Nessuna città italiana ha una ‘buona’ qualità dell’aria: solo 5 sono ‘discrete’

L’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) ha pubblicato il visualizzatore della qualità dell’aria nelle città europee, classificando 372 città – con oltre 50mila abitanti – dalla più pulita alla più inquinata in base ai livelli medi di particolato fine (Pm2.5), “l’inquinante atmosferico con i maggiori impatti negativi sulla salute”. I dati, che sono stati raccolti da oltre 500 stazioni di monitoraggio in località urbane nei Paesi membri dell’Aea negli ultimi due anni solari, 2022 e 2023, dimostrano che “solo 13 città europee avevano concentrazioni medie di particolato fine inferiori al livello guida basato sulla salute dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di 5 microgrammi per metro cubo di aria (5 μg/m3)”. Tra queste 13 città, che ottengono la valutazione di ‘buona’ per la qualità della loro aria, undici sono nordeuropee – di Svezia, Islanda, Finlandia, Estonia, Norvegia – e due portoghesi. Inoltre, figurano ben 4 capitali del nord: Reykjavik (Islanda), Tallinn (Estonia), Stoccolma (Svezia) ed Helsinki (Finlandia). Se si guarda alle primissime posizioni, si vede che il podio è a due colori, dato che oro e argento vanno alle svedesi Uppsala e Umea e il bronzo alla portoghese Faro.

Il secondo gruppo è composto da 169 città che hanno concentrazioni medie di particolato fine comprese tra 5 μg/m3 e 10 μg/m3, per una qualità dell’aria ‘discreta’. Una qualità ‘moderata’ (tra 10 μg/m3 – 15 μg/m3) è stata registrata in 118 città – terzo gruppo – e ‘scarsa’ in 71 (15 μg/m3 – 25 μg/m3). Solo una città registra una qualità ‘molto scarsa’, con quantità superiori ai 25 μg/m3.

Tra le capitali (dopo le 4 già menzionate) la prima a comparire è Dublino (39°), seguita da Oslo (42°) e Lussemburgo (53°), mentre tra quelle dei Paesi più grandi Parigi è alla posizione 199 con 10,5 μg/m3; Berlino al numero 217 con 11 μg/m3; Madrid è 169esima con 8,9 μg/m3; Roma 269esima con 12,8 μg/m3; Varsavia è la numero 300 con 15 μg/m3. La capitale dell’Ue, Bruxelles, è 172esima in classifica con 9,8 μg/m3.

Guardando più nel dettaglio all’Italia, sulle 61 che si trovano nella classifica la città con la qualità dell’aria migliore per quanto riguarda il Pm2,5 è Sassari (21°) e l’ultima è Cremona (370°). Cinque sono quelle che ottengono una valutazione ‘discreta’: oltre a Sassari (6,2 μg/m3), Livorno (7,8 μg/m3), Savona (9,2 μg/m3), Battipaglia (9,6 μg/m3), Siracusa (9,7 μg/m3). Ventinove città hanno una qualità ‘moderata’: Grosseto (10,1 μg/m3), Genova (10,1 μg/m3), L’Aquila (10,3 μg/m3), Latina (10,7 μg/m3), Caserta (10,9 μg/m3), Salerno (11 μg/m3), Messina (11,2 μg/m3), La Spezia (11,3 μg/m3), Campobasso (11,4 μg/m3), Barletta (11,4 μg/m3), Foggia (11,5 μg/m3), Trieste (11,5 μg/m3), Perugia (11,5 μg/m3), Brindisi (11,7 μg/m3), Firenze (11,9 μg/m3), Palermo (12,1 μg/m3), Bagheria (12,1 μg/m3), Ragusa (12,2 μg/m3), Catania (12,6 μg/m3), Pisa (12,6 μg/m3), Roma (12,8 μg/m3), Gela (13,1 μg/m3), Arezzo (13,2 μg/m3), Udine (13,6 μg/m3), Forlì (13,7 μg/m3), Napoli (13,7 μg/m3), Bologna (14,2 μg/m3), Pescara (14,3 μg/m3), Trento (14,9 μg/m3). Ventisette sono le città italiane con una qualità ‘scarsa’ dell’aria dal punto di vista della presenza di Pm2,5: Lecco (15,2 μg/m3), Terni (15,2 μg/m3), Ancona (15,3 μg/m3), Parma (15,8 μg/m3), Prato (15,8 μg/m3), Ravenna (16,1 μg/m3), Rimini (16,3 μg/m3), Ferrara (16,3 μg/m3), Novara (16,8 μg/m3), Sassuolo (17 μg/m3), Verona (17,8 μg/m3), Reggio nell’Emilia (18,1 μg/m3), Pesaro (18,2 μg/m3), Modena (18,5 μg/m3), Asti (18,7 μg/m3), Pavia (19 μg/m3), Alessandria (19,3 μg/m3), Milano (19,7 μg/m3), Treviso (20,7 μg/m3), Brescia (20,7 μg/m3), Bergamo (20,9 μg/m3), Torino (21 μg/m3), Piacenza (22,2 μg/m3), Venezia (22,6 μg/m3), Padova (22,7 μg/m3), Vicenza (23 μg/m3), Cremona (23,3 μg/m3).

