricole, soprattutto medio piccole, già erano esentate. Però, ce ne sono anche altre che invece dovevano pagarla, dunque questo è un passo verso queste aziende che devono stare sul mercato proprio come le altre”. Cia aveva presentato un emendamento per una esenzione completa per tutti. “Si è trovata questa mediazione, che approviamo, rispetto all’enormità dei problemi che abbiamo va nella giusta direzione. Dobbiamo affrontare tante altre problematiche, la montagna è ancora da scalare”, scandisce.

 

 Il tavolo con il governo sarà aggiornato?

C’è stata una grande disponibilità da parte del presidente Meloni a incontrarci in futuro, non abbiamo fissato date. Credo debba essere fatto perché abbiamo bisogno di seguire passo dopo passo le proposte fatte dal governo e controllare che vengano messe in pratica. Molte contenevano nostre rivendicazioni, fatte nell’assemblea nazionale del 30 novembre, nella manifestazione del 26 ottobre e ancora prima a febbraio, durante la conferenza economica. Dovremo vigilare perché .le proposte si trasformino in fatti.

 Il ripristino dell’esenzione è stato accolto piuttosto tiepidamente dagli agricoltori senza bandiera, che non accennano a indietreggiare sulle proteste dei prossimi giorni. Voi domani sarete in piazza a Roma?

No. C’è una parcellizzazione e anche una certa frammentazione di questi movimenti nati in maniera spontanea: alcune sigle hanno portato avanti rivendicazioni solo agricole, altre invece si sono aperte a temi diversi, che non condividiamo. Sono movimenti spontanei, autonomi che non hanno voluto alcuna bandiera sindacale. Anzi, a volte si sono scagliati, in maniera ingiusta secondo noi, contro le rappresentanze agricole. Non saremo in piazza ma rivendichiamo anche noi alcuni temi che vengono posti. Dunque, vediamo in maniera positiva questa attenzione sul mondo agricolo, è un fatto positivo che sia centrale nel dibattito.

Il ministro Francesco Lollobrigida e il governo hanno fatto abbastanza in Europa o si poteva fare di più?

Hanno posto grande attenzione sull’agricoltura. Sono state fatte cose molto positive, alcune per certi versi insperate. Mi riferisco in particolare al Pnrr, dove sono state stanziate risorse molto importanti nei confronti dell’agricoltura. Hanno tenuto posizioni decise a livello europeo che hanno portato risultati importanti per tutto il sistema Italia, perché la Commissione ha portato avanti scelte scellerate che andavano contro gli agricoltori e il Parlamento europeo ha dovuto metterci una pezza per evitare il tracollo del settore. In questo il governo ha lavorato bene. Ma restano sul tavolo alcuni temi che dovremo affrontare con urgenza, credo che su questo si possa e si debba migliorare.

Pensa anche lei che i trattori siano nelle piazze per colpa del Green Deal?

Siamo europeisti convinti e altrettanto convintamente pensiamo che sulle tematiche agricole vada cambiato il paradigma degli ultimi anni. Timmermans ha avuto carta bianca per portare avanti all’interno della Commissione alcune politiche scellerate fatte contro gli agricoltori e non con gli agricoltori, come invece andavano fatte. Se si vuole portare avanti il Green Deal europeo, le politiche vanno fatte con gli agricoltori. Sogno davvero un’Europa che finalmente possa mettere al centro l’agricoltura come settore economico fondamentale e produttore del bene primario che è il cibo, ma anche come presidio del territorio e dell’ambiente, di aree fragili del Paese che senza agricoltura non avrebbero un futuro. Su quei territori dovremmo accendere un faro.

Siete disposti quindi ad accettare la sfida della transizione ecologica?

Siamo rimasti in balia delle ideologie per troppi anni. Come per le Tea, per alcuni anni paragonate agli ogm, in maniera ideologica. Abbiamo perso tantissimo tempo. Metterle a disposizione significa andare verso il compromesso tra ambiente e agricoltura. Ci sono tanti temi su cui l’agricoltore accetta la sfida climatica, a parte di avere gli strumenti per contrastarla. Il grande errore della Commissione europea è stata anteporre la sfida ambientale quando i due settori dovevano andare di pari passo.

Cosa pensa della nuova Pac?

Su questa Pac credo ci sia una responsabilità a livello europeo nella costruzione di un impianto che non dà risposte agli agricoltori, ma anche a livello nazionale. Da un calcolo fatto, solo il 70-75% dei contributi arriva agli agricoltori rispetto al passato, quindi manca nelle casse un 20-25% di denari che erano comunque importanti, soprattutto in alcune realtà, come nelle are più fragili del Paese. Va rivisto l’impianto per la futura Pac, perché quella di oggi non risponde per tanti aspetti alle richieste del settore agricolo e quindi dobbiamo avere una visione futuristica rispetto alla crisi climatica che stanno affrontando le aziende agricole. Tutto il tema legato alla gestione del rischio è fondamentale, poi c’è quello legato alle aziende più fragili, che si occupano di una agricoltura che deve resistere.

Cosa risponde a chi dice che il settore dell’agricoltura gode già di molti sussidi?

A chi punta il dito contro l’agricoltura perché riceve molti sussidi – aggiunge Fini parlando con Gea -, dico che la Pac è stata impostata anni fa per sostenere i redditi degli agricoltori da un lato e dall’altro per cercare di riequilibrare i prezzi sul mercato. Credo ci siano ancora oggi queste esigenze, ma il sussidio viene dato perché l’agricoltore non riesce ad avere un reddito adeguato perché non riesce a formare lui stesso il prezzo di mercato delle proprie produzioni e dall’altro lato c’è una grande valenza ambientale e sociale dell’agricoltura che va riconosciuta e che il mercato non è in grado di riconoscere. Rivendico che gli agricoltori non stanno percependo sussidi, ma il giusto compenso per quello che fanno.

