

Villette, condomini, alberghi, edifici pubblici. La sfida del futuro è l’efficientamento energetico. La direttiva Ue sulle case green detta obiettivi e tempistiche, i bonus statali intervengono ad alleviare l’investimento, il mondo finanziario offre liquidità. Però esistono la burocrazia, i permessi, le offerte energetiche di generazione rinnovabile. Negli ultimi anni sono sorte varie società che offrono soluzioni chiavi in mano al cliente, coniugando progetti e risparmi. Una di questa, la leader del nuovo mercato è Kerr, che tiene in caldo il dossier per quotarsi a Piazza Affari, presieduta da Fabrizio Proietti.
Presidente, siete nati sull’onda del Superbonus?
“Kerr nasce nel periodo pre Covid, occupandoci esclusivamente di tutto quello che riguarda l’efficientamento energetico. Durante la pandemia abbiamo approfondito la conoscenza delle tecnologie, poi certo ci sono stati i bonus che ci hanno permesso di crescere… hanno aperto un mercato, che è cresciuto dopo l’emergenza energetica post invasione dell’Ucraina”.
I bonus però sono dimagriti nell’ultimo anno. La crescita del mercato continua?
“Grazie ai bonus abbiamo potuto misurare partner, fornitori e ingegneri… Ebbene ora lavoriamo con 45 partner, dopo un lavoro di selezione e formazione, ma prima erano un centinaio”.
Cos’è successo?
“Non tutti avevano conoscenze pratiche. Un conto è la teoria che si studia all’università, ad esempio, un conto è creare un progetto su misura. Il tema chiave nostro è quello della costruzione-progettazione. Non puntiamo solo sulla produzione di energie alternative, interveniamo a 360 gradi sulla struttura di case, condomini, impianti agrivoltaici, tetti dei supermercati. Mettiamo insieme efficientamento energetico e produzione di energia alternativa”.
Siete di fatto un grande studio di ingegneria…
“Abbiamo però in più il know how tecnologico… e poi c’è l’aspetto finanziario, per accompagnare il processo di redditività”.
Com’è lo stato di salute del mercato dell’efficientamento energetico degli edifici?
“Esiste un rallentamento burocratico, notiamo però un dinamismo. Servono comunque ancora tanta formazione e tante informazioni per progettare un intervento occorre la capacità, anche da parte degli utenti finali, di avere una visione globale orientata ad un progetto che sia sostenibile nel suo complesso. Mi spiego, il produttore del terreno che immagina di fare milioni di euro con un impianto fotovoltaico ad esempio, deve capire che se l’area dista 10 km dalla centrale elettrica, dovrà considerare anche il costo del trasporto che incide sulla redditività. Su 10 progetti vanno in cantiere solo 6 per complicazioni…”
A parte le rinnovabili, in cosa consiste l’azione di efficientamento energetico sull’edificio? Quanto aiuta per raggiungere i target della direttiva Case green?
“Vado sul pratico… L’efficientamento energetico deve essere considerato un processo complesso che coinvolge diversi aspetti: quando avviamo un intervento su un condominio che riguarda ad esempio il cappotto termico o il rifacimento degli infissi vanno considerate le reciproche interazioni per quantificarne i possibili benefici, la corretta manutenzione per evitare gli sprechi, fino alla promozione dell’elettrificazione del sistema termico e delle fonti rinnovabili. In questo contesto abbiamo sviluppato sistemi tecnologici proprietari di building automation all’avanguardia che permettono di ottimizzare i consumi e gestire al meglio ogni componente degli edifici anche in ottica delle Comunità Energetiche Rinnovabili tra soggetti pubblici e privati che possono auto-produrre e condividere l’energia”.
Quanto si risparmia dopo un vostro intervento?
“Stiamo facendo in questo senso uno studio, dipende dalle zone geografiche ma una media sul Centro Italia ci porta a dire che facciamo risparmiare dal 18% al 35% in bolletta”.
Dopo la riduzione della dotazione del 110 che è diventato un 70, come si possono efficientare le case considerando le cifre in ballo?
“Il mercato come prima cosa chiede chiarezza, 14 circolari hanno modificato in poco tempo l’incentivo… Servono invece regole certe che garantiscano un quadro d’intervento”.
Voi siete leader in questo nuovo mercato. Quanto crescerà?
“Difficile fare previsioni, di sicuro il mercato crescerà di molto, è estremamente dinamico anche considerando gli effetti delle comunità energetiche. In questo senso stiamo lanciando un progetto finanziario con alcuni investitori già disposti ad affacciarsi in maniera diretta sull’efficientamento”.
Ecco, le comunità energetiche. C’è il rischio di sprechi com’è successo col Superbonus?