Infine, l’Aea ha ricordato che il piano d’azione per l’inquinamento zero del Green deal europeo stabilisce un obiettivo per il 2030 di riduzione delle morti premature causate dal particolato fine di almeno il 55%, rispetto ai livelli del 2005, e un obiettivo a lungo termine di nessun impatto significativo sulla salute entro il 2050.

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Meloni vede Weber per sponda Ue su Fitto. Venerdì Cdm e vertice, opposizioni attaccano su clima

L’estate sta finendo. Se non a livello climatico, almeno per la politica. Giorgia Meloni è tornata a Palazzo Chigi e riapre i dossier in scadenza, primo tra tutti il nome da indicare per la prossima Commissione europea. Non che ci sia troppo da discutere, da settimane ormai è Raffaele Fitto il profilo individuato per la nuova squadra di Ursula von der Leyen. Semmai c’è da sfruttare anche il più piccolo margine di trattativa per ottenere una delega prestigiosa e, soprattutto, una vicepresidenza. Incarico che, al momento, non sembra spettare all’Italia nelle intenzioni della presidente della Commissione Ue: per la scelta politica di Meloni (come leader dei Conservatori europei) di non votare Udl, dicono quelli che sanno come gira il vento a Bruxelles.

La premier, però, non si dà per vinta e gioca anche la carta della sponda per arrivare al suo scopo, invitando a Palazzo Chigi Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo (famiglia a cui appartiene anche la presidente della Commissione europea), che prima incontra Fitto per circa un’ora e, successivamente, verso le 15, varca a piedi il portone principale che da su Piazza Colonna, per uscirne dopo circa novanta minuti, stavolta in auto, direttamente dal cortile d’onore, evitando i cronisti in attesa all’esterno. Bocche cucite, perché la situazione è delicata. Weber, nel viaggio di lavoro a Roma, fa tappa anche nella sede dell’Udc per incontrare il segretario, Lorenzo Cesa, e il presidente del partito, Antonio De Poli, i quali ribadiscono l’opportunità di sostenere Fitto, ritenendo “fondamentale” riconoscere una delega di peso all’Italia. In sostanza la portata principale anche della cena serale tra il capo del Ppe e il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Del resto, il tempo a disposizione è poco e il countdown è partito: entro il 30 agosto va spedita la missiva di Chigi (in realtà una più moderna Pec) per Bruxelles con la candidatura italiana, che von der Leyen dovrà poi lavorare per assegnare le deleghe e decidere se riconoscere al nostro Paese il peso che merita (secondo Meloni e alleati) o premiare altri Paesi con la vicepresidenza, magari quelli che a differenza della presidente del Consiglio hanno deciso di appoggiarla.

