INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio gas, Italia cala a 56,61% e media Ue scende a 60,59%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 10 marzo), l’Italia diminuisce la propria quota fino a 56,61%, mentre la media Ue cala a 60,59%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni, mentre in testa c’è sempre il Portogallo, in crescita a 100,24%.

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Case green, Santomauro (Cnpr): Costi potrebbero arrivare a 50mila euro a famiglia

L’Ue riaccende i riflettori sulla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) che ha l’obiettivo di riqualificare milioni di edifici residenziali europei migliorandone l’efficienza energetica attraverso due step: portarli entro il 2030 in classe E ed entro il 2033 in classe D. “L’Italia, secondo l’art.9 della direttiva – spiega Fedele Santomauro, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – ha come obiettivo ridurre del 16% il consumo medio di energia entro il 2030, del 20,22% entro il 2035, per arrivare nel 2050 alle zero emissioni previste per l’intero stock abitativo”. Per raggiungere l’obiettivo sarà necessario intervenire su circa 1,8 milioni di edifici, la maggior parte dei quali, costruiti prima del 1945, concentrate soprattutto nelle classi energetiche F e G. “Anche se è impossibile calcolare precisamente l’importo di ogni singola riqualificazione – conclude Santomauro – secondo i calcoli stimati da Scenari Immobiliari per Il Sole 24Ore, la spesa potrebbe oscillare tra 20 e 55mila euro a famiglia”.

Clima, l’Europa deve fare di più per evitare conseguenze catastrofiche

L’Europa deve fare di più per il clima per evitare conseguenze catastrofiche. E’ l’avvertimento lanciato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea), secondo la quale l’Europa potrebbe trovarsi di fronte a situazioni “catastrofiche” se non prenderà le misure dei rischi climatici che deve affrontare, molti dei quali hanno già raggiunto un livello critico. “Il caldo estremo, la siccità, gli incendi boschivi e le inondazioni che abbiamo sperimentato negli ultimi anni in Europa peggioreranno, anche in scenari ottimistici di riscaldamento globale, e influenzeranno le condizioni di vita in tutto il continente“, ha scritto l’agenzia in un comunicato di presentazione del suo primo rapporto sulla valutazione dei rischi climatici in Europa. “Questi eventi rappresentano la nuova normalità“, ha insistito il direttore dell’Aea Leena Ylä-Mononen durante un incontro con la stampa. “Dovrebbero anche essere un campanello d’allarme“.

Lo studio elenca 36 grandi rischi climatici per l’Europa. Di questi, 21 richiedono un’azione più immediata e otto una risposta di emergenza. Tra questi, i principali sono i rischi per gli ecosistemi, soprattutto marini e costieri. Ad esempio, gli effetti combinati delle ondate di calore marine, dell’acidificazione e dell’esaurimento dell’ossigeno nei mari e di altri fattori antropici (inquinamento, pesca, ecc.) stanno minacciando il funzionamento degli ecosistemi marini, si legge nel rapporto. “Il risultato può essere una perdita sostanziale di biodiversità, compresi eventi di mortalità di massa“, aggiunge il rapporto.

Per l’Aea, la priorità è che i governi e le popolazioni europee riconoscano unanimemente i rischi e decidano di fare di più e più rapidamente. “Dobbiamo fare di più e avere politiche più forti“, ha insistito Ylä-Mononen. Tuttavia, l’agenzia ha riconosciuto i “notevoli progressi” compiuti “nella comprensione dei rischi climatici (…) e nella preparazione ad essi“. Per l’Aea, le aree più a rischio sono l’Europa meridionale (incendi, scarsità d’acqua e relativi effetti sulla produzione agricola, impatto del caldo sul lavoro all’aperto e sulla salute) e le regioni costiere a bassa quota (inondazioni, erosione, intrusione di acqua salata). L’Europa settentrionale non è comunque risparmiata, come dimostrano le recenti inondazioni in Germania e gli incendi boschivi in Svezia.

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INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio gas, Italia cala a 56,8% e media Ue scende a 61,3%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 6 marzo), l’Italia diminuisce la propria quota fino a 56,8%, mentre la media Ue cala a 61,3%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni, mentre in testa c’è sempre il Portogallo, stabile a 99,91%.

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Von der Leyen candidata Ppe alle elezioni europee: “Noi per un Green Deal pragmatico”

La strada verso la rielezione ora è ufficiale. Ursula von der Leyen, l’attuale presidente della Commissione Europea, è in corsa per succedere a se stessa per altri 5 anni anni alla guida dell’esecutivo dell’Unione, dopo la nomina arrivata al Congresso di Bucarest della sua famiglia politica europea – il Partito Popolare Europeo (Ppe) – come candidata comune alle elezioni di giugno. E la partita si gioca non solo sul piano delle alleanze post-elettorali a Bruxelles, ma anche sulla nuova visione di uno dei pilastri fondanti della Commissione da lei stessa guidata dal 2019 a oggi: il Green Deal europeo.