“Le comunità energetiche sono uno strumento estremamente interessante che coinvolge più entità, risolve problematiche di distribuzione dell’energia e quindi porta risparmio. E’ un sistema che coinvolge diversi soggetti su uno stesso progetto di efficientamento energetico. Utenti che, al contrario di quanto avvenuto per il superbonus, diventano parte attiva del processo. C’è ancora però grande disinformazione…”
Voi lavorate anche con le Pa. Anche la politica soffre la burocrazia?
“C’è molta dinamicità, il partnerariato pubblico-privato ha messo in moto diversi progetti, anche il politico è dinamico, tuttavia l’apparato burocratico rimane tale”.
E’ sempre valido il progetto di quotare in Borsa la sua Kerr?
“Resta un progetto in essere. Il fatturato è cresciuto di 6 volte nel 2022 arrivando a 30 milioni, cifra più o meno stabile nel 2023 e che prevediamo si mantenga tale anche per quest’anno. Nel 2024 procederemo comunque a un’ulteriore trasformazione del modello di business. Stiamo lanciando un club deal finanziario… Quando avremo terminato il ‘cantiere’ interno, riapriremo il dossier quotazione”.
Le potenzialità sono enormi. Lo confermano anche i numeri del Global Wind Energy Council, riportate nello studio della Floating Offshore Wind Community, il progetto creato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Secondo le stime il nostro Paese si posiziona “come il terzo mercato mondiale per lo sviluppo di eolico offshore galleggiante“, con margini che indicano “un potenziale di 207,3 GW in Italia per l’eolico offshore galleggiante, rappresentando più del 60% del potenziale di energia rinnovabile complessiva, con Sardegna, Sicilia e Puglia tra le aree di maggiore potenzialità“. Dati elaborati con il Politecnico di Torino.
“Ci troviamo in un momento storico decisivo per la decarbonizzazione del Paese e il raggiungimento dei target di energia pulita al 2030 e al 2050. Per cogliere questa sfida, l’Italia deve fare leva sull’eolico offshore galleggiante“, dice Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House-Ambrosetti. La Community prevede al 2050 che la produzione di energia elettrica in Italia crescerà a oltre il doppio rispetto a quella attuale (600-700 TWh vs. 276 nel 2022), con le rinnovabili che contribuiranno tra il 95% e il 100% alla generazione elettrica totale. In questo quadro, l’eolico sarà fondamentale, con una capacità fino al 23% dell’elettricità totale generata (dal 7% del 2022), di cui fino al 10% proveniente dall’offshore rendendo necessaria l’installazione di almeno 20GW di eolico galleggiante entro il 2050. “E’ un’opportunità senza precedenti per il sistema Italia, con la prospettiva di generare un’occupazione significativa, stimata in fino a 27 mila posti di lavoro entro il 2050“, commenta l’amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, Pierroberto Folgiero.
Prima, però, vanno abbattuti dei tabù. Anzi, vanno cancellate almeno dieci convinzioni errate sul tema, secondo il gruppo. Innanzitutto quella che riguarda “la mancata adattabilità dell’eolico offshore galleggiante al contesto del Mare Mediterraneo“, che “è stata smentita dagli studi della Community, da cui emerge che questa tecnologia è la soluzione più idonea per aumentare la capacità delle energie rinnovabili, garantendo un impatto ambientale medio fino al 67% inferiore rispetto a quello dell’energia elettrica attualmente prelevata dalla rete italiana, per la possibilità di produrre energia in modo meno invasivo per il territorio“. L’analisi ha dato anche una chiave di lettura diversa in rapporto alla critica sull’assenza di potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante in Italia: “Grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazione dei suoi fondali, il nostro Paese ha un enorme potenziale“.
Guardando al futuro, per la Community “la creazione di una filiera nazionale per questa tecnologia (fabbricazione, assemblaggio, varo integrazione, oltre a progettazione e manutenzione) potrebbe generare un valore aggiunto cumulato tra il 2030 e il 2050 pari a 57 miliardi di euro, con l’attivazione di filiere sul territorio nazionale e conseguenti ricadute occupazionali: nell’ipotesi di realizzare 20 GW al 2050, si potrebbero generare circa 27 mila nuovi occupati in Italia al 2050“.
Numeri importanti, ai quali si potrebbe accedere impostando politiche ben precise. La Community Floating Offshore Wind, per garantire investimenti significativi nel settore, ritiene “essenziale definire una chiara visione industriale a lungo termine, con un obiettivo di almeno 20 GW entro il 2050 che funga da stimolo per le aziende nazionali e attragga investimenti esteri“. In questo senso “sarà importante stabilire obiettivi intermedi per il 2035 e il 2040, oltre a una pianificazione trasparente e a lungo termine delle aste per finanziare i progetti“. Poi, è “cruciale accelerare l’attuazione dei piani di gestione dello spazio marittimo (Psm), per il quale l’Italia è in procedura di infrazione Ue“: nel breve termine la proposta è quella di istituire “un meccanismo decentralizzato per identificare rapidamente siti idonei allo sviluppo di progetti eolici offshore, coinvolgendo gli sviluppatori e facilitando la partecipazione di più stakeholder per un rapido sviluppo“.
