In Usa via libera al pollo in provetta. In Italia no di Coldiretti e governo

Upside Foods, produttore di carne ‘coltivata’ con sede in California, ha ricevuto l’approvazione della Fda (la massima autorità sanitaria americana) per il suo pollo a base di cellule, diventando la prima azienda negli Stati Uniti ad avere i suoi prodotti designati come sicuri da mangiare. L’annuncio storico arriva dopo anni di attesa poiché le aziende di carne coltivata, tra cui appunto Upside, hanno raccolto più di 2 miliardi negli ultimi due anni. “Questo è un momento di svolta nella storia del cibo“, ha commentato Uma Valeti, ceo e fondatrice di Upside Foods, secondo quanto riporta il sito Greequenn.com.

La Fda ha affermato nel suo annuncio che il pollo, composto da cellule di un animale vivo che vengono poi coltivate in bioreattori per produrre carne, ha ottenuto lo stato Gras dell’agenzia (generalmente riconosciuto come sicuro). Il prodotto deve ora soddisfare i requisiti Usda prima di poter essere approvato per la vendita.

Diffusa la notizia, esulta la Peta, People for the Ethical Treatment of Animals. Alzano le barricate invece Coldiretti, Filiera Italia e il governo italiano. Contro un’apertura ai cibi in provetta è così partita la grande mobilitazione, con il via alla raccolta di firme su tutto il territorio nazionaleper fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy”.

Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”, attacca Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Sulla stessa posizione Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in risposta a una interrogazione della Lega: “Il governo è contrario al cibo artificiale“, considerandolo un “pericolo gravissimo“. Garantendo: “Finché saremo al governo, sulle tavole degli italiani non arriveranno cibi creati in laboratorio“.

Cop27/Imago

Le tensioni tra Usa-Cina mettono a repentaglio l’esito di Cop27

Le tese relazioni tra Pechino-Washington potrebbero indurre la Cina a trattenersi dal prendere nuovi impegni sul clima, nonostante la crescente pressione internazionale sul più grande emettitore mondiale di gas serra. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è atteso al vertice della COP27 in corso a Sharm el-Sheikh, mentre è certa l’assenza del suo omologo cinese Xi Jinping. La cooperazione tra i due Paesi più inquinanti è stata fondamentale per realizzare progressi in quasi 30 anni di negoziati sul clima sotto l’egida delle Nazioni Unite, in particolare per portare allo storico accordo di Parigi del 2015. Ma a oggi le relazioni si sono inasprite sulle spinta delle crescenti tensioni legate a Taiwan. L’esito della COP27 è quindi incerto, visto che la Cina è stata uno dei principali attori nel successo dell’accordo di Parigi. Si susseguono dunque, da parte della comunità internazionale, gli appelli affinché Pechino e Washington si assumano la propria responsabilità sui cambiamenti climatici: dall’Egitto, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto loro in particolare di essere “davvero presenti”. Xi Jinping ha già preso due grossi impegni negli ultimi anni: la Cina raggiungerà il picco delle emissioni di carbonio entro il 2030 e sarà carbon neutral entro il 2060. Queste misure si stanno rivelando cruciali per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C (l’aspirazione è 1,5°C) rispetto ai livelli preindustriali. Visti gli impegni attuali, è aumentata dunque la pressione sui principali inquinatori per andare oltre le loro promesse.

Taiwan

I-Phone, Playstation, Htc: se si spegne Taiwan, va in tilt il mondo

Sui siti si legge “Taiwan, Cina supera linea che divide lo stretto con 68 caccia e 13 navi. Usa convocano ambasciatore cinese”. Tutto deriva dal viaggio di Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera a Washington, nell’isola che una volta era chiamata Cina nazionalista, poi Formosa, ora Taiwan. Un Paese grande come la Lombardia, riconosciuto da una decina di Stati (fra cui il Vaticano) ma non dai grandi della Terra, in primis gli stessi Stati Uniti. Tuttavia Pechino vuole replicare alla visita “non gradita” della paladina Dem, così interromperà la cooperazione con Washington in aree quali le relazioni militari e il cambiamento climatico, imponendo sanzioni contro la stessa presidente della Camera statunitense.

Ma di chi è Taiwan? Nessuno lo sa. Quello che invece sappiamo è che è importante conoscere cosa succede nell’isola. Anche perché l’ex Formosa vale due terzi del mercato dei chip, cioè la base ormai della nostra vita iper-digitalizzata, senza scordare la sua posizione geopoliticamente determinante, a sud est della Cina Popolare. Controlla il 10% dei traffici commerciali mondiali attraverso i porti di Kao-hsiung e della capitale Taipei.

Se diciamo chip parliamo di Tsmc, Taiwan Semiconductor Manufactoring Company, il gigante che ha in mano l’84% dei micro-processori. Se si ferma Tsmc, si blocca il mondo. Taiwan però non è solo semiconduttori. Basta citare alcuni marchi famosi per rimanere a bocca aperta: Acer (notebook), Asus (notebook), Htc (cellulari), Giant (biciclette), Garmin (navigatori).

E poi c’è Foxconn che ha stabilimenti in tutto il mondo ma il suo quartier generale è a Taipei. L’azienda produce gli iPad, gli iPhone, i Kindle, le Playstation e qualsiasi altro prodotto elettronico di successo. Stiamo parlando del più grande ‘assemblatore/produttore’ del mondo con un fatturato di 5.990 miliardi di dollari taiwanesi (circa 200 miliardi di dollari Usa).

