L’inflazione cala poco, sale quella extra energia

L’inflazione cala in Italia, complice la discesa dei prezzi energetici. Risale, però, il carrello della spesa e soprattutto continua a crescere la cosiddetta inflazione core, quella extra energia ed extra alimentari, che arriva al +6,4% a febbraio. Segno che il carovita ora dipende meno dalle bollette, ma più dalle aziende che scaricano i costi sostenuti nei mesi scorsi sui prezzi finali. La tendenza è osservata dall’indagine Pmi S&P Global diffusa ieri secondo la quale “le aziende manifatturiere applicano maggiorazioni dovute alle più alte spese operative”. Per Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione, “nel corso dell’ultimo anno le aziende della Distribuzione Moderna hanno fatto uno sforzo economico significativo, assorbendo parte degli aumenti generalizzati sui beni di consumo, per attenuare l’impatto sui prezzi e tutelare il potere di acquisto degli italiani. Oggi da parte delle nostre aziende non ci sono le condizioni per assorbire nuovi incrementi dei prezzi – conclude Buttarelli -, ci auguriamo che i chiari segnali di rallentamento sui costi dell’energia e delle materie prime di queste settimane portino anche il sistema industriale ad agire in questo senso e porre un freno alla spinta agli aumenti che ha caratterizzato il mercato in questi mesi”.

“Si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,4%) e quella del cosiddetto carrello della spesa, che risale a +13%, dopo il rallentamento osservato a gennaio”, commenta l’Istat i dati di febbraio. Dati che complessivamente vedono l’indice nazionale dei prezzi al consumo registrare un aumento dello 0,3% su base mensile e del 9,2% su base annua, da +10% nel mese precedente ma più dell’8,8% stimato dagli analisti. L’aumento congiunturale – mese su mese – dell’indice generale “si deve prevalentemente ai prezzi degli Alimentari non lavorati (+2,2%), dei Tabacchi (+1,9%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), dei Beni durevoli e non durevoli (+0,8% e +0,6% rispettivamente), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,7%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi all’abitazione (+0,5% per entrambi); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-5,2%) sia non regolamentati (-4,2%)”, conclude l’istituto di statistica.

Cala ma non come dovrebbe anche l’inflazione nell’eurozona. Secondo la stima flash di Eurostat, è salita dell’8,5% a febbraio, in calo rispetto all’8,6% di gennaio ma più dell’8,2% stimato. Mese su mese il rialzo è stato dello 0,8%, quando invece nel primo mese del 2023 i prezzi erano scesi dello 0,2%. Cibo, alcol e tabacco hanno il tasso annuo più alto a febbraio (15,0%, in calo rispetto al 14,1% di gennaio), seguito dall’energia (13,7%, rispetto al 18,9% di gennaio), dai beni non alimentari e dal tabacco. 18,9% a gennaio), i beni industriali non energetici (6,8%, rispetto al 6,7% di gennaio) e i servizi (4,8%, rispetto al 4,4% di gennaio).

La ripresa del carovita era attesa dopo il ritorno di fiamma dei prezzi in Germania e Spagna. Ora i riflettori sono puntati sulla Bce. Christine Lagarde stamattina durante una intervista all’emittente spagnola Antena 3, dove si è commossa per aver visto uno dei fratelli in collegamento ricordando il padre morto quando aveva 16 anni, ha annunciato che probabilmente aumenterà i tassi anche dopo la stretta da +0,5% già decisa per marzo: in questo mese “i dati scenderanno, continueranno a scendere, ma sappiamo che è ancora molto alta. Quando vado a fare la spesa vedo che tutto è aumentato, speriamo di riuscire a ridurlo, ma ci vorrà tempo”.

“Un rialzo di 50 punti base a marzo è ormai cosa fatta e si prevede che la riunione della BCE di maggio risulterà in un rialzo di 0,4%. Ci aspettiamo – ipotizza Tim Graf, Managing Director, Head of Macro Strategy for EMEA di State Street Global Markets – che la comunicazione della Bce non solo confermi questo dato, ma accenni con forza a un ulteriore rialzo di 50 pb a maggio, proprio come si è effettivamente impegnata a 50 pb a marzo”. Più pessimista è invece Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia: “L’inflazione soprattutto core continua a essere persistente su livelli alti. La Bce dovrà necessariamente cambiare passo sia nelle scelte sui tassi di interesse ma soprattutto nella comunicazione. E qualcosa in effetti è cambiato nelle ultime dichiarazioni da parte dei membri del Governing Council. Nelle ultime ore il governatore della banca centrale francese Villeroy ha affermato che il picco del livello dei tassi potrebbe essere raggiunto in estate, al massimo nel mese di settembre. Crediamo che l’istituto di Francoforte dovrà prolungare molto più a lungo del previsto gli sforzi per riportare l’inflazione in un sentiero per raggiungere il 2%. Ci aspettiamo un aumento di 125 punti base del costo del denaro nei prossimi mesi. Nel dettaglio – continua Diodovich – crediamo che il Governing Council alzerà a marzo il costo del denaro di 50 pb per poi continuare ad aumentarlo anche nelle riunioni di maggio, giugno e luglio (25 pb a riunione portando il tasso benchmark a un terminal rate del 4,25%)”.

