Italia-Albania, 16 accordi nel primo vertice intergovernativo: asse su energia e difesa

Energia, ambiente, industria e difesa, migrazione, istruzione e innovazione. Sono solo alcune delle materie di accordo che Italia e Albania hanno stretto a Roma, nel primo vertice intergovernativo. Sono sedici in tutto le intese in questa giornata che Giorgia Meloni, accanto al premier Edi Rama, definisce “storica”. Non solo, spiega, perché è la prima volta che i governi si incontrano in un formato di questo tipo, ma anche per “la quantità e la qualità delle intese bilaterali” sottoscritte.

I rapporti tra Roma e Tirana hanno radici profonde che “vanno oltre gli interessi reciproci”, rivendica Meloni, parlando di una plenaria con quasi 20 ministri che sono intervenuti solo in italiano, senza traduzioni. Roma è il primo partner commerciale di Tirana. Sono circa 3mila le imprese italiane che attualmente lavorano in Albania. L’obiettivo è, riferisce la premier, “dare a questa presenza una profondità sempre maggiore rendendo più sistematici i rapporti e creando le condizioni per sviluppare nuovi filoni anche grazie a Cassa depositi e prestiti e Simest”. Nei primi sei mesi del 2026, annuncia, sarà organizzato un business forum con le imprese dei due Paesi.

Una parte significativa dei lavori è stata dedicata oggi alla cooperazione in materia di energia, di connettività, di infrastrutture e di trasporti, con un focus particolare dedicato alla realizzazione del Corridoio VIII, la dorsale che parte dalla Puglia e arriva sulle sponde del Mar Nero, passando per l’Albania, la Macedonia del Nord e la Bulgaria per “avvicinare sempre di più le sponde dell’Adriatico e fare dell’Adriatico un corridoio strategico”, spiega Meloni.

Sul fronte ammodernamento dei cantieri navali, a Pashaliman un‘impresa italo-albanese costruirà sette navi: “La parte italiana è Fincantieri e quella albanese è Kayo”, spiega Rama. Si tratta di una Joint Venture che, sottolinea il premier, creerà “lavoro e conoscenza per giovani albanesi, che saranno pagati bene” e fornirà all’Italia, all’Albania se ne avrà bisogno, e ad altri Paesi, le navi, che “sono così importanti in questi giorni”.

Per Meloni, il forum è una delle numerose tappe di una cooperazione che parte da un’amicizia che arriva da lontano ma che, scandisce, “vuole essere una cooperazione più sistemica, di integrazione delle economie e delle filiere strategiche”, dalla difesa, alla protezione civile, la sicurezza e della finanza: “Come vedete – insiste – c’è la volontà di interagire in maniera sempre più strutturata”.

Ucraina, Orbàn da Meloni: Ue non conta niente. E settimana prossima incontra Trump

Sull’Ucraina, “l’Unione europea non conta nulla“. Non usa mezzi termini Victor Orbàn a Roma, tra l’udienza da Papa Leone XIV in Vaticano e l’incontro con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. La possibilità di risolvere la guerra, a suo avviso, è stata ormai appaltata agli americani e ai russi: “Purtroppo, non abbiamo un ruolo. L’Europa è totalmente fuori dai giochi’’, spiega, intercettato da La Repubblica.

Tra qualche giorno sarà a Washington da Donald Trump per “risolvere il problema delle sanzioni al petrolio russo“. Ma anche per discutere con il presidente americano di come costruire un “sistema sostenibile” per l’Ungheria. “Senza di loro, i prezzi dell’energia andranno alle stelle, provocando delle carenze nelle nostre scorte’’, denuncia.

La notizia del viaggio negli Stati Uniti viene confermata da Budapest: “Il Primo Ministro incontrerà Trump la prossima settimana a Washington per discutere di questioni energetiche”, annuncia il ministro degli Esteri Peter Szijjarto. La scorsa settimana, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni ai due maggiori produttori di petrolio russi, Rosneft e Lukoil, che potrebbero potenzialmente avere ripercussioni sull’Ungheria, che dipende ancora fortemente dal petrolio e dal gas russi. Secondo l’ambasciatore Usa presso la Nato, Matthew Whitaker, gli Stati Uniti si aspettano che paesi come l’Ungheria “sviluppino e attuino un piano” per “svincolarsi” dalle fonti energetiche russe. Szijjarto fa sapere che l’Ungheria sta analizzando cosa significherebbero “legalmente e fisicamente” le sanzioni statunitensi contro i due giganti russi degli idrocarburi una volta entrate in vigore.