Tra le priorità individuate c’è anche quella di studiare un “approccio concertativo” per far accettare i parchi eolici offshore galleggianti dalle comunità territoriali, con una “Carta di compensazione” che coinvolga anche le Regioni nel processo autorizzativo. Ancora, è “necessario rafforzare i criteri delle aste per garantire un impegno verso la localizzazione delle catene di approvvigionamento industriali“; così come “la pubblicazione del decreto Fer 2, che sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili innovative, è un elemento chiave“. Infine, la Community definisce “essenziale potenziare il ruolo di Terna nell’implementazione di un piano di sviluppo infrastrutturale di rete“.
Nell’infografica INTERATTIVA di GEA si mostra l’aggiornamento degli stoccaggi di gas nei Paesi dell’Ue. Secondo la piattaforma Gie Agsi-Aggregated Gas Storage Inventory (aggiornata al 29 gennaio), l’Italia cala al 66,3% di riempimento, mentre la media Ue si attesta a 71,13%. Nelle ultime due posizioni Ue, Belgio (60,58%) e Croazia (53,69%) mentre il Portogallo resta in testa, in aumento a 101,79%.
Con il via libera del Senato alla fiducia (97 sì, 74 contrari e 2 astenuti), il decreto Energia varato dal governo lo scorso mese di dicembre diventa legge. La Camera dei deputati, infatti, settimana scorsa aveva concesso il via libera al provvedimento, che spazia dall’approvvigionamento energetico all’eolico offshore, all’alluvione, la fine del mercato tutelato dell’elettricità, il deposito unico nazionale delle scorie radioattive.
Per Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “oggi l’Italia è più forte nelle sfide climatiche”. Perché “il provvedimento accompagna le imprese nel loro percorso di decarbonizzazione, sviluppando tante filiere di energia rinnovabile che possono aiutarci al raggiungimento dei nostri obiettivi delineati dal Pniec”. Soddisfatto anche il responsabile del Mimit, Adolfo Urso: “E’ un significativo, importante passo in avanti verso la transizione verde delle nostre imprese. Un provvedimento che mira al rafforzamento del nostro sistema produttivo nell’affrontare la sfida della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile. Questa è la strada giusta, indicata dal governo e condivisa dal Parlamento“, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Di seguito alcune delle misure principali del testo.
RINNOVABILI – Accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo di energia. E’ questo l’obiettivo della misura, che prevede fino al 31 dicembre 2030, nel caso di più istanze concorrenti per la concessione della stessa superficie pubblica, di attribuire una preferenza ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici che possano soddisfare il fabbisogno energetico dei soggetti iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica (imprese elettrivore), istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali. Per questo, entro il prossimo 8 febbraio, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica dovrà definire un meccanismo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili da parte delle imprese elettrivore, tramite: nuovi impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici di potenza minima pari 200 KW ciascuno; impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici oggetto di potenziamento ovvero di rifacimento che consentano un incremento di potenza pari ad almeno 200 kW. Inoltre, alle imprese elettrivore è concesso di chiedere al Gse un’anticipazione per un periodo limitato di 36 mesi di una quota parte dell’energia rinnovabile e delle relative garanzie di origine, mediante la stipula di contratti per differenza a due vie.
ESENZIONI VIA – Sono previste semplificazioni che esentano dallo svolgimento della Valutazione di impatto ambientale e della verifica di assoggettabilità a Via di alcuni impianti da fonti rinnovabili e di stoccaggio in aeree idonee. Nello specifico: i progetti di impianti fotovoltaici con potenza complessiva sino a 30 MW, i progetti di impianti per lo stoccaggio dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, i progetti di rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti fotovoltaici già esistenti sino a 50 MW, i progetti di repowering di impianti eolici già esistenti sino a 50 MW e i i progetti di impianti di produzione di energia rinnovabile offshore di potenza complessiva non superiore a 50 MW che ricadano nelle aree individuate dal Piano di gestione dello spazio marittimo, già sottoposti positivamente a Via. Nella stessa misura vengono elevate, rispettivamente, da 20 a 25 MW e da 10 a 12 MW le soglie di potenza superate le quali gli impianti fotovoltaici localizzati in aree idonee o altre specifiche zone sono sottoposti a Via o verifica di assoggettabilità a Via; e da 10 a 12 MW la soglia di potenza sotto la quale gli impianti fotovoltaici sono sottoposti a Procedura abilitativa semplificata, anziché ad autorizzazione unica.
ELECRICITY RELEASE – Viene riconosciuta, ai titolari dei contratti stipulati con il Gse in base alla disciplina del ‘Electricity release’, la facoltà di recesso senza penali e senza la regolazione delle differenze tra il prezzo di allocazione ed il prezzo medio di riferimento zonale maturati durante il periodo di vigenza contrattuale.