Potenza la città meno cara d’Italia. Il governatore Bardi: “Tutto merito del gas gratis ai cittadini”

A gennaio l’inflazione è aumentata annualmente del 10% rispetto allo stesso mese del 2022, un dato inferiore alla stima preliminare diffusa da Istat nei giorni scorsi. A livello territoriale l’inflazione più marcata si registra nelle Isole (+11,7%, in lieve rallentamento da +13,9% di dicembre), a cui segue il Nord-Ovest (+10%, da +11,4% del mese precedente). Tassi inferiori alla media nazionale si registrano invece nel Sud (+9,9%, da +11,7%), nel Nord-Est (+9,7%, da +11,5%) e nel Centro (+9,6%, da +11%). Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei Comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti – precisa l’istituto di statistica – l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+12,6%), Genova (+11,8%) e Palermo (+11,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Aosta (+7,6%) e all’ultimo posto c’è Potenza (+7,5%).

Il capoluogo della Basilicata, secondo l’Unione Nazionale Consumatori, è la più virtuosa d’Italia, con una spesa aggiuntiva per una famiglia media da 2,3 componenti pari a “solo” 1481 euro, che arriva a 1613 euro per una di 3 persone. Niente in confronto a Bolzano Bolzano, dove l’inflazione pari a +10,4%, pur essendo la decima più alta d’Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva, equivalente, in media, a 2764 euro su base annua, ma che sale a 3647 euro per una famiglia di 3 persone. Al secondo posto – nella top ten dei rincari stilata da Unc – Milano, dove il rialzo dei prezzi del 10,8%, la settima inflazione più elevata, determina un incremento di spesa annuo pari a 2932 euro per una famiglia tipo, +3505 euro per una famiglia di 3 componenti. Sul gradino più basso del podio Genova che con +11,8%, la seconda maggiore inflazione, ha una spesa supplementare pari a 2572 euro annui per una famiglia media da 2,3 componenti, ma che arriva a 3320 euro per una da tre. Più del doppio dei rincari di Potenza. A favorire la virtuosità della Basilicata è stata la scelta del governatore Vito Bardi di azzerare le bollette del gas per le famiglie lucane.

Presidente, si aspettava di vedere Potenza in testa alla classifica delle città meno care d’Italia?

“Siamo felici del dato dell’inflazione a Potenza e in Basilicata, anche se ovviamente l’inflazione è ancora troppo alta a livello nazionale. La nostra misura sul ‘gas gratis a tutti i lucani’ ha sicuramente contribuito e questi numeri confermano la caratterizzazione sociale della nostra scelta senza precedenti e senza eguali in Europa”.

Infatti solo la Germania ha pagato la bolletta ai tedeschi a dicembre… Secondo voi è possibile estendere lo sgravio anche nella bolletta della luce?

“Il nostro obiettivo adesso è estendere questi benefici alle imprese e poi dedicarci ad applicare la medesima filosofia ad acqua ed energia elettrica. Servirà un po’ di tempo, ma la Basilicata produce idrocarburi per tutto il paese, energia da fonti rinnovabili che finisce tutta nel GSE, dà l’acqua alle regioni limitrofe e quindi i cittadini devono avere dei benefici tangibili e diretti da queste risorse naturali. Ci stiamo lavorando, già in sede di bilancio”.

Ma quanto è costato il provvedimento?

“L’intervento prevede uno stanziamento di 60 milioni per il 2022 e 200 milioni per il 2023 e 2024. La misura durerà 9 anni”.

Ultima domanda: come ha fatto a conciliare il contributo col bilancio regionale?
“Abbiamo utilizzato le risorse derivanti dalle compensazioni ambientali legate alle attività estrattive delle compagnie energetiche”.