A differenza di altri, noi siamo per soluzioni pragmatiche e non ideologiche sul Green Deal“, ha rivendicato la ‘Spitzenkadidatin’ (candidata comune) del Ppe nel suo intervento di investitura. Nessuna sorpresa sulla nomina con 400 voti a favore e 89 contrari – considerato il fatto che von der Leyen era l’unica candidata in lizza e supportata dalla pressoché totalità dei leader dei partiti nazionali – ma ciò che ha più colpito a Bucarest è stata la veemenza e il vigore con cui la politica tedesca ha elencato le priorità della campagna elettorale del Ppe verso l’appuntamento alle urne di giugno.

Se da una parte von der Leyen si è implicitamente rifatta a una retorica ormai rodata dalla destra europea contro il suo stesso ex-braccio destro responsabile per l’Azione per il clima – il vicepresidente socialista della Commissione Ue fino ad agosto 2023, Frans Timmermans – dall’altra ha voluto rilanciare l’obiettivo dei popolari europei per la prossima legislatura: “Noi del Ppe sappiamo che non c’è economia competitiva senza protezione del clima e non c’è protezione del clima senza economia competitiva“, e allo stesso tempo “siamo stati i primi a progettare il Green Deal in modo sociale, industriale ed economico“.

Ad appoggiarla anche il vicepresidente del Ppe e vicepremier italiano, Antonio Tajani: “Dobbiamo proteggere le industrie e l’agricoltura, perché senza non abbiamo lavori per le giovani generazioni. Questo è il nostro impegno contro il cambiamento climatico“. Tajani si è definito “pragmatico” e “non un seguace della religione di Greta Thunberg e del commissario Timmermans“, calcando la mano sul fatto che “è possibile tracciare la strada per un futuro migliore e supportare allo stesso tempo industrie e agricoltura“. Parole simili a quelle scelte dal presidente dei popolari europei, Manfred Weber: “Come Ppe mostreremo che potremo portare insieme successo economico e responsabilità ambientale, siamo il partito dei protettori del clima“.

A proposito di economia e ambiente, inevitabile dopo l’ondata di proteste degli agricoltori che ha travolto i Paesi membri e l’Unione nel suo insieme il forte focus di von der Leyen sull’agricoltura europea: “Voglio essere molto chiara, il Ppe sarà sempre dalla parte dei nostri agricoltori“. Proprio i rappresentanti della categoria produttiva nel corso dell’ultimo mese “mi stanno spiegando le enormi sfide che stanno affrontando“, ha continuato la candidata dei popolari europei: “Si svegliano presto la mattina, lavorano duro per il cibo di qualità che noi mangiamo“, ma “i costi si alzano, i prezzi che ottengono per latte, carne e grano sono volatili e spesso imposti da altri nella catena alimentare” e “a volte sono costretti a venderli sotto i costi di produzione“. Tutto questo “è totalmente inaccettabile“, ha messo in chiaro con forza la presidente della Commissione Ue: “La nostra sicurezza alimentare dipende dalla sicurezza delle condizioni di vita dei nostri agricoltori, per questo dobbiamo riportare sostenibilità” al sistema alimentare. Da qui parte una campagna elettorale lunga 90 giorni, in vista delle europee del 6-9 giugno.

Ue, Del Rio (Cese): “Sbloccare due diligence, rischiano morte Pmi delle filiere”

Qualcuno la chiama “bolla europea”. È quella in cui si prendono le decisioni che contano, in cui si può avere sguardo ampio e grandi obiettivi. Questa bolla, però, spesso si scontra con la realtà. Così succede che il green deal venga visto come un ostacolo allo sviluppo e in alcuni casi anche solo al lavoro. La sfida è trovare un compromesso.

L’addio al carbone nella Polonia di Tusk, ad esempio, è stato visto a Varsavia come una scure su migliaia di operai. “Anche i nostri sindacalisti polacchi ci chiedono come fare con tutti i lavoratori”, racconta Cinzia Del Rio, presidente della sezione Occupazione, affari sociali e cittadinanza del Cese e responsabile delle politiche europee della Uil, intervistata a margine della Civil Social Week in corso a Bruxelles.

Come sostenere i lavoratori senza indietreggiare sul Green Deal?

“La questione non è rivedere gli obiettivi ambientali, perché gli obiettivi l’Europa li ha già discussi e condivisi. Il problema è come noi accompagniamo questo processo di transizione. Si tratta di fare scelte politiche e di risorse. Per la riconversione, accompagnare le persone con salari, con supporto al reddito, ma anche con l’aggiornamento delle professioni”.

