Nucleare, Pichetto: “Pronti dai primi anni del 2030”. Salvini: “Vorrei centrale a Milano”

Il governo va avanti sul nucleare, nel mix energetico considerato fondamentale per l’indipendenza e per la transizione energetica. L’esecutivo è “convintamente impegnato” sul tema, assicura il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, “questa è la scelta di fondo”. Secondo il responsabile del Mase, “dai sondaggi il quadro nel Paese è cambiato molto”. Si riferisce ai referendum con cui gli italiani hanno detto No alla tecnologia, bloccando il piano italiano iniziato nel 1959 con la costruzione di quattro centrali, per due volte: prima nel 1987, dopo il disastro di Chernobyl, poi nel 2011. Nel 2022 però l’Europa ha inserito il nucleare tra le attività considerate sostenibili dalla tassonomia verde. La decisione è avvenuta dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la corsa al gas per l’Unione, che si riforniva principalmente dalla Russia. Per la quarta generazione del nucleare, secondo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, bastano sei o sette anni, se si parte nel 2024: “Ho chiesto ad alcuni tecnici, se noi domani superiamo il dibattito ideologico, il primo interruttore si può accendere nel 2032”, afferma. L’obiettivo è che per quell’anno “tutti i protagonisti siano attorno allo stesso tavolo, perché se ogni ministero fa il suo tavolo non si arriva da nessuna parte”, precisa il ministro. Sulla sicurezza non ha dubbi: “Io da milanese lo vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città, perché sono convinto che sia energia pulita, sicura e costante”, sostiene. “L’ho detto 2-3 anni fa, la prima centrale la vorrei a Milano, apriti cielo“, ricorda il vicepremier, che lancia un segnale politico: “è facile dire sì al nucleare, ma nella provincia a fianco”.

E’ d’accordo Pichetto: “Non ho assolutamente problema a dire a dire di sì a un reattore nella mia città, perché sono il primo a dire che deve avere garanzie di sicurezza e la ricerca dice che arriveremo qualcosa di molto sicuro“, garantisce. Anche il titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo guarda ai primi anni trenta per l’inizio delle attività: “Non parliamo di terza generazione, noi parliamo di quarta e di reattori che sono un orizzonte che gli esperti tecnici mi dicono fattibile, realizzabile in quegli anni”, conferma. “Non è immaginabile un sistema energetico decarbonizzato, stabile e sicuro, senza la garanzia che offrono gli avanzamenti scientifici e tecnologici in questo settore“, scandisce la viceministra del Mase, Vannia Gava. Si dice pronta: “Archiviamo la stagione dei no e dei timori, apriamo quella dei sì. Le imprese ci sono, le istituzioni ci sono. Noi ci siamo”.

Le opposizioni però dissentono. “Salvini, l’uomo barzelletta, oggi ne ha sparata un’altra: vuole costruire una centrale Nucleare a Milano. Bene, lo sfido a fare un confronto pubblico con me in Piazza Duomo a Milano a spiegare che vuole la centrale a Milano e dove prenderà i soldi per finanziare la realizzazione delle centrali e io spiegherò perché quello che lui dice sul nucleare, e non solo, è una barzelletta”, tuona il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs, Angelo Bonelli. Alleanza Verdi Sinistra si prepara a due iniziative in piazza a Milano e Torino con cartonati di centrali nucleari. Bonelli ricorda che in Francia, Paese all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia, a Flamanville hanno iniziato a costruire una centrale Nucleare terza generazione plus nel 2006 e dopo 17 anni i lavori non sono ancora terminati. “In più i costi da 3.7 miliardi di euro sono lievitati a 20 miliardi“, fa sapere.

Di “pantomima farsesca” parla il Movimento 5 Stelle: “Praticamente oggi il leader della Lega Salvini ci dice che vuole un reattore Nucleare nel cuore di Milano. Chissà, magari al posto del Teatro della Scala. Oppure dell’Arena Civica Gianni Brera. Sta di fatto che, fosse per lui, una mini-centrale se la metterebbe pure in garage. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i milanesi, e con loro tutti gli altri italiani“, scrivono in una nota i parlamentari M5s delle commissioni Ambiente di Camera e Senato Ilaria Fontana, Patty L’Abbate, Daniela Morfino, Agostino Santillo, Gabriella di Girolamo, Elena Sironi e Antonio Trevisi. Il governo, affermano, “spara promesse a casaccio su centrali nucleari da aprire tra dieci anni – dove e con quali soldi, non è dato sapere – ma sulle rinnovabili nel frattempo batte la fiacca“. Il discorso approda al question time della Camera, quando, in una interrogazione sulle Cer, la deputata del Pd, Sara Ferrari, chiede a Pichetto se “anche il suo governo creda davvero come il Partito democratico nelle comunità energetiche rinnovabili o preferisca invece puntare sulla centrale nucleare a Milano, come piacerebbe a Salvini”.