Rigassificatore Snam è partito da Singapore: tra 100 giorni sarà in servizio a Piombino

Il rigassificatore Golar Tundra di Snam, costruito nel 2015, ha lasciato il cantiere di Keppel a Singapore e presto si dirigerà in Italia per iniziare a servire l’impianto di importazione di gas liquefatto a Piombino. A dare la notizia è stato il sito specializzato Lngprime.com. “Secondo i dati AIS forniti da VesselsValue, la Fsru (Floating Storage and Regasification Units, ndr) ha lasciato oggi il cantiere e si trova vicino al terminal di importazione di Gnl di Singapore sull’isola di Jurong. Keppel, CoolCo e Golar LNG hanno preparato l’unità presso il cantiere navale Keppel prima del suo lavoro a Piombino. Il rigassificatore, che ora ha anche il logo Snam, era stato acquistato lo scorso anno per 350 milioni di dollari come parte dei piani italiani – voluti dal governo Draghi – per sostituire il gasdotto russo e rafforzare la sicurezza energetica.

“Il rigassificatore di Piombino dovrebbe entrare in funzione entro maggio, ovvero a 6 mesi dall’autorizzazione. Ci sono 200 persone che lavorano 24 ore su 24 per raggiungere l’obiettivo”, spiegava il 19 gennaio scorso Stefano Venier, Ceo di Snam, durante la conferenza stampa di presentazione del piano strategico 2022-2026. E proprio quel giorno la Conferenza dei Servizi aveva concesso a Snam la famosa Aia, Autorizzazione integrata ambientale, per l’installazione del rigassificatore nel porto di Piombino, nonostante le battaglie e il parere contrario del sindaco della città toscana.

E’ dunque iniziato il conto alla rovescia per la messa in esercizio – più o meno fra 100 giorni – del primo dei due rigassificatori indicati dal governo Draghi come necessari per aumentare le forniture italiane, considerando il calo di flussi di gas russo via Tarvisio. La nave, che dovrà percorrere oltre 10mila km per giungere sulle coste toscane, ha una capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto e di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno. “Da sola – ricordava Venier – potrà contribuire a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda”.

I rigassificatori galleggianti sono dei terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono il Gnl a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Snam possiede già il rigassificatore di Panigaglia (La Spezia), è uno degli azionisti di controllo (con il 49%) di Olt (il rigassificatore galleggiante al largo di Livorno) e ha una quota di circa il 7,5% di Adriatic LNG, l’impianto al largo delle coste polesane.

Nel 2024 dovrebbe inoltre entrare in vigore un altro “rigassificatore a Ravenna, a partire dal terzo trimestre. Sarà ancorato a un molo che deve essere ancora ristrutturato. Ci vuole più tempo rispetto a Piombino”, spiegava sempre Venier. “L’acquisizione della nave sarà invece completata entro settembre e costerà 400 milioni di euro”. Si tratta della BW Singapore, costruita nel 2015 come la Golar Tundra e, come la nave appena partita da Singapore, ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di Gnl e di rigassificazione continua per circa 5 miliardi di metri cubi. Snam infine ha firmato un accordo per convertire in metaniera la Golar Arctic dalla capacità di stoccaggio di 140mila metri cubi di gas, che sarà installata nei pressi dell’area portuale di Portovesme, in provincia di Cagliari.

Dopo le auto elettriche la Cina diventa leader anche nel gas liquefatto

La Cina è leader nella transizione elettrica, possedendo la maggior quantità di materie prime necessarie per produrre le batterie, ma sta diventando anche il Paese numero uno nei trasporti e nei contratti di gas liquefatto, quello che passa dai rigassificatori, che si propone come la soluzione al crollo delle forniture russe via gasdotto. Pechino inoltre è esportatore di diesel verso l’Europa, soprattutto dopo le pesanti sanzioni alla Russia. Le mosse dell’Europa, tra blocco all’import energetico di Mosca e accelerazione verso le auto elettriche, sembrano così individuare nell’ex celeste impero il nostro prossimo primo fornitore, con relativi pro e contro.

La Cina continua a dominare la classifica globale della catena di fornitura di batterie agli ioni di litio di BloombergNEF (BNEF), terzo anno consecutivo, sia per il 2022 che per le sue proiezioni per il 2027, grazie al continuo supporto alla domanda di veicoli elettrici e investimenti in materie prime. La Cina ospita attualmente il 75% di tutta la capacità di produzione di celle della batteria e il 90% della produzione di anodi ed elettroliti. L’aumento dei prezzi del litio ha anche portato a maggiori investimenti nelle raffinerie di carbonati e idrossidi nel Paese, rendendolo il principale raffinatore di metalli per batterie a livello globale, quanto mai necessari per la diffusione di veicoli elettrici. E sempre i dati di BNEF mostrano che è ancora la Cina ad aver attratto più fondi della transizione energetica con 546 miliardi di dollari, circa la metà del totale del 2022.