Per le imprese, l’accordo sulla Due Diligence sembrava chiuso, poi è saltato, ma si discute ancora. Cosa è successo?

“Si comincia a percepire che troppa regolamentazione sociale porti a un danno per le imprese. Vale anche per il platform, per il diritto alla disconnessione, ci sono una serie di provvedimenti che dovevano essere adottati nel precedente mandato rimasti fermi per una serie di veti incrociati. I governi francese e tedesco hanno spinto molto sulla due diligence, perché hanno legislazioni nazionali con standard e criteri stringenti, vorrebbero che gli altri si adeguassero. L’Italia era d’accordo, ma quest’anno si è astenuta e ha fatto mancare la maggioranza. C’è ancora speranza”.

Qual è il rischio per le imprese?

“La morte delle Pmi delle filiere. Perché le grandi imprese vanno dove le norme non sono stringenti, non si pagano i contributi, ci sono meno tutele. È una questione su cui avevamo lavorato molto e c’era consenso, ricordo che parliamo di diritti minimi. Non di salario, non di salute e sicurezza, ma di diritti minimi a cui attenersi quando le imprese vanno nei paesi terzi. Quando ci diamo obiettivi ambiziosi in Europa, non si capisce perché poi possiamo andare in un paese terzo e sfruttare il territorio, non tenendo conto di standard ambientali minimi”.

Gli agricoltori scendono in piazza, parlano di scelte ambientali ideologiche e chiedono ascolto sulla nuova Pac.

“Sull’agricoltura, non possiamo rimettere in discussione il green deal. Quello che dobbiamo rivedere sono le politiche di accompagnamento. Non possiamo pensare che l’80% dei sussidi della Pac vada a finire al 20% delle imprese. Questo non è accettabile, deve essere ripartito in modo equo a tutta la filiera. Tutti siamo rimasti colpiti dai trattori nelle strade, la questione è: è necessario rallentare sulla transizione? Non si tratta di rallentare, ma di accompagnare il processo”.

Le presidenze del Consiglio dell’Ue spagnola e belga sono state pro-social. Le prossime, soprattutto quella ungherese, potrebbero non avere agende sociali ambiziose. È preoccupata?

“Noi siamo molto preoccupati dal punto di vista sindacale. E torno sulla due diligence: sotto il profilo de lavoro, non è solo una questione etica, ma di sopravvivenza stessa delle imprese. Pensiamo che col nuovo Parlamento si blocchi tutto? È un rischio”.

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agricoltura

A Bruxelles l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’

Si tiene oggi a Bruxelles, presso la Sala Félicien Cattier, Fondazione Universitaria, l’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’, organizzato da Withub con la direzione editoriale di GEA, Eunews e Fondazione art. 49. L’incontro si concentrerà sulla nuova Politica Agricola Comune e sugli investimenti del prossimo Mff sull’agricoltura e la sua sostenibilità; sulla prospettiva dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue; sul ruolo dell’industria agroalimentare nella tutela della salute e sulla promozione di stili di vita sani. Sarà possibile seguire il convegno in diretta streaming qui.

L’appuntamento è alle 9.30, con l’opening del direttore di Eunews Lorenzo Robustelli. A seguire, il primo panel si occuperà di ‘Pac e nuovo Mff: le risorse per l’agricoltura e la sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica’ e vedrà gli intervento di Paolo De Castro, eurodeputato, Comm. AGRI e INTA; Leonardo Pofferi, vice presidente Cogeca; Ettore Prandini, presidente di Coldiretti; Cristiano Fini, presidente di Cia; Cristina Tinelli, direttrice Relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura e Presidente del gruppo Sviluppo rurale di Copa-Cogeca; Carmen Naranjo Sanchez, Commissione Ue, Direttrice Risorse DG AGRI. Modererà il direttore di GEA, Vittorio Oreggia.

Il secondo panel, dal titolo ‘Il contributo della filiera agroalimentare a un sano stile di vita europeo’, vedrà gli interventi di Peter Schmidt, Cese, presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente; Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia e Presidente di Eat Europe; Franco Ferroni, coordinatore della Coalizione #CambiamoAgricoltura. Modererà il direttore di Eunews, Lorenzo Robustelli.

Le conclusioni saranno affidate, intorno alle 12.15, al commissario europeo per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski

INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio gas, Italia cala a 56,84% e media Ue a quota 62,12%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA viene mostrato l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 2 marzo), l’Italia cala al 56,84% e la media Ue scende a quota 62,12%. Francia e Croazia restano nelle ultime posizioni mentre in testa c’è sempre il Portogallo, in aumento a 98,29%.