APPROVVIGIONAMENTI GAS NATURALE – Il Gestore servizi energetici viene confermato come soggetto responsabile ad avviare, su direttiva del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, le procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale a prezzi ragionevoli. Viene anche confermata, seppur con alcune correzioni rispetto alla normativa esistente, l’ammissibilità in deroga al divieto delle attività upstream nell’alto Adriatico e nelle aree marine protette, delle concessioni di coltivazione di idrocarburi esistenti o nuove nel tratto di mare compreso tra il 45esimo parallelo Nord e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud, a una distanza dalle linee di costa di almeno 9 miglia. Le condizioni di ammissibilità in deroga restano, invece, invariate: i giacimenti devono avere un potenziale minerario di gas con riserva certa superiore a 500 milioni di metri cubi; i titolari di concessioni esistenti o i soggetti richiedenti nuove concessioni devono aderire alle procedure per l’approvvigionamento di lungo termine, previa verifica preventiva dell’assenza di effetti di subsidenza, fermi rimanendo gli impegni che devono essere assunti in sede di manifestazione di interesse. Alle stesse condizioni, poi, è confermata anche la possibilità di coltivazione di gas naturale sulla base di nuove concessioni in zone di mare fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette.
EOLICO OFFSHORE – E’ prevista l’individuazione, in almeno due porti del Mezzogiorno, dopo aver acquisito le manifestazioni di interesse presentate dalle Autorità di sistema portuale, delle aree demaniali marittime da destinare alla realizzazione di un Polo strategico nazionale nel settore della progettazione, produzione e assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. Il cosiddetto eolico offshore. Il Mase potrà avvalersi del corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera per la regolamentazione dei movimenti delle unità in mare, il controllo del rispetto delle regole ambientali e la vigilanza ai fini della sicurezza della navigazione nelle aree demaniali marittime in cui sono realizzati parchi eolici galleggianti.
CONCESSIONI GEOTERMICHE – Prorogata al 31 dicembre 2026 il termine di durata delle concessioni geotermoelettriche in essere, con la precisa indicazione che la nuova gara va indetta due anni prima della scadenza, anziché tre. Il concessionario uscente può, entro il 30 giugno 2024, presentare un Piano pluriennale per la promozione degli investimenti. Inoltre, è prorogato al 31 dicembre 2027 il termine per l’entrata in esercizio degli impianti geotermoelettrici ammessi a beneficiare degli incentivi per le fonti rinnovabili elettriche.
MALTEMPO – Sono previsti contributi per la ricostruzione dei territori in Emilia-Romagna, Toscana e Marche interessati dalle alluvioni del maggio scorso. Sia per i danni subiti dai prodotti agricoli alimentari di particolare qualità, sia per la ricostruzione privata del patrimonio edilizio danneggiato. Le imprese agricole della Toscana che hanno subito danni, poi, possono accedere alle misure di indennizzo anche se non hanno sottoscritto polizze assicurative. Sempre per i territori della Toscana, per le aree di crisi industriale vengono stanziati 50 milioni di euro.
MERCATO ELETTRICO – Viene investito 1 milione di euro per svolgere campagne informative sulla fine del servizio di maggior tutela nel settore elettrico e il passaggio al mercato libero.
FONDO DI COMPENSAZIONE A REGIONI – Per incentivare le Regioni ad adottare misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio, l’accelerazione e la digitalizzazione degli iter autorizzativi degli impianti e delle infrastrutture di rete, viene istituito presso il Mase un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, in cui confluisce una quota dei proventi delle aste delle quote di emissione di anidride carbonica: la dotazione è di 200 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032.
FONDO CLIMA – Viene rifinanziamento con 200 milioni di euro per il 2024 il Fondo italiano per il clima.
DEPOSITO RIFIUTI RADIOATTIVI – Viene modificata la disciplina per l’individuazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi da realizzare nell’ambito del Parco Tecnologico. In particolar modo per regolamentare un procedimento alternativo a quello attualmente previsto per l’individuazione del sito, che prevede la presentazione di autocandidature, sulla base delle quali viene predisposta una Carta nazionale delle aree autocandidate (Cnaa).
SEMPLIFICAZIONE VIA – Viene inserita la verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale (il cosiddetto screening di Via) degli interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti di produzione di energia da fonti eoliche o solari. L’obiettivo della misura è accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di conseguire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica.
RAEE FOTOVOLTAICI – Per ottimizzare la gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche fotovoltaici, la norma stabilisce che il Gse svolge un’attività di monitoraggio relativa alle adesioni ai consorzi e ai sistemi collettivi, alle quantità di pannelli gestiti ovvero smaltiti; ai costi medi di adesione ai consorzi; nonché ai costi determinati dai sistemi collettivi di gestione dei RAEE riconosciuti.