Pechino sta rapidamente diventando anche la forza dominante nel mercato del gas naturale liquefatto, con gli acquirenti cinesi che rappresentano il 40% dei recenti contratti di GNL a lungo termine tra gli attori globali, come scrive il quotidiano giapponese Nikkei. Il principale gruppo energetico cinese Sinopec Group ha raggiunto un accordo di 27 anni con QatarEnergy di proprietà statale alla fine dello scorso anno per acquistare 4 milioni di tonnellate di GNL all’anno e le importazioni dovrebbero iniziare intorno al 2026. In qualità di cliente chiave, la Cina sta anche negoziando per investire in un imponente progetto del Qatar per espandere la produzione di gas liquefatto. Una società energetica cinese del settore privato, ENN Group, ha firmato un contratto lo scorso anno con Energy Transfer, con sede in Texas, per l’acquisto di 2,7 milioni di tonnellate di GNL all’anno per 20 anni. ENN ha aumentato il suo accordo di acquisto con NextDecade, anch’esso con sede in Texas, a 2 milioni di tonnellate all’anno per 20 anni. Inoltre – sottolinea Nikkei – NextDecade ha accettato di fornire 1 milione di tonnellate di GNL all’anno a China Gas Holdings, il cui principale azionista è un veicolo di investimento controllato dalla città di Pechino. Le importazioni inizieranno negli ultimi anni ’20. Nel corso del 2021 e del 2022, la Cina ha chiuso contratti di acquisto di GNL a lungo termine per un valore di quasi 50 milioni di tonnellate all’anno, riferisce la società di ricerca europea Rystad Energy. Pechino ha triplicato la portata degli acquisti attraverso contratti a lungo termine in soli due anni, rispetto al volume annuale di circa 16 milioni di tonnellate dal 2015 al 2020.

In attesa della transizione, l’Europa intanto continua a correre col diesel. E proprio l’embargo sui prodotti russi sta spingendo Mosca a svendere il proprio gasolio soprattutto a India e Cina, i quali esportano a loro volta in Europa a prezzi più bassi.

gas Russia

Da oggi è in vigore il price cap europeo. Ma il prezzo del gas resta sotto la soglia prevista

E’ in vigore da oggi (15 febbraio) e per i prossimi dodici mesi il regolamento sul meccanismo di correzione del mercato in caso di picchi di prezzo del gas, il ‘cosiddetto price cap’ tanto richiesto dai governi Ue quanto divisivo e a lungo rimandato. I ministri dell’energia dei Ventisette hanno trovato lo scorso 19 dicembre un’intesa politica per attivare automaticamente il ‘price cap’ di fronte a due condizioni che si presentano contemporaneamente: quando il prezzo del gas sul mercato olandese TTF supera i 180 euro per Megawattora per 3 giorni lavorativi e quando il prezzo TTF mensile è superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento del GNL sui mercati globali per gli stessi tre giorni lavorativi. Queste le due condizioni (i ‘trigger’) per attivare il meccanismo vero e proprio di correzione del mercato, che si attiverà in automatico con solo un “avviso di correzione del mercato” da parte dell’agenzia Acer, che avrà invece una componente dinamica, come richiesto da alcuni Paesi come l’Italia.

Una volta attivato, il limite dell’offerta dinamico sarà applicato per almeno 20 giorni lavorativi, ma con la possibilità di disattivarlo o sospenderlo in ogni momento attraverso due procedure diverse. Quando il limite di offerta dinamica è inferiore a 180 euro/MWh per tre giorni lavorativi consecutivi, verrà automaticamente disattivato, così come di fronte a un’emergenza regionale o dell’intera Ue dichiarata dalla Commissione europea (ad esempio, in caso di razionamento del gas). Di fronte a rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la stabilità finanziaria, i flussi di gas all’interno dell’UE o rischi di aumento della domanda di gas, invece alla Commissione europea resta il potere di adottare un decisione di esecuzione e sospendere il meccanismo di correzione del mercato nell’immediato. Da quando l’accordo è stato raggiunto dai governi Ue lo scorso dicembre, i prezzi del gas sono rimasti sempre sotto la soglia prevista per l’attivazione del meccanismo di correzione del mercato, confermando l’idea della Commissione europea di poter usare la misura solo come deterrente per frenare la speculazione sul mercato. Ieri, ad esempio, alla vigilia dell’entrata in vigore, il prezzo del gas ha chiuso sul mercato Ttf di Amsterdam a 52,39 euro al MWh.