Piano Mattei, un mese al ‘D-Day’. Meloni: “In dirittura d’arrivo norma sulla governance”

Manca un mese al ‘D-day‘. Le lancette dell’orologio corrono veloci verso l’appuntamento del 5-6 novembre, quando a Roma si riunirà il vertice Italia-Africa: è quella la data indicata dalla premier, Giorgia Meloni, per la presentazione ufficiale del Piano Mattei a cui sta lavorando il suo governo da mesi e che dovrebbe portare il nostro Paese a diventare l’hub europeo del gas, ma anche di rinnovabili e idrogeno verde.

Al momento si conoscono le linee guida: un approccio non predatorio verso il continente africano, con accordi bilaterali da chiudere con i Paesi africani con alto potenziale energetico, per uno sviluppo delle infrastrutture da lasciare per l’80% sui territori di origine, con investimenti che creino lavoro e benessere per i cittadini dell’Africa, evitando così che fame, carestie e cambiamenti climatici impongano esodi di massa. In cambio, l’Italia diverrebbe la porta d’ingresso di una parte consistente degli approvvigionamenti di energia per il Nord Europa.

Un progetto ambizioso, sul quale la diplomazia è a lavoro su più tavoli. Quelli con i governi degli Stati africani e quelli con i partner Ue. C’è, però, una novità. A confermarla è la stessa Meloni, a margine dei lavori del summit della Comunità politica europea a Granada: “Siamo in dirittura d’arrivo con una norma sulla governance di questo nostro Piano”. La premier non si sbilancia, ma non è difficile ipotizzare che possa essere creata una cabina di regia apposita, che gestisca i vari negoziati sotto la guida della stessa presidente del Consiglio. I testi, comunque, saranno portati anche in Parlamento e all’attenzione delle istituzioni europee. Perché “per essere efficace” il Piano Mattei ha bisogno “di un’Europa che ci creda nel suo complesso. Da soli non possiamo risolvere tutti i problemi del continente”.

Dalle indiscrezioni circolate in questi mesi, non è escluso che il progetto possa includere anche un capitolo dedicato al reperimento delle materie prime critiche, di cui alcune zone dell’Africa sono ricche. Per i dettagli, però, toccherà attendere ancora qualche settimana, mentre Meloni e il suo governo continuano a tessere la tela del Piano Mattei.

Edison investe 10 miliardi per decarbonizzazione e punta a due centrali nucleari entro 2040

Dieci miliardi sul tavolo entro il 2030 per raddoppiare i clienti, i margini, l’energia rinnovabile prodotta e persino i punti luce dell’illuminazione pubblica, abbattendo le emissioni da 293 grammi per kilowattora al 2022 a 190 grammi per kilowattora entro il termine del decennio. Dal 2030 in poi l’attenzione dovrebbe essere invece tutta sulla ripartenza del nucleare, con la possibilità di mettere a terra due nuove centrali, arrivando così ad abbassare ulteriormente bollette e costi oltre che l’inquinamento dato che la previsione è di poter produrre il 90% dell’energia decarbonizzata. Questi i punti principali della nuova strategia di Edison, svelata questa mattina nella sala degli azionisti in Foro Bonaparte, sede storica di un gruppo che festeggia 140 anni di storia.

“I tre pilastri della nostra strategia puntano su aumento della produzione di energia rinnovabili, fotovoltaico ed eolico correlata a sistemi di flessibilità. Vogliamo poi giocare un ruolo rilevante nella transizione con il gas, settore che ci vede occupare il 20% del mercato dove andremo a inserire idrogeno e gas verde. Terzo pilastro: accompagnare i nostri clienti a consumare meno e meglio, fornendo commodity sempre più decarbonizzate”, ha spiegato l’amministratore delegato Nicola Monti.