Venerdì sarà una giornata pienissima per il governo, di quelle segnate con la penna rossa sull’agenda. Oltre alla partita europea, c’è anche un altro match (intenso) da giocare, stavolta tutto interno, con il vertice tra Meloni e i suoi vice e alleati, Matteo Salvini e Antonio Tajani, cui potrebbe aggiungersi anche Maurizio Lupi. Premier e segretario leghista si erano già visti il pomeriggio del 18 agosto nella masseria in Puglia dove Meloni e famiglia hanno trascorso le vacanze, ma il ministro degli Esteri era solo collegato al telefono. Ragion per cui avevano deciso di darsi appuntamento al 30 per fare il punto sul programma di lavoro per l’inverno: legge di Bilancio in primis (che dovrà sciogliere il nodo pensioni), ma anche per discutere guardandosi negli occhi della proposta sullo Ius Scholae rimessa un po’ a sorpresa sul tavolo proprio da Tajani. Alle 17, invece, è in calendario il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa.

Quello che, invece, le opposizioni continuano a non trovare tra i dossier più urgenti dell’esecutivo è la transizione ecologica. Non usa giri di parole Angelo Bonelli: “Non solo nessuno dal governo profferisce parola, ma la Manovra che la Premier Meloni si accinge a proporre e approvare non considera minimamente la crisi climatica”. Eppure, avverte il portavoce di Europa Verde e deputato Avs, gli “eventi estremi meteo saranno sempre più frequenti e il calore accumulato dal mare si trasformerà in energia distruttiva come sta capitando negli eventi delle ultime ore. Mentre in altre parti d’Italia il caldo e la siccità stanno determinando situazioni di estrema crisi per le persone”. Bonelli chiede che al vertice di maggioranza “il governo prenda l’impegno di dichiarare lo stato di crisi climatica e adottare i provvedimenti conseguenti. E’ questione di sicurezza nazionale e globale, ma il governo Meloni fa finta di non vedere, con gravi conseguenze presenti e future”.

Sullo sfondo c’è anche la furia del maltempo che nelle ultime ore ha colpito duramente la zona del Casertano, con la frana nel territorio di San Felice a Cancello, dove al momento risultano disperse due persone, una madre e suo figlio. Il sindaco del comune campano ha già inviato la richiesta di riconoscere lo stato di calamità naturale, intanto il Pd attiva anche il canale parlamentare. Il deputato casertano, Stefano Graziano, ha infatti presentato un’interrogazione al ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, “per chiedere quali misure intenda attivare il governo con la massima urgenza per supportare le comunità del comprensorio casertano”. Perché, spiega l’esponente dem, “di fronte alla eccezionalità dell’evento meteo serve una tempestiva risposta da parte di tutte le istituzioni”. La ‘tregua’ politica estiva è ufficialmente terminata.

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Pesca, allarme Agenzia Ambiente Ue: “Mari in cattive condizioni, stop pratiche nocive”

La pesca si basa su ecosistemi marini sani e produttivi, ma i mari europei sono generalmente in cattive condizioni a causa delle crescenti pressioni esercitate dalle attività umane e dai cambiamenti climatici. Pesca eccessiva, catture accessorie (cioè quelle involontarie, ndr), scarti di cattura, attrezzi da pesca abbandonati o persi, inquinamento o rilascio di carbonio e degrado degli habitat sono le cause principali del declino della biodiversità marina. E il risultato è che circa il 40% delle popolazioni di pesci e molluschi nei mari europei non si trova in buono stato o non viene pescato in modo sostenibile. È quanto emerge da un documento dell’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea), ‘Mari sani, pesca fiorente: transizione verso un settore ecologicamente sostenibile’, che affronta la necessità di una transizione verso una pesca sostenibile e supporta la necessità di un approccio basato sugli ecosistemi per lo sfruttamento possibile delle risorse marine e l’abbandono delle pratiche nocive.

Attualmente “le aree marine protette coprono il 12,1% dell’area marina dell’Ue, ma forniscono un sollievo minimo o nullo” dato che di queste superfici “solo il 2% dispone di piani di gestione e meno dell’1% offre una protezione rigorosa, anche dalla pesca”. Per queste ragioni, secondo l’Aea, “sarebbe fondamentale espandere e gestire meglio la rete di aree marine protette”. E, in questo contesto, nel documento si sottolinea che “l’Ue si è impegnata a proteggere il 30% dei suoi mari entro il 2030, con il 10% rigorosamente protetto”. L’Agenzia ha anche precisato che l’Ue e i suoi Stati membri hanno a disposizione una serie di misure “chiare, comprovate e vantaggiose per affrontare le crisi in corso in materia di biodiversità, inquinamento e clima”. Ad esempio, “la garanzia che tutti gli stock pescati siano sfruttati a livelli sostenibili, la promozione di attività a basso impatto e la creazione di una rete di aree marine protette su larga scala, ben progettata e gestita in modo efficace”. Inoltre, per un futuro sostenibile della pesca, secondo l’Aea è “fondamentale l’eliminazione graduale di pratiche avverse”, come la pesca eccessiva, le catture accessorie e l’uso di strumenti e attrezzi che danneggiano gli ecosistemi marini.