Nella sua proposta iniziale la Commissione europea aveva previsto soglie di attivazione molto più alte, quando i prezzi raggiungono i 275 euro per MegaWattora per due settimane e quando i prezzi sono superiori di oltre 58 euro per MWh rispetto a quelli del gas naturale liquefatto (GNL) sul mercato globale. Il regolamento entra in vigore da oggi dopo una prima valutazione preliminare sui suoi rischi e benefici pubblicata il 23 gennaio dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) e l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer): le agenzie hanno concluso di non aver individuato per ora impatti significativi (positivi o negativi) sul mercato che possono essere direttamente attribuiti all’adozione del regolamento. Tuttavia, per entrambe le agenzie questo non esclude che non possa esserci “alcun impatto futuro sui mercati finanziari ed energetici” e dunque hanno proposto una serie di indicatori per continuare a monitorare gli sviluppi del mercato e aiutare a rilevare i potenziali impatti futuri del meccanismo.

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Poste lancia offerta luce e gas: elettricità da rinnovabili e prezzi bloccati 2 anni

L’offerta è fra le più competitive del mercato. Poste Italiane lancia Poste energia, che prevede una bolletta fissa per due anni sia per energia elettrica sia per il gas. Rata sempre uguale, anzi potenzialmente in diminuzione se dal secondo anno si scoprisse che il cliente ha pagato di più in quanto ha consumato di meno. “Con il lancio di Poste Energia – ha spiegato l’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fantecompletiamo il processo di ampliamento della gamma di servizi ai clienti di Poste Italiane puntando sulla forza della nostra piattaforma innovativa e omnicanale. Poste Energia è un servizio vicino alla nostra filosofia perché è trasparente, prevedibile, innovativa e sostenibile e fa leva sul fortissimo rapporto di fiducia che lega i cittadini a Poste Italiane. Si tratta di un altro passo in avanti del percorso definito nel Piano industriale 24SI Plus, con il potenziamento della strategia di azienda multi-piattaforma con business diversificato tra servizi postali e logistici, finanziari, assicurativi, di pagamento, telefonia e ora anche energia”.

ENERGIA ELETTRICA 100% GREEN. Oltre al prezzo, la caratteristica di Poste energia è la qualità dell’elettricità venduta. Infatti “vendiamo solo energia elettrica 100% green prodotta in Italia esclusivamente da fonti rinnovabili e certificata da garanzie d’origine”. Inoltre, sottolinea il gruppo, “compensiamo le emissioni di CO2 del gas venduto tramite l’acquisto di crediti di carbonio che attestano il nostro supporto a progetti internazionali volti a ridurre i gas serra e a migliorare le condizioni di vita delle persone”.

PREZZI COMPETITIVI. L’offerta di Poste è destinata a rivoluzionare il mercato per due motivi. Il primo riguarda la presenza capillare della società nel territorio. La soluzione luce e gas è disponibile in tutti gli uffici postali, su Poste.it e sulle app Postepay e BancoPosta. I clienti potenziali sono 35 milioni, ovvero le persone che utilizzano gli sportelli fisici e virtuali della più grande rete di distribuzione di servizi italiana. La seconda ragione è che i costi sono fra i più convenienti. Per chi entro il 7 marzo decidesse di scegliere Poste Energia, l’offerta Luce sarebbe formata da un prezzo componente energia monorario (comprensivo di perdite) di 0,290 euro/kWh  bloccato per 24 mesi, mentre il prezzo componente commercializzazione e vendita (PCV) è pari a 69,8818 euro/anno. L’offerta Gas invece è composta da un prezzo componente materia prima gas di 1,055 euro/Smc bloccato per 24 mesi, un prezzo componente commercializzazione e vendita fissa (QVD fissa) per 67,32 euro/anno, mentre il prezzo componente commercializzazione variabile (QVD variabile) è ora di 0,007946 euro/Smc.