Il premier ungherese pone a Meloni soprattutto il tema dell’economia europea e della perdita di competitività, a suo avviso il problema principale dell’Unione. In particolare, scandisce, “la transizione green e le decisioni sul tavolo dell’Unione, l’Ets2“, la direttiva sulle emissioni, che “aumenterà il prezzo dell’energia per chi ha una casa o per chi possiede un’auto”. In una nota, Palazzo Chigi chiarisce che nel faccia a faccia, durato circa un’ora, i due premier hanno in realtà affrontato anche la situazione in Ucraina e gli sviluppi in Medio Oriente, oltre che l’agenda europea. “I due leader hanno discusso delle opportunità offerte dallo strumento europeo SAFE, valutando possibili sinergie tra Italia e Ungheria a sostegno delle rispettive capacità industriali e tecnologiche“, viene precisato.

Le dichiarazioni del leader ungherese sull’irrilevanza dell’Europa in Ucraina non piacciono alle opposizioni. “Sono sbagliate e non condivisibili”, tuona Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee della Camera. È una posizione che, sostiene, “mina i principi di solidarietà europea, indebolisce il fronte comune contro l’aggressione di Putin e rischia di compromettere la sicurezza e l’autonomia economica, industriale ed energetica del nostro continente”. Il dem domanda alla presidente del Consiglio di prendere le distanze pubblicamente dalla linea dell’alleato sovranista: “Non è più tollerabile che il Governo italiano si mostri indulgente e ambiguo verso chi lavora per distruggere l’Europa dall’interno“. Durante il colloquio a Palazzo Chigi, +Europa organizza un flashmob per contestare il premier ungherese: “E’ il burattino di Putin – scrive sui social Riccardo Magi -, il simbolo della democrazia illiberale, l’uomo che usa i soldi europei per distruggere la libertà in Ungheria. Questa non è la nostra Europa. La nostra è quella della democrazia, dello Stato di diritto, della libertà. Mettiamo il veto a Orbán”.

Ue, Meloni: “Italia non appoggerà revisione legge clima senza un cambio di approccio”

Ucraina, Medio Oriente, Nato, competitività, clima. I temi sul tavolo del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre sono tanti e su tutti Giorgia Meloni promette una posizione chiara dell’Italia.
A partire dalla proposta di revisione della Legge sul Clima europea, che vorrebbe inserire un taglio del 90% delle emissioni per il 2040. Senza un “cambio di approccio”, Roma non la sosterrà: la premier lo dice apertamente nelle comunicazioni in Parlamento.

Il cambio di rotta chiesto dall’Italia passa da tre ambiti principali, in cui le rinnovabili “hanno un ruolo nello sviluppo ma devono essere integrate in un sistema equilibrato, tecnologicamente attrezzato per contenere al massimo le emissioni”, precisa la presidente del Consiglio. Il primo è una modifica che preveda un nuovo obiettivo intermedio al 2040, accompagnato da “condizioni abilitanti”, ovvero strumenti che consentano di raggiungere gli obiettivi senza “compromettere l’economia europea”. La seconda condizione è che questo cambio di approccio preveda una piena applicazione del principio della neutralità tecnologica a tutta la legislazione climatica Ue, a partire da quella relativa al settore automobilistico e a quello dell’industria pesante. Terzo punto è quello delle risorse. “Perché nessuna transizione è davvero possibile senza stanziare le risorse adeguate”, ricorda la premier. Il nuovo Quadro finanziario pluriennale sarà un “fondamentale banco di prova” insieme all’avanzamento verso l’Unione dei mercati dei capitali Ue, fondamentale per favorire “gli indispensabili investimenti privati necessari a complemento di quelli pubblici”.

Per sostenere la competitività, insieme ad altri 18 Paesi europei l’Italia ha indirizzato una lettera alla Presidente del Consiglio Ursula von der Leyen per accelerare ulteriormente la semplificazione normativa.

Sulla Difesa, Roma ha già iniziato un percorso di rafforzamento, ricorda Meloni facendo riferimento ai finanziamenti agevolati previsti da Safe (Security Action for Europe), con l’assegnazione di 14,9 miliardi di euro. Il che consente, ribadisce, di “rafforzarla senza distogliere un solo euro dalle altre priorità che il Governo si è dato”. Rispetto all’Unione la premier chiede di rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita per il settore e mette in chiaro: tutti i confini sono rilevanti. Non soltanto il fianco Est, quindi la ‘prontezza europea’ nella difesa deve essere sviluppata a 360°: “Non possiamo consentire che si perda di vista il fianco meridionale, la sicurezza dei confini esterni dell’Alleanza è indivisibile. Dobbiamo essere pronti anche di fronte alle minacce alla nostra sicurezza portate dai conflitti e dall’instabilità nel Medio Oriente, in Libia, nel Sahel, nel Corno d’Africa“, scandisce.