Sul fronte normativo, l’Agenzia ha sottolineato che il Green deal europeo ha “affrontato la necessità di raggiungere la sostenibilità nella pesca dell’Ue e garantire una transizione equa e giusta” e che un piano d’azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente è stato pubblicato come parte di un pacchetto completo per la pesca e gli oceani nel 2023, che è collegato alla strategia sulla biodiversità per il 2030. Infine, le recenti linee guida politiche per la prossima Commissione europea, presentate dalla presidente Ursula von der Leyen, “fanno riferimento alla garanzia che il settore della pesca ‘rimanga sostenibile, competitivo e resiliente e che mantenga condizioni di parità per la filiera della pesca europea’, e che ‘un patto europeo per gli oceani si concentrerà sul rafforzamento dell’economia blu e sulla garanzia della buona governance e della sostenibilità dei nostri oceani in tutte le loro dimensioni’”.

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A tutte le unità: arriva un autunno caldo, a cominciare dal Commissario Ue

Con il videomessaggio della ripresa di possesso di Palazzo Chigi, il vertice di maggioranza e il Cdm fissato per il fine settimana, Giorgia Meloni ha aperto l’autunno (caldissimo) della politica e chiuso la parentesi (torrida) delle vacanze. “A tutte le unità” il messaggio è chiaro: ci attendono mesi delicati, dalla nomina del commissario Ue alla grana non da poco dei balneari, via via fino ad arrivare alla legge di Bilancio, che è la madre (e il padre) di tutti i provvedimenti. Sullo sfondo lo ius scholae, l’autonomia e le tensioni internazionali suddivise tra Russia-Ucraina e il Medioriente, le divergenze di vedute tra Forza Italia e Lega. Un mappazzone, direbbe qualcuno.

La presidente del Consiglio ha detto di voler infondere il massimo delle energie nei suoi impegni interni e internazionali dopo essersi ricaricata in Puglia. Venerdì c’è la scadenza del commissario Ue, che è un nodo delicatissimo da sciogliere: potrebbe/dovrebbe essere Raffele Fitto il prescelto, però solo se Ursula von der Leyen ci concederà un ruolo di peso, cioè un commissario con competenze economiche. Nel caso non sarà facile sostituire Fitto, che in questi due anni ha preso per mano il Pnrr e ne ha gestito la delicatissima applicazione. Pnrr significa il piano indispensabile di rilancio del Paese, una chance da non sprecare mentre il traguardo del 2026 si avvicina. ‘Dum differtur vita transcurrit’, raccontavano i latini e tempo da perdere non ce n’è. Perché poi, dietro la scelta del Commissario, ci sono le scelte della Nuova Europa che entra davvero in funzione a novembre e che si porta appresso l’eredità non sempre comoda del Green Deal. Sul quale l’Italia ha dato e, salvo cambiamenti abbastanza netti, vuole dare battaglia. Le auto a motore endotermico, le case green, il packaging, la Pac: ce n’è per tutti i gusti. E se il Commissario fosse di secondo piano? Allora probabilmente Fitto rimarrebbe al suo posto e verrebbe chiamato in causa qualcun altro, ma di secondo livello. Ipotesi, ques’utlima, che non vuole essere presa in considerazione. Comunque, è questione di poco e si saprà.

Sul fronte nazionale, l’agenda è ricca di impegni per il governo. A cominciare dalle molte partite che si giocano nelle sale del Mimit, il ministero dell’Impresa e del Made in Italy. Una a caso? La questione delle auto con Stellantis, l’apertura a un fabbricante cinese, la gigafactory di Termoli… Tutto ruota intorno all‘auto elettrica che, al momento, non ha molto appeal in assoluto e non viene quasi considerata dagli italiani. Ma poi c’è la sistemazione definitiva dell’ex Ilva e altri casi. In totale i tavoli di crisi al Mimit sono 32, non proprio bruscolini.