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Clima, emissioni e sostenibilità: la Commissione europea rivendica i 10 “risultati chiave”

La prima legge europea sul clima, il fondo europeo per una transizione giusta, il dispiegamento di colonnine elettriche su strade e autostrade d’Europa. E, ancora, la revisione dell’Ets, il sistema di certificati di emissioni, affiancato dal nuovo sistema di carbon tax transfrontaliero. Con la legislatura europea agli sgoccioli la Commissione prova a fare un bilancio dell’attività svolta e i successi ottenuti nel corso del mandato. Per quanto riguarda la parte ‘green’ dell’azione dell’esecutivo comunitario, il rapporto stilato a Bruxelles, si concentra su 10 risultati considerati chiave.

Al primo posto viene menzionata la prima legge europea sul clima, approvata nel 2021, che fissa obiettivi chiari per fare dell’Ue una regione climaticamente neutrale entro il 2050, oltre a fissare l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, rispetto al 1990. Obiettivi rivisti a febbraio 2024, con la raccomandazione della Commissione per un ulteriore obiettivo intermedio di ridurre del 90% le emissioni entro il 2040.

Secondo obiettivo chiave raggiunto: il Just Transition Fund. “Con il sostegno di 19,7 miliardi di euro di finanziamenti – rivendica la Commissione – l’Ue ha aiutato le regioni vulnerabili a diversificare le attività economiche e ad affrontare l’impatto socioeconomico della transizione pulita”.

Terzo risultato della lista: sostegno a gli agricoltori di 22 Stati membri con 330 milioni di euro per far fronte agli impatti degli eventi climatici e ai maggiori costi dei fattori di produzione. A questo si aggiunge la concessione di flessibilità ai governi nazionali per integrare il sostegno dell’U e fino al 200% con fondi nazionali e di fornire anticipi più elevati sui fondi della politica agricola comune per migliorare il flusso di cassa degli agricoltori.

Risultato numero quattro: “Dal 2019 abbiamo approvato sette importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI) che coinvolgono 22 Stati membri”. Questi progetti ambiziosi riguardano, ad esempio, le batterie, la microelettronica, l’idrogeno e il cloud computing. Con aiuti di Stato pari a 32,9 miliardi di euro, si sbloccheranno almeno 50,3 miliardi di euro di investimenti privati aggiuntivi.

Il punto numero 5 della lista dei principali obiettivi ‘green’ raggiunti nella legislatura riguarda lazione per utilizzare meglio le risorse scarse e ridurre i rifiuti. Qui, sottolinea la Commissione, “abbiamo adottato misure per rendere i prodotti più sostenibili, riducendo i 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti che l’Ue produce ogni anno”.

In termini di efficienza e sostenibilità, il grande successo numero sei per la Commissione è “la nostra forte attenzione all’uso più intelligente dei materiali” dimostrata con il Nuovo Bauhaus europeo. “Con oltre 600 organizzazioni partner ufficiali che vanno dalle reti a livello europeo alle iniziative locali, il Bauhaus raggiunge ora milioni di cittadini”.

Ancora, durante questo mandato la Commissione ha aggiornato il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue (ETS) per coprire più attività, motivando più settori economici ad attuare riforme verso la transizione pulita. Ciò genera maggiori entrate che verranno reinvestite in innovazione, azione per il clima e sostegno sociale, ad esempio attraverso il Fondo per l’innovazione, il Fondo per la modernizzazione e il Fondo sociale per il clima.

Risultato ‘green’ numero otto: la trasformazione sostenibile del settore trasporti. “Abbiamo sostenuto la produzione di batterie nell’Ue e lo sviluppo dell’idrogeno pulito”, sottolinea la Commissione. “Abbiamo inoltre stabilito requisiti per garantire che le stazioni di ricarica per veicoli elettrici siano disponibili ogni 60 km nella rete transeuropea dei trasporti”.

Nove: il meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio (Cbam). Con questo meccanismo “abbiamo affrontato la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, assicurandoci che le emissioni siano ridotte ovunque vengano prodotte, e non semplicemente all’estero”.

Infine, il Piano d’azione ‘Inquinamento zero’ (Zero Pollution) della Commissione, che ha portato a proposte per standard modernizzati sulla qualità dell’acqua, della qualità dell’aria, delle emissioni industriali e delle sostanze chimiche.

INFOGRAFICA INTERATTIVA Stoccaggio del gas, Italia cala a 58,36% e media Ue a 63,86%

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 25 febbraio), l’Italia scende di poco a 58,36%, mentre la media Ue cala a 63,86%. Nelle ultime due posizioni Ue, Francia (46,52%) e Croazia (43,70%), mentre il Portogallo rimane in cima alla classifica, stabile a 95,87%.

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