Non cambia la posizione di Roma sull’Ucraina: “Non può cambiare – spiega Meloni – , davanti alle vittime civili, alle immagini delle città, delle case, delle stazioni elettriche e di stoccaggio del gas sistematicamente bombardate dai russi, con il solo e preciso intento di rendere impossibile la vita alla popolazione civile, che resiste eroicamente da quasi quattro anni a un conflitto su larga scala“. Nessun disimpegno quindi, risponde alle polemiche dopo la ricondivisione di un video Maga da parte di Donald Trump, ma un sostegno al popolo ucraino “fermo, determinato, nell’unico intento di arrivare alla pace“, precisa. Si continuerà a lavorare con Stati Uniti per, aggiunge, “definire garanzie di sicurezza robuste, credibili, efficaci nella loro capacità di deterrenza, per Kiev e per tutti noi”. Deterrenza che per la premier deve basarsi sulla forza dell’esercito ucraino, su una componente politica (con un meccanismo di assistenza modellato sull’articolo 5 del Patto Atlantico) e una di rassicurazione prevista dalla coalizione dei volenterosi.

Ma gli Usa non si possono escludere dal processo e Mosca va contenuta, ripete la prima ministra, anche perché “quando Putin provoca con i droni sui cieli europei non è l’Europa sotto attacco, è l’Alleanza Atlantica sotto attacco, è l’Occidente che è sotto attacco“. La premier parla di una “saldatura” tra Russia, Cina, Corea del Nord che cercherebbero di rafforzare l’influenza nel Sud Globale. Quindi, “non è l’Europa che si cerca di isolare, è l’Occidente che si cerca di isolare”. Il legame Bruxelles-Washington va “rafforzato” e insiste: “Tutti coloro che provano dicono ‘decidi se stare con l’Europa o gli Stati Uniti’ stanno facendo un errore, perché io voglio stare con l’Occidente rafforzando il ruolo dell’Europa e dell’Italia all’interno dell’Occidente“.

Dazi, video Maga: “Accordo separato Trump-Meloni”. Opposizioni: “Premier venga in Parlamento”

Donald Trump rilancia su Truth un video Maga secondo cui Meloni avrebbe deciso di rompere con l’Ue sia sul dossier dazi, cercando un accordo separato bilaterale Italia-Usa, che sull’Ucraina, concordando per un disimpegno nel supporto a Kiev. L’opposizione in Italia solleva il caso, mentre Palazzo Chigi cerca di abbassare le tensioni, chiarendo che sui dazi “la trattativa la conduce la Commissione europea“.

In particolare, sottolinea una fonte, sui produttori italiani di pasta “è stata da tempo avviata un’interlocuzione bilaterale, che affianca l’azione della Commissione“. Bruxelles conferma, ancora tramite una fonte, che sulla pasta la Commissione “sta collaborando con gli Stati Uniti, in stretto coordinamento con le autorità italiane“.

Noi abbiamo sempre lavorato con l’Unione europea e grazie all’Italia, anzi, si è potuto fare qualche importante passo in avanti. Con il commissario Sefcovic lavoriamo in perfetta sintonia“, rivendica dalla Slovenia il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine dei lavori del vertice dei Paesi meridionali dell’Unione europea-Med9.

Le opposizioni però non si accontentano e chiedono, ancora una volta, la presenza della premier in Parlamento. “Meloni non può far finta di nulla“, tuona Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, che precisa: “Deve chiarire da che parte sta l’Italia e se è destinata a essere l’avamposto di Trump per rompere il fronte europeo e indebolire definitivamente l’Unione europea che non è soltanto un sodalizio economico, ma anche e soprattutto un patto politico tra stati che condividono valori, diritti e libertà“. Il video ripostato da Trump sui suoi social è preoccupante anche per la capogruppo di Italia Viva al Senato Raffaella Paita: “Giorgia Meloni non vuole evidentemente infastidire il presidente degli Stati Uniti. Ma così si fa un danno all’immagine internazionale dell’Italia. Una presa di posizione di palazzo Chigi è più che mai necessaria“, osserva. Le notizie sui presunti contatti diretti tra Meloni e Trump per accordi separati e alternativi all’Ue tra Italia e Stati Uniti sono “gravissime” per il capogruppo al Senato dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro: “Il governo dei sovranisti è inginocchiato al Presidente Usa”, denuncia, accusando l’esecutivo di “fare il patriota e lavorare per spaccare l’Unione Europea”.