Per quanto riguarda la produzione elettrica, l’obiettivo è arrivare al 2030 con 5 GW di capacità rinnovabile installata tra eolico, fotovoltaico e idroelettrico rispetto agli attuali 2 GW. Questo significa incrementare la capacità fotovoltaica di 2 GW, quella eolica di 1 GW rispetto all’esistente e mantenere stabile 1 GW di idroelettrico. Si punta poi ad avere almeno 2 nuovi impianti termoelettrici di ultima generazione altamente efficienti e flessibili con una potenza installata complessiva di circa 2 GW totali, per compensare l’intermittenza delle fonti rinnovabili e rispondere alla loro crescente penetrazione. Inoltre il gruppo lavorerà per raggiungere 500 MW di sistemi di accumulo tra sistemi di pompaggio e batterie, a compendio della produzione rinnovabile e per dare stabilità alla rete, e ad almeno 1 sistema di cattura della CO2 approvato, da installare entro il 2035 presso una centrale termoelettrica.

Altro pilastro è quello del gas. “Vogliamo mantenere il 20% della copertura nazionale di gas ma puntiamo a una maggiore flessibilità sulla fornitura. Arriverà Gnl dagli Usa, abbiamo Porto Tolle, ma l’obiettivo è anche avere idrogeno e biometano. L’obiettivo è essere protagonisti nel gas liquido, vogliamo avere due depositi in funzione nel decennio. L’ambizione al 2040 è quella di avere una quota di gas verde al 15%”, ha evidenziato Monti. Terzo pilastro: i clienti. “Abbiamo raggiunto quest’anno 2 milioni di contratti, ma puntiamo a 4 milioni di contratti al 2030. Possiamo farcela rafforzando la nostra rete territoriale. L’obiettivo è dare vita a 1000 negozi. Vogliamo poi sviluppare oltre 2mila comunità energetiche condominiali e conquistare l’8% dell’energia necessaria per la ricarica”, ha sintetizzato l’amministratore delegato aggiungendo infine che “nell’illuminazione pubblica vogliamo raddoppiare i punti luce, arrivando a quota 2 milioni”.

In tutto ciò il gruppo ha anche l’obiettivo di raddoppiare l’Ebitda – l’utile lordo – in una forchetta tra 2 e 2,2 miliardi di euro al 2030 rispetto a 1,1 miliardi di euro nel 2022. Un target che sulla carta verrà raggiunto grazie a un significativo cambiamento del portafoglio industriale che porterà le attività a emissioni dirette nulle o quasi nulle a rappresentare il 70% dell’Ebitda rispetto alla media dell’ultimo triennio pari al 35%. Una evoluzione che sarà finanziata tramite flussi di cassa operativi e un livello di debito in linea con rating investment grade.

Il clou della strategia verso il 2040 è però il nucleare. La nuova tecnologia degli Small Modular Reactor (Smr) può essere utilizzata per produrre energia elettrica e termica, rispondendo in modo versatile alle esigenze dei distretti energivori e dei territori ed Edison ha l’ambizione di sviluppare il nuovo nucleare, se si creeranno le condizioni per il suo ritorno in Italia. In particolare, la società punta ad avviare due impianti da 340 MW ciascuno con tecnologia Smr tra il 2030 e il 2040, valorizzando in particolare le distintive competenze tecnologiche dell’azionista Edf. Nei prossimi anni “l’Italia dovrà spendere 300 miliardi per arrivare agli obiettivi vincolanti di decarbonizzazione”, ha ricordato Monti. Ebbene, ha fatto sapere Lorenzo Mottura, vicepresidente Edison area Strategy, Corporate Development & Innovation, “in uno scenario ottimizzato con rinnovabili, nucleare e produzione a gas decarbonizzata emerge che si può raggiungere il target di decarbonizzazione al 2050 con una riduzione degli investimenti pari a 400 miliardi di euro”.

“La stima è che per realizzare 15 nuovi impianti nucleari in Italia serviranno 30 miliardi”, ha aggiunto Mottura. “La centrale però avrà una durata di vita di 60 anni, e il costo sarà inferiore rispetto a quello delle rinnovabili, più adeguamento delle reti e stoccaggio”. E poi “gli Smr (i mini reattori nucleari, ndr) sono in grado di modulare molto di più rispetto alle centrali nucleari attuali. Sanno spostare la produzione tra energia elettrica e calore, che serve i distretti industriali e la produzione di idrogeno. Gli Smr sono poi modulabili in potenza. Nel complesso vediamo un nucleare flessibile al Nord e stoccaggi di energia che riequilibra le rinnovabili rendendo meno costosa l’interconnessione tra Nord e Sud Italia”.

bollette

Bollette, Pichetto: Per la fine del mercato tutelato valutiamo gradualità

Per la fine del mercato tutelato per 10 milioni di utenti domestici, in scadenza il 10 gennaio 2024, il governo valuta “gradualità“. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, tenta di rassicurare i cittadini che dall’inizio del prossimo anno dovrebbero passare al mercato libero per il gas e l’elettricità, in una fase ancora di forte instabilità. La conclusione della riflessione, spiega il responsabile del Mase, “ci sarà nelle prossime settimane“.