Teme la concorrenza dell’Ucraina e del Mercosur?

Se l’Ucraina dovesse entrasse nell’Ue sarebbe un grosso problema da gestire. E’ un Paese molto grande e importante dal punto di vista agricolo, che metterebbe una concorrenza spietata per certi aspetti. Lì la mano d’opera costa molto meno, i prodotti sarebbero immessi nel mercato senza dazi. Sarebbe una concorrenza importante. Dal punto di vista agricolo sarebbe grosso problema. Dal punto di vista del Mercosur, ci sono poche opportunità e tanti punti critici. Primo il fatto di poter immettere sul mercato a livello europeo prodotti che hanno regole diverse rispetto ai nostri. Noi continuiamo a sostenere una regola di reciprocità negli scambi commerciali europei, è chiaro che questo trattato va nella direzione opposta. Questo dobbiamo modificarlo, creerebbe una concorrenza sleale che non ci possiamo più permettere. La regola di reciprocità significa che noi a livello europeo produciamo con regole che vanno verso la transizione ecologica dell’agricoltura, non possiamo continuare a importare produzioni che non hanno le nostre regole e ci fanno concorrenza sleale.

agroalimentare

Da Eurocamera ok al taglio degli sprechi alimentari. Ma non vale per gli agricoltori

I nuovi obiettivi proposti dall’esecutivo dell’Ue per ridurre i quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari generati ogni anno dai Paesi membri non sono abbastanza. La commissione ambiente (Envi) del Parlamento europeo rilancia e chiede di aumentare i target, imponendo di tagliare gli sprechi del 20 per cento nella produzione e trasformazione alimentare e del 40 per cento nella vendita al dettaglio, nei ristoranti e nelle famiglie, entro il 2030. Con 72 voti favorevoli, nessun voto contrario e tre astensioni, gli eurodeputati hanno adottato la loro posizione sulla proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti. La Commissione europea aveva indicato come obiettivi vincolanti la riduzione del 10 per cento per la trasformazione e la produzione e del 30 per cento per vendita al dettaglio, servizi di ristorazione e famiglie. Ma gli eurodeputati insistono per percentuali più ambiziose, sempre sulla base della media annuale generata tra il 2020 e il 2022. La commissione Envi ha chiesto inoltre che la Commissione valuti la possibilità e presenti proposte legislative adeguate per introdurre obiettivi più elevati per il 2035 (rispettivamente almeno 30 e 50 per cento).

Anche l’Eurocamera, così come già previsto nella proposta della Commissione, è d’accordo nell’escludere – almeno inizialmente – gli agricoltori dai vincoli sulla produzione dii rifiuti alimentari. Ma i deputati Envi hanno inserito nel testo la richiesta di una valutazione, entro il 31 dicembre 2025, dei “livelli appropriati per la definizione di obiettivi di riduzione di tutti i rifiuti alimentari di produzione primaria, compresi gli alimenti maturi non raccolti o utilizzati nelle aziende agricole”. Per arginare lo spreco alimentare – che va a braccetto con una perdita economica di 132 miliardi di euro all’anno, più 9 miliardi per la raccolta e il trattamento dei rifiuti – l’Ue è pronta ad adottare ulteriori misure, sintetizzate dalla relatrice per l’Eurocamera, Anna Zalewska: “Forniamo soluzioni mirate per ridurre gli sprechi alimentari, come promuovere frutta e verdura ‘brutte’, tenere d’occhio le pratiche di mercato sleali, chiarire la data di etichettatura e donare alimenti invenduti ma consumabili”.

Accanto ai 131 kg di rifiuti alimentari che ogni cittadino europeo produce all’anno, ci sono anche 12 kg pro-capite di rifiuti tessili. In totale, nei 27 Paesi membri vengono buttate 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, di cui ne viene riciclato meno dell’1 per cento. Le nuove norme, suggerite e adottate in commissione Envi, istituirebbero regimi di responsabilità estesa del produttore (EPR), per rendere gli operatori economici che immettono i prodotti tessili nel mercato responsabili dell’intero ciclo di vita dei prodotti tessili. In altre parole: per fare in modo che siano loro a coprire i costi per la loro raccolta differenziata, cernita e riciclaggio. Gli Stati membri dovrebbero istituire questi regimi 18 mesi dopo l’entrata in vigore della direttiva, rispetto ai 30 mesi proposti dalla Commissione. E parallelamente dovrebbero garantire, entro il primo gennaio 2025, la raccolta separata dei rifiuti tessili – abbigliamento e accessori, coperte, biancheria da letto, tende, cappelli, calzature, materassi e tappeti – per il riutilizzo e il riciclaggio. Il percorso per l’adozione dei nuovi target è ancora lungo: l’intera Eurocamera voterà la sua posizione durante la sessione plenaria di marzo 2024, per poi lasciare il dossier – e le trattative con gli Stati membri – al nuovo Parlamento, che si insedierà dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Gas, stoccaggio Italia cala a 60,99% e media Ue a 67,02%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 10 febbraio), l’Italia cala a 60,99%% di riempimento, mentre la media Ue si attesta a 67,02%. Nelle ultime due posizioni Ue, Francia (53,68%) e Croazia (47,79%), mentre il Portogallo resta in testa, stabile a 105,16%.

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