IL CONFRONTO CON IL MERCATO. I prezzi sono fra i più economici confrontando le offerte di oggi dei concorrenti. Nell’elettricità, in base alle stime di www.luce-gas.it, la regina della convenienza sarebbe Next Energy ‘Sunlight di Sorgenia, con una tariffa a prezzo indicizzato rispetto al prezzo unico nazionale (PUN)’, in pratica PUN + 0,030 €/kWh. La convenienza scatta comunque in presenza di determinate condizioni commerciali. “Il prezzo in bolletta cambia ogni mese e segue l’andamento del mercato all’ingrosso, con lo scopo di sfruttare l’eventuale diminuzione dei prezzi nei prossimi mesi”. Tuttavia se i prezzi industriali dovessero crescere, salirebbe anche il costo della bolletta ovviamente. Più simile a quella di Poste è l’offerta di NeN, il nuovo gestore del gruppo A2A che propone un abbonamento mensile a rate costanti tutto incluso. La soluzione prevede un prezzo di 0,299 €/kWh oppure 62 euro/mese. Vale però per 12 mesi. Con Poste Energia invece, “se durante l’anno di fornitura hai pagato di più rispetto all’energia che hai consumato, hai diritto ad un rimborso e potrai scegliere se usarlo per abbassare la nuova rata o se riceverlo in accredito sul Conto BancoPosta o sulla Carta Postepay Evolution. Se hai pagato di meno, distribuiremo l’importo ancora dovuto nelle rate dei 12 mesi successivi”.
Anche sul gas l’offerta di Poste appare fra le più basse nel medio periodo, sempre in base al confronto effettuato da www.luce-gas.it. Le bollette bloccate per un anno partono ora da 88,6 euro al mese, prezzo comunque variabile e legato all’andamento del Psv (il punto di riferimento del prezzo industriale in Italia).

Poste Energia costerà comunque di più rispetto ai prezzi sopra elencati, perché ci sono altre componenti che concorrono alla spesa sono connesse ai costi trasporto gestione del contatore e oneri generali, e sono applicate nella misura definita e aggiornata dall’Arera. Ad esempio, per la luce sono previsti anche i costi di dispacciamento (PD: 0,01993€/kWh e DISPbt: – 18,3418€/anno).
In ogni caso, per i clienti che ritenessero ulteriori possibili ribassi sulle quotazioni di elettricità e gas, Poste Energia offre l’opzione di versare un “importo variabile. Pagherai le bollette di luce e gas in maniera tradizionale, ognuna con un importo diverso in base ai consumi del mese precedente”.

Pichetto in Azerbaigian: “Pronti a sostenere il raddoppio del Tap”

C’è il forte interesse dell’Italia al raddoppio della capacità di trasporto del Tap da 10 a 20 miliardi di metri cubi l’anno. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, lo ha confermato partecipando alla IX Riunione ministeriale del Consiglio Consultivo del Corridoio Meridionale del Gas (CCCMG), che si compone di tre sezioni tra cui il Tap, che si è tenuta oggi a Baku. “Questo obiettivo – ha aggiunto Pichetto parlando ai suoi colleghi del Consiglio consultivo (Azerbaigian, Albania, Croazia, Montenegro, Bulgaria, Georgia Grecia, Italia, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e Commissione Europea), – rientra perfettamente nella strategia che l’Italia sta mettendo in campo per contribuire sempre di più alla diversificazione delle fonti energetiche che garantiranno la sicurezza dell’Italia anche in un ruolo di fornitore rispetto a molti altri paesi europei”.

Il ministro ha sottolineato che si tratta di una strategia sulla quale è impegnata personalmente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e che punta ad affermare il ruolo dell’Italia di “hub” verso l’Europa rispetto ai flussi addizionali che vengono dall’Africa ma anche dal corridoio meridionale e per il quale – ha assicurato – “intendiamo realizzare in Italia tutte le infrastrutture necessarie”.

Analogo messaggio il ministro Pichetto ha trasmesso al presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev che lo ha ricevuto per confermare gli eccellenti rapporti tra i due paesi. Al Presidente Aliyev e agli atri membri del governo azero con i quali ha avuto incontri, Pichetto ha illustrato le misure adottate dall’Italia in risposta alla crisi energetica. A tutti i suoi interlocutori ha inoltre manifestato il forte auspicio di una decisa intensificazione dei rapporti economici tra Italia e Azerbaigian, valorizzando in particolare le eccellenze di livello internazionale che le imprese italiane offrono nel campo delle energie rinnovabili e che potrebbero trovare nuove opportunità dai piani di sviluppo del settore previsti da Baku. Durante la sua missione a Baku il ministro ha incontrato anche il ministro per l’Economia, Mikayil Jabbarov; il ministro dell’Energia, Parviz Shahbazov e il ministro dell’ecologia e delle risorse naturali, Mukhtar Babayev. A margine dei lavori Pichetto ha avuto uno scambio di vedute sui temi più attuali in materia di energia con il Commissario europeo, Kadri Simson anche in vista dei prossimi appuntamenti europei.