La posizione dell’Italia sui dazi e sul sostegno all’Ucraina è “sempre stata chiara e netta“, smorza i toni il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ricordando che “sui dazi Meloni ha più volte ribadito che la competenza dei negoziati è della Commissione europea, che l’Italia ne sostiene gli sforzi e che comunque il governo farà del suo meglio per tutelare gli interessi nazionali” e che, quanto all’Ucraina, “il sostegno a Kiev del governo non è mai stato in discussione”.

Leone XIV e Mattarella agli 80 anni della Fao. Il Papa: “Fame come arma è crimine di guerra”

Dalla miseria non si esce “con gli slogan” e l’obiettivo Fame Zero dell’Agenda 2030 dell’Onu si potrà raggiungere solo con una reale volontà e non con “solenni dichiarazioni“. Nella sua prima volta alla Fao, Papa Leone XIV richiama la comunità internazionale intera all’azione perché, denuncia, la fame nel mondo è “il segno evidente di una insensibilità imperante, di un’economia senz’anima, di un modello di sviluppo discutibile e di un sistema di distribuzione delle risorse ingiusto e insostenibile” e “in un tempo in cui la scienza ha prolungato la speranza di vita, la tecnologia ha avvicinato continenti e la conoscenza ha aperto orizzonti un tempo inimmaginabili, permettere che milioni di esseri umani vivano – e muoiano – vittime della fame è un fallimento collettivo, un’aberrazione etica, una colpa storica”.

Al centro della sua riflessione c’è lo scenario globale in cui, sempre più spesso, la fame viene usata come arma di guerra, contraddicendo, osserva il Papa nel suo intervento pronunciato in spagnolo, tutta l’opera di sensibilizzazione portata avanti dalla Fao in questi otto decenni: “Sembra allontanarsi sempre più quel consenso espresso dagli Stati che considera un crimine di guerra la fame deliberata, come pure l’impedire intenzionalmente l’accesso al cibo a comunità o interi popoli”, segnala il Pontefice, ricordando che il diritto internazionale umanitario vieta senza eccezioni di attaccare civili e beni essenziali per la sopravvivenza delle popolazioni. “Qualche anno fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato all’unanimità questa pratica, riconoscendo il nesso esistente tra conflitti armati e insicurezza alimentare, e stigmatizzando l’uso della fame inflitta ai civili come metodo di guerra”, sottolinea.

Per la Giornata mondiale dell’alimentazione e l’80esimo anniversario della Fao, arrivano anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, insieme ad altri leader e dignitari internazionali. Il presidente cinese Xi Jinping invia un messaggio di congratulazioni, consegnato da Han Jun, Segretario del Gruppo di leadership del Partito del Ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali della Cina.

La vostra presenza qui oggi è un chiaro segno che la fame non conosce confini e che la sfida della sicurezza alimentare richiede l’unità tra le nazioni”, saluta il direttore generale Qu Dongyu nel suo discorso di apertura. “I leader mondiali e i popoli di tutto il mondo devono unirsi nella convinzione comune che il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale e che la pace è un prerequisito per la sicurezza alimentare”.

È un triste paradosso che proprio mentre crescono le conoscenze, le risorse e le potenzialità tecnologiche, anche con applicazioni rilevanti al settore agricolo, assistiamo a nuovi scenari di carestia, a inaccettabili sperequazioni e a un regresso di quel sistema multilaterale, unico paradigma in grado di dare vere risposte a questi bisogni“, riflette Mattarella, che parla di una “inversione di rotta incomprensibile e inaccettabile”. Le istituzioni multilaterali, insiste il capo dello Stato inaugurando il Food and Agriculture Museum & Network (Fao MuNe), “sono strumenti preziosi ed esprimono consapevolezza della indivisibilità dei destini umani”.

Aperto al pubblico, il Fao MuNe è una piattaforma educativa che riunisce il patrimonio e le tradizioni agricole, la scienza e l’innovazione. Il suo slogan ‘Explore. Learn. Act.’ trasforma la missione di porre fine alla fame e alla malnutrizione in un invito all’azione.

L’Italia “ha sempre creduto nel diritto umano universale all’alimentazione“, ricorda sui social Meloni, che si dice “fiera di confermare e sottolineare l’impegno dell’Italia nel rafforzare la sovranità alimentare del continente africano tramite il Piano Mattei che coniuga lo sforzo pubblico con investimenti privati in partenariati paritari con le Nazioni africane”.