EDILIZIA – Viene estesa da due anni a 30 mesi la proroga dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori relativi ai permessi di costruire rilasciati o formatisi fino al 30 giugno 2024 (termine prorogato di sei mesi rispetto alla previsione del 31 dicembre 2023), a patto che i termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato di volersi avvalere della proroga e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione, con nuovi strumenti urbanistici approvati nonché con piani o provvedimenti di tutela dei beni culturali o del paesaggio.
SISMA 2016 – Viene facilitato l’accesso agli incentivi per la realizzazione di interventi sugli immobili danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016. La misura è prevista per interventi di efficientamento energetico e ricostruzione, riparazione e ripristino degli edifici pubblici, gli interventi volti ad assicurare la funzionalità dei servizi pubblici e quelli sui beni del patrimonio artistico e culturale.
PROVENTI ASTE ETS – Viene incremento di 150 milioni annui, a decorrere dal 2025, l’ammontare della parte dei proventi delle aste delle quote di emissione di gas serra destinata al Fondo per la transizione energetica nel settore industriale. Resta, però, invariata la quota di 300 milioni annui fino al 2024.
STOCCAGGIO CO2 – Per colmare alcune lacune della disciplina in materia di cattura e stoccaggio della Co2 (Carbon Capture and Storage-Ccs), e per perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione
al 2030. In particolare vengono definiti i programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e, in mancanza del piano aree idonee allo stoccaggio geologico di Co2 nei giacimenti di idrocarburi esauriti off-shore, il Mase può rilasciare licenze di esplorazione, autorizzazioni a svolgere programmi sperimentali di stoccaggio geologico di Co2 e autorizzazioni allo stoccaggio geologico di Co2.
RETE ELETTRICA – Entro il 7 giugno 2024, Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, dovrà realizzare un Portale digitale che consenta al Mase, al ministero della Cultura, all’Arera, alle Regioni e Provincie autonome e agli operatori interessati l’accesso a dati e informazioni sugli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale e sulle richieste di connessione. Inclusi quelli relativi alla localizzazione, degli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale (Rtn), nonché delle richieste di connessione alla medesima rete degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo di energia e degli impianti di consumo; inoltre, le relazioni di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei procedimenti di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale in prospettiva del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, predisposte da Terna. All’Arera è affidato, invece, il compito, su proposta di Terna, di disciplinare le modalità di funzionamento del Portale e la copertura dei costi.
SMART GRID – In via transitoria, fino al 31 dicembre 2026, viene applicata una semplificazione per la realizzazione delle cabine primarie e degli elettrodotti, senza limiti di estensione e fino a 30 kV, prevista nell’ambito di progetti di rafforzamento delle smart grid finanziati dal Pnrr, nonché per la realizzazione delle opere accessorie indispensabili all’attuazione di questi progetti.
TELERISCALDAMENTO E TELERAFFRESCAMENTO – Per favorire la realizzazione di nuovi sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento efficiente o l’ammodernamento di quelli esistenti, sono destinate risorse pari a 96.718.200 euro per il 2023.
L’Europa unita è nata dopo la seconda guerra mondiale attorno al carbone e all’acciaio. A 73 anni dalla costituzione della Ceca, come sta l’acciaio? “L’aumento dei costi delle materie prime è sensibile e il mercato dell’acciaio ne soffre. L’acciaio però è fondamentale non solo per l’industria ma anche per la transizione: serve per gli impianti eolici ma anche per realizzare i telai dei pannelli solari e la geotermia si basa su tubature in acciaio… Se i costi lievitano, gli investimenti e gli ammortamenti di ritorno sono più cari”. A dirlo è Andrea Ferrara, responsabile rapporti industriali di Fri-El Green Power e responsabile sviluppo di Fri-El Geo.
Quanto influiscono le regole ambientali sulla transizione?
“Mah… La transizione non aumenta i prezzi, è la situazione geopolitica a scatenare i rincari, senza dimenticare che in Italia l’ex Ilva è in difficoltà con ricadute su tutto il tessuto economico-industriale. Dico che la transizione non aumenta i prezzi perché è iniziata da tempo, solo qualche mese fa c’è stata l’inaugurazione del nuovo impianto Duferco per l’acciaio green a Brescia, la via è quella”.
I prezzi però sono saliti, come diceva prima…
“Sì, adesso la transizione costa di più, ma se ci fossero incentivi a tendere costerà di meno. E poi, tornando all’esempio di Duferco, i costi scenderanno una volta che i forni saranno elettrici saranno alimentati con le rinnovabili, una su tutte la geotermia”
Se ne parla tanto, ma non si vede una grande crescita della geotermia…
“La geotermia, nonostante sia fonte matura nel mondo, è ancora considerata non matura anche in Europa. L’Italia è ferma da 25 anni a Larderello in Toscana. Siamo all’anno zero come 30 anni fa per idroelettrico, fotovoltaico, eolico e noi stiamo investendo molto in questo settore, anche il governo sta ascoltando e si sta procedendo verso una incentivazione”.
Quanto vale in termini di energia un impianto medio geotermico?