Il passaggio dal mercato tutelato a quello libero comporterà l’obbligo di scegliere il proprio fornitore, con il rischio di incorrere nuovi rincari dei prezzi, già gravati dall’inflazione e dalle turbolenze geopolitiche internazionali. Ma si ragiona anche sul ‘disaccoppiamento’ degli utenti vulnerabili dagli altri, spiega il ministro da Torino, a margine dell’evento l’Italia delle Regioni.

Questo perché la fascia fragile della popolazione sarebbe più gravata dai rincari. Sarebbero ‘salvi’ quindi i cittadini con più di 75 anni, chi si trova in condizioni economicamente svantaggiate o in gravi condizioni di salute che richiedono l’utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche salvavita alimentate dall’energia elettrica, ma anche i soggetti presso i quali risiedono persone in queste condizioni, disabili a cui sono stati riconosciuti i benefici previsti dalla legge 104, coloro i quali sono in soluzioni abitative di emergenza dopo eventi calamitosi e chi vive in un’isola minore non interconnessa.

Il mercato tutelato dell’energia garantisce condizioni economiche delineate dall’Arera sulla base dell’andamento dei prezzi all’ingrosso di luce e gas. Il provvedimento nasce sei anni fa, in un quadro diverso, con i prezzi dell’energia non volatili, in una situazione poco ‘rischiosa’ per gli utenti. Dall’inizio del 2022 in poi, però, il mercato ha fatto registrare picchi vertiginosi e abbassamenti dei prezzi che non sono mai scesi comunque ai livelli di due anni fa.

Il rinvio dovrà essere valutato dal Consiglio dei ministri, in raccordo con l’Unione europea. La proroga, però, non è l’unica opzione dell’esecutivo.

L’inizio del percorso che porterà alla fine del servizio di maggior tutela nel settore del gas è iniziato nel peggiore dei modi, all’insegna dell’improvvisazione, di comportamenti erratici delle aziende e dello spregio dei più elementari diritti dei consumatori”, denuncia Federconsumatori. Gli utenti del servizio di maggior tutela, fa sapere l’associazione, stanno ricevendo, in questi giorni, le lettere da parte del proprio gestore che li invita a sottoscrivere l’offerta più conveniente sul libero mercato tra quelle disponibili nel proprio pacchetto. “Pena, in caso di mancata sottoscrizione, di ritrovarsi da gennaio con un contratto applicato in automatico, che sarà, quasi certamente, peggiorativo“. Il contenuto delle lettere, per i consumatori, sarebbe complicato, non facile da decifrare. Pesa, per Federconsumatori, “l’assenza assoluta di comunicazioni istituzionali che il Governo si era impegnato a mettere in campo per aiutare i consumatori a gestire nel migliore dei modi questo complicato passaggio“. La richiesta al Governo è di “fermare questo treno che ha già deragliato pochi metri fuori dalla stazione”: “Basta con gli annunci di singoli ministri o viceministri – invoca l’associazione -, occorre che il Consiglio dei ministri assuma, già nelle prossime ore, una decisione formale di sospensiva, almeno per un anno, alla fine del servizio di maggior tutela per il gas e l’energia elettrica“.

Bollette della luce su del 18,6% nel quarto trimestre. Arera: “Manca ancora equilibrio”

Ancora cattive notizie sul fronte delle bollette per gli italiani. L’Arera, infatti, ha comunicato un +18,6% per quanto riguarda l’elettricità per la famiglia tipo in tutela nel quarto trimestre. Il costo sarà di 28,29 centesimi al kWh, in netta diminuzione rispetto ai 66,01 centesimi che caratterizzavano il quarto trimestre 2022 (-57% circa). Il prezzo attuale è legato al forte incremento dei costi di acquisto dell’energia elettrica (+19,4%), e della voce oneri di sistema (+0,4%), leggermente compensata da una riduzione dei costi di dispacciamento (-1,2%). Nell’arco del 2023, una famiglia tipo spenderà in media 889,60 euro, segnando un -32,7% rispetto al 2022.