“La lotta contro la fame deve essere sempre più una priorità: dobbiamo accendere riflettori su quelle parti del mondo dove noi Paesi ricchi, nonostante i nostri problemi, le nostre difficoltà, possiamo e dobbiamo fare”, fa eco dal palco il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Lo spreco alimentare, gli errori, gli errori anche di vecchie colonizzazioni, il cambiamento climatico – aggiunge -: sono tanti i motivi che non permettono a miliardi di persone di vivere come potrebbero e dovrebbero, come sarebbe loro diritto. Il diritto a mangiare, il diritto alla vita”.

Nell’ambito delle celebrazioni, Poste Italiane e il ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno presentato un francobollo commemorativo in onore dell’80° anniversario della FAO, celebrando la sua partnership di lunga data con l’Italia.

Russia, Meloni: “Calpesta statuto Onu”. Crosetto: “A provocazioni risposta ferma e razionale”

(Photo credit: Palazzo Chigi)

La pazienza nei confronti di Mosca si sta esaurendo anche per l’Italia, che continua a sostenere la linea del dialogo, ma lancia un messaggio chiaro: la risposta alle “provocazioni” sarà compatta e logica.

A tre anni e mezzo dall’inizio del conflitto, dal palco dell’assemblea generale dell’Onu, Giorgia Meloni chiede alle nazioni unite di “riflettere” sulle conseguenze dell’aggressione. La Federazione Russa, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha “deliberatamente calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu violando l’integrità e l’indipendenza politica di un altro stato sovrano con la volontà di annetterne il territorio e ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace“, denuncia. La premier italiana parla di una “ferita profonda inferta” dalla Russia al diritto internazionale che “ha scatenato effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra“. Il conflitto in Ucraina, insomma, osserva la presidente del Consiglio, “ha riacceso e fatto detonare diversi altri focolai di crisi, mentre le Nazioni Unite si sono ulteriormente disunite“.

Le ultime violazioni dello spazio aereo della Nato da parte di aerei e droni russi sono per Guido Crosetto un campanello d’allarme che “non si può ignorare. Il ministro della Difesa comunica al Parlamento sugli attacchi a danno della Global Sumud Flotilla, ma non può non toccare il tema Russia. Gli eventi in Polonia e in Estonia sono una “specie di test, una sorta di provocazione” che richiede, scandisce, una “risposta ferma, razionale e coordinata“.

L’Italia, ricorda il ministro della Difesa, sin dalle prime avvisaglie, ha messo schierato quattro F-35, la batteria di difesa aerea Samp-T (che sarà mantenuta più a lungo del previsto) e un aereo radar fondamentale per la sorveglianza e la difesa aerea. E’ presente nel Baltico dal 2017 con la missione in Lettonia per “rispondere con determinazione al mutamento della postura russa”, precisa Crosetto. Oggi Roma è tra i principali contributori sul fianco Est con oltre 2000 militari, mezzi terrestri impegnati nell’attività di Forward Land Forces, caccia, Eurofighter, veicoli di comando e controllo, sistemi radar e difesa una presenza che, rivendica il ministro, “testimonia la serietà del nostro impegno nell’alleanza atlantica”.

La postura è “ferma, ma non provocatoria“, spiega, proprio perché l’obiettivo è di far sì che la situazione “non degeneri”, evitando di “cadere nella provocazione”, perché un’escalation avrebbe “conseguenze negative per tutti“. La strada da seguire per il governo quindi non è quella della paura, ma della responsabilità: “Difendere la pace significa essere pronti a proteggerla e oggi più che mai dobbiamo dimostrare che l’Europa e la Nato sono uniti, vigili e determinati“.

Intanto, sul fronte interno, l’esecutivo lavora a un piano nazionale per la protezione delle infrastrutture strategiche con sistemi anti-droni, già attivi nell’aeroporto di Roma: “È una risposta necessaria a una minaccia che oggi può non più essere solo convenzionale, ma anche ibrida e tecnologica“, riferisce Crosetto. Che ribadisce: “L’Italia e l’Europa non sono pronte ad affrontare un conflitto su larga scala, ma sono pronte a fare qualunque cosa per evitare un conflitto”.