 

Ue, oltre 5mila morti per annegamenti nel 2021: mille solo in Romania


Secondo un rapporto Eurostat diffuso oggi, nel 2021, tra i Paesi dell’Ue, il numero più alto di morti per annegamento e sommersione è stato registrato in Romania (1.033), il 21% di tutti i decessi per annegamento nell’Ue. Seguono a distanza Francia (653), Polonia (466) e Germania (457). I numeri più bassi sono stati registrati in Lussemburgo (1), Malta (3) e Cipro (9). Nel 2021, i decessi per annegamento tra i maschi sono stati più del doppio di quelli tra le femmine in quasi tutti i Paesi dell’Ue. Nell’infografica INTERATTIVA di GEA le vittime per Paese e per sesso.
milano

Ue: “Efficientamento edifici è investimento per futuro, meno costi e sprechi”

Ridurre il costo delle bollette e puntare all’indipendenza energetica dell’Europa. Sono questi alcuni degli obiettivi principali della revisione, recentemente adottata, della direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, la cosiddetta Case Green, che si concentra in particolare sugli edifici e le famiglie con le peggiori prestazioni. Lo ha ricordato la direzione generale per l’Energia della Commissione europea in un documento di sintesi dove ha evidenziato che “gli edifici, in quanto maggiori consumatori di energia in Europa, responsabili di oltre il 40% dell’energia che utilizziamo e di un terzo delle nostre emissioni di gas serra, offrono un potenziale significativo per guadagni di efficienza energetica e l’integrazione delle energie rinnovabili”. Inoltre, “per i cittadini e le aziende, migliorare le prestazioni energetiche degli edifici renderà più facile ed economico riscaldarli o raffreddarli al livello desiderato”, riducendo gli sprechi e le spese.

Con il 9,3% dei cittadini dell’Ue che non è in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde nel 2022, le ristrutturazioni energetiche offrono una soluzione concreta e duratura per far uscire molte di queste persone dalla povertà energetica. Nel settore delle costruzioni, le piccole e medie imprese traggono particolare vantaggio da un mercato delle ristrutturazioni potenziato, poiché rappresentano il 99% delle aziende edili dell’Ue e il 90% dell’occupazione nel settore”, ha precisato la Dg. “Migliorare le prestazioni energetiche degli edifici è fondamentale per raggiungere la nostra ambizione di neutralità climatica e porterà benefici concreti ai nostri cittadini. Le ristrutturazioni sono investimenti in un futuro migliore.”, ha dichiarato la commissaria europea all’Enegia Kadri Simson.

In base alla legislazione rivista, i Paesi dell’Ue si sono impegnati ad adottare misure nazionali per ridurre il consumo energetico medio degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Ogni Paese deciderà come raggiungere questo obiettivo e su quali edifici concentrarsi, tenendo conto di fattori quali il patrimonio edilizio esistente e il clima locale. I governi possono anche scegliere di esentare completamente dalla legislazione alcune categorie di edifici, come le case vacanze o gli edifici storici. “Per garantire che i cittadini vulnerabili e le famiglie a basso reddito beneficino di questi miglioramenti delle prestazioni energetiche, i Paesi dell’Ue hanno concordato che almeno il 55% dei risparmi energetici nel settore residenziale venga ottenuto tramite ristrutturazioni di edifici con le prestazioni energetiche più basse. Inoltre, saranno necessarie misure di finanziamento per incentivare e accompagnare le ristrutturazioni e dovranno concentrarsi in particolare sulle persone vulnerabili. I governi dovranno garantire adeguate tutele per gli inquilini, come tramite il sostegno all’affitto o limiti agli aumenti dell’affitto che potrebbero altrimenti derivare dai miglioramenti delle prestazioni energetiche”, ha puntualizzato la Dg.