Arera sottolinea, come componente positiva, l’introduzione, al fianco del bonus elettricità, di una novità: un contributo straordinario crescente con il numero dei componenti familiari, che arriverà in automatico a chi già riceve il bonus elettrico, cioè le famiglie con livello Isee fino a 15.000 euro (30.000 euro per le famiglie numerose), per un valore totale di 300 milioni di euro. Misure che attuano quanto previsto dal Governo nel decreto approvato nella riunione del Consiglio dei ministri dello scorso 25 settembre. Su questo in giornata si era espresso anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che aveva sottolineato come “non possiamo andare avanti eternamente con i bonus, ma fin quando c’è necessità sì. Speriamo arrivi presto un nuovo equilibrio, che però dipende anche da dinamiche internazionali, i fattori sono moltissimi, non possiamo fare altro che gestire il presente. Non ha senso fare bonus strutturali, ha senso curare la ferita, l’antibiotico a vita costa molto di più a chi lo riceve”.

Equilibrio che, per il momento, secondo il presidente di Arera, Stefano Besseghini, non c’è ancora: “E’ vero che i prezzi dell’energia non mordono con l’aggressività di un anno fa ma le oscillazioni sono indice di un settore energetico ancora alla ricerca di un suo equilibrio, con inevitabili riflessi nella bolletta anche a causa della stagionalità a cui andiamo incontro”. Anche per questo Besseghini sottolinea l’importanza “in questa stagione invernale” di “prestare molta attenzione al contenimento dei consumi e, per quanto possibile, a sviluppare investimenti di efficienza energetica”.

Notizie dalle tinte fosche per Assoutenti, che parla di “pessimo segnale”, sottolineando come le bollette stiano tornando al livelli di fine 2021, “quando l’Italia si ritrovò in piena emergenza energetica”. Una “mazzata”, per il Codacons, che stima come le nuove tariffe peseranno in media per 120 euro su base annua sulla famiglia tipo, che fra luce e gas si trova a spendere oltre 2mila euro l’anno. Per questo Codacons spinge il Governo a “adottare da subito misure di contrasto, a partire dal rinvio alla fine del mercato tutelato prevista per il prossimo gennaio”. E, oltre alle famiglie, il problema interessa anche le imprese. “Il costo dell’energia – chiosa Coldirettisi riflette infatti in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione e la distribuzione”.

Riprodurre la fusione sulla Terra ci darebbe l’energia dei sogni

L’energia a fusione nucleare? Sarà talmente economica da non aver nemmeno bisogno di essere misurata. Non è vero, ovviamente. La frase – metà anni ‘50 – è attribuita all’allora presidente della commissione per l’energia atomica Lewis Strauss (per gli amanti del cinema: uno dei protagonisti, interpretato da Robert Downey Jr, del film campione di incassi ‘Oppenheimer’). Richiamava l’idea di un futuro in cui l’energia potesse essere – cito – disponibile come l’acqua.

La previsione rimandava alla futura progettazione di reattori nucleari a fusione. Macchine in cui dovrebbe avvenire lo stesso processo che alimenta il Sole e le stelle: strizzare, cioè, la materia grazie a campi magnetici potentissimi (nel Sole ci pensa la gravità) per fondere fra loro nuclei di atomi di idrogeno. E generare energia. Tutto diverso dal processo delle attuali centrali a fissione, dove invece la reazione si produce bombardando l’atomo.

Riprodurre la fusione sulla Terra ci darebbe l’energia dei sogni: pulita, sicura, prodotta da un combustibile facilissimo da reperire, e senza produzione di scorie radioattive a lungo tempo di decadimento.

La previsione di settant’anni fa era, senz’altro, troppo entusiasta. Il percorso che potrebbe portarci a una vera centrale termonucleare funzionante guarda a dopo il 2050. In mezzo ci sono una serie di sfide scientifiche e tecnologiche.

Ma la frase di Strauss (“Too cheap to meter”, in originale) era impropria anche in senso più stretto: una delle sfide lungo il percorso, infatti, è proprio quella di misurare la potenza emessa dal reattore durante un processo di fusione. Sì, perché la fusione nucleare è già una realtà dal punto di vista sperimentale. Quello che manca è dimostrare che possa essere vantaggiosa economicamente in un reattore di grandi dimensioni, capace, in teoria, di alimentare intere città.

La vera notizia, è che oggi l’ostacolo della misurazione è superato. A compiere l’ultimo importantissimo passo, un team di fisici italiani dell’università di Milano-Bicocca e del Cnr. La sfida era trovare un metodo di misurazione indipendente a quello già sviluppato in passato, basato sui neutroni emessi dalla reazione. Un nuovo metodo che potesse confermare i risultati del primo durante il processo di fusione. E senza il quale, di accendere il reattore non se ne parla nemmeno.