Ucraina, Macron: “Sostegno militare da 26 Paesi, anche Italia”. Meloni: “Non invieremo truppe”

Ventisei Paesi si impegnano a sostenere militarmente l’Ucraina, “via terra, mare o aria“, dopo un cessate il fuoco con la Russia. Ma ognuno con modalità proprie: “Il loro contributo andrà dalla rigenerazione dell’esercito ucraino, al dispiegamento di truppe o la messa a disposizione di basi”, spiega Emmanuel Macron dopo il vertice dei volenterosi di Parigi.

L’inquilino dell’Eliseo non entra nei dettagli per non dare vantaggi a Mosca, ma precisa che Italia, Polonia e Germania sono tra i 26. “L’Italia è indisponibile a inviare soldati in Ucraina“, si affretta a precisare Giorgia Meloni in una nota, confermando però l’apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con “iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini”. La premier, collegata con Parigi in videoconferenza, rilancia la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, come “elemento qualificante” della componente politica delle garanzie di sicurezza. Per Meloni una pace giusta e duratura può essere solo raggiunta con un approccio che unisca il continuo sostegno all’Ucraina, il perseguimento di una cessazione e il “mantenimento della pressione collettiva sulla Russia“. Anche attraverso le sanzioni, e “solide e credibili garanzie di sicurezza”, da definire in “uno spirito di condivisione tra le due sponde dell’Atlantico“, mette in chiaro.

Il nodo resta infatti il contributo degli Stati Uniti alle garanzie. Che ci sarà, assicura Macron, ma verrà definito nei prossimi giorni. Del sostegno o “backstop” americano si è parlato nella videoconferenza con Trump dopo il vertice, alla quale ha partecipato in parte anche il suo inviato speciale Steve Witkoff, presente all’Eliseo. La speranza degli europei è che Washington contribuisca in “modo sostanziale”, riferisce il portavoce del cancelliere tedesco Friedrich Merz. Di certo, Trump spinge l’Europa a interrompere l’acquisto di petrolio russo, che a suo dire aiuterebbe Mosca a proseguire la guerra. E’ “molto scontento che l’Europa acquisti petrolio russo”, ribadisce in conferenza stampa il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, dopo il collegamento del Tycoon con il vertice, citando in particolare Slovacchia e Ungheria

. In base ai piani dei volenterosi, di cui Macron rifiuta di specificare i contributi paese per paese, il giorno in cui il conflitto cesserà “saranno messe in atto le garanzie di sicurezza”, fa sapere il presidente, sia attraverso un “cessate il fuoco”, un “armistizio” o un “trattato di pace”. Intanto, se Mosca non accetterà la pace, l’Europa adotterà nuove sanzioni “in collaborazione con gli Stati Uniti” e misure punitive contro i paesi che “sostengono” l’economia russa o aiutano la Russia ad “aggirare le sanzioni”. La Cina è nel mirino.

Gli europei chiedono sanzioni americane da mesi, finora senza successo. Trump, dicendosi “molto deluso” da Putin, aveva avvertito nei giorni scorsi che “succederà qualcosa” se Mosca non risponderà alle sue aspettative di pace. La Russia ribadisce che non accetterà alcun “intervento straniero di qualsiasi tipo”, con la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova che definisce le protezioni richieste da Kiev “garanzie di pericolo per il continente europeo”. “Non spetta a loro decidere”, replica Mark Rutte a nome della Nato. Quella di oggi è stata una “riunione cruciale“, rimarca la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sull’importanza del dossier non ha dubbi: “Sappiamo tutti che la posta in gioco è il futuro e la sicurezza dell’intero continente”.

Scontro Italia-Francia su dumping fiscale. Tajani: “Sbalordito, accuse infondate”

E ‘ ancora scontro aperto tra Parigi e Roma. Questa volta, il primo ministro Francois Bayrou accusa l’Italia di fare dumping fiscale, penalizzando la Francia. Affermazioni che “stupiscono” Palazzo Chigi, che le ritiene “totalmente infondate” e “sbalordiscono” il ministro degli Esteri Antonio Tajani.E’ un’accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato”, spiega il vicepremier che non commenta la situazione politica ed economica in Francia, ma, osserva, “se l’Italia procede su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante questo non è perché pratica dumping fiscale e non cospira contro altri paesi europei”. I paradisi fiscali in Europa, scandisce, “sono altri”.