Per gli edifici non residenziali, saranno gradualmente introdotti standard minimi di prestazione energetica: “Ciò innescherà miglioramenti nelle prestazioni energetiche del 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni in ogni paese entro il 2030 e del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni in questa categoria entro il 2033”. Infine, tutti i nuovi edifici residenziali e non residenziali dovranno avere zero emissioni in loco da combustibili fossili, a partire dal primo gennaio 2028 per gli edifici di proprietà pubblica e a partire dal primo gennaio 2030 per tutti gli altri nuovi edifici. “Per supportare ulteriormente il raggiungimento delle zero emissioni, gli impianti solari diventeranno la norma per i nuovi edifici e saranno gradualmente realizzati negli edifici pubblici e in altri edifici non residenziali”. Mentre “infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici e sufficienti parcheggi per biciclette dovranno essere forniti anche nei nuovi edifici”.

Cina avvia indagine antisussidi su latte e formaggi provenienti dall’Ue

La Cina ha annunciato l’avvio di un’indagine su presunti sussidi concessi dall’Unione Europea ad alcuni prodotti lattiero-caseari, in mezzo alle tensioni con Bruxelles per le sovrattasse sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. “Il Ministero del Commercio ha deciso di aprire un’indagine antidumping su alcuni prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione Europea con effetto dal 21 agosto 2024”, ha dichiarato in una nota. L’indagine riguarda prodotti come il formaggio fresco, il latte cagliato e alcuni tipi di creme. La procedura riguarda una serie di sussidi concessi nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Ue.

Martedì l’Unione Europea ha confermato l’intenzione di imporre una sovrattassa di cinque anni sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, comprese quelle prodotte da Tesla, che ha una fabbrica a Shanghai. Bruxelles ritiene che i prezzi dei veicoli cinesi siano artificialmente bassi a causa di sussidi statali che distorcono il mercato e danneggiano la competitività dei produttori europei.
Queste sovrattasse, che possono raggiungere il 36%, sostituiranno le tasse provvisorie imposte all’inizio di luglio sui veicoli elettrici importati dalla Cina. Pechino critica questa decisione e negli ultimi mesi ha minacciato più volte ritorsioni.

L’indagine sui prodotti lattiero-caseari deve concludersi entro un anno, ma può essere prorogata di sei mesi, secondo il comunicato stampa del ministero. A gennaio Pechino aveva già annunciato che stava indagando su una presunta violazione della concorrenza riguardante gli alcolici, come il cognac, importati dall’Ue e in particolare dalla Francia, che aveva dato origine all’indagine di Bruxelles.
A giugno, inoltre, ha avviato un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione Europea, principalmente prodotti in Spagna, Francia, Paesi Bassi e Danimarca.

L’inflazione di luglio nei Paesi Ue

Nell’infografica INTERATTIVA di GEA, l’inflazione nei Paesi Ue. Secondo Eurostat, il tasso annuale dell’area dell’euro si è attestato al 2,6% a luglio 2024, in aumento rispetto al 2,5% di giugno. L’inflazione annuale dell’Unione europea è stata del 2,8% a luglio 2024, in aumento rispetto al 2,6% di giugno. I tassi annuali più alti sono stati registrati in Romania (5,8%), Belgio (5,4%) e Ungheria (4,1%). L’Italia ha registrato l’1,6%. Rispetto a giugno, l’inflazione annuale è diminuita in 9 Stati membri, è rimasta stabile in 4 ed è aumentata in 14.

agricoltura biologica

Agricoltura, quasi 1/4 di patate prodotte in Ue viene da Germania

Nel 2023 nell’Ue sono state raccolte 48,3 milioni di tonnellate di patate, un leggero aumento rispetto al 2022, quando sono state raccolte 47,5 milioni di tonnellate. Tuttavia, si è verificato un calo a lungo termine nella produzione di patate raccolte; il livello di produzione nel 2023 è stato di 27,9 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2000, pari a un calo del 36,7%. Sono i dati di Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Ue. A livello nazionale, la Germania è stata il maggiore produttore di patate nell’Ue nel 2023 (11,6 milioni di tonnellate, il 24,0% del totale dell’Ue), seguita da Francia (17,9%) e Paesi Bassi (13,4%). Nell’infografica INTERATTIVA di GEA è riportata la produzione Paese per Paese.

