Ue, ‘no’ di S&d, Renew e Greens a Fitto vicepresidente esecutivo
L’incarico di vicepresidente esecutivo della Commissione europea che Ursula von der Leyen starebbe riservando a Raffaele Fitto sta creando non pochi malumori nella coalizione europeista che ha supportato la rielezione della popolare tedesca alla guida dell’esecutivo Ue. Prima si sono sbottonati i liberali, ora anche i Verdi e soprattutto i socialisti: il rischio è che salti la maggioranza.
A far discutere non è tanto il possibile portafoglio previsto per Fitto, che nel nuovo Collegio potrebbe occuparsi di economia e dei fondi del Pnrr, ma la sua nomina nel cerchio ristretto dei vicepresidenti. Insieme alla socialista spagnola, Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per le transizione climatica, digitale e sociale, al liberale francese, Thierry Breton, responsabile per l’industria e l’autonomia strategica, e al popolare lettone Valdis Dombrovskis vicepresidente esecutivo per l’allargamento e la ricostruzione dell’Ucraina.
Ma Fitto è un fedelissimo di Meloni, membro di un partito che non ha sostenuto la rielezione di von der Leyen e di un gruppo – i Conservatori e Riformisti europei – considerato dai più di estrema destra alla stregua dei Patrioti per l’Europa di Viktor Orbán. Socialisti, liberali e verdi aspettavano von der Leyen al varco, consci degli ammiccamenti tra la leader Ue e Meloni prima delle elezioni europee. Tant’è che, nel patto con i popolari che ha garantito a von der Leyen i voti necessari per rimanere a palazzo Berlaymont, i tre gruppi progressisti hanno ribadito più volte la linea rossa nei confronti di Ecr.
Dopo le preoccupazioni per una nomina “inaccettabile” espresse dai liberali di Renew direttamente a von der Leyen, anche Terry Reintke – capogruppo dei Verdi – ha dichiarato che “proporre un politico del gruppo dei conservatori come parte della leadership della Commissione minerebbe intenzionalmente la coalizione democratica ed europeista di luglio“. Posizione confermata da Benedetta Scuderi, eurodeputata di Avs, che ha dichiarato che la delegazione dei verdi italiani all’Eurocamera si opporrà alla “sorprendente e sconfortante” decisione di von der Leyen su Fitto.
Nel pomeriggio di oggi (10 settembre), ha preso posizione anche la famiglia socialista. In una nota, il gruppo S&d all’Eurocamera ha avvertito che – stando così le cose – “sarà molto difficile, se non impossibile, sostenere i commissari presentati da Ursula von der Leyen”. Per la capogruppo Iratxe Garcia Perez, le criticità vanno oltre Fitto. C’è anche la questione della parità di genere del Collegio, che difficilmente sarà raggiunta, e la delega all’Occupazione e gli Affari sociali, che von der Leyen potrebbe consegnare al popolare austriaco Magnus Brunner, “il cui impegno per i diritti sociali è discutibile nella migliore delle ipotesi”. Se a questo si aggiunge “portare proattivamente Ecr nel cuore della Commissione”, per gli S&d siamo di fronte alla “ricetta per perdere il sostegno dei progressisti”.
A difesa di Fitto si sono schierati gli alleati di governo, Lega e Forza Italia: Paolo Borchia, capodelegazione del Carroccio a Bruxelles, si è detto ottimista che il ministro riceva l’incarico di vicepresidente, mentre Letizia Moratti, eurodeputata azzurra, ha sottolineato la sua “grandissima esperienza a livello europeo e sui dossier che verranno discussi in Europa”. Per questo, e per il fatto che l’Italia è “uno dei Paesi fondatori e la seconda manifattura europea, ci aspettiamo che il nome indicato sia preso in considerazione per le giuste deleghe e la vicepresidenza esecutiva”. Per il capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, “le minacce dei socialisti di non votare i commissari europei sono come una pistola scarica”.
Il candidato commissario italiano incassa a sorpresa il sostegno del Partito Democratico, voce fuori dal coro nella famiglia socialista europea. Di cui è la compagine più numerosa a Bruxelles. Nicola Zingaretti, capodelegazione dem all’Eurocamera, ha ridimensionato l’opposizione del Pse parlando di “una dialettica nella quale la sinistra europea fa bene a chiedere garanzie” e “coerenza con il programma politico votato 90 giorni fa in Parlamento, con pilastri molto chiari e un impianto europeista”. Ma ha poi aggiunto: “Ben venga un ruolo di peso per l’Italia, difendiamo questa prerogativa. Giudicheremo il commissario Fitto senza nessun pregiudizio”.
Visto il quadro intricato, gioca a favore di von der Leyen il rinvio di una settimana dell’appuntamento – previsto per domani 11 settembre – in cui la leader Ue dovrà presentare ai capigruppo del Parlamento europeo la struttura e i portafogli del prossimo Collegio dei commissari. La Slovenia ha infatti ceduto alle pressioni di von der Leyen per ritirare la candidatura iniziale di Tomaž Vesel a favore di Marta Kos, ma il Parlamento di Lubiana di pronuncerà sulla nomina solo venerdì 13. Ora von der Leyen ha tempo fino al 17 settembre per sciogliere le riserve: mantenere saldo il patto con socialisti, liberali e verdi o consegnare per la prima volta una vicepresidenza a un partito di estrema destra.