“Gli impianti costano molto, ma dico che uno da 250 milioni riscalda120mila abitazioni”
Costi industriali alti e poi ci sono i tassi ai massimi da un ventennio…
“Già… 15 anni fa partirono i primi incentivi per le biomasse, cioè il Governo ha dato una spinta iniziale per lanciare la tecnologia, poi il settore va avanti da solo. Immagino una cosa simile per la geotermia, che comunque non può essere realizzata ovunque. Si scava fino a 5-6000 metri in profondità, gli impianti di perforazione sono simili a quelli del gas e/o del petrolio ma non ci sono tante aziende o strutture meccaniche che lavorano in tutto il mondo, bisogna anche accaparrarsele… Possiamo però arrivare a quello. La geotermia può decarbonizzare abitazioni e industrie oltre che abbattere importanti emissioni di Co2.
La geotermia ha anche una produzione prevedibile e costante rispetto ad altri rinnovabili?
“Un impianto fotovoltaico produce per 1700 ore, uno geotermico per 8600 ore notte e giorno”
Come mai, viste tutti questi benefici, la geotermia va avanti piano?
“La geotermia è bloccata per la stessa paura del nucleare, ma non c’entra nulla… Nessuna emissione, nessun problema sismico”.
Quanto investirete in geotermia?
“In 15 anni abbiamo previsto 5 miliardi investimenti per fare 25 impianti futuri in Italia, maggiormente al Nord, soprattutto Lombardia. Se penso alle emissioni degli edifici, è l’area che ne ha di più. Se abbattiamo lì abbiamo fatto un grande passo”.
Con la direttiva green sulle case, quanti gradi può abbattere la geotermia?
“Solo con la geotermia, senza toccare infissi e cappotti termici, aumentano di 2 gradi le classi energetiche degli edifici”.
A livello locale ci sono ostacoli?
“Dove siamo andati c’è sempre stata apertura. Noi facciamo un lavoro su tutte le fonti, andiamo a parlare con le comunità, andiamo dove veniamo accettati o dove non c’è sindrome Nimby. Tutti hanno il problema bollette e avere un prezzo flat sul consumo è importante per cittadini e la politica… C’è un problema sulla normativa, su tanti aspetti ci sono blocchi derivanti da Regi Decreti. La concessione mineraria normata dal Regio Decreto non dovrebbe essere la norma che consente la coltivazione della risorsa geotermica, siamo nel 2024 e ci dovrebbe essere una norma ad hoc”.
In Europa com’è la situazione?
“La Germania di Scholz, subito dopo l’estate, ha dichiarato prioritario l’investimento sulla geotermia. Monaco è alimentata completamente a geotermico. L’Olanda è pronta ad aprire 20 impianti geotermici, mentre la Francia ha una normativa – il cosiddetto fondo mitigazione rischio del pozzo esplorativo – che garantisce un ritorno di un 80% all’operatore se non trova risorsa o del 50% se la risorsa è scarsa”.
A voi piacerebbe quest’ultimo schema in Italia?
“Direi proprio di sì. Aggiungo che è ovviamente importante il piano Mattei, ma puntando sull’Africa continueremmo ad appoggiarci a Paesi esteri per l’approvvigionamento energetico mentre la geotermia fatta bene sarebbe un importante apporto alla diminuzione della dipendenza straniera”.
Una curiosità: il vostro gruppo investe su geotermico, eolico, solare, agrivoltaico… perché non sull’idrogeno green?
“Non ci crediamo molto per ora ma siamo pronti sempre a ricrederci. Osserviamo, guardiamo, cerchiamo di capire. Siamo stati visionari 30 anni fa con l’eolico, ora siamo visionari nella geotermia, mentre sull’idrogeno attendiamo, così come sull’eolico offshore: pensiamo che più di 15-20 progetti non si possano fare, senza dimenticare i costi esorbitante per realizzare gli impianti. Ecco, il rapporto costi-benefici per ora non ci convince”.
Riportare in vita l’Agenzia per il nucleare, trasformando l’Istituto per la sicurezza in Autorità. E’ la proposta di Forza Italia che con Luca Squeri presenta un emendamento al Dl Energia per, spiega il primo firmatario, “rilanciare” la fonte nucleare nel Paese.
Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, l’ha già inserita nel Pniec e prevista nel mix dei prossimi anni. L’obiettivo è puntare sulla nuova generazione dei piccoli reattori modulari, che non arriveranno in Italia prima di 10-15 anni e intanto il Mase raccoglie le autocandidature per ospitare il deposito unico dei rifiuti. Nel progetto del ministro, la proprietà degli Smr sarebbe dei privati, lo Stato manterrebbe un ruolo di regolatore, ma non investirebbe risorse economiche.
“Senza l’apporto dell’energia nucleare non riusciremo mai a centrare l’obiettivo europeo della decarbonizzazione al 2050”, osserva Squeri.