L’idea degli scienziati è stata sfruttare l’emissione di raggi gamma durante la reazione: individuarli, contarli, e risalire alla potenza. “Come cercare un ago in un pagliaio”, per usare parole loro.

Noi di GEA abbiamo raccontato questa storia. E l’abbiamo pubblicata in esclusiva insieme a Wired, testata da sempre attenta alle tematiche scientifiche.

E per farlo siamo partiti dal passato, che coinvolge fisici come Bruno Pontecorvo, Andrej Sacharov e Bruno Coppi. E dalle storie dei protagonisti di questa scoperta. Come il direttore del dipartimento di Fisica di Milano-Bicocca, Giuseppe Gorini, che ha guidato il gruppo di ricerca dell’ateneo, e che dagli anni ‘80 in poi ha sviluppato gli spettrometri ora utilizzati per le misurazioni. Lavorando insieme a fisici internazionali e facendo calcoli nella campagna di famiglia, vicino a Ravenna, raccogliendo ogni tanto pesche mature dagli alberi. Come a dire che anche i luoghi della scienza sono spesso inaspettati da raccontare. Newton del resto aveva la mela…

L’energia per i veicoli del futuro: elettrico, idrogeno e biocarburanti

La mobilità e i trasporti sono uno dei vulnus della transizione energetica, soprattutto in Italia dove è ancora largamente diffuso l’utilizzo dell’automobile. In questo contesto, guardando al futuro, è fondamentale capire come i veicoli dovranno evolversi, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo dell’energia, per garantire il percorso verso la sostenibilità. E se l’elettrico, al momento, sembra la strada maestra, non si possono non considerare le altre possibilità: idrogeno, biocarburanti, e-fuels. ‘Elettricità, idrogeno, biocarburanti, e-fuel: l’energia per i veicoli di domani’ sarà il titolo di uno dei panel dell’evento ‘I trasporti italiani ed europei e la sfida del 2035’ che Withub, con la direzione editoriale di eunews, GEA e Fondazione art. 49, organizzerà a Roma il prossimo 12 ottobre presso l’esperienza Europa David Sassoli.

 

E se la decarbonizzazione dei trasporti è ormai un punto fermo, la modalità con cui raggiungerla non è ancora nettamente delineata. Lo stesso ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, più volte ha ribadito come l’elettrico sia “la via maestra”, ma come vadano considerate anche le altre tecnologie. In particolare i biocarburanti, sui quali sembra che l’Ue sia pronta ad una riapertura anche dopo il 2035.

 

Diversa la posizione delle associazioni ambientaliste, che in un position paper formulato a maggio continuano a perseguire l’elettrico come unica via. La sola apertura a biocarburanti avanzati, con l’idrogeno verde e i carburanti sintetici rinnovabili, è concessa per i trasporti non elettrificabili come l’aviazione e la navigazione a lunga distanza. Secondo le associazioni la crescita sia delle rinnovabili che dell’efficienza nei trasporti consentirà di ridurre del 25% le emissioni di CO2 del settore. Netta la posizione sul biodiesel all’olio di palma e derivati: “Chiediamo di uscire dalla ‘false rinnovabili’ e di usare d’ora in poi solo biocarburanti ‘avanzati’, quelli derivati da rifiuti ‘veri’ cioè scarti non altrimenti utilizzabili, con meccanismi di certificazione che ne possano garantire la tracciabilità, e di concentrare la sperimentazione di idrogeno verde e carburanti sintetici rinnovabili limitatamente ai trasporti non elettrificabili, come ad esempio l’aviazione e la navigazione di lunga distanza”.

condizionatori

Energia, Enea: Migliorano prestazioni immobili certificati, A4-B +3,7%

Migliorano ancora e in maniera significativa le prestazioni energetiche del parco edilizio nazionale certificato. È quanto emerge dal IV Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici realizzato da Enea e Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI) sulla base di circa 1,3 milioni di attestati di prestazione energetica (APE) registrati nel SIAPE ed emessi nel 2022 da 17 Regioni e 2 Province Autonome.

Il report evidenzia una diminuzione percentuale degli immobili nelle classi energetiche peggiori F e G (-3,7%), a fronte di uno speculare aumento di quelli nelle classi più performanti A4-B (+3,7%). Tuttavia, la distribuzione per classe energetica conferma che circa il 55% dei casi censiti sono caratterizzati da prestazioni energetiche basse (classi F-G). In particolare, la quota più consistente di attestati è stata emessa dalla regione Lombardia (20,5%), seguita da Lazio (9,6%) e Veneto (8,4%). Gli APE collegati a passaggi di proprietà e locazioni risultano in lieve flessione, pur continuando a rappresentare oltre l’80% del campione analizzato. Aumentano in percentuale le riqualificazioni energetiche e le ristrutturazioni profonde, che rappresentano rispettivamente il 5,7% e il 4,1% degli APE emessi nel 2022 (+1,5% per entrambe rispetto al 2021); stati oltre 17 mila gli APE registrati nel SIAPE nella categoria Edifici a energia quasi zero (NZEB – Nearly Zero-Energy Buildings) tra il 2015 e il 2022.