In generale il Corridoio Meridionale del Gas è un’infrastruttura strategica che ha realizzato il primo collegamento diretto tra le riserve di gas naturale del Caspio ed il mercato europeo, in un’ottica di diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento per l’Europa. Si compone di tre sezioni tra cui il Tap (Trans Adriatic Pipeline), che attraversa Grecia, Albania e Italia.

Bollette gas in caduta del 34,2%. Pichetto: “Riduzione importante”

Una buona notizia per famiglie e imprese italiane. Come ampiamente previsto, è in deciso calo la bolletta gas ancora in tutela. In base all’andamento medio del mercato all’ingrosso nel mese di gennaio 2023 e per i consumi dello stesso mese, per la famiglia tipo si registra una diminuzione del -34,2% della bolletta rispetto al mese di dicembre 2022.

Soddisfazione per “l’ottima notizia” da parte della premier, Giorgia Meloni. “Siamo già intervenuti in maniera massiccia per affrontare una situazione che chiaramente è molto complessa. Non possiamo far finta di non vedere che la realtà intorno a noi mette in difficoltà tutti“, spiega. Intervenire sui prezzi dell’energia, ricorda, “era l’impegno che ci eravamo presi, ed è dove abbiamo investito la stragrande maggioranza delle nostre risorse, ampliando abbastanza rispetto a quello che era stato fatto in precedenza“. Importante è stato, fa sapere, aver “allargato molto la platea delle famiglie che potevano accedere al sostegno del governo per vedere le bollette scendere“. Poi la battaglia sul tetto europeo, “che siamo riusciti a portare a casa e sta dando risultati“, rivendica Meloni.

La componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento (CMEMm), applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata da Arera come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano (il PSV day ahead) e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento. Per il mese di gennaio, che ha registrato una quotazione media all’ingrosso sensibilmente più bassa rispetto a quella del mese di dicembre, il prezzo della materia prima gas (CMEMm), per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è pari a 68,37 €/MWh.

“La riduzione per il mese di gennaio, in termini di effetti finali, ancora non compensa del tutto gli alti livelli di prezzo raggiunti nell’ultimo anno, con la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (febbraio 2022-gennaio 2023) che risulta di circa 1.769 euro, +36% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (febbraio 2021- gennaio 2022)”, fa sapere l’authority per l’energia.

La discesa del prezzo del gas del 34,2% e dunque dei costi in bolletta, comunicata da Arera, è molto consistente ed è motivo soddisfazione“, dice il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Una riduzione di tale entità è importante per i cittadini, per le imprese e per l’intero Paese. Stiamo mettendo in sicurezza i risparmi delle famiglie: con una manovra rivolta a contenere l’impatto della tempesta sui mercati energetici, con il tetto al prezzo del gas ottenuto in Europa, con una strategia energetica che potrà rendere – conclude Pichetto – il nostro Paese l’interlocutore principale in Europa e nel Mediterraneo”.

Energia, Meloni: “Adesso Roma può diventare porta del gas in Europa”

L’Italia ha un’occasione. E Giorgia Meloni, quell’occasione, promette di “giocarsela tutta“. L’Europa ha un problema legato all’energia: non può più guardare a Est, deve guardare a Sud. L’Italia deve sfruttare la sua posizione nel Mediterraneo.

Il progetto di Italia hub del Mediterraneo va avanti. La premier presenterà il suo Piano Mattei per l’Africa anche domani, nel suo viaggio di due tappe in un solo giorno, a Stoccolma prima, a Berlino poi. In Europa, rivendica, “ci vado senza cappello in mano”. In Svezia e Germania porterà le istanze italiane sulla difesa dei confini d’Europa e sul contrasto all’Inflation reduction act americano, sostenendo le imprese.

La situazione energetica è difficile perché il Vecchio Continente ha deciso di dipendere, quasi esclusivamente, da un unico attore, la Russia. “Qualcuno lo diceva da prima che andava fatta attenzione, ma questa è la ragione per cui sto spendendo molto tempo all’estero, ad esempio nel Nordafrica“, puntualizza la presidente del Consiglio. La sfida è diversificare le fonti dalle quali si prende l’energia come dimostrano “gli accordi fatti con l’Algeria o con la Libia”, spiega. L’Italia può diventare non solo “autonoma e forte”, ma anche la porta attraverso la quale passare per avere il gas in Europa.