L’Agenzia era stata istituita dal governo Berlusconi IV nel 2009, ma mai diventata operativa fu abolita dal governo Monti nel 2011. Il nuovo istituto, nel piano di Forza Italia, avrebbe il compito di occuparsi delle autorizzazioni. “Abbiamo bisogno di un’Autorità che certifichi tutto il processo. Siamo convinti che l’Italia sia pronta per questo passaggio, l’opinione pubblica sul nucleare è cambiata”, è sicuro.
I due referendum con cui gli italiani hanno detto ‘No’ all’energia nucleare sono infatti arrivati dopo due incidenti storici. Il primo, nel 1987 arrivava un anno dopo la catastrofe di Chernobyl, il secondo, nel 2011, dopo il disastro di Fukushima. Oggi la tecnologia è andata avanti e incidenti simili sarebbero rari.
Ma c’è chi è convinto che l’energia nucleare sia ancora troppo pericolosa e soprattutto troppo dispendiosa. “Questa decisione è arretrata e ignora il futuro e la modernizzazione energetica dell’Italia. E’ una scelta che impone costi elevati a carico di famiglie, imprese e Stato”, evidenzia Angelo Bonelli di alleanza Verdi Sinistra. Parla di “ingenti investimenti pubblici” e “lunghi tempi di realizzazione”, ricordando i casi della centrale di Flamanville in Normandia e Hinkley Point nel Regno Unito, dove il costo del Megawattora è, denuncia, “esorbitantemente alto”.
Questi costi insostenibili, è convinto Bonelli, “graveranno sulle famiglie e sulle imprese italiane“. La proposta Squeri, sostiene, “è priva dell’obiettivo che il governo dovrebbe darsi ovvero quello di un piano energetico chiaro e definito“.
Nel mese di dicembre 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,7% del mese precedente), confermando la stima preliminare. In media, nel 2023 i prezzi al consumo registrano una crescita del 5,7% (+8,1% nel 2022). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’Inflazione di fondo), i prezzi al consumo crescono del 5,1% (+3,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 5,3% (+4,1% nel 2022).
Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione, spiega Istat, è dovuto per lo più ai prezzi dei beni energetici regolamentati (che accentuano la loro flessione da -34,9% a -41,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +3,6%) e degli alimentari lavorati (da +5,8% a +4,9%); un sostegno alla dinamica dell’inflazione invece deriva dall’attenuarsi del calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (da -22,5% a -21,1%) e dall’accelerazione di quelli degli alimentari non lavorati (da +5,6% a +7,0%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+1,4% anche a causa di fattori stagionali), dei beni alimentari non lavorati (+0,7%) e dei beni non durevoli (+0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli energetici, sia regolamentati (-3,2%) sia non regolamentati (-2,1%).
A dicembre, secondo quanto comunica l’Istat, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona – il cosiddetto ‘carrello della spesa’ – rallentano lievemente su base tendenziale da +5,4% a +5,3%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,6% a +4,4%).
Complessivamente, nel 2023 i prezzi dei beni energetici non regolamentati aumentano in media d’anno del 7,5% (da +44,7% nel 2022), con una decelerazione della dinamica tendenziale nei quattro i trimestri del 2023, arrivando a -20,4% nell’ultimo trimestre, dal +38,6% del primo. In rallentamento quasi tutte le componenti: i prezzi dell’energia elettrica mercato libero (che frenano da +132,1% a +1,8%), quelli del Gasolio per riscaldamento (da +38,4% a -8,2%), degli altri carburanti (da +33,3% a -11,1%), del gasolio per mezzi di trasporto (da +22,1% a -2,0%), quelli della Benzina (da +11,8% a +1,9%) e quelli dei combustibili solidi (da +12,2% a +11,5%); i prezzi del gas di città e gas naturale mercato libero, prodotto introdotto nel paniere dei prezzi al consumo nel 2022, registrano una variazione in media d’anno nel 2023 pari a +6,7%”.
“Nel 2023 i prezzi dei Beni alimentari accelerano del 9,8% (da +8,8% nel 2022), per effetto principalmente di quelli degli Alimentari lavorati (da +8,5% a +10,9%), nonostante il progressivo rallentamento evidenziato dal secondo trimestre (+12,9%, da +15,2% del primo trimestre, finendo a +6,0% del quarto)”, sottolinea l’istituto di statistica. “Gli alimentari non lavorati, invece, ridimensionano la loro variazione media annua, da +9,1% nel 2022 a +8,1%, grazie alla decelerazione osservata nell’ultimo trimestre (+5,9%, dal +9,1% raggiunto nel terzo trimestre)”.
L’obiettivo è quello di accelerare la corsa europea allo sviluppo di piccoli reattori innovativi – cioè quelli di quarta generazione – attraverso una “partnership strategica e industriale” sostenuta dal programma di investimenti France 2030. A spingere sull’acceleratore sono due start-up, la francese Naarea e l’italiana Newcleo, che puntano ad allargare l’alleanza è destinata a tutti gli operatori che lavorano in Europa sulle tecnologie dei reattori di quarta generazione, noti anche come AMR (Advanced Modular Reactors).