Il significativo aumento dei costi energetici e la crisi climatica in atto rappresentano problematiche sempre più stringenti che rendono ancora più necessari gli interventi per il miglioramento energetico degli edifici”, sottolinea il Presidente ENEA, Gilberto Dialuce. “In questo contesto il Rapporto rappresenta un ulteriore sforzo congiunto di ENEA e CTI per migliorare la qualità del quadro d’insieme del patrimonio immobiliare privato e pubblico, anche alla luce delle decisioni sulla nuova Direttiva EPBD che a breve verranno prese in sede UE. Una sinergia indispensabile – osserva – anche per la definizione delle strategie di intervento nel settore a livello nazionale e territoriale, e per un orientamento più mirato e stabile nel tempo degli investimenti necessari e dei relativi sistemi di incentivazione”.

La principale novità di questa edizione è la sezione del rapporto dedicata a nuovi strumenti e metodi di analisi per il miglioramento della qualità degli APE, in particolare per il potenziamento delle metodologie di controllo da parte del certificatore sia durante la fase di predisposizione dell’APE che in quella successiva. Sono stati approfonditi, inoltre, i temi relativi all’implementazione del Catasto Energetico Unico (CEU) regionale, il ruolo del Portale nazionale per la Prestazione Energetica degli Edifici (PnPE2) e delle altre applicazioni informatiche predisposte da Enea. La digitalizzazione degli APE risulta fondamentale per individuare le aree con maggiore necessità di intervento, in funzione delle diverse realtà territoriali, e per offrire al cittadino un set più completo di informazioni, grazie anche all’ausilio di sportelli unici digitalizzati (one stop shop).

Il rapporto, infine, analizza i risultati di un questionario somministrato a un campione di circa 80 soggetti, tra associazioni, consorzi e ordini professionali, che hanno espresso il loro punto di vista su diversi aspetti del sistema di certificazione energetica nazionale, soprattutto in merito alle proposte di revisione della Direttiva EPBD sulla prestazione energetica degli edifici.

La nuova edizione del Rapporto vuole rappresentare uno strumento di lavoro sempre aggiornato e in continua evoluzione per supportare chi deve o vuole definire strategie, misure e azioni sul parco edilizio nazionale in linea con gli sfidanti obiettivi che ci impongono la transizione energetica e la decarbonizzazione”, spiega il Presidente del CTI, Cesare Boffa. “Questo nuovo capitolo della collaborazione tra ENEA e CTI mette in luce il processo di miglioramento continuo delle informazioni che possono essere raccolte, analizzate e trasmesse alla Pubblica Amministrazione e agli operatori interessati”.

Allarme di Kiev: “La Russia ha ricominciato con il terrore energetico”

La Russia ha ricominciato con azioni destinate a diffondere il “terrore energetico” in Ucraina con l’avvicinarsi dell’inverno. A lanciare l’allarme è il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal.

 “La fase del terrore energetico è già iniziata”, ha dichiarato il premier durante un forum economico, citato dall’agenzia di stampa Interfax-Ucraina. “Lo possiamo vedere nella distruzione delle infrastrutture energetiche” e nei “primi attacchi” contro le sottostazioni elettriche “nelle ultime due settimane”, ha aggiunto.

Il premier ucraino ritiene, però, che il Paese sia meglio preparato rispetto all’inverno precedente, quando gli attacchi di Mosca alle infrastrutture energetiche hanno regolarmente gettato milioni di persone nel buio e nel freddo. “Siamo molto più preparati e forti dell’anno scorso”, ha sottolineato, grazie soprattutto alla fornitura di sistemi di difesa aerea occidentali. “L’inverno sarà sicuramente duro, non certo più facile dell’ultimo”, ma “sappiamo cosa sta facendo il nemico e quali sfide ci attendono”, ha aggiunto Shmygal.

Quasi ogni notte, la Russia bombarda le città ucraine con missili e droni kamikaze. Giovedì, una nuova salva di oltre 40 missili da crociera ha ucciso tre persone a Kherson, nel sud, e ne ha ferite sette nella capitale, Kiev. Sebbene la maggior parte dei missili sia stata abbattuta, alcuni hanno colpito infrastrutture civili, secondo le autorità ucraine.