La qualità del prodotto made in Taiwan è unica grazie al fatto che il Paese investe il 3,5% del proprio Pil in ricerca e sviluppo ogni anno, ma anche grazie alla capacità lavorativa impressionante dei taiwanesi: la produttività è a livelli top, duemile ore lavorate nel solo 2020. Qualità che incidono sulla bilancia commerciale: importazioni per 287 miliardi di dollari, esportazioni per 347 miliardi.

(Photo credits: Hector RETAMAL / AFP)

squalo bianco

Sempre più squali a largo degli Usa: colpa del surriscaldamento

Una storia di successo per la protezione degli animali, con però alcune ripercussioni negative: negli ultimi anni gli squali bianchi sono aumentati di numero al largo della costa orientale degli Stati Uniti, aumentando però anche la probabilità di sfortunati incontri con i nuotatori. Ogni anno, durante i mesi estivi, questi predatori risalgono la costa atlantica degli Stati Uniti verso il New England. Il picco della stagione si verifica tra agosto e ottobre. A Cape Cod, nel Massachusetts, il personaggio principale del film ‘Lo squalo’ è diventato un’attrazione turistica, adornando cappellini e magliette. Ma quest’anno le spiagge sono già state temporaneamente chiuse a causa della presenza dell’animale.

Quasi 300 squali bianchi sono stati marcati nel corso degli anni e una dozzina si trovano già nella zona, secondo il biologo degli squali del Massachusetts Gregory Skomal. Secondo le sue stime, ogni anno più di 100 squali bianchi passano per queste acque. Dagli anni Novanta, nell’Atlantico sono in vigore norme per proteggere queste specie dalla pesca. “C’è un aumento generale della popolazione, che pensiamo sia una ripresa da livelli molto elevati di sovrasfruttamento“, ha dichiarato all’AFP, anche se è difficile fornire una stima precisa del loro numero.

Inoltre, gli squali bianchi tendono a nuotare sempre più vicino alla costa per cacciare una delle loro specie preferite: le foche. Anche loro sono state protette e il loro numero sta crescendo. Il risultato è un maggior numero di squali che si avvicinano alle zone di balneazione. “Gli attacchi di squali sono molto rari, ma negli ultimi dieci anni sono aumentati“, afferma Gregory Skomal.

ATTACCHI

Nello Stato di New York, il governatore ha appena annunciato ulteriori pattuglie di sorveglianza, anche con droni o elicotteri. Sulle spiagge turistiche di Long Island sono già stati segnalati dalla stampa diversi morsi di squalo. Gli squali bianchi non sono necessariamente responsabili, in quanto nella zona sono presenti diverse altre specie, tra cui squali toro e tigre. Si tratta di un numero insolito di attacchi dopo tre anni di assenza. Secondo Gavin Naylor, direttore di un programma di ricerca sugli squali presso l’Università della Florida, ciò è legato alla maggiore presenza quest’anno di alcuni pesci che attirano i predatori, forse a causa delle correnti calde. Ma mentre i numeri locali possono variare notevolmente da un anno all’altro, a livello globale si registrano ancora circa 75 attacchi di squali all’anno, dopo essere scesi a circa 60 durante i due anni di pandemia. Il numero di morti è di circa cinque. Negli ultimi 20 anni, negli Stati Uniti ci sono stati solo due decessi a nord del Delaware, a Cape Cod nel 2018 e nel Maine nel 2020. Ma in futuro è ragionevole pensare che il numero di vittime aumenterà. “Ci sono più squali bianchi, quindi la probabilità aumenterà. Ci saranno più morsi“, ha riassunto Gavin Naylor. Per il momento, le variazioni generali osservate non sono statisticamente significative. I surfisti, che si avventurano più al largo, hanno rappresentato la metà delle vittime degli attacchi nel 2021. Più a sud, la Florida, con le sue numerose spiagge turistiche e il clima tropicale, rappresenta ancora il 60% degli attacchi statunitensi e quasi il 40% di quelli globali.

squalo bianco

LIMITARE I RISCHI

Gli squali sono ben lontani dalle bestie assetate di sangue che a volte vengono ritratte nei film. Gli studi hanno dimostrato che possono scambiare i surfisti e i nuotatori per le loro prede abituali, in particolare gli squali bianchi, che hanno una vista scarsa. “Con così tante persone in acqua in tutto il mondo, se gli squali preferissero nutrirsi di prede umane, avremmo decine di migliaia di attacchi ogni anno“, afferma Gregory Skomal. Con il cambiamento climatico, l’esperto prevede che l’aumento delle temperature oceaniche allungherà gradualmente la stagione in cui gli squali sono presenti negli Stati Uniti settentrionali. Cosa si può fare per limitare i rischi? Esiste un’app che consente a chiunque di segnalare l’avvistamento di uno squalo. In acqua, “guardatevi intorno“, consiglia Nick Whitney, scienziato del New England Aquarium. Se un gran numero di uccelli insegue i pesci, “probabilmente significa che anche gli squali se ne nutrono. Se si viene morsi, il pericolo reale è quello di morire dissanguati, quindi è importante raggiungere la riva e controllare l’emorragia fino all’arrivo dei soccorsi.