“L’obiettivo di questo partenariato strategico e industriale è quello di sostenere tutti questi attori nel loro sviluppo industriale, tecnologico, scientifico e normativo”, affermano le due società, prime vincitrici del bando France 2030 per progetti di “reattori nucleari innovativi”. “Le nostre due società vogliono semplificare il lavoro delle autorità pubbliche e promuovere lo sviluppo e la diffusione dell’energia nucleare di quarta generazione in Europa, in un contesto di forte concorrenza globale”, dice Jean-Luc Alexandre, presidente e fondatore di Naarea. “Unendo le forze, Newcleo e Naarea incoraggiano lo sviluppo e la diffusione della tecnologia nucleare di quarta generazione in Europa”, precisa Stefano Buono, co-fondatore e ceo di Newcleo.
Le due società intendono partecipare al rinnovamento del settore nucleare per decarbonizzare l’industria, con Newcleo che punta su un mini-reattore a neutroni veloci raffreddato a piombo e la start-up Naarea su un micro-generatore a neutroni veloci a sali fusi.
Entrambe le tecnologie utilizzeranno le scorie nucleari come combustibile, secondo i promotori, che puntano a commercializzare le loro soluzioni “entro il 2030”.
Questa partnership permetterà alle due aziende, e successivamente ad altri attori del settore, di “unire i loro sforzi” e “guadagnare in efficienza” lavorando su diverse aree di cooperazione: accesso al combustibile nucleare usato, “ottimizzazione” delle procedure con le autorità di sicurezza, sviluppo di strutture di test condivise, creazione di una piattaforma di ricerca comune, ecc.
Le due aziende sostengono che si tratta di un “approccio complementare” alla creazione di un’alleanza industriale per i piccoli reattori modulari richiesta da dodici Paesi europei, tra cui Francia, Svezia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, un approccio sostenuto dalla Commissione europea.
Una nuova tegola si abbatte sul futuro della produzione dell’ex Ilva: gli impianti rischiano una interruzione di fornitura di gas da parte di Snam. Per il momento, assicurano fonti vicine al dossier, la possibilità non è sul tavolo, ma il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso di Acciaierie d’Italia, che comunica la decisione di volersi rivolgere al Consiglio di Stato.
Dalla relazione depositata da Arera il 28 dicembre emerge che Adi non ha individuato il fornitore sul libero mercato del gas che possa far fronte al proprio fabbisogno dell’acciaieria, ponendo così termine al servizio di default fornito da Snam. L’Autorità ha evidenziato, in particolare, che “AdI, nel corso del 2023, ha ricevuto offerte di fornitura dalla sola Eni la quale da ultimo, nel mese di ottobre, ha comunicato l’impossibilità di formulare offerte, rilevando il mancato rispetto del piano di rientro previsto da un accordo transattivo stipulato tra le parti”.
In base alle informazioni trasmesse da Snam, risultano fatture non pagate per un totale di circa 109 milioni di euro, in scadenza al 31 dicembre 2023, a cui vanno aggiunti gli importi del servizio erogato nei mesi di novembre e dicembre 2023 per un totale stimato di circa 69 milioni di euro.
Il tribunale amministrativo, pur riconoscendo che gli impianti siderurgici dell’ex Ilva “costituiscono stabilimenti di interesse strategico nazionale”, respinge il ricorso di Adi “ritenuto che la mancata individuazione del fornitore sul libero mercato del gas naturale è di fatto imputabile ad una valutazione di convenienza economica della ricorrente, frutto quindi di libere scelte imprenditoriali” e che “non si può continuare a far gravare sulla fiscalità generale che sostiene la spesa per il servizio di default trasporto (come rilevato da ARERA), parte dei costi indispensabili per lo svolgimento dell’attività di impresa della ricorrente”.
L’azienda è al momento in forte mancanza di liquidità e ArcelorMittal, socio privato di maggioranza, non è riuscito a trovare un accordo con il governo, che aveva proposto una ricapitalizzazione dei franco-indiani e una salita del socio pubblico al 66% (Mittal detiene oggi il 62% del capitale e Invitalia il 38%). Al momento, il governo ha dichiarato di essere impegnato in un “divorzio consensuale” da ArcelorMittal e ha assicurato che si impegnerà per salvare l’acciaieria tutelando i lavoratori e la produzione. I sindacati del comparto, ricevuti giovedì 11 gennaio, sono riconvocati a palazzo Chigi giovedì 18: “Il metodo che si vuole continuare a portare avanti è quello di un ascolto reale, saranno ricevute tutte le parti sociali e produttive“, ha fatto sapere l’esecutivo dopo l’ultimo vertice. Chiuso il confronto con ArcelorMittal, partirà al ministero del Lavoro un tavolo sull’occupazione e sulla sicurezza sul lavoro.