Svolta sulla carne coltivata: da start up francese arriva la prima richiesta all’Ue per il foie gras

È arrivata la prima richiesta in assoluto di autorizzazione per produrre e vendere carne coltivata nell’Ue. A farlo è stata la start-up francese Gourmey che ha presentato una domanda alle autorità di regolamentazione dell’Ue per ottenere l’autorizzazione del suo foie gras coltivato. Non solo: Gourmey ha avanzato la stessa richiesta anche a Singapore, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Lo ha comunicato la stessa start-up con un comunicato ufficiale: “Gourmey, azienda pionieristica francese di alimenti coltivati con sede a Parigi, annuncia di aver presentato domanda alla Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti, alla Singapore Food Agency (Sfa), alla Food Standards Agency (Fsa) nel Regno Unito, all’Ufficio federale svizzero per la sicurezza alimentare e veterinaria (Fsvo) e alla Commissione europea (Ce) e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per offrire il suo prodotto di punta ad amanti del cibo, chef e ristoranti, offrendo una nuova scelta per gli amanti del foie gras a livello globale”, ha scritto.

La start-up ha ricordato che gli enti regolatori di tutto il mondo hanno stabilito “solidi quadri normativi per valutare la sicurezza di nuovi alimenti” sulla carne coltivata, con Stati Uniti, Singapore e Israele che ne hanno già approvato la vendita. Nell’Ue, questa è la prima volta che un’azienda richiede il via libera alla Commissione. Gourmey ha puntualizzato di non utilizzare cellule geneticamente modificate e che, “quindi, la sua domanda rientra nell’ambito della normativa sui nuovi alimenti”.

A sostegno della richiesta, la realtà francese ha preparato “un dossier in conformità con le normative pertinenti e le linee guida dell’Efsa”, che è considerato “il gold standard nella sicurezza e nella valutazione” del rischio. “Non vediamo l’ora di continuare a lavorare a stretto contatto con le autorità di regolamentazione per garantire la piena conformità ai requisiti di sicurezza durante queste procedure. Siamo fiduciosi che i nostri prodotti soddisferanno questi standard altamente esigenti, in modo che chiunque lo desideri possa godere di nuove esperienze gourmet in tutto il mondo“, ha dichiarato il Ceo di Gourmey, Nicolas Morin-Forest.

È fantastico vedere che è stata presentata la prima richiesta per vendere carne coltivata nell’Ue. Ciò dimostra che l’innovazione alimentare può coesistere con le nostre tradizioni culinarie, offrendo ai consumatori foie gras prodotto in un modo che potrebbe ridurre l’impatto ambientale e le preoccupazioni per il benessere degli animali, sostenere gli investimenti e creare posti di lavoro a prova di futuro”, ha commentato Seth Roberts, Senior Policy Manager presso The Good Food Institute (Gfi) Europe, organizzazione internazionale senza scopo di lucro e Think tank.

Il Gfi ha ricordato che, per essere commercializzata in Ue, la carne coltivata deve essere approvata dall’Efsa e che l’autorizzazione è disciplinata dal Regolamento sui nuovi prodotti alimentari, “uno dei quadri normativi più rigorosi al mondo in materia di sicurezza alimentare”. Inoltre, “il processo di valutazione, che comprenderà un esame approfondito della sicurezza e del valore nutrizionale del prodotto, dovrebbe durare almeno 18 mesi. Una volta approvato, il prodotto potrà essere commercializzato nel mercato Ue”, ha illustrato. La domanda di autorizzazione quindi non equivale alla messa in commercio e il foie gras coltivato di Gourmey sarà valutato “in modo minuzioso durante le fasi di valutazione e gestione del rischio dell’Efsa” perché il regolamento Ue sui nuovi alimenti “garantisce un processo approfondito e basato su evidenze scientifiche”. E “la valutazione riguarda anche i potenziali impatti sociali ed economici e coinvolge i rappresentanti degli Stati Membri. La Commissione europea e gli Stati membri, quindi, terranno conto di tutti questi aspetti per garantire una valutazione completa”, ha specificato il Think tank. Infine, Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, ha evidenziato che, “come hanno recentemente sottolineato alcuni ministri europei, la tutela dei prodotti tradizionali non deve diventare un ostacolo all’innovazione alimentare e alla libera scelta del consumatore”.