Le parole di Bayrou per il vicepremier Matteo Salvini sono “gravi e inaccettabili”. Il ministro delle Infrastrutture accusa il governo francese di essere “ormai in piena crisi”: “Lasciamo a loro nervosismo e polemiche, noi preferiamo lavorare”, sostiene. L’affermazione di Bayrou sull’Italia è avvenuta infatti nel corso di un’intervista televisiva sulla situazione politica francese, pochi giorni prima del voto in Parlamento a Parigi, l’8 settembre, quando si verificherà se il governo ha una maggioranza per andare avanti. Palazzo Chigi ricorda che l’Italia non applica politiche di “immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo Governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia”. Al contrario, viene rilevato, “L’Italia è da molti anni, penalizzata dai cosiddetti paradisi fiscali europei, che sottraggono alle nostre casse pubbliche ingenti risorse”.

Le parole del primo ministro francese Francois Bayrou sono “assolutamente inopportune nei modi e sbagliate nel contenuto” anche per il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che rimarca come l’Italia sia diventata più attrattiva proprio perché “più stabile e credibile” sullo scenario internazionale, anche grazie al lavoro del governo e della maggioranza di Centrodestra. “E soffre, come peraltro la Francia, della concorrenza sleale di altri Paesi”, fa presente: “Più che attaccare l’Italia, Bayrou dovrebbe scusarsi e lavorare con noi in sede europea per difendere insieme le imprese e i lavoratori, promuovendo una vera politica fiscale ed industriale comune e regole eque per tutti”.

In questi anni di governo Meloni, non sono stati pochi i momenti di crisi tra i due Paesi. A partire da quelle sul dossier ucraino, sull’invio di truppe, sulla mancata partecipazione dell’Italia alle riunioni dei volenterosi con Trump. E ancora, tra alti e bassi, lo scontro tra Salvini e Macron, il richiamo dell’ambasciatrice. La Premier Giorgia Meloni chiede alla Francia di dare battaglia in sede europea, insieme all’Italia, contro questi paradisi fiscali. In questo quadro, difficilmente la Presidente del Consiglio parteciperà in presenza alla nuova riunione dei volenterosi prevista per giovedì a Parigi, probabilmente parteciperà in videocollegamento.

Lavoro, a luglio +0,9% di occupati rispetto a un anno fa. Meloni: “Numeri incoraggianti”

Cresce l’occupazione in Italia, cala la disoccupazione che scende al 6%. A dirlo è l’Istat, che nella rilevazione di luglio 2025 registra un aumento degli occupati su base annuale dello 0,9% (+218mila unità) e su base mensile dello 0,1% (+13mila unità).

L’aumento su base annuale riguarda uomini, donne, i 25-34enni e chi ha almeno 50 anni, a fronte di una diminuzione nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,4 punti percentuali. Rispetto a luglio 2024, cala sia il numero di persone in cerca di lavoro (-6,9%, pari a -114mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -81mila). Su base mensile l’aumento coinvolge invece uomini, dipendenti (permanenti e a termine), 15-24enni e 35-49enni. Gli occupati invece diminuiscono tra le donne, gli autonomi e nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione sale al 62,8% (+0,1 punti). La crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +30mila unità) interessa le donne, i 25-34enni e chi ha almeno 50 anni; tra gli uomini, i 15-24enni e i 35-49enni il numero di inattivi è invece in diminuzione. Il tasso di inattività sale al 33,2% (+0,1 punti). Anche confrontando il trimestre maggio-luglio 2025 con quello precedente (febbraio-aprile 2025) si osserva un incremento nel numero di occupati (+0,2%, pari a +51mila unità). Rispetto al trimestre precedente, crescono anche le persone in cerca di lavoro (+1,8%, pari a +28mila unità) e diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-0,5%, pari a -67mila unità).

Numeri incoraggianti – scrive sui social la premier Giorgia Meloni – che confermano l’efficacia delle misure messe in campo dal governo e ci spingono a proseguire con determinazione su questa strada: più opportunità, più lavoro, più crescita per l’Italia“. La rilevazione Istat “conferma il trend positivo del mondo del lavoro in Italia”, aggiunge il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che sottolinea il minimo storico raggiunto dal numero assoluto dei disoccupati e il calo degli inattivi, “due dati importanti perché, tendenzialmente, mostrano la prosecuzione di questo trend anche in futuro. La stragrande maggioranza di questi nuovi posti di lavoro sono a tempo indeterminato”.