Per la prima volta in sei mesi, gli impianti energetici nell’ovest e nel centro del Paese sono stati danneggiati dagli attacchi russi, causando interruzioni di corrente in diverse regioni, ha riferito il fornitore ucraino Ukrenergo su Telegram.

Von der Leyen rivendica Green Deal e arruola Draghi per competitività

La Commissione europea ha portato a termine oltre il 90 per cento degli obiettivi ce si era proposta nel 2019. Nel suo discorso sullo ‘stato dell’Unione’. La presidente Ursula von der Leyen  fa il punto sui dodici mesi appena trascorsi e su quelli a venire. E lo fa rivendicando il lavoro svolto e confermando alcuni dei capisaldi della sua Commissione, a partire dal Green Deal, “la risposta europea all’appello della storia”. E poi le sfide future: lavoro, inflazione, imprese. In questo quadro Von der Leyen annuncia un ‘collaboratore’ d’eccezione: Mario Draghi. Al quale la presidente della Commissione ha chiesto un’analisi sulla competitività dell’Ue. “Ho chiesto a Mario Draghi – una delle più grandi menti economiche europee – di preparare un rapporto sull’argomento il futuro della competitività europea. Perchè l’Europa farà ‘what ever it take’ per mantenere il suo vantaggio competitivo”.

GREEN DEAL – “Quattro anni fa, la Commissione europea ha presentato “il Green Deal europeo come la nostra risposta all’appello della storia. E quest’estate, la più calda mai registrata in Europa, ce lo ha ricordato con forza. La Grecia e la Spagna sono state colpite da devastanti incendi, e solo poche settimane dopo sono state nuovamente colpite da devastanti inondazioni”, ha sottolineato Von der Leyen. “Questa è la realtà di un pianeta in ebollizione”, ha puntualizzato, ricordando che il Green Deal europeo “è nato da questa necessità di proteggere il nostra pianeta ma è stato anche concepito come un’opportunità per preservare la nostra prosperità futura”.

INDAGINE AUTO ELETTRICHE DA CINA – Von der Leyen annuncia inoltre che la Commissione europea “sta avviando un’indagine antisovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non per una corsa al ribasso”. I mercati globali sono ora invasi da auto elettriche cinesi più economiche e “il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali e questo distorce il nostro mercato. E poiché non lo accettiamo dall’interno, non lo accettiamo nemmeno dall’esterno”, spiega la presidente . “Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali, ma è altrettanto fondamentale mantenere aperte le linee di comunicazione e di dialogo con la Cina”, dal momento che “ci sono anche argomenti in cui possiamo e dobbiamo collaborare”. L’approccio europeo con la leadership cinese al Vertice Ue-Cina sarà dunque quello del de-risking, non il decoupling.

CRISI ENERGETICA – “Un anno fa il prezzo del gas in Europa era di oltre 300 euro per MWh. Ora è di circa 35 euro”, rivendica Von der Leyen ricordando il ruolo fondamentale degli acquisti congiunti di gas per abbassare il prezzo dell’energia. “Siamo rimasti uniti, unendo la nostra domanda e acquistando energia insieme e dobbiamo quindi pensare a come replicare questo modello di successo in altri settori, come le materie prime critiche o l’idrogeno pulito”.

SFIDE ECONOMICHE – Esistono “tre grandi sfide economiche per il nostro settore nel prossimo anno: la carenza di manodopera e di competenze, l’inflazione e la semplificazione degli affari per le nostre aziende”. L’Unione non ha dimenticato i primi tempi della pandemia globale, ricorda von der Leyen “quando tutti prevedevano una nuova ondata di disoccupazione di massa stile 1930, ma noi abbiamo sfidato questa previsione”. A partire da Sure – “la prima iniziativa europea di lavoro a tempo ridotto – abbiamo salvato 40 milioni di posti di lavoro” e poi con Next Generation Eu “abbiamo poi riavviato immediatamente il nostro motore economico, e oggi ne vediamo i risultati”.

DIGITALE – “Quando si tratta di semplificare gli affari e la vita, abbiamo visto quanto sia importante la tecnologia digitale. È significativo che abbiamo superato di gran lunga l’obiettivo del 20% di investimenti in progetti digitali della Next Generation Eu”, spiega la presidente. “Gli Stati membri hanno utilizzato questi investimenti per digitalizzare l’assistenza sanitaria, il sistema giudiziario o la rete dei trasporti”.