In casa, la premier raccoglie i frutti della battaglia sul price cap, perché il prezzo del gas si è abbassato (è notizia è che il calo certificato da Arera si attesta al 34,2%) , le bollette sono in caduta. Abbattere i prezzi dell’energia era un “impegno” ed è “dove abbiamo investito la stragrande maggioranza delle nostre risorse, ampliando abbastanza rispetto a quello che era stato fatto in precedenza”. Per me “è molto importante che abbiamo allargato molto la platea delle famiglie che potevano accedere al sostegno del governo per vedere le bollette scendere”, fa sapere.

TAP Melendugno

Pichetto: Raddoppio Tap importante. Contrario l’ex ministro Costa: Decisione abnorme

L’energia resta uno dei temi centrali del dibattito politico europeo e internazionale. L’Italia, sin dall’inizio della crisi ha messo in piedi un piano di diversificazione delle fonti, che ora però ha bisogno della svolta definitiva. Tra le misure su cui punta molto il governo c’è di sicuro il raddoppio del progetto Trans adriatic pipeline, argomento che sarà al centro del nono incontro ministeriale dell’advisory council del Southern Gas Corridor, in programma da venerdì a Baku. “Per noi il Tap è importantissimo“, dice infatti il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Spiegando che “attualmente ci dà 10 miliardi di metri cubi di gas”, dunque “poter incrementare” questa capacità “significa raggiungere quell’obiettivo di diversificazione delle fonti che è la sicurezza energetica per il Paese”. Il responsabile del Mase parteciperà ai lavori nella capitale azera, ma non si sbilancia ancora: “C’è l’incontro, valuteremo. Naturalmente ci sono gli equilibri internazionali, al fianco dei quali c’è una parte di investimenti importantissimi”.

Non è solo il nostro Paese a spingere per il potenziamento del gasdotto, perché anche la Commissione europea punta diverse fiches sull’operazione. Non a caso lo scorso mese di luglio la presidente, Ursula von der Leyen, era volata proprio a Baku con questo obiettivo. Alla ministeriale di venerdì sarà presente anche la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, oltre al presidente azero Ilham Aliyev e i ministri di Azerbaijan, Grecia, Albania, Turchia, Georgia, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Montenegro, Romania, Usa e Regno Unito. Ma all’incontro sono previsti anche il ministro degli Esteri di San Marino, Luca Beccari, e i rappresentanti delle società coinvolte, tra cui Snam e Tap, con il managing director Luca Schieppati. Non solo, perché tra le associazioni saranno presenti i ceo di WindEurope e SolarPower Europe, Giles Dickson e Walburga Hemetsberger.

Trans Adriatic Pipeline, nel frattempo, è già operativa. Lo scorso 22 gennaio si è chiusa la finestra di presentazione delle offerte vincolanti e ora attiverà il primo livello di espansione, che prevede una capacità aggiuntiva per 1,2 miliardi di metri cubi all’anno, attraverso contratti di trasporto a lungo termine, disponibile a partire dal 2026. Il processo “è strutturato in regolari market test realizzati in modo aperto, trasparente e non discriminatorio – spiega la società –. La capacità iniziale può essere ampliata in fasi successive per raggiungere almeno 20 miliardi di metri cubi all’anno”. Ma “nel corso del 2023 è prevista una seconda fase vincolante in cui gli operatori interessati potranno presentare le proprie offerte“. Perché “con procedure di open season strutturate per testare le esigenze del mercato in un processo graduale”, Tap “punta a raddoppiare la capacità del gasdotto entro il 2027”.

Anche se non tutti sono convinti che questa sia la soluzione ai problemi di approvvigionamento energetico. “Decretare il raddoppio della Tap oggi appare come una decisione abnorme”, dice infatti l’ex ministro dell’Ambiente dei governi Conte 1 e Conte 2, Sergio Costa, a GEA. Per l’attuale deputato M5S e vicepresidente della Camera “rigassificatori, e le altre infrastrutture di distribuzione del gas, impegneranno l’Italia in maniera permanente mentre questa dovrebbe essere una fonte fossile di transizione. In questo modo – sottolinea – ci allontaniamo sempre di più dagli obiettivi fissati per contrastare la crisi climatica”.