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon apprezza invece il dato sulla disoccupazione, che scende al 6%, “il livello più basso da giugno 2007. Numeri che rappresentano una prospettiva concreta di fiducia per famiglie e giovani che guardano al futuro”. Segnali “incoraggianti che certificano la crescita dell’occupazione reale, sostenuta anche dalle misure messe in campo con la Zona Economica Speciale”, commenta il presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto, che chiede però ora di ampliare la Flat Tax fino a 150 mila euro e di liberare le piccole imprese “dal peso delle cartelle esattoriali, attraverso una rottamazione tombale”. “Consolidato un trend di crescita che permane da oltre 4 anni”, spiega invece l’Ufficio Studi di Confcommercio, che parla di dinamiche del lavoro “sostanzialmente stabili”. Tra le forze politiche invece ci si divide. Da una parte c’è la maggioranza, che lega i risultati Istat al lavoro svolto dal governo. “Mentre gli altri creavano debito e sussidi noi continuiamo ad incrementare l’occupazione dando stabilità all’economia italiana”, dice il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli. “Abbiamo archiviato la stagione di bonus e assistenzialismi, puntando su crescita, formazione, merito. Ora proseguiamo su questa strada”, aggiunge la deputata della Lega e vicepresidente della commissione Lavoro, Tiziana Nisini. Giorgio Mule’, deputato di Forza Italia, rimarca le differenze con l’opposizione: “Noi non vogliamo la patrimoniale, come vorrebbe Avs, noi non vogliamo l’esproprio delle case sfitte, come vorrebbe la sinistra estrema, noi non vogliamo il Reddito di cittadinanza, come vorrebbe il M5S: noi non vogliamo tutto questo. Siamo altro: oggi l’Istat dimostra che la strada da noi intrapresa è quella giusta e porta a risultati”. Per Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, il lavoro “si crea non con gli slogan o con ricette del passato ma con pragmatismo e serietà, costruendo un’alleanza virtuosa tra istituzioni, lavoratori e mondo produttivo”.

L’opposizione non ci sta. “Giorgia Meloni si accorge dell’esistenza dell’Istat a giorni alterni – dice la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva – due giorni fa neanche una parola sul carrello della spesa, salito del 3,5%, e sul pil stagnante”. “E’ finta occupazione” secondo il senatore e vicepresidente del M5S Mario Turco, coordinatore del Comitato economia lavoro impresa: “il presunto record di occupati è ‘drogato’ anche dalla stretta del Governo sulle uscite anticipate dal lavoro”.

Meloni? One woman show… E quel cazzotto all’Europa irrilevante

Dopo settimane di silenzio, Giorgia Meloni ha ripreso la parola per dettare il documento programmatico del governo di qui (almeno) alla fine dell’anno e per appuntarsi qualche medaglietta sul petto. In fondo, ci sta: dopo quasi tre anni di gestione del Paese in un momento congiunturale – diciamo – non proprio favorevole, voltarsi indietro e compiacersi per i risultati ottenuti è umanamente comprensibile, con la consapevolezza però che quelle ‘medagliette’ ostentate in diretta streaming prestano e presteranno il fianco alle aspre critiche dell’opposizione. A livello personale, la premier ha incassato la standing ovation della Fiera di Rimini, tributo riservato a pochi negli ultimi tempi, una bella spinta per aumentare la propria autostima. Volendo sintetizzare: one woman show…

In quasi un’ora di intervento, Meloni ha toccato tutti i temi possibili: dall’Ucraina al massacro di Gaza, dalla sanità alla genitorialità, dalla riforma della giustizia al premierato, dal Piano Casa all’irrilevanza dell’Europa, con tanto di citazione per Mario Draghi che l’ha preceduta di qualche giorno alla kermesse romagnola. Proprio su quest’ultimo tema la presidente del Consiglio ha usato toni netti, quasi tranchant, avvolgendo con un foglio di domopack l’istantanea scattata dal suo predecessore a Chigi: la Ue, così com’è, è condannata all’irrilevanza. Amen.

Non è una novità che Meloni consideri Bruxelles e Strasburgo centri di potere non inutili ma al momento dannosi per la salute delle economie nazionali. E non è un mistero che si sia battuta per sburocratizzare l’Europa vittima del ‘virus regolamentatorio’ per cui è stato creato un adagio secondo il quale gli Usa inventano, i cinesi copiano e gli europei regolamentano. L’affondo, questa volta, è amplificato dalle parole che ha pronunciato Draghi, una sorta di de profundis, e anche dall’analisi di Romano Prodi, ex presidente della Commissione, che si è praticamente allineato a questa visione di assoluta mestizia.

Eppure proprio la leader di Fratelli d’Italia sa bene che dall’Europa non può uscire e che nell’Europa va riannodato il filo degli interessi comuni, in maniera che tra Orban e Sanchez, tra lei stessa e Macron non ci siano distanze profonde come canyon. Un’operazione difficile ma indispensabile, in particolare per chi ha dedicato alla polita estera buona parte del suo mandato.